Minaccia digitale cinese per la Malesia e per la regione
La Malesia rimane in cima al radar della Cina nel regno dell’economia digitale e della derivazione di interessi dai suoi calcoli strategici. La Belt and Road Initiative (BRI) di Pechino è orientata a guidare i pesi massimi della tecnologia cinese a investire in società malesi con una maggiore partecipazione nell’e-commerce e altri, tenendo d’occhio l’economia […]
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20° Congresso del Partito Comunista Cinese: il PCC chi è
Dalla nascita alle sfide del futuro, tutto quel che c'è da sapere sul PCC mentre si appresta al 20° Congresso
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Cina: l’eredità di Xi Jinping nella ‘Nuova Era’
Rendere forte la Cina è l'eredità desiderata che Xi intende lasciarsi alle spalle. Questo gli conferisce effettivamente un ruolo 'che definisce l'epoca' e 'trasformativo'. E però le sue politiche in molti casi sono state controintuitive e dannose per gli obiettivi che vorrebbe raggiungere
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20° Congresso del Partito Comunista Cinese: la riforma dell’esercito di Xi Jinping
L'unica area in cui Xi ha ottenuto un notevole successo è stata la riforma dell'esercito e dell'apparato di sicurezza nazionale del Paese. Ecco cosa è stato fatto e con quali risultati
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Gratta e Vinci sul sito web o tradizionale: caratteristiche e diversità del gioco
I Gratta e vinci sono notoriamente uno dei giochi più utilizzati dagli italiani che vogliono sfidare la fortuna. Il motivo è semplice: non richiedono grandi abilità, anzi non ne richiedono alcuna. Permettono in pochi secondi di acquistare una cartella (o un biglietto) e scoprire il possibile premio vinto. La loro nascita risale al 1994 e […]
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Come i casino online influenzano la vita degli italiani
Quando si parla di gioco d’azzardo non si può fare riferimento solo alle attività di intrattenimento, ma bisogna anche considerare il giusto approccio da parte dei giocatori. Ci sono in particolare due categorie di giocatori che sono altamente esposti ai pericoli delle attività di scommessa: da un lato la generazione Z, ovvero i ragazzi tra […]
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Come gli esperti occidentali hanno sbagliato così tanto sulla guerra in Ucraina
Un fattore bizzarro nell’invasione russa dell’Ucraina è che la maggior parte degli esperti occidentali sull’esercito russo ha concordato con il Cremlino che la Russia aveva un potente esercito che avrebbe sconfitto l’Ucraina entro due o tre giorni. Sebbene ci siano state molte analisi, anche da parte di questo autore, di come gli stereotipi nazionalisti imperiali […]
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La sciabola nucleare della Russia
Con la guerra russo-ucraina che entra nel suo ottavo mese e una situazione di stallo in prima linea, il 21 settembre 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato la prima mobilitazione militare nel paese dalla seconda guerra mondiale, avvertendo l’Occidente che se avesse continuato ciò che avrebbe chiamato il suo “ricatto nucleare”, Mosca avrebbe […]
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Prova dei fatti
È iniziata ufficialmente la nuova legislatura: ecco quale sarà l’ostacolo più impegnativo per quello che è il primo governo di destra della Repubblica.
La diciannovesima legislatura è ufficialmente cominciata. Non ci sono stati ritardi, come qualcuno ha supposto. Sono stati rispettati i normali tempi tecnici.
Semmai, in questo lasso di tempo – aggravato dal fatto che il sistema elettorale è pessimo – si sono avuti problemi sulla designazione degli eletti. Questo si poteva evitare e, spero, che si eviterà in futuro.
Comunque la legislatura è iniziata e, ancora una volta, contrariamente a quanto diversi credono di sapere o di ricordare, non è mica la prima legislatura con una maggioranza assoluta di uno schieramento che si propone di governare.
Non era nelle abitudini della cosiddetta Prima Repubblica, fino al 1994, perché erano governi di coalizione e si votava con il sistema proporzionale. Ma è già capitato che nella cosiddetta Seconda Repubblica ci fosse un governo di centrodestra, frutto di una maggioranza assoluta voluta dagli elettori. Anche quel governo entrò, ad un certo punto, in una condizione di non funzionamento.
La differenza fra i governi di centrodestra e di centrosinistra in questa stagione politica, denominata Seconda Repubblica, è che quelli di centrosinistra entrano in affanno e cadono, mentre quelli di centrodestra andavano in affanno e si bloccavano, però tendevano a rimanere lì, salvo cambiare qualche Ministro.
Quindi non è la prima volta. Però questa è la prima volta in assoluto che, nella storia della Repubblica Italiana, che la trazione del Governo sia della destra dichiarata. Però è una destra che non ha al suo interno, se non altro per ragioni anagrafiche, persone che abbiano partecipato all’infamia e alla vergogna del ventennio fascista.
È molto interessante e molto importante che la prima seduta al Senato si sia aperta con quella che, all’epoca, era una bambina e che, quindi, nella sua biografia ha l’essere stata vittima dell’infamia e della vergogna fascista e delle leggi razziali. Questo è un punto importante: quella vergogna lì, quell’infamia lì non è sulla spalla di quelli della destra. È sulla spalla di tutti noi italiani. Io sono nato dopo, quindi cosa volete che c’entri personalmente? Ma è la storia del mio Paese. Appartiene anche alla mia storia.
Certo, chi eventualmente fosse tifoso di quella roba e nostalgico di quella roba dovrebbe solo che vergognarsi, ma per il resto amen.
Allora il governo nuovo dovrebbe essere costituito in tempi abbastanza veloci. Non è mai esistito un governo appena nato che diceva: “Noi vogliamo essere di basso profilo, disomogeneo, composto da tutti i Ministri che non sanno neanche leggere e scrivere”.
Da che mondo è mondo, i governi nascono dicendo: “Il nostro governo è molto coeso. Abbiamo gente capace, preparata e che andrà avanti con un taglio istituzionale e di alto profilo”.
Questo è normale. Questo è ovvio. Il problema sarà fare i conti con la realtà, cioè con gli scogli dopo aver preso il mare aperto. Lo scoglio più grosso non sarà quello di cui tutti stanno parlando, ossia le bollette e l’energia, perché lì si fa “pronto soccorso”, si cerca di tamponare l’aumento del costo delle materie prime. Ma non è nelle disponibilità del governo.
Quello a cui, invece, sarà subito chiamato, cioè la prova, è la legge di bilancio. Quale delle due anime prevarrà? Quella di Fratelli d’Italia, ossia: no agli scostamenti di bilancio, no maggiore deficit, no maggiore debito. O la posizione della Lega e di Forza Italia che, per la verità, era anche quella del Partito Democratico e dei Cinque Stelle? Cioè sì allo scostamento di bilancio, con più debito?
Lo sapremo più avanti nel tempo, ma neanche troppo avanti.
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@Michael Vogel What is? Scam? 🤔
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Breaking news!
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Lunedì 17 ottobre è la #GiornataProGrammatica. La decima edizione è dedicata al linguista Luca Serianni. Il tema di quest’anno è “L’italiano e i giovani”. Anche le scuole saranno coinvolte.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Cina – USA: il 20º Congresso del Partito Comunista Cinese non cambia la rotta
L’imminente XX congresso del Partito comunista cinese (PCC) è un appuntamento atteso per molte ragioni. La prevista conferma di Xi Jinping alla guida del partito e della sua commissione militare centrale è forse l’aspetto più evidente, anche perché questa conferma farebbe dell’attuale leader il più politicamente longevo dopo il ‘grande timoniere’ Mao Zedong. Il congresso, […]
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Cina: l’economia di successo verso cinque anni di piaghe d’Egitto?
La legittimità del Partito Comunista Cinese (PCC), a Congresso dal 16 ottobre, è intimamente legata al successo economico La scarsa performance economica indebolisce la legittimità della leadership del partito. La sicurezza ha eclissato lo sviluppo economico come obiettivo che definisce il PCC. Ora il 20° Congresso del partito deve decidere la svolta o perseverare andando incontro ai prossimi cinque anni tra i più duri che il partito abbia affrontato negli ultimi decenni
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20º Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese: il rebus ‘welfare’
Il XX Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese (2.300 delegati; 97 milioni di iscritti rappresentati da circa 30 % donne ed il resto uomini; con un Comitato Esecutivo del Politburo composto da 7 membri, e che esprime il Politburo composto da 26 membri e con 32 Segretari Provinciali del Pcc: una piramide con cuspide) si […]
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Prosegue la nostra rubrica del martedì e del venerdì per conoscere meglio le misure per la #scuola.
L’Italia potrebbe essere il tallone d’Achille nella risposta unita dell’Europa alla Russia?
I timori che la solidarietà europea nei confronti della Russia si sgretoli a causa dell'arrivo al potere della nuova coalizione italiana possono essere esagerati, anche se non infondati
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Discorso di apertura XIX legislatura
Presidente: “Buongiorno a tutti, colleghe senatrici e colleghi senatori.
Rivolgo il più caloroso saluto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Assemblea. Con rispetto, rivolgo un pensiero a Papa Francesco.
Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al presidente emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri, con la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato. Il presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: «Desidero esprimere a tutte le senatrici e i senatori di vecchia e nuova nomina i migliori auguri di buon lavoro al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare, ai quali ho dedicato larga parte della mia vita».
Anch’io, ovviamente, rivolgo un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove colleghe e a tutti i nuovi colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dall’austera solennità di quest’Aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi. Come da consuetudine, vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali.
Incombe su tutti noi, in queste settimane, l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore, in una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «La pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino».
Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre, nel quale cade il centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio a me assumere momentaneamente la Presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente, perché – vedete – ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre ed è impossibile, per me, non provare una specie di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare e oggi si trova, per uno strano destino, addirittura sul banco più prestigioso del Senato.
Il Senato della XIX legislatura è un’istituzione profondamente rinnovata non solo negli equilibri politici e nelle persone degli eletti, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare anche per questa Camera i giovani dai diciotto ai venticinque anni, ma anche e soprattutto perché per la prima volta gli eletti sono ridotti a duecento.
L’appartenenza a un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità, ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio. Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con disciplina e onore, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse. Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa Assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica alta e nobile che, senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza.
Le elezioni del 25 settembre hanno visto – come è giusto che sia – una vivace competizione tra i diversi schieramenti che hanno presentato al Paese programmi alternativi e visioni spesso contrapposte. Il popolo ha deciso: è l’essenza della democrazia. La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese e devono garantire tutte le parti.
Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti.
In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana che – come dice Piero Calamandrei – non è un pezzo di carta, ma il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943, ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti.
Il popolo italiano ha sempre dimostrato grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica. In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi. Anche quando il Parlamento non ha saputo rispondere alla richiesta di intervenire su normative non conformi ai principi costituzionali – e purtroppo questo è accaduto spesso – la nostra Carta fondamentale ha consentito comunque alla Corte costituzionale e alla magistratura di svolgere un prezioso lavoro di applicazione giurisprudenziale, facendo sempre evolvere il diritto.
Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata, come essa stessa prevede all’articolo 138. Ma consentitemi di osservare che, se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, peraltro con risultati modesti, talora peggiorativi, fossero state invece impiegate per attuarla , il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.
Il pensiero corre inevitabilmente all’articolo 3, nel quale i Padri e le Madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, che erano state l’essenza dell’ancien régime. Essi vollero anche lasciare un compito perpetuo alla Repubblica: «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Non è poesia e non è utopia. È la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere gli ostacoli.
Le grandi Nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date divisive, anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 aprile, festa della liberazione, il 1° maggio, festa del lavoro, il 2 giugno, festa della Repubblica? Anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi.
Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico e contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni.
Permettetemi di ricordare un precedente virtuoso della passata legislatura, i lavori della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza; questi lavori si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di un documento di indirizzo, segno di una consapevolezza e di una volontà trasversali agli schieramenti politici, che è essenziale permangano.
Concludo con due auguri. Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di quest’Assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare in modo sostanziale le sue prerogative e riaffermare, nei fatti e non a parole, la centralità del Parlamento. Da molto tempo vengono lamentate, da più parti, una deriva e una mortificazione del ruolo del potere legislativo, a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia, e le gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni non potevano che aggravare la tendenza.
Nella mia ingenuità di madre di famiglia, ma anche secondo un mio fermo convincimento, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei Governi quando era minoranza e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare.
Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare la gran parte della produzione legislativa nel suo alveo naturale, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.
Auspico, infine, che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo, in collaborazione col Governo, un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero e che temono che disuguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente, anziché ridursi.
In questo senso, avremo sempre al nostro fianco l’Unione europea, con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale. Non c’è un momento da perdere. Dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere livelli di guardia e tracimare.
Senatrici e senatori, cari colleghi, buon lavoro.”
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Qualche cosa non torna nella storia Ita
Presidente esautorato
C’è del non detto, nella vicenda di Ita, nata dalle ceneri di Alitalia. L’attuale dirigenza, a cominciare dal presidente Altavilla, ha fatto un buon lavoro, con relativamente pochi mezzi. La compagnia è stata posizionata sul mercato e, come da mandato ricevuto dall’azionista, ovvero il ministero dell’Economia, ha cercato soci e compratori. Le sue ridotte dimensioni escludono che possa reggere da sola e, comunque, per farlo richiederebbe di espandersi con investimenti. Ma non è il mestiere dell’azionista attuale, cioè il governo.
La ricerca del socio ha trovato due cordate interessate. Dopo una prima fase si è giunti all’avvio del negoziato con un solo interlocutore, tendenzialmente indirizzato, salvo sorprese, alla chiusura dell’accordo.
Questa fase è ovviamente coperta da un accordo di riservatezza: ciascuna delle parti è tenuta a fornire dati sensibili, che entrano nella valutazione negoziale, ma devono comunque restare riservati. Ed è a questo punto che si è cominciata a far circolare la notizia che il presidente Altavilla sarebbe stato contrario a condividere alcuni di quei dati. Fino al punto, su iniziativa dei consiglieri nominati dal governo, di togliergli tutte le deleghe.
Ma è ben strano che un uomo con quell’esperienza pensi di sottrarre la società che guida al rispetto degli obblighi derivanti da un accordo firmato. O che così platealmente lo saboti. Sarebbe bene avere qualche informazione in più, visto che sono soldi di tutti: 14 miliardi ad Alitalia, dal 2000, e 1.35 a Ita.
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Lo scenario peggiore in Russia: Kadyrov al Cremlino
Di recente, ho fatto una passeggiata su una spiaggia egiziana. Ho sentito una conversazione tra una donna russa di mezza età e altri due russi leggermente più giovani. Quello che ha detto la donna mi ha fatto rabbrividire. «Siamo in grossi guai in Russia», ha commentato. «Solo Kadyrov può salvarci». Ramzan Kadyrov è diventato Presidente […]
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Cuba – Ucraina: 60 anni di nucleare in condizioni diverse
I leader statunitensi e sovietici hanno risolto la crisi dei missili cubani attraverso flessibilità e creatività da entrambe le parti. Oggi, non c'è alcun segno di una tale soluzione
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Borsa: canapa, chiusura positiva per Canada e negativa per gli USA
Le due principali piazze borsistiche mondiali nel settore della produzione, trattamento e commercializzazione della canapa, ovvero Canada e USA, questa settimana chiudono con valori alternati: positivi nel caso delle Borse Canapa e Cannabis canadesi, mentre le Borse Canapa e Cannabis statunitensichiudono in negativo. Nel buio pesto borsistico internazionale, sempre a causa (soprattutto) delle speculazioni borsistiche […]
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feddit.it/c/fediverso
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USA: sulla riforma della cannabis scende in campo Biden in persona
La scorsa settimana il Presidente Joe Biden ha fatto un annuncio a sorpresa sulla marijuana. Mentre la maggior parte degli Stati Uniti ha programmi di marijuana medica, le cose sono più difficili a livello federale. Il Farm Bill del 2018 ha reso legale la cannabis con un contenuto di THC delta-9 inferiore allo 0,03% (canapa), […]
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LIbSpace con Simona Benedettini
Come sta andando il sistema monetario parallelo della Russia?
Gli sforzi per evitare le sanzioni promuovendo un'alternativa alle reti finanziarie dominate dagli Stati Uniti hanno le loro sfide. Ma questo potrebbe cambiare. Mentre il mondo si muove verso una realtà multipolare, potrebbe esserci un momento in cui le alternative sono molto più preferibili al sistema dominato dagli Stati Uniti
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No, l’escalation degli attacchi aerei della Russia non è una rappresaglia per il ponte di Crimea
Il 10 ottobre la Russia ha lanciato più di 80 missili e lanciato almeno 24 droni kamikaze contro obiettivi civili in tutta l’Ucraina. Gli ultimi rapporti suggeriscono che 19 ucraini sono stati uccisi negli attacchi con oltre 100 feriti. Gli scioperi hanno lasciato vaste aree del paese senza elettricità, acqua e accesso a Internet. Il […]
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REPORTAGE. Tra uliveti e “terra di nessuno”: i lavoratori migranti nella Sicilia occidentale
di Emma Wallis, articolo pubblicato il 7 ottobre 2022 da Infomigrants* (infomigrants.net/en/)
(foto screenshot da TG RAI regionale)
(traduzione dall’inglese a cura di Pagine Esteri)
Pagine Esteri, 11 ottobre 2022 – Negli ultimi dieci anni il campo migranti di Campobello di Mazara, nella Sicilia occidentale, è diventato una “terra di nessuno insalubre”. Le autorità regionali dicono che è così pericoloso che anche la polizia non va lì. InfoMigrants ha dato un’occhiata all’interno.
Per arrivarci è necessario guidare ad ovest dal capoluogo Palermo, verso le città di Trapani e Mazara del Vallo. Fuori dalle strade principali, lungo viuzze ventose e piene di buche, attraverso città povere, dall’aspetto quasi abbandonato, costituite da tetti piatti, abitazioni a un piano, tende sbrindellate che soffiano nella brezza serale, ci sono i resti di un cementificio abbandonato.
Da un lato della strada ci sono uliveti e dall’altro cumuli di rifiuti, accatastati più in alto di un’auto. Bottiglie di plastica per lo più, pacchetti vuoti, barattoli di latta arrugginiti e mosche. Mentre ci avviciniamo all’ingresso di questo insediamento, alcuni giovani dell’Africa subsahariana osservano la strada. La loro pelle sembra gessosa e callosa, le spalle accasciate, i vestiti impolverati ea volte strappati.
È qui nella Sicilia occidentale che un campo informale si riempie ogni anno di centinaia, a volte più di 1.000 lavoratori migranti, per lo più dall’Africa subsahariana, che vengono a raccogliere. Per molti in Sicilia, questo luogo è diventato una “terra di nessuno”.
“Anche la polizia non ci va”
Il capo dell’Ufficio regionale siciliano per l’immigrazione, Michela Bongiorno e la sua squadra, affermano che può essere pericoloso entrarvi. “Non si entra da soli”, avvertono, “anche la polizia non entra”. Fanno in modo da farci incontrare i mediatori culturali e traduttori locali Jonny Affun, Albert Kalenda Kabongo e Simona Scovazzo vicino al campo per aiutarci ad accedere. Bongiorno descrive le condizioni lì come “disumane” e riferisce che all’interno si svolgono spaccio di droga e attività mafiose.
“Non c’è luce né acqua. Immagina le grandi difficoltà che stanno affrontando [i migranti]. È molto difficile, è un’area abbandonata dove nessuno ha il controllo”, spiega Jonny, un traduttore nigeriano, arrivato lui stesso come migrante dal Mediterraneo circa 16 anni fa.
E’ fine settembre, la raccolta delle olive si avvia ai primi di ottobre. I residenti del campo hanno iniziato ad arrivare. In fondo a un vicolo, dietro i mucchi di spazzatura sul davanti, si apre una specie di viottolo, fiancheggiato da poltrone abbandonate e vecchi sedili per auto. Alcuni uomini siedono tra loro mentre i cani randagi vagano intorno. Un uomo sta cucinando su un fuoco aperto, una grande pentola di metallo in equilibrio sopra le fiamme. La cenere vola nella brezza e il fumo oscura le dimore sbrindellate fatte di pezzi di legno abbandonati, lamiera ondulata e vecchi muri fatiscenti.
Leader autoproclamati
Al comando sembrano essere due senegalesi in piedi vicino al fuoco. Non vogliono essere registrati o filmati e non ci lasciano parlare con nessun altro prima che abbiano deciso se possiamo restare. L’ostilità è palpabile. L’anno scorso, alla fine di settembre, un incendio ha squarciato una parte del campo, provocando la morte di un giovane lavoratore migrante di nome Omar Baldeh. Il suo corpo è stato trovato bruciato dove aveva dormito.
L’emittente statale italiana Rai è entrata nel campo quasi un anno dopo e ha chiesto a uno dei due sedicenti leader del campo cosa fosse cambiato da allora. “Niente. Semmai è peggiorato”, fu la sua risposta. “Siamo ancora noi qui, gente del Gambia, del Mali, del Senegal e dei tunisini. Vedi degli italiani che raccolgono le olive da queste parti?”
Olive raccolte a mano
Ogni anno circa 1.000-1.300 persone vengono nella regione per lavorare tra settembre e dicembre, raccogliendo le olive a mano per la raccolta. La maggior parte di loro proviene dal Mali, dal Senegal, dal Gambia, dal Burkina Faso, dalla Tunisia, dal Marocco, dal Pakistan e alcuni ora dal Bangladesh, spiega Simona Scovazzo, mediatrice culturale che sembra conoscere molti nel campo.
“Questa è una zona compresa tra due comuni, Castelveltrano e Campobello di Mazara, dove c’è una concentrazione di olivicoltura. Qui produciamo un’oliva speciale che può essere usata per l’olio extravergine di oliva e anche da mangiare come spuntino”. Ma Scovazzo, che da una decina di anni opera sul territorio, ammette dopo la giornata di lavoro gli uomini sono costretti a vivere in condizioni che sono un mondo a parte da questa industria gastronomica.
“All’interno del campo non ci sono servizi. Non c’è acqua corrente, elettricità, servizi igienici, quindi i ragazzi qui fanno del loro meglio”, dice. “Ad esempio, faranno bollire l’acqua e poi la distribuiranno attraverso il campo. Hanno costruito piccoli spazi doccia per questo e ci sono aree “toilette”. Di notte, accendono fuochi in modo che si possa vedere, poiché non ci sono luci all’interno il campo.”
Funzionano anche i generatori a benzina, che forniscono l’elettricità a un televisore per l’intrattenimento, dice uno dei capi del campo a InfoMigrants. Ma è stato un generatore a causare l’incendio anche nel 2021, spiega Jonny.
Nessun posto dove andare
Non tutti coloro che vivono nelle cementerie abbandonate hanno contratti di lavoro. Simona Scovazzo spiega che le persone finiscono qui per motivi diversi. “Alcuni di loro semplicemente non riescono a trovare un posto in affitto, quindi vengono qui. E non vengono forniti abbastanza posti ufficiali. Altri forse hanno avuto un permesso di soggiorno ma potrebbe essere scaduto e ora, senza un indirizzo, non sono in grado di rinnovarlo”.
Altri, aggiunge, si accampano per tutta la durata del raccolto in piccole tende vicino ai campi, ricoperte di plastica per proteggersi dalle frequenti piogge durante questa stagione. Anche se alcuni affermano di essere in possesso di documenti, dice Jonny Affun, la maggior parte degli uomini del campo sono costretti a rimanere lì perché non hanno uno status legale. “Cercano di sopravvivere lì (dentro la fabbrica di cemento abbandonata) perché la maggior parte di loro sopravvive senza documenti”, aggiunge. “Alcuni anni fa lì vivevano meno migranti, ma dopo le leggi Salvini (leggi sulla migrazione e sulla sicurezza approvate nel 2018 che hanno revocato alcune protezioni e reso più difficile in alcuni casi l’ottenimento dei permessi di soggiorno e di lavoro) molti di loro hanno perso i documenti e quindi non hanno altro posto dove andare”.
Nel frattempo, la situazione all’interno del campo peggiora di giorno in giorno, spiega Affun. “Si vede la quantità di rifiuti all’ingresso. Questo perché negli ultimi due anni non è passato nessuno a sgomberare. Quei ragazzi sono sempre arrabbiati, non vogliono parlare, sono stanchi, non hanno documenti, nessun posto dove andare, nessun posto dove lavorare. Anche alcuni di loro con i documenti lì dentro, non riescono a trovare un posto da affittare. Quando chiamano e chiedono se possono affittare una casa, i cittadini chiedono: “di dove sei?”. Quando rispondono “dall’Africa”, gli viene detto “non c’è una casa da affittare”. Quindi sono costretti a vivere in quello spazio”.
Affun pensa che le autorità debbano parlare di più con i lavoratori migranti per vedere cosa vogliono. “Molte di quelle persone che lavorano, non conoscono i loro diritti e un contratto di lavoro. È davvero importante dare informazioni e insegnare a queste persone i loro diritti fondamentali”.
Nuovi progetti
La regione siciliana sta cercando di fare qualcosa. La responsabile dell’ufficio per la migrazione, Michela Bongiorno, è stata impegnata con i comuni della Sicilia occidentale per prendere possesso dei terreni confiscati alla mafia e rilanciare i borghi marinari abbandonati dai residenti andati in città in cerca di lavoro.
Alcuni lavoratori migranti sono già ospitati in un centro di accoglienza SPRAR pulito a cinque minuti di auto da Campobello, e accanto ad esso sono state costruite anche 300 nuove cabine in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR per ospitarne altri.
«Il problema dell’alloggio è davvero serio», dice Bongiorno. “I lavoratori stagionali che vengono per alcuni mesi dovrebbero poter vivere in condizioni igieniche, ma io sono contraria all’idea che questi campi esistano tutto l’anno. Se le persone vivono nella nostra regione per tutto l’anno, dovrebbero essere adeguatamente integrate. Ecco perché stiamo avviando nuovi progetti per farlo”.
Diritti per i lavoratori
Una nuova campagna, “Diritti negli Occhi”, mira a fornire un sistema di alloggi, trasporti e infrastrutture sponsorizzato dallo Stato affinché i lavoratori stagionali possano arrivare nei campi, vivere in luoghi igienici ed evitare lo sfruttamento. In precedenza, questi progetti erano offerti solo a chi aveva un permesso di soggiorno, ma si spera di offrire alloggi sanitari sicuri a tutti coloro che lavorano nella zona, al fine di spezzare la morsa dei contratti di lavoro abusivi e dello sfruttamento che alcuni agricoltori richiedono ai loro lavoratori e che alimenta questo ciclo di povertà e abusi.
Secondo TP24, un giornale online per la provincia di Trapani e la Sicilia occidentale, due progetti finiranno per migliorare la situazione, con un costo stimato di quasi 2,6 milioni di euro. Mirerebbero a costruire ostelli per i lavoratori stagionali e ad assicurare che tutti abbiano contratti di lavoro adeguati, anche se il tempo necessario per installarli “potrebbe essere lungo”.
Nel frattempo, dice Jonny Affun, la situazione per i lavoratori è desolante. “Alcune di queste persone lavorano dieci ore al giorno e percepiscono a malapena 30 euro di compenso. Quando finiscono la giornata sono davvero stanche, è quello che è successo al fratello guineano morto nell’incendio l’anno scorso. Era così stanco, si è addormentato e nel frattempo l’intero campo è andato a fuoco. Un altro incendio è accaduto anche quest’anno. Il governo è arrivato, parlano, parlano, ma non è stato fatto nulla. Finora non c’è una soluzione. È molto deprimente. Gli stessi incidenti accaduti allora potrebbero ripetersi di nuovo”. Pagine Esteri
Link dell’articolo in lingua inglese
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In discesa
Nelle tavolozze della politica prevalgono i colori scuri. Qualcuno manca proprio di quelli necessari a far balenare un raggio di luce. Ma la realtà, compresa la contrazione che viviamo, ha elementi che dovrebbero incoraggiare a costruire il futuro, anziché piangere sul presente.
L’intera campagna elettorale è stata costruita raffigurando un’Italia in condizioni pessime, sull’orlo del crollo o già crollante, dal che conseguiva la necessità di approntare soccorsi. L’Italia, però, sta ancora vivendo un biennio nel corso del quale è tra le economie più dinamiche e reattive fra quelle sviluppate e segnatamente fra quelle del G7.
Al contrario di quello cui eravamo (tristemente e colpevolmente) abituati, da lustri, siamo cresciuti più degli altri. Complice anche l’inflazione, inoltre, è diminuito il peso percentuale del deficit e del debito, ad una velocità sconosciuta nell’era repubblicana. Tutte le previsioni fatte precedentemente, nazionali ed internazionali, sono state corrette al rialzo, perché l’Italia è cresciuta più di quanto si era stati capaci di supporre. In queste condizioni non si è stati capaci di parlare d’altro che di povertà e disperazione, in larga parte auto-ingannandoci per poter far fiorire la fabbrica dell’assistenzialismo.
Nella seconda metà dell’anno, però, la crescita ha rallentato notevolmente. Il Fondo monetario internazionale prevede un 2023 con il segno negativo: -0.2%. Il +0.6% previsto dal governo appare ottimistico. L’eventuale recessione si definisce “tecnica” non per sminuirne la negatività, ma perché la portata è limitata e innescata da cause internazionale (tanto che per l’altra potenza industriale europea, la Germania, il Fmi prevede un -0.3%).
Ne deriva che il nuovo governo dovrà lavorare nelle condizioni peggiori? Non direi. Intanto i nuovi governanti dovranno prendere atto che la loro precedente propaganda porta male e li indebolisce: se prima, quando si cresceva, era un inferno, ora che ci si ferma, che è? Ma se impareranno a lavorare sulla realtà potranno vederne le opportunità.
Deficit e debito li ereditano in calo e non in crescita, il che non è consueto. Dovranno impegnarsi nel sapere spendere i soldi del Pnrr, ma per quanto sia arduo il cimento è pur sempre mille volte meglio di non avere soldi per investimenti. Quindi la magra del 2023 sarà premessa di cambiamenti e innovazioni che faranno da base alla crescita successiva.
L’inflazione è prevista in calo, il che toglie il suo supporto nell’alleggerire il debito, ma consente di cambiare la dinamica dei prezzi, con beneficio per i consumatori. Anche la dolorosa stagione in cui si scontano i gravi errori del passato e la dipendenza masochista dal gas russo ha un suo risvolto positivo, perché ora la paghiamo cara, ma è già in corso il lavoro che potrà consentire all’Italia di divenire snodo strategico per il gas consumato in Unione europea, mediante nuovi gasdotti e maggiore portata di quelli esistenti. Che approdano da noi. Quello che qualche svalvolato descrisse come danno è un bene.
E c’è un fronte molto importante, su cui la destra di governo potrà lasciare il segno: l’immigrazione. Nel 2022 i lavoratori italiani fra i 55 e i 64 anni sono 4 milioni e 793mila, un numero che è cresciuto negli ultimi anni. Non solo sono più numerosi dei lavoratori fra i 25 e i 34 anni, ma gradualmente usciranno dal mercato del lavoro, andando in pensione. Mancheranno lavoratori, mentre finanziamo i non lavoratori. La sfida, nel campo dell’immigrazione, non è a chi abbraccia e chi blocca di più, tanto non funziona né l’una né l’altra cosa, la sfida è regolare i flussi e scegliere gli immigrati. Non per fede o provenienza, che appare bislacca l’idea di prendere noi quelli che gli Usa respingono in Messico, ma per capacità e utilità. Dalle parole ai fatti, insomma.
Se pensano di durare più di qualche mese, l’occasione per fare e ben figurare c’è. In discesa non è pericoloso, se si guarda avanti e si mantiene il controllo.
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NAOMI KLEIN: La COP27 in Egitto sarà il greenwashing di una dittatura
La conferenza per il clima delle Nazioni Unite sarà ospitata a novembre a Sharm El-Sheikh, in un Paese in cui gli attivisti, primo tra tutti Alaa Abd El Fattah, in sciopero della fame dal 2011, muoiono in carcere e chi esprime la propria opinione o manifesta il suo dissenso rischia la vita
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L'Unione Europea di Giorgia Meloni
«I cittadini stanno accettando il fatto che, chiunque governi, finirà per perseguire le stesse politiche o politiche simili. Il potere delle democrazie di cambiare la realtà socio-economica, di migliorare le condizioni di vita delle classi lavoratrici e salariate si sta riducendo; esse sono sottoposte a un doppio potere dispotico, quello delle istituzioni di controllo e sorveglianza dell’Unione Europea e di quello che è definito “il mercato”, cioè il potere organizzato di una plutocrazia che domina la vita economica e riesce sempre a imporre i propri interessi a popolazioni sempre più indifese e confuse.»
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Emanuele
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in reply to Emanuele • •friendica.ca
, che somiglia molto afriendi.ca
, e un account Twitter "friendicasocial" per creare un social network proprietario.Emanuele
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •sarà Trump 🤣
Comunque riportano che la piattaforma è nata come risposta all'estremismo di destra, all'odio e alla disinformazione. Organizzazione no-profit 'indigena' in Canada
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