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L’Albania interrompe le relazioni con l’Iran, Washington applaude l’alleata Tirana


I due paesi sono ai ferri corti da lungo tempo per la decisione di Tirana di dare ospitalità a circa 3.000 uomini del movimento iraniano d'opposizione People's Mojahedin Organization of Iran (PMOI), una organizzazione considerata "terrorista" da Teheran.

della redazione

Pagine Esteri, 9 settembre 2022 – Ha confermato il pieno sostegno degli Usa alle autorità di Tirana, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, durante il colloquio telefonico che ha avuto con il primo ministro albanese, Edi Rama, dopo il presunto attacco informatico che l’Iran avrebbe compiuto il 15 luglio scorso all’Albania. Le parti hanno concordato di rafforzare la difesa informatica dell’Albania e discusso delle “sfide regionali e globali della Nato” di cui l’Albania fa parte dal 2009. Gli Stati Uniti ieri hanno promesso che “intraprenderanno ulteriori azioni per ritenere l’Iran responsabile di azioni che minacciano la sicurezza di un paese alleato e creano un precedente preoccupante per il cyberspazio”.

La Nato ha condannato l’attacco informatico ai danni dell’Albania attraverso il suo segretario generale Jens Stoltenberg. Condanna alla quale si aggiunge quella del Consiglio del Nord Atlantico (Nac) che ha espresso solidarietà a Tirana.

Il governo dell’Albania ha interrotto le relazioni diplomatiche con l’Iran sostenendo, in un comunicato, che “il 15 luglio, il nostro Paese è stato oggetto di un grave attacco informatico, che aveva come obiettivo la distruzione dell’infrastruttura digitale del governo della Repubblica d’Albania, la paralisi dei servizi pubblici, nonché il furto di dati e comunicazioni elettroniche dai sistemi governativi. L’attacco non ha raggiunto il suo obiettivo. Rispetto agli obiettivi dell’aggressore, il danno può essere considerato minore. Tutti i sistemi sono stati ripristinati e nulla è andato irrimediabilmente perso”. Teheran però nega il suo coinvolgimento nell’attacco informatico e “condanna fermamente” la decisione dell’Albania di rompere le relazioni definendo “infondate” le accuse mosse da Tirana. Il ministero degli esteri iraniano definisce la scelta dell’Albania “un’azione sconsiderata e miope” e respinge le “azioni anti-iraniane” di Tirana.

I due paesi sono ai ferri corti da lungo tempo, in particolare per la decisione di Tirana di dare ospitalità a circa 3.000 uomini del movimento iraniano d’opposizione People’s Mojahedin Organization of Iran (PMOI), una organizzazione considerata “terrorista” dall’Iran. Pagine Esteri

Sul ruolo dell’Albania nella Nato e la sua crescente importanza per gli interessi statunitensi nei Balcani, vi invitiamo a leggere un articolo scritto a luglio dal nostro analista Marco Santopadre.

L’Albania si offre alla Nato come avamposto neiBalcani


di Marco Santopadre

Pagine Esteri, 12 luglio 2022 – Nonostante il suo ingresso nella Nato risalga già al 2009, l’Albania è rimasta a lungo in una posizione defilata e periferica rispetto al processo di riorganizzazione dell’alleanza militare capitanata da Washington nel continente europeo. Negli ultimi mesi, però, il governo della piccola repubblica balcanica ha deciso di candidare il paese ad un ruolo assai più attivo e strategico nello schieramento atlantista, approfittando anche delle tensioni causate dalla crisi ucraina e dall’invasione russa. Il vertice della Nato svoltosi alla fine di giugno, in particolare, ha costituito l’occasione per una serie di incontri che hanno ulteriormente accelerato il processo di riconversione di alcune delle installazioni militari già esistenti nell’Adriatico meridionale.

Rama offre la base navale di Porto Romano

In occasione dello storico summit di Madrid dell’Alleanza Atlantica, il primo ministro di Tirana, Edi Rama, ha dichiarato che il suo paese è impegnato in una serie di colloqui con i collaboratori di Jens Stoltenberg allo scopo di realizzare una base navale nei pressi di Durazzo, per destinarla ad offrire supporto logistico e militare alle operazioni della Nato nel Mediterraneo.

L’area prescelta è quella di Porto Romano e la realizzazione dell’installazione dovrebbe essere cofinanziata dall’Albania e dal Patto Atlantico; secondo la proposta del premier socialista, la realizzazione della base militare nel porto marittimo sarebbe a carico della Nato mentre dell’area commerciale si occuperebbe Tirana. Grazie all’ampliamento di quest’ultima, il nuovo porto mercantile di Durazzo diventerebbe il più importante del paese.

«Un incontro speciale tra il team di esperti albanesi e della Nato si terrà presto per svelare il progetto dettagliato e proseguire con ulteriori colloqui e discussioni sul progetto» ha affermato Rama nel corso di una conferenza stampa. Intanto con un comunicato l’Alleanza ha informato che il 13 luglio il segretario generale della Nato riceverà a Bruxelles il premier albanese.

Lavori in corso alla base di Pashaliman

Già a maggio Rama ha offerto all’Alleanza Atlantica l’utilizzo della base navale di Pashaliman, che si trova 180 km a sud della capitale. L’installazione, che Tirana si è impegnata ad ampliare ed ammodernare, è stata costruita negli anni ’50 nel quadro della cooperazione militare con l’Unione Sovietica. Fino alla rottura tra Enver Hoxha e Mosca, nel 1960-61, Pashaliman ospitò 12 sottomarini sovietici, che in seguito si ridussero a quattro. Dopo l’implosione del regime socialista l’area venne in gran parte abbandonata e poi saccheggiata durante gli scontri del 1997, per poi essere ristrutturata dalla Turchia; da allora viene utilizzata come approdo logistico per alcune navi militari dell’Albania e di altri paesi che pattugliano lo Ionio e l’Atlantico. «In questi tempi difficili e pericolosi, credo che la Nato dovrebbe prendere in considerazione l’idea di avere una base navale in Albania» ha spiegato Rama.

La base aerea di Kuçovë

In attesa di capire se Stoltenberg accetterà l’offerta di Tirana, la Nato ha comunque già avviato dall’inizio dell’anno i lavori per potenziare la base aerea di Kuçovë, 85 km a sud di Tirana, in modo che possa essere utilizzata dai caccia dell’Alleanza, che per ora ha deciso di investire nell’operazione circa 50 milioni di euro sulla base di un accordo che risale al 2018.

La base originaria – all’epoca la località era stata ribattezzata Qyteti Stalin (“Città di Stalin”) – venne realizzata tra il 1952 e il 1955, e fu utilizzata dal governo albanese per ospitare decine di caccia prima sovietici (MiG, Yakovlev e Antonov) e poi, dopo la rottura con Mosca, di fabbricazione cinese (Shenyang J-5 e J-6), alcuni dei quali sono stati impiegati fino al 2005. Poi negli anni ’90 l’area venne di fatto abbandonata e saccheggiata, finché tra il 2002 e il 2004 il campo d’aviazione di Kuçovë fu rinnovato e adeguato agli standard minimi della Nato.

Ora la vecchia base aerea nell’Albania centro-meridionale, che verrà estesa oltre i suoi 350 ettari attraverso un certo numero di espropri, diventerà una base operativa tattica della Nato – la prima dell’Alleanza nei Balcani occidentali – in grado di ospitare una squadriglia di caccia F-16. «La posizione del quartier generale avanzato in Albania fornirà una maggiore interoperabilità con i nostri alleati albanesi, un importante accesso agli hub di trasporto nei Balcani e una maggiore flessibilità logistica» recitava a gennaio un comunicato diffuso dal Comando per le operazioni speciali degli Stati Uniti in Europa (Soceur) basato a Stoccarda, in Germania.

Il 20 gennaio scorso a Kuçovë si è svolta la cerimonia di inaugurazione dei nuovi importanti lavori, alla presenza del primo ministro Rama, del Ministro della Difesa Niko Peleshi e dell’ambasciatrice degli Stati Uniti in Albania Yuri Kim. Come ha annunciato nel dicembre del 2021 Peleshi, la struttura è stata anche già scelta come quartier generale dell’Aviazione Militare albanese, al momento ridotta al lumicino e formata di fatto soltanto da alcuni elicotteri Cougar (in attesa di alcuni Blackhawk) ma da nessun caccia.

Il primo ministro socialista considera l’operazione una grande occasione per modernizzare e rafforzare le capacità operative delle forze armate albanesi e per accrescere il ruolo dell’Albania nell’Alleanza Atlantica e supportare la procedura di ingresso di Tirana nell’Unione Europea, approfittando di una fase segnata dall’aumento della conflittualità con Russia e Cina.

Un avamposto Nato contro Russia e Cina

Di fatto Tirana si candida a costituire un avamposto della Nato in grado di contenere le influenze di Mosca e Pechino su alcuni paesi dell’area come la Serbia, supportando al tempo stesso il processo di cooptazione nell’Alleanza di nuovi paesi dell’area come la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo, dopo l’ingresso della Macedonia del Nord. In alcune sue dichiarazioni il titolare della Difesa Peleshi è stato molto esplicito: «La costruzione di questa base è un chiaro messaggio inviato ad altri attori con cattive intenzioni nella regione dei Balcani occidentali. (…) La crescente presenza occidentale in tutta la nostra regione non consentirà la penetrazione e l’influenza di questi rivali, che hanno programmi e interessi diversi da quelli in cui crediamo e condividiamo».

Stando alle stesse dichiarazioni di alcuni generali della Nato, si evince che l’Albania viene considerata un avamposto strategico per l’addestramento e il dispiegamento rapido delle forze speciali di Washington, da utilizzare nel corso di un’eventuale crisi bellica in tutta l’area balcanica.

«Grazie al supporto che stiamo trovando da parte delle strutture di difesa statunitensi, stiamo prendendo coscienza che se investiamo in modo intelligente e affrontiamo il nostro percorso di rafforzamento e miglioramento della qualità delle nostre forze militari, possiamo essere un valore aggiunto per la NATO, anche per eventuali altri progetti. Del resto, stiamo assistendo alla concretizzazione di qualcosa che, inizialmente, sembrava irrealizzabile» ha spiegato Rama, per il quale i progetti da realizzare in ambito Nato dovrebbero costituire un volano per lo sviluppo di varie opportunità di carattere economico e commerciale.

Proprio nei giorni scorsi, tra l’altro, il premier Rama ha annunciato la scoperta nel paese di importanti riserve di gas e di petrolio – ancora da quantificare – ad opera della compagnia energetica anglo-olandese Shell. Pagine Esteri

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Iran – Russia, avanti con cautela


I decisori a Teheran stanno sviluppando le relazioni Iran-Russia, ma sembrano attenti a non voltare le spalle completamente all'Occidente

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Regina Elisabetta II: tradizione e modernità


«Quando la vita sembra dura, i coraggiosi non si sdraiano e accettano la sconfitta, ma sono ancora più determinati a lottare per un futuro migliore». E’ una delle dichiarazioni più aderenti all’ immagine che di sé ha dato la Regina Elisabetta II, spentasi pacificamente all’età di 96 anni, l’8 settembre scorso, nella sua residenza di [...]

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Bonus casino: cosa bisogna sapere


‘Bonus’ termine molto, forse troppo, in voga. Si va dai bonus scuola a quelli sociali elettrico, gas, idrico, trasporti, psicologo, ecc…, insomma bonus erogati dallo Stato per il soddisfacimento delle necessità (es. gas) basilari del cittadino, fino ai bonus, diciamo così, ‘ricreativi’, erogati in quasi tutti i casi da privati. Tra i bonus ricreativi ci [...]

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Sarzana è nella triade delle esibizioni vincitrici del premio Ahi serva Italia! – Liguria Notizie


Sarzana è nella triade delle esibizioni vincitrici del premio Ahi serva Italia!, Dante di Shakespeare, dal romanzo di Monaldi & Sorti Sarzana è nella triade delle esibizioni vincitrici del premio Ahi serva Italia! La gara di street theatre durante l’estat

Sarzana è nella triade delle esibizioni vincitrici del premio Ahi serva Italia!, Dante di Shakespeare, dal romanzo di Monaldi & Sorti


Sarzana è nella triade delle esibizioni vincitrici del premio Ahi serva Italia! La gara di street theatre durante l’estate ha coinvolto ben 9 regioni italiane: Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sardegna (in fondo i link alla copertura stampa e al materiale fotografico).

Oggi, nell’imminenza dell’anniversario dantesco del 14 settembre, data di morte del Poeta, sono stati resi noti i nomi dei tre vincitori e dei premi speciali.

Tra i tre vincitori del premio c’è la performance dell’attore Stefano Venarucci e di Sascia B (nome d’arte del giocoliere-fuochista Stefano Tatoli), la cui esibizione in concorso si è svolta il 27 agosto a Sarzana.

I premiati saranno chiamati a ritirare i riconoscimenti la sera del 1° ottobre al prestigioso Globe Theatre di Roma: per ognuno dei tre vincitori è pronto un prezioso “Dante di Shakespeare”, opera dell’illustratore Luca Tarlazzi, autore delle copertine dei libri di autori come Ken Follett, Andrea Camilleri e Valerio Massimo Manfredi: un originalissimo busto di Dante regge in mano, come fosse Amleto, il classico teschio, sul quale campeggia inaspettatamente un berretto da giullare.

La piccola scultura racchiude così in sé i tre simboli dell’iniziativa e del romanzo ispiratore: Dante, Shakespeare e il teatro di strada, mentre ai primi speciali è destinata una targa.

Il concorso Ahi serva Italia! – Dante di Shakespeare, patrocinato tra l’altro da Società Dante Alighieri e Fondazione Luigi Einaudi, vanta come testimonial il regista Pupi Avati e l’attrice Monica Guerritore ed è la prima competizione teatrale interamente basata su un libro: il romanzo Ahi Serva Italia! Dante di Shakespeare del duo Monaldi & Sorti (Solferino), la celebre coppia, nell’arte e nella vita, che la Guerritore ha applaudito come «art director della pagina scritta».

In una sorta di giro d’Italia nel segno della poesia e del teatro che unisce spettacolo, cultura e riscoperta del nostro patrimonio storico e paesaggistico, i concorrenti hanno rappresentato scene del libro nelle più belle strade, piazze e paesaggi delle città d’arte della penisola.

Dante e la Divina Commedia sono così diventati protagonisti di un dramma di Shakespeare, rappresentato in brevi spettacoli replicati nel corso della giornata, secondo la libera fantasia dei vari artisti di strada: attori, musicisti, mimi, acrobati, e anche vere e proprie icone dell’arte popolare come cantastorie e mangiafuoco.

Le motivazioni per i premi saranno rese note durante la cerimonia del 1° ottobre (inizio ore 21) al Globe Theatre, vero e proprio tempio del teatro shakespeariano nella capitale, voluto dal grande Gigi Proietti e da lui diretto fino alla morte.

Alla direzione del Globe, immerso nella meravigliosa coulisse naturale di Villa Borghese e copia dell’omonimo teatro londinese in legno ove il Bardo di Stratford rappresentò i suoi capolavori, siede adesso Nicola Piovani, il più grande compositore italiano vivente di musica da film, premio Oscar 1999 per La vita è Bella di Roberto Benigni e partner di grandi registi come i fratelli Taviani, Nanni Moretti, Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore e Federico Fellini.

Anche per Piovani l’autore della Divina Commedia è stato motivo d’ispirazione con Vita Nova (2017), cantata per voce recitante, soprano e piccola orchestra basata sull‘omonimo capolavoro giovanile dantesco.

Il duo Tatoli-Venarucci si è esibito di fronte ad un folto pubblico a Sarzana, nel “cuore” cittadino di piazza Matteotti, e nel suggestivo chiostro del complesso di San Francesco, nello spettacolo Cuori in fiamme – Storia della tragica amicizia tra Dante Alighieri e Guido Cavalcanti, una sorta di indagine nella drammatica vicenda che lega i due poeti: Dante idealista, Guido invece malinconico e cinico.

Il testo recitato da Venarucci, che compone e rielabora brani dal romanzo di Monaldi & Sorti sulla toccante vicenda Dante/Guido, è stata “commentata” visivamente da Tatoli con uno show di giocolerie e figure disegnate con il fuoco, che descrivevano i nomi dei due poeti e le loro iniziali racchiuse in un cuore di fiamme verdi.

Come rievocano Monaldi & Sorti nella loro opera, Dante, una volta divenuto priore di Firenze, esiliò l’amico Guido nella cittadina ligure di Sarzana, dove si ammalò gravemente di malaria. Il 29 agosto del 1300 Guido esalò l’ultimo respiro, naufragando nella malinconia dell’esilio patito a causa dell’Alighieri. Di lì a poco anche il Poeta, cacciato da Firenze, avrebbe toccato con mano «come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale».

L’esibizione è stata preceduta da un’anticipazione di Tatoli e Venarucci a Montecatini, in quella Val di Cecina dove i Cavalcanti avevano terre, palazzi e miniere. Si è tracciato così un fil rouge che porta Guido Cavalcanti dagli anni del successo mondano e dell’amicizia col giovane Dante al drammatico epilogo che fornirà poi una scintilla narrativa decisiva alla Commedia.

La consegna dei premi ai vincitori di Ahi serva Italia! era prevista originariamente – in linea con la tradizione open air del teatro di strada – all’esterno del Globe di Roma per l’anniversario dantesco del 14 settembre, ma dinanzi al successo dell’iniziativa è arrivata l’offerta generosa del teatro di ospitare l’evento all’interno, e questo ha determinato lo spostamento a sabato 1° ottobre.

Gli altri vincitori del premio Ahi Serva Italia! – Dante visto da Shakespeare sono il cantastorie Daniele Mutino con l’ensemble I Musici della Storia cantata (esibizione tenuta a Benevento) e il trio formato dall’attore Silvano Vargiu con le danzatrici acrobatiche Luana Maoddi e Carlotta Zamuner (Cagliari). Riconoscimento a I Giovani di Casa Shakespeare nella categoria giovani (Verona), e premi speciali infine per il duo Cristina Ugolini e Riccardo Cecere (Ravenna) e il trio femminile Le Donne della Commedia (Firenze).

Liguria Notizie

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Dante visto da Shakespeare, Verona vince il Premio Giovani – L’Arena


Risultato vincitore il nutrito ensemble veronese I Giovani di Casa Shakespeare C’è Verona – la città per eccellenza di Dante e Shakespeare – tra i premiati di Ahi serva Italia! – Dante di Shakespeare, il premio nazionale di street theatre, basato sull’omo

Risultato vincitore il nutrito ensemble veronese I Giovani di Casa Shakespeare


C’è Verona – la città per eccellenza di Dante e Shakespeare – tra i premiati di Ahi serva Italia! – Dante di Shakespeare, il premio nazionale di street theatre, basato sull’omonimo romanzo di Monaldi & Sorti, che per tutta l’estate ha coinvolto ben 9 regioni italiane: Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sardegna. Oggi, nell’imminenza dell’anniversario dantesco del 14 settembre (data di morte del Poeta), sono stati resi noti i nomi dei premiati, e nella categoria giovani è risultato vincitore il nutrito ensemble veronese I Giovani di Casa Shakespeare, che saranno chiamati il 1° ottobre al prestigioso Globe Theatre di Roma per la cerimonia di consegna dei riconoscimenti.

Il concorso


Il concorso, patrocinato tra l’altro da Società Dante Alighieri e Fondazione Luigi Einaudi, vanta come testimonial il regista Pupi Avati e l’attrice Monica Guerritore ed è la prima competizione teatrale interamente basata su un libro: il romanzo Ahi Serva Italia! Dante di Shakespeare del duo Monaldi & Sorti (Solferino editore), la celebre coppia, nell’arte e nella vita, che la Guerritore ha applaudito come “art director della pagina scritta”.

I concorrenti hanno rappresentato scene del libro nelle più belle strade, piazze e paesaggi delle città d’arte della penisola. Dante e la Divina Commedia sono così diventati protagonisti di un dramma di Shakespeare, rappresentato in brevi spettacoli replicati nel corso della giornata, secondo la libera fantasia dei vari artisti di strada: attori, musicisti, mimi, acrobati, e anche vere e proprie icone dell’arte popolare come cantastorie e mangiafuoco.

Le motivazioni


Le motivazioni per cui la scelta è caduta sulla compagnia giovanile veronese verranno rese note durante la cerimonia del 1° ottobre (inizio ore 21) al Globe Theatre, vero e proprio tempio del teatro shakespeariano nella capitale, diretto dal grande Gigi Proietti fino alla morte. Alla direzione del Globe, immerso nella meravigliosa coulisse naturale di Villa Borghese e copia dell’omonimo teatro londinese in legno ove il Bardo di Stratford rappresentò i suoi capolavori, siede adesso Nicola Piovani, il più grande compositore italiano vivente di musica da film, premio Oscar 1999 per La vita è Bella di Roberto Benigni e partner di grandi registi come i fratelli Taviani, Nanni Moretti, Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore e Federico Fellini.

Anche per Piovani l’autore della Commedia è stato motivo di ispirazione con Vita Nova (2017), cantata per voce recitante, soprano e piccola orchestra basata sull‘omonimo capolavoro giovanile dantesco. Casa Shakespeare, da parte sua, sotto la guida da Solimano Pontarollo è un punto di riferimento tradizionale del teatro shakespeariano a Verona e non solo. La consegna dei premi ai vincitori di Ahi serva Italia! era prevista originariamente – in linea con la tradizione open air del teatro di strada – all’esterno del Globe di Roma per il 14 settembre, anniversario della morte di Dante, ma dinanzi al successo dell’iniziativa è arrivata l’offerta generosa del teatro di ospitare l’evento all’interno, e questo ha determinato lo spostamento a sabato 1° ottobre.

L’esibizione vincitrice dei Giovani di Casa Shakespeare si è svolta il 12 agosto al Mura Festival. Il titolo è Recita di Messer Apuliese e de suoi Jullari d’alcuni passi della Commedia, presente l’autore Messer Alighieri. Lo spettacolo è tratto dal IV atto del romanzo di Monaldi & Sorti, in cui un giovane Dante Alighieri assiste alle prove della compagnia del capocomico di strada (realmente esistito) Ruggeri Apuliese, che mette in scena con i suoi guitti i primi abbozzi della Divina Commedia. Tutta la scena riecheggia il famoso episodio dell’Amleto in cui il protagonista partecipa alle prove di un gruppo di attori girovaghi. Lo spettacolo aveva una struttura particolarmente impegnativa: sul palco erano presenti Dante, il suo amico Vanni Virgilio, il gruppo d‘attori di strada e una compagnia di mimi, per un totale di ben 16 interpreti.

Gli altri vincitori


Gli altri vincitori del premio Ahi Serva Italia! – Dante di Shakespeare sono il cantastorie Daniele Mutino con l’ensemble I Musici della Storia cantata (esibizione tenuta a Benevento), il trio formato dall’attore Silvano Vargiu con le danzatrici acrobatiche Luana Maoddi e Carlotta Zamuner (Cagliari), il duo Stefano Venarucci – Sascia B, rispettivamente attore e giocoliere-fuochista (Montecatini VdC e Sarzana); premi speciali per il trio femminile Le Donne della Commedia (Firenze) e per il duo Cristina Ugolini e Riccardo Cecere (Ravenna).

L’Arena

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Investimenti digitali: in crescita il numero degli aspiranti trader


I trader, cioè le persone che operano sui mercati finanziari effettuando compravendite di titoli e di altri prodotti simili, sono in continuo aumento ormai da diversi anni anche in Italia. Le ultime statistiche ufficiali del settore, diffuse da CPE e dal Sole 24 Ore, risalgono al lontano 2019 e mostravano come già allora gli italiani [...]

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Gaza, un buon affare per l’Egitto


REPORTAGE. Con gli ingegneri e ruspe all'opera dopo le bombe israeliane e gli introiti del valico di Rafah, il Cairo trae il massimo profitto dal blocco della Striscia di cui è complice. L'articolo Gaza, un buon affare per l’Egitto proviene da Pagine Est

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 13 settembre 2022 – La ruspa fa avanti e indietro alla periferia meridionale di Gaza city. Il suo braccio afferra le macerie di un edificio colpito dall’aviazione israeliana nel 2021 e demolito solo di recente. E le scarica nel rimorchio di un autocarro alzando una nuvola di polvere. Ripete questi movimenti sotto lo sguardo di un ingegnere. Ci dicono che è un egiziano. «Salve, come va? Lei è del Cairo? Si trova bene a Gaza?». «No, sono del Delta. A Gaza sto bene, qui ci sono fratelli dell’Egitto». La conversazione va poco oltre. L’ingegnere non ha tempo e desiderio di conversare. Quella egiziana nella Striscia di Gaza è una presenza discreta ma significativa, soprattutto dallo scorso anno, quando il regime di Abdel Fattah el Sisi si è proposto di ricostruire quanto i bombardamenti israeliani avevano distrutto con 500 milioni di dollari. Fondi che, stando a quanto dicono da queste parti, passano per una porta girevole: escono (forse) dall’Egitto e rientrano in patria attraverso le imprese che eseguono i lavori.

Non è facile avere notizie certe. «Quello che è sicuro è che per le imprese egiziane lavorare qui è un buon affare. Gaza è povera e con tante necessità ma qui arrivano finanziamenti delle agenzie dell’Onu e di ong importanti», ci chiarisce Hassan, che, come ci hanno chiesto quasi tutte le persone con cui abbiamo parlato, preferisce non sia rivelato il suo cognome. Il tema «egiziano» è delicato. Le autorità di Hamas non vogliono noie di alcun tipo con il regime di El Sisi con il quale hanno instaurato, a partire dal 2018, buone relazioni dopo gli anni difficili seguiti allo scontro duro tra El Sisi e i Fratelli musulmani. «I leader di Hamas – spiega Hasan – hanno bisogno dell’Egitto, è un interlocutore fondamentale, è l’unica porta sul mondo che hanno a disposizione e devono mantenerla aperta. Per questo soddisfatti o scontenti che siano non sollevano obiezioni e si mostrano compiacenti nei confronti del Cairo». E preferiscono non ricordare che l’Egitto resta un partner di Israele nel mantenere il blocco di Gaza e che ha distrutto i tunnel sotterranei di contrabbando sul confine con il Sinai che (oltre alle armi) garantivano rifornimenti vitali. L’Egitto inoltre, da anni, è mediatore tra gli islamisti palestinesi e Israele e il mese scorso è stato decisivo, anche se i leader del movimento islamico non lo ammettono, per tenere Hamas fuori dallo scontro tra Israele e il Jihad islami.

Rispondendo nel suo ufficio a Gaza city alle nostre domande sul mancato intervento militare di Hamas a sostegno del Jihad, Basem Naim, che cura i rapporti del movimento islamico con la stampa estera, ci ha detto «non è vero che non abbiamo partecipato, abbiamo contribuito in altri modi a contrastare gli attacchi israeliani». A Gaza invece sostengono che è prevalsa «l’ala governista» di Hamas, favorevole ad ascoltare i «suggerimenti» dell’Egitto e interessata a consolidare il controllo di Gaza, alla luce anche dei bisogni crescenti di una popolazione in piena emergenza umanitaria a causa del blocco. L’ingresso in campo di Hamas avrebbe significato una nuova guerra totale con Israele e, tra le altre cose, la sospensione dei 20mila permessi di lavoro che Tel Aviv ha dato nei mesi scorsi ad altrettanti manovali di Gaza. Si tratta di una fonte di reddito importante per migliaia di famiglie palestinesi e un flusso di milioni di dollari che entra a Gaza. «Hamas – ci dice Ali, proprietario di un minimarket – sa che Israele e l’Egitto lo tengono in scacco ma non può permettersi di far chiudere il valico di Rafah (tra Gaza e l’Egitto) e di imporre a 20mila manovali di rinunciare al lavoro in Israele. I soldi che portano a casa fanno girare parecchie cose qui a Gaza, aiutano anche me, e (attraverso le tasse) finiscono in parte anche nelle casse del governo non ufficiale di Hamas».

E poi c’è ancora da realizzare la ricostruzione dopo i tanti attacchi militari israeliani dal 2008 a oggi. Se i bombardamenti aerei di inizio agosto hanno provocato ben 49 vittime (inclusi 17 bambini) tra i palestinesi ma relativamente pochi danni materiali, invece l’offensiva israeliana del maggio 2021 è stata distruttiva: 1.500 case ridotte in macerie, più di 1.700 hanno subito danni irreparabili insieme ad altre 17.000 parzialmente danneggiate. Un anno fa, poco dopo l’annuncio del cessate il fuoco, l’Egitto inviò a Gaza cibo, vestiti e medicinali. Poi sono arrivati autocarri, gru, ruspe e squadre di ingegneri. Il capo dell’Unione dei costruttori palestinesi, Osama Kahil, spiegò che l’aiuto egiziano sarebbe servito a realizzare 100.000 case oltre a fabbriche e scuole. L’esecutivo di Hamas ringrazia i fratelli egiziani ma girando per Gaza non si vedono tanti cantieri aperti come vorrebbero questi numeri.

«Il vero affare per gli egiziani è il valico di Rafah e ad averne il vantaggio maggiore è la società Abna Sina (Figli del Sinai)» avverte Abed, un reporter, «tutti i movimenti dei palestinesi di Gaza nel Sinai e attraverso il terminal di Rafah sono gestiti da Abna Sina che è dell’Esercito egiziano e include anche un figlio di El Sisi». Ogni anno molte migliaia di palestinesi di Gaza, pagando ognuno di loro centinaia di dollari, passano per Rafah. Vanno al Cairo per motivi di lavoro, di affari, di studio o per curarsi. «Parliamo decine di milioni di dollari che ogni anno entrano nelle casse di Abna Sina – aggiunge il giornalista – e chi sceglie il passaggio Vip per evitarsi attese di giorni nel Sinai, disagi insopportabili e di essere maltrattato dai soldati egiziani, deve bonificare alla Abna Sina 1.250 dollari». Abed sorride e commenta con amarezza: «Gaza, sotto blocco e con tutti suoi problemi, fa gli interessi economici degli egiziani. Israele ci osserva, fa le sue manovre e quando vuole ci colpisce». Pagine Esteri

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Elezioni 2022: il (non)dibattito tra i (non)leader Meloni – Letta


Scialbi, senza sentimenti visibili, senza progetti, disposti a tutto, privi di 'idee', anzi, post-ideologici, quei due non guidano, non conducono, non sono leader, e alla fine non dicono nulla

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Collegiate Milan North: la residenza più esclusiva per i giovani in Italia


Collegiate è l’impresa leader nelle residenze universitarie nel Regno Unito e ne gestisce circa trenta in tutta Europa. Studenti a Madrid, Lisbona, Cambridge o Londra scelgono Collegiate per godersi al massimo il loro percorso universitario. È da poco aperta la loro prima sede in Italia, proprio a Milano. Gli anni da studente universitario sono i [...]

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Regno Unito – USA: Elisabetta II ‘leale gestore’


Nei suoi settant’anni di regno, Elisabetta II è stata un elemento importante non solo nella costruzione dell’immagine della monarchia britannica, ma anche nel garantire la continuità della politica di Londra nella transizione fra i diversi governi. Questo vale anche nel caso dei rapporti con gli Stati Uniti. Quando Elisabetta accede al trono, il 7 febbraio [...]

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Per un pugno di votiIeri si sono tenute le elezioni generali in Svezia. Malgrado i socialdemocratici, al governo da otto anni, si siano riconfermati primo partito, l'opposizione avrebbe ottenuto 176 dei 349 seggi in palio.


Elisabetta II e il ‘doppio corpo’ della Regina


“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) God not Save the Queen. ‘Lillibeth’ è morta. The ‘London Bridge is down’, il Ponte di Londra è crollato, metafora [...]

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Il successo della controffensiva ucraina nel nord-est imbarazza il Cremlino e alimenta il dissenso russo. Kiev invoca il sostegno dell’Occidente: “Possiamo vincere”.


#Scuola, la “macchina ministeriale” è già al lavoro per l'organizzazione del prossimo anno scolastico 2023/2024.


Fusione nucleare: un’analisi generale


Nel mese di febbraio di quest’anno, JET, una collaborazione internazionale con sede nel Regno Unito, ha annunciato un risultato molto importante nell’ambito della fusione nucleare. Un risultato che, oltre a rilanciare il dibattito teorico sulle fonti di a

Nel mese di febbraio di quest’anno, JET, una collaborazione internazionale con sede nel Regno Unito, ha annunciato un risultato molto importante nell’ambito della fusione nucleare. Un risultato che, oltre a rilanciare il dibattito teorico sulle fonti di approvvigionamento di energia, torna oggi di assoluta attualità a fronte delle difficoltà di approvvigionamento, e comunque dell’impennata dei costi dell’energia

Che cos’è la fusione nucleare?
I reattori a fusione nucleare sono una tecnologia dalle potenzialità enormi. Non sono dei reattori tradizionali (quelli di Chernobyl, o dei referendum sul nucleare, per intenderci). Questi ultimi si basano su un fenomeno fisico chiamato fissione nucleare: si prendono dei nuclei grossi (ad esempio l’uranio), e si fanno spezzare. Questi nuclei spezzandosi, rilasciano energia, che viene usata per scaldare acqua, che diventa vapore, che fa girare le turbine e produce corrente.

I reattori tradizionali hanno anche dei problemi però:
1) le fissioni, cioè i nuclei che si spezzano, devono essere controllate con attenzione, perché possono divergere, cioè andare fuori controllo (incidenti come Chernobyl o Three Miles Island);
2) producono rifiuti radioattivi;
3) in certi casi, possono essere usati per produrre Plutonio e quindi armi nucleari.

Nei reattori a fusione nucleare si usano invece nuclei leggeri (ad esempio idrogeno), e li si fonde in nuclei pesanti. È lo stesso fenomeno che avviene nel sole. Il processo di fusione rilascia energia, che potrebbe essere usata per scaldare acqua, che diventa vapore, che fa girare le turbine e produce corrente elettrica. La fusione è intrinsecamente sicura: non può andare fuori controllo perché senza intervento esterno si spegne. Non produce rifiuti (i prodotti della fusione sono nuclei leggeri, quindi non inquinanti. Esisterebbero dei rifiuti radioattivi, ma in misura molto minore dei reattori a fissione).

L’eventuale uso per scopi militari sarebbe molto più complicato.
In più, se si riuscisse a sviluppare una tecnologia di fusione basata su isotopi leggeri dell’idrogeno, il carburante sarebbe praticamente infinito: l’idrogeno può essere preso dall’acqua, e con delle quantità molto piccole potremmo ottenere quantità di energia sufficienti per alimentare tutto il mondo per secoli. Se riuscissimo a realizzare dei reattori a fusione stabili, saremmo vicini alla risoluzione di tutti i nostri problemi energetici. Avremo una sorgente di energia infinita, quasi totalmente pulita, intrinsecamente sicura, con carburante potenzialmente infinito.

Ma quali le difficoltà?
Il risultato presentato la scorsa settimana è una grande conquista, ma è per il momento solo una tappa. E’ un reattore sperimentale che ha prodotto una potenza molto piccola, molto lontana dalle centrali odierne. È una conquista perché’ fino a qualche anno fa eravamo in grado di sostenere un processo di fusione solo per una frazione di secondo, e ora siamo arrivati a cinque secondi, e non eravamo in grado di ricavarne energia, cioè per creare il processo di fusione occorreva più energia di quanta ne ricavassimo.
Adesso il bilancio è positivo, cioè ricaviamo energia, anche se molto poca. Realisticamente, ci vorranno decenni prima che questa tecnologia possa iniziare a essere utilizzata, forse molti decenni perché’ possa diffondersi su larga scala

Purtroppo non abbiamo tutto questo tempo. Siamo letteralmente su un treno in corsa lanciato a tutta velocità verso un burrone. I rapporti sul clima dell’IPCC (il pannello dell’internazionale sul cambiamento climatico) non ci lasciamo molto margine: il mondo rischia conseguenze molto gravi già al 2050.

Quindi purtroppo la fusione non ci salverà. Potrà essere utile e risolvere i nostri problemi energetici solo dopo che avremo risolto l’attuale serissima crisi climatica.

Che cosa fare nel frattempo?
Dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili, subito. Come si fa?
Migliorare i nostri comportamenti è necessario ma non sufficiente: possiamo provare a essere virtuosi, consumare di meno, ma il nostro mondo è così complesso che bloccare tutte le attività avrebbe conseguenze disastrose per la vita di moltissime persone, specialmente nei paesi con economie emergenti.
Possiamo rallentare un po’ l’accelerazione del treno in corsa, ma non è abbastanza.

Le energie rinnovabili?
Le energie rinnovabili possono dare un contributo, ma purtroppo non sono sufficienti. Negli ultimi trent’anni le tecnologie associate alle rinnovabili sono migliorate di poco.
La frazione energetica data dalle rinnovabili è cresciuta, ma non riesce coprire i nostri bisogni. Alcuni paesi sono riusciti a operare una transizione quasi completa verso le rinnovabili, ma sono quasi sempre casi particolari, dovuti a particolari caratteristiche del territorio e difficilmente esportabili ovunque.
Inoltre le rinnovabili hanno purtroppo un limite intrinseco, fisico, che non può essere sormontato con nessuna tecnologia.

Il capacity factor è la frazione di potenza che una centrale rinnovabile può produrre rispetto al suo massimo. Una centrale solare ha un capacity factor di circa il 15% in Italia, cioè può produrre solo il 15% della potenza in media rispetto al suo massimo (dovuto al fatto che di notte non c’è sole, il cielo può essere nuvoloso o altro).
Il capacity factor può cambiare in zone diverse del mondo, ma non molto, e non c’è tecnologia che tenga, questo fattore non può essere migliorato, perché dipende dalla natura. Ogni tipo di centrale elettrica ha un suo capacity factor, ma per le rinnovabili i fattori sono purtroppo bassi. Le reti elettriche non possono sostenere sbalzi di potenza troppo grandi tra giorno e notte, o tra giorni ventosi e non ventosi.

Qual è la soluzione?
Nella comunità scientifica si fa avanti sempre di più l’idea che forse dovremmo costruire centrali nucleari tradizionali e usare un portafoglio di nucleare e rinnovabile per i prossimi 50-100 anni per poi sperare di passare a centrali a fusione. India e Cina, ad esempio, stanno già costruendo molte nuove centrali nucleari. La Francia, che è già energeticamente indipendente e pulita all’80%, ha annunciato la costruzione di sei nuove centrali nucleari a fissione proprio qualche giorno fa.

In tutto il mondo occidentale il dibattito è intenso. La mia idea è che se si ha la casa in fiamme non sia il caso di mettersi a discutere di quale carta da parati mettere.

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In numero crescente di soldati e civili ha scelto il dissenso. I critici all'interno dell'esercito stanno usando una varietà di tattiche, dalle campagne online alla diserzione

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Paradossalmente, la più tradizionale di tutte le istituzioni britanniche – i 70 anni di regno della Regina Elisabetta II – ha svolto un ruolo importante nell’aiutare ad agevolare la transizione della Gran Bretagna nel mondo contemporaneo. In parte il motivo è che proprio l’elemento di stabilità e rassicurazione culturale e psicologica fornito dalla monarchia ha [...]

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Regina Elisabetta II, monarca serva dello Stato


Gli Stati hanno superato e sostituito i monarchi come vera fonte di potere legale e militare nei rispettivi territori. Come i monarchi sono diventati servi dello Stato

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Avevamo tutti ormai pensato che fosse eterna, invece non lo era nemmeno la Regina Elisabetta II. Dopo la sua morte la storia corre veloce, sul trono d’Inghilterra siede già un nuovo re.


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in reply to Informa Pirata

spero che questa funzione arrivi presto anche in Osmand

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in reply to Sabrina Web 📎

Dalla notizia sembra che la cosa si riduca a "percorso con consumo di carburante minore", che penso ci fosse già. Non mi stupirei se questo fosse un rebranding di una funzione esistente.

Su Osmand l'opzione "Fuel-efficient way" è attiva di default, almeno sul mio. Non credo ci sia un modo per specificare se la macchina è elettrica/gas/diesel/benzina, però.

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L’Europa nella morsa tra Russia e NATO


La UE schiacciata da una paziente manovra a tenaglia su ben 4 fronti, da ovest dagli USA, da est dalla Russia, da nord dal Regno Unito, da sud da una eterogenea colazione che ne ha minato i rapporti con l’Africa

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Le Scienze Sociali: i Darwiniani prima di Darwin


Il nostro Presidente onorario, il Professor Lorenzo Infantino, terrà una lezione a coronamento di quarant’anni di insegnamento alla LUISS, all’interno del convegno “Le Scienze Sociali: i Darwiniani prima di Darwin”. L'articolo Le Scienze Sociali: i Darwi

Il nostro Presidente onorario, il Professor Lorenzo Infantino, terrà una lezione a coronamento di quarant’anni di insegnamento alla LUISS, all’interno del convegno “Le Scienze Sociali: i Darwiniani prima di Darwin”.

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La knowledge base di Privacy Chronicles


Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli usciti finora.

Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli. Aggiornata periodicamente. Ultimo aggiornamento: 12.09.2022.

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Macerie


Dopo il voto Fra insediamento del nuovo Parlamento, elezione dei presidenti, avvio di pur veloci consultazioni, incarico, giuramento, dibattito parlamentare e fiducia, il nuovo governo, se tutto va bene, si ritroverà attivo nella seconda metà di ottobre.

Dopo il voto


Fra insediamento del nuovo Parlamento, elezione dei presidenti, avvio di pur veloci consultazioni, incarico, giuramento, dibattito parlamentare e fiducia, il nuovo governo, se tutto va bene, si ritroverà attivo nella seconda metà di ottobre.

Piuttosto verso la fine. Anche agendo in continuità con il governo attualmente in carica, come è ribadito proponimento del partito in vantaggio, alla guida della coalizione in vantaggio, la legge di bilancio subirà un qualche ritardo e sarebbe strano fosse radicalmente diversa da quanto fin qui predisposto. E, del resto, si avvierebbe verso la fine un anno i cui numeri sono positivi e come tali saranno confermati. Ed è qui che arrivano i guai.

Si va ripetendo che il futuro governo erediterà una situazione difficilissima e dovrà muoversi fra le macerie. Se così fosse alcuni dei futuri governanti si ritroverebbero fra gli odierni produttori di macerie. Se così fosse non si capirebbe perché chi è oggi in vantaggio ci tiene a tranquillizzare tutti circa la continuità costruttiva, non promettendo discontinuità distruttiva.

Difatti così non è, anche se da destra a sinistra, da sopra e da sotto si prova a descrivere l’Italia come disastrata e senza manco la canna del gas. L’anno che si chiuderà avrà prodotto ricchezza, ma già oggi sappiamo che l’anno prossimo viaggeremo ad una velocità decisamente più bassa, con una previsione di crescita dello 0.9%, rispetto al 3.4 (e forse qualche cosa in più) che agguantiamo oggi.

A questo si aggiunga che i tassi d’interesse europei (1.25%) restano ben più bassi di quelli inglesi (1.75) o americani (2.50), quindi siamo ancora in politica monetaria espansiva, ma la tendenza è a vederli crescere, per contenere l’inflazione, il che comporta un maggiore costo dei debiti e, quindi, dell’eventuale (si fa per ridere) rispetto delle promesse elettorali.

La domanda è: se ci descriviamo come disastrati fra le macerie nel mentre ancora si cresce a un ritmo sostenuto, che succederà quando sarà scemato? o quando ci toccasse una decrescita, alias recessione? se in questa fase non si fa che promettere aiuti e sostegni, manco fosse il 1929 e ci fossero le file di affamati con le gavette in mano, che succederà quando l’inflazione dovesse mordere troppo i risparmi e la mancata crescita non genererebbe ricchezza da distribuire?

A quel punto può succedere che chi si troverà al governo scopra la virtù dell’incoerenza, sicché non farà quel che aveva promesso, oppure succede che il governante tiene alla propria coerenza, fa quel che disse, quindi aumenta ulteriormente l’enorme debito pubblico. Nel secondo caso scassa le finanze.

Nel primo scassa la credibilità. Ed è questo quel che oggi è visibile a occhio nudo: si può parteggiare, tifare pro e contro, ma la credibilità di ciascuno la si deve cercare con la lente d’ingrandimento, ove non con il microscopio. E, del resto, l’esperienza vale qualche cosa, pur in un Paese senza memoria.

Non è affatto un caso che a ricrescere di più, rispetto allo sprofondo della riduzione a un terzo, è un Movimento che difende un atto governativo frutto della propria coerenza, ovvero il reddito di cittadinanza, che è, al tempo stesso, una spesa enorme e un non meno grandioso fallimento. Perché tale è, non per chi lo avversava in quanto negativo, come me, ma per chi lo ha voluto e sostenuto, secondo cui sarebbe stato lo strumento delle celeberrime ed evanescenti “politiche attive del lavoro”. Che non si videro.

Le macerie vere sono più politiche che economiche, più culturali che produttive. E se non si rimedia a quelle gli sconfitti di oggi saranno gli irresponsabili di domani e i governanti di dopodomani. Non se ne esce gli uni contro gli altri armati, giacché sono quelle armi, demagogiche, a produrre macerie. È comune interesse di chi dovrà governare e di chi, opponendoglisi, vorrà poi tornare a governare riportare lo scontro sul terreno della realtà. Perché a prender voti inneggiando alle macerie si ottiene un solo risultato: la moltiplicazione delle macerie.

La Ragione

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Andata


Campagna Oramai è andata. La campagna elettorale è quella che vediamo e i giorni che ci separano dalle urne non ospiteranno significative novità positive, idee nuove, impostazioni promettenti. È andata così. Essere in Unione europea, con i giusti vincoli

Campagna


Oramai è andata. La campagna elettorale è quella che vediamo e i giorni che ci separano dalle urne non ospiteranno significative novità positive, idee nuove, impostazioni promettenti. È andata così. Essere in Unione europea, con i giusti vincoli e le generose opportunità, aiuta, ma non risolve.

A sinistra hanno cominciato la corsa dandosi per persi e sperando che qualcuno fermasse gli altri. A destra il testimone se lo danno in testa più che passarselo, finita la staffetta si prenderanno a coltellate. I trionfatori delle precedenti elezioni politiche sanno che saranno ridotti a un terzo, non restando loro altro che puntare sulla reiterazione dell’estremismo assistenzialista.

I terzopolisti almeno hanno avuto il coraggio di andare a Piombino a sostenere il rigassificatore, per il resto pencolarono in partenza e programmano il pencolamento futuro. Altri soggetti animano la scena, aumentandone il tono smorto.

Tutti vittime della propria incapacità, ingabbiati in un sistema elettorale demenziale, che colpevolmente non toccarono. Quasi tutti contaminati dal virus populista, compartecipi del miserevole taglio dei parlamentari. Non un bel vedere, eppure tocca guardarlo.

Che succede, poi? In un Paese la cui popolazione pensante e lavorante ancora non digerisce il siluramento di Draghi, vincerà le elezioni chi gli si è opposto. Che può sembrare paradossale, ma mica tanto. Perché gli oppositori di ieri sono assai più draghiani degli altri. Almeno su tre punti determinanti: a. collocazione occidentale dell’Italia; b. condanna della Russia e mantenimento delle sanzioni; c. no a più deficit e debito. Mica poco.

E dopo la vittoria? Se il centro destra resterà unito e governerà sarà perché si spaccheranno i soci che lo compongono, cambiando linea politica. Il che comporta che o gli elettori di Fratelli d’Italia o quelli della Lega saranno stati ingannati. Più probabilmente i secondi. Se le modifiche non saranno interne, allora le rotture si vedranno dall’esterno, nel senso che partono e cadono in tempo reale. Vero che il potere è un forte collante, ma le pretese di ciascuno un discreto solvente.

I pentarieletti riprenderanno il loro ruolo di truppa trasformista, avendo imparato a mercanteggiare con maggiori pretese. Mentre i terzopolisti sono attesi alla prova del non dividersi in (almeno) due alla prima occasione.

In quanto alla sinistra, raccolta attorno al Partito democratico, si spera abbia capito che non ha perso solo le elezioni, ma l’identità e la cultura. I voti raccolti li hanno chiamati per tradizione e contrapposizione, solo che dall’altra parte non c’è una grande armata, ma una brancaleonata. Perdono perché si sono persi e si sono persi perché esistono solo per vincere.

A ciò si ridusse la scena, ma in un teatrino. In quello grande s’esibisce l’Italia degli interessi e della realtà. Una realtà talmente ostinatamente negata che se solo la descrivi ti dicono che sei fuori dalla realtà.

L’Italia con 10mila miliardi di patrimonio privato, con i risparmi che crescono, con le esportazioni che vanno alla grande, con il prodotto interno lordo finalmente superiore alla media europea nel suo ritmo di crescita, con un numero di occupati che resta nettamente inferiore alla media europea, ma che ha superato i massimi da quando si raccoglie quel dato.

Nel teatrino si compatisce la miseria, considerata crescente perché si contano i poveri mettendo in fila quelli cui hai promesso un sussidio se si dichiarano poveri, con il risultato, ovvio e ragionevole, che i poveri aumentano. Nell’altro teatro va in scena una ricchezza senza rappresentanza, al punto da essersi ridotta a sperare che nessuno vinca, per farsi ricommissariare.

Eppure uno spiraglio c’è: governi il vincitore, se ci sarà e se ne sarà capace, ma si avvii la legislatura con la volontà di porre rimedio a tanta insipienza politica e ai suoi fallimenti, aprendo una succursale costituente. Farà onore ai vincitori e farà comodo agli sconfitti. Tanto una cosa avrebbero dovuto capirla, sebbene non acutissimi: al giro successivo si scambieranno il posto.

La Ragione

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Ucraina: Kiev all’offensiva, ma non sarà la fine della guerra


Quella ucraina non appare essere un’offensiva vera e propria. Ora due possibili scenari: rettifica delle reciproche posizioni e 'congelamento della situazione oppure contrattacco russo

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Da oggi, con date diverse a seconda dei calendari regionali, studentesse e studenti tornano in aula per riprendere le lezioni.

Buon rientro ragazze e ragazzi e buono studio!

Qui i primi dati di avvio del nuovo anno ▶️ miur.gov.



Il satellite italiano LICIACube si è staccato dalla sonda americana DART


Stanotte LICIACube, il piccolo satellite dell’Agenzia Spaziale Italiana concepito con Inaf, Politecnico di Milano, università di Bologna e Napoli Partenope e realizzato sulla base della piattaforma 6U di Argotec, si è staccato dalla sonda madre DART della NASA secondo accordi nominali, per proseguire il suo viaggio verso un sistema binario di asteroidi distante circa 11 [...]

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Tutto ciò che serve sapere sul noleggio con conducente


Specie quando si viaggia molto per lavoro o, anche, quando si desidera non scendere a compromessi con eventuali ritardi e imprevisti in grado di rovinare il mood della propria vacanza, il budget diventa un fattore trascurabile. Ecco, quindi, che si fanno spazio opzioni di spostamento decisamente più esclusive e prestigiose. Tra queste spicca, ovviamente, il [...]

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Come affrontare una crisi di coppia? Questa è una domanda che molte coppie si pongono nel momento in cui si trovano in difficoltà e non riescono a vivere appieno più quel sentimento che le univa. Nessuna coppia è immune da un periodo di crisi e di difficoltà. Il problema però sorge nel momento in cui [...]

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Elezioni 2022: Peppa Pig e l’etica Meloni. La sua, non quella di tutti


Lo Stato etico che piacerebbe a Meloni? Quello in cui i principî etici li sceglie lei. Se la scelta è etica ed è fatta da chi ha potere, diventa inevitabilmente repressiva

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Elezioni 2022: la confusione masochista di Letta


Il desiderio di cambiamento negli anni passati ha fatto vincere Berlusconi, Prodi, Renzi. Ora è la volta di Meloni

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