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CBDC, Bitcoin, privacy e libertà. Tutto in una live!


Sono stato ospite di Criptovaluta.it per discutere di alcuni temi che ci piacciono tanto. Un'ottima occasione per uscire dagli schemi della newsletter e parlarne insieme! Ecco una sintesi.

Il 9 giugno ho speso un’oretta insieme a Gianluca Grossi, capo redattore di Criptovaluta.it, per parlare insieme di CBDC, Bitcoin, privacy e molto altro.

Il tempo è volato e l’incontro è stato veramente pieno zeppo di considerazioni che sono andate ben oltre le questioni “tecniche” di cui di solito si parla quando si ha a che fare con questi temi - anche grazie alle domande fatte da chi ha seguito la live.

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E allora oggi voglio riproporvi una sintesi di quello che abbiamo detto, invitandovi comunque a guardare la registrazione del video sul canale YouTube di Criptovaluta.it.

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Cosa sono le CBDC? [da 02:00 a 11:00]


Che cosa sono le CBDC? Questa è la domanda con cui abbiamo iniziato.

CBDC (da non confondere con CBD) è l’acronimo di Central Bank Digital Currencies. È in pratica l’evoluzione della moneta di Stato, che non verrà più emessa dalla BCE in forma di banconote e poi distribuita alle banche commerciali, ma sarà invece una moneta 100% nativa digitale. Un software, a tutti gli effetti - controllato dalla Banca Centrale.

In un certo senso, la moneta non sarà più proprietà privata, ma piuttosto un servizio utilizzabile in base alle condizioni di una licenza d’uso. Per fare una metafora, la Banca Centrale potrebbe assumere il ruolo di “exchange” che oltre ad erogare i suoi token, controlla anche il flusso delle transazioni.

Di CBDC ne ho parlato anche qui.

Cosa sta facendo la Cina col Digital Yuan? [da 11:00 a 15:40]


La Cina è probabilmente il paese più avanzato nell’ambito delle CBDC, avendo da tempo superato lo studio e già nel pieno della sua sperimentazione. Gli Stati Uniti ne sono consapevoli, ecco perché una recente proposta di legge chiamata Responsible Financial Innovation Act contiene una delega al governo per studiare meglio il modello cinese e comprenderne anche i rischi sistemici che questo pone verso il sistema finanziario statunitense.

Insomma, le CBDC non sono un semplice vezzo tecnologico, ma il futuro del sistema monetario tradizionale e un oggetto di grande attenzione politica internazionale.

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Anche l’IMF studia le CBDC: sostenibilità ambientale e incentivi comportamentali [da 15:40 a 23:51]


In un documento pubblicato recentemente dall’International Monetary Fund, dal titolo “Digital Currencies and Energy Consumptions” alcuni ricercatori esaminano cryptocurrencies, CBDC e sistema finanziario tradizionale dal punto di vista dei consumi energetici e della loro “sostenibilità”.

Tra le conclusioni dello studio si legge che le CBDC, se sviluppate in un certo modo, potrebbero consumare a livello globale meno energia dell’attuale sistema finanziario. Un elemento che nel contesto di oggi (tutti fissati con le politiche ESG) potrebbe certamente essere un elemento importante per velocizzare lo sviluppo di CBDC.

Gli autori vanno però oltre, azzardando un’ipotesi: e se le CBDC fossero usate per incentivare comportamenti ecosostenibili dei cittadini? Ci aspetta un mondo in cui a ognuno di noi vengono assegnate “quote CO2” che vengono scalate in base agli acquisti che facciamo e ai nostri comportamenti? Sarà davvero come immaginavo in 21 maggio 2033?

Ok non è un complotto, ma perché vogliono a tutti i costi sorvegliare e controllare i nostri comportamenti? [da 23:52 a 27:50]


Le CBDC e tutte gli strumenti di sorveglianza che stanno nascendo in questo periodo potrebbero sopperire a due necessità: da una parte, quella di non perdere il controllo del network monetario (cioè il monopolio sulla moneta), fondamentale per la sopravvivenza del sistema finanziario tradizionale e - in verità, di ogni Stato sulla faccia della terra.

Dall’altra potrebbe essere invece una necessità derivante dalla crisi finanziaria globale che da qualche anno aleggia nell’aria. Le persone hanno sempre più bisogno di essere sostenute dallo Stato attraverso il welfare (bonus fiscali, incentivi, RdC) e quindi la sorveglianza diventa un vero e proprio strumento di pianificazione sociale ed economica di cui non si può fare a meno. Più la crisi aumenta, più ci sarà bisogno di controllo pervasivo dei comportamenti.

A causa delle CBDC potrebbe invertirsi il principio dell’innocenza fino a prova contraria per diventare colpevole fino a prova contraria? [da 27:51 a 33:26]


In realtà il principio d’innocenza è stato già capovolto da tempo. Sempre più spesso ci troviamo ad essere sorvegliati in tutto ciò che facciamo - soprattutto sul piano finanziario e fiscale - a prescindere dalla nostra innocenza. Questo perché le istituzioni partono dal presupposto che tutti noi siamo potenziali criminali ed evasori, ecco perché ad esempio le ultime normative antiriciclaggio prevedono l’assoluto divieto di qualsiasi strumento di anonimato finanziario e la sorveglianza di ogni transazione, anche di pochi centesimi.

Bitcoin fixes this? [da 33:27 a 44:27]


Grazie alla privacy offerta da Bitcoin, sì. Bisogna però capire che privacy non significa segretezza, ma controllo dei propri dati. La capacità di rivelare i nostri dati a chi vogliamo e di gestirli nel modo in cui vogliamo. Bitcoin ci dà la possibilità di evitare intermediari e di essere la nostra stessa “banca”, al di fuori quindi da logiche pervasive di sorveglianza, controllo e censura delle transazioni.

Chi rimarrà nel sistema finanziario tradizionale deve aspettarsi di essere sempre più limitato nella sua libertà di fare transazioni private (e quindi libere), mentre Bitcoin rimarrà l’unico vero spazio di libertà.

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È chiaro però che la libertà totale ha un costo morale non indifferente. Gianluca fa giustamente notare che Bitcoin dà libertà a chiunque, anche ai criminali o ai trafficanti di persone. Ma questo non può essere un argomento per giustificare alcuna limitazione di libertà.

Personalmente credo che sia la moneta FIAT a incentivare il male e la violenza insita nell’uomo. È molto facile finanziare guerre, armi e abusi di ogni tipo quando la base monetaria è infinita e può essere aumentata a dismisura con un decreto.

Diventa molto meno facile finanziare guerre e violenza con una moneta che ha una base monetaria fissa e immodificabile nel tempo. Finanziare guerre e violenza con Bitcoin significa convincere le persone che sia giusto; significa convincere le persone a cedere parte della propria ricchezza per finanziare la violenza, e io penso che sarà molto più difficile.

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Terra/Luna e tutela del consumatore, vero o scusa per regolamentare? [da 44:28 a 49:04]


Il crash di Terra/Luna è sicuramente un catalizzatore per aumentare la spinta regolatoria verso gli stablecoin e cryptocurrencies in generale. L’aumento di sicurezza per il consumatore è in realtà una favola per vendere meglio un sistema di controllo del mercato. Non esiste alcuna vera tutela per il consumatore, tanto che lo stock market (il mercato più regolamentato al mondo) è intrinsecamente pericoloso e nulla vieta agli investitori di perdere tutto ciò che hanno investito (vedi ad esempio il caso di Netflix).

Antiriciclaggio e travel rule per le transazioni crypto [da 49:05 a 54:14]


Un esempio di regolamentazione sempre più restrittiva è l’ultimo pacchetto antiriciclaggio europeo che introduce la c.d. “travel rule” anche per le transazioni crypto. Una legge folle che impone la sorveglianza totale di qualsiasi transazione, anche di pochi centesimi, e la discriminazione proattiva di chiunque usi tecnologie di protezione della privacy, come CoinJoin.

Per chi volesse approfondire il tema ne ho parlato qui.

Identità digitale e NFT Soulbound [da 54:15 a 1:03:54]


Vitalik Buterin si è inventato il concetto di NFT Soulbound, cioè NFT che descrivono alcuni attributi dell’identità di una persona (es. titolo di studio) e che non possono essere rimossi o ceduti a nessuno.

Inutile dire che un concetto di questo tipo comporta gravi rischi di discriminazione delle persone, dato che gli attributi dell’identità possono avere connotazioni politiche e filosofiche importanti, che potrebbero essere usate contro di noi. Un sistema di questo tipo, su blockchain pubblica, non è assolutamente desiderabile.

C’è una scelta da fare: (percezione di) sicurezza o libertà? [da 1:03:57 a 1:16:47]


In chiusura ci siamo impegnati in una discussione filosofica su Bitcoin e sulle scelte che ci troveremo a dover fare fra qualche anno. Da una parte iper-statalismo e stato di welfare estremo, con sorveglianza e pianificazione totale - dall’altra la libertà di gestire la propria vita (nel bene e nel male).

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Non vi spoilero altro, ascoltate il video! 😀

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E-Lex 10 Years Show


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È passato già un mese dall’evento con il quale, al Teatro Palladium di Roma, abbiamo festeggiato i 10 anni dello studio.

Molti dei nostri clienti e amici hanno partecipato all’ E-Lex 10 Years Show, serata di spettacolo, musica e approfondimento condotta dall’attrice Liliana Fiorelli con le esibizioni di Companies Talks, Neri per Caso, Samuel e BagarijaOrkestarr. Alcuni di loro li vedete ritratti nelle immagini di questa gallery.

La riuscita dell’evento è dipesa senz’altro dalla presenza del pubblico che ha gradito la musica e le parole durante i talk che hanno offerto riflessioni sul futuro e l’innovazione, ma anche sui diritti e le libertà.

È gradevole ricordare gli stimolanti interventi di DataMediaHub e agli stimoli di

  • Laura Moro
  • Agostino Ghiglia
  • Elisa Giomi
  • Antonio Nicita
  • Riccardo Luna.

L’evento è stato anche un’occasione per raccogliere fondi per i civili vittime del conflitto in Ucraina (grazie a Mara Tosseghini e a White Milk Foundation).

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Disponibili i dati di monitoraggio settimanali sull’andamento pandemico in ambito scolastico, relativi al periodo 30 maggio-4 giugno.

Qui i dettagli ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/scuola…

Per consultare la sezione dedicata ▶️ istruzione.it/iotornoascuola/m…



Business Future Under EU Green Taxonomy

Context Sustainable finance is one of the main pillars of the European Green Deal, since the European Commission recognises the key role of the private sector in financing the transition to Net Zero.



Stati Uniti e Iran stanno barcollando in una crisi del tutto evitabile se Biden avesse affrontato i negoziati sull'accordo nucleare iraniano con determinazione


Sul nostro sito trovate una pagina sugli #EsamiDiStato2022 con tutti i link utili per accedere a informazioni, dati, regole, procedure.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/numeri…


t.me/Miur_Social/3408



Una difficile integrazione sociale culturale valoriale dei giovani di seconda generazione sradicati perché estranei dai valori della patria


Sono state pubblicate le graduatorie dell’Avviso per la messa in sicurezza e/o realizzazione di mense scolastiche nell’ambito del #PNRR.

A seguito dell’istruttoria per la verifica del possesso dei requisiti minimi, le candidature risultate ammissibili sono 600.

Per raggiungere l’obiettivo europeo di 1.000 mense finanziate, saranno stanziati subito 200 milioni per 400 ulteriori interventi.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/pnrr-p…


t.me/Miur_Social/3407




Jun 10, 2022, 12:03


▶️ Missed us at #CPDP2022? The panel recordings are now available online! Watch our Program Director, Romain Robert, discuss the potential and challenges of judicial actions for GDPR infringements: youtube.com/watch?v=oV3T0UezVo…


mastodon.social/@noybeu/108453…




In questo nuovo episodio, Francesco Rocchetti, Segretario Generale dell'ISPI, e Silvia Boccardi parlano di Washington e Capitol Hill e dei commenti di Bolsonaro alla sparizione del reporter inglese in Amazzonia.


Jun 10, 2022, 09:09


👉Your Chance to join the @noybeu Team as a #Trainee! 😊

We are looking for young lawyers that want to gain experience in #GDPR litigation and enforcement.

⏩Find out more & apply now for January 2023 onward at noyb.eu/en/traineeship


mastodon.social/@noybeu/108452…



La settimana trascorsa è stata segnata dal proseguire delle ostilità in Ucraina. Nel frattempo non si placano le spinte inflazionistiche, che la Federal Reserve sta cercando di arginare


Negazione - Collezione di Attimi- a cura di Guido "Zazzo" Sassola, Roberto "Tax" Farano e Deemo-Spittle/Goodfellas


Molte volte mi chiedo come mai certe storie non siano state mai riportate su di un libro, lasciate ad imperitura memoria mettendole nero su bianco;

guardando e leggendo questa raccolta di istantanee, volantini, brevi ricordi e considerazioni sui e, soprattutto, dei Negazione, nome di punta dell’Underground internazionale tra il 1983 ed il 1992,


iyezine.com/negazione-collezio…



La Corte di Giustizia “salva” l’art. 17 della direttiva copyright


Con una decisione molto attesa, la Corte di Giustizia si è finalmente pronunciata sull’art. 17 della direttiva 2019/790 – c.d. “direttiva Copyright”. La Repubblica di Polonia aveva proposto ricorso contro... L'articolo [url=https://www.e-lex.it/it/corte-

Con una decisione molto attesa, la Corte di Giustizia si è finalmente pronunciata sull’art. 17 della direttiva 2019/790 – c.d. “direttiva Copyright”. La Repubblica di Polonia aveva proposto ricorso contro il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’Unione europea per richiedere l’annullamento parziale di tale norma, che introduce una forma di responsabilità aggravata in capo agli internet service provider, imponendo a quest’ultimi di adottare un sistema di monitoraggio preventivo al fine di controllare che i contenuti caricati dagli utenti non violino il diritto d’autore.

Le ragioni che hanno portato la Polonia a proporre tale ricorso si fondano sul fatto che la disposizione di cui all’art. 17 della direttiva Copyright violerebbe la libertà di espressione e di informazione sancite dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (di seguito, la “Carta”),

Il suddetto articolo 17 imporrebbe agli internet service provider di effettuare un’attività di sorveglianza per il tramite di sistemi di filtraggio automatico sui contenuti caricati dagli utenti senza prevedere alcuna regola chiara e precisa che disciplina le modalità in cui tali controlli debbano avvenire, ma solo precisando che gli Stati membri debbano compiere i cc.dd. “best efforts”, – ossia, i massimi sforzi secondo elevati standard di diligenza professionale di settore – ledendo, dunque, il principio di proporzionalità sancito dall’articolo 52 dalla Carta e rischiando altresì di pregiudicare i contenuti leciti caricati da parte degli utenti.

Preliminarmente, la Corte di Giustizia ha tenuto a precisare che la disposizione normativa in esame non si limita a richiedere i cc.dd. best efforts, ma prescrive un risultato definito da raggiungere, non incidendo in alcun modo sugli utilizzi legittimi dei contenuti, così come previsto anche dal paragrafo 9, terzo comma, del predetto art. 17, che dispone: “La presente direttiva non incide in alcun modo sugli utilizzi legittimi, quali quelli oggetto delle eccezioni o limitazioni previste dal diritto dell’Unione”.

Inoltre, la limitazione dell’esercizio del diritto alla libera espressione e d’informazione degli utenti di servizi di condivisione di contenuti online nasce dall’esigenza di tutelare la proprietà intellettuale garantita dall’art. 17, paragrafo 2, della Carta per garantire il corretto andamento del mercato del diritto d’autore.

La Corte, dunque, ha deciso nel merito formulando 6 osservazioni con riferimento alle contestazioni su esposte dalla Repubblica della Polonia che si riportano di seguito:

  • La norma non chiarisce le misure concrete a cui gli internet service provider devono conformarsi, imponendo a quest’ultimi di compiere i best efforts, consentendogli, pertanto, di adottare le misure idonee per garantire il rispetto del diritto d’autore e raggiungere il risultato perseguito che più si adatta alle risorse di ogni singolo soggetto interessato nel pieno rispetto del principio di proporzionalità;
  • Gli ISP devono rispettare il diritto alla libertà di espressione e informazione degli utenti senza pregiudicare gli utenti che caricano contenuti leciti.
  • È necessario, a tutela degli utenti, che qualora sia richiesta la rimozione di un contenuto asseritamente illecito, “i titolari dei diritti interessati forniscano le informazioni pertinenti e necessarie in merito a tali contenuti” fornendo documentazione comprovante la violazione asserita.
  • Non si può escludere che in alcuni casi la messa a disposizione di contenuti non autorizzati protetti dal diritto d’autore possa essere evitata solo su segnalazione dei titolari dei diritti”. Inoltre, per quanto riguarda tale segnalazione, la Corte ha dichiarato che essa deve contenere elementi sufficienti per consentire al fornitore di servizi di condivisione di contenuti online di accertarsi, senza un esame giuridico approfondito, dell’illiceità della comunicazione di cui trattasi e della compatibilità di un’eventuale rimozione del suddetto contenuto con la libertà di espressione e d’informazione.
  • I fornitori di servizi online devono garantire una efficiente procedura di reclamo volta alla reintegrazione di un eventuale contenuto che sia stato rimosso per errore.
  • Infine, la Corte ha disposto che “l’articolo 17, paragrafo 10, della direttiva 2019/790 integra il sistema di garanzie previsto dall’articolo 17, paragrafi da 7 a 9, di quest’ultima, incaricando la Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, di organizzare dialoghi tra le parti interessate per discutere le migliori prassi per la cooperazione tra i fornitori di servizi di condivisione di contenuti online e i titolari dei diritti, nonché di emettere, tenendo conto dei risultati di tali dialoghi e dopo aver consultato le parti interessate, incluse le organizzazioni di utenti, orientamenti sull’applicazione dell’articolo 17 di tale direttiva e, in particolare, dell’articolo 17, paragrafo 4, di quest’ultima.

Occorre evidenziare che la stessa Corte di Giustizia aveva già previsto, con sentenza del 16 febbraio 2012, SABAM, C-360/10, EU, che i sistemi di filtraggio automatico che rischiano di non riconoscere un contenuto lecito da uno illecito ledono il principio di libertà di espressione e d’informazione sancito dall’art. 11 della Carta. In considerazione di ciò, l’Avvocato generale ha fissato un limite chiaro e preciso, escludendo le misure che filtrano e bloccano i contenuti leciti durante il caricamento al fine di prevenire il rischio di lesione dei principi di libertà di espressione e informazione che potrebbero arrecare l’uso di strumenti di riconoscimento automatico.

Dunque, la Corte ha chiarito che non vi è alcuna possibilità di pregiudicare i contenuti leciti caricati dagli utenti, in quanto, allo stesso art. 17, par. 7 e 8, della direttiva Copyright è previsto un sistema di limitazioni ed eccezione che esclude il sistema di monitoraggio preventivo del diritto d’autore quando sono caricati e messi a disposizione le seguenti tipologie contenuti generati direttamente dagli utenti stessi:

  • citazione, critica, rassegna;
  • utilizzi a scopo di caricatura, parodia o pastiche.

Alla luce di quanto appena esposto, la Corte di Giustizia ha respinto il motivo di ricorso sollevato dalla Repubblica di Polonia e ha ritenuto che, in sede di recepimento della direttiva Copyright, ogni Stato membro dell’Unione europea deve interpretare il diritto nazionale in conformità della predetta direttiva, facendo sì che non entri in conflitto con i principi della Carta.

La sentenza oggetto del presente contributo ha avuto un ruolo decisivo nel fornirci un’interpretazione relativamente chiara della confusa disposizione di cui all’art. 17 della direttiva Copyright, in quanto, ha chiarito, in parte, cosa si intende per Best efforts, definendo altresì le limitazioni poste nei confronti degli Internet Service providers in sede di applicazione dei controlli preventivi automatici.

Daniele Lo Iudice

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Il tema della violenza in branco va affrontato senza timori e senza ipocrisie. Ci sono formazioni indigene, ma anche quelle di immigrati.


Hacker's dictionary. Una ricerca di Cybereason denuncia: oltre la metà delle aziende italiane attaccate col ransomware è stata attaccata una seconda volta e nel 36% dei casi ha pagato un nuovo riscatto. Ma il 42% è stato costretto a chiudere la propria at

Chi paga il riscatto paga due volte

Hacker’s dictionary. Una ricerca di Cybereason denuncia: oltre la metà delle aziende italiane attaccate col ransomware è stata attaccata una seconda volta e nel 36% dei casi ha pagato un nuovo riscatto. Ma il 42% è stato costretto a chiudere la propria attività e nel 38% dei casi ha dovuto licenziare il personale

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del Giugno 2022

Secondo Microsoft i danni del cybercrime arriveranno a 10.5 trilioni di dollari annui entro il 2025. Nel 2021 hanno raggiunto i $6 trilioni. Uno studio di Trend Micro sull’Industria 4.0 afferma che l’89% delle aziende è colpito da attacchi cyber e subisce milioni di perdite; per il 75% dei Chief Security Officer ci sono troppe vulnerabilità nelle applicazioni nonostante un approccio di sicurezza a più livelli, dice Dynatrace; e nell’ultimo anno l’89% delle organizzazioni nei settori elettrico, oil&gas e manifatturiero ha subito un attacco cyber che ha danneggiato la produzione e la fornitura di energia in base a uno studio di Trend Micro, “The State of Industrial Cybersecurity”.

Paura?

Certo, sono tutti dati allarmanti, ma c’è una cosa di cui non si parla mai e riguarda il fatto che per tacitare gli hacker criminali le aziende colpite dai ransomware sono disposte a pagare il riscatto per riavere i propri dati col rischio di essere colpite di nuovo, e di doverne pagare uno più alto.

Lo studio Ransomware Report 2022: il vero costo per le attività, voluto da Cybereason e condotto su 1.456 professionisti della cybersecurity a livello globale, rivela che il 73% delle organizzazioni ha subìto almeno un attacco ransomware negli ultimi 24 mesi, con un aumento del 33% rispetto al report del 2021.

Ma, ecco il dato allarmante, l’80% delle organizzazioni che hanno pagato il riscatto sono state colpite dal ransomware una seconda volta, con il 68% che ha affermato che il secondo attacco è arrivato meno di un mese dopo il primo e che i delinquenti hanno chiesto un riscatto più alto. Inoltre, quasi il 7% delle organizzazioni ha pagato un terzo riscatto e l’1% ammette di aver pagato ben quattro volte.

In Italia più della metà delle aziende attaccate sono state colpite una seconda volta e sono il 56% delle 100 aziende intervistate: tra queste il 36% ha pagato il secondo riscatto, che nel 78% dei casi è risultato più alto rispetto al primo riscatto. In genere le aziende pagano per tornare subito operative, nella speranza che nessuno se ne accorga. Ma è una vana speranza: il 42% è stato costretto a chiudere del tutto o temporaneamente la propria attività e il 38% ha dovuto licenziare il personale.

Sempre secondo Cybereason le gang ransomware che hanno colpito le aziende italiane erano interessate per lo più ai dati dei clienti (50%), alle credenziali degli account (39%), alle informazioni di identificazione personale (28%) e meno alla proprietà intellettuale e ai segreti industriali (21%).

Il Bel Paese è tra i Paesi più colpiti al mondo da questo tipo di attacchi. Ben l’89% di aziende italiane intervistate è stata attaccata negli ultimi 24 mesi, preceduta solo da Giappone (94%) e Sudafrica (90%).
Per Luca Mella, creatore dell’osservatorio sui ransomware Double Extortion i settori più colpiti a livello nazionale sono diversi, tra questi “aziende fornitrici del settore manifatturiero, strutture sanitarie in Lombardia e pubbliche amministrazioni locali come il comune di Palermo. Ma non è tutto, da inizio anno i criminali informatici sono riusciti a mettere a segno attacchi anche contro organizzazioni nazionali come l’ENIT, l’Agenzia Nazionale del Turismo. Le gang che hanno bersagliato maggiormente i nostri imprenditori sono LockBit, Conti, e l’emergente Alphvm, pericoloso gruppo criminale che ha colpito il colosso dell’abbigliamento Moncler”.

Dal report di Cybereason emerge infine che i dati delle organizzazioni che hanno deciso di pagare il riscatto per riaverli sono stati danneggiati e non più utilizzabili.
Pagare il riscatto è sempre sbagliato.


dicorinto.it/testate/il-manife…



What’s new in Italy on Digital Administration n.4 – Giugno 2022


Cybersicurezza: pubblicata la prima strategia italiana Nel mese di maggio è stata pubblicata la “Strategia nazionale di cybersicurezza 2022-2026” dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN): il documento prevede 82 obiettivi... L'articolo [url=ht

Cybersicurezza: pubblicata la prima strategia italiana


Nel mese di maggio è stata pubblicata la “Strategia nazionale di cybersicurezza 2022-2026” dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN): il documento prevede 82 obiettivi da raggiungere entro il 2026 e dà molta attenzione al settore pubblico.

Anche grazie alla nuova Strategia, l’impegno per la cybersicurezza diventa uno dei pilastri dei progetti di trasformazione digitale di tutte le amministrazioni. 

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Online il Piano Nazionale di Digitalizzazione del patrimonio culturale


È online sul sito “ParteciPA” il PND – Piano nazionale di digitalizzazione del Ministero della Cultura. Il PND costituisce la visione strategica con la quale il Ministero della Cultura intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel periodo 2022-2026. Il Piano si compone di una serie di documenti tra cui le linee guida per la digitalizzazione del patrimonio culturale. Tutti i documenti rimarranno in consultazione fino al 15 giugno 2022.

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In Gazzetta Ufficiale il comunicato di adozione del Piano triennale per l’informatica nella PA 2021-2023


Sulla Gazzetta Ufficiale del 6 maggio è stato pubblicato il decreto del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale con cui è stato approvato il piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione 2021-2023. Il Piano triennale era stato pubblicato nel mese di dicembre dall’Agenzia per l’Italia Digitale e adesso ha concluso l’iter formale di approvazione. 

Leggi il comunicato in Gazzetta Ufficiale 


SPID a tutti i dipendenti pubblici: al via la selezione dei fornitori


Il Dipartimento della Funzione pubblica ha pubblicato un avviso per selezionare manifestazioni d’interesse per la fornitura gratuita dell’identità digitale Spid ai dipendenti pubblici. L’avviso è rivolto ai gestori di identità SPID, accreditati dall’Agenzia per l’Italia digitale (AGID), che forniranno le identità digitali necessarie per accedere ai servizi online.

Leggi la notizia


Le novità sul lavoro agile nel settore pubblico


Nel corso del mese di maggio l’Aran – Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni e le parti sindacali hanno sottoscritto in via definitiva il testo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – Comparto Funzioni Centrali. Tra le principali novità, la regolamentazione del lavoro a distanza, che si articola in lavoro agile e lavoro da remoto. Un importante riconoscimento di questa tipologia lavorativa, che supera il momento emergenziale

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Privacy Daily – 10 giugno 2022


“Cittadinanza a punti”: Garante privacy ha avviato tre istruttorie. Preoccupanti i meccanismi di scoring che premiano i cittadini “virtuosi” “Cittadinanza a punti”: Garante privacy ha…

“Cittadinanza a punti”: Garante privacy ha avviato tre istruttorie. Preoccupanti i meccanismi di scoring che premiano i cittadini “virtuosi”
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“Cittadinanza a punti”: Garante privacy ha avviato tre istruttorie. Preoccupanti i meccanismi di scoring che premiano i cittadini “virtuosi. “Sotto la lente del Garante per la privacy diversi enti locali che stanno mostrando un interesse crescente per iniziative basate su soluzioni di tipo premiale che fanno ricorso a meccanismi di scoring associati a comportamenti “virtuosi” del cittadino in diversi settori (ambiente, fiscalità, cultura, mobilità, sport).

“Cittadinanza a punti”: Garante privacy ha avviato tre istruttorie…. – Garante Privacy (gpdp.it)


Le autorità UE a WhatsApp: chiarimenti sulle pratiche relative ai dati
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La rete di cooperazione per la protezione dei consumatori della Commissione europea, guidata dalle autorità nazionali dei consumatori, ha inviato a WhatsApp una lettera con un secondo invito circa maggiori informazioni sull’utilizzo dei dati personali. La prima chiamata è arrivata a gennaio e ha ricevuto risposta a marzo, ma la rete CPC “non è stata convinta dai chiarimenti dell’azienda sulle preoccupazioni sollevate” in merito agli aggiornamenti di WhatsApp ai loro termini di servizio e all’informativa sulla privacy. L’azienda dovrà rispondere entro luglio.

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La carenza di talenti in fatto di cybersicurezza limiterà l’Europa, avverte l’agenzia francese
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Gli esperti di cibersicurezza chiedono che la carenza di talenti in fatto di cyebrsicurezza sia considerata una priorità in quanto le minacce alle imprese non sono mai state così elevate. La minaccia della carenza di competenze tecnologiche si profila all’interno dell’Unione europea. Solo in Francia, più di 15.000 posizioni di esperti di sicurezza informatica sono aperte ma non riempite, secondo un recente studio della società di consulenza Wavestone. Questo “problema delle risorse umane” è “ciò che ci limiterà negli anni a venire”, ha detto Guillaume Poupard, capo dell’agenzia francese per la sicurezza informatica (ANSSI), a un Forum internazionale sulla sicurezza informatica (FIC).

L’incombente carenza di talenti limiterà gli sforzi di sicurezza informatica in Europa, avverte l’agenzia francese – EURACTIV.com


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Jun 10, 2022, 05:07


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Dalla 'condanna' della signora Luciana Littizzetto per il monologo sui referendum, a coloro che non prendono a male parole Putin


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Adesso anche i governi europei rispettino la volontà espressa dai cittadini e dalle cittadine durante la #CoFoE e diano avvio alle riforme necessarie. #EPlenary @PossibileIt

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‼️Voto importante del Parlamento 🇪🇺 che chiede formalmente una riforma dei trattati : basta decisioni all’unanimità, potere d’iniziativa al Parlamento 🇪🇺, attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, competenze in materia di sanità !
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