Sua Maestà Regina Elisabetta II: ‘S’ come solidale e sociale ed ‘A’ come advocacy
La Regina ha unito la filantropia alla politica estera ed interna sviluppando advocacy ed offrendo un valore aggiunto all’assetto istituzionale e regale che le competeva come Sovrana. Elisabetta II ha patrocinato oltre 500 organizzazioni durante la sua vita, da enti di beneficenza e associazioni militari a organismi professionali e organizzazioni di servizio pubblico. Il suo patrocinio […]
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Elezioni politiche 2022: cronaca di un disastro annunciato
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) Nel romanzo dalla struttura teatrale antica con personaggi e coro di Gabriel Garcia Marquez aleggiava una morte annunciata. […]
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Chi si opporrà all’alleanza Russia-Iran?
Nonostante tutti i suoi discorsi sulla guida di un “fronte di resistenza”, la Repubblica islamica dell’Iran ha storicamente avuto pochi alleati. Quando l’Ayatollah Ruhollah Khomeini guidava i suoi rivoluzionari, “Né Oriente né Occidente, ma Repubblica islamica” era uno slogan fondamentale della Rivoluzione islamica. Khomeini ha anche descritto gli Stati Uniti e la Russia come “due […]
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Borsa: canapa, Canada e USA entrambe in picchiata
Le due principali piazze borsistiche mondiali nel settore della produzione, trattamento e commercializzazione della canapa, ovvero Canada e USA, questa settimana chiudonoentrambe in modo nettamente negativo. Troppa volatilità sulle piazze internazionali e dopo qualche segnale timido positivo nelle due settimane precedenti, questa settimana chiudono entrambe in rosso. Per avere dei raffronti nel settore parallelo della […]
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L’invasione autolesionista di Putin allontana gli ucraini del sud dalla Russia
Con tutti gli occhi concentrati sulle offensive in via di sviluppo dell’Ucraina nelle direzioni di Kharkiv e Kherson, vale la pena soffermarsi a riflettere sui cambiamenti storici nell’opinione pubblica ucraina che stanno avvenendo a seguito della guerra. Questi cambiamenti sono particolarmente visibili nell’Ucraina meridionale, dove la storica simpatia per legami più stretti con la Russia […]
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Il vertice di Samarcanda segna l’ascesa dell’Eurasia
Al contrario, le coalizioni di Washington nell''Indo-Pacifico' e altrove non riescono ad ottenere nuovi aderenti
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Guida per idioti alle elezioni politiche
Giunti ormai a pochi giorni dalle elezioni politiche, possiamo preparare una guida alle elezioni per idioti, che spieghi in poche parole le visioni concorrenti della società italiana da parte dei diversi schieramenti.
Abbiamo una coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia), una dicentrosinistra (PD, +Europa, Verdi e Sinistra italiani), una liberale(Calenda e Renzi) ed infine i Cinquestelle da soli. Trascuriamo le altre organizzazioni folcloristiche, come “Il partito della follia creativa” del dottor Cirillo, da anni ilare presenza nelle elezioni romane.
Non parliamo di proposte specifiche, bensì di un’impostazione generale. In particolare, evitiamo qualunque riferimento ai rapporti con la UE, con la NATO, la guerra in Ucraina e il debito pubblico, perché su questi temi, semplicemente, non c’è alcuna possibilità di scelta.
I tre partiti di destra, nonostante qualche divisione non banale, condividono una chiara impostazione ideologica, una nostalgica visione di un piccolo mondo antico in cui ci si conosceva tutti, ognuno aveva un lavoro, c’erano pochi stranieri, l’Europa era lontana e la vita scorreva tra la sagra dei tortelli e la messa della domenica, un mondo alla Pane, amore e fantasia. Le donne restavano a casa a cucinare le eccellenze culinarie che il mondo ancora non ci invidiava, facevano figli e non abortivano, se non di nascosto.
Si rubava, anche, ma di nascosto; non si pagavano le tasse, ma di nascosto; c’erano anche gli omosessuali, che non andavano in giro a fare i “pride”. E a chi osava, c’era l’arma letale del pettegolezzo, punto di partenza per l’ostracismo sociale, pena peggiore del carcere. Si andava nelle case chiuse, all’aperto e senza sensi di colpa, raccontando barzellette contro le mogli. Il futuro che ci offre il centrodestra, in altre parole, è il ritorno ad una società in cui il maschio bianco etero è ai vertici e la cultura ne celebra le fanfaronate, dai bordelli alle sgommate in tangenziale.
Colonna sonora: Povia, “Luca era gay”
Nel lato sinistro non mancano proposte interessanti, come la scuola dell’infanzia obbligatoria, la reintroduzione dell’imposta di successione, il salario minimo e lo ius scholae, ma si avverte che sono estemporanee, fatte per accontentare una delle molteplici lobby che si alligna nel sottobosco della società civile, senza una riflessione complessiva sulla società futura. Secondo la sinistra, i prossimi decenni dovranno essere, per forza, multietnici, gender, ecologici, meritocratici, sostenibili ed equi, ma non ci dice come questo Sol dell’Avvenire dovrebbe essere realizzato.
In realtà la politica del PD è una forma molto italica di conservatorismo progressista, fare il minimo indispensabile perché ogni decisione rischia, in primo luogo, di spaccare il partito, poi di essere bloccata da un TAR o da un sindaco o da una protesta di piazza. La sinistra ha rinunciato completamente all’idea di governare i complessi processi in corso in Italia, se non affidandosi all’Europa, madre salvifica ma non sempre benigna.
Colonna sonora: “Bella Ciao” (a bassa voce per non dare fastidio)
Passando ai Cinquestelle, la visione di Italia che Conte sta cercando in modo piuttosto annaspante di vendere al paese è quella dell’unica vera sinistra attenta ai bisogni della gente. Su questo, le credenziali di Conte sono interessanti, vedi reddito di cittadinanza. I Cinquestelle propongono sostanzialmente una società in cui uno Stato paternalista si fa carico di ogni problema, con un ampio allargamento dei cordoni delle borse, ma che non ha alcuna idea di come riorganizzare la società e l’economia nel suo complesso, senza grandi slanci, con un rinnegamento degli ideali più interessanti di rifondazione della politica lanciati dai Cinquestelle degli inizi. In altre parole, un traccheggiamento a vista, salvo intese.
Colonna sonora: Francesco Guccini, “La locomotiva”
Venendo al quarto polo, i due ragazzi terribili, Calenda e Renzi, sembrano gli unici con il coraggio di una visione davvero rivoluzionaria del futuro: individuo, impresa, liberalismo estremo, meritocrazia, Draghi ed Europa. Non è chiaro come tutto questo possa essere realizzato in una società invecchiata (male) come quella italiana, tenuta ignorante dal terrore televisivo, mentre i giovani, quei pochi che non sono fuggiti all’estero, sperano di fare fortuna con Tik-Tok. Tuttavia, i due rinascimentali propongono forse l’unica agenda per un radicale cambiamento dell’Italia, peccato che, come i bravissimi Maneskin, piacciano solo ai cinquantenni che credono di avere ancora vent’anni.
Colonna sonora: Madonna, “Like a Virgin”
Un’ulteriore scelta è l’astensione. Il rifiuto di partecipare al più importante appuntamento elettorale della vita pubblica è un fatto grave ma non può essere negato. Chi si astiene coscientemente non intende legittimare un sistema che ha tolto ai cittadini la libertà di scegliere i propri rappresentanti e governanti.
Ciò grazie ad una legge elettorale assurda, che premia le accozzaglie e accentra ogni potere nelle mani dei segretari di partito i quali, comunque, non sono in grado da anni di prendere alcuna decisione che non siano le questioni identitarie, fuffa solo per chi non soffre le discriminazioni (vedi decreti sicurezza contro gli immigrati, le restrizioni all’aborto contro le donne, l’ideologia della famiglia tradizionale imposta ad un paese arcobaleno da cinquant’anni).
Colonna sonora: La Rappresentante di Lista, “Ciao ciao”
Ecco, queste sono le scelte a disposizione degli italiani e delle italiane. Potenzialmente, andiamo dalla restaurazione dell’ancien régime alla repubblica socialista, con mille sfumature dal nero al rosso. E tanto grigio, colore del fumo.
In realtà, c’è ben poco da scegliere. La politica economico-finanziaria, che ci piaccia o no, è decisa dai mercati finanziari internazionali, su cui la Commissione europea non comanda. Di politica estera non parliamo perché non l’abbiamo dai tempi di Andreotti. I clandestini continueranno ad arrivare con o senza blocco navale. Con la cultura non si mangia. Gli unici possibili e sostanziabili cambiamenti sono nei diritti sociali, ovvero in quelli che più fanno male quando si perdono. Questi sono essenzialmente i diritti dei lavoratori, la scuola pubblica, la sanità pubblica e la libertà di decidere del proprio corpo, che siano l’aborto o il fine vita.
Le diverse coalizioni hanno già mostrato nei fatti cosa faranno o non faranno su ciascuno di questi temi, ma lascio a ciascuno e ciascuna di voi il compito di informarsi e di scegliere, per una volta, con consapevolezza.
Non dovrebbe essere difficile.
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Con Elisabetta II finisce la certezza del benessere
Re Carlo III eredita un futuro senza garanzie di standard di vita sempre crescenti
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Stati Uniti: l’industria della cannabis subisce i colpi della crisi
Stati Uniti: mala tempora currunt per la cannabis. E per tutto l’indotto che vi gravita intorno. Mentre le aziende di tutto il mondo chiudevano a causa della diffusione della COVID-19, l’industria della marijuana era considerata “essenziale” in quasi 30 Stati e poteva trarre vantaggio dalla pandemia. Ma più di due anni dopo, tra l’aumento dell’inflazione […]
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Ursula Von Der Leyen: “Viva L’Europa!”. Il discorso sullo Stato dell’Unione
Il discorso sullo Stato dell’Unione di quest’anno è decisamente molto diverso da quello che venne pronunciato lo scorso settembre. Le parole della Presidente della Commissione sono risuonate non solo nell’aula del Parlamento ma anche nelle petites rues di Strasburgo, nelle larghe vie di Bruxelles e in tutte le altre città europee.
Ursula Von Der Leyen, vestita di giallo e di blu, ha iniziato il suo intervento con una constatazione: “Mai prima d’ora questo Parlamento si è trovato a discutere lo stato della nostra Unione mentre
sul suolo europeo infuriava la guerra”.
Davanti ad Olena, la consorte di Zelensky, ha infatti ricordato l’immenso coraggio che la popolazione ucraina continua a dimostrare contro l’aggressione di Putin. Ha puntualizzato: “Le sanzioni resteranno in vigore. È il momento della risolutezza, non delle concessioni”.
Secondo Ursula questa guerra è l’apice di uno scontro ben delineato, quello tra autocrazia e democrazia, tra valori occidentali e credi zaristi.
L’Europa ha reagito coesa a questa guerra alla sua economia, alla sua energia, al suo futuro. La Presidente porta un esempio italiano virtuoso, quello dei ceramifici al centro della nostra penisola che hanno deciso di spostare i turni al mattino presto per beneficiare delle tariffe più basse dell’energia.
Entra così nell’argomento letteralmente più scottante e impellente: quello energetico.
La proposta europea è quella di mitigare il carobollette con oltre 140 miliardi di euro. Come? Tassando gli extra-profitti. La Presidente ha infatti dichiarato “ci sono grandi compagnie petrolifere, del gas e del carbone, che stanno realizzando profitti enormi e inaspettati, che non si sarebbero mai nemmeno immaginate”.
E ancora, due riforme necessarie sono quella radicale del mercato dell’energia elettrica e, in linea con il Green Deal, l’introduzione di una Banca europea dell’idrogeno, fonte che verrà trasformata in un mercato di massa con ingenti investimenti nei prossimi decenni.
Ursula è pronta a sostenere gli avanzamenti e la rilevanza del progetto green europeo nelle due prossime occasioni internazionali, alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità di Montreal e alla COP27 di Sharm el-Sheikh.
Ha colto l’occasione poi per annunciare una nuova legislazione europea sulle materie prime critiche, punto cruciale per il successo della transizione sostenibile nell’economia e nel mondo digitale, in continuità con il Chips Act.
Altra tematica fondamentale toccata nel discorso sullo Stato dell’Unione è stata l’importanza di combattere la disinformazione nella rete ma anche nelle università europee; “queste menzogne
sono tossiche per le nostre democrazie”.
Citando la Regina Elisabetta e David Sassoli, Ursula ha ricordato a tutti i presenti l’essenzialità di difendere sempre il nostro modello occidentale. Migliorarlo ogni giorno significa crescita collettiva, per tutti gli individui.
L’Europa sarà in grado di guardare oltre e cercare nuovi orizzonti?
Si, se coltiverà lo spirito di Maastricht, dove stabilità e crescita vanno necessariamente di pari passo; dove si uniscono tutte le forze in nome di un comune obiettivo; dove volontà e solidarietà si mescolano; dove ogni cittadino europeo si sente a casa.
Ursula auspica che questo spirito europeo, cresciuto moltissimo dopo lo scoppio della pandemia, possa crescere ancor più forte e in armonia.
Come esempio finale della sua riflessione, ha elogiato Magdalena e Agnieszka, due giovani polacche che in pochi giorni hanno organizzato migliaia di volontari per accogliere i rifugiati ucraini. Un esempio di altruismo e umanità.
La loro storia è, secondo la Von Der Leyen, emblematica e rappresenta al meglio il sentimento dell’Unione e della nostra comunità europea.
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Disegnando il Tigray in biciletta in Friuli Venezia Giulia #Ride4Tigray
Il Tigray ed i suoi quasi 7 milioni di persone sono state prese di mezzo ad una guerra genocida a partire dal 4 novembre 2020. Guerra nel totale blackout elettrico e comunicativo. Guerra ancora oggi dimenticata soprattutto in Italia.
Tigray, regione settentrionale dell’Etiopia: confina con l’Eritrea, il Sudan e a livello interno con le regioni Amhara ed Afar. Anche queste due regioni a causa della guerra sono state intaccate. Ad oggi le stime dei partner umanitari dell’ONU parlano di 13 milioni di persone in tutto il nord Etiopia ad essere dipendenti dal supporto umanitario. La discriminante è che il Tigray è assediato e confinato e l’accesso umanitario, come i servizi di base bloccati, sono stati politicizzati: moneta di scambio e ricatto del governo centrale per avviare i negoziati di pace in cambio di un cessate il fuoco. Peccato che i servizi di base, elettricità, infrastrutture di comunicazione (telefono e internet), conti bancari e carburante sono beni essenziali per la sopravvivenza di milioni di persone. Non possono essere un ricatto perché, come riferito dall’ex direttore dell’ HRW – Human Rights Watch è un abuso del diritto umanitario int.
Io sto cercando di preoccuparmene, sto cercando di informare collaborando con Focus On Africa, magazine diretto da Antonella Napoli. Una dei pochi media in Italia che incessantemente aggiorna sulla catastrofe umanitaria ancora in atto. Guerra ancora accesa, perché un nuovo fronte è ripartito nella regione dal 28 agosto, nonostante il comunicato del governo del Tigray ha dichiarato di essere predisposto di iniziare i negoziati dichiarando anche i nomi dei suoi rappresentanti ai tavoli.
Le dinamiche della via della pace sono molteplici.
Parlarne ed informare, sensibilizzare chi ancora non sa è una di queste strade. Non basta.
Anche quella di stare vicini e supportare la comunità e le persone martoriate. Ecco che in occasione di Kudus Yohannes (festa di San Giovanni), il Capodanno etiope (per festeggiare il nuovo 2015 e Ashenda, la festa della donne, il 10 settembre la comunità tigrina in Friuli, Geeza Tegaru, ha organizzato con il supporto di Time For Africa, Umberto Marin il presidente della no-profit di Udine. Pranzo di beneficenza a Chiarmacis di Teor il 10 settembre 2022.Geeza Tegaru pranzo di beneficenza per il Tigray Etiopia Chiarmacis di Teor Udine 2022
Questo è il secondo pranzo solidale sotto i bombardamenti e la guerra: già l’anno scorso, nel 2021 era stato organizzato.
Un momento conviviale, ma anche di condivisione per parlare di Tigray, della catastrofe umanitaria, di cosa sta accadendo e per chiedere solidarietà e un contributo da parte dei partecipanti di buon cuore: che sia un obolo, un’offerta dal valore di un caffé, che sia anche di know how messo a disposizione per la causa o in maniere creative.
Le meccaniche della pace, come scrive Elena Pasquini nel suo ultimo libro, ha regole ancora non scritte, ma che devono essere percorse se vogliamo fermare, non far iniziare le guerre.
Ecco che arrivo alla mia idea creativa, una via di pace, una via concreta e reale: una pedalata di solidarietà al popolo tigrino disegnando i confini del Tigray in Friuli Venezia Giulia.
Pedalata per il Tigray
Il 15 settembre 2022 sono partito da Aquileia, Piazza Capitolo, area storica e religiosa in cui si erge la Basilica. Un simbolo di pace e fratellanza.Pedalata di solidarietà per il Tigray – Etiopia – Partenza da Piazza Capitolo, Aquileia
Le previsioni meteo per quel giorno davano acquazzoni in tutta la regione, ma io non mi sono fatto intimorire e non mi sarei fermato: la mia idea era pedalare nonostante tutto. Sarebbe stato il minimo in confronto a quello che stanno affrontando i fratelli e sorelle in Etiopia ancora oggi. Resistenza per la propria stessa esistenza.
Alle 8.00 sono partito con la pedalata, Ho pedalato sul GialloMelone, è il nome della mia bicicletta, una bici a “scatto fisso”, una corona, un pignone, un solo rapporto: le gambe e cuore sono l’unico motore, il fiato il carburante, ma soprattutto la forza mentale che non deve mancare. Non puoi contare sulla praticità del cambio, dell marce, ma devi avere una reale motivazione profonda per pedalare in questa modalità: non mollare nonostante tutte le avversità.
I nuvoloni e il vento mi hanno accompagnato fin da subito e per quasi tutta la pedalata, ma fortunatamente gira e gira la pioggia non è riuscita a raggiungermi.
Sul cellulare mi ero scaricato la traccia GPS da seguire. Nonostante questo, il mio senso dell’orientamento ad un certo punto, in zona Palmanova, mi ha giocato il solito scherzo e così ho allungato il percorso di 8 sui 100km totali previsti. Poco male, a me è bastato mettermi in strada, tutto il resto lo avrei affrontato caso per caso.
Un terzo del percorso era su strade che non avevo mai pedalato, ma tant’è che anche questa era un’ulteriore sfida da affrontare: un giro di pedali alla volta, si inizia e si finisce. Ho pedalato anche su strade bianche, in mezzo alla campagna. Mi è tornata a mente la canzone “Stradis” della band Luna E Un Quarto, ex complesso rock folck friulano di Muzzana del Turgnano. Alessio, fisarmonicista e una delle voci, è stata la causa per cui anni fa ho messo piede in Etiopia: un viaggio per curiosità che mi ha aperto a nuove culture, nuove amicizie e progetti, ma anche a nuovi approcci di vita. Ma questa è un’altra storia che forse ti racconterò più avanti.Stradis blancis – Muzzana del Turgnano Udine
Muzzana è stata l’unica tappa ristoro, nella parte finale della pedalata, in cui mi sono fermato, precisamente all’Osteria degli Orbi di Michela. Reidratazione e un po’ di pubbliche relazioni, quattro chiacchere con alcune persone che mi hanno chiesto della bandiera sulla bicicletta: anche quello è stato cruciale per poter “attaccar bottone” e continuare attuando le “dinamiche della pace”.Osteria agli Orbi – Muzzana del Turgnano (Udine)
La pedalata non è importante per i più dei 100km affrontati sui pedali, non è importante per far vedere quando Davide sia bravo e allenato, o per le foto e i selfie di gloria.L’obiettivo di questa pedalata non era fare il tempo, arrivare a chiudere il giro in meno tempo possibile, manco fosse il Giro d’Italia… ma quanto dare visibilità in maniera alternativa ad un tema tanto delicato, quanto importante della questione Tigray.
Nel contempo era una maniera per supportare la raccolta donazioni per il Tigray attraverso Time For Africa di Udine.
Infatti anche se io ho finito il giro in biciletta, la possibilità di donare è ancora aperta e queste sono le info per poterlo fare, e come declamava Giobbe Covatta per la sua campagna di sensibilizzazione sull’Africa “Basta poco, che ce vò?”
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Time For Africa – Udine
Banca Popolare Etica
IBAN: IT71 T050 1802 2000 0001 1179 686
Causale: Tigray
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- Ti lascio il link alla traccia STRAVA: strava.com/activities/78123209…
- Se vuoi rimanere aggiornato sul Tigray, Etiopia e sei di vedute aperte ed approfondire il continente dimenticato che si chiama Africa puoi leggere Focus On Africa
- A questo link tutti gli articoli che ho personalmente scritto sul Tigray – in costante aggiornamento.
NOTA: sono passato per Paradiso, comune di Pocenia (Udine) che è ricordato per:
“il 4 novembre 1918, Battaglia di Paradiso. Fine della Prima Guerra Mondiale, inizio della Pace”Paradiso (Udine) Comune di Pocenia – “il 4 novembre 1918, Battaglia di Paradiso. Fine della Prima Guerra Mondiale, inizio della Pace”
Oggi saremo a Grugliasco, in provincia di Torino, per #TuttiAScuola, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico.
L’iniziativa, giunta alla XXII edizione, sarà una grande festa che metterà al centro le esperienze delle scuole.
Rublati
La fonte, i tempi e il fatto. Questi gli elementi da tenere in considerazione per capire il significato di una nota statunitense relativa ai soldi che dalla Russia sarebbero giunti a componenti politiche di 24 Paesi.
Fin da prima che la criminale aggressione russa all’Ucraina partisse, l’intelligence statunitense ha scelto un approccio diverso da quello classico: disvelare anziché celare. Il valore maggiore delle informazioni riservate è consistito nel renderle pubbliche.
Fecero sapere che, secondo le loro informazioni, l’ammassarsi di truppe russe ai confini ucraini non era manco per niente un’esercitazione, ma la premessa di un’imminente invasione. In tanti li accusarono di propaganda e Putin fece lo spiritoso. L’informazione era esatta e le cose sono andate come erano state descritte.
Circa i finanziamenti russi a politici europei, sono noti quelli alla destra francese di Le Pen. Quindi non una novità. Perché adesso? Per noi italiani è facile supporre che la tempistica sia stata scelta in relazione alle elezioni del prossimo 25 settembre.
A parte che sembrerebbe non esserci note sull’Italia, la stessa cosa sarebbe valsa per le notizie francesi. Ma sono sensazioni superficiali, che non tengono conto di due dati fondamentali: a. la ricerca sulle influenze russe nasce negli Usa perché gli Usa furono penetrati; b. la scadenza elettorale più rilevante è in Usa. Forse quei tempi hanno rilevanza maggiore dei nostri.
Il fatto va ben delineato: se ci sono trasferimenti di denaro a partiti o soggetti politici, ovviamente non dichiarati, da noi si tratta di un reato. E dei reati si occupa la giustizia. Per me possono anche metterci il nome di Tizio, in quelle carte, ma continuerò a considerarlo innocente e a credere alle sue smentite, fino a sentenza contraria.
Il che, però, non mi distoglie di un capello dall’osservare che il citato Tizio ha posizioni filorusse, s’è speso contro le sanzioni, non voleva inviare armi all’Ucraina. Che non sono reati, ma responsabilità politiche. E in politica sono quelle che contano.
Con le influenze russe in casa nostra ci siamo cresciuti. I comunisti sovietici finanziavano i comunisti italiani. Ma quel fatto, documentato dalla stessa memorialistica comunista, non deve trarci in inganno: non era il finanziamento a una comune idea, ma soldi per sostenere la stessa idea che oggi sostiene Putin: indebolire le democrazie e minare la credibilità di chi le governa.
Per questo è ininfluente pagare a sinistra o a destra, mentre è rilevante investire sugli sfasciacarrozze. Che non necessariamente devono essere politici.
Distinguere il reato dalla responsabilità politica serve anche a guardare un po’ oltre. Di certo in Russia non si son crucciati perché degli svalvolati italiani volevano bloccare il gasdotto dall’Azerbaijan (Tap), fortunatamente senza riuscirci. Ed hanno goduto quando ci siamo evirati rinunciando a gran parte del gas che abbiamo in Adriatico. E se guardate ai protagonisti di quelle pessime battaglie ce ne trovate di destra e di sinistra. Mica notizie segrete, se ne vantavano.
E siccome 300 milioni in 24 Paesi, dal 2014 sono poco più della mancia al cameriere, porgerei maggiore attenzione al fronte del gas e alla formulazione dei contratti, con eventuali liberalità aziendali. Il che porta più a governanti tedeschi che non a neonazisti che pure i russi accudirono con amore. Idem per il lato italiano.
Possiamo usare una sola bussola, per evitare svarioni: osservare i fatti noti ed esprimere un giudizio sui putinofili nostrani (prevalentemente a destra); fare attenzione agli interessi delle battaglie contro il gas non russo (ben distribuiti fra saltimbanchi di diverso colore); ribaltare, come si sta facendo, la politica energetica, rendendosi totalmente indipendenti dal mefitico gas russo.
Questa non è una faccenda da pupazzetti in magliettina, ma da ridisegno di equilibri globali. E come tale va trattata.
L'articolo Rublati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ursula Von Der Leyen: “Viva L’Europa!”. Il discorso dello Stato dell’Unione
Il discorso sullo Stato dell’Unione di quest’anno è decisamente molto diverso da quello che venne pronunciato lo scorso settembre. Le parole della Presidente della Commissione sono risuonate non solo nell’aula del Parlamento ma anche nelle petites rues di Strasburgo, nelle larghe vie di Bruxelles e in tutte le altre città europee.
Ursula Von Der Leyen, vestita di giallo e di blu, ha iniziato il suo intervento con una constatazione: “Mai prima d’ora questo Parlamento si è trovato a discutere lo stato della nostra Unione mentre
sul suolo europeo infuriava la guerra”.
Davanti ad Olena, la consorte di Zelensky, ha infatti ricordato l’immenso coraggio che la popolazione ucraina continua a dimostrare contro l’aggressione di Putin. Ha puntualizzato: “Le sanzioni resteranno in vigore. È il momento della risolutezza, non delle concessioni”.
Secondo Ursula questa guerra è l’apice di uno scontro ben delineato, quello tra autocrazia e democrazia, tra valori occidentali e credi zaristi.
L’Europa ha reagito coesa a questa guerra alla sua economia, alla sua energia, al suo futuro. La Presidente porta un esempio italiano virtuoso, quello dei ceramifici al centro della nostra penisola che hanno deciso di spostare i turni al mattino presto per beneficiare delle tariffe più basse dell’energia.
Entra così nell’argomento letteralmente più scottante e impellente: quello energetico.
La proposta europea è quella di mitigare il carobollette con oltre 140 miliardi di euro. Come? Tassando gli extra-profitti. La Presidente ha infatti dichiarato “ci sono grandi compagnie petrolifere, del gas e del carbone, che stanno realizzando profitti enormi e inaspettati, che non si sarebbero mai nemmeno immaginate”. E ancora, due riforme necessarie sono quella radicale del mercato dell’energia elettrica e, in linea con il Green Deal, l’introduzione di una Banca europea dell’idrogeno, fonte che verrà trasformata in un mercato di massa con ingenti investimenti nei prossimi decenni.
Ursula è pronta a sostenere gli avanzamenti e la rilevanza del progetto green europeo nelle due prossime occasioni internazionali, alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità di Montreal e alla COP27 di Sharm el-Sheikh.
Ha colto l’occasione poi per annunciare una nuova legislazione europea sulle materie prime critiche, punto cruciale per il successo della transizione sostenibile nell’economia e nel mondo digitale, in continuità con il Chips Act.
Altra tematica fondamentale toccata nel discorso sullo Stato dell’Unione è stata l’importanza di combattere la disinformazione nella rete ma anche nelle università europee; “queste menzogne
sono tossiche per le nostre democrazie”.
Citando la Regina Elisabetta e David Sassoli, Ursula ha ricordato a tutti i presenti l’essenzialità di difendere sempre il nostro modello occidentale. Migliorarlo ogni giorno significa crescita collettiva, per tutti gli individui.
L’Europa sarà in grado di guardare oltre e cercare nuovi orizzonti?
Si, se coltiverà lo spirito di Maastricht, dove stabilità e crescita vanno necessariamente di pari passo; dove si uniscono tutte le forze in nome di un comune obiettivo; dove volontà e solidarietà si mescolano; dove ogni cittadino europeo si sente a casa.
Ursula auspica che questo spirito europeo, cresciuto moltissimo dopo lo scoppio della pandemia, possa crescere ancor più forte e in armonia.
Come esempio finale della sua riflessione, ha elogiato Magdalena e Agnieszka, due giovani polacche che in pochi giorni hanno organizzato migliaia di volontari per accogliere i rifugiati ucraini. Un esempio di altruismo e umanità.
La loro storia è, secondo la Von Der Leyen, emblematica e rappresenta al meglio il sentimento dell’Unione e della nostra comunità europea.
L'articolo Ursula Von Der Leyen: “Viva L’Europa!”. Il discorso dello Stato dell’Unione proviene da ilcaffeonline.
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Hezbollah, il «guardiano» del gas del Libano
di Michele Giorgio* –
Pagine Esteri, 15 settembre 2022 – Il sogno dei libanesi è sfruttare il giacimento sottomarino di gas di Karish che lascia immaginare entrate per miliardi di dollari. La realtà è Beirut per metà al buio per la scarsa elettricità disponibile, gli aumenti del prezzo del carburante, l’inflazione fuori controllo e il crollo continuo della lira scambiata ieri a 36mila per un dollaro. E chi i dollari non li ha, gira avendo in tasca dozzine di banconote tenute strette da un elastico, necessarie anche solo per comprare qualcosa al minimarket sotto casa. Ammesso che si abbiano lire da spendere. Il 78% dei libanesi vive in condizioni di povertà. Jihad, il taxista che ci porta dal quartiere centrale di Hamra a quello periferico di Haret Hreik sente sulle sue spalle tutto il peso della crisi. «Ormai non si vive più, ogni giorno aumenta il prezzo della benzina e la lira non vale nulla. Se solo potessi partire e andare via da questo paese di politici falliti, tutti senza eccezione», ci dice dando una accelerata alla sua vecchia auto. Due giorni fa è arrivato un altro pugno allo stomaco della maggioranza dei libanesi. La Banca centrale ha revocato i sussidi per le importazioni di carburante facendo schizzare verso l’alto il prezzo di benzina e gasolio.
Tra una maledizione scagliata a questo o quel politico, Jihad ci fa notare che le lunghe code e gli ingorghi nelle strade di Beirut sono meno intensi di qualche tempo fa. «Muoversi in auto costa troppo, fare rifornimento non è più per tutti», ci spiega lasciandoci davanti all’ufficio del religioso Ali Daamoush, vicepresidente dell’esecutivo del movimento sciita Hezbollah. Esponente tra i più noti dell’ala politica del movimento sciita, Daamoush ha accettato di rispondere alle nostre domande sull’andamento della trattativa indiretta che il Libano sta portando avanti, con la mediazione statunitense, per la definizione del confine marittimo con Israele. Tel Aviv è decisa ad avviare nelle acque tra i due paesi lo sfruttamento del giacimento sottomarino di Karish entro settembre. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha reagito a questa intenzione minacciando in una intervista a Mayadeen Tv che «Se l’estrazione di petrolio e gas dal giacimento di Karish inizierà a settembre prima che il Libano ottenga i suoi diritti, allora faremo di tutto per raggiungere i nostri obiettivi…Nessuno desidera la guerra e la decisione è nelle mani di Israele, non nelle nostre». Qualche settimana fa, Hezbollah ha inviato droni – abbattuti quasi subito – verso la nave mandata da Israele per effettuare i primi rilievi a Karish. Un messaggio inequivocabile.
Daamoush smorza l’ottimismo generato dalle ultime dichiarazioni del mediatore Usa, Amos Hochstein sui progressi fatti dalla trattativa. «Si parla di segnali positivi – ci dice – ma dobbiamo vedere come andranno le cose alla fine, ci sono punti molto importanti da discutere. Noi restiamo fermi sulla nostra posizione, a ciò che ha detto il segretario Nasrallah sui diritti irrinunciabili del Libano». Quindi aggiunge di non fidarsi della mediazione statunitense: «Non vediamo negli Stati uniti una parte affidabile e credibile. Stanno sempre dalla parte di Israele. Hochstein ci offre condizioni che sono sempre favorevoli per Israele».
Il movimento sciita Hezbollah – sostenuto dall’Iran e forte di un’ala militare ben addestrata ed armata di decine di migliaia di razzi – malgrado il calo registrato dal suo schieramento politico («8 marzo») alle ultime elezioni, resta la forza più influente nella politica libanese. E non manca di far sentire il suo peso recitando, con l’approvazione di tanti libanesi e la disapprovazione di molti altri, il ruolo di unico difensore degli interessi economici del paese. Dall’esito del negoziato dipenderà la possibilità del Libano di poter sfruttare riserve di gas sottomarino al momento di entità incerta. La differenza se sarà deciso un confine marittimo piuttosto di un altro, è di miliardi di dollari, vitali per un paese che ha disperato bisogno di valuta pregiata per stabilizzare la lira e ridare fiducia ai libanesi che nel 2019 hanno manifestato in massa contro corruzione, malgoverno e l’intera classe politica.
Nell’ultimo periodo si sono intensificati raduni e manifestazioni, anche in mare, di libanesi che chiedono al governo uscente di adottare una posizione più ferma tale da garantire al paese una quota maggiore di riserve di gas. Daamoush rispondendo a una nostra domanda afferma che Hezbollah rispetterà le decisioni del governo. Poi avverte: «Pensiamo che il governo non rinuncerà ai diritti del popolo libanese. Se invece vedremo che non ci saranno benefici per la nostra gente allora faremo sentire forte la nostra voce». E ancora: «Se Israele estrarrà gas dalla zona contesa senza un accordo, allora difenderemo i nostri diritti. In quel caso sarà Israele che avrà scelto la guerra non noi». Ad agosto anche il premier israeliano Yair Lapid ha usato toni bellicosi avvertendo che il suo governo non esiterà a proteggere gli interessi del paese.
Il peggioramento delle condizioni economiche e finanziarie in Libano è parallelo allo stallo politico. Il premier incaricato Najib Mikati non è ancora riuscito a formare una maggioranza. Inoltre, il 31 ottobre scadrà il mandato del presidente Aoun e al momento non c’è ancora accordo sul nome del futuro capo dello Stato. Si pensa che in assenza di un nuovo gabinetto Aoun si rifiuterà di lasciare il palazzo di Baabda. I cittadini libanesi intanto già guardano con preoccupazione all’inverno che si avvicina con il carburante alle stelle e la poca elettricità disponibile. Charbel, nel suo piccolo negozio di souvenir, pensa di procurarsi quanta più legna da ardere possibile per la sua vecchia stufa. «Da anni era solo decorativa lì a casa ma ora dovrà riscaldarci per tutto l’inverno. Trovare la legna però non è facile» dice con un mezzo sospiro. Come lui proveranno a fare decine di migliaia di libanesi. Il paese famoso per i suoi cedri e gli alberi secolari ora rischia anche il disboscamento. «Non ci hanno lasciato altra scelta, comprare il gasolio ti porta via quanto spendi per sfamarti un mese», si giustifica Charbel. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2022 dal quotidiano Il Manifesto
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EGITTO. Quattro giornaliste nel mirino del regime di El Sisi
della redazione
Pagine Esteri, 8 settembre 2022 – La magistratura egiziana ha interrogato per ore quattro giornaliste dopo una denuncia per diffamazione presentata dal partito il Futuro della Nazione, legato al regime del presidente Abdel Fattah el Sisi, per un articolo scritto dalla testata indipendente Mada Masr. Le quattro sono state rilasciate su cauzione e restano indagate per i reati di pubblicazione di notizie false e diffamazione di membri di un partito politico.
In un paese dove i servizi di sicurezza hanno ridotto al silenzio quasi tutte le voci critiche, Madr Masr è uno dei pochi media egiziani che non sono sotto il diretto controllo statale o influenzati dal governo. Il 31 agosto ha pubblicato una newsletter su Futuro della Nazione, che domina il parlamento e sostiene il presidente El Sisi. L’articolo riferisce di una inchiesta in corso che vede coinvolti importanti dirigenti di questo partito e che riguarda “gravi violazioni finanziarie”. Il partito ha negato tutto accusando Madr Masr di utilizzare “tattiche dubbie e non professionali per destabilizzare la sicurezza del Paese”. Decine di denunce sono state presentate dai membri di Futuro della Nazione contro tre giornaliste – Rana Mamdouh, Sara Seif Eddin e Beesan Kassab – insieme alla loro caporedattrice, Lina Attalah.
Ieri le quattro donne sono state lungamente interrogate dai magistrati ed informate di essere accusate di calunnia e diffamazione, di utilizzo dei social media per molestare i membri di Futuro della Nazione della pubblicazione di notizie false intese a turbare l’ordine pubblico. Lina Attalah è stata anche accusata di gestire un sito web di notizie (Mada Masr) “senza licenza”. E’ dal 2018 che Madr Masr cerca di ottenere la licenza, quando è entrata in vigore una nuova legge che regola i media, ma non è ancora riuscito ad ottenerla. Da parte sua il giornale ha fatto sapere di credere “nell’integrità della nostra posizione legale e del nostro impegno per i più alti standard di pubblicazione professionale”. “Esprimiamo anche – ha scritto in un comunicato – il nostro rammarico per il fatto che il partito politico di maggioranza in Egitto, noto per essere vicino al potere, stia usando tali tattiche per intimidire un mezzo di stampa che opera per conto dell’interesse pubblico”.
Reporters sans frontières, l’organismo di tutela globale della libertà di stampa, si è detto estremamente preoccupato per la minaccia a Madr Masr e ha avvertito che “le continue molestie, intimidazioni e arresti di giornalisti da parte del governo egiziano stanno raggiungendo livelli pericolosi”. Sono migliaia i prigionieri politici in Egitto, in prevalenza attivisti e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani ma anche giornalisti e difensori dei diritti umani tra i quali il più noto è Alaa Abdel Fattah. Pagine Esteri
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Sabra e Shatila. 40 anni dal massacro
Pagine Esteri, 16 settembre 2022- Beirut, Libano. Era il 1982. Il 16 settembre. L’esercito israeliano era giunto nella zona occidentale di Beirut e insieme alla Falange libanese circondò i campi profughi di Sabra e Shatila.
L’obiettivo dichiarato era quello di scovare i combattenti palestinesi. Ma i campi erano privi di protezione militare: i combattenti erano andati via. Dopo dubbi e discussioni era stato deciso di accettare l’accordo proposto dagli Stati Uniti di Ronald Regan e ritirarsi dai campi profughi per evitare la strage.
Erano state date precise garanzie. Dagli USA e da Israele: una volta che usciti dal Libano i combattenti, la popolazione civile palestinese non avrebbe subito conseguenze.
player.vimeo.com/video/7501558…
Ma il 16 settembre, per 3 giorni, i campi furono rastrellati. Prima i falangisti pareva cercassero solo gli uomini. Poi hanno cominciato a prendere anche le donne e ad assicurarsi che ci fossero i bambini.
L’esercito israeliano, intanto, aveva chiuso i campi, i palestinesi non potevano uscire e ai falangisti veniva permesso di entrare. L’obiettivo politico della Falange libanese era cacciare dal Libano i palestinesi.
E poi di vendicarsi. Vendicarsi per l’assassinio del suo leader, Bachir Gemajel, ucciso due giorni prima.
In questo modo cominciò la strage, illuminata dai fari di perimetro dell’esercito israeliano.
Andò avanti per 3 giorni.
I primi che visitarono i campi dopo il ritiro israeliano descrissero l’orrore di uomini, donne e bambini chiusi in trappola e trucidati. I metodi furono violenti e sanguinari e non si disdegnò l’utilizzo della decapitazione.
Dopo 40 anni i due campi profughi sono ancora lì. Ma la memoria è viva e tramandata da associazioni, volontari, scuole, dagli adulti ai bambini.
La situazione dei palestinesi è misera, i campi sono incredibilmente sovraffollati ma gli è vietato, in Libano, acquistare abitazioni.
La condizione sanitaria è preoccupante, cavi che spostano acqua e energia elettrica pendono insieme aggrovigliati come una rete tra i vicoli sempre più stretti e le case alte e buie. Ai palestinesi è vietato svolgere moltissimi lavori In Libano, decine. I bambini e le bambine spesso non possono far altro che lavorare con i genitori oppure vagare soli per i campi. Le associazioni li accolgono, provano a tenerli con loro, tra attività, giochi e istruzione, come fa la Beirut Atfal al Assomoud (La casa dei figli della Resistenza). Ma le forze non bastano mai.
Insieme al Comitato per non dimenticare Sabra e Shatila, delegazioni italiane e internazionali parteciperanno alle celebrazioni per il 40ennale che si terranno oggi, 16 settembre.
Un’occasione per ricordare ma anche per aprire gli occhi sul presente. Pagine Esteri
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Kiev – Samarcanda: prossima fase della terza guerra mondiale ad Oriente
A Samarcanda, ieri, l'esempio di come si stanno delineando i fronti. L’attenzione strategica si sposta ad Oriente
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La Cina prende atto delle crepe nelle relazioni attraverso lo Stretto di Taiwan
L’ultimo Libro bianco su Taiwan pubblicato dall’Ufficio cinese per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato nell’agosto 2022 espone la questione intrattabile al centro delle difficili relazioni della Cina continentale con Taiwan: le identità divergenti delle persone attraverso lo Stretto. Pechino vede Taiwan come una provincia rinnegata, una sbornia politica inquadrata nel contesto del […]
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L’altra faccia del regno di Elisabetta II
Globale, personale, individuale. Le reazioni alla morte della regina Elisabetta II sembravano cogliere alla sprovvista anche gli ignari repubblicani. In Australia, l’ex primo ministro Malcolm Turnbull, che aveva guidato l’Australian Republic Movement, è stato un pasticcio di riflessione sulla scomparsa. La vecchia nemica Francia risplendeva di un lontano calore familiare. Negli Stati Uniti si è […]
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Regina Elisabetta II: fede e virtù
La regina Elisabetta II è nata nell’era della radio, è stata incoronata nell’era della televisione ed è morta nell’era in cui la CGI poteva portare al tè un orso che mangiava marmellata. La sua vita è stata vissuta in un mondo fatto dai media, il che significa che non solo il suo è stato il […]
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Ucraina: dentro l’ospedale della guardia nazionale di Kiev
Era da tempo che cercavo di visitare un ospedale militare in Ucraina, senza riuscirci. Poi inaspettatamente questa opportunità mi viene offerta per puro caso in una calda giornata di maggio. Il mio contatto sul posto tra un’intervista e l’altra già pianificate riceve una telefonata, e mi dice: “Mi hanno chiamato dall’ospedale della polizia e mi […]
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A Samarcanda: Russia, Cina, petrolio e guerra
Il Vertice di Samarcanda della Shanghai Cooperation Organization, occasione per sondare il rapporto Xi Jinping-Vladimir Putin con protagonista preso a pretesto il confronto tra il 'mondo secondo Pechino e Mosca' e il 'mondo secondo l'Occidente'
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L’esperienza del cittadino ed il passaporto “elettronico”
L’esperienza del cliente/cittadino
Quattro anni fa ho disegnato e lanciato, in Luiss Business School, il primo programma executive in Italia in Customer Experience Management, ossia “Gestione dell’esperienza del cliente”. L’ obiettivo è la promozione della cultura della centralità del cliente all’interno delle aziende, ridisegnando ed organizzando i processi aziendali per ottimizzare l’esperienza del Cliente.
Tra i messaggi emersi con più frequenza nel corso delle prime quattro edizioni del programma, sicuramente quello che sia limitante parlare di “clienti”.
Ognuno di noi, nel corso della vita, ha tanti cappelli in testa: io sono cliente, dipendente, studente, (a volte) paziente, tifoso, certamente un cittadino.
Ma a prescindere dal cappello specifico, con il quale l’essere umano vive una determinata esperienza, vuole sempre essere trattato in modo “umano” e rispettoso.
C’è una bella frase inglese che recita: “There is a big difference between a human being and being human”.
Il passaporto “elettronico”
Pensando all’esperienza del cittadino italiano, ossia alla somma delle numerose esperienze che ognuno di noi vive quando interagisce con le PA, ce n’è qualcuna di davvero incredibile.
In questa sede, vorrei soffermarmi sul processo di richiesta del passaporto, ed in particolare sul processo relativo alla gestione della fotografia sul passaporto, ora chiamato “elettronico”.
Io cittadino, per ottenere il mio passaporto “elettronico”, mi devo preoccupare di avere una fotografia bella e recente. Per definizione, nel 2022, tutte le foto recenti sono state acquisite in formato digitale. Per averne una in alta definizione, mi sarò rivolto ad un fotografo professionista o anche semplicemente ad un amico con uno smartphone recente.
A questo punto è triste scoprire che con la mia bella foto digitale in alta definizione, io cittadino non posso farci assolutamente niente, tranne che andare in uno studio fotografico per farmela stampare su carta fotografica nel minuscolo formato 45mm x 35 mm. Passaggio obbligato.
Questo ahimè con l’unico scopo di consentire a qualcuno, presso la Questura del territorio di residenza, di scansionare successivamente tale micro-fototessera per riportarla nel formato elettronico.
Non vi sembra assurdo?
Non sarebbe – ad esempio – molto più semplice consentire ai cittadini italiani di effettuare l’upload di una propria foto in formato digitale direttamente su SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale)?
Assumendosi personalmente tutte le responsabilità (anche penali) al riguardo, e successivamente consentire a tutte le amministrazioni pubbliche che rilasciano documenti (passaporto, carta d’identità, patente di guida, altro) di utilizzare tale fotografia?
Tale alternativa avrebbe il vantaggio di produrre documenti con fotografie di qualità nettamente migliore ed eviterebbe la necessità di onerosi processi manuali di scansione della foto stessa.
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Russia, Ucraina, Occidente: il posizionamento difficile
Nella fase attuale la politica chiamata a trovare soluzioni per porre fine alle ostilità, è sviluppare una narrativa politica per confezionare e 'vendere' tali soluzioni alla società
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I migranti dell’Asia centrale nelle vene della Russia
Gli asiatici centrali sono al centro dell'economia russa. Circa 9 milioni di abitanti dell'Asia centrale risiedono e lavorano in Russia
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Elisabetta II lascia un Canada meno britannico
Per i canadesi la morte della regina segna l'inizio di una riflettere su rilevanza e significato della monarchia in una Nazione che si riconcilia con il suo passato coloniale e cerca il suo posto sulla complessa scena globale
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Chat control: Internal documents show how divided the EU member states are
Original article here.
The EU Commission’s proposal to screen private chat messages is met with scepticism by some member states. Others, however, think it’s great. So far unpublished minutes on the negotiations behind closed doors show: The future of the project is uncertain.
Hardly any EU net policy project is currently facing as much headwind as the so-called chat control. In order to combat depictions of sexualised violence against minors on the internet, the EU is planning drastic interventions in private communication. For example, providers will be ordered to screen private chats and scan photos. Even the highest EU data protection authorities have completely torn the draft apart.
Now, an internal survey of the Council’s working group on law enforcement shows that some member states are sceptical – but some are also in favour. The paper dates from July 2022 and cannot be published for reasons of source protection. According to the document, the most serious concerns are whether chat control should be extended to encrypted means of communications.
End-to-end encrypted chats like WhatsApp, Signal or Threema ensure that only senders and recipients can read a message. To scan these messages, they would either must be searched on the device directly or the encryption would have to be broken.
According to the paper, there is no explicit consent from a single member state for such chat control in encrypted communications. Germany and Austria are explicitly against it. Four states have unclear positions on this: The Netherlands, Belgium, Greece, and France.
Austria: Massive reservations
Austria has massive concerns about fundamental rights, especially the violation of the right to privacy, the document says. In fact, the contents of messages could only be read if the secure end-to-end encryption was fundamentally broken. The error rate in the automatic recognition of content is therefore problematically high.
Significantly more states agree with the rather general question of whether comprehensive chat control should be introduced – without defining in more detail whether encrypted communication would also fall under this. Experts warn against putting millions of users under suspicion. However, seven EU states expressly approve: France, Bulgaria, Hungary, Romania, the Netherlands, Latvia, and Finland. According to the paper, only Austria is clearly against it.
Germany still undecided
Germany’s position is not clear from the paper; in general, the German government supports the EU Commission’s proposal in a well-intentioned manner. The German representation points out that measures are alright if the confidentiality of communications is maintained. This must not be undermined either legally or technically. To this end, the planned regulation should explicitly state that encryption may not be broken.
Germany also welcomes stronger age controls if anonymous use is guaranteed. The planned law would oblige providers to introduce more age controls. They should identify minors and prevent adults from posing as children to initiate contact. This is also called cyber-grooming.
Germany had sent the EU Commission a long catalogue of questions on the planned law. In it, the government asked, among other things, critical questions about the planned age verification or the error rates in the detection of problematic material. The EU Commission gave only verbal and partly superficial answers.
No unity in the German coalition
Behind Germany’s ambivalent position is probably a dispute within the traffic light coalition. At the end of August, the FDP-led justice and digital ministries rejected the most important building blocks of chat control. However, the SPD-led Ministry of the Interior is responsible for negotiating the law. Different and ambivalent positions can be heard from Nancy Faeser’s ministry, clear announcements have not yet been publicly documented.
From the ranks of the Greens, some politicians have publicly taken a critical position, among them Family Minister Lisa Paus. She said at a conference she was against chat control for private communication. As a federal minister, Paus is responsible for children and young people – the exact group which should be protected by chat controls.
The negotiators in Brussels distinguish between chat control in general and chat control for private, encrypted communication. This could be an indication that a slimmed-down version of the project is already an option. However, it is also clear from the mood that many of the 27 member states have probably not yet taken a clear position. Other states contributing to the debate have partly formulated critical questions. The Netherlands, for example, would like more information on scanning and encryption, while Lithuania points out the need for data protection.
Comparison to spam filters
Further details on the EU plans are provided by a “for official use only” wire report from another meeting of the Council working group, which we publish in full text. To detect known depictions of violence against children, the EU Commission sees technologies such as the Microsoft product PhotoDNA as suitable. For the detection of new, previously unknown material and grooming, “AI similar to the technologies used to detect SPAM/virus content” could be considered.
According to the report, the Netherlands, Slovenia, and France have asked for a presentation of the technologies that can check content. According to the planned regulation, a new EU centre will make such technologies available to providers free of charge. If providers receive an order for so-called chat control, they would have to apply the technology and use it to check for grooming and image material.
Experts are critical of the technologies available so far for detecting unknown material and grooming. The EU Commission itself has admitted that the detection technologies currently have high error rates but accepts this as a necessary fact.
No backdoors, but “child safety by design”
According to the paper, another question raised by member states was whether providers would have to design “backdoors” into their products from the outset, even before they receive a chat control order. According to the Commission, providers are obliged to ensure “child safety by design” in their products, meaning ensuring that risks are minimised from the outset. However, the regulation does not provide for a “backdoor”. Providers would also not be liable if there was no functioning technology for their platforms. In such a case, no search order could be issued.
Civil society also plays a role in the debate on chat control. In Germany, civil rights organisations have already organised a street protest. Even some child protection NGOs have sharply criticised the EU proposal.
Here is the document in full text:
– Classification level: VS-For official use only
– Date: 25.07.2022
– From: Permanent Representation EU Brussels
– To: E11, Management
– Copy: BMI, BMWK, BMDV, BMFSFJ, BMBF, BMG, BMJ, BKAMT
– Subject: Meeting of the CWG on Law Enforcement (LEWP) on 20/07/2022
– Reference: Pol 350.80/1
I. Summary and evaluation
The focus of the RAG meeting was the discussion of Articles 8-15 of the draft regulation on combating child sexual abuse more effectively.
The next meeting is scheduled for 6 September.
II. In detail
1. Adoption of the Agenda
Doc. CM 03928/22
The agenda was adopted without amendments.
2. Information by the Presidency
The Presidency first provided information on the main content of the informal JHA Council and the informal COSI. The focus of the discussions had been the consequences of the war in Ukraine. Another topic addressed was the CSA Regulation. The JHA Council had determined that the prevention of CSAM (child sexual abuse material) was in the foreground of the Draft Regulation ; the service providers should focus on the removal of illegal content.
The President of the Council also informed about the current Schengen area report for the year 2022, which had been adopted on 10.06.2022. Insofar as the topics identified there also affected the work of the LEWP, The President of the Council would provide more information on this.
There had been numerous negotiations with COPEN on the follow-up to the “8th round of mutual evaluations (environmental crime)”. The President of the Council would follow up on FRA activities, but there were still about 20 follow-up reports to be dealt with. This would require either three joint meetings (LEWP and COPEN) to deal with the open reports and another to deal with the final report, or only one joint meeting in which only the final report would be dealt with and adopted. EUROPOL would then also be invited to this meeting. MS were invited to discuss their reports in public before the final report was adopted; MS should report to the President of the Council by 15.9 or submit any reports that had not yet been submitted. The deadline of 15.9. must be adhered to. The president did not (yet) say which procedure would be chosen.
With regard to the WIKIPOL platform, the President of the Council announced that the General Secretariat would send some documents to be updated; the deadline for feedback was 16 September 2022.
3. Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council laying down rules to prevent and combat child sexual abuse
Doc. 9068/22
The Presidency first welcomed the fact that COM had promised to draw up an overview of the competences of Europol and the planned EU Centre and to submit it by September. This was followed first by an article-by-article, then a section-by-section discussion of the Draft Regulation.
On Article 8: BEL (supported by ESP) asked about the relationship between the contact point and the main office of the providers (Art. 23 or 24 of the Draft Regulation) and asked for clarification on the time limit provided for in para. 3. POL and BEL also referred to the time limits of 24 and 12 months for CSAM and grooming respectively provided for in Art. 7(9) and asked for clarification on how a provider offering a (uniform) service should take account of the different time limits, also against the background of his obligation to cooperate 2 months before the expiry of the order.
FRA emphasised that it would definitely support the draft – despite some open questions. More flexibility and simplification of the proposed procedures should be sought in further negotiations. The role of LEAs must be strengthened in the draft regulation and the relationship to national regulations must be clarified. IRL expressed doubts about the necessity of a court/independent authority as a second decision-making instance. In view of the probably identical basis for decision-making and the high demand for (new) resources and capacities, it was questionable whether such a second level would represent a real added value. POL also emphasised a considerable increase in resources. The role of INHOPE was not sufficiently considered in the Draft Proposal as well as in the flowchart provided by the COM. EST supported this point, especially for smaller MS, NGOs like INHOPE/Safer Internet were of great importance.
With regard to the language regime of the Order, HUN, BEL, HRV emphasised the requirements of the DSA. It was important that English could be chosen in addition to the national language – also for cost reasons. GRC expressed doubts about the necessity of establishing an EU centre, as this would lead to delays. Delays could also be expected with removal orders. MLT and POL also stressed the fundamental importance of removing content quickly.
COM stated that detection orders should be served either on the head office if it is in the ordering MS or otherwise on the contact point. In view of the rapidly changing digital world, it was important to provide time limits for the maximum duration of orders. It should be noted that the issuing of a first order usually takes more time than the issuing of subsequent orders. This applies, among other things, because the provider is already obliged to check whether or which circumstances have changed before an order expires. In response to a question, COM explained that the formulations “manifest errors” and “not sufficient information” in Art. 8 para. 3 were taken from the TCO and that an assessment depended on the individual case. COM was confident that established national procedures could be maintained in compliance with the standards of the CSA Regulation. With regard to the language regime, COM explained that the aim was to achieve the greatest possible standardisation; where possible, for example, through “drop-down” menus in the respective languages.
For reasons of proportionality, it was necessary that the decision to issue a detection order be taken by a court or a quasi-judicial authority. It is necessary, also in view of the depth of the intervention, that the final decision is made by the courts. For this, corresponding (additional) capacities would have to be built up at the national courts. The Draft Regulation does not provide for CSAMs to be reported to LEAs, but to the EU Centre. However, reports to LEAs could be processed by them, there was no requirement that LEAs had to report to the EU centre.
FRA (supported by EST) reiterated whether it was true that under the CSA Regulation, companies could not identify CSAMs voluntarily, but only on the basis of an detection order. With regard to removal orders, harmonisation with national processes that already allowed for timely orders had to be ensured.
On INHOPE, COM explained that the role of INHOPE would be strengthened under the CSA Regulation; e.g. in assisting stakeholders in joint action with the (Coordinating Authorities) CA to remove CSAMs and in building capacity/resources in the MS. INHOPE would be directly elected in the EC. The services covered by the e-privacy regulation would not be able to identify voluntarily after August 2024. The CSA Regulation stipulates that in the future, identification will only take place according to legally secured standards. If the negotiations were not concluded by August 2024, a transitional arrangement would be needed so that there would be no regression to the status quo. Services that do not fall under the e-privacy regulation could continue to operate voluntarily according to the provisions of the GDPR. IRL summarised once again that the CSA Regulation does not constitute a legal basis for voluntary identification measures by interpersonal communication service providers.
Section 2: PRT voted for guidelines that are as detailed and binding as possible. ITA and IRL stressed that guidelines should take into account the tasks of LEAs. BEL asked about the relationship between the DSC and the CA and the oversight of the use of certain technologies. FRA reiterated that orders should be issued without delay; the possibility for all “affected users” to complain should pose major challenges for authorities (support from SWE). CYP welcomed that the proposal also provides for measures against grooming. Article 10 must be formulated in a technology-neutral way. The protection of children should take precedence over the protection of other personal rights. COM asked for confirmation that the existing bodies under DSA and TCO can be designated as CAs under the CSA Regulation.
NLD, SVN and FRA asked for a presentation of the technologies provided for under Art. 10. EST asked whether providers would be obliged to include so-called “backdoors” or whether they would first have to react to orders. There was also the question of the possible liability of providers if no technologies existed that enabled identification for the services they offered – especially if the EU centre could not provide suitable technologies. SWE called for more leeway for MS to determine the respective competent authority in connection with Art. 9. The deadline in Art. 10(6) (in conjunction with Art. 48) should be made more flexible in order to keep the administrative burden in view. In addition, it was important to consider the interaction with the prosecution of other offences in this context. DEU made a presentation as instructed.
COM explained that any conflicts between the data protection supervisory authority and the CSA Regulation had been countered with the extensive process in advance of an order. However, if conflicts arose, the decision would ultimately rest with the courts, which would take into account the recommendations of the data protection supervisory authorities and data protection law. Human oversight ensures that systems function properly. Affected users could already take action against voluntary measures, and this would not regularly overburden the courts. Guidelines would be issued as delegated acts and should contribute to the uniformity of decisions. The DSC could also function as a CA, provided the requirements under the CSA Regulation are met. If different authorities are involved, it is important that they work closely together. If providers use technologies that are not made available by the EU centre, providers would have to refer to data protection supervisory authorities. EDPB should therefore not necessarily be (additionally) involved. The EU Centre would have to check all notifications that go to LEAs or EUROPOL. The classification of technology as high-risk AI within the meaning of the AI Regulation represents a further “safeguard”, but does not lead to a delay in orders. It is necessary to subject new technologies to a conformity check under the AI Regulation before they are made available by the EU Centre.
Suitable technologies for recognising known CSAM are hash values and photo DNA, for new CSAM and grooming AI is used, similar to the technologies for recognising SPAM/virus content. The draft proposal provides for technology neutrality. If no technology is available that ensures adequate protection of fundamental rights, an order cannot be issued. The role of encrypted communication in the spread of CSAMs should not be underestimated. According to estimates, 2/3 of all messages would be dropped if E2EE was available in all messengers by “default”. Therefore, draft proposal is technology-neutral in order to ensure the protection of children. Providers are obliged to ensure “child safety by design” (iRd risk management), the draft proposal does not provide for the establishment of “backdoors by design”.
The Draft Regulation was designed to build on existing structures, such as those of the DSA and the TCO. When asked, COM clarified that it was not the providers’ task to determine the illegality of content. This is the task of the LEAs Art. 9 para. 2 represents a further “safeguard”, but does not lead to a suspensive effect, i.e. also not to delay.
The President of the Council announced a tech workshop for late September/early October.
Section 3: DEU presented as instructed. AUT submitted a special scrutiny reservation for Art. 8 – 24, combined with the proposal to hold a special data protection workshop. From the point of view of AUT/FRA/POL/MLT/SVN and HUN, the period of 3 months provided for in Art. 12(2) UA(2) was too short; a period in line with requirements should be sought. IRL stated that for effective prosecution, traceability of reports was necessary.
FRA and EST raised questions on the relationship between Art. 12 and Art. 15a and 14 DSA. NLD requested that Art. 13 (g) not only take into account information on users, but also on data subjects. Regarding Art. 13 c) d), GRC asked what other (content) data was meant. HRV asked about the relationship to notifications based on national regulations.
COM explained that the wording of Art. 12 had been chosen to ensure consistency within the Regulation. While the standard is the same as for the DSA, the wording makes it clear that providers do not carry out their own checks. The provider becomes aware when content is reported to him. As a lex specialis to the DSA, the obligation to report under Article 12 of the CSA Regulation takes precedence over the obligation to report under Article 15a of the DSA. According to Art. 13 c) and d), the reports should contain all information that could also be relevant for LEAs, as well as information on data subjects. Overall, notifications would be subject to the highest data protection standards. The draft does not prevent MS from receiving notifications directly from NCMEC or other actors.
Section 4: SWE referred to the cross-border effect of the orders in the context of Art. 14(1) (para. 7). This had also been discussed in Art. 8/Art. 31 DSA. Even on the basis of the CSA Directive, there were still differences in national law. The cross-border component meant that the respective national standards had an impact on other MS. Conditions for removal orders should be discussed further. FRA was in favour of a separate procedure for cross-border removal orders. ITA asked COM for an overview of the workflow for removal orders. DEU presented as instructed. AUT stated that the deadline of 6 weeks in Art. 15(4) was too short. Information to the persons concerned could only be provided with the involvement of Europol or the LEAs. From FRA’s point of view, it would also be preferable for LEAs to be able to set the deadline for suspending information obligations to data subjects themselves.
COM confirmed that voluntary removal of content by providers would remain permissible under the CSA Regulation.
The Presidency announced that it would submit a revised version of the first and second chapters in September. The next meeting on 6 September will deal with Chapter 3 of the draft regulation.
License: The content of this article is licensed under Creative Commons BY-NC-SA 4.0.
Il whistleblower Peiter Zatko in audizione al Senato USA: “Twitter? Una bomba a orologeria!”
“Twitter è una bomba a orologeria”, ma non ci riferiamo all’account twitter del MiTE violato proprio oggi, probabilmente grazie al fatto che l’autenticazione a due fattori è ancora un processo estremamente complesso da gestire per un ente ministeriale dedicato a problematiche più semplici, come risolvere il problema della transizione ecologica… Il titolo infatti fa riferimento alle dichiarazioni...
Cyber Resilience Act: Protecting digital security works differently
Today, the EU Commission presented the “Cyber Resilience Act”, draft legislation which would oblige manufacturers of products “with digital elements” to guarantee cyber security throughout the entire product life cycle.[1] This way, the Commission wants to ensure that digital products are designed more securely from the beginning of the devices‘ life cycle and contain fewer vulnerabilities in order to be better equipped against cyber attacks.
MEP Dr Patrick Breyer (Pirate Party) comments on the draft:
“Because in the age of the digital revolution our security and our lives are threatened by insecure technology, the Pirates believe it is overdue to finally hold commercial manufacturers accountable. At first glance, however, today’s proposal falls short in some places and goes too far in others:On the one hand, there is a lack of a clear obligation for commercial manufacturers to immediately fix known security gaps. Commercial manufacturers must be held liable for self-inflicted security loopholes in ordert to make IT security financially worthwhile! On the other hand, the voluntary development of free software is threatened because the same requirements are to be placed on commercial producers and on volunteers.
This proposal is immature and needs to be revised.”
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twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
https://twitter.com/chiaraepoi/status/1569930750488616962
Non me ne frega un cazzo di essere chiamata ingegnerE o ingegnerA. Pagatemi come i miei colleghi maschi piuttosto. (a parità di mansioni, ovvio)Twitter
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La partita
Oltre l’Ucraina
La riscossa militare ucraina dimostra che fornire aiuti e armi a chi ha subito una criminale invasione è non solo efficace, ma anche lo strumento per negoziare. Se i russi avessero potuto affondare come un coltello caldo nel burro nessun negoziato si sarebbe mai visto.
La grave depressione economica russa, l’incapacità produttiva, compresa quella di sostituire le armi distrutte, fino al punto da elemosinarle dagli stati canaglia, Corea del Nord in testa, dimostra che le sanzioni funzionano eccome. Quanti, nel mondo delle democrazie, erano contrari alle armi e diffondevano la bugia che le sanzioni puniscono più i sanzionatori che i sanzionati, non sono delle anime sensibili, ma sensibilizzate all’imperialismo putiniano. Una tara che non sarà cancellabile per molti anni.
Il conflitto, però, non sarà deciso sul campo. Nessuna delle due parti è in grado di prevalere. Che è poi la condizione per cui non si passa dall’aggressione criminale alla guerra mondiale. Sul campo, pagando con il sangue, si stabiliscono le premesse del negoziato. Su cosa?
Putin non voleva l’Ucraina in quanto tale. Ci credevano solo i suoi accoliti. Ha scelto l’Ucraina perché l’Occidente aveva dato prova dell’esatto opposto di quello di cui la propaganda putinofila lo ha accusato: era disposto a tollerare e abbozzare, pur di non guerreggiare.
Non era la Nato che si espandeva ad Est, era la Russia che si espandeva oltre i confini. Lo scopo della guerra russa, però, non era l’Ucraina, bensì un nuovo equilibrio globale, che restaurasse il mondo crollato nel 1990. Crollo festeggiato dagli uomini liberi e per il bene dell’umanità.
All’azzardo putiniano ha dato corda la Cina. Il sangue lo mettevano i russi, il crollo sarebbe stato russo, ma il guadagno poteva essere cinese. Da qui anche le iniziative su Taiwan. Quel disegno ha fallito. Sul lato russo tocca ai russi liquidarlo, con il suo artefice.
Pena l’isolamento e la miseria per gli anni a venire. Quando ancora il conflitto non era iniziato ci si poneva il problema di come salvare la faccia a Putin, ora sono i russi a dovere stabilire come salvarsi da Putin. Il resto sarà confronto di forza militare senza guerra, di influenza economica e di capacità diplomatica.
Il mondo unipolare non c’era, non c’è e non ci sarà. Quello bipolare è morto e ha mancato la resurrezione. Ma gli equilibri sono tutti da definire. L’Occidente è stato unito e determinato nel sostenere l’Ucraina.
Continueremo a farlo, perché per loro è una guerra nazionale e per noi sono un Paese che combatte anche nel nostro interesse. Ma il conflitto si fermerà quando la diplomazia avrà iniziato il lavoro su equilibri che non riguardano né solo l’Ucraina né solo l’ex impero sovietico. E di questo no, non mi pare vi sia adeguata consapevolezza politica, dalle nostre parti.
Non solo le guerre, ma anche le partite si vincono se non si dimentica mai a quale scopo le si combatte e gioca. La nostra è imperdibile, perché intestata alla crescita della ricchezza e l’affermarsi della libertà.
L'articolo La partita proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
giuglionasi
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ĐⱤɄ₲Ø
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