Nancy Pelosi a Taiwan, ma non cresce la sua popolarità tra gli elettori sino-americani a San Francisco
La visita della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taipei, Taiwan, ha suscitato avvertimenti e minacce da parte del governo cinese, ma è improbabile che abbia sconvolto i suoi elettori taiwanesi americani e cinesi americani a San Francisco. Pelosi ha lasciato Taiwan il 3 agosto 2022, dopo un viaggio vorticoso di 24 [...]
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Taiwan: la visita di Nancy Pelosi è strategicamente giustificata?
Le tensioni attraverso lo Stretto sono in corso da decenni e la decisione di Pelosi di sfidare le forti minacce e gli avvertimenti di Pechino segna una nuova pietra miliare nel riorientare il modello e i confini dei calcoli strategici sia di Pechino che di Washington. Basandosi sull’obiettivo principale della visita per rafforzare e difendere [...]
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La strategia russa di destabilizzare i Balcani sta funzionando
Le relazioni della Russia con la Serbia, uno Stato nel cuore dei controversi Balcani, saranno quasi certamente sfruttate per mettere in pericolo la sicurezza europea nel prossimo futuro. Il Presidente serbo Aleksander Vucic, un ex parlamentare eurofilo diventato leader autocratico, continua a portare avanti gli sforzi destabilizzanti della Russia nella regione. Le strette relazioni della [...]
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Israele attacca Gaza: morti e feriti
della redazione
Pagine Esteri, 5 agosto 2022 – Sono almeno sette i palestinesi rimasti uccisi, tra cui una bambina di 5 anni, riferisce il ministero della salute palestinese, in improvvisi raid aerei israeliano contro la Striscia di Gaza. Tra i morti ci sono anche Taisir Al Jaabari e Khalil al Bahtini, due comandanti militari del Jihad Islami.
Fonti militari israeliane parlano invece di 10 forse venti “miliziani” del Jihad uccisi mentre si preparavano a lanciare attacchi contro il sud di Israele. Secondo i comandi dello Stato ebraico i bombardamenti aerei, che hanno preso di mira Gaza city e in particolare il Palestine Tower, sarebbe stati “preventivi” allo scopo di “scongiurare” una vendetta del Jihad per l’arresto a inizio settimana di Bassam al Saadi, il suo comandante militare a Jenin, in Cisgiordania.
Pochi minuti fa Ziad al Nakhale, leader del Jihad, ha annunciato che la sua organizzazione scenderà in guerra con Israele. Pagine Esteri
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Borsa: canapa, USA in negativo, bene Canada
Le due principali piazze borsistiche mondiali nel settore della produzione, trattamento e commercializzazione della canapa, ovvero Canada e USA, questa settimana -così come nella precedente- chiudono con valori alternati, solo che gli Usa stavolta chiudono in rosso mentre il Canada -diversamente da quanto è accaduto nella settimana scorsa- chiudono con valori discretamente positivi. Tutto ciò [...]
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Come la lobby di Taiwan ha contribuito a spianare la strada al viaggio di Pelosi
Gli studiosi di alcuni gruppi di riflessione che hanno ricevuto finanziamenti da Taiwan hanno minimizzato le preoccupazioni sul controverso viaggio di Pelosi
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Il patto di Biden con Israele contro l’Iran attirerà gli USA in un’altra guerra in Medio Oriente?
Israele ha arruolato gli Stati Uniti in un impegno a tempo indeterminato che potrebbe richiedere l'uso della forza contro l'Iran. Ecco come muterebbe il quadro nell'area nel caso di un attacco all'Iran da parte di Israele
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Campionati studenteschi di tennis: la finale nazionale si terrà a Palermo presso il "Circolo tennis Palermo - Kalta tennis club", dal 26 al 30 settembre.
Info ▶️ miur.gov.
Taiwan: la scommessa di Nancy Pelosi aumenta i rischi di guerra
Quando sia i democratici americani che i repubblicani pensano che qualcosa sia una buona idea, è sicuro scommettere che il loro raro accordo è sulla lotta alla Cina. L’ultimo coro bipartisan in una Washington altrimenti amaramente divisa è il loro tifo comune per la visita del Presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Nancy [...]
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Canada: regole ufficiali per l’utilizzo legale del CBD
Un rapporto del Comitato scientifico consultivo del governo canadese sui prodotti sanitari contenenti cannabis ha fornito raccomandazioni sull’uso del CBD senza prescrizione medica. Health Canada ha incaricato il Comitato di fornire una consulenza che contribuisse allo sviluppo dei regolamenti. Il comitato ha formulato una forte raccomandazione affinché tutti i prodotti sanitari contenenti CBD riportino dichiarazioni [...]
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Ucraina: accordo sul grano, il mondo deve ancora affrontare il ricatto di Putin nel Mar Nero
Questa settimana ha visto la prima nave mercantile salpare da Odessa attraverso il Mar Nero dopo la firma del 22 luglio di un accordo storico per consentire l’esportazione di grano ucraino. Questo accordo, mediato congiuntamente da Turchia e Nazioni Unite e firmato da Russia e Ucraina, mira a porre fine a un blocco russo di [...]
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T-shirt “La colpa non è loro. È di chi li ha votati”
Per sostenere le attività della Fondazione Luigi Einaudi ETS, abbiamo ideato questa maglietta di cotone che sintetizza in una frase la crisi culturale e politica che l’Italia attraversa in questo momento.
La maglietta riporta il logo della Fondazione e la frase “La colpa non è loro. È di chi li ha votati”.
Il contributo richiesto per la produzione della maglietta è di 10 € oltre le spese di spedizione (ritiro gratuito presso la sede della Fondazione). Le spese di spedizione fino a 50 magliette è pari a 10 euro.
Sarà un modo per contribuire alle attività della Fondazione e per avere un pezzo unico che vi consente di distinguervi in questo delicato momento della vita del Paese.
Si invita a scattare un selfie con la maglietta, pubblicandola sui social e taggando la Fondazione.
Fra tutti quelli che lo faranno entro il 30 settembre 2022, estrarremo 3 partecipanti a cui doneremo il libro del 60esimo anniversario della Fondazione Luigi Einaudi, che sarà pubblicato nei prossimi mesi.
Per ordinarle le magliette seguire le seguenti istruzioni:
1. Effettuare un bonifico pari all’importo dell’ordine che si intende inoltrare: 10 euro per ciascuna maglietta + 10 euro per spedizione cumulativa (fino a 50 magliette, per ordini superiori chiedere info) al seguente IBAN (per ritiro in sede non si paga la spedizione)
Intestato a: Fondazione Luigi Einaudi ETS
IBAN: IT42X0503403204000000007280
Causale: ordine magliette.
2. Scrivere una mail a gadget@fondazioneluigieinaudi.it scrivendo nell’oggetto “Maglietta”
Nel corpo della mail indicare:
- nome e cognome;
- indirizzo di spedizione;
- numero di magliette desiderate per ciascuna TAGLIA (ad es. 2 magliette M + 1 maglietta L);
- allegare distinta bonifico pari all’importo dell’ordine: 10 euro per ciascuna maglietta + 10 euro per spedizione cumulativa (fino a 50 magliette, per ordini superiori chiedere info) oppure chiedere disponibilità per ritiro in sede.
Le taglie disponibili sono XS, S, M, L, XL, XXL
Le spedizioni saranno sospese dal 10 agosto al 22 agosto per chiusura estiva della Fondazione
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T-shirt “La colpa non è loro. È di chi li ha votati”
Per sostenere le attività della Fondazione Luigi Einaudi ETS, abbiamo ideato questa maglietta di cotone che sintetizza in una frase la crisi culturale e politica che l’Italia attraversa in questo momento.
La maglietta riporta il logo della Fondazione e la frase “La colpa non è loro. È di chi li ha votati”.
Il contributo richiesto per la produzione della maglietta è di 10 € oltre le spese di spedizione (ritiro gratuito presso la sede della Fondazione). Le spese di spedizione fino a 50 magliette è pari a 10 euro.
Sarà un modo per contribuire alle attività della Fondazione e per avere un pezzo unico che vi consente di distinguervi in questo delicato momento della vita del Paese.
Si invita a scattare un selfie con la maglietta, pubblicandola sui social e taggando la Fondazione.
Fra tutti quelli che lo faranno entro il 30 settembre 2022, estrarremo 3 partecipanti a cui doneremo il libro del 60esimo anniversario della Fondazione Luigi Einaudi, che sarà pubblicato nei prossimi mesi.
Per ordinarle le magliette seguire le seguenti istruzioni:
1. Effettuare un bonifico pari all’importo dell’ordine che si intende inoltrare: 10 euro per ciascuna maglietta + 10 euro per spedizione cumulativa (fino a 50 magliette, per ordini superiori chiedere info) al seguente IBAN (per ritiro in sede non si paga la spedizione)
Intestato a: Fondazione Luigi Einaudi ETS
IBAN: IT42X0503403204000000007280
Causale: ordine magliette.
2. Scrivere una mail a gadget@fondazioneluigieinaudi.it scrivendo nell’oggetto “Maglietta”
Nel corpo della mail indicare:
– il numero di magliette desiderate per ciascuna TAGLIA (ad es. 2 magliette M + 1 maglietta L)
– l’indirizzo di spedizione.
– allegare distinta bonifico pari all’importo dell’ordine: 10 euro per ciascuna maglietta + 10 euro per spedizione cumulativa (fino a 50 magliette, per ordini superiori chiedere info) oppure chiedere disponibilità per ritiro in sede.
Le taglie disponibili sono XS, S, M, L, XL, XXL
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Elsa Fornero: siamo pieni di lacci e lacciuoli, di conventicole e appartenenze che limitano sia l’egualizzazione dei punti di partenza, sia la valorizzazione piena del merito
Professoressa Fornero, è possibile conciliare libertà economica e welfare state?
Deve essere possibile. Il Welfare State, come emerge dal rapporto Beveridge, elaborato a guerra mondiale in corso, viene inizialmente osteggiato perché sembrava fosse troppo vicino a posizioni socialiste, mentre al contrario è stato elaborato da un conservatore. È un grande disegno sociale che ha ispirato il cosiddetto modello sociale europeo. Naturalmente, come tutte le grandi idee, ha trovato nella sua realizzazione pratica non soltanto ostacoli ma anche interferenze da parte di visioni corte piuttosto che lungimiranti, o magari da interessi che non erano in poi in realtà così generali. Così anche il welfare, nel tempo, è finito con l’accumulare difetti. Però il sogno resta, e non come utopia ma come realizzazione. Oggi l’Europa presenta diseguaglianze, anche se meno degli Stati Uniti, ma sono diseguaglianze che non possono comunque essere tollerate a lungo. Vanno gestite in un ambito di democrazia liberale così che, senza negare il principio di libera iniziativa economica, si regolino i mercati e i sistemi di intervento sociale, prima fra tutti la tassazione, in modo da non lasciare indietro nessuno.
Sta parlando della famosa uguaglianza einaudiana dei punti di partenza?
È un’idea molto importante che ha trovato molti illustri sostenitori. Se ci pensiamo, è molto più utile cercare di rimediare alle diseguaglianze prima che producano differenze profonde anziché intervenire con rimedi e sussidi a posteriori. Il punto è che le differenze cominciano alla nascita, con differenze tra chi ha genitori attentissimi e chi invece ha genitori inadatti, che non danno la giusta importanza alla nutrizione, all’istruzione, alla stessa serenità del bambino. Questo vuol dire che ci dev’essere l’intervento di qualcuno che, per carità senza sottrarre i bambini alle proprie famiglie, integri i punti di partenza di chi è meno avvantaggiato, a partire dalla scuola materna e dell’infanzia, per assicurare ai bambini qualcosa in più per ridurre la diseguaglianza. Non sarà mai una perfetta uguaglianza dei punti di partenza, ma è ciò a cui dobbiamo tendere. Una cosa ormai molto documentata è che le diseguaglianze dei primi anni di vita si perpetuano durante tutto il corso della vita.
Una delle diseguaglianze che in Italia appare più grave è quella della partecipazione femminile. Una società moderna che ignora questo problema non è destinata a fallire?
Sì, anzitutto è una questione di giustizia perché la minore partecipazione delle donne non è conseguenza di una minore capacità ma di una minore opportunità. Poi, la mancanza di questa opportunità è il riflesso del fatto che, come società, non diamo importanza all’autonomia economica delle donne, che è fondamentale perché possano avere rapporti paritetici con gli uomini e possano fare valere il merito. Se una donna non ha accesso a certe professioni, come era un tempo, oppure se questo accesso è molto più difficile che per un uomo, allora non è il merito a contare ma qualcosa d’altro come l’appartenenza, l’identità, in questo caso di genere. Oltre alla ragione di giustizia c’è quindi una ragione economica: la scarsa partecipazione delle donne al lavoro e all’economia riduce di molto il benessere sociale perché riduce il Pil e la sua crescita.
L’Italia è un Paese senza merito?
L’Italia è un Paese che cura troppo poco il merito, ma attenzione: il merito non può semplicemente accompagnarsi alla constatazione delle diseguaglianze che le persone già adulte mostrano. Perché il merito, come dicevo, non può prescindere dall’aver reso uguali i punti di partenza. Quando diciamo che gli Stati Uniti sono un Paese meritocratico diciamo una cosa vera, ma vera per segmenti, perché i neri ad esempio non hanno le stesse possibilità che hanno i bianchi. Applicare il merito in tale maniera significa che un nero deve essere più bravo, molto più bravo, molto più dedicato di un bianco per conseguire le stesse mete. Noi siamo pieni, come diceva Guido Carli, di lacci e lacciuoli, di conventicole e di appartenenze che limitano sia l’egualizzazione dei punti di partenza, sia la valorizzazione piena del merito.
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Elezioni 2022: caro Letta (e tutti gli altri), ascolta Mastella e caccia fuori un sogno
Pensa e tira fuori un sogno, anche solo uno, ma un sogno. Lo dice Mastella e Letta lo dovrebbe ascoltare. Per ora il sogno non c'è e neanche tutto il resto
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Marilyn Monroe: perché siamo ancora ossessionati a 60 anni dalla sua morte?
Per alcuni, la morte può essere una mossa intelligente per la carriera. Quanto intelligente una mossa dipende molto da chi sei e da come muori. Mentre ci avviciniamo al 60° anniversario della morte di Marilyn Monroe, possiamo imparare alcune lezioni sull’arte e le implicazioni della morte di un’enorme personalità pubblica. Come con qualsiasi icona, il [...]
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Taiwan, l’alternativa democratica alla Cina di Xi
Dalle spiagge rocciose di Taiwan, davvero una Ilha Formosa come la descrissero i mercanti portoghesi nel diciassettesimo secolo, si possono osservare in queste ore tutti i movimenti della più grande esercitazione militare che la Repubblica Popolare Cinese abbia mai avviato. Caccia d’assalto, portaerei, droni, missili balistici. E tanto fumo nel cielo.
La causa di tutto questo angosciante spettacolo non è, come Xi Jinping e i suoi diplomatici vogliono far credere, la visita della Speaker americana Nancy Pelosi. Quest’ultima è soltanto un alibi, c’è qualcosa di più. Un’arroganza nazionalistica che si ostina a considerare l’isola come una provincia ribelle, un territorio da domare, che ritiene che i cittadini cinesi e taiwanesi siano sotto una stessa grande bandiera, quella della Cina Unica.
La Repubblica Popolare ha mal digerito la visita di Nancy Pelosi in quanto essa rappresenta una conferma della sovranità dello Stato taiwanese, indipendente e democratico, libero da ogni vincolo con la Cina e anzi, sempre più vicino all’America, al Giappone e all’Australia, sia economicamente che culturalmente parlando. La Cina di oggi ha la presunzione di dichiarare che Taiwan non sia sovrano – non sia quindi uno Stato – e che, pertanto, non abbia libertà di scelta nelle sue politiche, interne o estere che siano.
Pesa la storica umiliazione che Taiwan fece alla Cina di Mao, quando nel 1949 l’isola si dichiarò indipendente, e fu rifugio di più di 2 milioni di dissidenti, contrari alla deriva comunista della madrepatria. Pesa ancora di più, dagli anni ’90, la svolta liberal-democratica che Formosa ha vissuto, oggi una solida democrazia con Presidente eletto mediante voto popolare. Chiaramente un sistema politico distante da quello totalitario cinese.
Un altro grande oltraggio è il rapporto privilegiato che Formosa ha con gli Stati Uniti, i quali, nonostante qualche tentennamento, sono di fatto dal 1945 la prima superpotenza mondiale. Un primo posto che Xi Jinping brama raggiungere entro il suo pensionamento, previsto per il 2032. L’America, nonostante l’ambiguità strategica, ha continuato a coltivare intensi rapporti economici, militari e commerciali con l’isola.
Oggi Taiwan è uno stato democratico indipendente, con una economia capitalista e liberale, con un popolo profondamente convinto delle libertà che possiede, e ancor più convinto delle tante divergenze che vi sono tra il modello taiwanese e quello cinese. Basti pensare che Taiwan è classificato nella top 10 mondiale secondo gli indici di libertà economica e democrazia.
L’isola rappresenta davvero l’alternativa democratica alla Cina autoritaria della terraferma. E ciò per Xi Jinping non può che essere una ulteriore umiliazione. Ecco allora spiegate le continue incursioni aeree nel territorio taiwanese, la propaganda sfrenata architettata con il chiaro obiettivo di destabilizzare il sistema politico dell’isola, le restrizioni economiche mirate a colpire i settori trainanti di Formosa, o le costanti minacce, l’ultima di pochi giorni fa prima dell’atterraggio della Pelosi: “Chi gioca col fuoco si brucia”.
Nessuno si augura che tutto ciò porti ad una pericolosa escalation. Sicuramente questo continuo mostrare i muscoli, to show off the muscles, come gli studiosi americani dicono, è sintomo di un atteggiamento cinese prepotente e dittatoriale. Nessun paese libero può tollerare tale comportamento. Quello che sta accadendo in queste ore non può e non deve essere dimenticato. Pechino, con la sua politica aggressiva, va fermata. È d’obbligo oramai ripensare il quadro geopolitico mondiale, fondamentale rivederne i suoi equilibri.
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Ucraina, accordo sui cereali del Mar Nero: chi sono i vincitori e perchè
Gli esperti di Crisis Group analizzano dettagliatamente i guadagni derivanti da questo accordo per tutte le parti in causa. Ucraina, Russia, Turchia, ONU, consumatori: tutti guadagnano qualcosa, ma per tutti c'è poco
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Anche con Al Qaeda a terra ma non fuori gioco, l’uccisione di al-Zawahiri è simbolica
Il Presidente Joe Biden non aveva torto quando ha dichiarato che “la giustizia è stata servita” con l’uccisione del leader di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, in un attacco di droni statunitensi. Il problema è che è solo metà della verità; l’altra metà è che al-Zawahiri era più un passato che un potere da non sottovalutare [...]
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La crisi energetica mette nei guai la Libia
La Libia siede sulle più grandi riserve petrolifere conosciute in Africa ed è fortemente dipendente dai ricavi delle esportazioni di petrolio e gas. In anni più recenti è stata controllata in vari punti dai ribelli e dal gruppo dello Stato Islamico (IS). Di conseguenza, petrolio e gas sono diminuiti del 50% nel 2022 a 145.000 [...]
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Venduta
Tutti possono commettere degli errori. Meglio se riconoscendoli. Ma che tutti commettano sempre lo stesso errore è maniacale. Per evitare che si caschi anche solo in tentazione sarebbe saggio lasciare al governo in carica, nell’esercizio degli affari correnti, la possibilità di chiudere alcuni problemi aperti. Invece sembra che si voglia il contrario, commettendo un errore pericoloso.
Ita Airways è una compagnia aerea il cui capitale è totalmente in mano pubblica. È nata per non disperdere totalmente il patrimonio distrutto da Alitalia, condotta al fallimento più e più volte. La Sora Cesira e il Sor Augusto, come tanti altri contribuenti italiani, non hanno mai volato o non hanno volato con Alitalia, eppure hanno dovuto pagare una parte del biglietto a quelli che lo facevano.
Chi volava Alitalia, del resto, come con altre compagnie di bandiera fino a quanto il mercato non s’è veramente aperto alla concorrenza, pagava cifre spropositate: un Roma-Milano-Roma quotava uno stipendio mensile. E comunque Alitalia è fallita e rifallita. Per far nascere Ita la Sor&Sor, il contribuente, ha messo mano al portafoglio e ha tirato fuori altri 720 milioni.
Ma non bastano, né era pensabile si potesse andare subito in attivo, sicché ora è richiesto un aumento di capitale per altri 400 milioni. L’intera operazione, però, era finalizzata, fin dal primo momento, alla vendita delle azioni. Alla privatizzazione. Anche perché il contrario è proibito dalle norme europee. Che non sono i “burocrati di Bruxelles”, ma le regole che hanno consentito a tutti di comprare un biglietto aereo, facendo scendere le tariffe. Di moltissimo.
Ita ha fatto il suo dovere. (Racconto fra parentesi: ero su uno dei suoi aerei, qualche giorno addietro, e il personale di bordo passava con il carrello delle bevande; avendo quasi terminato il servizio e richiedendo un passeggero un bicchiere di succo di frutta, la hostess di un carrello si è ricolta alla collega: ne hai ancora? perché dovrei aprirne uno e sarebbe uno spreco. Brava.
Non so se parsimoniosa lei o buone le istruzioni ricevute, comunque è anche così che non si fallisce). Il governo resiste all’aumento di capitale ed è avanti con i negoziati per la vendita. Due le cordate: una (pare in vantaggio) di MSC, compagnia di navigazione marittima italiana, e Lufthansa, tedesca; l’altra Certares – Air France – Delta, statunitense. Giorgia Meloni ha detto, però, che a decidere saranno loro, una volta al governo.
È vero che la cessione sarà firmata dal nuovo governo, ma se pensano anche di “decidere” va tutto a ramengo. Ora, a parte il fatto che la faccenda è stata gestita anche dal ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, leghista e alleato di Meloni, sicché smentirlo sarebbe conferma che non concordano su nulla, salvo che sul sommarsi per vincere, a parte questo: se salta il negoziato resta tutto in mano statale e abbiamo rifatto Alitalia. Ovvero ci mettiamo sulla strada per rifallire e la Sor&Sor su quella di tornare a pagarne il conto.
Chi va dicendo “noi non aumenteremo le tasse” dovrebbe spiegare come pensa di ridurre le spese. Ma qui siamo al farle crescere, sicché le tasse aumenteranno per forza. Ha straragione Meloni quando invita a non fare promesse che non si possano mantenere, ma la compagnia di bandiera statale e in attivo rientra proprio in quella categoria. E se, invece, per “decidere” s’intende a quale filiera vendere, ovvero dare indirizzo politico a quel che dovrebbe essere un confronto di mercato, allora già si sente un fremito di commistione fra affari e politica.
Non conviene. Se ne rendano conto. Cento volte meglio lasciare che le cose facciano il loro naturale corso, impegnare il futuro governo al controllo severo che il lavoro svolto dal predecessore sia stato fatto bene e correttamente, ergo chiudere in quel senso la partita. Venduta. Ogni altra ipotesi, a parte i pericoli interni, sconta una drammatica perdita di credibilità esterna.
L'articolo Venduta proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La Via della seta sanitaria della Cina conquista il Medio Oriente
In un momento critico della pandemia di COVID-19, la Cina ha preso l'iniziativa di offrire assistenza medica e vaccini ai Paesi in via di sviluppo. Così Pechino ha colto l'occasione per acquisire maggiore influenza in Medio Oriente e in Africa
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Le armi di Putin: grano, gas ed elezioni
Mentre l’invasione russa dell’Ucraina entra nel suo sesto mese, influenti personaggi a Mosca hanno continuato le loro minacce apocalittiche riguardo alle armi nucleari, echeggiate dalle dichiarazioni dei membri della Duma e della cerchia ristretta di Putin, in particolare Dmitry Medvedev. Nonostante ciò, lo stesso Putin non ha parlato molto delle armi di distruzione di massa [...]
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Libano: due anni dall’esplosione nel Porto di Beirut
Il 4 agosto 2020, una massiccia esplosione ha colpito la capitale libanese Beirut, uccidendo oltre 200 persone e 6.500 feriti e intere comunità sono state distrutte. L’esplosione è stata innescata dall’accensione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio che erano state conservate in un deposito nel porto di Beirut per oltre sei anni in condizioni [...]
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L’Ucraina rivuole il Sud, la Russia alza la posta
La guerra in Ucraina sta guadagnando slancio poiché nessuna delle parti è pronta per la riconciliazione, mentre il conflitto continua a intensificarsi. Il 29 luglio, il Cremlino ha affermato che 53 prigionieri di guerra ucraini (POW), compresi quelli catturati nell’acciaieria Azovstal a Mariupol, sono stati uccisi e dozzine sono state ferite dai bombardamenti dalla parte [...]
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Meglio un seggio oggi che il polo domani
Giuseppe Benedetto, il presidente della Fondazione Luigi Einaudi che è un fior di galantuomo, pur consapevole che in un’Italia dove le alleanze sono sempre contro qualcuno, è comunque deluso dalla decisione di Carlo Calenda di mettersi sotto l’ala del Partito Democratico: “Poteva costruire un terzo polo liberale” dice in un’intervista a Paolo Bracalini su Il Giornale, “invece ha preferito qualche seggio”. Giuseppe Benedetto non ha tenuto conto della natura propria di Calenda, ovvero quella dell’idealista. Nell’accezione propria dell’idea-lista, ossia, colui il quale ha solo l’idea della lista.
La card di Pietrangelo Buttafuoco su Il Quotidiano del Sud
L'articolo Meglio un seggio oggi che il polo domani proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Gli Stati Uniti hanno aiutato la Tunisia a diventare ‘la più grande delusione della Primavera araba’
Al centro degli errori compiuti dagli USA, alcune decisioni di finanziamento che Washington ha preso prima e dopo la Primavera Araba
L'articolo Gli Stati Uniti hanno aiutato la Tunisia a diventare ‘la più grande delusione della Primavera araba’ proviene da L'Indro.
Frammenti #01
Quote Co2, identità digitale, social scoring…
Barbara Baarsma, CEO di Rabobank (banca olandese) ha recentemente dichiarato che dovrebbero essere istituiti dei “carbon wallets” con poter cui conservare scambiare carbon credits (quote CO2). In questo modo, secondo lei, i più ricchi potrebbero acquistare crediti CO2 dai meno abbienti, così da poter mantenere il loro stile di vita più inquinante.
Ad esempio io potrei vendere i miei crediti CO2 a un ricco imprenditore di Montecarlo che ne ha bisogno per coprire la quota CO2 della sua vacanza in yacht ai Caraibi. Tanto io non potrei permettermela, no?
Privacy Chronicles - Privacy & Libertà
La stessa banca il 22 aprile 2022 ha attivato un servizio innovativo in beta test per qualche migliaio di fortunati clienti per monitorare l’emissione di CO2 delle loro transazioni. L’idea è di rendere il servizio disponibile per tutti entro la fine dell’estate.
rabobank.com/en/press/search/2…
Neanche a farlo apposta un utente su Twitter scriveva un paio di giorni fa: “Ma voi vi rendete conto? Il mio conto corrente su Intesa, lo rendo pubblico per far capire ai più in che direzione stiamo andando! Lo calcolano su tutto anche su una scrittura su conto corrente!”
Quote CO2, identità digitale, carbon wallets, social scoring...Quando tutto ciò che facciamo verrà monitorato e collegato alla nostra identità , le quote CO2 diventeranno un token della nostra libertà (di movimento, di parola, economica, ecc.) concesso dallo Stato. Un gioco a somma zero.
Politici e intellettuali del climate change stanno creando i presupposti per creare un mercato della libertà mediato dallo Stato. La direzione è segnata da tante piccole finestre di Overton per bollire le rane. Piano piano.
Gli immigrati chiedono i documenti, ma sbagliano
A Saluzzo in questi giorni ci sono alcuni scioperi di braccianti immigrati che protestano chiedendo documenti per tutti così da poter avere contratti regolari e tutele.
Un tipico esempio di barriera artificiale creata dallo Stato, che ha la necessità di schedare e controllare ogni persona presente sul suo suolo. Ma perché chiedere documenti?
Dovremmo invece unirci ai braccianti per chiedere l’abolizione di ogni documento d’identità, perché siamo persone con una dignità e non codici a barre da schedare in un database anagrafico.
Noi italiani siamo fissati coi documenti. La carta d’identità è quasi un rito di passaggio per i bambini. Peccato che sia uno schema di sorveglianza e controllo di massa; motivo per cui nel Regno Unito - paese più civile di noi - furono aboliti i documenti d’identità e distrutti i relativi database nel 2011. Motivo? L’esagerata ingerenza dello Stato nella vita privata delle persone.
Una cabina per suicidarsi
In un mondo di progressisti, woke e attivisti “Ultima Generazione”, che non fanno altro che raccontarci di come l’essere umano non sia altro che uno schifoso parassita che inquina, distrugge e uccide il prossimo, il mercato sopperisce a un nuovo bisogno: quello di ammazzarsi.
L’ideologia statalista, che esalta la collettività, diventa facilmente ideologia del sacrificio come unico valore morale. Ecco allora che non sembra poi così fuori di testa pensare a un futuro prossimo in cui chiunque potrà essere libero di acquistare un servizio per ammazzarsi comodamente, come le cabine per i suicidi di Futurama.
La responsabilità della libertà di pensiero
Vi ricordate quando Calenda parlava della libertà che non libera e della “responsabilità” della libertà di pensiero? Molto bene, pare che qualcuno stia iniziando a mettere in pratica il verbo.
In UK un uomo è stato arrestato dalla polizia per aver postato online un meme “offensivo” raffigurante la bandiera LGBT sotto forma di svastica. La motivazione dell’arresto è che il meme avrebbe causato uno “stato di ansia” ad alcuni utenti.
La prossima volta che qualcuno vi parla di responsabilità della libertà ricordatevi che in realtà vi sta dicendo che non vede l’ora di potervi denunciare e rendere la vostra vita un inferno a causa delle opinioni diverse dalle sue.
In periodo di vacanze estive ho pensato di sperimentare una nuova rubrica, in cui commento le ultime notizie in modo conciso. Mi piacerebbe usare questa rubrica per stimolare il dibattito e riunire la community di Privacy Chronicles, che ormai ha abbondantemente superato il migliaio di persone.
Non esitate quindi a commentare e magari condividere notizie e temi che vorreste affrontare insieme in questa rubrica!
P.S. sono stato qualche giorno a Cagliari per lavoro: città fantastica, ottimo cibo, mare stupendo, caldo pazzesco. C’è qualche cagliaritano/a tra noi?
Sono disponibili sul sito del Ministero tutte le informazioni su come presentare le istanze per l’assegnazione delle supplenze a tempo determinato per l’anno scolastico 2022/2023.
Qui la pagina ▶️ istruzione.
“Poteva costruire un terzo polo liberale Invece ha preferito qualche seggio” intervista di Giuseppe Benedetto su Il Giornale
Il presidente della Fondazione Luigi Einaudi: “Non mi ero mai illuso su Calenda. Dubito che adesso gli elettori di centrodestra lo votino”
La prevedibile ammucchiata a sinistra, con spartizione di seggi, ha lasciato con un palmo di naso chi puntava su Calenda per un terzo polo di ispirazione lib-dem (liberaldemocratica). All’inizio di luglio la Fondazione Luigi Einaudi, proprio con Calenda, aveva presentato il «Comitato di garanzia dei Liberali Democratici Repubblicani Europei». Ma il presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto, non è deluso più di tanto dall’ex manager Ferrari, per un motivo semplice. «Non mi ero mai illuso su Calenda».
Insomma si aspettava che tra i liberali e i seggi col Pd, avrebbe scelto i secondi.
«È chiaro che con una operazione al centro, costi quel che costi, ci avrebbe rimesso tutti i collegi uninominali».
Meglio allearsi con Fratoianni, Di Maio, Orfini, Speranza, noti liberali.
«Immaginavamo un percorso di iniziative culturali per mettere assieme tutta l’area liberal-democratica in questo paese. Però pensavamo ancora che le elezioni fossero lontane».
Invece si vota tra neanche due mesi. Il liberalismo può attendere, ci sono altre priorità per Calenda e soci.
«In coerenza con quanto ho detto per tutta la mia vita di liberal non vado certo a fare alleanze con il Pd. Le alleanze pre-elettorali sono una peculiarità italiana. In tutta Europa ci si presenta alle elezioni con la propria identità, e poi il giorno dopo si ragiona su maggioranze e governi. Invece da noi si fanno alleanze contro qualcuno, ma così è il Paese che ci rimette».
Un’alleanza per non far vincere il centrodestra.
«Invece quello che serviva era un terzo polo che si richiamasse alla famiglia liberal europea. Siccome Azione e +Europa e anche Italia Viva fanno parte del gruppo Renew Europe, che si richiama appunto a quei valori, come Fondazione Luigi Einaudi abbiamo pensato di poter collaborare per dare una rappresentanza anche nel Parlamento italiano a questa area politica. Ma con una alleanza con il Pd mi pare difficile».
Secondo lei Calenda ci guadagna o ci perde con questo mossa?
«Ci perde senza dubbio. Poteva essere una occasione unica per avere una percentuale a doppia cifra. Tutti gli indicatori che avevamo dicevano che questo rassemblement, con Azione e Renzi, avrebbe raccolto un numero di voti importante. Pescando anche ovviamente dagli elettori moderati di centrodestra. Così invece dubito che un elettore del centrodestra possa votare un partito alleato con il Pd e la sinistra massimalista».
C’è sempre Renzi, che è rimasto da solo.
«Renzi se farà veramente una battaglia da solo recupererà una parte dell’elettorato di Calenda. Si sono aperte delle praterie, che gli possono permettere di superare la soglia di sbarramento. Ah, guardi mi ha appena risposto Calenda su Twitter».
E che le dice?
«Mi scrive che nel programma con Letta ha sempre il no alle tasse il si ai rigassificatori, l’atlantismo, e che non vuole regalare collegi alla destra putinista per purezza ideologica»
E lei cosa gli risponde?
«Che per me il problema non sono i collegi. Il nostro progetto era quello di riavere in Italia dopo 30 anni un movimento autenticamente liberale, non quello di ottenere 5 o 10 seggi in più in Parlamento».
Intervista di Paolo Bracalini su Il Giornale
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giuglionasi
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Katjia Mirri
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in reply to Katjia Mirri • •Katjia Mirri
in reply to Andrea Russo • • •boh, allora sarò strana io che avevo inteso il mestiere e la missione di un giornalista quella di riportare i fatti in modo neutrale e obiettivo.
Andrea Russo
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in reply to Andrea Russo • • •Ogni volta che una persona piega la narrazione alle proprie convinzioni, sta dicendo di essere la prima a non essere coinvinta che la situazione parli da sé. Ed è la prima a dubitare delle proprie convinzioni.
È anche la prima persona a sabotare la propria credibilità.
L'obiettività nella narrazione di un fatto qualsiasi è anche una questione di rispetto dell'intelligenza e delle opinioni altrui.
Katjia Mirri
in reply to Andrea Russo • • •piegare la narrazione di un fatto al proprio punto di vista è quello che fanno i regimi. Esigere che un giornalista sia obiettivo fa parte dell'essere in una democrazia.
Credimi: anche con una narrazione obiettiva ci sono parecchie cose da dire, sia da una parte che dall'altra.