In Cina e Asia – Ue-Cina, dialogo sul Clima. Ma Pechino cancella la visita di Borrell
I titoli di oggi:
Clima, Ue e Cina cercano un dialogo. Ma Pechino cancella la visita di Borrell
Meta tenta il rientro in Cina, ma non sarà semplice
Cina, He promette di mutare i geni per prevenire l'Alzheimer
Ucraina, le esercitazioni della Pla fanno luce sulle preoccupazioni cinesi
Thailandia, arriva l'accordo sul presidente della Camera
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Investimenti, tecnologia e export. Le necessità della Difesa per l’Aiad
Sulla Difesa, non possiamo sprecare né risorse, né tempo, il Paese non può permetterselo. A dirlo è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo all’assemblea dell’Aiad, la Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza, svoltasi a Roma, ospitata del Centro alti studi della Difesa (Casd) guidato dall’ammiraglio Giacinto Ottaviani. Per il ministro “i soldi pubblici sono troppo importanti per essere sprecati” e per questo sarà necessaria una cooperazione tra industria e Difesa costante e quotidiana. “Dalle vostre capacità dipende il futuro delle Forze armate – ha continuato Crosetto rivolgendosi alle aziende – dal vostro lavoro dipende il fatto che i soldati che difendono il Paese siano i più sicuri al mondo”. Una questione da cui dipende la stessa sicurezza della nazione “perché è la deterrenza ciò che ci salva dal conflitto, deterrenza che dipende dalla tecnologia, che a sua volta dipende dalle capacità espresse dal settore industriale della Difesa e dell’aerospazio”.
Una politica industriale della Difesa
Per il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, “i tempi sono maturi per una politica industriale della Difesa e dell’aerospazio”. Secondo l’ammiraglio, “l’industria deve essere messa in grado di produrre le capacità necessarie ai bisogni delle Forze armate”. In questo senso, i piani strategici messi in campo dal ministero della Difesa, possono fornire “l’architrave per una politica industriale” realistica, che punti all’ammodernamento delle forze, mantenendo al contempo la sovranità tecnologica nazionale. Per migliorare l’ecosistema industriale, ha continuato l’ammiraglio, bisogna mettere in campo alcune misure che “aumentino la trasparenza delle misure amministrativi, con i processi autorizzativi che devono essere intellegibili anche alle aziende per permettere la strutturazione della loro programmazione”. Per il capo di Stato maggiore, inoltre, il tempo sarà un fattore-chiave, e l’attuale finestra temporale è positiva e va colta. “abbiamo un governo con un’ampia solidità, un ministro profondo conoscitore del settore, e risorse adeguate”, a cui si aggiunge il fatto che la guerra in Ucraina “ha squarciato la coltre di negatività e mistificazione che avvolgeva l’importanza della Difesa e le necessità di uno strumento militare all’altezza”.
L’export della Difesa
Di fondamentale importanza, ha sottolineato sempre il ministro, l’aspetto delle esportazioni della Difesa, fonte fondamentale di finanziamento per le società del settore. Per questo, per il ministro, uno degli obiettivi del comparto sarà anche quello di realizzare prodotti “che hanno un mercato internazionale”, un orizzonte senza il quale non sarebbero sostenibili nel lungo periodo. Quello delle esportazioni è stato un tema toccato anche dal segretario generale di Aiad, Carlo Festucci, che ha presieduto l’iniziativa insieme al presidente della Federazione, Giuseppe Cossiga, che sul tema ha voluto sottolineare “i limiti della legge 185” sulle esportazioni di materiale d’armamento e la necessità di una “banca completamente dedicata a sostenere le esportazioni, e in particolare l’export della Difesa”. L’obiettivo, per Festucci, è riuscire a mettere tutti i fattori nazionali a sistema per essere competitivi a livello internazionale: “La competitività è una esigenza europea – ha sottolineato il segretario generale – e dobbiamo presentarci all’estero come un blocco compatto; l’Aiad vuole essere un aggregatore di realtà”.
La competitività globale
“Abbiamo tutto l’interesse a che le nostre realtà abbiamo successo internazionale, perché oggi il 70% del fatturato industriale viene dall’export”, ha sottolineato anche il segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti, generale Luciano Portolano. “C’è una consapevolezza internazionale della necessità di colmare i gap tecnologico, cosa che espone il sistema a dinamiche di mercato competitive”. Da una parte, ha spiegato ancora il generale Portolano, cìè la tendenza a rifornirsi da piattaforme off-the-shelf, dall’all’altra una difesa dell’autonomia strategica e sovranità tecnologica europea. “Le soluzioni più idonee – per il generale – non sono quelle più estreme”. Serve invece una strategia che faccia convergere le esigenze di sviluppo militare con obiettivi di crescita e competitività delle industrie. Le strade da percorrere per raggiungere tale obiettivo sono tre, gli accordi government-to-government (G2G); quelli government-to-business (G2B) e infine quelli business-to-business (B2B). I primi “offrono soluzioni rapide off-the-shelf e per quei Paesi senza una struttura consolidata per il procurement; nelle situazioni dove esiste un processo competitivo è necessario spingere su iniziative G2B, mentre il B2B è valido con quelle nazioni che vogliono aumentare il proprio know how aziendale”, principi che possono valere anche quando si parla di procurement nazionale.
Parola all’industria
“Stiamo assistendo a due cambiamenti epocali”, ha detto l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, nella sua prima uscita ufficiale da manager del gruppo di Piazza Monte Grappa. “Da un lato da Difesa è fatta da ‘bullet and byte’, dove i Paesi più forti sono quelli con una capacità di calcolo pro capite più alta, e dall’altro la Difesa sta inglobando sempre più nuovi concetti di sicurezza, delle infrastrutture, dell’energia, fino a quella alimentare”. Inoltre, la guerra in Ucraina, al di là della tragedia umana, ha anche dimostrato la necessità impellente di dotarsi di una Difesa adeguata. Come registrato dal presidente di Elt Group, Enzo Benigni, adesso “c’è un allineamento stellare tra il governo, un ministro che conosce i problemi della difesa profondamente, con il quale colloquiare”. Per il presidente di Fincantieri, Claudio Graziano, è necessario comprendere che le aziende della Difesa “lavorano sempre in un ambiente geopolitico” e che fanno parte “dei quattro poteri dello Stato, oltre a quello politico, militare e diplomatico”.
Lo spazio globale, tra l’altro, è fondamentale anche per quanto riguarda la supply chain, come ha ricordato l’amministratore delegato di Iveco Defence Vehicles, Claudio Catalano, “sempre più spesso abbiamo sofferto sospensioni o rallentamenti sui contratti per la ritardata o mancata autorizzazione all’esportazione da parte di un Paese fornitore”, una contingenza che ha portato l’azienda a sviluppare in Italia la maggior parte della propria catena del valore “elementi essenziali verso l’autonomia strategia e la sovranità tecnologica”. Ruolo-chiave lo giocheranno anche le piccole e medie imprese “la spina dorsale del Paese” come le ha definite Antonio Alunni, in rappresentanza delle Pmi all’assemblea Aiad. La collaborazione tra piccole e grandi imprese, allora, può essere la chiave verso un aumento di competitività che faccia posizionare il Paese al meglio nella competizione internazionale.
Il futuro della Nato e il ruolo dell’Italia. Lo studio del Comitato atlantico
All’approssimarsi del vertice di Vilnius, che riunirà i capi di Stato e di governo dei Paesi Nato per fornire una nuova direzione strategica all’Alleanza, è giunto il momento di fare il punto sulle sfide che intraprenderà la Nato e le possibilità per il nostro Paese. Questi sono stati i temi al centro dell’evento “Il futuro della Nato e il ruolo dell’Italia”, organizzato dal Comitato atlantico italiano e promosso dal senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione politiche dell’Ue. Un confronto volto a promuovere una riflessione sui futuri assetti geopolitici e strategici che la Comunità euro-atlantica, e più in generale l’Occidente, sono chiamati ad affrontare. Riflessione che prende vita nell’approfondita analisi redatta dal Comitato atlantico italiano, volta a individuare le strategie efficaci per tutelare e promuovere gli interessi nazionali in ambito euro-atlantico, con una particolare attenzione al Mediterraneo allargato.
Lo studio
È stata la Sala caduti di Nassirya del Senato a fare da sfondo alla presentazione del nuovo studio del Comitato (scaricabile al link) che raccoglie nelle sue 40 pagine elementi di riflessione e proposte destinate a rafforzare il ruolo dell’Italia nella Nato. “È più di un policy paper”, ha infatti raccontato Fabrizio W. Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano, che ha posto l’accento sullo “scenario di epocale complessità che attende il vertice di Vilnius e che richiede una riflessione profonda”, così come “una straordinaria capacità di adattare gli strumenti al mutare dello scenario di sicurezza”. Tra le molte sfide che attendono l’Alleanza, rientrano anche le strategie per sostenere una piena sinergia tra la Nato stessa e l’Ue, così come tra la Comunità euro-atlantica e altre organizzazioni internazionali like-minded. Per provvedere al meglio a tali esigenze di sicurezza, lo studio intende anche promuovere una comprensione più diffusa della necessità di destinare il 2% del Pil all’Alleanza atlantica, per poter far fronte ai suoi compiti di deterrenza e difesa. Sul punto, come ha osservato il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, siamo “in ritardo” sull’adeguamento della spesa militare al livello richiesto dall’Alleanza.
Occhi puntati sul Dragone
Il summit si prepara dunque a essere storico per la Nato, anche in risposta alla sfida sistemica e valoriale della Cina e le instabilità del Sud. “La Cina è un alleato della Russia sul piano politico”, ha osservato Terzi, mentre “per l’Europa e l’Occidente è un Paese partner, ma anche un avversario sistemico”. Tuttavia, l’auspicio è che in futuro possa diventare sempre più un concorrente costruttivo. In tale contesto, le tensioni del quadrante Indo-Pacifico, e in particolare “ciò che avviene attorno a Taiwan, rappresenta una sfida a tutto il mondo ma soprattutto una sfida all’Occidente”, ha evidenziato ancora Terzi, parlando inoltre dell’indivisibilità della sicurezza, delle diverse infrastrutture della Nuova via della seta e facendo cenno al processo di trasformazione che vede Pechino fondere sempre più gli strumenti civili e militari.
Il ruolo italiano
Di fronte a una Nato che è ormai “cambiata totalmente”, come osservato dall’onorevole Lorenzo Cesa, presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare Nato, “è sempre più centrale occuparsi dell’Alleanza Atlantica” e “rafforzare il ruolo dell’Europa nella Nato”, e l’Italia può fare la sua parte. In quanto secondo Paese Nato contributore in termini di risorse umane e quinto sul piano finanziario, l’Italia è pronta quindi a giocare un ruolo da protagonista in seno all’Alleanza, soprattutto se guarderà sempre più al Mediterraneo allargato.
#37 / Pesca a strascico
Causa miliardaria contro OpenAI (chatGP)
Dopo le peripezie italiche arrivano guai anche oltre oceano per OpenAI, l’azienda acquisita da Microsoft che sviluppa e gestisce chatGPT. Pare infatti che il 28 giugno un gruppo di persone abbiano intentato un’azione legale congiunta per chiedere a OpenAI un risarcimento danni di ben tre miliardi di dollari.
OpenAI è accusata di aver allenato il suo algoritmo usando dati acquisiti illegalmente dal web1 con la tecnica dello scraping. In italiano si potrebbe tradurre con raschiare o grattare, ed è quella tecnica automatizzata che permette di raccogliere a strascico dati disponibili pubblicamente su Internet — come ad esempio post e foto sui social network.
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I casi analoghi non mancano, come ad esempio quello di ClearViewAI che ha raccolto ben trenta miliardi di foto dal web per allenare i suoi algoritmi di riconoscimento facciale e poi vendere i servizi a polizia e intelligence statunitensi. In quel caso ci furono diverse sanzioni milionarie da parte delle autorità ma non mi risulta che l’azienda se ne sia curata più di tanto.
In almeno un caso la Federal Trade Commission ha intimato la distruzione di algoritmi allenati senza il consenso dei soggetti a cui facevano riferimento i dati. Se i giudici dovessero decidere che OpenAI ha allenato i suoi modelli in modo illecito, giungerebbero alla stessa decisione? Probabilmente no, dato che anche ClearViewAI è ancora in piedi.
Le reti a strascico di Google
Un recente aggiornamento alla privacy policy di Google lascia intendere che è ufficialmente iniziata una gara con OpenAI che sarà combattuta a suon di reti da pesca virtuali.
Nell’ultima versione dell’informativa si legge che l’azienda userà dati disponibili pubblicamente per allenare i suoi modelli di intelligenza artificiale come Google Translate, Bard (il competitor di ChatGPT) e altri servizi in Cloud2.
“Se tu o le tue informazioni sono presenti su un sito web, potremmo indicizzarle ed esporle sui servizi Google”.
Sembra davvero non esserci scampo. Siamo tutti condannati ad essere cavie da laboratorio e fattori di produzione per i nuovi scintillanti strumenti di intelligenza artificiale che amiamo. Ora scusate ma vado a rinnovare l’abbonamento a ChatGPT, che mi è più simpatico di Bard.
Alcuni documenti interni a Twitter mostrano che l’FBI ha collaborato con l’intelligence Ucraina (SBU - Security Service of Ukraine) per censurare alcuni account Twitter e ottenere informazioni personali sui proprietari.
Non dovrebbe essere una novità per chi ha seguito le vicende dei Twitter Files, di cui fanno parte anche questi documenti più recenti, ma dovrebbe certamente ricordarci il livello di sorveglianza e censura costante a cui siamo assoggettati noi altri del mondo libero.
“Thank you very much for your time to discuss the assistance to Ukraine, I am including a list of accounts I received over a couple of weeks from the Security Service of Ukraine. These accounts are suspected by the SBU in spreading fear and disinformation. For your review and consideration.”
La lista è di circa 163 account, tra cui alcuni di giornalisti americani e canadesi colpevoli di aver espresso la loro opinione sulla guerra in Ucraina in termini non favorevoli alla propaganda occidentale.
Il referente interno, Yoel Roth, il dirigente che gestiva direttamente i rapporti con l’FBI, è stato licenziato a novembre 2022 da Elon Musk poco prima della diffusione dei Twitter Files.
Per chi avesse perso le puntate precedenti, consiglio questo breve ripasso:
Strike: news e trend topic di privacy
Per chi bazzica LinkedIn, ogni lunedì sera c’è STRIKE, un nuovo format video in cui insieme a due colleghi parlo di news e trend topic di privacy.
Sono già usciti i primi due episodi, in cui abbiamo parlato della nuova stagione di Black Mirror (spoiler alert) e del nuovo sistema IT-Alert.
È probabile che nel prossimo futuro verrà proposto anche su altre piattaforme social, ma per ora è solo su LinkedIn. È una produzione di Privacy Week, la media company che si occupa di privacy, cybersecurity, nuove tecnologie e diritti umani.
Qui trovate i primi due episodi:
Meme del giorno
Citazione del giorno
“On matters of style, swim with the current, on matters of principle, stand like a rock.”
Thomas Jefferson
Articolo consigliato
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Summit Sco a distanza di sicurezza
Si è svolto in formato virtuale il vertice annuale dei leader della Shanghai Cooperation Organization. Una scelta del paese ospitante, l'India, per evitare imbarazzi nel ricevere Vladimir Putin al primo intervento internazionale dopo la rivolta del Gruppo Wagner. Sotto traccia le frizioni tra Nuova Delhi e Pechino. L'Iran entra nel gruppo. Prosegue intanto la chip war con le restrizioni cinesi su gallio e germanio
L'articolo Summit Sco a distanza di sicurezza proviene da China Files.
Dante Alighieri - Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
Immaginare di fare un viaggio in barca a vela con i due amici del cuore. Senza una meta precisa, in compagnia delle tre donne amate, passando il tempo a parlare(?!) di amore. Dante.
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi
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Il mio 4 luglio in difesa della libertà
Quando dettero vita a una repubblica basata sulle libertà dell’individuo e sul pluralismo politico, impegnandosi a vivere da «Stati liberi e indipendenti», i padri fondatori dell’America cambiarono la Storia. Quello fu ed è il più grandioso tentativo mai fatto di affrancare l’umanità dalla tirannide, e mise fine a secoli di sudditanza per creare un nuovo tipo di Nazione, in cui tutti sono uguali e vivono liberi.
Questa realtà straordinaria fu creata il 4 luglio 1776. Il 24 febbraio 2022 noi ucraini abbiamo fatto la stessa scelta. Il popolo americano si è schierato dalla nostra parte e, ne sono sicuro, resterà al nostro
fianco fino alla fine.
Oggi, mentre gli americani celebrano la loro libertà e la loro indipendenza, noi festeggiamo con voi, sognando il giorno in cui ogni centimetro quadrato di Ucraina sarà libero dalla tirannide che cerca di annientarci.
Più o meno una decina di anni fa, l’attuale leader della Russia scrisse che «l’America non è un’eccezione». Quello che ha fatto in seguito dimostra ciò che intendeva dire.
Nel corso della Storia umana, molti dittatori hanno dichiarato di avere un’influenza globale, ma nessuno di loro è riuscito a ispirare il resto del genere umano a lottare per il meglio della natura umana. Per questo, gli odierni tiranni della Russia – come tutti i tiranni – sono sostanzialmente deboli e con il passare del tempo il loro regime si sgretolerà. Quando odia l’America e ne nega il ruolo eccezionale nella lotta per la libertà, il despota in sostanza ammette la sua inevitabile sconfitta. All’assolutismo russo io dico che il mondo ha bisogno di più eccezionalismo americano, nondimeno.
Nel 2014, quando scesero in piazza per scacciare il tiranno appoggiato dai russi, gli ucraini lo fecero perché volevano a tutti i costi essere liberi, far parte dell’Occidente, essere governati dagli ideali forgiati durante la Rivoluzione Americana, l’idea che «tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti vi sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità».
Nel 2022, quando ha invaso l’Ucraina, la Russia ha provato non soltanto ad assoggettare tutto il popolo ucraino al regime dittatoriale di Vladimir Putin, ma anche ad annientare gli ideali che ispirano gli uomini a essere liberi. Da quando l’Ucraina si è conquistata l’indipendenza, gli ucraini hanno sempre sostenuto la democrazia, hanno difeso la dignità di ogni individuo, hanno lottato per vivere in un mondo libero insieme alle altre nazioni europee.
Se osserva l’Ucraina, la tirannide russa vede di non essere né eterna né sostenibile: un’Ucraina libera e indipendente; un’Ucraina forte e democratica che diffonde la vera democrazia e la libertà qui, sul fianco
orientale dell’Europa, e soprattutto in Russia. Un’Ucraina integrata nell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord e nell’Occidente è garanzia che la libertà continuerà a prevalere e la pace trionferà.
La dittatura russa sta cercando in ogni modo possibile di attirare altri nemici della libertà, in particolare il regime iraniano che cerca di intimorire le libere nazioni di tutto il mondo e che fornisce alla Russia armi che tutti i giorni massacrano innocenti civili ucraini. Se la Russia dovesse prevalere sull’Ucraina – Dio non volesse -, altri Paesi si sentirebbero incoraggiati a prendere le armi e fare guerra ai popoli liberi di altre regioni del pianeta. La Russia si sentirebbe spronata ad invadere l’Europa ancor più in profondità, arrivando a un confronto diretto con la Nato.
Tutti gli scenari di questo tipo possono essere nullificati soltanto con la difesa a oltranza della libertà, di coloro che aspirano a essere liberi e delle alleanze nate a tutela della libertà.
Noi ucraini e voi americani non rinunceremo mai alla libertà.
L'articolo Il mio 4 luglio in difesa della libertà proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Completata la traduzione di Riprendersi la città. Guida per i cittadini, con 40 idee per riappropriarsi della città.
Cinque mesi fa era stata pubblicata la prima parte della traduzione italiana, ora finalmente abbiamo completato tutta la traduzione della guida (44 pagine in formato .pdf).
La guida si può scaricare da qui: dgxy.link/riprendersi_la_citta
#MobilitàSostenibile #PianificazioneUrbanistica #città #PisteCiclabili #bicicletta #SpazioPubblico
Come avevo già scritto, "Recuperar la ciudad. Reclaim the city", è una guida scritta da un gruppo di attivisti spagnoli che si propone di individuare degli strumenti e delle azioni concrete per limitare lo strapotere del traffico automobilistico privato, promuovere una mobilità sostenibile e ridare alla città il suo carattere di spazio pubblico fruibile da tutti i cittadini.
Si è trattato di una traduzione collaborativa: come attività di educazione civica ho proposto alla mia classe quinta linguistico dell’IIS Carlo Emilio Gadda di Paderno Dugnano di suddividersi in gruppi e ciascun gruppo aveva il compito di tradurre una parte delle 40 idee che venivano presentate nella guida. Per i molti impegni degli studenti, il lavoro di traduzione si è sviluppato in un periodo di tempo più lungo del previsto e ha richiesto un’ulteriore revisione linguistica, visto che l’argomento e la terminologia della guida non erano dei più familiari, almeno per le studentesse della mia classe (che comprende un solo impavido studente). Anche la successiva impaginazione di testi e immagini, di cui mi sono occupato io, ha richiesto un tempo superiore al previsto. Alla fine però ce l’abbiamo fatta e la guida è stata messa a disposizione di tutta la classe per poter essere usata eventualmente nel colloquio orale dell’esame di stato. Naturalmente sia la traduzione che l’impaginazione si possono sempre migliorate.
Le 40 idee presentate nella seconda parte della guida offrono un catalogo davvero ampio di buone pratiche che i cittadini possono intraprendere, si tratta in realtà di un piccolo manuale di educazione civica che potrebbe essere davvero utile per aumentare la consapevolezza di tutti sull’importanza dell’utilizzo e della condivisione degli spazi pubblici e sulla necessità di promuovere una mobilità davvero sostenibile.
Salvo alcune idee che contengono specifici riferimenti al contesto e alla legislazione spagnoli, le altre idee hanno una validità davvero universale.
Perché non diffondere questa guida nelle amministrazioni pubbliche e nelle scuole?
Per intanto la traduzione italiana è a disposizione di tuttə, condividetela pure senza risparmio 😀
La guida è distribuita con licenza Creative Commons BY-NC-SA
Naturalmente un grandissimo grazie (muchissimas gracias 😀 a @Marcos M. e a tutte le persone che hanno collaborato alla stesura della versione originale in spagnolo.
Si può scaricare il testo da qui: dgxy.link/riprendersi_la_citta
#MobilitàSostenibile #PianificazioneUrbana #SpazioPubblico #città #PisteCiclabili #bicicletta #traduzioni @macfranc @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋
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I talebani vietano i saloni di bellezza: “miglioriamo la vita delle donne”
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Pagine Esteri, 4 luglio 2023. La notizia circolava già da qualche giorno ma la conferma è arrivata nella giornata di oggi. Fonti governative hanno annunciato l’ordine di chiusura di tutti i saloni di bellezza.
Gli esercizi commerciali hanno un mese di tempo, a partire da oggi, per dismettere ogni attività e comunicare l’avvenuta chiusura. L’ordine, spiegano, viene dato in base a “istruzioni orali rilasciare del leader supremo”, Haibatullah Akhunzada, il quale ha affermato che il suo governo sta prendendo le misure necessarie per il miglioramento della vita delle donne in Afghanistan.
Le motivazioni non si conoscono, o per meglio dire non sono state ancora comunicate ufficialmente. “Condivideremo con i media i motivi della decisione una volta che i saloni saranno chiusi”, ha dichiarato all’AFP Mohammad Sadeq Akif Muhajir, portavoce del Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio.
È solo l’ultimo di una serie di divieti che allontanano le donne dalla vita pubblica e sociale, impedendone l’istruzione, il lavoro, separandole dagli spazi pubblici come parchi e palestre. Nonostante i talebani avessero promesso, una volta tornati al potere, di optare per misure meno restrittive rispetto a quelle adottate negli anni ’90, le condizioni di vita delle donne afghane continuano a peggiorare.
L’obiettivo ultimo è chiaramente quello di imprigionarle negli unici ambiti che, secondo i talebani, sono loro congeniali: famiglia, casa, matrimonio, riproduzione, accudimento. Pagine Esteri
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Poland slams child sexual abuse material regulation as unnecessary
Paweł Lewandowski, Polish Undersecretary of State at the Chancellery of the Prime Minister told EURACTIV that the regulation to fight child sexual abuse material (CSAM) online is unnecessary as there are other regulations about safety on the internet.
Emergenza rifiuti ed inceneritori: Ass. Alfonsi, CGIL, Lavoratori AMA e comitati ricorrenti al T.A.R. ne discutono il 5 luglio a LiberiAmo Roma, festa provinciale di Rifondazione Rifo
Rifiuti, problema o risorsa? No Combustione-Si recupero materie e lavoro Questo il titolo del dibattito, che si preannuncia incandescente alla luce delle recRifondazione Comunista
GDPR Procedures Regulation: "Stripping citizens of procedural rights"
Regolamento GDPR sulle procedure: "Spogliare i cittadini dei diritti procedurali" Oggi la Commissione europea ha presentato una proposta per risolvere la (mancanza di) cooperazione tra alcune autorità di protezione dei dati (DPA). Si tratta di un passo indietro, non di un passo avanti.
Emergenza idrica in Uruguay: entro 10 giorni senza acqua potabile
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Pagine Esteri, 4 luglio 2023. L’Uruguay rischia di rimanere senza acqua potabile. La peggiore siccità degli ultimi 74 anni ha fatto scendere le riserve di acqua sotto l’1,8%.
Le autorità hanno fatto sapere che se non avverrà, nei prossimi giorni, un’alluvione di portata sorprendente, entro una settimana, al massimo dieci giorni, l’acqua potabile sarà terminata.
Il presidente Luis Lacalle Pou ha dichiarato che piogge consistenti sono poco probabili nel periodo di luglio e agosto e che si spera termineranno presto i lavori al Paso Belastiquí, che consentiranno di prendere acqua dolce dal fiume San José.
La situazione è preoccupante per la presenza, nell’acqua potabile che rimane a disposizione, di livelli elevati di sodio e cloruro.
L’emergenza idrica è stata proclamata e le condizioni sono preoccupanti soprattutto nell’area di Montevideo, dove vive metà della popolazione dell’Uruguay. Pagine Esteri
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Esercito israeliano rioccupa Jenin. Campo profughi distrutto, centinaia di famiglie sfollate
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della redazione
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Aggiornamenti
4 luglio ore 10.47. È salito a 10 il numero dei palestinesi uccisi durante l’incursione dell’esercito israeliano nella città e nel campo profughi di Jenin, centinaia i feriti. La Mezzaluna Rossa ha evacuato almeno 1000 famiglie. La situazione all’interno del campo profughi è diventata insostenibile. I mezzi israeliani hanno distrutto strade e infrastrutture.
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Video mostrano escavatori che producono profondi solchi lungo le vie principali, diventate cumuli di macerie. La rete idrica e quella elettrica sono danneggiate. L’ospedale pubblico è pieno di feriti ma i medici hanno difficoltà a raggiungere la struttura, che viene attaccata dal lancio di gas da parte dell’esercito israeliano e dal passaggio di mezzi corazzati ed escavatori.
pagineesteri.it/wp-content/upl…
Il vice portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Farhan Haq, ha esortato “tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario, evitando l’uso eccessivo della forza nei centri abitati”.
Proteste e manifestazioni contro l’attacco e l’occupazione israeliana di Jenin si stanno tenendo in varie città della Cisgiordania occupata.
Ore 22.30. La Mezzaluna Rossa comunica che più di 500 famiglie sono state evacuate dal campo profughi palestinese di Jenin. Le condizioni, dichiara, sono diventate insostenibili per i danni causati dall’esercito israeliano.
Pagine Esteri, 3 luglio 2023 – Anticipata da giorni dai media locali e invocata da ministri e parlamentari della destra estrema al governo, è cominciata l’ampia operazione dell’esercito israeliano contro la città palestinese di Jenin e il suo campo profughi, nel nord della Cisgiordania.
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Sono coinvolti migliaia di soldati, carri armati Merkava sono schierati nei pressi della città e droni hanno colpito diversi obiettivi. Il bilancio al momento parla di cinque palestinesi uccisi e di altri 25 feriti, 7 dei quali sono in condizioni critiche.
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Non si segnalano vittime tra i soldati, nonostante l’intenso fuoco di sbarramento da parte di decine di combattenti palestinesi che avrebbero anche abbattuto un drone e fatto esplodere un ordigno sotto una ruspa militare israeliana. Giungono in queste ore notizie di rastrellamenti e ampie distruzioni, particolare delle strade del campo profughi.
Difficile prevedere quanto durerà la rioccupazione di Jenin. Nei giorni scorsi si parlava di 48 ore ma è improbabile che in un tempo così breve le forze israeliane possano avere ragione di organizzazioni armate ben strutturate. Il rischio, oltre ad un bagno di sangue, è che l’operazione inneschi reazioni a catena in Cisgiordania dove la lotta armata è ormai vista da molti come l’unico mezzo per mettere fine all’occupazione militare israeliana.
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Migliaia di palestinesi la scorsa notte hanno già sfilato in protesta a Nablus e altri centri abitati. Alla periferia di Ramallah i soldati hanno ucciso un manifestante. Pagine Esteri
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Edith Wharton – L’età dell’innocenza
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CJEU declares Meta/Facebook's GDPR approach largely illegal
La CGUE dichiara ampiamente illegale l'approccio di Meta/Facebook al GDPR Nella decisione odierna, la CGUE ha dichiarato ampiamente illegale l'approccio di Meta/Facebook al GDPR, analogamente al precedente contenzioso di noyb davanti all'EDPB che ha portato a una multa di 390 milioni di euro.
In Cina e Asia – Chip war, Pechino frena le esportazioni di gallio e germanio
I titoli di oggi: Chip war, Pechino frena le esportazioni di gallio e germanio
Wang Yi accusa gli Usa di interferire nelle relazioni Cina-Giappone-Corea del Sud
Hong Kong, emesso mandato d'arresto per otto cittadini fuggiti all'estero
Si è spento Yuan Mingfu, il mediatore di piazza Tian'an Men
Corea del Sud, al via due settimane di scioperi
Italia e Corea del Sud in un forum sull'etica del Metaverso
L'articolo In Cina e Asia – Chip war, Pechino frena le esportazioni di gallio e germanio proviene da China Files.
Oggi inizia la Sessione Suppletiva degli #EsamiDiStato2023.
Alle 8.30 è stata pubblicata la chiave ministeriale per decrittare il testo della cornice nazionale generale di riferimento per i percorsi professionali di nuovo ordinamento contenuto nel p…
Ministero dell'Istruzione
Oggi inizia la Sessione Suppletiva degli #EsamiDiStato2023. Alle 8.30 è stata pubblicata la chiave ministeriale per decrittare il testo della cornice nazionale generale di riferimento per i percorsi professionali di nuovo ordinamento contenuto nel p…Telegram
Forza e debolezza della Cina come attore finanziario globale
Dai negoziati sul debito dello Zambia all'internazionalizzazione dello yuan: la Cina ha assunto una centralità indiscussa nelle dinamiche della finanza globale. Anche grazie all'appoggio del Sud globale. Ma non è tutto oro quel che luccica.
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Il gusto tutto francese per la violenza
Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre non era algerino e non crebbe in una banlieu. Crebbe ad Arras, nel nord della Francia, figlio di un avvocato e discendente di una famiglia che nell’ancien régime esercitava la professione notarile. Eppure, prima di rimetterci a sua volta la testa, Robespierre e con i suoi giacobini fecero della violenza lo strumento della loro lotta politica e, in difesa del “popolo”, aggredirono il Potere e giustiziarono serenamente diverse migliaia di concittadini. Lo fecero, naturalmente, in nome della democrazia e della giustizia sociale.
Non erano algerini, e non vivevano nelle banlieu, i capipopolo che nel maggio del 1968 animarono la rivolta, una “rivoluzione mancata” secondo molti, che infiammò tutte le democrazie occidentali tanto da dare all’anno che la partorì la dignità maiuscola d’un fatto storico: il Sessantotto. Una radicale delegittimazione del potere costituito, dei suoi principi, dei suoi miti e dei suoi simboli.
Non erano algerini, e non vivevano nelle banlieu, i tanti terroristi italiani e non solo italiani a cui lo Stato francese ha riconosciuto e riconosce un diritto d’asilo, con ciò dimostrando quanto sia insito nel carattere nazionale francese, tanto da diventare principio ispiratore della prassi istituzionale, il riconoscimento della sovversione violenta come frutto della naturale ricerca della libertà e, in coerenza con la teoria dell’abate, francese, Sieyés, il tirannicidio come atto profondamente legittimo, per non dire doveroso.
Non erano algerini, e non vivevano nelle banlieu, i capi e i militanti dell’Oas, il movimento paramilitare insurrezionalista che negli anni Sessanta si oppose a suon di bombe all’indipendenza dell’Algeria in nome di una Grande Francia imperialista. In ciò rappresentando solo una piccola tessera del variopinto mosaico di cui si compone l’estremismo culturale e politico della destra francese: dal padre di tutti i razzisti, il marchese de Gobineau, all’Affaire Dreyfus, all’Action Francaise, al cattolico Joseph De Maistre, alla Repubblica di Vichy… fino a Jean-Marie Le Pen e soprattutto a sua figlia Marine. Tutti fenomeni politici piuttosto estremi ma sempre radicati in segmenti nient’affatto marginali della società francese, di cui hanno espresso ed esprimono fedelmente sentimenti e pulsioni.
Non erano algerini, e non vivevano nelle banlieu, i leader della rivolta dei gilet gialli e le centinaia di migliaia di loro seguaci che dal novembre 2018 hanno paralizzato Parigi e altre duecento città francesi formalmente per protestare contro l’aumento del prezzo della benzina. Erano rappresentanti del cosiddetto ceto medio. Ceto precipitato socialmente, in Francia come ovunque, in conseguenza della crisi finanziaria del 2008.
Si parla tanto di integrazione. Ed è un bene che se ne parli, essendo il tema evidentemente centrale. Tuttavia, visti i precedenti storici e tenendo conto del fatto che ad animare le rivolte odierne in Francia sono le seconde e terze generazioni di immigrati, dunque cittadini francesi a tutti gli effetti, viene da pensare che questa violenta rivolta dei ventenni magrebini sia il miglior segno della loro avvenuta integrazione. Ora che sono francesi, dei francesi possono legittimamente esercitare la violenza. Ovviamente giustificata con nobili motivazioni di giustizia sociale.
L’anomalia è che ai ribelli stavolta mancano una matrice culturale e una rappresentanza politica. Il monito e che, come la Storia insegna, il più delle volte le peculiarità “rivoluzionarie” francesi si sono fatte prassi nell’intero mondo occidentale, capitalista e industrializzato.
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Putin incontra i leader di Cina e India dopo l’insurrezione della Wagner
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Pagine Esteri, 3 luglio 2023. Un forum di importanza strategica per Putin, quello di domani martedì 4 luglio, quando si riunirà online la Shanghai Cooperation Organization, un gruppo fondato da Russia e Cina per rispondere alle alleanze che l’occidente sempre di più allarga in Asia.
L’evento è coordinato e ospitato dall’India, divenuta stato membro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai nel 2017. L’organismo è stato fondato nel 2001 e comprende, oltre a Russia e Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Pakistan e Iran (che ha aderito nel 2021).
Il gruppo ha affrontato fino ad oggi questioni relative alla cooperazione economica, la lotta ai traffici di droga e al terrorismo, ma anche il cambiamento climatico. Da quando ha avuto inizio la guerra tra Russia e Ucraina la questione della sicurezza alimentare è diventata centrale per molti dei membri.
L’evento è il primo pubblica di portata internazionale alla quale Putin parteciperà dopo l’insurrezione del gruppo mercenario della Wagner capeggiato da Prigozhin. Rappresenta l’occasione, per il presidente russo Vladimir Putin, di dimostrare il fallimento della politica occidentale di isolamento e la praticabilità di alleanze alternative che possano rappresentare una opzione pure per i Paesi dell’area.
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noyb win: First major fine (€ 1 million) for using Google Analytics
vittoria di noyb: Prima multa importante (1 milione di euro) per l'utilizzo di Google Analytics L'autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) ha emesso decisioni contro quattro società e ha imposto una multa di 12 milioni di corone svedesi (1 milione di euro) a Tele2 e di 300.000 corone svedesi a CDON
PODCAST JENIN. L’attacco israeliano potrebbe incendiare la Cisgiordania
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 3 luglio 2023. Dopo le pressioni della destra estrema israeliana, l’esercito ha lanciato l’operazione che dovrebbe rastrellare e annientare la resistenza armata palestinese di Jenin. I coloni hanno voluto fortemente un intervento in quello che è considerato il cuore della resistenza. I palestinesi uccisi sono, al momento, 8, tutti giovanissimi, tra i 16 e i 23 anni. Abbiamo intervistato, da Gerusalemme, il direttore di Pagine Esteri, Michele Giorgio.
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vittoria di noyb: Il primo sindaco multato (1 milione di euro) per l'uso di Google Analytics L'autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) ha emesso decisioni contro quattro società e ha imposto una multa di 12 milioni di corone svedesi (1 milione di euro) a Tele2 e di 300.000 corone svedesi a CDON
Intelligenza artificiale: implicazioni etiche e politiche | La Fionda
«Si chiede alle macchine di pensare al nostro posto, perché chi usa senso critico rallenta il processo e non è funzionale.
L’abbiamo visto anche durante la pandemia in cui i dati scientifici venivano portati come verità assolute. Abbiamo sentito dire frasi come “qui parlano i dati”, ma i dati non parlano da soli, si tratta sempre di interpretazioni di risultati che dipendono dalle conoscenze e dall’esperienza dei ricercatori e delle ricercatrici.
E così sempre più ci si affida all’intelligenza artificiale come un qualcosa di magico, di salvifico, di oggettivo, con l’illusione che le macchine potenti e infallibili, ci portino verso verità neutre e imparziali.»
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Ministero dell'Istruzione
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Carrellata
L’inflazione è scesa, ma troppo poco. Si è passati, su base annua, dal 7,6% di maggio al 6,4% di giugno. Considerato il ribasso consistente (rispetto ai picchi) delle materie prime energetiche, è segno che l’aumento dei prezzi è retto anche da fenomeni interni. L’ultimo bollettino della Banca centrale europea è chiaro: non si segnalano dinamiche salariali inflattive; non sono i salari a crescere, semmai i profitti delle aziende. Quando questo succede è segno che i produttori possono ancora puntare sul rialzo dei prezzi, senza perdere quote di mercato. È da qui che si deve partire, se non si vuol fare soltanto delle sciocche e inutilissime polemiche sul rialzo dei tassi d’interesse.
Non è senza significato che il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli – dopo avere ripetutamente avvertito circa il rischio che quei rialzi mettano in difficoltà i debitori, quindi poi le banche – dica ora, chiaro e tondo: «Temo che un certo rallentamento dell’attività economica sia inevitabile quando si combatte duramente l’inflazione, che è la più brutta delle malattie». Ha ragione. Per capire quanto sia brutta si deve tornare ai dati di giugno e alla segnalata discesa, perché i salari restano fermi, mentre l’aumento dei prodotti alimentari è all’11,2%. Il morso è molto forte, tenuto conto che i redditi più bassi hanno una spesa maggiormente concentrata in quei prodotti i cui prezzi crescono di più. Far polemiche sul rialzo dei mutui a tasso variabile (di cui nessuno parlava quando i ratei calavano) significa ignorare questa realtà. Come anche quella di famiglie e settore privato che hanno 10mila miliardi sui conti correnti, quindi risparmi che perdono valore.
Ma c’è un altro aspetto, in quei dati di giugno, da tenere in conto: le comunicazioni registrano un aumento di appena lo 0,5%, i trasporti addirittura diminuiscono i prezzi (-0,2%). Significa che una delle armi migliori contro l’inflazione è la concorrenza, che interdice le speculazioni. Facciamo un esempio concreto, in questa pazzotica estate in cui non si trovano i taxi e in cui i sindaci di Roma e Milano si accorgono che dovrebbero aumentare le licenze, dopo che la maggioranza parlamentare bloccò le positive novità che il governo Draghi avrebbe voluto introdurre: se hai un aereo da prendere e se non vuoi andare in aeroporto il giorno prima (considerato che non si accettano più prenotazioni, che i tempi d’attesa sono diventati lunghissimi e che spesso ci si sente rispondere che «non ci sono vetture disponibili nella sua zona»), si finisce con il rivolgersi ai noleggiatori con conducente, la cui tariffa – dal centro di Roma all’aeroporto di Fiumicino – è di 60 euro, 10 in più rispetto a quella fissa dei taxi. Dunque si accetta di pagare il 20% in più, il che alimenta l’inflazione. Generata, in questo caso, da scarsa concorrenza e non disponibilità di vetture. È il corporativismo a generare prezzi più alti. Il governo che lo favorisce spinge il rialzo dei prezzi. Poi si maschera con polemiche irragionevoli contro la Bce.
A pagare di più il carrello della spesa sono le stesse persone che se vorranno andare al mare pagheranno rialzi ben superiori al tasso medio d’inflazione. Meno concorrenza significa prezzi crescenti e spinta inflattiva. Il tutto scaricato sulle spalle più deboli, quelle dei redditi fissi che non crescono. Né serve dire: fateli crescere. Perché questo può portare non pochi produttori fuori mercato e gli altri a scaricare sui prezzi i costi più alti.
La via virtuosa consiste nell’usare i fondi europei per investimenti che compensino il raffreddamento economico, nel frattempo facendo crescere la concorrenza per interdire le speculazioni. Il resto sono parole perse, demagogia inconcludente, speranza di trovare un colpevole esterno per coprire le incapacità interne. E la cosa drammatica non è soltanto che il governo sembra preferire la demagogia, ma che l’opposizione pensa di superarlo su quella e non sul pragmatismo e sulla serietà.
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Comando
Non c’è organizzazione che possa funzionare senza chiarezza della linea gerarchica, senza sapere chi fa cosa e chi prevale su chi. Non c’è organizzazione che possa salvarsi da devianze e degenerazioni se al potere di comando non corrisponde la responsabilità e, di converso, se la responsabilità non corrisponde ad un potere. Nominare dei commissari, ovvero sostituire la linea gerarchica con un accentramento di potere e responsabilità, può risolvere un problema, ma può diventare a sua volta un problema.
Prendiamo il caso del Generale Francesco Paolo Figliuolo. Esperto di logistica, ha dato prova non buona, ma eccellente nell’organizzare la vaccinazione di massa. Organizzazione perfetta, file ordinate e veloci, rari i casi di intemperanze o sprechi di tempo. Dovrebbe essere normale, ma guardate quel che succede -per dirne una- nel rilascio dei passaporti e ricordiamoci che un lavoro ben fatto va apprezzato anche perché non consueto. Ma in quel caso era indubbio che ci si trovasse davanti ad una emergenza e che dovessero essere approntati strumenti altrettanto d’emergenza. Ora il generale Figliuolo è commissario per l’alluvione in Romagna. Escluso che si discutano le sue capacità, apprezzata la continuità con le scelte del governo Draghi, in che consiste l’emergenza? I giorni terribili dell’alluvione sono alle spalle e, dopo due mesi, non si tratta di approntare i soccorsi. Le “missioni” sono due: a. fare in modo che dopo l’efficienza dei soccorsi non ci sia il vuoto negli accertamenti dei danni e nella ricostruzione di ciò che è andato perso; b. eseguire i lavori per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua e delle infrastrutture. Due “missioni” che dovrebbero essere (state) assolte dalle istituzioni amministrative esistenti. Nominare un commissario non tappa una falla improvvisamente apertasi, ma sfiducia l’organizzazione istituzionale “normale”.
È solo un esempio, perché molti altri se ne potrebbero fare (ci sono sistemi sanitari commissariati da decenni, che per la durata segnalano la necessità di commissariare il commissariamento). Nessun sistema istituzionale è perfetto, sicché metterli costantemente a punto è la normalità. Non è normale codificare linee di comando per poi puntualmente derogarle. Non lo è accentrare le competenze e i poteri nel mentre si pretende di decentrarli ancora di più. Anche perché in questo bailamme va a finire che si smarrisce la riconoscibilità sia del potere che della responsabilità, non sapendo più chi fa cosa, chi prevale su chi e chi ne risponde. Nel caso delle acque siamo arrivati all’assurdo di un commissario nazionale che sovraintende a commissari locali, nel mentre si pretende che la faccenda sia di competenza regionale.
Né ha alcun senso pensare di affrontare la contraddizione rafforzando il mandato in capo a chi governa, perché i presidenti delle Regioni sono già eletti direttamente, ma non per questo (come si è visto) non possono essere scavalcati dai commissari. Affiancare il regionalismo ancora più marcato con una specie (imprecisata) di presidenzialismo governativo, quindi, non è un modo per trovare un equilibrio, ma per cuocere lo stufato di montone mettendoci anche la rana pescatrice e la liquirizia.
A taluno potrà sembrare un tema adatto a perditempo che si suppongono cultori degli equilibri e funzionamenti istituzionali, ma giusto ieri, sul Corriere della Sera, il prof. Sabino Cassese non ha lanciato un allarme, ma direttamente un’accusa: molti decreti legge -che fanno del governante un legislatore- sono come la minestra di Gian Burrasca, fatta con la risciacquatura dei piatti: sovrapposti, scoordinati, incoerenti, prolissi e non funzionanti. E di Cassese non si può dire che non sia cultore della materia o che sia prevenuto contro il governo in carica.
Dietro tutto questo c’è la voragine del procedere per proclami e senza capacità esecutiva. Parole e fatti che divorziano. Sarebbe un tema per la politica, ove esistesse e non si dedicasse alle suggestioni anziché alla realtà.
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La Cina serra i ranghi puntando sull’educazione patriottica
Aumentano le incognite esterne, Pechino riflette sul modo di insegnare l’orgoglio nazionale a scuola. Dal suo primo mandato Xi Jinping insiste sulla continuità della civiltà millenaria cinese
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In Cina e Asia – Calo di giovani nel Partito comunista cinese
Calo di giovani nel Partito comunista cinese
Cina: Pan Gongsheng nuovo segretario del Pcc per la PBOC
La Cina introdurrà nuove misure economiche per facilitare il suo ingresso nel CPTPP
Hong Kong: il discorso di John Lee per il 26° anniversario del passaggio della città alla Cina
Chip: i Paesi Bassi svelano dettagli sui nuovi divieti
LGBTQ: concessione temporanea dei diritti in Nepal e pride in Corea del Sud
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VIDEO. Esercito israeliano rioccupa Jenin. Morti e feriti
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della redazione
Pagine Esteri, 3 luglio 2023 – Anticipata da giorni dai media locali e invocata da ministri e parlamentari della destra estrema al governo, è cominciata l’ampia operazione dell’esercito israeliano contro la città palestinese di Jenin e il suo campo profughi, nel nord della Cisgiordania. Sono coinvolti migliaia di soldati, carri armati Merkava sono schierati nei pressi della città e droni hanno colpito diversi obiettivi. Il bilancio al momento parla di tre palestinesi uccisi e di altri 25 feriti, 7 dei quali sono in condizioni critiche. Non si segnalano vittime tra i soldati, nonostante l’intenso fuoco di sbarramento da parte di decine di combattenti palestinesi che avrebbero anche abbattuto un drone e fatto esplodere un ordigno sotto una ruspa militare israeliana. Giungono in queste ore notizie di rastrellamenti e ampie distruzioni, particolare delle strade del campo profughi.
Difficile prevedere quanto durerà la rioccupazione di Jenin. Nei giorni scorsi si parlava di 48 ore ma è improbabile che in un tempo così breve le forze israeliane possano avere ragione di organizzazioni armate ben strutturate. Il rischio, oltre ad un bagno di sangue, è che l’operazione inneschi reazioni a catena in Cisgiordania dove la lotta armata è ormai vista da molti come l’unico mezzo per mettere fine all’occupazione militare israeliana.
Migliaia di palestinesi la scorsa notte hanno già sfilato in protesta a Nablus e altri centri abitati. Alla periferia di Ramallah i soldati hanno ucciso un manifestante. Pagine Esteri
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Inizia il viaggio di Euclid: osserverà l’Universo “oscuro” | Astronomia.com
"L’obiettivo scientifico di Euclid è generare una mappa 3D dell’Universo. [...] Le precise rilevazioni che Euclid fornirà permetteranno di mappare le due entità più elusive dell’Universo e che tuttavia ne costituiscono ben il 95%: la materia oscura e l’energia oscura, così aggettivate perché gli astronomi non hanno fondamentalmente idea di cosa siano."
Perché la Francia brucia
Da qualche giorno la Francia brucia: incendi, esplosioni, migliaia di auto ed edifici distrutti; orde di persone che saccheggiano, rubano e sfondano vetrine di supermercati, negozi e armerie. Qualcuno che smonta pali di videosorveglianza con le ruspe (grazie!). Si è visto di tutto. Da Parigi a Lione, fino in Marsiglia…
Il governo francese ha mobilitato quasi 50.000 forze dell’ordine, che però non possono assolutamente nulla, se non dimostrare l’inutilità della loro esistenza. Il governo non può reprimere in alcun modo queste proteste, né usare la (giusta) violenza contro coloro che da giorni distruggono proprietà privata e mettono in pericolo la vita dei cittadini francesi. Si limiteranno a farsi vedere in video e arrestare qualcuno, ma per il resto, i francesi sono soli.
Così alcuni — già denominati dai mass media “nazionalisti” — hanno deciso di scendere in strada con mazze e spranghe e difendere da soli i loro quartieri, le loro proprietà e la loro famiglia. In qualche modo i giornalisti riusciranno a farli passare per vigilanti cattivi.
Perché sta succedendo tutto questo? I giornalisti dicono che è per colpa di un poliziotto che ha sparato e ucciso un 17enne algerino-francese di nome Nahel in un posto di blocco (ma la patente in Francia a che età si prende?).
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Trovare un singolo evento scatenante è però tipico dei mass-media, il cui unico ruolo è indirizzare e polarizzare le masse da una parte e dall’altra, con iper-semplificazioni e favolette.
“È colpa dell’Islam e degli africani!”, gridano alcuni. “È colpa della polizia fascista e del governo!”, gridano altri. Entrambe le fazioni però vogliono la stessa cosa: giustificare moralmente la violenza di Stato che arriverà inevitabile una volta che saranno spenti gli incendi e placati gli animi.
La mia idea è che le rivolte violente siano invece espressione naturale di diversi fattori connessi tra loro: statalismo, globalismo (neo-marxismo) e svalutazione della moneta.
Il primo elemento è lo statalismo: un sistema istituzionalizzato di violenza. Un sistema che non lascia ai cittadini, i nuovi sudditi, alcuna scelta — se non quella di combattere e salire al potere; rubare o essere rapinati; uccidere o essere uccisi.
Lo statalismo provoca sempre la frammentazione sociale in gruppi rivali tra loro. La pressione politica da parte di gruppi in costante lotta tra loro per acquisire potere e vantaggi a discapito degli altri è una forma di guerra civile perpetua. Quando il metodo politico (violento) sostituisce il metodo di mercato, non c’è alcuna scelta se non combattere coi mezzi che si hanno a disposizione.
Mises scriveva nel 19451: “La nostra società è piena di conflitti tra gruppi con interessi diversi. Ma questi conflitti non sono inerenti alla natura di una società capitalistica di libero mercato. Sono il risultato delle politiche dello Stato, che interferiscono con il mercato. Non sono conflitti tra classi marxiste. Sono conflitti che derivano dal fatto che il genere umano sta tornando indietro a logiche di privilegio di gruppo, verso un nuovo sistema di caste.”
Per sopravvivere in un sistema del genere gli uomini non hanno alcuna scelta, se non odiarsi a vicenda, avere paura del prossimo e cercare di distruggersi a vicenda; è un sistema fatto di complotti, conspirazioni, favori, tradimenti. Non è un sistema da cui può nascere fratellanza, sicurezza, cooperazione e pace.
La storia insegna che è il libero mercato a stimolare fratellanza, cooperazione e pace. Fino al 1300 l’economia europea era fondata sul commercio internazionale di merci, disciplinato da regole negoziali di natura volontaria e sostenuto da un sistema bancario libero, molto presente soprattutto nella penisola italica2. Popoli diversi, con culture ed etnie diverse, collaboravano tra loro nei limiti di quanto necessario alla reciproca sopravvivenza e arricchimento, sia materiale che spirituale.
Oggi invece popoli diversi sono costretti a convivere tra loro in modo forzato e artificiale; non per il mutuo beneficio ma per sfruttare l’arma statale e ottenere vantaggi politici e fiscali a discapito degli altri. Allo stesso tempo il commercio viene invece limitato — se non del tutto vietato — anche verso le stesse popolazioni che poi, magari, accogliamo come rifugiati.
Il che, ci porta al secondo punto: la rivoluzione industriale e le sue conseguenze. Anzi: il globalismo e le sue conseguenze.
Brock Chisholm, psichiatra e primo direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, disse: "Per arrivare a un governo globale è necessario rimuovere dalle menti degli uomini l'individualismo, la devozione nei confronti delle tradizioni famigliari, il patriottismo nazionale, e i dogmi religiosi."
Per avere un governo globale bisogna quindi prima rimuovere gli ostacoli.
Un popolo multi-etnico, multi-culturale, laico e statalista accetterà molto più facilmente di essere governato da enti sovranazionali come UE, OMS, ONU e tanti altri. Così come individui senza forti legami e tradizioni famigliari saranno più facilmente suscettibili al potere dello Stato e alla pressione sociale dei vari gruppi di potere. Già secondo Marx e Engels l’idea tradizionale di famiglia andava abolita, in quanto fonte di individualismo e capitalismo. Cioè di libertà.
Milioni di individui oggi sono schiacciati dal peso di un sistema che li rende incapaci di sopperire autonomamente ai propri bisogni primari e li assoggetta a migliaia di leggi e aspettative sociali su cui non hanno alcun controllo. Così — disorientati, soli e spesso senza legami familiari, finiscono per alienarsi dagli altri e dalle comunità locali a cui invece dovrebbero far riferimento.
Non c’è da stupirsi quindi che i criminali che vediamo in video siano individui molto giovani, a cui probabilmente manca una famiglia e un’identità culturale e storica. Che identità culturale potrà mai avere chi cresce a Parigi, Londra o Milano nel 21esimo secolo?
Leopold Kohr scriveva in “The Breakdown of Nations” che quando una società o un sistema diventa troppo grande, collassa inevitabilmente su se stesso.
Nelle piccole comunità, scriveva Kohr, è più semplice mantenere le tradizioni culturali, e c’è spesso una forte condivisione degli stessi valori, nonché un rispetto reciproco derivante dalla stessa etnia e radici storiche.
Le grandi metropoli europee non hanno ormai più nulla di tutto questo: nessuna radice storica condivisa, nessuna tradizione (no, l’aperitivo non è una tradizione), nessun valore, né senso di comunità.
Nel voler esaltare l’integrazione etnica e culturale gli ingegneri sociali globalisti hanno finito invece per incentivare meccanismi di autodifesa che provocano ghettizzazione e (auto)marginalizzazione delle minoranze etniche. Come mescolare insieme olio e acqua. E tutti sappiamo cosa succede quando la temperatura sale.
Le rivolte, le guerre civili, la povertà e il conflitto sociale sono effetti previsti della transizione verso il nuovo mondo globale e unificato.
Klaus Schwab, leader del World Economic Forum e portavoce del movimento globalista occidentale, lo disse non troppo tempo fa al B20 di Bali: “C’è da aspettarsi che questa ristrutturazione sociale ed economica possa portare del malcontento. Il periodo di transizione —che potrebbe durare diversi anni, causerà una diminuzione del benessere e molte tensioni sociali.”
Klaus Schwab al B20 di Bali, nell’ambito del G20
L’aumento dei conflitti e delle tensioni sociali in tutto l’occidente richiederà azioni condivise e unificate, prese da enti sovranazionali lontani anni luce dagli interessi delle persone e dalle comunità in cui vivono.
E infine, un fenomeno troppo spesso sottovalutato quando si parla di questi temi: la costante svalutazione della moneta, che prosegue inarrestabile da cento anni.
Più la moneta viene svalutata, più l’orizzonte temporale delle persone si comprime. Come scrive Saifedean Ammous: “l'abbassamento della preferenza temporale è ciò che dà inizio al processo di civilizzazione umana e permette agli esseri umani di cooperare, prosperare e vivere in pace”.
Viceversa, preferenze temporali più alte (cioè a breve termine) portano le persone a preferire risultati immediati — anche a discapito del loro stesso futuro! Le preferenze temporali plasmano la nostra realtà e le nostre società.
Dare più importanza al beneficio immediato significa cedere agli istinti, rinunciare alla ragione e alla cooperazione a favore della violenza. Significa, in breve, avvicinarsi agli animali. Non stupisce allora che i rivoltosi francesi abbiano iniziato a danneggiare, distruggere e saccheggiare come bestie rabbiose qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, senza curarsi delle conseguenze.
Non ce l’hanno con lo Stato — come ragione vorrebbe, se la causa di tutto fosse l’omicidio del giovane algerino da parte del poliziotto — non ce l’hanno con nessuno.
Vogliono solo fare casino: animali persi, senza cultura, senza identità, senza famiglia, senza ragione e senza alcun orizzonte temporale. Utili idioti, protagonisti e spettatori di un cinema macabro che serve soltanto a polarizzare le opinioni e avanzare nel programma prestabilito.
Domani
Quando le proteste avranno fatto il loro corso il governo francese potrà fare la sua mossa e chiedere il supporto europeo per gestire l’ennesima “crisi globale”. Diranno, giustamente, che ciò che sta accadendo in Francia può accadere ovunque; che serve un’azione condivisa e globale.
I francesi nel frattempo si ritroveranno città piene zeppe di guardie e telecamere con riconoscimento facciale e nuove scintillanti leggi di sorveglianza e di censura. Il Ministro della Giustizia francese ha d’altronde già intimato di voler bloccare Snapchat, usato “dai giovani” per organizzare le rivolte. Anche alcuni video sono già stati censurati su Twitter, su richiesta del governo francese.
E poi qualcuno alzerà la mano e dirà che la situazione è insostenibile: siamo troppi; le città sono troppo grandi e impossibili da controllare.
Così procederà anche l’agenda delle città da 15 minuti, i nuovi ghetti 2.0 tanto cari al World Economic Forum. Centinaia di migliaia di persone saranno rinchiuse nei loro quartieri, ammassate tra loro e costrette a un’integrazione forzata che non avverrà mai. Ingressi e uscite saranno controllati con autenticazione biometrica e ogni azione sarà monitorata dalle cabine di regia che anche in Italia iniziano a chiamare “control room”.
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Pare 🚲 🌞
in reply to nilocram • • •Ottima iniziativa questa traduzione!
Ho subito preso a prestito un'immagine (dal sito spagnolo) per una risposta sul fediverso: sociale.network/@Pare/11065994…
Due domande.
In futuro si potrebbe prevedere una pubblicazione in un formato che faciliti l'esercizio dei diritti della licenza CC BY-NC-SA?
Perché forse servirebbe un secondo passaggio di localizzazione. Controllando qui e là che i codici stradali italiano e spagnolo concordino. Che ne dite?
Pare 🚲 🌞
2023-07-05 05:59:55
nilocram likes this.
macfranc reshared this.
nilocram
in reply to nilocram • •Ciao, sì sono d'accordo, sarebbe utile fare un confronto tra il codice stradale spagnolo e quello italiano, probabilmente qualche differenza c'è, ma arrivare a questa prima versione è stato già un bel successo.
Spero di aver capito bene l'altra domanda, se serve un'edizione editabile della guida, la puoi scaricare da qui (in formato .odt): framadrive.org/s/6KzEnrYZCjkNW…
Grazie per l'apprezzamento 😀