Post-scuola
Promesso ignorante
Achille era bello, forte, intelligente ma aveva un punto debole: il famosissimo tallo-ne. Qual è il tallone d’Achille della scuola italiana? Magari la cara vecchia scuola avesse un solo punto debole: se così fosse sarebbe una bellissima notizia.
La verità è impietosa: la scuola non esiste più. Il suo posto è stato preso da un’altra creatura: la post-scuola. Dove il “post” indica la scuola dopo la scuola ma anche lo scivolamento della scuola nell’era digitale – la scuola dei post– senza aver fatto i conti con l’esperienza storica precedente dell’era Gutenberg.
Salvatore Valitutti, il maggior conoscitore della storia scolastica nazionale, diceva che la scuola italiana è elio-centrica: il Ministero è il sole e le scuole vi ruotano intorno come i pianeti. Anche qui: magari fosse ancora così. Infatti – con l’acqua, i banchi (a rotelle) e i somari che son passati sotto i ponti – la scuola si è trasformata con la riforma di Luigi Berlinguer che all’inizio del millennio varò la (cosiddetta) autonomia scolastica con cui ogni istituto maturava una propria indipendenza.
Risultato: le scuole non sono più dei pianeti e, come la celebre rana di Esopo, si sono gonfiate credendo di essere il sole. Ogni scuola, in tutto e per tutto dipendente sempre dall’amministrazione statale, è una sorta di Ministero di periferia in cui la burocrazia scolastica ha divorato, come Crono, i suoi figli: gli insegnanti, gli studenti, i capi d’istituto, le famiglie.
Tutto è diventato un enorme post. Le scuole sono in competizione tra loro ma, non essendoci nessuna reale vita degli studi, la competizione è fatta al ribasso. Così accade una cosa strana solo per chi non si è reso conto della nascita della post-scuola: i ragazzi e le ragazze sono licenziate agli esami con altissimi voti ma poi non sanno leggere e se leggono non intendono.
Tra la situazione legale e la situazione reale non vi è una differenza. Vi è la verità. Come sempre scomoda. Ma se questa scomodità non si guarda non si avrà mai nessuna possibilità di intervenire nel sistema dell’istruzione e provare, almeno provare, a migliorarlo.
Il tallone d’Achille della scuola italiana – fingendo che la metafora sia calzante al caso – è il rapporto tra insegnante e alunno. Questa relazione, che è il cuore della scuola, che è la scuola stessa, è falsato all’origine da due fattori: il valore legale del diploma e l’obbligo della promozione.
Perché ci possa essere la relazione tra insegnante e studente è necessario che ci sia l’interesse da un lato a insegnare e dall’altro a imparare. Ma è proprio tale interesse – che significa “stare insieme”, “stare nell’essere” – che è neutralizzato alla fonte dal momento che la legalità scolastica sposta il valore dallo studio al certificato e l’obbligo della promozione ne garantisce il possesso.
Non è né un problema scolastico né un problema politico: è un dramma nazionale. Nazionale perché riguarda tutti, drammatico perché non ci sono più occhi per vederlo. Il costo è elevatissimo, Paola Mastrocola e Luca Ricolfi lo hanno chiamato “Il danno scolastico”. Riguarda l’incapacità di creare classe dirigente e la concreta possibilità di condurre democrazia e nazione al fallimento.
L’esperienza ci dice che non si tratta di ipotesi accademiche ma di dura realtà. La scuola italiana – la post-scuola – è per la democrazia italiana il problema dei problemi. È una sorta di Grande Bugia nazionale in cui il senso delle cose reali, che ognuno di noi deve conservare per condursi più o meno decentemente nella propria esistenza, è stato sostituito dal senso delle cose irreali.
L'articolo Post-scuola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Fr.#08 / p a y n o m i n d
Pagare = pensare
Al Baltic Honeybadger 2022, conferenza europea su Bitcoin tenutasi a Riga la scorsa settimana, Giacomo Zucco ha presentato una fantastica slide che recitava: “Non sono d’accordo con ciò che paghi, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di pagarlo”.
La simpatica revisione della famosa frase di Evelyn Beatrice Hall (spesso attribuita a Voltaire) esprime un principio vero fin dalla preistoria e di cui ho parlato molto spesso negli ultimi mesi: le transazioni economiche sono una concretizzazione della libertà di pensiero. Il pagamento è l’azione che segue al pensiero; è il modo in cui esprimiamo la nostra libertà di autodeterminazione e capacità di agire sulla base della nostra libertà di pensare, dando così un valore al pensiero e alle azioni altrui.
Pensare però significa anche a dissentire. Quando tante persone contemporaneamente decidono di usare una nuova moneta privata, fuori dal monopolio dello stato, per esprimere il loro dissenso, ecco che iniziano i problemi.
È il motivo per cui tutti gli stati del mondo sono oggi occupati a progettare e sviluppare la prossima evoluzione della moneta statale, le Central Bank Digital Currencies (CBDC). Le CBDC offrono agli stati il potere di sorvegliare e censurare ogni transazione economica per impostazione predefinita, che equivale alla capacità di controllare il pensiero ed espropriare ogni esperienza umana. Con le CBDC la libertà di pensiero diventerà un artificio vuoto di ogni significato.
Non lasciate che una dozzina di burocrati con deliri di onnipotenza possano privarvi della vostra libertà di pagare/pensare senza ingerenze arbitrarie. C’è un’alternativa a questa distopia. Sfruttiamola.
Il sogno cinese di Klaus Schwab e del WEF
Tutti sappiamo che il World Economic Forum tiene i suoi meeting annuali a Davos, in Svizzera. Diversamente, scopro solo in questi giorni che esiste un secondo meeting annuale del WEF - in Cina, nella città di Dalian, che dal 2007 ospita il “Summer Davos”.
Robert Malone nella sua newsletter riporta alcuni dei temi trattati nel Summer Davos 2022, come: Using 5G Responsibly; Climate Change: The Next Financial Crisis?; Rethinking Capitalism and How to Tax Global Business; Accelerating the Cleantech Transition; and Going Beyond a Trade War.
Interessante che in Cina si discuta della prossima crisi finanziaria e di come “ripensare” il capitalismo mentre in Svizzera si discuteva di pagamenti digitali, identità digitale e controllo di Internet, no?
Schwab è sempre stato ammaliato dal sogno cinese, come lo chiamò lui stesso nel 2017 - quando invitò il presidente Xi Jinping a parlare al forum di Davos.
Il presidente cinese fece un lungo discorso sull’economia globale e sul ruolo della Cina in seguito all’ingresso nella World Trade Organization. La cosa più interessante di tutte è che leggendo le sue parole non posso far altro che pensare che oggi potrebbe essere tranquillamente il manifesto statalista di qualsiasi governo occidentale. Un estratto:
We should foster a culture that values diligence, frugality and enterprise and respects the fruits of hard work of all. Priority should be given to addressing poverty, unemployment, the widening income gap and the concerns of the disadvantaged to promote social equity and justice. It is important to protect the environment while pursuing economic and social progress so as to achieve harmony between man and nature and between man and society. The 2030 Agenda for Sustainable Development should be implemented to realize balanced development across the world.
Schwab fu così entusiasta che arrivò ad affermare che la visione di Xi Jinping incarnava perfettamente il suo sogno di creare un nuovo mondo interdipendente, equo e inclusivo. A distanza di cinque anni, possiamo dire che Schwab non scherzava.
E dire che quando mi chiedevo, a giugno, se “Davos fosse in Svizzera o in Cina”, pensavo di aver usato una metafora.
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Vieni alla Privacy Week 2022?
La Privacy Week è la seconda edizione di un evento che sto organizzando insieme a molte altre persone, di cui sono molto orgoglioso. È un evento che vorrebbe diventare il punto di riferimento nazionale per parlare di privacy, cybersecurity, nuove tecnologie e diritti umani. Si parlerà anche di Bitcoin e criptovalute.
Si terrà a Milano e in streaming dal 26 al 30 settembre, con più di 50 incontri, talk, webinar, forum, interviste, dibattiti e oltre 90 relatori tra professori, ricercatori, avvocati, tecnici, giornalisti, scrittori, manager, attivisti, filosofi e sociologi.
Lunedì 26 settembre farò anch’io un breve intervento intitolato “Orizzonte 2030, cittadini o codici a barre?”. Mi piacerebbe invitare qualcuno di voi lunedì, chi sarà in zona Milano, per conoscervi e farvi conoscere la Privacy Week.
Per partecipare è necessaria la registrazione dal sito web. Se avete domande o non vi è chiaro qualcosa contattatemi pure via email!
Meme del giorno
Citazione del giorno
If you don’t believe it or don’t get it, I don’t have the time to try to convince you, sorry.―Satoshi Nakamoto
Elezioni 2022: vocazione a ‘farsi male’
La vocazione ineliminabile del PD a 'farsi male' da solo: tutto è iniziato con la formazione delle liste, e prosegue. Ma anche ex Magistrati 'si fanno male'
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BitiCodes, l’ultimo software di trading automatizzato di prim’ordine
Un robot di trading crittografico è un software progettato per analizzare i dati di trading del mercato delle criptovalute. Una volta acquisito uno, dovresti personalizzarlo in base alle tueesigenze e preferenze. Quindi il software analizzerà le condizioni di mercato e completerà automaticamente le negoziazioni. In questo articolo, esaminiamo uno dei migliori robot di trading disponibili. [...]
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PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE
PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE
Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.
Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.
Come sapete, noi non ci poniamo limiti di genere per cui, se su alcuni siamo abbastanza coperti, su altri facciamo oggettivamente fatica a prendere in carico tutto il materiale.
Soprattutto per quanto riguarda l’elettronica, il rapporto tra il numero di dischi da recensire e quelli effettivamente soddisfatti è decisamente sfavorevole: è proprio qui che avremmo bisogno di nuova linfa, sotto forma di qualcuno che, alla propria passione per la musica, voglia abbinare quella di rendere partecipi gli altri delle proprie sensazioni , ma è inutile dirvi che, anche se foste appassionati ed esperti di altri generi, saremmo comunque ben felici di accogliervi nella nostra famiglia.
Ovviamente non ci servono persone che vogliano intraprendere questa attività in maniera eccessivamente saltuaria e discontinua: il nostro target individuale si attesta attorno ad un minimo di 4-5 recensioni mese, comunque non molte se pensiamo che si tratterebbe di scriverne almeno una ogni settimana, senza contare che un appassionato (con la A maiuscola) almeno un’oretta al giorno per ascoltare musica la trova sempre e comunque.
Se pensate d’essere in grado di garantire ragionevolmente quanto richiesto, fatevi avanti, anche se non avete mai fatto alcuna esperienza del genere in passato; nel ricordarvi che tutti coloro che operano nella nostra webzine non ci guadagnano un centesimo e che la vera ricompensa è quella di intraprendere un hobby che consente di interagire direttamente con musicisti, etichette discografiche ed agenzie di promozione, vi invitiamo a scrivere all’ indirizzo
info@iyezine.com
Successivamente verrete contattati da chi si occupa della pianificazione e della pubblicazione dei contenuti, per entrare maggiormente nei dettagli della collaborazione.
Fatevi un regalo, provate a trasformare la vostra passione per la musica in qualcosa di ancora più stimolante …
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Regno Unito: Liz Truss, il Primo Ministro camaleonte
La politica estera del regno? Camaleontica, improvvisata e intransigente, su posizioni ideologiche tutt'altro che immuni da inversioni a U
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Perché la Corte europea dei diritti dell’uomo rimane la chiave della giustizia per l’Ucraina
È probabile che l’ultima richiesta dell’Ucraina alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) di ordinare alla Russia di rispettare i propri obblighi in materia di diritti umani andrà allo stesso modo dei precedenti ricorsi, vale a dire il rifiuto di conformarsi. Questa è stata la risposta coerente della Russia durante gli ultimi otto anni di [...]
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Energici
In Russia i giornali li chiudono e i giornalisti li arrestano. Ivan Safronov lo hanno condannato a 22 anni di carcere in un processo a porte chiuse di cui, quindi, non si sa niente. Noi stessi neanche lo sapremmo se la notizia non fosse stata diffusa da Novaya Gazeta Europa, ovvero il sito europeo del quotidiano fatto chiudere da Mosca.
Eppure un problema di opinione pubblica esiste perché, checché ne dicano certi (che avrebbero fatto ridere anche il Peppone di Guareschi), nessuno ama fare la fame o vedersi ammazzati i figli.
Che è poi la ragione per cui i russi non rimediano alla carenza di soldati chiamando all’obbligatorietà del servizio militare. Ma, secondo tradizione, dall’impero zarista a quello comunista, all’opinione pubblica interna forniscono due medicine: l’esaltazione nazionalista e la repressione.
In Russia, però, tengono molto alla nostra opinione pubblica, investendovi denari e usando i propri servitori, che generosamente furono chiamati “utili idioti”. Certo che la guerra è una brutta cosa e certo che la carenza di gas e i suoi prezzi elevati comportano dolori profondi e disagi sociali su cui speculare.
E certo che nel nostro mondo non solo si vive liberi, ma anche comodamente. Certo che ci teniamo, alle comodità. Giustamente. Ma sono figlie della libertà, non loro nemiche. Perché mai la Russia non ha mai avuto il nostro sviluppo? Come mai un Paese da 140 milioni di abitanti ha un prodotto interno lordo inferiore al nostro, che di abitanti ne abbiamo meno di 60 milioni? Perché senza la libertà non c’è iniziativa e senza iniziativa non c’è ricchezza. Requisita da gerarchi e oligarchi, ladri e arricchiti.
Sono queste le ragioni per cui in Russia lanciano appelli al tenore di vita degli europei, infinitamente più alto di quello dei russi. Non sono i poveri che si preoccupano dei ricchi, ma il nemico che ritiene la libertà sia una debolezza, sperando di sfruttarla. A Mosca sono convinti che crolleremo prima noi, perché le bollette alte faranno esplodere le piazze. Noi siamo certi che crolleranno loro, anche perché i ladri sono rimasti senza bottino.
Ciò non toglie che dobbiamo rimediare ai guasti interni al nostro mondo, difatti sono già stati mobilitati tanti soldi, altri lo saranno, con altre importanti contromisure. Siccome, però, fra i putiniani ve ne sono molti che invocano uno “scudo europeo”, sarà bene essere chiari. La proposta italiana, risalente al marzo scorso, del tetto al prezzo del gas russo, ha come fondamento l’uso del potere dell’acquirente.
C’è quello del venditore, ma se compri molto anche dall’altra parte c’è del potere. Immaginare un acquirente europeo unico, come si è fatto e ha funzionato benissimo con i vaccini, ha lo stesso fondamento: assieme pesiamo molto di più ed evitiamo di farci concorrenza fra noi.
Questo, però, comporta due cose:
- si introducono regole che limitano il libero mercato;
- si trasferiscono potere e sovranità a livello europeo.
Entrambe le cose comportano l’accettazione di vincoli: una politica solidale e di reciproco soccorso e il sottostare alle regole che l’acquirente unico si darà (o al prezzo massimo stabilito). Chi chiede queste cose, quindi, sta chiedendo più vincoli europei, in cambio di più forza per negoziare e resistere. Scelta razionale.
Ma anche l’opposto di volere togliere potere ai “burocrati di Bruxelles” (molti, ma molti meno dei soli italiani), o di anteporre i propri interessi a quelli degli altri. Chiedere lo scudo europeo e, al contempo, reclamare la violazione dei vincoli economici, poi, non è neanche un’incoerenza, è un imbroglio.
Noi amanti della libertà plaudiamo a queste iniziative, pur non dimenticandoci che il mercato deve essere regolato, non ingabbiato. Gli amanti di Putin, invece, devono essere riconosciuti come alfieri dei risultati cui porta quell’amore: miseria e repressione. Basterà averlo chiaro e non saranno certo le nostre affluenti opinioni pubbliche a volere nulla di simile. Semmai ci scopriremo più energici nell’avversarlo.
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Elezioni politiche 2022: il Centro senza né capo né coda
Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile (Philip Roth) Il fumoso Centro dove c’entro anch’io, no tu no, appetito, arringato, spartito, evocato fonte più che di eterna giovinezza di poltrone o sgabelli porta con sé un alone magico, un’enfasi sul pensiero primigenio del mondo, [...]
L'articolo Elezioni politiche 2022: il Centro senza né capo né coda proviene da L'Indro.
La presa di Pechino sulla Malesia e sulla regione è inevitabile?
La vera essenza dell’indipendenza della Malesia, recentemente celebrata nel suo 65° anniversario, si è persa nell’onda dell’ignoranza, radicata nella morsa della Cina? Per più di sei decenni, il progresso della Malesia è stato sia l’invidia di molti che una forza esaurita per alcuni. Una piena autonomia per dettare la sua politica estera nel garantire i [...]
L'articolo La presa di Pechino sulla Malesia e sulla regione è inevitabile? proviene da L'Indro.
🇮🇹 #ItaliaDomani si fa insieme!
Al via la nuova campagna istituzionale sul #PNRR di Palazzo Chigi.
Costruiamo, con l’Europa, un Paese innovativo e sostenibile a partire anche dalla scuola.
Scoprite come su
▶ www.italiadomani.gov.
La strategia USA dopo sei mesi di guerra ucraina
Sette eminenti pensatori traggono le lezioni che la strategia americana avrebbe dovuto apprendere in 6 mesi di guerra in Ucraina
L'articolo La strategia USA dopo sei mesi di guerra ucraina proviene da L'Indro.
La base navale di Ream in Cambogia attira i clienti in competizione
Le grandi potenze in competizione per l'influenza nel sud-est asiatico
L'articolo La base navale di Ream in Cambogia attira i clienti in competizione proviene da L'Indro.
Deja vu: i repubblicani si spaccano sull’Ucraina, proprio come sulla Corea
La base del GOP sta apparentemente tornando alle sue radici non interventiste
L'articolo Deja vu: i repubblicani si spaccano sull’Ucraina, proprio come sulla Corea proviene da L'Indro.
L’Europa può vincere la guerra del gas di Putin, ma deve imparare le lezioni di Nord Stream
I gasdotti Nord Stream 1 e 2 di Vladimir Putin sono morti e sepolti o ‘tot und begraben’ come dice il proverbio tedesco, ma la debacle del Nord Stream non deve essere dimenticata. Con la Russia che ora abbandona tutte le pretese e dichiara apertamente che non rinnoverà le forniture di gas all’UE fino a [...]
L'articolo L’Europa può vincere la guerra del gas di Putin, ma deve imparare le lezioni di Nord Stream proviene da L'Indro.
Quattro punti per una vera riforma del carcere
Il Ministro della Giustizia Marta Cartabia si conferma persona che presto rimpiangeremo, a prescindere da chi la sostituirà alla guida del Ministero della Giustizia. Interviene alla 46esima edizione del Forum Ambrosetti a Cernobbio, annuncia che il Governo, e lei in prima persona, si impegnano perché le riforme di sua competenza siano comunque approvate; e ricorda [...]
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Perché Vladimir Putin ha ancora un ampio sostegno in Russia
Durante le prime fasi della “operazione militare speciale” di Vladimir Putin in Ucraina, i media occidentali hanno ipotizzato che i suoi giorni come leader russo fossero contati. Mentre gli ucraini combattevano ferocemente contro le forze russe, molti commentatori hanno affermato che sanzioni occidentali senza precedenti avrebbero presto messo in ginocchio l’economia russa. Si presume che [...]
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GRAN BRETAGNA. Ong per i diritti umani a nuova premier Truss: basta attacchi ai migranti
della redazione con testi dell’agenzia DIRE
Pagine Esteri, 7 settembre 2021 – La nuova primo ministro Liz Truss “avrebbe la possibilità di lasciarsi alle spalle le politiche divisive che hanno segnato l’amministrazione del predecessore Boris Johnson”, e invece durante la sua campagna per la leadership conservatrice “ha scommesso ancora di più sulle politiche dell’ex premier crudeli verso i più vulnerabili, tra cui profughi e rifugiati”. Sonya Sceats, direttrice esecutiva dell’organizzazione britannica di difesa dei diritti delle vittime di tortura Freedom from Torture, commenta così all’agenzia Dire l’incarico come primo ministro di Truss, affidatole dal suo partito e sugellato quest’oggi dalla Regina Elisabetta nel Castello scozzese di Balmoral.
Elizabeth Truss
La nuova premier, 46 anni, nativa di Oxford, ministra degli Esteri durante la passata amministrazione, è stata eletta alla guida del Partito conservatore, schieramento che governa il Paese, da circa 172mila elettori iscritti alla formazione dei “tories”. Le consultazioni si sono rese necessarie dopo le dimissioni di Johnson, che ha dovuto lasciare l’incarico dopo essere sopravvissuto a un voto di sfiducia, a fronte anche delle forti critiche ricevute per aver violato le limitazioni imposte dal suo governo durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19 prendendo parte a una festa nella sede del governo nonché sua residenza, al 10 di Downing street.
Due organizzazioni della società civile e un sindacato hanno presentato presso l’alta corte di Londra una denuncia contro una delle politiche più controverse del governo dell’ex premier: un accordo per il trasferimento forzato in Ruanda dei richiedenti asilo che fanno ingresso irregolare in Gran Bretagna. L’intesa, firmata nella capitale Kigali lo scorso aprile dalla ormai ex ministra degli Interni Priti Patel – che si è dimessa ieri dopo la nomina di Truss alla guida dei conservatori – è stata annunciata in contemporanea da Johnson a Londra. Il primo volo verso il Paese africano sarebbe dovuto partire a giugno, ma è stato bloccato già sulla pista di decollo dopo un ricorso alla Corte europea dei diritti umani (Cedu) presentata da uno dei passeggeri. I giudici europei hanno stabilito che il piano del governo britannico non può essere applicato finché la giustizia britannica non avrà concluso tutti i procedimenti giudiziari che sono stati presentati contro tale misura.
E’ da qui quindi, dal versante dei diritti, soprattutto quelli a rischio, che Sceats guarda al nuovo esecutivo a guida Truss che verrà annunciato nelle prossime ore. “La nuova premier potrebbe abbandonare una serie di politiche di cui il popolo britannico è veramente stufo”, premette l’attivista, che però aggiunge: “Durante la sua campagna per farsi eleggere alla guida dei tories ha scommesso ancora più fortemente su politiche che attaccano i diritti umani come l’intesa con il Ruanda, siglata all’insegna del principio ‘soldi in cambio di persone’, e poi il National security bill e il British Bill of Rights”. Le bozze di questi due ultimi provvedimenti sono al momento entrambe in fase di esame da parte della Camera dei Lord, uno dei primi passaggi dell’iter necessario per diventare leggi, così come prevede l’ordinamento britannico. Le misure sono state duramente criticate da diverse organizzazioni, in quanto accusate, fra le altre cose, di assestare duri colpi alla libertà di espressione e dei diritti umani, oltre a fornire la possibilità a Londra di sottrarsi alle sentenze della Cedu.
Freedom from Torture, che fornisce assitenza psicosociale alle vittime di tortura che ottegono asilo nel Regno Unito, fornirà un documento con diverse testimonianze a sostengo della causa presentata ieri contro il piano di Londra e Kigali. Un rapporto della ong Medical Justice Uk ha individuato almeno 14 vittime di tortura che erano state destinate al trasferimento verso il Ruanda, un Paese che le organizzazioni non considerano sicuro per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e le garanzie contro la tortura.
“Sappiamo che le misure su cui punterà Truss avranno un impatto enorme sulle comunità più vulnerabili della nostra società, logorando così quella rete di sicurezza dei diritti umani che ci rende tutti più sicuri”, constata Sceats.
L’attivista lancia quindi un appello alla politica ma ancora di più ai cittadini britannici: “In tempi di crisi economica senza precedenti, questo Paese ha bisogno di una leader sensibile e compassionevole, non di un’esponente di destra ancora più inutilmente muscolare. Sta al popolo della Gran Bretagna- scandisce ancora Sceats- chiedere al suo governo di rappresentare tutti, a prescindere dalla loro condizione economica o dalla loro provenienza”. Pagine Esteri
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Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 il 7 settembre 2022
Il 7 settembre 2022, a partire dalle 10.30, il nostro Presidente Giuseppe Benedetto è stato ospite di Roberto Inciocchi a “Start” su Sky TG 24.
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L'articolo Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 il 7 settembre 2022 proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La musica calabrese protagonista del festival In Aspromonte a San Giorgio Morgeto il 7 e 8 settembre
Due giorni di concerti animeranno l’ultimo scorcio d’estate a San Giorgio Morgeto con il programma del festival In Aspromonte, che vuole fare emergere e rendere sempre più attrattivo il borgo calabrese, porta del Parco e legato ad una lunga storia di popoli, culture, arte e tradizioni.
Dopo una ricca stagione di eventi, con il cartellone di Estate Morgetia 2022 che ha riempito di presenze il centro storico sangiorgese, il 7 e 8 settembre la tradizione musicale calabrese sarà di scena sul palco allestito in Località Melia, per confermare l’attenzione dell’amministrazione comunale alla valorizzazione di una lunga storia di suoni e canti, che rappresentano il racconto della vita dei calabresi nel corso dei secoli.
Il 7 settembre sarà l’esplosiva vitalità musicale della tarantella di Ciccio Nucera a far scatenare il suo affezionato pubblico di fan con i balli tradizionali ed i suoni del tamburello e dell’organetto, che lo rendono un personaggio quasi unico nel suo genere. Un “one man show” travolgente e pieno di ritmo che, grazie alla potenza della musica, diventa anche occasione quotidiana di promozione e valorizzazione della cultura del territorio.
Una vita all’insegna della musica e della tradizione, rapito da questi suoni sin da piccolissimo nel suo paese di origine, Gallicianò, grazie ai tanti anziani che tramandavano le “passate” all’organetto e i canti tradizionali elevati a straordinari mezzi di espressione identitaria di una comunità, quella grecanica, che ancora oggi rappresenta un patrimonio da custodire e tramandare.
L’8 settembre sarà la volta del Quartetto Areasud, band protagonista di un percorso di ricerca che parte dalla musica calabrese per esplorare il mondo dei suoni mediterranei e contemporanei, partendo dalla creazione di un ponte con i suoni della vicina Sicilia. Il gruppo nasce dall’incontro tra il musicista e ricercatore calabrese Maurizio Cuzzocrea e alcuni tra i principali protagonisti della scena world ed etnica catanese, Mario Gulisano, Marco Carnemolla e Franco Barbanera. Insieme hanno costituito la base del progetto di world music “Musica lievemente tradizionale”, che è anche il titolo del recente cd della band.
Negli ultimi due anni, nonostante la pandemia, il Quartetto Areasud è stato protagonista di numerosi festival, in Italia e all’estero, tra cui Alkantara Fest, Appennino Festival e Zampognarea, in Italia, Babel Sound Festival in Ungheria e Etnosviets in Lettonia. Tra i progetti in programma nei prossimi mesi, l’esordio di due nuove produzioni dedicate al teatro, con l’attrice Preziosa Salatino, e ai canti di culla in Italia, in collaborazione con il gruppo musicale Enerbia, tra i principali interpreti della musica tradizionale del territorio delle Quattro Province.
“In Aspromonte” è realizzato dall’amministrazione comunale di San Giorgio Morgeto con il patrocinio e il contributo della Regione Calabria, sotto il marchio di Calabria Straordinaria e con la collaborazione delle associazioni Darshan, AreaSud e di Euracus srl Impresa sociale.
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Scuola e legalità, le regole della consapevolezza
Anche se le attività didattiche inizieranno il 14, già da qualche giorno la scuola ha avviato il suo cammino, e per gli insegnanti è tempo di programmazione.
Certamente troverà spazio nel corso dell’anno l’attenzione al tema della legalità in tutte le sue declinazioni. Obiettivo primario è l’educazione alla legalità, inteso come esercizio possibile e praticabile dalla scuola stessa mentre trascorre i suoi giorni tra i banchi.
La domanda che qui vorremmo porci è la seguente: quale e quanta considerazione ha la scuola di quella buona dose di legalità di cui è intrisa la sua vita? La tiene costantemente sotto la sua lente? Vive un processo di maturazione perché insegnanti e alunni la rendano sempre più trasparente? Sono segnati con matita blu gli errori perché di essi si possa far tesoro e superarli?
Per intenderci dobbiamo ricorrere a degli esempi concreti. Li attingiamo da quei racconti che sono la delizia dell’estate nei conversari degli ex compagni di classe quando in pizzeria si ritrovano per le emozionanti rimpatriate. Che cosa raccontano, sia pure con buona dose di esagerazione?
Che nella nostra classe c’era Giorgio che puntualmente apponeva la firma di suo papà sul foglietto delle giustificazioni delle assenze e che al termine degli studi il genitore si era complimentato con lui per averne fatte solo alcune, solo quelle per le malattie stagionali. Gli insegnanti, al mattino, non riuscivano a verificare di volta in volta neanche la somiglianza tra la firma originale di suo padre e quella che si trovavano sotto gli occhi e pertanto con questa furbata ci ha campato per almeno tre anni.
Giorgio, a scuola, faceva la manovra più semplice per aggirare l’ostacolo. Noi diremmo: faceva una birichinata. Siamo sicuri? O forse Giorgio imparava un mestieraccio e, dalla scuola e dalla famiglia, non si è mai sentito dire che il suo, nel suo piccolo, era un falso in atto pubblico? L’avrebbe dovuto scoprire a scuola e invece l’ha appreso solo in seguito, come quando e in che circostanze non sappiamo.
Michele racconta di aver quasi sempre copiato la versione di latino da un compagno o da un libro. Gli ha detto qualcuno che copiare non è il verbo esatto e bisogna cercarne un altro sul vocabolario? A scuola è copiare, una cosa che non si fa. Che con si fa o che non si può neanche fare perché è persino reato? Michele, quando l’ha scoperto?
L’insegnante faceva usare un manuale – vecchio, diceva, ma ottimo – e indicava anche la rivendita dove acquistarlo. Disgustare l’insegnante era difficoltoso per mille motivazioni. Gliel’ha detto mai qualcuno che esercitava un potere fuori di ogni regola decente e che si trattava di un abuso?
Fernando arriva a scuola con tutti i compiti in perfetta regola anche quando la maggior parte dei compagni non riusciva a portarli a termine. Ha mai detto che ricorreva sistematicamente all’aiuto di persone amiche e pertanto falsava la sincera denuncia dei suoi compagni di non esservi riusciti?
Per non dire poi di voti regalati, di raccomandazioni di ferro, di diplomi esistenti solo sulla carta che a giudizio degli stessi compagni di classe costituivano dei veri e propri falsi storici.
Qualcuno bada a queste cose? Oppure si lasciano correre come se nulla fosse o costituiscano solo materiale dell’infanzia che fa ragione a sé, spingendo i ragazzi in un limbo di perenne adolescenza come se l’età adulta stesse lì ad attendere sine die?
Questa mappa non è completa e né voleva esserlo perché l’esistente scolastico è ricco e plurale. E’ certo, però, che un variegato mondo è quello scolastico. Verrebbe voglia di classificarlo – e spesso si fa – come un mondo di ragazzi che si esprime e si chiude in un’età spensierata e pronta a chiudere questa parentesi della vita per poi passare in quella adulta e inventare un’età nuova.
Forse in questa considerazione c’è un abbaglio e anche un torto. La scuola è una stagione della vita. Sta all’inizio di ogni giovinezza ed età adulta. Non è da dimenticare e nessuno la dimentica. Nel bene e nel male la porta con sé fino all’ultimo dei suoi giorni. Guardarla come un male o un bene stagionale è poca cosa. Merita altro.
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Alta tensione tra Ankara e Atene. Dalla Turchia accuse agli Usa
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 7 settembre 2022 – Non accenna a diminuire la tensione tra Turchia e Grecia, che negli ultimi mesi si sono rese protagoniste di una serie di atti reciprocamente ostili, di schermaglie e provocazioni.
Ai motivi storici della contrapposizione si sono sommati più recentemente i contrasti generati dalla disputa per il controllo dei giacimenti di gas del Mediterraneo orientale, che si sovrappongono al contenzioso generato dell’occupazione turca della parte orientale di Cipro nel 1974.
Erdogan minaccia: “La Grecia pagherà un prezzo alto”
Il 6 settembre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è tornato a minacciare Atene, ricordando che Ankara prosegue con determinazione il contrasto, anche in sede Nato, nei confronti del tradizionale nemico, che pure è membro dell’Alleanza Atlantica.
Intervenendo all’aeroporto di Esenboga prima della partenza del suo tour nei Balcani che lo porterà in Bosnia-Erzegovina, Serbia e Croazia, Erdogan ha minacciato apertamente la Grecia, prefigurando l’eventualità di una repentina azione militare: «Il nostro ministero della Difesa prosegue i colloqui con il segretario generale della Nato e altri rappresentanti. Credo che le affermazioni che ho fatto nei discorsi e la scorsa settimana abbiano avuto un certo riflesso (…) Altrimenti, come dico sempre, e qui lo ripeto, possiamo arrivare all’improvviso in una notte».
La Grecia pagherà un prezzo alto se violerà nuovamente lo spazio aereo turco e continuerà a “infastidire” i caccia turchi nel Mar Egeo, ha poi detto “il sultano”. Un concetto, questo, ribadito dal Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.
Nei giorni scorsi Ankara ha denunciato che il 23 agosto alcuni dei suoi caccia F-16, che erano in missione sul Mar Egeo insieme a dei velivoli statunitensi, sono stati agganciati dal sistema di difesa S-300 in dotazione alle forze armate elleniche e dispiegato nell’isola di Creta. La Turchia ha deciso di denunciare l’episodio anche in sede Nato, e il presidente Erdogan ha più volte promesso ritorsioni contro la Grecia, ricordando l’esito – favorevole ad Ankara – di alcuni scontri bellici del passato, come la conquista della città di Smirne nel 1922 quando centinaia di migliaia di abitanti greci della costa turca dovettero riparare ad Atene e Salonicco. Proprio il 30 agosto scorso la Turchia ha celebrato in pompa magna il “Giorno della Vittoria”, in occasione del centesimo anniversario della vittoria sulla Grecia.
«Quando arriverà il momento faremo ciò che è necessario» ha tuonato il “sultano” intervenendo alla fiera dell’aeronautica Teknofest che si è tenuto nello scalo di Samsun, sul Mar Nero – durante la quale è stato presentato il prototipo di un nuovo drone da combattimento turco – promettendo che, se la Grecia non smetterà di militarizzare le isole dell’Egeo, Ankara potrebbe mettere in discussione la sovranità ellenica su quei territori, concessi ad Atene sulla base dei trattati di Losanna del 1923 e di Parigi del 1947 a condizione però che la Grecia non realizzasse installazioni militari permanenti a Lesbo, Chios, Samos e Icaria, oltre che nell’arcipelago del Dodecaneso.
Proprio nel luglio scorso il leader dei nazionalisti turchi di estrema destra Devlet Bahçeli, alleato di Erdogan, aveva mostrato una mappa della Turchia che includeva tutte le isole considerate irredente attualmente sotto il controllo ellenico.
Il leader ultranazionalista turco Devlet Bahçeli mostra una mappa turca che include isole greche
L’Ue sostiene Atene
Da parte sua il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, ha annunciato che invierà delle missive a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres e a quello della Nato Jens Stoltenberg per denunciare le dichiarazioni «senza precedenti» delle autorità turche. Il 3 settembre scorso il capo della diplomazia ellenica aveva già investito della vicenda i partner europei, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell e l’esecutivo degli Stati Uniti. Dendias, in alcune dichiarazioni rese alla stampa, ha poi ringraziato il suo omologo Jan Lipavský, della Repubblica Ceca, per la rapida risposta del paese attualmente presidente di turno del Consiglio dell’Ue, che ha definito le dichiarazioni turche “inaccettabili” ed “estremamente inutili”.
Anche il portavoce della Commissione Europea, Peter Stano, in una nota ha affermato che le continue dichiarazioni ostili della leadership turca contro la Grecia «sollevano serie preoccupazioni e contraddicono pienamente i tanto necessari sforzi volti alla riduzione dell’escalation nel Mediterraneo orientale richiesti nelle conclusioni del Consiglio Europeo del marzo e del giugno del 2021 e del giugno 2022». Per Stano «le minacce e la retorica aggressiva sono inaccettabili e occorre porvi fine», promuovendo la comprensione reciproca e lo sviluppo di relazioni di buon vicinato. «L’Ue si aspetta che la Turchia si adoperi seriamente per allentare le tensioni in modo sostenibile nell’interesse della stabilità regionale nel Mediterraneo orientale e rispetti pienamente la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli Stati membri dell’Ue» ha concluso il portavoce dell’UE.
La mossa di Mitsotakis
Le autorità greche hanno affermato che non seguiranno la Turchia nella sua «oltraggiosa sfilza quotidiana» di minacce. Ma in realtà è stata una mossa dei Atene a far di nuovo precipitare i rapporti tra i due paesi che nei primi mesi del 2022 sembravano avviati verso una relativa distensione, anche se i toni nuovamente minacciosi delle dichiarazioni di Erdogan sono sicuramente da inquadrare anche nella necessità di trovare argomenti che facciano presa sull’opinione pubblica in vista delle cruciali elezioni presidenziali del giugno 2023.
Il 13 marzo, infatti, Erdogan e il premier ellenico Kyryakos Mitsotakis si erano incontrati a Istanbul. Il vertice era stato giudicato dagli osservatori come un segnale di distensione dopo la riduzione, da parte della Turchia, delle attività militari e delle missioni di ricerca di idrocarburi nelle acque contese del Mediterraneo orientale.
A rompere il presunto idillio, però, ci ha pensato a maggio la visita di Mitsotakis a Washington, nel corso della quale il primo ministro ellenico ha chiesto alla Casa Bianca e al Congresso di non consegnare i suoi caccia F-16 alla Turchia – e di rimanere ferma nello stop alla consegna di alcuni F-35, bloccati dopo la vendita del sistema antimissile russo S-400 ad Ankara – in nome del fatto che «la Nato non ha bisogno di un’altra fonte di instabilità sul fianco sud-orientale». Atene punta esplicitamente ad indebolire le capacità dell’aviazione militare turca e al tempo di stesso di potenziare la propria, dopo aver ottenuto da Parigi la vendita di un certo numero di caccia Rafale e la firma di un trattato che impegna la Francia a sostenere la Grecia in caso di attacco da parte di un altro paese. Su un altro fronte il governo greco ha aumentato la propria collaborazione militare tanto con Israele quanto con le petromonarchie sempre in funzione antiturca.
Il premier greco interviene al Congresso di Washington
La reazione turca
La reazione turca è stata dura e immediata, con Erdogan che ha sospeso il dialogo intavolato con Atene e ha annullato la riunione, prevista a luglio, del “Consiglio di Cooperazione di alto livello” tra i due paesi, la cui ultima sessione si era tenuta nel 2016.
Da quel momento tanto il governo turco quanto i media anatolici hanno accentuato i toni nazionalistici ed anti-ellenici, accusando tra l’altro Washington di intromettersi negli affari regionali a fianco di Atene. La decisione statunitense di ridurre il proprio schieramento militare in Turchia e di aumentare il numero dei soldati e delle basi in territorio ellenico ha già suscitato preoccupazione e sdegno ad Ankara.
Ad esempio Hasan Basri Yalcin, sul quotidiano filo-governativo Sabah, accusava nei giorni scorsi gli Stati Uniti di incitare la Grecia a provocare Ankara pur non perseguendo un conflitto aperto tra i due paesi che costituirebbe un pericoloso elemento di rottura proprio in un momento in cui lo scontro con la Russia richiede un fronte comune all’interno della Nato.
Anche Mehmet Ali Guller, sul quotidiano dell’opposizione laica e nazionalista Cumhuriyet, ha analizzato il ruolo di Washington: «La strategia degli USA mira a una nuova cortina di ferro che si estenda dall’Artico al Mediterraneo orientale. Per questo vogliono che Svezia e Finlandia diventino membri della NATO e perseguono il loro potenziamento militare in Grecia. Atene vuole usare questo a proprio vantaggio (…). Gli Stati Uniti sono favorevoli a una tensione permanente tra Ankara e Atene, utilizzandola per incoraggiare il filo-americanismo in entrambi i paesi».
Da parte sua Rahmi Turan, sul quotidiano di opposizione nazionalista Sozcu, ha accusato il Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) al potere di aver colpevolmente ignorato, fin qui, le ripetute violazioni della sovranità turca. «Durante i 20 anni di governo dell’Akp, la Grecia ha invaso clamorosamente 18 isole turche e un isolotto, piantando bandiere, costruendo chiese e nominando sacerdoti. (…) Cosa ha fatto il nostro governo? Niente!» ha scritto Turan. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.
LINK E APPROFONDIMENTI:
reuters.com/world/europe/erdog…
limesonline.com/turchia-grecia…
reuters.com/world/europe/eu-vo…
aljazeera.com/features/2022/6/…
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Liz Truss, sfidando venti contrari
La conservatrice Liz Truss è il cinquantaseiesimo primo ministro del Regno Unito. Boris Johnson è particolarmente soddisfatto di tale nomina e la sua erede, in precedenza ministro degli Esteri, ha elogiato BoJo definendolo un amico e uno dei più importanti primi ministri della storia. “He got Brexit done” ha infatti dichiarato riferendosi al premier uscente, ringraziandolo anche per la sua politica a favore della vaccinazione anti covid e la sua aperta difesa nei confronti dell’Ucraina dopo lo scoppio della guerra.
Tralasciando il come la si pensi sui contenuti, le posizioni della Truss sono sicuramente grintose, degne dello spirito dei Tory: fortemente a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, si fa alfiere di una nuova era di autonomia economica e commerciale britannica, in senso contrario a quelle politiche europee da lei bollate come protezioniste.
Dopo l’aggressione militare russa contro l’Ucraina, la Truss ha esortato i britannici ad arruolarsi volontari al fianco delle truppe di Zelensky, “questa è la nostra guerra (…) la peggiore in Europa in 40 anni” ha infatti dichiarato. Processerebbe Putin come a Norimberga, auspica la riconquista della Crimea. Insomma, sia ad alleati che ad oppositori, è chiaro che la nuova premier abbia idee decise e una ambizione inossidabile.
Liz Truss, 47 anni, oggi terza donna leader nella storia del Regno Unito, è stata la più giovane ministra di sempre – curiosamente condivide questo stesso primato con Giorgia Meloni che, sondaggi alla mano, pare destinata tra una ventina di giorni ad essere eletta nuova leader conservatrice d’Italia.
Qual è la ricetta del suo successo? Sicuramente la Truss ha sfruttato le innovazioni del nostro tempo. Ha infatti molta visibilità sui social dove si contraddistingue per i suoi selfie scattati nelle situazioni più improbabili. Molto noto anche lo scatto della premier su un carrarmato in tenuta militare – un tentativo di ispirazione alla unica e inimitabile Lady di Ferro.
Nonostante in famiglia fossero militanti di estrema sinistra, e anche la Truss abbia avuto un passato progressista, da anni la nuova premier in carica riconosce come sua guida politica proprio Margaret Thatcher. Dopo aver studiato al Merton College di Oxford Filosofia, Politica ed economia (il noto PPE, corso di laurea che ha formato numerosi politici e premier inglesi), ha inizialmente cominciato l’attività politica nelle file opposte ai Tory – nonostante ora le sue idee siano totalmente contrarie, anche all’epoca era riconosciuta come una politica agguerrita nonostante il suo fare spesso impacciato in pubblico.
Il discorso inaugurale a Downing Street è stato molto lineare, l’agenda e le priorità chiarite con pragmatismo. Assieme al rilancio dell’economia e il necessario rafforzamento del sistema sanitario nazionale, la grande misura preannunciata è il tetto alle bollette di gas e luce per far fronte all’imminente crisi energetica. Il programma che la Truss s’accinge a formalizzare ed attuare è in continuità con la politica della destra britannica, il focus è soprattutto sulla riduzione delle tasse, a dispetto di crisi e inflazione.
“Abbiamo davanti venti contrari globali molto forti ma so che possiamo farvi fronte”, ha dichiarato. La Truss è fiduciosa e crede vivamente che il Regno Unito ne uscirà vittorioso dalla scena. Siamo sicuramente distanti, come epoca e profondità politica, da quelle famose parole pronunciate da un altro esponente dei Tory, Sir Wiston Churchill, “we shall fight on the beaches”. I venti globali contrari stanno soffiando sull’isola. Da spettatori esterni, non possiamo che augurare alla nuova premier un sincero augurio di buon lavoro.
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Elezioni 2022: la grande speranza nell’animaccia popolare dei non votanti
Sono circa il 40% degli aventi diritto. Potrebbero decidere questa volta di votare, consapevoli che il ceto politico italiano attuale è disgustoso e va rivoltato ab imis!
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La sicurezza del Golfo è in pericolo con e senza un accordo nucleare iraniano rianimato
Le intese e gli accordi tra tutti gli Stati regionali necessari per introdurre un accordo di sicurezza multilaterale, cambierebbero paradigma e sarebbero tettonici.
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Elezioni politiche 2022: appropriazione del cristianesimo
L'uso della religione da parte del populismo rappresenta una seria sfida per le democrazie liberali e i leader religiosi dovrebbero impegnarsi in modo critico con coloro che si appropriano delle tradizioni che rappresentano
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Eurosovrani
Mentre Putin ricatta, subordinando le forniture di gas all’impossibile revoca delle sanzioni, sperando di piegare il mondo libero e ridurlo al rango dei suoi servitori, che anche qui operano, il cancelliere tedesco ha annunciato una spesa di ulteriori 65 miliardi, per fronteggiare il rialzo del prezzo dell’energia.
La Germania, a partire dal settembre 2021 (perché i prezzi crescono da ben prima della criminale aggressione russa all’Ucraina), ha già mobilitato 60.2 miliardi di spesa pubblica. Ma chi ha trovato e spostato più fondi pubblici, in Unione europea, siamo noi. Ad oggi la Germania ha usato l’1.7% del prodotto interno lordo, noi il 2.8 (per quasi 50 miliardi). In Francia si sono fermati all’1.8, nel Regno unito all’1.6. Contano, naturalmente, i diversi panieri energetici, ovvero le scelte passate.
A dare retta ai No Triv e alla destra di Meloni e Salvini, non estrarremmo più gas dall’Adriatico, mentre già ne estraiamo meno della metà del possibile. A dar retta ai No Tap pentastellati e a quelli di Emiliano, presidente della Regione Puglia ed esponente del Pd, non avremmo quel che ora è vitale, ovvero il gas dall’Azerbaigian. Gli errori si pagano.
Questa settimana il Consiglio dei ministri dovrebbe varare l’ulteriore pacchetto aiuti (abbiamo già scritto che “aiutarsi” sarebbe più saggio), mi aspetto che in tanto dozzinale propagandismo qualcuno guarderà le cifre assolute e indicherà la spesa tedesca come esempio. Meglio, quindi, fermare i numeri prima che se li giochino alla lotteria elettorale.
La richiesta di sfondare deficit e debito, disonestamente facendo credere che quello sia un “dare” agli italiani, sarà respinta. Ma l’argomento si riproporrà in autunno. È e sarà, oltre tutto, uno dei temi di verticale divisione nel centro destra. Abbiamo iniziato la campagna elettorale osservando che le coalizioni sono un falso, ci convinciamo che sono una truffa.
La tesi dei sovranisti da strapazzo è: se la Commissione europea manterrà i vincoli di bilancio, impedendo lo sforamento, allora si faccia carico degli aiuti sociali necessari. Una tesi che, a parte la sua falsità, descrive una specie di nuova dottrina: l’accattonaggio sovrano.
I vincoli sono sospesi, ma non si sospende la realtà. C’è e ci sarà sempre una differenza fra un Paese, la Germania, che ha un debito pubblico nell’intorno del 60% del pil e un Paese, l’Italia, che supera largamente il doppio. Per evitare che tale differenza spacchi il mercato interno europeo e la stessa moneta unica, si sono mobilitate ingenti risorse dell’Unione (vale a dire dei contribuenti di tutti) per sostenere i debiti più squilibrati. Il nostro in testa. Non bastando questo si è creato debito comune per finanziare programmi di sviluppo e il Paese più beneficato è l’Italia. Supporre di andare a dire: siamo sovrani, dateci dell’altro è, appunto, sovrano accattonaggio.
Siccome, appunto, la sola sovranità seriamente difendibile è quella europea, fatta sì di mercato interno e di regole finanziarie, ma anche di comune sentire istituzionale e di identità politica che si riflette anche nella difesa dell’Ucraina, ergo chi prova a minarla non è sovranista, ma servilista dell’imperialismo russo, siccome così stanno le cose, c’è un altro punto da affrontare. Joseph Stiglitz ha dato voce a quel che pensano molti: <<un governo di destra, in Italia, potrebbe destabilizzare l’Europa>>.
Non perché l’Ue sia di sinistra (ridicolo), ma perché certa destra italiana è antieuropea ed antioccidentale. Non è possibile, però, che a ogni elezione in Ue si parli di crisi continentale. Nelle democrazie ci sono sempre istituzioni ed equilibri intoccabili, anche se la maggioranza degli elettori volesse il contrario, per il resto: decidono gli elettori. Ma non gli elettori altrui.
Quindi, dopo una lunga integrazione economia e commerciale (che ci ha fatto guadagnare tutti), dopo il Parlamento eletto a suffragio universale, dopo la creazione di una forte istituzione federale, la Bce, dopo la partenza del debito comune e l’affermazione di una comune politica a favore dell’Ucraina, si proceda ancora sulla via delle istituzioni, giungendo al voto a maggioranza. Per essere Eurosovrani e non bulli vernacolari.
L'articolo Eurosovrani proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
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Uriel Fanelli :BulletHole:
in reply to Pëtr Arkad'evič Stolypin • • •articolo falso e stupido che dimentica una cosa: a tirare i fili della scuola oggi sono i potentissimi sindacati , che hanno addirittura due piani di uffici dentro l’edificio del ministero a roma, e senza nemmeno pagare.
Un rticolo che parli di scuola senza notare questa influenza e’ sicuramente in cattiva fede. E’ come un articolo sulla pioggia che non parli mai di nuvole.
Pëtr Arkad'evič Stolypin
in reply to Uriel Fanelli :BulletHole: • •j.geeraerts likes this.
Uriel Fanelli :BulletHole:
in reply to Pëtr Arkad'evič Stolypin • • •Pëtr Arkad'evič Stolypin
in reply to Uriel Fanelli :BulletHole: • •Uriel Fanelli :BulletHole:
in reply to Pëtr Arkad'evič Stolypin • • •