Gli imprenditori? Meglio bravi che buoni
Il caso di Bankman-Fried, che si diceva pronto a donare metà della propria ricchezza ma si è rivelato un truffatore
Sam Bankman-Fried era il volto giovane del capitalismo «illuminato»: trentenne, finanziatore del partito democratico, esponente del movimento per l’«altruismo efficace». Era pronto a donare metà della propria ricchezza, in vista di obiettivi i più ambiziosi. La sua piattaforma di scambio di criptovalute si è rivelata una specie di schema Ponzi, dove le spese venivano spensieratamente approvate a colpi di emoji (le «faccine»).
Ora con SBF rischiano di venire travolti gli enti non profit che finanziava e lo stesso «altruismo efficace». Che invece rispecchia, a partire dal padre nobile Peter Singer, una sensibilità nuova. Anziché augurarsi che anche i ricchi piangano e confidare nella tassazione progressiva e in uno Stato sociale pesante, gli altruisti efficaci, abbienti o squattrinati che siano, si impegnano a donare del loro a gruppi che dimostrano di saper fare bene il bene. L’ambizione è che quei dollari e quegli euro finiscano dove meglio possono essere impiegati: non per utilità personale, ma a vantaggio dell’umanità intera.
Che un filantropo sia un truffatore non significa che la filantropia sia una truffa. E tuttavia guai a dimenticare che il fine non giustifica i mezzi. Chi ha sempre insistito che l’unica responsabilità dell’impresa è fare profitti intendeva proprio questo. Gli uomini d’affari devono seguire le norme vigenti e rendere conto a investitori o azionisti nel linguaggio freddo ma veritiero dei bilanci. Gli slanci ideali sono ammirevoli, le intenzioni generose pure. Però il compito di FTX è assolvere gli obblighi assunti con i suoi clienti e poi remunerare chi vi ha investito. Il bravo imprenditore offre ai consumatori beni e servizi di valore e poi fa profitto per sé e gli azionisti. L’imprenditore buono parte di quel profitto lo dona con generosità. È apprezzabile che vi siano imprenditori buoni, a essere «socialmente necessari» sono gli imprenditori bravi.
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Frana ad Ischia: la politica illegale dell’ Italia nel fango
Non crediamo mai abbastanza a ciò in cui non crediamo (M. Conte S. 2004) Quando siamo stati piccoli sentivamo ogni tanto in un dialogo improvvisato qualcuno sbottare con un ‘qui succede Casamicciola!’ per dire di un disastro che sarebbe esploso. Diventato grande, ho letto del terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883 quando nell’isola di […]
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Abuso d’abuso
Abusare significa fare un cattivo, illecito o smodato uso di una qualche cosa. Ma capita che l’abuso sia nella cosa stessa, specie quando si legifera, per definire e punire gli abusi, abusando della genericità. Il risultato è che si capisce la minaccia, ma non si capisce niente del resto. E nella discussione sulla modifica del reato d’abuso d’ufficio, come nelle conseguenze degli abusi edilizi, spesso si cade nell’errore di discutere le conseguenze e non le cause. Perché una legge funzioni è necessario che sia chiaro in che consista l’illecito, quali sono le sanzioni e che si sia in grado di farle valere. Non appaia strano, ma c’è molto in comune fra i procedimenti costruiti senza prove e le case costruite senza permessi. I rimedi ci sono.
Quasi tutti sanno cos’è un divieto di sosta: c’è un cartello, ci sono strisce per terra, c’è una curva, e so che se passa il vigile becco la multa. Ma se, per atteggiarsi a ecourbanisti, si stabilisse che è proibito parcheggiarle dove “danno fastidio”, sarebbe una cosa apparentemente giusta, ma praticamente insensata: che significa? a chi? con quale criterio? Risultato: tutti se ne impipano e le multe sono tutte ricorribili.
L’abuso d’ufficio funziona così: quando la procura non riesce a contestare la corruzione o la concussione, non avendo alcun elemento per farlo, contesta l’abuso d’ufficio. Tanto nessuno sa cosa sia. Risultato, relativo ai sindaci: nel 60% dei casi la procura che aveva avviato il procedimento chiede poi il proscioglimento; nel 20% sarà il giudice dell’indagine preliminare a chiudere la partita, per mancanza di palla; nel 18% si va a giudizio, che nel 2% dei casi porta alla condanna. Uno scherzo. Dispendioso.
Ma c’è l’altro risultato: chi ha il sindaco (o altro pubblico ufficiale) sul gozzo, magari stando all’opposizione, presenterà un generico esposto, la procura avvierà un indagine, emetterà un avviso di garanzia ed ecco che si può fare una bella campagna contro l’indagato, chiedendone le dimissioni. Se poi verrà condannato in primo grado, nonostante la Costituzione ne attesti l’immutata presunta innocenza, un’altra legge incivile (la Severino) provvede a farlo decadere. La successiva assoluzione servirà a nulla.
Meritorio che ci si proponga di sbaraccare questo circo, ma il tendone è solo la conseguenza di due terribili vizi:
a. una giustizia lentissima, sicché fra il sospetto e l’assoluzione passa una non assolvibile vita;
b. la pretesa di portare il giudizio sempre in sede giudiziaria, anziché sostenere che il sindaco è un incapace, anche senza reato.
Andiamo ai mattoni.
Chiedo di costruire una casa o un capannone, indicando luogo e dimensioni. La risposta dovrebbe essere: sì o no. Ma nessuno mi risponde. O ci rinuncio, o dico che sono stato costretto a farlo senza permessi. La casa l’ho costruita abusivamente e deve essere demolita, ma nessuno viene a buttarla giù (a Ischia poco più dell’1% dei casi). Cosa m’insegna questo? Che la denuncia per omissione d’atti d’ufficio è inutile, tanto l’amministrazione avrà sempre un parere mancante che la vincolava, mentre se mi demolisci casa la denuncia al sindaco, per abuso, non gliela toglie nessuno, mentre il voto glielo tolgono quasi tutti. Conseguenza: nessuno firma più niente, salvo che non abbia un buon motivo per farlo.
Rimedi:
1. una legge che non si capisce è illegittima;
2. una legge fatta di richiami ad altre leggi è illeggibile, ergo è scritta da incapaci o da complici degli abusi, servono testi unici leggibili;
3. se l’abuso è sempre condonato, che sia edilizio o fiscale, se ne trae incentivo ad abusare, quindi non si condona, se non dopo avere cambiato l’andazzo;
4. al potere deve corrispondere la responsabilità, del fare e del non fare, il che valga per i sindaci, ma anche per i magistrati (amministrativi, civili e penali): mi porti ingiustamente a giudizio, sospendi una delibera corretta e devi risponderne.
5. una società sana punisce chi sporca, non legifera pensando di cancellare il male, perché quello è pattume ipocrita, che prelude al condono.
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Paesi baltici cani da guardia su cooperazione Russia – Occidente
L'accordo del grano simboleggia bene il ruolo rivestito da Lituania, Lettonia ed Estonia nelle relazioni dell'Occidente con Mosca
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L’impatto della designazione della Russia come Stato terrorista
Il 2023 sarà il primo anno dalla fine della Guerra Fredda in cui il continente europeo si starà impegnando collettivamente nei confronti della Russia da una nuova prospettiva in gran parte guidata dall'est
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Il patto di difesa USA-Filippine aumenta lo scontro con la Cina?
La scorsa settimana il vicepresidente Kamala Harris ha visitato le Filippine, promettendo più fondi per gli aiuti e proponendo una cooperazione militare allargata. “Come alleati, gli Stati Uniti stanno con le Filippine di fronte alle intimidazioni e alla coercizione nel Mar Cinese Meridionale”, ha affermato Harris . Questo è “un impegno incrollabile”, ha aggiunto, che […]
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Iran – USA: ai Mondiali di calcio Qatar 2022 scoppia la guerra … sul campo
Qualunque sia il risultato finale, la politicizzazione della squadra nazionale di calcio in mezzo alle proteste avrà forza, ma il movimento antigovernativo trarrà vantaggio solo se la squadra farà bene
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Renato Balestra, lo stilista del made in Italy più cosmopolita
Renato Balestra se n ‘è andato a 98 anni, il 26 novembre scorso 2022, lasciando un’immensa eredità nel mondo della moda e della creatività stilistica, oltre al ricordo di una figura straordinaria dai molteplici interessi mel campo della pittura, della musica della scenografia. Data l’età, era considerato il decano di questo variegato contraddittorio e agitato mondo, parte […]
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La passeggiata di @Christian Bernieri in #FieraMilano è un'occasione per parlare della frequente tentazione, da parte di chi gestisce gli esercizi commerciali o le fiere, di catturare i segnali bluetooth e wi-fi dei nostri cellulari
"una INFORMATIVA PRIVACY, non un semplice caretello, ci avvisa della presenza di un sistema di acquisizione dei segnali wifi presenti nell'area. Un sistema invisibile, posizionato ovunque, capace di ascoltare i segnali wifi e registrare le informazioni che riesce a captare.
Ogni cellulare, se il wifi è acceso, cerca in continuazione altre reti wifi e segnala la propria presenza lampeggiando come un faro, e come un faro ha un lampeggio tipico, dice che è lui, proprio lui, non un altro cellulare qualsiasi. Lampeggia dicendo il proprio nome / codice univoco / identificativo."
Di @Christian Bernieri sul suo blog
bernieri.blogspot.com/2022/11/…
Andiamo a divertirci un po'.
Andiamo a divertirci... e vediamo cosa succede. Ieri, in occasione del Milan Games Week, come decine di migliaia di altre persone (ragazzi,...bernieri.blogspot.com
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Cosa dare da mangiare al cane: meglio crocchette o cibo umido?
Cosa dare da mangiare al proprio amico a 4 zampe? Questa è una domanda che si pongono moltissime persone, anche perché in questi ultimi anni è cresciuta parecchio l’attenzione nei confronti dell’alimentazione del cane. Per essere sicuri di garantire al proprio animale domestico il meglio, l’importante è scegliere sempre alimenti di alta qualità e su […]
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Lavorare nel turismo: i requisiti indispensabili
Il turismo è uno dei settori economici più sviluppati in Italia e ogni anno il nostro Paese è meta di cittadini provenienti da tutto il mondo per le loro vacanze. Città d’arte, località al mare, centri sciistici e centri termali: l’Italia ha turisti 365 giorni all’anno. Per un giovane è un ottimo settore nel quale […]
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Etiopia, funzionario del Tigray accusa le forze eritree di “uccidere sommariamente” civili, chiede protezione al governo federale
Getachew Reda, portavoce del Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF) e membro della delegazione per i colloqui di pace del Tigray, ha affermato che le forze eritree hanno continuato a uccidere civili, compresi bambini e donne, mentre le forze del Tigray stanno portando avanti il disimpegno come concordato a Pretoria/ Patto di pace di Nairobi.
Getachew domenica 27 novembre 2022 ha twittato:
“Le forze eritree stanno ancora uccidendo civili, saccheggiando, distruggendo e saccheggiando proprietà a piacimento. A maggio Abay la scorsa settimana, sono stati giustiziati sommariamente centinaia di donne e bambini”
È l’ultima di una continua accusa di atrocità avanzata dai funzionari del Tigray contro le forze eritree da quando l’accordo di pace è stato raggiunto per la prima volta in Sudafrica il 2 novembre.
Domenica scorsa, citando testimoni oculari e operatori umanitari, l’AP ha riferito che:
“gli alleati dell’esercito federale etiope stanno saccheggiando proprietà ed effettuando detenzioni di massa nel Tigray. Le truppe eritree e le forze della vicina regione etiope di Amhara – che hanno combattuto a fianco dell’esercito federale etiope nel conflitto del Tigray – hanno saccheggiato aziende, proprietà private, veicoli e cliniche sanitarie a Shire, una città nord-occidentale che è stata catturata dalle forze del Tigray il mese scorso”
Aggiungendo che:
“i civili accusati di aiutare le forze del Tigray sono” anch’essi detenuti nella città di Alamata, nel sud del Tigray.”
Una dichiarazione dello stato regionale rilasciata il 19 novembre ha accusato le forze eritree di aver commesso crimini contro l’umanità, saccheggio di proprietà appartenenti a privati e istituzioni religiose. Lo stesso giorno le riprese trasmesse dal media regionale, Tigray TV, mostravano anche cadaveri sparsi sul terreno che si diceva fossero alcune delle 63 vittime civili, tra cui dieci bambini, uccise dalle forze eritree a Egela, nel Tigray centrale.
Lo avevo riportato su Focus On Africa: Etiopia, continuano violenze e abusi dell’Eritrea in Tigray nonostante l’accordo di Pretoria
La TV regionale del Tigray ha anche riferito domenica di continui pesanti bombardamenti del distretto di Irob nel Tigray orientale da parte di “forze eritree nonostante l’accordo di pace”.
Getachew ha dichiarato:
“È ovvio che gli eritrei non hanno alcun interesse per qualsiasi accordo pacifico tra il governo centrale e il Tigray poiché ostacolerebbe i loro nefasti piani nel Corno. La domanda è: i nostri partner per la pace ad Addis faranno la loro parte nell’accordo per proteggere i civili e fare tutto il necessario per convincere le “forze esterne e non ENDF” a lasciare il Tigray? La nostra speranza e aspettativa è che adempiano la loro parte dell’affare”
Il comandante dei combattenti del Tigray, il tenente generale Tadesse Werede, nella sua ultima intervista con Tigray TV , ha affermato che l’attuazione dell’accordo di pace è iniziata dalla parte del Tigray. Ha aggiunto che il disarmo delle armi pesanti da parte dei combattenti del Tigray è collegato al ritiro delle forze eritree e amhara dalla regione del Tigray.
Olusegun Obasanjo, alto rappresentante dell’Unione africana nel Corno d’Africa e capo negoziatore di pace tra il governo etiope e le autorità del Tigray, durante una visita a Mekelle, capitale della regione del Tigray il 24 novembre, ha dichiarato agli alti dirigenti dello stato regionale che:
“nessun paese dovrebbe accettare la presenza di un paese straniero sulla sua terra ”,
Sottolineando che la sua visita mira a determinare come risolvere al meglio le questioni, inclusa la questione delle truppe straniere.
In risposta a un tweet dell’Ufficio per gli affari africani del Dipartimento di Stato americano che ha accolto con favore la visita di Obasanjo nel Tigray e la sua successiva dichiarazione sulla presenza indesiderata di truppe straniere, il ministro dell’Informazione dell’Eritrea Yemane Gebremeskel ha twittato che:
“le architetture di difesa tra Stati africani sovrani non sono soggette a precedente approvazione , o veto da parte di poteri estranei”.
Alla voce “Disarmo dei combattenti armati del Tigray”, della Dichiarazione del Piano Esecutivo punto 2.1/D, si afferma che “ il disarmo delle armi pesanti sarà effettuato in concomitanza con il ritiro delle forze straniere e non ENDF dalla regione“. (Copia dichiarazione)
Il governo federale non ha commentato le accuse di atrocità commesse dalle forze eritree, né vi è alcuna relazione sullo stato del loro ritiro dalla regione del Tigray.
Gli sforzi di Addis Standard per ottenere commenti sia dai servizi di comunicazione del governo federale che dalle forze di difesa nazionali etiopi (ENDF) non hanno avuto successo. Il capo delle pubbliche relazioni dell’ENDF, il colonnello Getnet Adane, si è astenuto dal commentare la questione e ha detto che dovremmo aspettare dichiarazioni ufficiali.
FONTE: addisstandard.com/news-tigraya…
Lothar Günther Buchheim – U boot il sommergibile
#uncaffèconluigieinaudi – In Italia purtroppo la ripresa vera…
“In Italia purtroppo la ripresa vera del movimento economico non si è ancora bene affermata. Qua è là si intravede l’alba del giorno che sorgerà splendente”
da Corriere della Sera, 17 gennaio 1910
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Italia – Francia: distanze rischiose
Siamo al punto che si rischia di pregiudicare definitivamente quel progetto del trattato del Quirinale che prevedeva una sempre più stretta cooperazione fino all’integrazione tra Italia e Francia
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"Abbiamo bisogno di un obbligo di responsabilità attiva da parte dei fornitori di modelli di intelligenza artificiale, che siano responsabili dell'utilizzo dei dati raccolti a beneficio di coloro da cui vengono raccolti e non contro di loro". Questo, a suo avviso, è molto più potente dell'ottenere il consenso, anche quando il consenso viene richiesto in un linguaggio semplice perché le persone possono essere troppo facilmente indotte a dare il consenso, come dimostra la storia delle iniziative sulla #privacy dei dati.
Di Gil Press su #Forbes
forbes.com/sites/gilpress/2022…
AI Is A Mirror, Not A Master, Says Tim O’Reilly
Tim O'Reilly on fixing AI by fixing ourselves.Gil Press (Forbes)
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L’approvazione della “Dichiarazione dell’UE sui diritti digitali”
La scorsa settimana, i leader dei gruppi politici del Parlamento europeo hanno concordato una "Dichiarazione europea sui diritti digitali e sui principi per il decennio digitale"informapirata
Trapelato un documento sulla strategia sanitaria globale della Commissione per espandere il ruolo dell'UE a livello mondiale
!Notizie dall'Italia e dal mondo
La Commissione europea vuole che gli Stati membri dell'UE svolgano lo stesso ruolo decisivo che hanno avuto nella risposta globale alla pandemia di COVID-19, replicando il ruolo guida dell'UE nelle future sfide sanitarie.
La salute delle persone, i sistemi sanitari e le minacce per la salute sono al centro della nuova comunicazione sulla strategia sanitaria globale dell'UE che l'esecutivo dell'UE dovrebbe presentare mercoledì (30 novembre).
La strategia mira a garantire il ruolo centrale dell'UE nel dibattito sulla salute globale e fa seguito a una comunicazione che risale al 2010.
"Il messaggio principale di questa strategia è che l'UE intende riaffermare la propria responsabilità e rafforzare la propria leadership nell'interesse dei più elevati standard di salute raggiungibili, basati su valori fondamentali, come la solidarietà e l'equità, e il rispetto dei diritti umani",
ha scritto la Commissione in una recente bozza della strategia, visionata da EURACTIV.
Di Giedre Peseckyte su #Euractiv
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Corea del Nord: l’ora della accettazione nucleare
Dobbiamo semplicemente trattare la Corea del Nord così com'è, piuttosto che come vorremmo che fosse, si sostiene in ambienti di Washington e Seoul. Accettare la Corea del Nord come Stato nucleare comporta rischi e opportunità. Intanto Biden non sembra considerare la questione nordcoreana meritevole di un grande impegno politico
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Chi deve sentirsi responsabile
Va dato atto all’esecutivo di aver fornito una risposta tempestiva, almeno per l’emergenza immediata. E di avere evitato di entrare nel merito della polemica che subito si è affacciata sulla stampa. Dove i titoli più frequenti hanno parlato di una «tragedia annunciata». Con riferimenti fin troppo espliciti alle due cause principali, strettamente intrecciate, dissesto idrogeologico e abusivismo edilizio: quasi trentamila richieste di condono su sessantamila abitazioni nell’isola – come ha ricordato Giuseppe Conte intervistato da Lucia Annunziata. Certo, poi ci sono i complici.
I ritardi negli interventi pubblici con stanziamenti già disponibili, e una burocrazia con passo di lumaca che non consente di dipanare matassa di ciò che potrebbe essere sanato e ciò che invece andrebbe abbattuto, prima che ci pensi l’alluvione. Ma ora, puntare il dito a cosa serve? Davvero c’è qualcuno che pensa di aver una via d’uscita?
Ciò che colpisce è l’ampiezza ormai strutturale del problema: un’isola – una delle più belle del Mediterraneo – trasformata in pochi decenni in un resort globale, con ogni anfratto finalizzato all’unica impresa fruttuosa, quella del mattone turistico. A dispetto di una conformazione organica che molto poco si presta allo scopo.
Basta guardare la mole imponente del monte Epomeo che, con balze scoscese, domina i paesi che si scavano – letteralmente – un po’ di spazio tra le sue pendici e il mare, per capire quanto sia precario l’equilibrio del gioiello estetico che richiama ogni anno centinaia di migliaia di visitatori.
Al punto in cui siamo, cosa si può fare? Passati i primi giorni di dolore per queste vite straziate dal fango, è sperabile che non si aggiunga al lutto la beffa di una disputa ideologica che non avrà mai un verdetto ragionevole. Già, su qualche giornale del Nord, si è affacciata la reprimenda sui meridionali extra-legem. Solleticando una reazione razzista magari in quegli stessi lettori che, d’estate, vorrebbero avere servizi all-inclusive a basso costo, e che certo non si domanderanno se tutte le licenze sono in ordine Mentre sulla stampa di sinistra si rispolverano leggi trascurate e/o inapplicate, che dovrebbero garantirci (?!) la salvaguardia dell’ambiente. Magari insinuando che il governo di centrodestra in carica volentieri le metterebbe in naftalina.
Senza, però, riuscire mai a calcolare quali sarebbero i costi effettivi – finanziari ed amministrativi – che renderebbe almeno in parte applicabile l’obiettivo di messa in sicurezza di una penisola pervicacemente saccheggiata. E, una volta calcolati i costi, spiegare chi pagherebbe il conto.
Forse, dobbiamo rassegnarci a riconoscere che che l’Italia è molto più simile all’America che ai paesi nordeuropei che vorremmo prendere a modello. Ogni volta che – con implacabile regolarità stagionale – siti web e televisione si riempiono delle devastazioni degli incendi californiani e delle inondazioni dei cicloni che spazzano le coste della Florida, la mia istintiva reazione di cittadino europeo mi fa sbattere su due domande: come è possibile che migliaia di abitanti siano stati colti impreparati, e chi pagherà per questi danni? Poi, contro il mio istinto e controvoglia, mi ripeto la spiegazione che chiunque frequenti quel paese conosce. E che si racchiude in due principi, due abiti culturali e sociali.
Il primo comandamento è che suae quisque fortunae faber est. Ciascuno è artefice del proprio destino. È il cosiddetto credo liberale, che dai tempi della frontiera è il motore, nel bene e nel male, del progresso – e regresso – americano.
In molte zone della Florida, una casa è esposta a rischiosissimi eventi atmosferici, che – per chi è in grado di pagare – portano i prezzi delle assicurazioni alle stelle. Chi sceglie di vivere in quei posti, è consapevole dei rischi che corre. E, in ogni caso, non si aspetta che il governo se ne faccia carico. Questo è il secondo comandamento. Con un importante corollario.
Se poco o niente ci si può aspettare dal governo statale o federale, molto arriva in tantissimi casi dalla generosità dei soccorsi volontari. Sono le comunità locali la vera risorsa nei momenti di maggiore difficoltà.
Forse, l’America resta un mondo diverso. Ed è giusto che noi si continui a cercare altre soluzioni, altre strade. Ma la piega che sta prendendo il mondo sembra indicare almeno un punto fermo. La coperta statale si è ristretta. È bene che ciascuno sia pronto ad assumersi le proprie responsabilità.
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La Cina sta abbandonando il bilanciamento tra Iran e Arabia Saudita?
Nulla suggerisce che i cinesi stiano scegliendo l'Arabia Saudita rispetto all'Iran, poiché entrambi i Paesi hanno un significato per la Cina. A nessuno dei due Pechino può rinunciare, ma all'Iran in modo particolare
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EU Declaration on Digital Rights agreed
Last week, the leaders of the European Parliament’s political groups agreed to a „European Declaration on Digital Rights and Principles for the Digital Decade”. The signing by the President of the Parliament is considered a formality.[1] According to EU Vice-President Margrethe Vestager, the text is intended to serve as a benchmark and guide for political decision-makers.
MEP Patrick Breyer (Pirate Party) comments on the text:
“The declaration promises ‘effective protection of communications against access by unauthorised third parties’ and protection against illegal surveillance. The promise to promote interoperability, transparency, open technologies and standards is also a positive achievement. However, the plans for indiscriminate scanning of private communications („chat control“) and the blanket data retention laws in force in many European countries call into question the credibility of the agreed commitments.
Our attempt to enshrine a right to encryption and anonymity as well as a rejection of indiscriminate data retention failed due to resistance of governments and the EU Commission. Instead, strange compromises such as the promise to ban (already) unlawful surveillance were agreed.
To justify its plans to attack net neutrality by introducing internet access fees, the EU Commission wrongly refers to the new declaration. According to it, appropriate framework conditions are to be developed so all market players who benefit from the digital transformation make a fair and appropriate contribution to the costs of public goods, services and infrastructures. However, this call for a fair contribution is to be understood in terms of effective taxation of internet corporations, because only through taxation can all market actors really be made to contribute financially to the common good.
The declaration also professes, with problematic radicalism, to protect all children and young people from “harmful and illegal content”, exploitation, manipulation and abuse on the internet and to “prevent” the digital space from being used to commit or facilitate crimes. This objective should not be taken as an illusion that all criminal offences could be prevented, nor as a legitimisation for general surveillance or control of young people’s use of the Internet.”
Le bolle ‘speculative’ della politica
La crisi finanziaria ed economica, per come continua ad essere percepita e non antropologica com’è nella realtà, ha contribuito a diffondere il termine di bolla finanziaria. In realtà questi eventi si sono sempre manifestati da quando è stato possibile l’investimento in valori mobiliari ed immobiliari, ma l’estensione ed il volume delle transazioni finanziarie, oggi ormai […]
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La geopolitica del gas naturale verso l’ Europa
All’epoca sembrava una buona idea. Nel gennaio 2022, mentre le truppe russe si stavano ammassando al confine con l’Ucraina, il governo degli Stati Uniti ha ritirato il sostegno al gasdotto EastMed , sostenendo che il progetto era in conflitto con gli obiettivi ambientali dell’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e ha creato tensioni nella regione. Il gasdotto, […]
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Crimea russa, non ucraina
Una storia del difficile rapporto della regione con il dominio ucraino prima del 2014 mostra perché il tentativo di Kyiv di riconquistarla sarebbe difficile e fautore di ulteriori violenze
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Sua Maestà il rodio, il metallo più costoso al mondo
Il rodio è il metallo naturale più prezioso al mondo, mezzo milione di euro al chilogrammo. L'aumento della domanda di rodio è strettamente correlato alla ricerca di tecnologie efficienti e non inquinanti ed esiste solo in pochissimi luoghi del pianeta
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Ucraina: l’Occidente deve superare urgentemente la paura di provocare Putin
Il 23 novembre, mi sono seduto rannicchiato con i miei bambini terrorizzati in un rifugio antiaereo vicino a Kiev mentre i missili russi rombavano sopra di loro. Per la quattordicesima volta dall’inizio di ottobre, le città e le infrastrutture energetiche civili dell’Ucraina sono state attaccate. La motivazione di Putin è trasparente. Dopo il massiccio bombardamento […]
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Sanità in Italia
Di quel che funziona nel nostro sistema sanitario dovremmo essere consapevoli, anche per migliorarlo.
Chi ieri era all’opposizione gridava contro i tagli alla sanità, avvertendo che mancano i medici. Chi oggi è all’opposizione fa la stessa cosa. Tutti convinti, scambiandosi i ruoli, che qualsiasi problema si risolva mettendoci più soldi, mentre nessuno sembra disposto a guardare i numeri e a fare i conti con guasti la cui origine sta proprio nel lavoro dei legislatori.
Il nostro sistema sanitario fornisce prestazioni che altrove non sono accessibili a tutti. Di quel che funziona dovremmo essere consapevoli, anche per migliorarlo. Ma la qualità della sanità offerta ai cittadini non è affatto omogena e risiedere in un posto anziché in un altro può fare la differenza, per la vita. Quel che non funziona si dovrebbe riconoscerlo, per correggerlo ed evitare di finanziare anche quello.
L’accessibilità ai medici è uno dei parametri che aiuta a capire. Si dice che ce ne siano troppo pochi, ma le cose stanno diversamente. Nella media ne abbiamo quanti gli altri Paesi europei: circa il 10% in meno di Germania o Spagna, ma il 20-30% in più di Francia, Olanda o Regno Unito. Però è vero che da noi non si trovano, perché il problema non è il numero (come non lo è il numero chiuso all’Università, più che giusto) ma l’organizzazione. Da noi il 35% lavora in ospedale, in Germania il 50%, in Francia il 65%. I medici di base, quelli di famiglia, sono sempre di meno, anche perché li si è trasformati in burocrati della ricetta. Come il resto della popolazione, anche i medici invecchiano, solo che da noi il 56% ha più di 55 anni e il 23% più di 65. Significa che, nei prossimi anni, smetteranno di lavorare.
Che fine fanno i giovani medici? Intanto c’è la strozzatura delle specializzazioni, che il governo Draghi ha allargato per il futuro. Siccome non sono pagati per merito ma come se facessero una carriera burocratica, chi ci riesce sceglie le specializzazioni più remunerative, con il risultato che mancano al Pronto soccorso. Poi molti lavorano nella sanità privata, il che porta al tema della spesa: spesso si lamenta che la nostra spesa pubblica sia bassa, mentre si diffonde la leggenda che sia stata tagliata (è avvenuto per un solo anno).
Nella realtà la spesa italiana è alta, sommando quella pubblica alla privata. Com’è corretto fare. Dove c’è l’assicurazione obbligatoria, parametrata al reddito, pubblico e privato concorrono. Da noi funziona diversamente: è il pubblico che paga il privato convenzionato, sicché la spesa cresce e le strutture pubbliche lamentano tagli; oppure ci si rivolge al privato, di tasca propria, per indisponibilità o lunghe attese del pubblico. Tagliare le file cambierebbe la strutturazione della spesa. E per riuscirci non è che basti spendere di più; anzi, si può anche risparmiare (prego studiare il caso della Asl di Salerno e il suo risanamento operato da Maurizio Bortoletti).
La sanità non è solo un servizio essenziale, è anche un business che mobilita molta ricchezza e sempre più lo farà, visto l’invecchiamento della popolazione. Quando si volle chiudere le mutue, negli anni Settanta, avevano patrimonio e ricchezza, eppure i medici correvano a casa dei pazienti (“Il medico della mutua”, op. cit.). Ora le regioni accumulano debiti – avendo bilanci dedicati all’80% alla sanità – e i medici sono spariti. Che deve capitare perché ci si renda conto che questa statalizzazione regionalizzata è un fallimento?
Visto che siamo in campo sanitario: pompare soldi senza cambiare quel che visibilmente non funziona è come pompare sangue a uno con la giugulare aperta: o la tappi o si fa la fontana. I politici che sanno solo chiedere più soldi sono gli stessi che dovrebbero lavorare alle leggi che regolano sia la sanità che il mercato. Ma niente, ossessivamente si procede in modo dissociato, assecondando le pulsioni più varie, scassando quel che funziona e lottizzando, salvo poi chiedere più soldi per rimediare. E, a scanso di equivoci, i soldi li mette il contribuente, cui può capitare d’essere un paziente ma che farebbe meglio a essere impaziente.
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La scienza spaziale: guardar lontano restando sulla Terra
La diciassettesima edizione del Festival delle Scienze di Roma si è svolta mentre gli elementi di Artemis ancora girano attorno al satellite naturale della Terra e il cubesat italiano ArgoMoon dalla massa di appena 15 kg ne sta documentando tutte le fasi sperimentali della missione. Una semplice coincidenza che tuttavia sta stimolando fortemente l’attenzione verso […]
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Scuola di liberalismo, da lunedì il corso a Messina – Eco del Sud
Al via l’edizione 2022, la dodicesima, della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratterà principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articolerà in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.
La prima lezione si svolgerà in presenza lunedì 28 novembre dalle ore 17 alle ore 18.30, nell’aula magna “Lorenzo Campagna” del Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche dell’Università di Messina (sito in Piazza XX Settembre n. 4, Messina). Dopo la presentazione del corso da parte di Pippo Rao (direttore generale della Scuola) ed i consueti saluti istituzionali, il prof. Giuseppe Gembillo (direttore scientifico) relazionerà sull’opera “Quattro saggi sulla libertà” di Isaiah Berlin, considerata uno dei classici del Liberalismo moderno. Dell’incontro sarà realizzata anche una diretta streaming sulla pagina Facebook della Scuola di liberalismo di Messina (facebook.com/scuoladiliberalis…).
La partecipazione alla lezione è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli avvocati di Messina, e per gli studenti dell’Università di Messina.
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Venezuela – USA: segnali di … petrolio
Governo e opposizione firmano un accordo per far ripartire il dialogo e provare a salvaguardare la popolazione dalla crisi economico-finanziaria, e gli Stati Uniti rispondono liberando un po' di petrolio. E' un cambiamento nella strategia degli Stati Uniti sul Venezuela, ma anche della posizione di Maduro
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Un successo il primo evento della Scuola di Liberalismo – Rpiùnews.it
Un numeroso e attento pubblico ha partecipato al primo evento della nascente sezione abruzzese della Scuola di liberalismo della Fondazione Einaudi. A tenere a battesimo il primo ciclo di eventi, che prelude al primo vero e proprio “anno accademico”, previsto per il 2023, è stato il Presidente stesso della Fondazione Einaudi, l’avvocato Giuseppe Benedetto, che ha scelto Teramo per l’anteprima assoluta della presentazione del suo libro “Non diamoci del Tu: La separazione delle carriere”, arricchito dalla prefazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio. All’incontro, hanno preso parte l’ex senatore Paolo Tancredi, l’ex vicepresidente del Consiglio Regionale Paolo Gatti e Andrea Davola, ricercatore della Fondazione Einaudi e autore della postfazione. A moderare il dibattito Rosita Del Coco, docente di Diritto Processuale Penale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Teramo.
Tema dell’incontro, introdotto dal Presidente della Fondazione Einaudi in Abruzzo, Alfredo Grotta, è stato quello che la stessa professoressa Del Coco ha definito “il” tema della Giustizia italiana, ovvero la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante.
In Italia magistrati requirenti (Pubblici ministeri) e magistrati giudicanti (giudici di Tribunale e Corti) appartengono alla stessa carriera, nel senso che sono selezionati da un unico concorso e dei loro trasferimenti e dei loro procedimenti disciplinari si occupa il Consiglio superiore della magistratura. Una “parentela” come qualcuno l’ha definita che, nei fatti, rende impari il rito processuale, e contro questa disparità la Fondazione Einaudi, e nel dettaglio il libro del Presidnete Benedetto, invoca una necessaria riforma.
Anche portando testimonianze di vita personale, i relatori, e in particolare Paolo Gatti e Paolo Tancredi, hanno sottolineato l’evidente differenza esistente tra la “teoria e la pratica”, ovvero tra la legge scritta e la prassi quotidiana, tra quello che impone la Costituzione e quello che accade nei Tribunali. Qualcosa, è stato ricordato, sta cambiando, visto che la riforma Cartabia prevede una riduzione dei passaggi di funzioni da 4 a 1, ma è una soluzione che non ha eliminato la questione dal dibattito politico e che, proprio partendo dalla Scuola di Liberalismo in Abruzzo, la Fondazione Einaudi ripropone con grande forza alla platea dei cittadini.
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MONDIALI IN QATAR. I tifosi arabi stanno con i palestinesi. I governi con Israele
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 28 novembre 2022 – Tra proteste per le morti sui cantieri degli stadi e lo sfruttamento dei manovali stranieri in Qatar, le polemiche per il mancato sostegno della Fifa ai diritti Lgbt+ e ai diritti umani nel Golfo, senza dimenticare l’inno non cantato e poi cantato dai calciatori della nazionale iraniana e altro ancora, questi Mondiali si stanno rivelando i più politicizzati della storia del calcio. Saranno però ricordati anche come la prova del fallimento di uno degli obiettivi degli Accordi di Abramo del 2020 tra Israele e quattro paesi arabi: integrare la popolazione dello Stato ebraico nella regione e far dimenticare i diritti dei palestinesi sotto occupazione. Invece le intese firmate di due anni fa confermano di aver rappresentato solo una ridefinizione dell’ordine regionale in senso anti-Iran e un accordo strategico tra governi. I cittadini arabi, o almeno i tifosi giunti in Qatar, non sembrano aver cambiato opinione su Israele e i diritti dei palestinesi.
È ancora vivo il ricordo della soddisfazione espressa a giugno, dopo mesi di colloqui con la Fifa, dai leader israeliani sul via libera all’ingresso in Qatar dei tifosi dello Stato ebraico con voli diretti Tel Aviv – Doha. «L’amore per il calcio e lo sport collega persone e Stati e la Coppa del Mondo ci apre una nuova porta per stringere legami», commentò l’allora ministro degli esteri israeliano Yair Lapid. I fatti lo smentiscono. La normalizzazione nelle strade non c’è stata, perché, saranno cambiate tante cose in Medio oriente in questi decenni e negli ultimi anni, ma i cittadini arabi conoscono quello che accade ogni giorno nei Territori palestinesi occupati. E forse, anche per questo, l’Arabia saudita, il peso massimo arabo, esita ad unirsi agli Accordi di Abramo e preferisce tenere dietro le quinte le relazioni che ha allacciato con Israele.
Non sorprende perciò che i giornalisti israeliani in Qatar stiano facendo una fatica enorme per intervistare i tifosi arabi che, con buone e brutte maniere, si allontanano da loro. Sui social circolano video di tifosi arabi che scappano via, spesso inneggiando alla Palestina, non appena si rendono conto di essere stati avvicinati da giornalisti e operatori di tv israeliane. «Speriamo che, dopo la Coppa del Mondo, chiudano la rotta aerea (Tel Aviv – Doha, ndr) – si è augurato Khaled al Omri, un saudita, parlando con la Reuters. «Certo – ha aggiunto – la maggior parte dei paesi del mondo arabo procede verso la normalizzazione ma questo avviene perché la maggior parte di essi non ha governanti che ascoltano la loro gente». Parole ripetute da altri tifosi arabi presenti a Doha, ben lontane da quelle del comunicato diffuso dal Dipartimento di Stato Usa che ha descritto i voli diretti tra Israele e Qatar «promettenti per il rafforzamento dei legami interpersonali e le relazioni economiche».
Espliciti sono stati in modo particolari alcuni tifosi libanesi. Le loro dichiarazioni hanno fatto il giro del web. Avvicinati da un giornalista della rete israeliana Canale 12, che precisa subito di venire da Israele, si allontanano scuotendo la testa, quindi si rivolgono al giornalista: «Israele non esiste – gli dice uno tifosi – si chiama Palestina». Certo il Libano era e resta in stato di guerra con Israele ma anche Asil Sharayah, un giovane giunto dalla Giordania, che invece con Israele ha un trattato di pace dal 1994, ha escluso di poter parlare con israeliani: «Le loro politiche stanno chiudendo la porta a qualsiasi opportunità per maggiori legami tra i paesi». Altri tifosi arabi hanno anche cantato «Con l’anima e il sangue, ci sacrifichiamo per la Palestina». I palestinesi ringraziano. Ai Mondiali la loro nazionale non c’è ma l’appoggio dei tifosi arabi è una boccata d’ossigeno. A Gaza il tifo è tutto per il Qatar, paese che dal 2013 ha donato a questo lembo di terra sotto blocco israeliano oltre un miliardo di dollari. Pagine Esteri
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Unknown parent • •@Michele NO! (ma anche sì...😁)
Mi spiego: il fatto che la motorizzazione permetta ai costruttori di auto di fare serbatoi che perdano continuativamente un filo di benzina è un problema, certamente. Ma questo non rende meno colpevole il municipio gestore dell'illuminazione stradale quando i suoi lampioni rilasciano scintille.
Perché se l'auto prende fuoco, sarà pure colpa del costruttore, ma la responsabilità principale è proprio del comune che, conoscendo bene quali siano i problemi del parco circolante, trasforma ogni automobile in un potenziale ordigno.
Fuor di metafora, è chiaro che noi andiamo in giro con dei radiofari portatili, ma questo non solo non giustifica, ma rende ancora più colpevoli coloro che se ne approfittano per catturare dati!
@Christian Bernieri