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NEWSLETTER N. 486 del 31gennaio 2022 Riflettori del Garante privacy su cookies, smart toys, app "rubadati" Marketing: il Garante privacy sanziona l’utilizzo di liste non verificate Fisco: Garante privacy, attenzione alla limitazione dei diritti dei c...






Come ti sfrutto facendoti divertire

«Innanzitutto, scrive, c’è la strategia “make-it-fun” – rendi divertente l’attività. Bisogna associare all’attività incentivi immediati – mini-obiettivi. Quando la persona raggiunge l’obiettivo, il regolatore (che di solito è una macchina) eroga un token o un cookie (un biscottino).

In questo modo, scrive Fishbach, l’attenzione della persona viene deviata dall’attività vera e propria verso la gratificazione (il biscottino). Il fine diventa la gratificazione, mentre l’attività vera e propria diventa il mezzo per realizzarla.

Fishbach, esperta psicologa, non si avventura, come avrebbe fatto Zizek, in una analisi del profondo. Si limita a dire che gli incentivi sfruttano il bisogno immediato di gratificazione, soddisfano un desiderio crescente (ma minuscolo) con dosi minime e ripetute di biscotti e zuccherini, creando una dipendenza che attiva il desiderio alla sola vista del biscotto.»

L'articolo Come ti sfrutto facendoti divertire su Contropiano.



UNA PROPOSTA DI LEGGE CONTRO LE PRATICHE DI “SORVEGLIANZA PUBBLICITARIA”


Il Banning Surveillance Advertising Act proposto al Congresso americano vieterebbe alle aziende di utilizzare i dati degli utenti a fini pubblicitari (e non solo).

Col progredire della società dell’informazione, diventano sempre più evidenti i meccanismi economici della Rete. Le informazioni suscettibili di essere raccolte o estrapolate dalle nuove realtà digitali sono innumerevoli, e rappresentano la preziosa materia prima alla base di nuove industrie che fanno del mercato dei dati il proprio core business.

Spina dorsale di tale modello economico è senz’altro l’utilizzo di dati personali a fini pubblicitari. Dallo spot televisivo, indiscriminatamente rivolto a chiunque, si è infatti passati alla sottoposizione quasi sartoriale di annunci personalizzati per il singolo individuo, rivolti ad egli perché ritenuto interessato allo specifico oggetto o servizio pubblicizzato.

L’evoluzione della pubblicità, dunque, passa attraverso una ricerca spasmodica del coinvolgimento degli utenti, che deve tenere conto dei loro gusti, interessi, necessità e desideri. A tale scopo, i player del mercato degli annunci cercano di raccogliere quante più informazioni possibili sull’internauta, monitorandone le attività e i comportamenti e sottoponendogli esclusivamente i contenuti in grado di attirare la sua attenzione.

I rischi sottesi a tali pratiche di “sorveglianza pubblicitaria” non solo compromettono la protezione dei dati personali degli utenti o gli interessi dei consumatori, ma altresì fungono da carburante per discriminazione, disinformazione, polarizzazione delle opinioni e odio, al punto da minacciare le fondamenta stesse dell’ordine democratico e la sicurezza pubblica. Da simili considerazioni deriva la proposta di legge del Banning Surveillance Advertising Act, sottoposto di recente al Congresso degli Stati Uniti.

I rischi della sorveglianza pubblicitaria

Al fine di comprendere le ragioni del disegno di legge, bisogna considerare che troppo spesso gli interessi lucrativi dell’industria pubblicitaria prevalgono sulla garanzia dei diritti umani sia nella raccolta sia nel trattamento dei dati personali, operazioni non sempre condotte in presenza di ogni condizione di liceità e trasparenza.

La ragione di tali comportamenti è da rinvenirsi nella grande asimmetria informativa e di potere che governa i rapporti tra utente e fornitore di servizi della società dell’informazione. Il secondo, infatti, si serve delle autorizzazioni – conferite più o meno consapevolmente – a dispositivi, applicazioni e strumenti di tracciamento (es. i cookie) per l’accesso e la raccolta di informazioni. Il primo, d’altro canto, non sempre comprende a cosa sta acconsentendo e, pur capendolo, incontra molte resistenze e disservizi in caso di mancato consenso. Pertanto, residua sempre un grande squilibrio di potere, dettato principalmente da operazioni di raccolta dati pervasive e sostanzialmente inevitabili. Nelle parole di uno dei sostenitori della proposta di legge, James P. Steyer, fondatore di Common Sense Media, «tale pratica è così diffusa che i consumatori non possono evitarla senza evitare completamente Internet».

A ciò deve aggiungersi l’utilizzo che può essere fatto delle informazioni raccolte. La “sorveglianza pubblicitaria” si serve infatti di tecniche invisibili e invasive per manipolare i consumatori, derubandoli di una reale scelta di mercato, poiché annunci e contenuti saranno solo quelli che, in base agli algoritmi impiegati, sono ritenuti interessanti per il singolo utente, a scapito di alternative o beni e servizi succedanei.

Studiosi e commentatori hanno inoltre dimostrato che sorveglianza e profilazione vanno ben oltre i meri scopi pubblicitari. Sempre nella logica di ricerca del coinvolgimento dell’utente, l’odio, la violenza e la disinformazione fioriscono perché ottengono l’attenzione di grandi fette di audience. L’attuale sistema permette infatti a manipolatori e “disinformatori” di celare la propria identità e le loro intenzioni, al punto da impersonare movimenti sociali, imprese, individui per scopi di ingegneria sociale o politica. Sottoporre contenuti selezionati si traduce dunque in una potente arma di disinformazione, in grado di polarizzare ed estremizzare le opinioni. Si aggiunga che, stante il prevalente interesse lucrativo, profili dettagliati su innumerevoli persone sono pronti per essere sfruttati da qualsiasi parte disposta a pagare, compresi hacker malintenzionati o servizi segreti stranieri.

Per tutte queste ragioni, chi scrive ritiene che la corretta traduzione di “surveillance advertising” non sia tanto “pubblicità di sorveglianza”, bensì “sorveglianza pubblicitaria”, giacché il mezzo pubblicitario è oggi solo strumentale al più complesso elemento del controllo e del monitoraggio degli individui, perpetrato per finalità più ampie e pericolose della mera sottoposizione di annunci mirati.

Il Banning Surveillance Advertising Act

Lo scorso 12 gennaio, l’On. Eshoo e il Sen. Booker hanno presentato al Congresso degli Stati Uniti una proposta di legge con il primario obiettivo di vietare le pratiche di raccolta dei dati personali e tracciamento del comportamento degli individui onde sottoporgli annunci su misura. Le categorie di soggetti cui sarebbe rivolto il divieto sono due:

  • i c.d. “facilitatori” pubblicitari (advertising facilitator), ossia coloro che, dietro corrispettivo, trattano dati personali per offrire spazi e canali preferenziali per la diffusione di annunci; e
  • gli inserzionisti pubblicitari (advertiser), ossia coloro che forniscono un corrispettivo a un facilitatore per la diffusione di pubblicità personalizzate.

Il disegno di legge vieterebbe ai facilitatori non solo di compiere la diffusione di annunci mirati, ma altresì di permettere consapevolmente a un inserzionista o a una terza parte di svolgere la medesima attività mediante la fornitura di informazioni relative a persone o dispositivi connessi. L’utilizzo per scopi pubblicitari di tali informazioni sarà consentito solo se il facilitatore riceve dall’inserzionista un’attestazione scritta di conformità, che comprovi il rispetto dei divieti suesposti.

Per converso, il divieto grava anche sugli inserzionisti, che non possono compiere né consentire a facilitatori o terzi di compiere una diffusione di annunci mirati in base a informazioni personali acquisite da terzi o che, in ogni caso, identifichino l’individuo come membro di una classe protetta o ragionevolmente permettano l’identificazione anche indiretta della persona.

La legge, inoltre, rende esplicito che non rientra nel divieto la c.d. pubblicità contestuale, che avviene quando l’annuncio è diffuso in base a informazioni che l’individuo sta attualmente visualizzando o con le quali sia altrimenti coinvolto, o informazioni oggetto di ricerca da parte dell’utente, o quando i contenuti mostrati o in altro modo diffusi siano di stretta prossimità con tali informazioni. I dati così raccolti, però, non potranno essere utilizzati per la diffusione mirata di ulteriori annunci.

Una violazione di tale legge sarà considerata come pratica sleale o ingannevole ai sensi del Federal Trade Commission Act. Sarà infatti la Federal Trade Commission a garantire il rispetto della legge, a promulgare i regolamenti applicativi della medesima e a esercitare poteri di indagine e sanzionatori. La FTC avrà inoltre competenza per i procedimenti relativi a ogni violazione della normativa in questione.

L’applicazione della legge riguarda però anche i singoli Stati americani. In ogni caso in cui abbia motivo di ritenere che l’interesse di uno dei residenti di uno Stato sia compromesso da una violazione della normativa in questione, il procuratore generale dello Stato può intentare un’azione civile presso la competente corte distrettuale o statale a fini risarcitori, previa notifica alla FTC che può intervenire o anche avocare a sé il caso.

Inoltre, ogni individuo potrà intentare un’azione civile presso il tribunale competente, al fine di ottenere un risarcimento fino a 1.000 dollari in caso di violazione per colpa lieve (negligent violation) e fino a 5.000 dollari in caso di violazione per colpa grave o intenzionale (reckless, knowing, willful or intentional violation). È interessante sottolineare come, in caso di violazione di dati personali, la legge ritenga sussistente un danno di fatto, concreto e particolare, in tal modo ammettendo una presunzione da cui il trasgressore potrà liberarsi soltanto fornendo prova della sua non colpevolezza (similarmente al modello della responsabilità semi-oggettiva adottato dal GDPR e dalla normativa italiana).

Infine, è prevista la nullità di qualsiasi accordo o clausola che, relativamente a tali controversie, sancisca il preventivo deferimento ad arbitrato o la rinuncia ad azioni congiunte.

Conclusioni

È peculiare che tale disegno di legge provenga dalla “patria” delle più grandi aziende Big Tech, monopoliste del mercato dei dati personali, come Google o Meta. La proposta, in effetti, sembra più che altro seguire le posizioni da tempo fatte proprie dall’Unione europea, a partire dalle normative in materia di data protection e responsabilizzazione delle piattaforme online. In tal senso, è recentissima l’approvazione, da parte del Parlamento europeo, del testo del Digital Services Act, che a sua volta estenderebbe il divieto di pubblicità targettizzata, garantirebbe maggiore libertà di espressione e pluralismo nei media e contribuirebbe a combattere le discriminazioni.

Tale fenomeno di convergenza rappresenta un importante passo verso nuovi modelli economici online, che favorirebbero un miglior coordinamento internazionale tra mercati e istituzioni. Sotto questa luce, il Banning Surveillance Advertising Act potrà rappresentare un incentivo nelle trattative UE-USA per la negoziazione di un nuovo accordo per il trasferimento transatlantico di dati personali che, con la caduta del Safe Harbor prima e del Privacy Shield poi, è attualmente consentito solo facendo ricorso alle Clausole Contrattuali Standard promulgate dalla Commissione europea.

In ogni caso, resta che l’adozione di leggi in grado di fermare la “sorveglianza pubblicitaria” assume portata epocale, poiché risponde a forti esigenze etiche e sociali. «È giunto il tempo per una legge. Un divieto di sorveglianza pubblicitaria inizierà a invertire il processo di crescita sfrenata di questo potere irresponsabile, affermando finalmente lo stato di diritto e la governance democratica sulle infrastrutture critiche della nostra società dell’informazione. Il Banning Surveillance Advertising Act intraprende questo progetto cruciale», ha sostenuto Shoshana Zuboff, professore emerito alla Harvard Business School e autore del celebre Il Capitalismo della Sorveglianza. «Grazie, Onorevole Eshoo e Senatore Booker per la vostra lungimiranza e il vostro coraggio. La vostra guida può spianare la strada a un futuro alternativo – lontano dalla distopia e verso una democrazia sana. Se non agiamo ora, un futuro democratico e digitale diventerà ancora più difficile da raggiungere. Non è troppo tardi, ma non c’è tempo da perdere».

Jacopo Purificati

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Privacy Daily 31 gennaio 2022


Germania: BSI annuncia un’iniziativa congiunta per l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nelle automobili
362005
L’Ufficio federale per la sicurezza dell’informazione (“BSI”) ha annunciato di aver avviato, insieme alla società tecnologica ZF Friedrichshafen AG, un progetto congiunto sui sistemi di intelligenza artificiale (“AI”) per le auto e sistemi di standardarizzazione internazionale per un uso responsabili dei dati e dei sistemi di sicurezza per l’automotive.

bsi.bund.de/DE/Service-Navi/Pr…


IAB Europe pubblica la nuova guida al targeting e alla misurazione CTV
362007
IAB Europe, la principale associazione di settore a livello europeo per l’ecosistema della pubblicità e del marketing digitale, ha pubblicato la sua ” Guida al targeting e alla misurazione CTV ” per fornire una panoramica delle capacità di targeting e misurazione attualmente disponibili in Europa. Questa guida fa seguito a Guide to Connected TV (CTV) di IAB Europe, Guide to the Programmatic CTV Opportunity in Europe e Guide to Brand Safety in CTV.

iabeurope.eu/all-news/iab-euro…


Privacy Across Borders lancia il nuovo sito web sui problemi relativi ai flussi transatlantici
362009
Privacy Across Borders ha lanciato un sito Web per esplorare soluzioni ai problemi relativi ai flussi di dati transatlantici. L’organizzazione ha anche pubblicato la “PAB Resource Guide” con le risorse relative al caso “Schrems II”. Il direttore del progetto senior Alex Joel ha affermato che l’obiettivo è “sviluppare approcci praticabili che mettano i flussi di dati digitali su basi sostenibili” a lungo termine bilanciando la privacy e le protezioni della sicurezza nazionale.

privacyacrossborders.org/2022/…


guidoscorza.it/privacy-daily-3…



GDPR BOOM!
L'integrazione dinamica dei servizi web USA in un sito web, come nel caso di Google Fonts, viola la protezione dei dati senza il consenso del visitatore e gli operatori del sito web sono debitori di omissioni e danni.
Questa la sentenza di un tribunale di Monaco di Baviera, sentenza del 20 gennaio 2022)

ra-plutte.de/lg-muenchen-dynam…

in reply to The Privacy Post

a questo proposito, vale la pena approfondire e collaborare a questo progetto

github.com/hermescenter/monito…

The Privacy Post reshared this.



La salute è un dato personale. Ma comunicare in un ambiente di lavoro che un dipendente è assente per malattia, senza rivelare di che malattia si tratti è illecito?
laleggepertutti.it/545625_dipe…


#investigation ha cercato di scoprire se i nostri telefoni leggono ciò che scriviamo ai nostri cari. È difficile avere una risposta chiara, ma una cosa è certa: che i nostri messaggi vengano letti o meno, le app di messaggistica che utilizziamo per contattare i nostri cari spesso sanno molto di noi.
rtbf.be/article/investigation-…

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Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
The Privacy Post
@emmezen hai ragione, ma di solito succede che le persone si lamentano quando su piattaforma Android devono pagare qualcosa di più per tutelare la propria privacy...


I telefoni cellulari sono diventati strumenti di comunicazione comuni e di base, ora utilizzati non solo per le telefonate, ma anche per accedere a Internet, inviare messaggi di testo e documentare il mondo. Sfortunatamente, i telefoni cellulari non sono stati progettati per la privacy e la sicurezza per impostazione predefinita

ssd.eff.org/en/playlist/privac…

informapirata ⁂ reshared this.



L'hardware wallet Trezor ha introdotto la firma AOPP la scorsa settimana, permettendo agli utenti di generare firme conformi allo standard AOPP utilizzato in alcune giurisdizioni. Il 28 gennaio, Trezor ha annunciato che rimuoverà tale protocollo nel prossimo aggiornamento della Trezor Suite "a seguito di un'attenta considerazione dei recenti feedback", facendo riferimento alle preoccupazioni di una potenziale perdita di privacy da parte degli utenti Reddit e Twitter.
it.cointelegraph.com/news/trez…

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L'Italia secondo un recente report di DLA Piper è al secondo posto per numero di violazioni della GDPR con 83 interventi dell’Autorità Garante (in testa c’è la Spagna con più di 250 sanzioni, segue la Romania con 57)

hdblog.it/amazon/articoli/n550…

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Lo sviluppo delle bioingegnerie ha aperto un dibattito globale. I pericoli per i diritti rendono necessaria un’alleanza su regole e leggi. Gli studi della Bicocca con l’apporto dei massimi esperti mondiali

corriere.it/buone-notizie/22_g…

Il Fenomeno reshared this.



it.sputniknews.com/20220130/di…


Pasquale Stanzione, presidente del Garante privacy in occasione della giornata europea della protezione dati personali: 'Il diritto ai dati personali è inscritto e saldamente radicato in una cornice europea'. All'evento hanno preso parte anche i componenti dell'Autorità Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia e Guido Scorza.

key4biz.it/stanzione-garante-p…



La privacy secondo te: la nuova rubrica di #cosedagarante insieme a Italian Tech


Tutte le domeniche, su Italian Tech, la parola alle persone, per capire, raccontare, discutere e far discutere di quanto la privacy è centrale nella nostra vita. Questa settimana Albano Carrisi che ringrazio per la disponibilità!

Per guardare il video clicca qui.


guidoscorza.it/la-privacy-seco…

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Pa e obbligo di pubblicazione: necessario comunque tutelare la privacy Nonostante gli obblighi in capo alla Pubblica Amministrazione va operata un’attenta selezione dei dati personali da riportare nei documenti pubblici
altalex.com/documents/news/202…


Sempre più numerosi sono i locali che somministrano cibi e bevande, giuridicamente qualificabili come luoghi privati aperti al pubblico, che installano sistemi di videosorveglianza al proprio interno o nelle aree esterne circostanti.
A tutela della riservatezza della clientela pare legittimo chiedersi nel rispetto di quali normative questi sistemi possono essere attivati e messi in esercizio.

virtuquotidiane.it/cronaca/vid…



WhatsApp, l'Ue chiede chiarezza su privacy e gestione dati Dopo le richieste della Commissione, il servizio di messaggistica avrà tempo fino alla fine di febbraio per rispondere
studiocataldi.it/amp/news.asp?…



Privacy: perché la Convenzione 108+ è cruciale per il libero flusso dei dati

agendadigitale.eu/sicurezza/pr…

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L'ossessione tedesca per Telegram e la censura

È qualche tempo che la Germania è particolarmente ossessionata con Telegram. La piattaforma non piace davvero allo Stato tedesco, tanto che a giugno dello scorso anno è stato avviato un procedimento giudiziario che potrebbe portare a una sanzione di 55 milioni di euro per violazione della normativa “anti hate speech”, conosciuta come NetzDG.

360296

Il motivo, come spiegato nell’estratto, è che Telegram avrebbe violato l’ordine di rimuovere contenuti ritenuti in violazione di legge come richiesto dai ministri di giustizia e dell’interno.

La NetzDG prevede l’obbligo, rivolto alle piattaforme social, di rimuovere contenuti illegali entro 24 ore dalla richiesta da parte dell’autorità. Secondo la Germania Telegram sarebbe popolato da pericolosi gruppi di dissidenti covid (attenzione, le parole sono importanti), estremisti di destra, spacciatori e truffatori e questo lo renderebbe il software più pericoloso al mondo.

È ancora dubbioso se la NetzDG si possa applicare o meno a Telegram, in quanto dovrebbe essere qualificato come piattaforma social, ma si sa che le leggi sono soltanto una linea guida per lo Stato, che alla fine finisce sempre per fare ciò che vuole.

360304

Ma che vuole la Germania?


La campagna contro Telegram sembra più una questione politica che giudiziaria. È sufficiente farsi un giro online e leggere le dichiarazioni degli ultimi 12 mesi per constatare che l’obiettivo non è ottenere al rispetto della legge (che a tutti gli effetti è folle, ma ci torno dopo), quanto invece demonizzare il più possibile Telegram.

La piattaforma negli ultimi due anni ha acquisito un numero incredibile di utenti in Europa, complice anche la gaffe di Whatsapp e la possibilità di creare gruppi e canali molto numerosi su Telegram. Aiuta anche il fatto che la sede sia a Dubai, e quindi fuori dal controllo politico diretto dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. E infatti tradizionalmente i fondatori di Telegram hanno poco interesse a rispettare i diktat occidentali.

Telegram è sostanzialmente un’isola di libertà d’espressione che dà molto fastidio ai politici di tutto il mondo. L’obiettivo è quindi di unire le forze con gli altri paesi membri europei e restringere il più possibile l’operatività di Telegram - fino anche ad arrivare a un ban totale. Questo almeno è quello che vorrebbe il Ministro Marco Buschmann.

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Telegram è solo un sintomo


La guerra contro Telegram è soltanto uno dei sintomi di una malattia molto grave che affligge l’Unione Europea ormai da anni ed è in fase terminale.

Tra i principali sintomi: grave rifiuto di ogni forma di crittografia, bramosia di controllo delle comunicazioni e delirio di onnipotenza che dà luogo a censura incontenibile. Prognosi: morte di privacy e libertà - che a ben vedere sono sinonimi, ma questa è un’altra storia.

Questa patologia non colpisce solo l’UE, ma anzi è estremamente contagiosa, come mostrano alcune dichiarazioni recenti:

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Tra le principali conseguenze di questa patologia ci sono due filoni politico-normativi che viaggiano in parallelo (pur con i dovuti intrecci) e che bisogna seguire con molta attenzione.

Guerra alla crittografia


Un primo filone è quello della guerra politica alla crittografia, ne ho parlato spesso. È una guerra subdola che usa facili pretesti come la pedopornografia e la criminalità per avanzare e conquistare consenso tra le persone.

Dal punto di vista politico sono ormai infinite le dimostrazioni della volontà - ormai globale - di limitare il più possibile ogni forma di crittografia forte; quella crittografia cioè che non può essere bypassata da un attaccante, come lo Stato.

Le leggi contro la crittografia forte si stanno moltiplicando in tutto il mondo a una velocità pazzesca, soprattutto in quegli Stati che aderiscono in prima linea alla Five-Eyes Alliance (un accordo di intelligence globale promosso dagli Stati Uniti), come l’Australia.

In UE ancora non siamo a questo livello, ma ci stiamo girando attorno come da diverso tempo. L’ultimo tentativo “indiretto” di demolire la crittografia è il regolamento Chatcontrol, di cui ho parlato estensivamente nei mesi scorsi e di cui parlerò di nuovo prossimamente, perché a marzo 2022 inizieranno i lavori per il Chatcontrol 2.0.

In questo filone si aggancia poi indirettamente anche la guerra alle cryptovalute e soprattutto a Bitcoin, anche se le argomentazioni sono spesso molto più ampie e subdole.

Controllo e censura


Un secondo filone è quello del controllo e della censura di Internet e delle piattaforme per la comunicazione. Attenzione perché questo filone si intreccia con il primo, ma si estende ben oltre la semplice ma pericolosa guerra alla crittografia. Lo scopo di questo filone politico-normativo è acquisire il controllo totale di ciò che accade nel mondo digitale. Gli effetti sono quelli che vediamo ogni giorno: manipolazione delle informazioni, censura di determinati canali o di determinate idee.

Ma non solo. Le recenti proposte normative europee (regolamenti, quindi applicabili in ogni paese membro) vanno nettamente nella direzione già presa dalla Germania nel 2018 con la NetzDG: rimozione immediata di contenuti online e responsabilità (con alcune eccezioni) dei provider di servizi.

L’esempio più eclatante è forse il TERREG - regolamento europeo per la lotta al terrorismo online. Questo regolamento, efficace da giugno 2022, prevede l’obbligo di rimozione entro 1 ora di qualsiasi contenuto “illegale” segnalato dalle autorità - con portata transnazionale.

Come fa una piattaforma come Twitter, ad esempio, a rimuovere un contenuto segnalato dall’autorità entro 1 ora? Semplice: tramite algoritmi automatizzati e con nessuna reale garanzia per la libertà d’espressione di chi si vede censurato.

La portata transnazionale di questo potere di censura è la ciliegina sulla torta. Le autorità tedesche potrebbero ad esempio ordinare la rimozione di un messaggio scritto da un cittadino italiano.

Inquietante, considerando che la definizione di ciò che è considerabile “contenuto terroristico” è strettamente politica, e che ogni Stato ha la sua interpretazione. Il TERREG offre una definizione, che ricorda molto una supercazzola:

'terrorist content' means one or more of the following information:

(a)inciting or advocating, including by glorifying, the commission of terrorist offences, thereby causing a danger that such acts be committed;

(b)encouraging the contribution to terrorist offences;

(c)promoting the activities of a terrorist group, in particular by encouraging the participation in or support to a terrorist group within the meaning of Article 2(3) of Directive (EU) 2017/541;

(d)instructing on methods or techniques for the purpose of committing terrorist offences.


In pratica, anche le discussioni di chi protesta contro le restrizioni Covid potrebbero essere facilmente flaggate e perseguite come “contenuto terroristico”.

360302

L’effetto del TERREG sarà quindi quello di dare poteri di censura praticamente illimitati alle autorità degli stati membri, che non vedono l’ora di usarli. Sarà molto difficile mettersi al riparo da questi sistemi di sorveglianza e censura (che saranno spesso automatizzati) sulle piattaforme centralizzate tradizionali.

Per questo motivo è fondamentale fin da ora prendere consapevolezza del problema e orientarsi verso piattaforme decentralizzate e non censurabili.

Non arriverà nessuno a salvarci.

“We cannot expect governments, corporations, or other large, faceless organizations to grant us privacy out of their beneficence. [...] We must defend our own privacy if we expect to have any. We must come together and create systems which allow anonymous transactions to take place.

- Eric Hughes, estratto del Cypherpunk Manifesto, 1993

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(Chiudiamo con la mia fantastica tshirt, ringraziando Hughes e tutti i Cypherpunk vecchi e nuovi).

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Grazie per aver letto Privacy Chronicles. Se ti piace perché non ti iscrivi?


privacychronicles.substack.com…

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Una mappa delle telecamere cinesi in uffici e luoghi pubblici d'Italia Sono almeno 2.430 gli impianti di sorveglianza targati Hikvision e Dahua acquistati dalle pubbliche amministrazioni. Dai piccoli Comuni fino a Palazzo Chigi.

Wired li ha censiti, mentre si prepara il nuovo bando pubblico per la videosorveglianza che dovrà sciogliere i nodi sulla tecnologia del Dragone

wired.it/article/telecamere-ci…





Il realismo capitalista e la costruzione dell'uomo economico


«Tutta una serie di misure e politiche neoliberali, come ad esempio la liberalizzazione dei servizi, la precarizzazione del mondo del lavoro, la programmazione per obiettivi nella Pubblica Amministrazione, l’aziendalizzazione della sanità e della scuola, sono funzionali proprio a creare situazioni di scarsità e di libera concorrenza che costringono i soggetti a pensare ed agire in termini calcolanti e competitivi, pena la sconfitta nella competizione, la disoccupazione e quindi il fallimento esistenziale.
Le generazioni più giovani, oggi, sono nate e cresciute nella società di mercato, e ne hanno introiettato pienamente i meccanismi essendosi formati entro i suoi meccanismi disciplinari: l’esempio più lampante sono i social network, Instagram su tutti, in cui la competizione sui like e la ricerca di successo e celebrità sulla base del meccanismo di influencing costruiscono quotidianamente tanti piccoli “imprenditori di se stessi”.
Come diceva Margareth Thatcher, “l’economia è il mezzo, ma l’obiettivo sono le anime”.»

lacittadifedora.it/il-realismo…



AGGIORNAMENTO COVID 19 DEL 28 GENNAIOLa Asl Roma 5 ha comunicato che da sabato 22 ad oggi venerdì 28  gennaio ci sono stati 1833 nuovi casi positivi al Covid 19 a Guidonia  Montecelio.


Certo che l’elezione del Presidente della Repubblica è un passaggio molto importante, ma no, non può assorbire tutto, quasi cancellare il resto e con quello la realtà.


Bentornati alla #FLEalMassimo qualche giorno fa ricorreva l’anniversario del giorno nel quale le truppe dell’armata rossa nel 1945 liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.


Sembra che Dante sia sbarcato fra i grandi elettori, fin qui piuttosto piccini. Difficile che ci abbiano pensato, ma a scorrere la storia delle precedenti elezioni presidenziali si coglie meglio il significato della condotta vista nel corso delle pri…


“Interessati, ma poco consapevoli. I giovani chiedono alla scuola di parlare di privacy” - I risultati del sondaggio commissionato dal Garante per la Giornata Europea della protezione dei dati personali

http://documents/10160/0/Survey+su+privacy+online+-+Giornata+europea+della+protezioen+dei+dati+personali+2022.pdf/4fa353a9-f26a-45a5-afce-e07de5f54622?version=1.2&download=true



youtube.com/embed/RiSvGx5iIEE

L’elezione del Presidente della Repubblica ha le sue regole, ha le sue anche liturgie, ricorrenti nel tempo, ma le difficoltà delle forze politiche sono sono emerse subito, fin dall’inizio.

Il risultato è evidente: esiste una maggioranza di governo, quindi un numero di parlamentari e di forze politiche che sono colleghi e alleati nel medesimo governo, i cui rappresentanti siedono nel medesimo Consiglio dei Ministri, che con quei numeri e con quella maggioranza avrebbero potuto – secondo me, dovuto – eleggere il Presidente della Repubblica al primo scrutinio.

Non è andata così, però non c’è neanche da fare moralismi sul fatto che ci sono stati dei nomi e ci sono state delle divisioni.

Io, però, vorrei richiamare l’attenzione su una cosa apparentemente laterale, ma, in realtà, molto rilevante, secondo me, perché dice molto anche del futuro.

Nel corso della discussione, tra i nomi emersi e rimbalzati continuamente sui giornali, c’erano da una parte quello del Presidente del Consiglio, il Professor Mario Draghi, e quello della Dottoressa Belloni, il Capo dei Servizi di Informazione – una volta detti servizi segreti – quindi il servizio di intelligence.

Su Draghi al Quirinale si è detto che poteva essere pericoloso, perché c’è il PNRR, ci sono gli impegni presi con l’Europa: è una considerazione fondatissima, che condivido.

Poi c’è chi dice che Draghi è una persona di spessore e di tale importanza per l’Italia, che, se fosse al Quirinale, saremmo sicuri che ci rimarrebbe per 7 anni. É vero che il Quirinale ha funzioni diverse rispetto al governo, però, con una permanenza di 7 anni, può esercitare la sua garanzia: discussione totalmente legittima.

Dunque, si è detto che se Draghi andasse al Quirinale, a Palazzo Chigi potrebbe andare la Dottoressa Belloni. Se, invece, Draghi restasse a Presidente del Consiglio, allora perché non eleggere la Belloni Presidente della Repubblica? Si tratterebbe anche di una donna.

Ora, non è minimamente in discussione la qualità delle persone, perché si tratta di due nomi di altissimo livello, tra i migliori che abbiamo in Italia: dunque, non è minimamente in discussione questo.

Il tema è: in quale Paese il Capo dei Servizi di Sicurezza diventa Capo del Governo o Presidente della Repubblica? In guerra, forse, anzi neanche.

Ci sono Paesi molto esposti sul lato della sicurezza, che si guardano bene dal fare una scelta simile. Ad esempio, Israele tiene separate le cose ed il perché è evidente: il mestiere delle informazioni e non è esattamente lo stesso mestiere dell’ esporsi al consenso popolare.

Questo mi pare assolutamente giusto e corretto.

Come si può pensare che la stragrande maggioranza dei parlamentari, quindi delle forze politiche e, quindi, in qualche modo, degli elettori che li hanno votati – perché, ricordiamolo, sono comunque tutti figli delle elezioni politiche del 2018 – dica: “noi vogliamo restare maggioranza, perché gli obiettivi che abbiamo raggiunto devono essere difesi nell’interesse generale, però ad una condizione: non sia mai uno di noi a fare una scelta, che non sia mai uno di noi a prendere la guida”.

In questa ottica, deve esserci sempre qualcuno che viene da fuori.

Dunque, prima di arrivare a considerare inutile il voto – che in democrazia sarebbe una disastro e non deve succedere mai – si arriverà alla conclusione di avere votato degli inutili.

Infatti, le forze politiche, pur sapendo di dover andare d’accordo, pur sapendo di dover rimanere in coalizione, non sono in grado di individuare una persona condivisa.

Tutti malfidati? Tra le vostre fila non c’è nessuno che possa essere considerato dagli altri, cioè anche da quelli che saranno avversari al momento della campagna elettorale, apprezzabile dal punto di vista istituzionale o delle capacità di governo?

Ripeto ho nominato due persone che il cielo ce l’hai conservi, ma, forse, da questo tipo di politica, che il cielo ce ne liberi.

L'articolo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.

https://www.fondazioneluigieinaudi.it/meglio-liberarsene/



Giornata europea della privacy: quest’anno dedichiamola ai più giovani Intervento di Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali (Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2022) Ogni anno, il 28 gennaio, si celebra la giornata eur...

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Members of the European Parliament warn against Commission’s chat control mass surveillance plans


On the occasion of tomorrow’s European Data Protection Day, EU lawmakers are addressing the European Commission in a cross-party letter: They warn that the draft legislation announced by the Commission for March 2022 on indiscriminate message and chat control on all mobile phones would result in mass surveillance of the private communications of all EU citizens. Moreover, the legislation threatens secure encryption and IT security in general.

Similar to Apple’s highly controversial „SpyPhone“ plans, the EU Commission plans to „protect children“ by requiring providers of digital communication services to bulk intercept, monitor, and scan the contents of all citizens’ communications.

A draft legislation is to be presented on 2 March. Communications that have so far been securely end-to-end encrypted would need to be screened on all mobile phones and, in case of suspicion, automatically redirected and reported to the police. „Indiscriminately and generally monitoring everybody’s online activities ‚just in case‘ causes devastating collateral damage,” MEPs appeal to the responsible EU Commissioners Margrethe Vestager, Margaritis Schinas, Věra Jourová, Thierry Breton, Didier Reynders and Ylva Johansson. The proposed surveillance requirement “fails to respect the essence of the fundamental right to confidential communications (Article 7 of the Charter), and is therefore neither necessary nor proportionate “, the letter continues.

„It has a chilling effect on the exercise of fundamental rights online, including of children and victims, minorities, LGBTQI people, political dissidents, journalists etc. It sets a precedent for expanding it to other purposes in Europe as well. The outsourcing of law enforcement activities (crime detection) to private corporations and their machines removes the protection afforded by the independence and qualification of public investigators, as well as the institutional oversight over their activities.“

MEPs express concern about recent media reports that investigators shut down child sexual abuse platforms such as “Boystown” but failed to report the linked content for removal. This means that thousands of gigabytes of illegal images remain accessible.

„Investigators argue that they lack capacities to report material they are aware of. Adding thousands and thousands of mostly false reports of alleged circulation of well-known material via major communications services to their burden would fail victims whose safety depends on focusing all resources on preventing abuse and the production of abuse imagery in the first place,“ underline the MEPs.

MEP and civil liberties defender Patrick Breyer (German Pirate Party) comments:

“This EU Big Brother attack on our mobile phones by error-prone denunciation machines searching our entire private communications threatens to lead to a Chinese-style surveillance state. Will the next step will be for the post office to open and scan all letters? Indiscriminately searching all correspondence violated fundamental rights and is the wrong approach to protecting children. It actually puts their private pictures at risk of falling into the wrong hands and criminalises children in many cases. Flooding overburdened law enforcement officers, who don’t even have time to sift through already known child pornography, with mostly false machine-generated reports is irresponsible with regard to the victims of ongoing abuse.”

Marcel Kolaja Member and Quaestor of the European Parliament (Czech Pirate Party) adds:

“Monitoring across large platforms will only lead to criminals moving to platforms where chat control will be technically impossible. As a result, innocent people will be snooped on a daily basis while tracking down criminals will fail. Moreover, it will discourage victims from seeking help digitally. Not to mention that e.g. witnesses or harassment victims, whose lives may be in danger, are highly dependent on confidentiality of their communications. Therefore, chat control would only cause widespread uncertainty and distrust. Rather than mass surveillance of digital correspondence, the Commission should focus on assistance to victims, prevention of child sexual abuse, and coordination of targeted investigations.”

Background:

Apple’s plans, announced in August, to search personal photos for suspicious content prompted a public outcry. More than 90 organizations called on the company to scrap the plans. Apple eventually put its plans on hold.

MEPs warn that the Commission’s plans would trigger a similar storm of protest. Providers would need to implement a backdoor in their software („client-side scanning“) to enable such monitoring. Implementing a routine for automatically reporting suspected communications content in case of a match would break safe end-to-end encryption altogether and eliminate the security and trust that comes with it. Individuals, businesses and government rely on end-to-end encryption to safeguard their personal, commercial and state secrets.


patrick-breyer.de/en/members-o…

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Telemarketing e Registro delle opposizioni: il Garante Privacy emette parere favorevole sullo Schema di decreto del Presidente della Repubblica.


Lo scorso 13 gennaio, il Garante Privacy ha emesso parere favorevole circa lo “Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante sostituzione del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, in materia di istituzione e funzionamento del registro pubblico dei contraenti che si oppongono all’utilizzo dei propri dati personali e del proprio numero telefonico per vendite o promozioni commerciali”. La bozza dell’atto legislativo ha recepito le osservazioni sollevate dall’Authority e la normativa nazionale ha colmato le lacune di disciplina che frenavano l’esito positivo della consultazione avviata.

Con provvedimento n. 3 del 13 gennaio 2022 il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha emesso parere favorevole al nuovo “Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante sostituzione del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, in materia di istituzione e funzionamento del registro pubblico dei contraenti che si oppongono all’utilizzo dei propri dati personali e del proprio numero telefonico per vendite o promozioni commerciali”.

Lo Schema di decreto in esame deve sostituire il regolamento di cui al d.P.R. 7 settembre 2010, n. 178 e s.m.i., intervenendo sulla disciplina del Registro Pubblico delle Opposizioni (RPO) al fine di estenderne l’operatività alle numerazioni telefoniche nazionali, sia fisse che mobili, non incluse in elenchi dei contraenti.

Trattandosi di un atto legislativo relativo al trattamento dei dati, il Ministero dello sviluppo economico attivava la procedura di cui all’art. 36, par. 4, GDPR, chiedendo un consulto all’Authority circa la conformità dello Schema di decreto alle disposizioni della normativa in materia di trattamento dei dati personali.

Nel parere il Garante ripercorre le tappe che hanno segnato la fase di interlocuzione con il Mise ed evidenzia gli obiettivi raggiunti nell’ambito della consultazione, come l’accoglimento delle osservazioni espresse dal Garante con due precedenti pareri.

Rileva, poi, che le perplessità sollevate con l’ultima nota del 24 giugno 2021 sono state superate dall’emanazione del D.L. n. 139 dell’8 ottobre 2021, il quale ha provveduto ad estendere l’efficacia revocatoria del consenso derivante dall’inscrizione al registro anche alle chiamate eseguite con modalità automatizzate.

In ragione della complessiva ragionevolezza delle soluzioni proposte a seguito della novella legislativa, dunque, il Garante ha ritenuto non residuassero rilievi ulteriori da esprimere e ha emesso parere favorevole all’adozione dello Schema di decreto.

Grazie alle modifiche operate, i consumatori potranno opporsi alla ricezione sia delle chiamate indesiderate eseguite tramite operatore, che di quelle effettuate con l’uso di sistemi automatizzati, modalità di contatto che sino ad ora era sfuggita alle limitazioni sancite dalla disciplina previgente.

L’iscrizione al RPO comporterà poi, tra le altre cose, la revoca dei precedenti consensi espressi dai consumatori, così da evitare il perdurare di eventuali abusi.

Il 21 gennaio u.s. il Consiglio dei Ministri si è riunito a Palazzo Chigi per discutere, tra le altre cose, lo Schema di d.P.R., approvandolo in esame definitivo.

Brevemente, si rammentano le novità più rilevanti che comporterà l’adozione del decreto:

  • sarà regolamentato il trattamento delle numerazioni telefoniche mediante l’impiego del telefono e l’invio di posta cartacea per la diffusione di materiale pubblicitario o la vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.;
  • la disciplina del RPO verrà estesa a tutte le numerazioni nazionali fisse e mobili, comprendendo anche quelle non riportate negli elenchi telefonici, cartacei o elettronici, attualmente escluse;
  • verrà estesa anche alle comunicazioni via posta cartacea la possibilità per gli utenti di indicare i soggetti nei confronti dei quali intendono revocare l’opposizione al trattamento dei dati personali.

Maria Vittoria Aprigliano

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