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La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale USA e l’Asia


La nuova strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti: quattro spunti per la politica asiatica. La continua enfasi sull'Indo-Pacifico e sulla Cina in tutto l'NSS sembra essere un segnale che se anche gli USA continueranno a mobilitare sostegno all'Europa, non permetteranno che altre crisi facciano deragliare la priorità strategica dell'Indo-Pacifico e la concorrenza con la Cina

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Russia e Iran: è tempo di rispolverare il vecchio ‘Asse del Male’


E se la politica estera statunitense portasse a un mondo in cui Teheran non volesse inviare armi a Mosca e a quest'ultima non servissero?

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Ucraina: il settore tech in crescita offre speranza in mezzo al danno economico in tempo di guerra


L’invasione scatenata da Vladimir Putin il 24 febbraio ha avuto un impatto devastante sull’economia ucraina, con le ultime previsioni della Banca Mondiale che prevedono una contrazione del PIL ucraino del 35% nel 2022. In mezzo a questa oscurità economica in tempo di guerra, il settore tecnologico ucraino è una rara fonte di ottimismo. Secondo i […]

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Smart working: cosa è cambiato a due anni dal boom


Sono ormai passati un paio d’anni dal boom del ricorso allo smart working, una scelta adottata da molte realtà sia private che pubbliche per ragioni di necessità, ma divenuta col tempo sempre più apprezzata dai lavoratori. Entrata a far parte della quotidianità di aziende e dipendenti, questa nuova modalità lavorativa si è affermata con risultati […]

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Ucraina: il grido di pace di Papa Francesco. Tante le manifestazioni


C’è grande attesa per la chiusura dell’incontro di preghiera organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dal titolo ‘Il grido della pace’, svoltosi nei giorni scorsi all’Eur e che vede stasera al Colosseo, la presenza di Papa Bergoglio e dei rappresentanti delle grandi religioni mondiali. C’è attesa per le sue parole, sebbene il suo pensiero sia stato espresso […]

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Esplode la Cisgiordania. Israele attacca Nablus con raid e razzi, in migliaia ai funerali


PODCAST. A Nablus la più grossa operazione militare israeliana degli ultimi 20 anni. Centinaia di soldati sono entrati nella città. Uccisi 5 palestinesi tra cui il capo del gruppo armato La Fossa dei Leoni. Ce ne parla Michele Giorgio dai Territori palest

di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 25 ottobre 2022 – Non si vedevano scene del genere, a Nablus, dall’occupazione israeliana dell’intera città nel 2002. I soldati israeliani hanno circondato gli edifici e distrutto uno di essi con un razzo anticarro, causando 5 morti.

Ai funerali hanno partecipato migliaia di persone che hanno invaso il centro di Nablus, la seconda città più grande della Cisgiordania. Manifestazioni di protesta, raduni e lanci di pietre contro le postazioni militari israeliane in vari luoghi dei Territori Palestinesi Occupati.
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PODCAST. SUDAN: il golpe militare un anno dopo. Non cessa la resistenza popolare


La repressione ordinata dal generale Burhan Abdel Fattah, a capo del colpo di stato del 2021, non è riuscita a piegare l'opposizione dei sudanesi. Le manifestazioni di protesta vanno avanti. Ne parliamo con Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 25 ottobre 2022 – Nonostante i sostegni dietro le quinte ricevuti nella regione e a livello internazionale, i militari golpisti sudanesi un anno dopo non riescono a contenere le proteste popolari.

Il loro potere resta debole. Abbiamo intervistato Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum e osservatore della realtà politica e sociale sudanese.
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PODCAST. SUDAN: il golpe militare un anno dopo. Non cessa la resistenza popolare


La repressione ordinata dal generale Burhan Abdel Fattah, a capo del colpo di stato del 2021, non è riuscita a piegare l'opposizione dei sudanesi. Le manifestazioni di protesta vanno avanti. Ne parliamo con Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 25 ottobre 2022 – Nonostante i sostegni dietro le quinte ricevuti nella regione e a livello internazionale, i militari golpisti sudanesi un anno dopo non riescono a contenere le proteste popolari.

Il loro potere resta debole. Abbiamo intervistato Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum e osservatore della realtà politica e sociale sudanese.
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SIRIA. All’avanzata di Al Qaeda si aggiunge il colera


Mentre il paese deve fronteggiare l'epidemia che ha già fatto decine di vittime e le sanzioni economiche statunitensi, Ha’yat Tahrir al Sham (Fronte al Nusra), il braccio siriano di Al Qaeda, ha conquistato altro terreno nella provincia di Idlib. L'artic

di Michele Giorgio*

(la foto è di Sara Hoibak/UNHCR)

Pagine Esteri, 24 ottobre 2022 – La Siria non fa notizia in Europa. Eppure, queste ultime settimane hanno visto il paese arabo di nuovo sotto i riflettori per diversi sviluppi, quasi sempre drammatici. Incluso il bombardamento aereo subito venerdì notte da parte di Israele, il primo da un mese a questa parte. Sul piano umanitario, con l’inverno che si avvicina e l’elettricità e il carburante che scarseggiano, la Siria ha dovuto aggiungere il colera ai problemi che affrontano milioni di suoi abitanti, alle prese con le conseguenze della guerra che ha devastato il paese e delle sanzioni statunitensi. Fino a qualche giorno fa erano una cinquantina i decessi causati dall’infezione e almeno 700 i contagiati.

Sul terreno è riapparsa la minaccia dell’Isis che nei giorni scorsi ha colpito un autobus militare uccidendo una quindicina di soldati. Più di tutto, Ha’yat Tahrir al Sham (Hts, in precedenza noto come Fronte al Nusra), il braccio siriano di Al Qaeda, ha conquistato altro terreno nella provincia di Idlib, nella Siria nord-occidentale, approfittando dei conflitti armati tra le formazioni sotto l’ombrello del cosiddetto Esercito nazionale siriano (Ens), pagato e armato dalla Turchia. Hts è entrato nel conflitto che vedeva il Fronte del Levante da un lato e le fazioni del Sultano Suleiman e la divisione Hamza dall’altro. Hts a un certo punto aveva anche preso il controllo della città di Afrin, fino a quel momento nelle mani delle fazioni filo-turche, tanto da spingere truppe e reparti corazzati turchi a schierarsi intorno alla cittadina strategica di Kafr Jana. «La Turchia è intervenuta per fermare il conflitto tra le fazioni del Ens e impedire a Ha’yat Tahrir al-Sham di avanzare ulteriormente», ha riferito l’agenzia Reuters citando un esponente dell’ala politica dell’Ens.

Ad Afrin, i qaedisti avevano immediatamente portato i loro «funzionari amministrativi» mostrandosi pronti a prendere possesso in modo permanente della città. Poi il 18 ottobre, sotto la pressione turca, sono dovuti uscire da Afrin. Nonostante l’apparente ritiro, testimoni denunciano che Hts ha ancora nella città uomini dei suoi servizi di sicurezza oltre a dipendenti civili. Prima di intervenire nei combattimenti, Hts aveva gli occhi puntati sul nord di Aleppo, alla ricerca di territori dove espandere il suo controllo politico e religioso e sfruttare le risorse e il commercio locale. Una strategia ben oliata che sino ad oggi ha portato i qaedisti ad agire indisturbati anche in territori a ridosso di quelli controllati dall’Esn. L’obiettivo primario per Hts resta comunque quello del controllo su tutti i valichi della Siria nordoccidentale, una situazione che lo renderebbe un attore protagonista che la Turchia non potrebbe ignorare nella gestione futura di un territorio che era e resta siriano ma che Ankara non ha alcuna intenzione di restituire a Damasco.

Il Washington Institute for Near East Policyha rivelato gli Stati uniti hanno fatto pressioni sulla Turchia affinché intervenisse e fermasse Hts. «Gli americani hanno minacciato di permettere alle Forze democratiche siriane (SDF) a guida curda di entrare nell’area se i turchi non avessero costretto i qaedisti ad uscire da Afrin», ha scritto l’istituto. Comunque sia andata, gli americani in questi anni non hanno mai mostrato preoccupazioni per il ruolo di Hts in territorio siriano – non l’hanno mai preso di mira a differenza dell’Isis -, anzi, l’hanno perfino considerato utile contro il governo centrale a Damasco. Ma ora temono che l’espansione della formazione qaedista possa rendere più rapido il declino dell’Ens con il rischio che a rappresentare l’opposizione anti-Bashar Assad restino soltanto gruppi jihadisti. E l’imbarazzo per Washington sarebbe notevole.

Nel frattempo, la Turchia e il Libano ripetono di voler rimpatriare al più presto centinaia di migliaia di profughi siriani. L’opposizione turca agita il peso sull’economia nazionale degli oltre tre milioni di rifugiati allo scopo di mettere in difficoltà l’islamista Erdogan in vista delle elezioni del prossimo anno. Beirut, per bocca dello stesso presidente Michel Aoun, annuncia di aver raggiunto un’intesa con Damasco per far rientrare in Siria decine migliaia di profughi già dai prossimi giorni contro il parere dell’Onu e le posizioni di Usa e Ue. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre dal quotidiano Il Manifesto

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Non dimentichiamolo mai. Sono fascisti


Conversazione con Domenico Barrilà a distanza di un mese da quel 25 settembre che ha portato a Chigi la destra italiana, e nel giorno in cui Giorgia Meloni si presenta al Parlamento. “Quello appena insediatosi è un governo a forte impronta fascista”, dice lo psicoterapeuta

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Mummie Egizie: i Mummy Unwrapping Parties Ottocenteschi


Le mummie egizie hanno sempre esercitato un grande fascino in Occidente, soprattutto nella prima metà del XIX secolo. Questo ha portato a un commercio illecito di mummie egizie tra Egitto e Regno Unito. Per laContinue reading

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Meglio non andare oltre il sandalo


Non possiamo sapere se Oliviero Toscani, fotografo di fama indiscussa, abbia mai letto la storia che sta dietro a quel detto curioso che in latino suona così: “Ne supra crepidam sutor indicaret” e che in italiano traduciamo comunemente: “(ciabattino) non

Non possiamo sapere se Oliviero Toscani, fotografo di fama indiscussa, abbia mai letto la storia che sta dietro a quel detto curioso che in latino suona così: “Ne supra crepidam sutor indicaret” e che in italiano traduciamo comunemente: “(ciabattino) non andare oltre la scarpa”. Se Toscani l’avesse letta e conservata a memoria, forse – osserviamo noi – non sarebbe incorso nello stesso errore che gli è costato un po’ caro.

La storia del ciabattino (sutor) è più o meno questa.

C’era un artista greco, Apelle di Coo, il quale era solito esporre le sue opere in modo da poter trarre profitto dai commenti e dalle critiche dei passanti. Una volta, un ciabattino gli fece un appunto riguardo a come aveva rappresentato il sandalo (crepidam) di un personaggio. Apelle, dall’alto della sua fama ma anche della sua umiltà e avvedutezza metodologica, accolse la critica e passò al ritocco. Il ciabattino, inorgoglito di tale successo, il giorno dopo tornò all’attacco muovendo un’ulteriore critica, questa volta, al ginocchio. A tal punto Apelle lo gelò: hai parlato di sandalo e va bene, ti ho ascoltato; però adesso fermati, non andare oltre, lascia stare il ginocchio perché non è materia di tua competenza.

Oliviero Toscani, il 20 ottobre 2016 si trova a Vibo Valentia in occasione della mostra “Razza umana”, allestita nel complesso monumentale Valentianum. C’è calca intorno al personaggio. Si fa avanti Vittorio Sibiriu, anni 18, faccia pulita di studente, condotta impeccabile, figlio di un carabiniere. Il giovane chiede a Toscani una foto che li ritragga insieme. La risposta è un rifiuto netto. Sibiriu dichiara che l’artista lo ha “additato come un potenziale mafioso, affermando che” – lo è o non lo è (e questo Toscani non lo sa) – “avrebbe benissimo potuto esserlo poiché anche Matteo Messina Denaro non ha la faccia da mafioso eppure lo è”.

La storia finisce in tribunale perché Sibiriu non ha nessuna voglia né di ingoiare il torto subito e neanche quella di rassegnarsi a collezionare pregiudizi espressi con tale leggerezza. Il Tribunale di Vibo, dopo 6 anni condanna Toscani Oliverio a 8 mesi, al pagamento di una provvisionale di 3.000 Euro e alle spese giudiziarie.

Che Toscani sia un fotografo di fama lo sappiamo tutti e lo apprezziamo pure, ma quella volta, supponiamo, abbia voluto fare un po’ di più, come quel ciabattino: andare oltre le foto, fin dentro la vita delle persone, e siccome si trovava in Calabria, sarebbe stato un viaggio a vuoto non aver incontrato un mafioso o un presunto tale. E, presunto tale, poteva essere finanche quel Vittorio Sibiriu, il cui volto luccicante di studente diciottenne, poteva nasconderne uno. Sì, poteva trovarsi – il Toscani – come dinanzi a Messina Denaro – niente poco di meno – che mafioso non sembra, ma lo è.

E’ vero che il ciabattino si era spinto oltre, ma, onestamente, aveva fatto poca strada, dal sandalo al ginocchio, dalla calzatura all’ortopedia, dall’artigianato alla medicina. Toscani si è lanciato dall’esteriorità all’interiorità, dall’apparire all’essere, dalla presunzione d’innocenza (che a tutti appartiene) alla presunzione di mafiosità (che è tutta da provare). Insomma: Toscani fotografa uomini e cose o fa la Tac pure all’anima? E tanta paura s’è presa in terra calabra da vedere mafiosi anche dove non ce ne erano? A volte, si appannano non solo le lenti di una macchina, ma anche gli occhi di chi vi guarda dentro quando accade che su un’intera regione e sui suoi abitanti si spalmano aggettivi squalificativi come ghiottamente si fa con la marmellata sul pane: a tappeto.

No – avrà pensato in un attimo Toscani – finire in foto in compagnia di un presunto mafioso, questo mai. Un artista della macchina fotografica permetterselo non può. Un eccesso di difesa gli è costato una condanna. E glielo doveva dire proprio un tribunale che quel giovanotto non era e neanche poteva essere un soggetto pericoloso? Nel dubbio, resta l’ammonimento del pittore: meglio non andare oltre la scarpa.

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Brayan Stevenson – Il diritto di opporsi


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Dici Meloni e pensi Xi


Silenzio: parla Giorgia. La rozzezza e la violenza dell'autoritarismo in scena nella Roma di Giorgia come nella Pechino di Xi? Vedremo

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Come sarebbe una guerra degli Stati Uniti con la Cina?


Nel suo discorso di apertura al 20° Congresso del Partito Comunista Cinese, il Segretario Generale Xi Jinping ha rifiutato di escludere l’uso della forza contro Taiwan. Ma il popolo cinese non deve preoccuparsi. Xi ha annunciato: “Abbiamo attuato audaci riforme della difesa nazionale e delle forze armate, ristrutturando la leadership militare e i sistemi di […]

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Transazioni online sicure: consigli pratici per gli utenti


I pagamenti online sono ormai all’ordine del giorno, in tutti gli ambiti della vita quotidiana, dalle utenze ai servizi di intrattenimento, dall’acquisto di beni essenziali allo shopping. Le modalità di transazione ormai sono quasi del tutto libere dal contante e stanno diventando sempre più dematerializzate, con l’introduzione di sistemi di pagamento come gli e-wallet, le […]

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Ucraina: l’offensiva invernale di Putin


I guadagni ucraini sul campo di battaglia sono stati accolti da un’escalation russa ampiamente anticipata. Il 21 settembre, in un raro discorso nazionale, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la mobilitazione di 300.000 riservisti che sarebbero stati chiamati a prestare servizio nella guerra in Ucraina. Nelle ultime settimane, l’esercito russo ha subito una serie […]

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Cina: Xi assertivo, ma per nulla positivo


Xi ha annunciato la continuazione di politiche estere più assertive e attive che sono state il segno distintivo dei suoi due precedenti mandati

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Ritorno al passatoIeri Xi Jinping è stato formalmente rieletto Segretario generale del Partito comunista cinese (Pcc).


Etiopia: i timori di nuove atrocità incombono nel Tigray con l’intensificarsi del conflitto


La scorsa settimana il governo etiope ha catturato la città di Shire nel Tigray, che ospita migliaia di tigrini sfollati con la forza Ad agosto…

La scorsa settimana il governo etiope ha catturato la città di Shire nel Tigray, che ospita migliaia di tigrini sfollati con la forza

Ad agosto e settembre, numerosi attacchi aerei a Mekelle e Adi Daero hanno ucciso centinaia di civili, compresi bambini

“Abbiamo già visto in questo conflitto che l’impunità per le precedenti atrocità non farà che incoraggiare le forze di sicurezza a commettere crimini più efferati” – Muleya Mwananyanda


Le fazioni in guerra coinvolte nel conflitto in corso nel nord dell’Etiopia devono proteggere i civili nel mezzo dell’intensificarsi delle ostilità nella regione del Tigray, ha avvertito oggi Amnesty International.

Martedì scorso (18 ottobre), il governo etiope ha catturato la principale città di Shire nel Tigray nordoccidentale – che ospita migliaia di tigrini sfollati con la forza – così come le città di Alamata e Korem nel sud della regione.

Il governo afferma che sta cercando di ridurre al minimo le vittime civili evitando i combattimenti urbani e istruendo le proprie forze a seguire rigide regole di ingaggio. Tuttavia, i rapporti ricevuti da Amnesty sembrano dimostrare che non è così.

Dal 2020, Amnesty ha documentato gravi violazioni dei diritti umani da parte di tutte le parti in conflitto nella regione del Tigray, che possono costituire crimini di guerra e crimini di diritto internazionale.

Muleya Mwananyanda, Direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale, ha dichiarato:

“I civili del Tigray temono che gli abusi diffusi, come uccisioni illegali, violenze sessuali e attacchi sistematici, che erano dilaganti quando le forze di difesa nazionale etiopi e le sue forze alleate avevano il controllo di queste aree da novembre 2020 a giugno 2021, possano ripetersi.

Abbiamo già visto in questo conflitto che l’impunità per le precedenti atrocità non farà altro che incoraggiare le forze di sicurezza a commettere crimini più atroci. I crimini di guerra ei crimini contro l’umanità che Amnesty ha documentato non dovrebbero mai più accadere.

I funzionari militari e civili devono riconoscere il loro dovere di prevenire e perseguire i crimini di guerra commessi dalle loro forze. In caso contrario, li implica in questi crimini.”


Paura che la storia si ripeta


Ad agosto e settembre di quest’anno, numerosi attacchi aerei a Mekelle e Adi Daero hanno ucciso centinaia di civili, compresi bambini. Tra il 6 e il 12 settembre, l’esercito eritreo, alleato delle Forze di difesa nazionale etiopi, ha giustiziato in via extragiudiziale almeno 40 persone, tra cui rifugiati eritrei, nella città di Sheraro.

Le autorità etiopi devono sospendere e rimuovere dal servizio attivo tutti coloro che sono coinvolti in violazioni dei diritti umani e crimini di guerra – compreso l’esercito eritreo e la milizia Amhara – e garantire che siano immediatamente indagati.

Amnesty chiede alle autorità etiopi di consentire l’accesso illimitato al Tigray, in modo che possano essere forniti aiuti umanitari imparziali ed efficaci. Le autorità etiopi dovrebbero inoltre consentire ai meccanismi internazionali, regionali e di altro tipo per i diritti umani di condurre indagini indipendenti e credibili sulle atrocità passate e presenti nel conflitto dell’Etiopia settentrionale.


FONTE: amnesty.org.uk/press-releases/…


tommasin.org/blog/2022-10-24/e…



Taiwan: l’impatto delle relazioni attraverso lo Stretto sulla politica locale


Il panorama politico interno di Taiwan si sta rapidamente avvicinando a un potenziale punto di svolta con le imminenti elezioni locali. Il 26 novembre 2022, la popolazione votante di Taiwan di circa 19 milioni di persone sceglierà tra oltre 10.000 candidati, dai sindaci ai consiglieri distrettuali

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L’immagine simbolo del XX Congresso del Partito comunista cinese che, come da attese, ha celebrato il trionfo di Xi Jinping come leader sempre più incontrastato è un funzionario che si avvicina al quasi ottantenne Hu Jintao, seduto di fianco a Xi Jin…


Rishi Sunak sarà il prossimo premier, il primo non bianco nella storia del Regno Unito. Ma la strada che lo aspetta è tutta in salita. Rishi Sunak sarà il prossimo leader del partito conservatore e quindi primo ministro britannico.


Si dice della politica sudanese che cambia ogni settimana ma che, se si torna dopo dieci anni, non è cambiato niente.


Cina: cercando le implicazioni per l’India nelle parole di Xi Jinping


La massima spesso ripetuta del presidente cinese Xi Jinping è che per capire la Cina bisogna capire il Partito Comunista. L’anno scorso, il Partito Comunista Cinese ha celebrato il suo centenario. In questi 100 anni, il Partito è passato dall’essere un esercito di guerriglia disordinato a uno che non solo amministrava più di un sesto […]

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La Cina è vecchia


… E sarà sempre più piccola. Nel 2050 un terzo dei cinesi avrà più di 60 anni, e nel 2100 i cinesi saranno la metà degli attuali. Per Xi, appena nominato per la terza volta Segretario del Partito Comunista Cinese, sarà una sfida economica, sociale, culturale da far tremare i polsi

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Il paradigma Liz Truss e la resilienza della lattuga


“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) Che cosa accomuna la Sig.ra Liz Truss premier inglese per 45 giorni, perfetto esempio di scialba inconsistente anglosassone, […]

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La strategia di Biden traccia la mappa mentale della guerra fredda


L'Amministrazione Biden ha pubblicato la sua strategia di sicurezza nazionale. Pechino ha assistito all'apertura del 20° Congresso del Partito. A Pechino e Washington si sta dimenticando cos'è la diplomazia

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DAVID STRONG’S FIRST SOLO EP


David Strong has been playing the strings alongside the best for decades. He is now front and center and just released his first solo album. He is a self-taught mumtiinateimentalist and composer, who has toured the world. Strong’s music is happy and upbeat with fun content. The songs are nostalgic.

iyezine.com/en/david-strongs-f…



Costi ambientali dei dispositivi di IA


Cosa rende possibile l'esistenza dell'IA e quali sono le conseguenze della sua costruzione? Dall’estrazione mineraria per la costruzione dei dispositivi all’installazione di cavi sottomarini per Internet, l’articolo propone alcuni esempi di sfruttamento a

Camilla Quaresmini L’immagine di Internet come cloud lo rende un ambiente apparentemente intangibile, quasi post-fisico. Tale percezione contribuisce a creare un’ingenua fiducia nel suo scarso impatto ecologico. A ciò si aggiungono le dichiarazioni del settore tecnologico, apparentemente a favore della sostenibilità ambientale, che fanno in realtà parte della creazione di un’immagine pubblica...

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Tasse ed il governo della spesa: controlli inadeguati


La crescente dimensione del debito pubblico dovuta alla crisi economica-finanziaria che incide sulla diminuzione delle entrate per la difficoltà in cui versano le imprese e l’aumento della spesa per il maggiore impegno che si sta richiedendo allo Stato al fine di ridurre le crescenti tensioni sociali, comportano la necessità di recuperare spazi di inefficienza nella spesa […]

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Domani la eclissi Saros 124. Occhio alla vista!


Domani il mondo assisterà ad un’eclissi solare. La Luna si frapporrà tra il Sole, mettendo in scena uno degli eventi astronomici più spettacolari di sempre anche se, non essendo totale, la luce del sole non sarà coperta del tutto. Quello del 25 ottobre è l’eclissi facente parte della famiglia Saros, una serie di fenomeni -che […]

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Guerra ibrida: mettete dei file nei vostri cannoni


Breve compendio su alcuni aspetti della guerra ibrida. Condotta sotto la soglia del combattimento aperto, include sovversione, disinformazione, corruzione, attacco politico, sabotaggio, manipolazione, azioni aggressive in campo finanziario, ingerenza elettorale, creazione di movimenti di opinione

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Dal centro-destra alla destra. I tre tempi di Giorgia Meloni


Due tempi finora superati. 1. Le allusioni valoriali nelle nomine per le Camere. 2.Gli equilibri interni alla coalizione nell’assetto del governo. Si vedrà dal programma se ci sono idee concrete (che per ora non circolano) e qualità creativa e legislativa dei cantieri ministeriali (non tutti uguali) appurando se c’è benzina per durare. Non basta dire 'Giorgia è una tosta', bisogna anche che venga riconosciuto che 'Giorgia è una testa'

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SIRIA. All’avanzata di Al Qaeda si aggiunge il colera


Mentre il paese deve fronteggiare l'epidemia che ha già fatto decine di vittime e le sanzioni economiche statunitensi, Ha’yat Tahrir al Sham (Fronte al Nusra), il braccio siriano di Al Qaeda, ha conquistato altro terreno nella provincia di Idlib. L'artic

di Michele Giorgio*

(la foto è di Sara Hoibak/UNHCR)

Pagine Esteri, 24 ottobre 2022 – La Siria non fa notizia in Europa. Eppure, queste ultime settimane hanno visto il paese arabo di nuovo sotto i riflettori per diversi sviluppi, quasi sempre drammatici. Incluso il bombardamento aereo subito venerdì notte da parte di Israele, il primo da un mese a questa parte. Sul piano umanitario, con l’inverno che si avvicina e l’elettricità e il carburante che scarseggiano, la Siria ha dovuto aggiungere il colera ai problemi che affrontano milioni di suoi abitanti, alle prese con le conseguenze della guerra che ha devastato il paese e delle sanzioni statunitensi. Fino a qualche giorno fa erano una cinquantina i decessi causati dall’infezione e almeno 700 i contagiati.

Sul terreno è riapparsa la minaccia dell’Isis che nei giorni scorsi ha colpito un autobus militare uccidendo una quindicina di soldati. Più di tutto, Ha’yat Tahrir al Sham (Hts, in precedenza noto come Fronte al Nusra), il braccio siriano di Al Qaeda, ha conquistato altro terreno nella provincia di Idlib, nella Siria nord-occidentale, approfittando dei conflitti armati tra le formazioni sotto l’ombrello del cosiddetto Esercito nazionale siriano (Ens), pagato e armato dalla Turchia. Hts è entrato nel conflitto che vedeva il Fronte del Levante da un lato e le fazioni del Sultano Suleiman e la divisione Hamza dall’altro. Hts a un certo punto aveva anche preso il controllo della città di Afrin, fino a quel momento nelle mani delle fazioni filo-turche, tanto da spingere truppe e reparti corazzati turchi a schierarsi intorno alla cittadina strategica di Kafr Jana. «La Turchia è intervenuta per fermare il conflitto tra le fazioni del Ens e impedire a Ha’yat Tahrir al-Sham di avanzare ulteriormente», ha riferito l’agenzia Reuters citando un esponente dell’ala politica dell’Ens.

Ad Afrin, i qaedisti avevano immediatamente portato i loro «funzionari amministrativi» mostrandosi pronti a prendere possesso in modo permanente della città. Poi il 18 ottobre, sotto la pressione turca, sono dovuti uscire da Afrin. Nonostante l’apparente ritiro, testimoni denunciano che Hts ha ancora nella città uomini dei suoi servizi di sicurezza oltre a dipendenti civili. Prima di intervenire nei combattimenti, Hts aveva gli occhi puntati sul nord di Aleppo, alla ricerca di territori dove espandere il suo controllo politico e religioso e sfruttare le risorse e il commercio locale. Una strategia ben oliata che sino ad oggi ha portato i qaedisti ad agire indisturbati anche in territori a ridosso di quelli controllati dall’Esn. L’obiettivo primario per Hts resta comunque quello del controllo su tutti i valichi della Siria nordoccidentale, una situazione che lo renderebbe un attore protagonista che la Turchia non potrebbe ignorare nella gestione futura di un territorio che era e resta siriano ma che Ankara non ha alcuna intenzione di restituire a Damasco.

Il Washington Institute for Near East Policyha rivelato gli Stati uniti hanno fatto pressioni sulla Turchia affinché intervenisse e fermasse Hts. «Gli americani hanno minacciato di permettere alle Forze democratiche siriane (SDF) a guida curda di entrare nell’area se i turchi non avessero costretto i qaedisti ad uscire da Afrin», ha scritto l’istituto. Comunque sia andata, gli americani in questi anni non hanno mai mostrato preoccupazioni per il ruolo di Hts in territorio siriano – non l’hanno mai preso di mira a differenza dell’Isis -, anzi, l’hanno perfino considerato utile contro il governo centrale a Damasco. Ma ora temono che l’espansione della formazione qaedista possa rendere più rapido il declino dell’Ens con il rischio che a rappresentare l’opposizione anti-Bashar Assad restino soltanto gruppi jihadisti. E l’imbarazzo per Washington sarebbe notevole.

Nel frattempo, la Turchia e il Libano ripetono di voler rimpatriare al più presto centinaia di migliaia di profughi siriani. L’opposizione turca agita il peso sull’economia nazionale degli oltre tre milioni di rifugiati allo scopo di mettere in difficoltà l’islamista Erdogan in vista delle elezioni del prossimo anno. Beirut, per bocca dello stesso presidente Michel Aoun, annuncia di aver raggiunto un’intesa con Damasco per far rientrare in Siria decine migliaia di profughi già dai prossimi giorni contro il parere dell’Onu e le posizioni di Usa e Ue. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre dal quotidiano Il Manifesto

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NOBEL 2022: Annie Ernaux, i Palestinesi, l’Egitto


La scrittrice francese, femminista di sinistra, è stata duramente attaccata da una parte dei media, non solo israeliani, per aver difeso i diritti dei palestinesi. In Egitto invece il suo impegno letterario e politico è stato onorato e difeso. L'articolo

Della Redazione

(foto da wikipedia.commons)

Pagine Esteri, 21 ottobre 2022 – In un mondo dominato dall’ideologia del libero mercato, che negli ultimi trent’anni ha ammaliato anche parte della sinistra e ha rafforzato le destre, l’esercizio del diritto alla libertà d’espressione per contrastare ogni forma di oppressione è sempre più difficoltoso, perfino nelle “democrazie” occidentali.

Il problema è emerso anche il 6 ottobre 2022, quando è stato annunciato che il Premio Nobel per la Letteratura era stato assegnato ad Annie Ernaux “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”. Così recita la motivazione comunicata dall’Accademia di Svezia nell’annunciare la premiazione conferita alla scrittrice francese, nata nel 1940 in un villaggio della Normandia e che sin dal romanzo d’esordio, “Gli armadi vuoti”, del 1974, ha voluto abbinare la scrittura autobiografica alla sociologia, creando una auto-socio-biografia come lei stessa l’ha definita.

Ernaux, femminista di sinistra, è una sostenitrice del movimento Bds che chiede il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele perché nega i diritti del popolo palestinese. Appena si è saputo che Ernaux aveva vinto il Nobel non pochi media, non solo in Israele, hanno reagito cercando di dare una immagine negativa della scrittrice francese. In particolare, è stata attaccata per avere firmato insieme a circa 100 personalità del mondo della cultura due documenti: nel 2018, una petizione che invitava a boicottare la stagione culturale franco-israeliana, descritta nel testo come un mezzo per “ripulire” l’immagine di Israele; e, nel 2019, una lettera che chiedeva a France Télévisions di non trasmettere l’Eurovision Song Contest in programma a Tel Aviv. Il motivo di questa richiesta, spiegavano i firmatari della lettera, stava nel fatto che era stato organizzato in un quartiere di Tel Aviv sorto sulle macerie di Sheikh Muwannis, uno dei numerosi villaggi arabi che nel 1948 furono distrutti dalle forze militare del nascente Stato di Israele durante le fasi che portarono all’espulsione o alla fuga dalla loro terra di centinaia di migliaia di palestinesi. A ricordarlo peraltro era stata proprio una associazione pacifista israeliana Zochrot (Ricordarsi/Memorie), nata per diffondere la conoscenza della Nakba (Catastrofe) tra gli ebrei d’Israele e difendere i diritti umani dei palestinesi, incluso il diritto al ritorno dei profughi del 1948. È una posizione politica espressa sempre più ovunque nel mondo da persone di origine ebraica il cui coraggioso pacifismo è sempre più spesso oscurato dai media mainstream internazionali.

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Annie Ernaux

Commenti entusiasti alla premiazione di Ernaux sono invece comparsi nel sito di Association France Palestine Solidarité e in svariati media arabi. Il 7 ottobre 2022, il quotidiano panarabo al-Quds al-‘Arabī, basato a Londra, ha ricordato le due suddette petizioni firmate dalla scrittrice francese a favore del popolo della Palestina. Nello stesso articolo sono poi state indicate le tappe principali della carriera di Ernaux. In seguito, questo modello è stato replicato e ampliato da altri media arabi. Il Nobel conferito a Ernaux è stato commentato soprattutto negli ambienti letterari egiziani, per più motivi che legano il passato al presente. In Egitto, fu realizzata e pubblicata, nel 1994, la prima traduzione araba di un testo della scrittrice francese. Due figure prestigiose del mondo accademico egiziano scomparse non da molto, Amina Rachid (1938-2021) e Sayyid al-Bahrawi (1953-2018), tradussero allora il quarto romanzo dell’autrice, Il posto (1983) per la casa editrice Dār Sharqiyyāt del Cairo. Questo intreccio di ricordi è solo una delle ragioni per cui, il 9 ottobre 2022, il settimanale Akhbār al-Adab (Le notizie della letteratura) ha pubblicato un numero speciale per celebrare subito il Nobel conferito a Ernaux. Gli articoli inclusi nel dossier spiegano l’originalità della produzione letteraria della scrittrice francese, creatrice di un autobiografismo in grado di veicolare un messaggio universale.

Tutto ciò ricorda inevitabilmente quanto avvenne nell’ottobre 1988, quando il Nobel per la Letteratura fu assegnato a Nagib Mahfuz (1911-2006), con questa motivazione: “perché attraverso opere ricche di sfumature – ora chiaramente realistiche, ora ambiguamente evocative – ha creato un’arte narrativa araba che può applicarsi a tutta l’umanità”. Il primo novembre dello stesso anno, il mensile cairota al-Hilāl (La mezzaluna) pubblicò un numero speciale dedicato allo scrittore egiziano. Il dossier uscì con il titolo “Congratulazioni” seguito dal sottotitolo: “Nagib Mahfuz, primo arabo a vincere il Premio Nobel per la Letteratura”. E va aggiunto che è ancora l’unico autore arabo ad avere ottenuto il più prestigioso riconoscimento letterario internazionale che, però, sembra un monopolio dell’Occidente.

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Mahfuz stesso si definì come “l’uomo venuto dal Terzo Mondo” nel suo discorso per la cerimonia di conferimento del Nobel. Nel 1988, alle donne e agli uomini presenti all’Accademia di Svezia, il letterato egiziano lanciò questo appello: “Salvate le persone ridotte in schiavitù in Sudafrica! Salvate gli affamati in Africa! Salvate i palestinesi dai proiettili e dalle torture! O meglio, salvate gli israeliani dal profanare la loro grande eredità spirituale! Salvate chi ha debiti dalle rigide leggi dell’economia! Attirate l’attenzione dei leader responsabili sul fatto che la loro responsabilità verso l’Umanità deve precedere il loro impegno nel seguire le leggi di una scienza che il Tempo ha forse superato”.

In un articolo incluso nel summenzionato dossier 2022 di Akhbār al-adab, Walid El Khachab ricorda che Annie Ernaux e Amina Rachid si conoscevano personalmente. Erano diventate amiche in Francia negli anni ’70, poiché entrambe credevano nelle idee della sinistra e lottavano per portarle avanti, “difendendo sia le classi popolari sia i diritti del popolo palestinese”. Rachid si interessò del quarto romanzo di Ernaux, “Il posto”, forse perché è il primo in cui l’autrice, figlia di operai divenuti piccoli commercianti, “esprime chiaramente la propria coscienza di classe”, rivelando il suo senso di colpa per avere abbandonato l’ambiente in cui era nata e cresciuta, dacché si era abituata a una tipica vita borghese. Rachid stessa certamente apprezzò le qualità estetiche della letteratura di sinistra, rivoluzionaria ma non missionaria, e della scrittura femminile e autobiografica, presenti nel testo, quindi decise di tradurlo in arabo circa un decennio dopo la sua pubblicazione in francese.

El Khachab incontrò Ernaux al Cairo proprio negli anni ‘90, quando in Egitto comparve sulla scena letteraria una nuova generazione avanguardistica, predominata da scrittrici in termini sia numerici sia qualitativi. Una delle più celebri è Mayy Telmissany (n. 1965), che ha raccontato il sé in molte opere di successo, come il romanzo Dunyazad, del 1997 (Ev Casa Editrice, 2010). Non a caso, nel suo articolo per Akhbār al-adab, la stessa scrittrice e accademica egiziana definisce il Nobel vinto da Annie Ernaux come “il trionfo dell’autobiografismo”. La premiazione dell’arte narrativa dell’autrice francese è l’emancipazione della scrittura autobiografica dalla posizione marginale in cui tradizionalmente i critici la collocano all’interno del campo letterario canonico. Una marginalizzazione paradossale, se si considera il prestigio di cui gode Proust per “La ricerca del tempo perduto”, un vero monumento dell’autobiografismo. Secondo Telmissany, le tecniche narrative usate in questo capolavoro sono simili a quelle impiegate da Ernaux per raccontare una storia d’amore con un amante russo, in Passione semplice, del 1992, un testo privo di giudizi morali e pieno di ironia. Della scrittrice francese sono state finora tradotte in arabo sette romanzi, tra cui L’evento (2000), incentrato sul problema dell’aborto clandestino e il cui adattamento, “La scelta di Anne-L’Événement”, ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2021.

Ernaux si ispira al sé, alle proprie esperienze e a quelle della sua famiglia, per dire la verità anche quando è scomoda, racconta storie di vita in cui numerose persone possono riconoscersi, usa parole semplici creando testi caratterizzati dall’assenza di riferimenti ideologici espliciti. Queste caratteristiche si trovano anche in molte opere della narrativa emersa in Egitto negli anni ’90, una scrittura nata dal rifiuto delle “grandi” narrazioni della “nazione” e dalla volontà di concentrarsi sull’individuo, sulla psicologia e sul corpo, per sovvertire i valori etici e politici oppressivi predominanti nella società egiziana e non solo, e di proiettarsi nel mondo globalizzato secondo una visione transculturale.

D’altra parte, Telmissany ricorda che Ernaux è erede della letteratura della resistenza e della letteratura impegnata teorizzata da Sartre. Sin dagli anni ’70, la scrittrice ha portato avanti il proprio impegno tanto nell’arte verbale, sperimentando varie forme di scrittura autobiografica, come il diario, quanto nella vita, “assumendo posizioni politiche coraggiose, come la difesa della causa palestinese”. Ernaux si chiede sempre “chi sono io?”, per approfondire la conoscenza di se stessa e del suo rapporto con la società. È importante, sottolinea Telmissany, chiedersi “chi sono io nel mondo?”, è indizio dell’onestà necessaria per immergersi nella “ricerca di una risposta a questa domanda, che è di sinistra nella sua essenza, perché riguarda i diritti umani e le libertà”. Pagine Esteri

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Non fate troppi pettegolezzi


Si è concluso a settembre a Brancaleone il Pavese Festival.Festival dedicato da 22 anni a Cesare Pavese, ma che solo quest’anno è approdato come ultima tappa, il 17 settembre, in Calabria. Nell’estrema punta della penisola, infatti, Cesare Pavese trascors

Si è concluso a settembre a Brancaleone il Pavese Festival.
Festival dedicato da 22 anni a Cesare Pavese, ma che solo quest’anno è approdato come ultima tappa, il 17 settembre, in Calabria. Nell’estrema punta della penisola, infatti, Cesare Pavese trascorse il tempo del confino per attività antifascista, dal 4 agosto 1935 al 15 marzo 1936. Solo sette mesi a fronte dei 3 anni stabiliti, la restante pena essendo condonata.

A Santo Stefano Belbo, ai margini delle Langhe, paese natale dello scrittore, si sono svolti gli eventi dei primi cinque giorni, il sesto e ultimo a Brancaleone, in una commistione di letteratura, musica, arte, teatro splendidamente interpretata da qualificati ospiti.
Filo conduttore è stata la figura femminile cercata ma mai raggiunta dallo scrittore.

La donna per Pavese è parola. Una parola che è ricerca, dialogo, scoperta, ricordo, introspezione, fanciullezza, verità: poesia” .

Noi ci lasceremo guidare dalla scritta che, come un tatuaggio, compare nell’acquerello che fa da locandina, di Paolo Galetto. Tutto in bianco e nero, ma segnato da sparsi petali rossi, quasi una festa o forse ferita sanguinante: “Tu sei come una terra che nessuno ha mai detto”.

La terra e la donna, due temi che si intrecciano e si respingono nell’opera di Pavese. La nostalgia, la mancanza, il desiderio, la perdita dell’una e dell’altra incideranno profondamente nella sua vita e nella sua arte.

La Donna continuamente inseguita in vaghe figure femminili.
La ballerina che lo lascerà ad aspettarla sotto la pioggia e che De Gregori canterà in Alice (E Cesare perduto nella pioggia/sta aspettando da sei ore il suo amore, ballerina).
La voce rauca e fresca di Tina militante comunista.
Fernanda Pivano e la comune passione per la letteratura americana.
Elena amore di necessità.
La selvatica Concia bella come una capra nel tempo del confino.
Bianca con la quale tenterà la scrittura di un libro a due mani.
Costance l’allodola e quegli occhi che rivedrà nella stanza d’albergo a Torino dove darà fine alla sua vita. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

La figura femminile è costantemente presente nell’itinerario personale e artistico di Pavese.
La racconterà soprattutto nei versi, in quell’incedere narrativo di righe lunghe costrette dal ritmo attraverso la parola, unica realtà. Donna mito di una fanciullezza felice e perduta che si identifica nel paesaggio delle langhe e in contrasto con la donna-compagna riconosciuta nei percorsi metropolitani di Torino. Ma sia l’una o sia l’altra, quello che è certo è che né l’uomo né il poeta riusciranno mai a raggiungerla. Non incontrerà nella sua strada quotidiana quella donna che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa e non riuscirà nei suoi scritti a darle del tutto voce con parole inghiottite.
Sei buia. Per te l’alba è silenzio.
La Terra, che nelle prime poesie è raccontata più che cantata nella realtà delle colline o in contrappunto nella squallida visione delle periferie di Torino, è fondamentalmente la geografia della propria solitudine, dell’inadeguatezza a condividere spazi e circostanze e rapporti con gli altri.
Nella vita e nel mondo, la condizione di Pavese è quella dell’espatriato che continuamente e ripetutamente cerca di tornare. Ma anche quando la ricerca lo riporterà, come Anguilla de La luna e i falò, nel suo paese di origine dovrà constatare che in realtà non si torna mai al passato, al tempo inesorabilmente andato, agli eventi che ormai parlano lingue sconosciute: “Un paese ci vuole…vuol dire non essere soli…nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
Sì, i falò si accendono ancora, ma per divorare con le loro fiamme quel che mai più ritornerà.
Il mito della fanciullezza con il suo bagaglio di ingenue felicità, di speranze che volano alte, di certezze si è concluso.
Si accendono nuovi falò che distruggono, divampano dolore, illuminano sinistramente tragedie.
Non resta che la sconfitta.
Non resta che guardare dalla finestra di quella cameretta al primo piano di un paese, Brancaleone, che per lui resterà sempre un paese straniero.
No, non troverà pace né tra quei muri né nel Bar Roma, dove legge quotidianamente il giornale, né sullo scoglio dal quale guarda senza vedere un inutile mare.

Ancora oggi andando a Brancaleone si può visitare la casa, la stanza in cui visse, il lettuccio stretto, la scrivania che è solo uno sbilenco tavolo, l’avara lampada e la finestra che racconta la “monotonia di un paesaggio sempre uguale”.
Da quella finestra – quarta parete della sua prigione – Pavese fisserà i binari. Quegli stessi binari sui quali si è fermata la littorina con la quale è giunto insieme a due valigie cariche di libri. Su quelle linee parallele scorreranno le nostalgie di un paese diverso e lontano, di una vita condivisa di amore e di impegno mentre le ore scorrono nel tedio, sempre uguali.
Acchiappo mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il mare (che d’altronde è una gran vaccata), giro i campi, fumo, tengo lo zibaldone, serbo un’inutile castità.
No, il confinato non avrà voglia di incontrare veramente né il paese né i suoi abitanti. Un rapporto tra lui e i brancaleonesi superficiale e di condiviso rispetto. Un accennato interesse verso la letteratura orale e le tradizioni popolari, un amore di necessità e una fantasia erotica. Una lettura della Calabria, tuttavia, fuori da ogni retorica.

E forse tra le note di quel on the road musicale di Omar Pedrini, che ha concluso il Festival nella struggente malinconia di una notte calabrese, ci sembrerà di riconoscere l’ombra di un uomo solo, con la pipa e gli occhiali, che ancora cerca un senso a una vita vuota che nemmeno il profumo dei gelsomini, la dotta lentezza delle tartarughe e il vento diviso dal vicino Capo Spartivento e un mare di verdi e di azzurri, sono riusciti a regalargli.

A Brancaleone Pavese conferma di non essere in grado di imparare il mestiere di vivere, che la sua è la condizione di una straziante solitudine, che l’unico mestiere che conosce, quel vizio assurdo vissuto quasi come un dovere, corteggiato più di un amore, idolatrato e temuto, è quello di morire.

Lui che aveva dichiarato di non avere più parole, riuscirà a scovarne una manciata da scrivere con mano ferma su un foglio lasciato su un anonimo comodino di un’anonima stanza d’albergo:

Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.

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