Per l’Ucraina immediatamente lo status di Paese candidato all’Unione Europea
La Fondazione Einaudi propone che all'Ucraina venga concesso immediatamente lo status di Paese candidato all'Unione Europea.
#ilcafFLEespresso – Giovanni Guzzetta - Fondazione Luigi Einaudi
Il #cafFLEespresso ospita Giovanni Guzzetta con cui parliamo di referendum, legge elettorale e riforme strutturali della Costituzione.Fondazione Luigi Einaudi (Fondazione Luigi Einaudi Onlus)
Privacy Daily – 25 febbraio 2022
ICO: guida sulla video sorveglianza
L’Ufficio del Commissario per le informazioni del Regno Unito ha pubblicato linee guida sull’uso dei sistemi di videosorveglianza per raccogliere ed elaborare dati personali. Le raccomandazioni si concentrano sulle migliori pratiche per le attività relative ai dati relative a “capacità emergenti che possono aiutare il processo decisionale umano, come l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale e degli algoritmi di apprendimento automatico”. L’ICO esorta specificamente le forze dell’ordine a prendere in considerazione le linee guida se i loro usi di videosorveglianza rientrano nell’ambito del regolamento generale sulla protezione dei dati del Regno Unito.
ico.org.uk/for-organisations/g…
La Norvegia non può fermare il trasferimento dei dati di Telenor ai governanti-ministri del Myanmar
Il ministro dell’industria norvegese ha affermato che il governo non sarebbe in grado di fermare un trasferimento di metadati di proprietà statale di Telenor che appartengono a 18 milioni di clienti del Myanmar, riferisce Reuters. In risposta a un colpo di stato militare in Myanmar l’anno scorso, Telenor ha deciso di vendere a un provider di telefonia mobile locale tra le “continue pressioni” della giunta per attivare la tecnologia di sorveglianza di intercettazione. I gruppi per i diritti umani hanno chiesto a Telenor di interrompere la vendita o eliminare i dati, ma la società ha affermato che ciò metterebbe in pericolo i dipendenti che lavorano all’interno del Myanmar.
reuters.com/business/media-tel…
EDPB: la risposta sul protocollo della convenzione sulla criminalità informatica sui trasferimenti di dati
In una risposta alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo, il Comitato europeo per la protezione dei dati ha affermato che la protezione dei dati personali trasferiti a paesi terzi risultanti dal secondo protocollo aggiuntivo alla Convenzione sulla criminalità informatica “deve essere essenzialmente equivalente al livello dell’UE di protezione.” L’EDPB ha inoltre adottato una versione finale delle Linee guida sui codici di condotta come strumento per i trasferimenti e una lettera sulla responsabilità dell’IA, accogliendo con favore i piani per adattare le regole all’intelligenza artificiale.
edpb.europa.eu/news/news/2022/…
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Il prof. Giovanni Maria Riccio è stato nominato tra i Top IP Managing Partners nell’ambito dell’IPR Gorilla
IPR Gorilla
Il prof. Giovanni Maria Riccio, socio dello studio, è stato nominato tra i Top IP Managing Partners nell’ambito dell’IPR Gorilla, un simposio internazionale che raccoglie gli esperti di proprietà intellettuale e di nuove tecnologie.
L'articolo Il prof. Giovanni Maria Riccio è stato nominato tra i Top IP Managing Partners nell’ambito dell’IPR Gorilla proviene da E-Lex.
giropay knows what you bought last summer
giropay sa cosa hai comprato l'estate scorsa Il servizio di pagamento tedesco non elabora solo i dati di pagamento, ma anche ogni articolo del vostro carrello. Poi danno la colpa di eventuali trasferimenti di dati illegali ai gestori dei negozi.
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comune-info.net/un-terribile-a…
#Ucrainarussia
Un terribile amore per la guerra - Comune-info
La guerra non è un evento, è un sistema. E struttura l'esistenza degli Stati. Articolo di Enrico EuliJLC (Comune-info)
Di @TommasoMeo@twitter.com su @wireditalia@twitter.com
Twitter ho sospeso molti account di diversi ricercatori di open source intelligence che pubblicavano notizie dal fronte, con immagini e video degli spostamenti dei carri armati ed elicotteri russi. Twitter si scusa affermando che è stato un errore e sta provvedendo a rimediare. La solita storia e le solite scuse dei social centralizzati. Il rimedio definitivo è usare il Fediverso.
wired.it/article/ucraina-russi…
Segnalato da mastodon.uno/@rik/107852942640…
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Ucraina: anche il Medio Oriente è sul filo del rasoio Il problema per l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti è che gli sviluppi in Ucraina potenzialmente aprano un vaso di Pandora in cui, per le grandi potenze, ‘o sei con noi o contro di noi’
James M. Dorsey / The Turbulent World of Middle East Soccer (L'Indro)
Luigi Marattin: con gli interventi dello scrorso anno stanziati già diciotto miliardi contro il caro bollette
A che punto siamo con la riforma del fisco? E’ una delle riforme obbligatorie per avere i fondi del PNRR?
Non è una delle riforme abilitanti del PNRR ma una riforma di accompagnamento. Ma al di là di questo, è una riforma che ci chiede l’economia italiana da tempo. L’ultima vera riforma del fisco fu fatta cinquant’anni fa, approvata dal Consiglio dei Ministri nel 1969, dal Parlamento nel 1971, entrata in vigore nel 1974. Quindi il fisco italiano, nelle sue caratteristiche principali, fu pensato prima dello sbarco dell’uomo sulla luna. In tutta evidenza, per la sua pesantezza, per la sua complessità, per il suo premere in modo eccessivo sui fattori produttivi è un fisco che riflette il secolo scorso. Non v’è dubbio che vada cambiato.
Cosa è stato fatto finora?
In legge di bilancio abbiamo approvato uno stanziamento di otto miliardi per ridurre le tasse, sette per la riforma dell’Irpef, uno per avviare l’abolizione dell’Irap. Nella delega fiscale sono previsti altri interventi come il completamento della riforma dell’Irpef modificandolo a tre aliquote, l’abolizione dell’Irap anche per le società di persone e le società di capitali, la codificazione delle norme tributarie in codici chiari, la riforma delle spese fiscali, la riforma del meccanismo con cui gli autonomi versano le imposte, e molto altro. Devo dire la verità, ora è tutto in stand-by perché oltre a questo vi è anche una ricognizione senza nessun effetto fiscale del valore di mercato degli immobili. Qui si prevede semplicemente di inserire accanto alla rendita catastale anche una colonna col valore di mercato per fornire a chi vorrà un’analisi sugli eventuali impatti redistributivi causati dall’attuale riforma.
Questo non piace a molti.
Le forze politiche non vogliono nemmeno avere tale fotografia, preferiscono forse non avere dati a disposizione. Io auspico che tutto ciò possa essere superato nel breve termine poiché non credo che la riforma di Irpef, Ires e le altre misure prima citate possano essere messe a repentaglio da una semplice fotografia statistica. Sarebbe una bizzarra battaglia ideologica. In Italia, è complesso anche solo citare il tema “casa”. Ma io non sono un fan di questo modo di fare politica.
Un altro argomento tabù sono i cosiddetti bonus…
Sul cosiddetto bonus 110 aspetto di vedere i dati finali: voglio vedere quanto alla fine sarà costato (moltissimo) e vedere anche l’effetto che avrà sull’economia italiana. È chiaro che costituisca una iniezione di adrenalina temporanea. Il fatto che lo Stato paghi interamente lavori di ristrutturazione, indipendentemente dal reddito del proprietario, è un qualcosa su cui si può discutere, anche per l’effetto che ha sui prezzi dei materiali edilizi.
Draghi però senza nascondersi ha criticato il bonus edilizio, creato dal vecchio governo.
Il Presidente Draghi si riferiva alla cedibilità illimitata dei crediti d’imposta di bonus edilizi, compresi quelli che abbiamo da vent’anni. Il punto è che un partito politico della scorsa legislatura, i 5 Stelle, ha insistito affinché questi bonus edilizi potessero circolare liberamente. Faccio un esempio: io faccio un lavoro a casa, lei impresa me lo fa, ho diritto ad uno sconto fiscale ma con questo sconto fiscale comincio a farci altre cose. Ecco, è chiaro che un meccanismo del genere dà ampio spazio a grossi raggiri, per l’esattezza più di quattro miliardi di truffe (di cui circa la metà sul bonus facciate).
Ma questi bonus creano tutti debito cattivo oppure c’è un modo per crearli utilizzando debito buono?
Noi abbiamo un linguaggio della politica un po’ strano. La parola bonus è diventata negativa a priori. Ogni tipo di incentivo mirato c’è il rischio che venga etichettato subito come bonus e quindi considerato in modo negativo. Bisogna valutare se è un intervento a carattere strutturale o temporaneo, se è un intervento che alza o no la produttività, se è un favore a qualcuno o no. La misura che detassa il salario di produttività, secondo l’attuale tassonomia è un bonus ma la considero una misura nel merito corretta. Occhio quindi a ragionare come dei tifosi in un derby.
Quella sul reddito di cittadinanza è una discussione da derby?
Anche questo è diventato un derby tra tifosi. Se dici una parola contro il reddito di cittadinanza vieni etichettato contro i 5 Stelle e Conte, se invece sei a favore di quella proposta devi difenderlo a spada tratta. Noi di Italia Viva abbiamo sempre detto la stessa cosa: il reddito di cittadinanza è uno strumento che ha voluto fare troppe cose contemporaneamente. Voleva trovare lavoro ai disoccupati e i dati ci dicono che solo il 3,8% di coloro che beneficiano del reddito di cittadinanza ha trovato lavoro a tempo indeterminato. Possiamo definirla una missione fallita.
Come anche l’esperimento dei navigator.
Certo, tutto fallito. E questo è un dato di fatto. Il reddito di cittadinanza doveva supportare la povertà ma in realtà, da quando si è introdotto, la povertà è aumentata. Sicuramente bisogna tenere in considerazione altri fattori come la pandemia ma, ad ogni modo, anche prima del Covid-19 l’effetto netto sul tasso di incidenza della povertà è migliorato pochissimo, e probabilmente grazie alla crescita economica e non al reddito di cittadinanza.
Come strumento di sostegno alla povertà, quali altri difetti presenta?
Per esempio, penalizza le famiglie numerose. Oppure, non considera minimamente che la povertà sia un concetto multidimensionale, non soltanto economico. La povertà è anche educativa, energetica, sanitaria. Per agire su queste dimensioni vengono coinvolti i comuni dove i sindaci hanno spesso un rapporto personale con i cittadini e conoscono i poveri, le cause della loro marginalità, sanno come agire. Qui invece abbiamo un sistema diverso, c’è un sistema di controlli che ha fallito, abbiamo scandali e abusi di tutti i tipi.
Mi risponda da un punto di vista istituzionale. È da abolire o da modificare?
Nessuno nasconde che vi sia bisogno di uno strumento di contrasto alla povertà. Se si vuole si può tenere il nome di reddito di cittadinanza ma lo strumento va totalmente riformato e diversificato. Non può essere di ugual ammontare in tutto il Paese quando in Italia vi sono luoghi dove il costo della vita è completamente diverso. Se si vuole tutelare il potere d’acquisto reale bisogna tener conto anche di queste differenze.
Con Renzi al Governo avevate messo in campo il reddito d’inclusione.
Si. Poi, nel 2016, volevamo introdurre anche l’assegno di ricollocazione, uno strumento che ribaltava il concetto di formazione professionale mettendo al centro il disoccupato e non il centro di occupazione. Il meccanismo funzionava così: lo Stato mi dà un assegno che io spendo in un centro di formazione professionale di mia scelta e questo centro lo incassa solo se mi riqualifica, ovvero soltanto se mi fornisce le skills necessarie per rientrare nel mercato del lavoro. Questo sistema fu sperimentato solo in Lazio e in Lombardia, senza l’entusiasmo delle regioni.
Perché?
Se vogliamo far davvero le politiche attive del lavoro quella competenza deve tornare allo Stato: le competenze per uniformare e migliorare l’intera economia italiana è bene che tornino a livello nazionale. Non perché lo Stato sia meglio delle regioni ma perché è necessaria una riforma di sistema.
Parliamo del reddito minimo, chiamato anche reddito di dignità. In molti paesi europei è una strada che si considera da tempo. Qual è il suo pensiero?
Io sono convinto che nei settori in cui esiste la contrattazione collettiva non ci sia bisogno di un salario minimo imposto per legge: da un lato potrebbe essere peggiorativo, dall’altro non sarebbe nell’interesse della contrattazione tra le parti sociali che, da liberale, ritengo sovrana. Ci sono alcuni settori in cui la contrattazione tra le parti già fissa un livello monetario più alto di quello che si discute.
E nei settori in cui non vi è la contrattazione collettiva?
In questi settori – e non sono pochi, diciamolo – si può discutere di un livello minimo sotto il quale non scendere. Volendo aprire questo vaso di pandora, mi interesserebbe di più fare una legge sulla rappresentanza sindacale così che non vi siano più contratti pirata o cose simili. Quando entriamo in questo campo ci sono altre misure più urgenti da emanare, fermo restando che sono a favore del salario minimo in posti non coperti da contrattazione collettiva.
Cambiamo argomento. Un tema che riguarda famiglie, imprese, governo è il caro bollette. Sono stati stanziati quasi otto miliardi dal governo. È sufficiente come primo intervento? Ne serviranno altri?
Sommando gli interventi dell’anno precedente si noterà che il governo ha stanziato circa diciotto miliardi contro il caro bollette. E sono tanti. Il problema è che il conto bolletta è aumentato di circa novantatré miliardi, e diciotto su novantatre sembra poco. Non possiamo pensare di scaricare tutto l’importo del caro bollette sulle finanze pubbliche perché in questo paese ogni volta che paga lo Stato si pensa che sia gratis: in realtà è pagata dalle tasse dei cittadini, attuali o futuri in caso sia debito.
La politica energetica italiana non ha agevolato l’indipendenza energetica del Paese.
Trentaquattro anni fa abbiamo deciso che in questo paese non si poteva più nominare la parola “nucleare”. Né con le vecchie centrali, né con la nuova ricerca. Non se ne può parlare. E vabbè. Carbone e petrolio sono due risorse che hanno un impatto dannosissimo sull’ambiente e non se ne può discutere. I rigassificatori pure non si possono fare. Soffriamo la dipendenza con il gas russo anche per questo, perché il gas naturale liquefatto non lo possiamo trasformare. Per costruire il TAP nel Salento è stata una battaglia, soltanto ora si è scoperto che il gasdotto va benissimo.
Il gas nell’Adriatico?
La Croazia lo estrae, noi no. Abbiamo avuto il Comitato No Trivelle.
Quindi, come troviamo l’energia che ci serve?
La compriamo dall’estero, per forza. Questa situazione è frutto di trent’anni di populismo energetico, che è nato forse anche prima del populismo sociale, economico, politico. Quindi, forse, onde evitare di trovarci ancora in questo stato tra vent’anni, trent’anni, dovremmo invertire la rotta e riconsiderare tutto il nostro portfolio energetico. Non guardiamo alla bolletta da pagare domani mattina, pensiamo più a lungo termine.
Condivide la politica di Christine Lagarde di tenere ancora bassi i tassi e non alzarli come invece è accaduto in America?
E’ la domanda macroeconomica del momento. Nessuno sa se questa fiammata inflazionistica sarà temporanea o strutturale anche perché essendo in gran parte derivante dalla fiammata dei prezzi dell’energia, non sapendo nemmeno se questa fiammata energetica è o no strutturale, non possiamo sapere se lo sarà anche l’inflazione. In economia c’è abbastanza consenso sul fatto che finché non si vede una pressione sui salari si può stare relativamente tranquilli. La BCE si è limitata a dire che finora i round di contrattazione salariale sembrano in linea con la produttività: se vuoi avere i salari più alti devi avere la produttività più alta. I salari nel nostro paese sono bassi anche perché i dati sulla produttività del lavoro sono stagnanti da almeno trent’anni.
Se però vi sarà qualche segnale di inflazione, potremmo assistere ad un aumento dei tassi, che tra l’altro sul mercato già stanno salendo.
Il rendimento sui BTP decennali italiani ha sfondato il 2% per la prima volta dopo due anni. Per fortuna la durata media del nostro debito è alta (intorno agli otto anni) il che vuol dire che quando hai un balzo dei tassi questo balzo si trasmette molto lentamente al deficit, cioè al costo medio del debito. Questo grazie a scelte sagge di allungare la durata del debito pubblico. Ciononostante, un aumento dei tassi, se prolungato, può avere conseguenze gravi sulla finanza pubblica. Tutto va visto con molta attenzione, molto merito, poco populismo e poca demagogia.
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Covid e tisana
Malgrado vaccino, precauzioni, mascherina, Luigi l’ha preso. Dal collega, o forse dal barbiere, o in libreria o…sfidando le intemperie durante una passeggiata, o semplicemente in casa, fra giornali, musica, computer e finanche qualche lavoretto. Dimostrazione lampante che è difficile sfuggire al destino o all’epidemia, che non esistono percorsi infallibili, semmai meno pericolosi. Ha comunque un suo fascino sentire che quando i media annunciano 50.534. contagiati, quel 4 è proprio lui che per un pelo ha occupato l’ultimo numero disponibile.
Che figata! dice il mio nipotino, nonché figlio del positivo, sedicente grande che meno figo si sente tuttavia quando insieme al resto della famiglia dovrà tamponarsi (termine che si è insinuato nel parlato quotidiano con un salto semantico dal più frequentato ambito automobilistico).
Luigi è immediatamente – con sua recondita soddisfazione perché forte delle tre dosi e asintomatico – isolato all’ultimo piano, gli altri facenti parte del nucleo familiare, tutti temporaneamente negativi, miei ospiti, al piano di sotto (con mia recondita soddisfazione? Vi lascio nel dubbio).
La prima fase della novità è stata quella di dedicarci all’interpretazione della normativa. Per Luigi è risultato lapalissiano doversi recludere e abbandonare lavoro e contatti. Meno lapalissiana è apparsa l’immediata esenzione da ogni collaborazione domestica come mettere fuori la spazzatura, salire le cassette d’acqua, tenere in ordine il suo abitacolo, prepararsi almeno il caffè.
Le perplessità sono sopraggiunte per il resto della compagnia. Liberi tutti perché negativi? Ma Giorgia è già in personale quarantena per i compagni di classe positivi, Ester ha due dosi di vaccino ma non può andare a scuola perché è in stretto contatto con un positivo, Francesco, il grande, è alla prima dose di vaccino, Francesca ne ha tre ma è quella che è stata più a contatto con il famigerato infetto, io ho tre dosi e non faccio parte ufficialmente, ma logisticamente sì, dello stato di famiglia. Optiamo per una generale quarantena fiduciaria e riprendiamo modalità tempi e consuetudini del primo lockdown.
Dopo l’unanime sentenza di reclusione affrontata con leggera quanto intempestiva e inconsapevole baldanza, segue l’unanime coro: “Tisana”.
Contro raffreddori e influenza e figuriamoci Covid, ma anche qualsivoglia malanno, in casa nostra è la prima controffensiva. Ma se il coro è unanime, le tisane sono multiple. Ognuno ha la sua, l’unica efficace. Nessuna argomentazione o scientifica esperienza avrà il potere di fare cambiare idea. La propria tisana è una fede.
Io vado controcorrente, ho ascoltato tutti, ho consultato erboristerie e pescato nella vasta rete di internet e alla fine sono arrivata alla conclusione di affidarmi a Rino.
Rino sta a me come l’improvvisazione sta al Fai da te. Rino mi fa da giardiniere con protervia di potatore, da idraulico e elettricista sfiorando ogni volta di dare il colpo mortale a elettrodomestici in via di rottamazione, da restauratore resuscitando mobili confinati negli scantinati. È imbianchino e pittore, come recita il suo biglietto da visita. Ma soprattutto Rino conosce una tisana miracolosa per ogni tipo d’acciacco. No, non una per ogni malessere, una per tutti i malanni. Le uniche variabili sono dovute alla dimenticanza, agli ingredienti che ha sottomano, alla stagione, alla fantasia. La preparerà lui, nel segreto della sua cucina e me la consegnerà in una bottiglia di vetro. La riceverò con qualche brivido, non attribuibile al Covid.
La tisana tuttavia non è destinata al legittimo fruitore della terapia, Luigi, che infatti disdegna ogni bevanda calda che non sia caffè. È piuttosto per tutti noi, il resto della famiglia, i tamponati momentaneamente negativi (anche qui il lemma viene usato in un’accezione insolita, al contrario: quando mai il positivo è negativo e il negativo è positivo?).
Nel carrello che la porta in trionfo in una tisaniera kitsch a forma di Mammy, è tutto all’insegna della lista classica delle coccole: miele, zenzero, eucalipto, ciambella e cioccolata, e poi sciarpa, peluches, plaid, caramelle. E su tutto la calda fiamma del camino che stranamente non fa solo fumo.
Che figata! È sempre lui, il sedicente nipotino grande. E già rispondiamo con un sospiro unanime.
Patologia: qui non ci sono dubbi: (al massimo tamponi) Covid
Terapia: tisana, ampiamente raccontata, e potrebbe essere il tempo e l’occasione giusta per una pila di libri, sempre che abbiate finito di leggere la normativa delle quarantene.
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Ucraina: è il nuovo ordine mondiale, stupid! L’obiettivo di Putin è la distruzione della democrazia ucraina e, quindi, il fallimento della democrazia mondiale. Anche se fallisse nel suo tentativo, i danni non sarebbero comunque limitati
James M. Dorsey / The Turbulent World of Middle East Soccer (L'Indro)
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