Sono riprese le lezioni di Scuola di Liberalismo – Gazzetta del Sud
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Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Giancristiano Desiderio sul tema “Etica e politica”
Dopo la lezione inaugurale, svoltasi lunedì 28 novembre, entra nel vivo l’edizione 2022, la dodicesima, della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratterà principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articolerà in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.
La seconda lezione si svolgerà lunedì 5 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, sulla piattaforma Zoom, e sarà tenuta da Giancristiano Desiderio (giornalista, scrittore, saggista e docente di Filosofia e Storia, nonché membro del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi), che relazionerà sull’opera “Etica e politica” di Benedetto Croce, il principale ideologo del Liberalismo novecentesco italiano.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università degli Studi di Messina.
Per le iscrizioni alla Scuola di Liberalismo 2022 di Messina ed ulteriori info riguardo il
Pippo Rao, Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
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L’invasione russa dell’Ucraina sta causando una crisi energetica nella vicina Moldavia
Quando i raid aerei russi hanno colpito le infrastrutture civili ucraine a metà novembre, le luci si sono spente anche in Moldavia. Allo stesso modo, un successivo bombardamento all’inizio di dicembre ha lasciato temporaneamente all’oscuro parti della Moldavia. La campagna di bombardamenti sulle infrastrutture della Russia ha intensificato una crisi energetica nel piccolo vicino dell’Ucraina […]
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AI Act: EU governments open door for biometric mass surveillance in public spaces
Today the ministers of the 27 Member States agreed on a general approach (i.e. a common position) on the future AI Act – the EU law that will regulate artificial intelligence technology and, crucially, the use of it for biometric mass surveillance. The general approach, which will be the Council’s negotiation mandate for trilogues with the European Parliament, is extremely weak when it comes to the use of AI for mass surveillance purposes, criticises Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party, Greens/EFA group):
“The position adopted today would enable a dystopian future of biometric mass surveillance in Europe, potentially exposing everybody to constant identification, monitoring their behaviour and analysing their emotions in public spaces. It would justify the permanent and ubiquitious deployment of face surveillance to look for the thousands of ‚victims‘, ‚threats‘ and suspects of ‚serious crime‘ that are wanted at any time. We must not normalise a culture of suspicion and side with authoritarian regimes which use AI for repression of civil society, for social scoring, human rights violations, and total surveillance.With error rates (false positives) of up to 99%, ineffective facial surveillance technology bares no resemblance to the targeted search that governments are trying to present it as. There is not a single example of real-time biometric surveillance preventing a terrorist attack, finding ‘missing children’ or such like.
We must stand up against biometric mass surveillance in our public spaces because these technologies wrongfully report large numbers of innocent citizens, systematically discriminate against under-represented groups and have a chilling effect on a free and diverse society. People who constantly feel watched and under surveillance cannot freely and courageously stand up for their rights and for a just society.
Legislation allowing for indiscriminate mass surveillance has consistently been annulled by the courts due to their incompatibility with fundamental rights. We must stand up for a society of trust and rights, not one of suspicion and division. Mass surveillance has no place in our society, and we will fight for a ban in the EU Parliament!“
The negotiations are heated in the parliament, where a center-left majority supports an ambitious ban on biometric mass surveillance covering both public and private spaces, both ‘in real time’ and ‘ex post’ recognition, extending to emotion recognition and crowd control.
The public opinion does not support the weak approach adopted today by the Council (cf. a YouGov representative survey 10 EU countries, March 2021).
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Putin e Zelensky finalmente sono d’accordo. Ecco perché è una brutta cosa
Nelle ultime settimane, i leader sia di Kiev che di Mosca hanno sostenuto che gli accordi di Minsk non valgono più la carta su cui sono stampati. Il problema è che così i due leader concordano che non è affatto chiaro quale possa essere la strada per una soluzione negoziata. Per ora è chiaro solo che i due partono da precondizioni opposte e inconciliabili, e che non è stata la Russia, come dice Zelensky, a utilizzare il tempo previsto dall'accordo per rafforzare le proprie forze prima di violare l'accordo. E' stata l'Ucraina
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A Firenze la Betlemme rinata e le meraviglie della Natività
Ormai siamo in clima natalizio, le vetrine dei negozi presentano al meglio i loro prodotti, nelle strade si avverte una particolare animazione, che non è ancora frenesia consumistica, luminarie e addobbi colorano le nostre città, a Firenze è riapparsa festosa e solenne la gigantesca ruota che tante polemiche suscitò lo scorso anno ma che stavolta […]
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Nunzio dell’Erba – Intellettuali laici
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Schlein e il decesso del Pd... - Contropiano
"Oggi li chiamano liberal-radical-progressisti per far dimenticare che il Pd della macelleria sociale è il loro partito, è quello che hanno finora sostento e votato. La candidata parla di diseguaglianze, clima e precarietà, ma gli ultimi della terra non vanno a sentirla, eppure sono ad un passo dal luogo dell’evento."
Cosa sono questi “Twitter Files”? Di @violastefanello su @ilpost
COSA SONO QUESTI “TWITTER FILES "?
Segnaliamo a tutta la comunità di !Giornalismo e disordine informativo questo articolo de #IlPost, a firma di @Viola Stefanello 👩💻
Un noto giornalista americano ha pubblicato alcune mail – forse fornite da Elon Musk – su come fu presa una delle più controverse decisioni di moderazione nella storia della piattaforma
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PODCAST. SUDAN: Militari golpisti cercano accordo con opposizione ma nelle strade la protesta non cessa
Pagine Esteri, 6 dicembre 2022 – Nuove mobilitazioni in Sudan contro il generale Abdel Fattah el Burhan e il suo braccio destro (accusato di crimini contro l’umanità) Hamdan Dagalo.
I due militari provano a raggiungere una intesa con l’opposizione politica che, di fatto, lasci nelle mani delle forze armate il controllo del paese e dei suoi apparati economici. Su quanto accade in queste queste ore in Sudan abbiamo intervistato Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum,
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“Farha”, la Nakba palestinese in un film e Israele boicotta Netflix
di Michele Giorgio* –
Pagine Esteri, 6 dicembre 2022 – La campagna contro «Farha» è cominciata ben prima del rilascio del film su Netflix. Gli israeliani, dai ministri fino ai cittadini comuni, o meglio la maggior parte di essi, sono furiosi contro la piattaforma statunitense perché ha reso disponibile al pubblico mondiale un film che attraverso gli occhi di una ragazzina, racconta di una strage avvenuta nel 1948, durante le fasi che portarono alla nascita dello Stato di Israele, di una intera famiglia palestinese, inclusi bambini, da parte di uomini di una milizia ebraica. «È pazzesco che Netflix abbia deciso di trasmettere in streaming un film il cui unico scopo è di incitare contro i soldati israeliani», ha tuonato il ministro delle finanze uscente Avigdor Liberman. Analogo il giudizio del suo collega alla cultura, Hili Tropper: «quel film si fonda su di un mucchio di bugie». Dopo l’inserimento di «Farha» su Netflix, si è anche registrato in Israele un calo degli abbonamenti alla piattaforma. Azioni che non hanno turbato più di tanto la regista del film, la giordana Darin Sallam, che ripete di aver rappresentato una vicenda vera, simile ad altre avvenute nel 1948 e che Israele vorrebbe tenere nascoste.
GUARDA IL TRAILER
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Il film piace a molti, naturalmente di più ai palestinesi che vi notano una accurata rappresentazione della violenza subita dai loro nonni e parenti anziani quasi 75 anni fa durante la Nakba, la catastrofe, così come è chiamato l’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi dalla loro terra e la perdita di tutto ciò che avevano, a cominciare dai loro villaggi – distrutti in gran parte dopo il conflitto – e dalle loro case. L’elaborazione del trauma nazionale della Nakba attraverso l’arte è una delle strade privilegiate che segue da un po’ di tempo la folta schiera di giovani registe e registi palestinesi sbocciata negli ultimi 10-15 anni. Un percorso che l’establishment israeliano prova ad ostacolare, in particolare all’estero, perché getta un’ombra sulle azioni e le strategie del movimento sionista e contraddice la narrazione ufficiale della nascita dello Stato ebraico: brutali, violenti e intransigenti furono solo gli arabi, gli israeliani non fecero altro che difendersi e realizzare il «ritorno del popolo ebraico dopo duemila anni nella terra promessa». L’esodo palestinese, secondo questa tesi, fu volontario, nessuno dei profughi e degli sfollati fu costretto a scappare sotto la minaccia delle armi.
«Questa versione non può essere contraddetta neanche da un singolo episodio. Il motivo è semplice: la Nakba per Israele non è mai esistita anche se persino importanti storici israeliani ne hanno scritto sulla base di documenti ufficiali», spiega al manifesto Jeff Halper, antropologo israelo-americano autore di sei libri sulla questione palestinese. «La Nakba non può essere insegnata o studiata nelle scuole – aggiunge Halper – perché il suo riconoscimento metterebbe in discussione l’immagine luminosa che la versione ufficiale ha dato di quanto è accaduto prima, durante e dopo il 1948. Anche il massacro di Deir Yassin (un villaggio nei pressi di Gerusalemme, ndr) ampiamente documentato deve restare chiuso in un cassetto». Di recente, ricorda l’antropologo, «ha generato polemiche e condanne a ripetizione Tantura, un documentario (del regista israeliano Alon Schwarz, ndr) che riferisce con testimonianze dei protagonisti il massacro di decine di palestinesi compiuto sempre nel 1948 da una brigata israeliana». Secondo Halper la comunità internazionale e l’opinione pubblica occidentale accettano senza porsi interrogativi la narrazione ufficiale israeliana perché «considerano necessario tutto ciò che, inclusa la Nakba, ha favorito la creazione dello Stato di Israele».
La campagna israeliana contro «Farha» nel frattempo va avanti. La trama del film è pura fiction, scrivono sui social tanti israeliani, quelle scene, aggiungono, non sono mai avvenute nella realtà. I palestinesi al contrario difendono il film e insistono sul suo fondamento storico. Le atrocità del 1948, scrivono, non sono mai terminate. E denunciano che in serie tv e film di produzione israeliana, presenti anche su Netflix, i palestinesi sono sistematicamente rappresentati come un popolo di violenti e terroristi. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato il 6 dicembre da Il Manifesto
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Ben(e)detto – 6 dicembre 2022
Laissez-faire et laissez-passer, le monde va de lui même!
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Ucraina: un campo di battaglia che si sta esaurendo
Tra i morti militari e civili e quelli che sono fuggiti, la popolazione dell'Ucraina si sta riducendo drammaticamente. La Russia sta perseguendo proprio questo. Un modo per aprire una trattativa realistica con l’avversario vero, gli USA
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A Scienze Politiche sono riprese le lezioni di Scuola di Liberalismo – Gazzetta del Sud
Ha preso il via, nell’aula del Dipartimento di Scienze politiche di piazza XX settembre, il ciclo di lezioni della Scuola di Liberalismo, giunta al suo 12° anno, coordinata da Pippo Rao, che nella sua introduzione ha voluto evidenziare l’importanza di approfondire i temi legati al pensiero liberale come momento formativo sui valori di cittadinanza e di società “aperta”.
Un laboratorio culturale che quest’anno vede al centro l’analisi di alcuni testi capitali del pensiero politico, che verranno approfonditi in
13 lezioni sviluppate on line. Ha introdotto la serata il direttore del Dipartimento di Scienze Politiche Mario Calogero. Il senatore Enzo
Palumbo ha voluto ricordare le vittime dell’alluvione di Ischia, luogo legato a Benedetto Croce, che a Casamicciola perdette la famiglia.
Il primo testo ad essere analizzato è stato “Quattro saggi sulla libertà” del grande filosofo Isahia Berlin, e ha visto la relazione-prolusione
del prof. Gluscope Gembillo, storico della filosofia, noto per i suoi studi sulla complessità, che cura la direzione scientifica della Scuola di
Liberalismo. «Siamo di fronte a un testo capitale del pensiero politico del Novecento, una raccolta di saggi scritti dal 1949 agli anni ’50, che contiene temi e argomentazioni di grande attualità», ha ribadito il docente.
Berlin – che teorizzo il liberalismo come forma di difesa individuale contro le ingerenze statali – focalizzò il suo interesse sul “fare storia”, sul tema della ricerca storiografica come elemento fondamentale, sempre dinamico, per comprendere il presente e identificare il vissuto personale e sociale di una personalità e di una comunità, superando- ha osservato Gembillo-quel “presentismo” che oggi invade il pensiero contemporaneo grazie anche all’uso convulso dei social e dei mezzi di divulgazione. Considerava il Novecento come un secolo di rottura rispetto al precedente, col passaggio dal pensiero positivista e razionale all’irrazionalismo, alla diffusione di nuovi filoni di saperi legati alla psicologia e all’esistenzialismo.
Altro tema di grande rilievo, quello della formazione del dissenso da parte delle grandi ideologie, capaci di tacitare, con tecniche apposite, ogni forma di dialogo, di pensiero usando l’ironia dissacrante e depotenziamento della figura degli intellettuali allontanando i “devianti e centralizzando il potere, anche attraverso lo strumento burocratico.
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Orbán usa il calcio per proiettare la Grande Ungheria e la discriminazione razziale
L’Ungheria non si è qualificata per la Coppa del Mondo del Qatar, ma ciò non ha impedito al primo ministro Viktor Orbán di sfruttare l’attuale attenzione del mondo per il calcio per segnalare la sua definizione putiniana dei confini dell’Europa centrale come definiti dalla civiltà e dall’etnia piuttosto che dalle frontiere riconosciute a livello internazionale. […]
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Cina – India: LAC, quella linea instabile e precorritrice
60 anni fa: guerra sino-indiana. Come allora, Cina e India, su quello stesso confine che corre tra le montagne himalayane, vivono l'eredità geopolitica di quella guerra. L'Asia meridionale precursore di ciò che potrà essere visto all'interno del sistema internazionale in un futuro decisamente prossimo
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Toscana instagrammabile: alla scoperta dell’enogastronomia della regione
La Toscana è una delle 5 regioni più belle d’Italia, ma conquista la prima posizione se si parla delle fotografie scattate da chi la visita. Le dolci colline toscane, i vigneti e gli uliveti sanno come attirare decine di migliaia di turisti ogni anno, e sono davvero in pochi coloro che resistono alla tentazione della […]
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La Fondazione Luigi Einaudi compie 60 anni: evento a Roma col pescarese D’Andreamatteo
La Fondazione Luigi Einaudi ha appena celebrato il 60esimo anniversario di attività.
L’evento celebrativo dell’importante traguardo raggiunto si è tenuto giovedì scorso, 1° dicembre 2022 a Roma, nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Tra i partecipanti all’appuntamento anche il pescarese Jacopo D’Andreamatteo, da anni componente della direzione della Fondazione Luigi Einaudi nonché referente in Abruzzo della stessa. D’Andreamatteo è anche autore di un testo pubblicato all’interno del volume celebrativo dal titolo “Sessant’anni di diffusione del pensiero liberale”.
Alla presentazione del volume sono intervenuti, oltre che al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, lhan Kyuchyuk presidente di Alde e parlamentare europeo del gruppo Renew Europe, Hakima El Haité presidente di Liberal International e il senatore Matteo Renzi.
Questo il commento di Jacopo D’Andreamatteo, figlio del compianto onorevole Piero:
“È stato un vero privilegio poter scrivere delle pagine della nostra fantastica storia e del rapporto che lega la Fondazione a Liberal International anche grazie a Giovanni Malagodi che ne è stato presidente per ben due mandati”.
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56º rapporto CENSIS: italiani malinconici, impauriti ed egoisti
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) In collegamento streaming dal Parlamentino del Cnel ho partecipato alla presentazione del 56° Rapporto Censissulla situazione sociale del […]
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Una casa europea per i liberali italiani.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento
Tra le tante anomalie italiane, ce n’è una poco notata: siamo l’unico Paese europeo a non avere eletti nell’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento.
È così da decenni, perché da decenni la cultura liberale in Italia è rimasta schiacciata dalla cultura democristiana e da quella socialdemocratica post comunista. Due “chiese” alle quali i liberali italiani hanno finito per associarsi pur di esistere, rassegnandosi ad approdare a Bruxelles nel Ppe piuttosto che nel Pse, due contenitori politici sempre più eterogenei e datati. Un’anomalia in Italia, un’anomalia in Europa.
Ebbene, tutto lascia credere che quest’anomalia verrà presto sanata. Se n’è avuta conferma lo scorso giovedì in occasione delle celebrazioni, in sala Zuccari al Senato, dei sessant’anni di attività culturale e scientifica della Fondazione dedicata al più autorevole dei liberali italiani: Luigi Einaudi. È stato un coro. Dal presidente dell’Alde, Ilhan Kyuchyuk, alla presidente dell’Internazionale liberale, Hakima El Haitè, al leader di Italia Viva, Matteo Renzi in rappresentanza del Terzo Polo, al presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, fino al Segretario generale della Fondazione, il sottoscritto, non c’è stato intervento che non abbia rimarcato l’incongruità di tale anomalia e manifestato l’intenzione di sanarla al più presto.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde.
I tempi cambiano. Siamo all’inizio di un ciclo politico nuovo in Italia e in Europa. Il brand liberale ed einaudiano vanta oggi un’inedita centralità sia culturale sia politica: tutto il resto ne consegue…
L'articolo Una casa europea per i liberali italiani. proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Una casa europea per i liberali italiani.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento
Tra le tante anomalie italiane, ce n’è una poco notata: siamo l’unico Paese europeo a non avere eletti nell’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento.
È così da decenni, perché da decenni la cultura liberale in Italia è rimasta schiacciata dalla cultura democristiana e da quella socialdemocratica post comunista. Due “chiese” alle quali i liberali italiani hanno finito per associarsi pur di esistere, rassegnandosi ad approdare a Bruxelles nel Ppe piuttosto che nel Pse, due contenitori politici sempre più eterogenei e datati. Un’anomalia in Italia, un’anomalia in Europa.
Ebbene, tutto lascia credere che quest’anomalia verrà presto sanata. Se n’è avuta conferma lo scorso giovedì in occasione delle celebrazioni, in sala Zuccari al Senato, dei sessant’anni di attività culturale e scientifica della Fondazione dedicata al più autorevole dei liberali italiani: Luigi Einaudi. È stato un coro. Dal presidente dell’Alde, Ilhan Kyuchyuk, alla presidente dell’Internazionale liberale, Hakima El Haitè, al leader di Italia Viva, Matteo Renzi in rappresentanza del Terzo Polo, al presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, fino al Segretario generale della Fondazione, il sottoscritto, non c’è stato intervento che non abbia rimarcato l’incongruità di tale anomalia e manifestato l’intenzione di sanarla al più presto.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde.
I tempi cambiano. Siamo all’inizio di un ciclo politico nuovo in Italia e in Europa. Il brand liberale ed einaudiano vanta oggi un’inedita centralità sia culturale sia politica: tutto il resto ne consegue…
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Le proteste in Cina minacciano il potere di Xi?
All'inizio del suo terzo mandato, Xi si trova ad fronte una virulenta recrudescenza della pandemia e un ribollente malcontento che ha portato a proteste in tutta la Nazione. Xi dovrà reagire, ma qualsiasi tipo di reazione potrebbe ottenere l'effetto contrario
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Ucraina – Russia: attaccare l’infrastruttura elettrica utilizzata dai civili è sempre un crimine di guerra?
Gli attacchi alla rete elettrica, esaminati dal generale USA Charles J. Dunlap Jr., alla luce del diritto bellico e del manuale di guerra USA, nel tentativo di rispondere all'interrogativo
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Australia: l’imperativo della difesa è allineare AUKUS e Quad
La collaborazione con i partner AUKUS è fondamentale per Canberra per procurarsi, testare e commercializzare le ultime tecnologie militari. Allo stesso tempo, un impegno più profondo con i partner di Quad Giappone e India può aiutare a garantire una solida rete di filiera per l'industria della difesa australiana
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La Fondazione Luigi Einaudi partecipa all’edizione 2022 di “Più libri più liberi”
La Fondazione Luigi Einaudi è lieta di partecipare all’edizione 2022 di Più libri più liberi, (link al sito) con la presentazione del suo volume, edito da Gangemi Editore, “60 anni di diffusione del pensiero liberale”.
Interverranno come relatori il Segretario Generale delle Fondazione Einaudi Andrea Cangini e la Direttrice Scientifica Emma Galli. Introdurrà gli interventi la Dott.ssa Daniela Raspa.
Più libri più liberi è la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria e si svolge a Roma nel mese di dicembre. Dal 2017, la manifestazione si tiene presso il nuovo centro congressi della capitale, La Nuvola, progettata dall’archistar Massimiliano Fuksas. Cinque giorni e oltre 650 eventi in cui incontrare gli autori, assistere a reading e performance musicali, ascoltare dibattiti sulle tematiche di settore.
La Fondazione Luigi Einaudi sarà ospite nello stand della Regione Lazio, che ha patrocinato il progetto editoriale.
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Il FMI deve intensificare gli sforzi per mantenere a galla l’Ucraina nel 2023
Il mondo è giustamente impressionato dalle vittorie inaspettate delle forze armate ucraine contro la Russia, e l’Occidente collettivo ha fornito all’Ucraina armi moderne in abbondanza. Eppure le armi da sole non bastano. Come ha sottolineato l’editorialista Niall Ferguson a settembre: “L’esercito ucraino potrebbe vincere. L’economia ucraina sta perdendo“. Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, l’Occidente deve […]
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Iran: i religiosi hanno dichiarato guerra al proprio popolo
Una confraternita ristretta e privilegiata di leader religiosi ha monopolizzato il potere a Teheran dal 1979. Nella loro indifferenza ai cambiamenti nella società iraniana, questa vecchia guardia, nel tentativo di far risorgere i suoi giorni di gloria degli anni '80, ha nuovamente scatenato le odiate pattuglie della moralità su un popolo che non le avrebbe più accettate
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IRIDE, assegnati i contratti per il primo lotto della costellazione italiana
Sabato scorso sono stati assegnati i contratti per la costruzione del lotto iniziale di 22 satelliti multispettrali ad alta risoluzione della costellazione IRIDE. Gli elementi saranno realizzati in Italia in tutta la filiera, o almeno saranno costruiti nei perimetri nazionali i sottosistemi in cui si può assicurare un’autosufficienza e completata, secondo le regole del PNRR, […]
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altreconomia.it/crescono-le-ve…
Giovane ucciso dall’esercito israeliano a Dheisha, 212 i palestinesi morti nel 2022
di Elisa Brunelli
Pagine Esteri, 5 dicembre 2022 – Un nastro rosso con il simbolo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina avvolge la fronte di Omar Mannaa, mentre la bandiera palestinese ne copre il corpo esanime. Solo qualche giorno prima compariva in un video mentre preparava il pane nel piccolo forno in cui lavorava, nel cuore del campo profughi di Dheisha di Betlemme. All’alba di questa mattina, 5 dicembre, è stato ucciso durante un’incursione dell’esercito israeliano, operazione che si è conclusa con altri 6 feriti gravi e quattro arresti, tra cui il fratello di Omar. In tutto il territorio di Betlemme è in corso uno sciopero generale che accompagna il funerale del 22enne.
GUARDA IL VIDEO
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Si allunga così la lista dei palestinesi uccisi quest’anno dall’esercito israeliano. Secondo le statistiche del Ministero della Salute palestinese, da inizio del 2022 si contano 212 vittime, 160 nei territori della Cisgiordania e 52 nella striscia di Gaza, in seguito alla guerra dei 3 giorni dello scorso agosto. Una trentina sono invece gli israeliani uccisi nello stesso periodo, in prevalenza in attacchi armati avvenuti la scorsa primavera a Tel Aviv e in altre città.
Frequenti, raccontano dal campo di Dheisha, sono le irruzioni dell’esercito in mezzo alle case che hanno sostituito confusionariamente le prime tende del ‘48. Le testimonianze di quattro generazioni di profughi cominciano dal dramma della Nakba per ricordare i carri armati dell’Intifada fino a raccontare le esistenze e le resistenze di oggi. La strada principale che arriva al campo è disseminata dai resti dell’ultima barricata data alle fiamme. La firma di alcuni giovani residenti per provare ad impedire i raid dentro il campo profughi da parte dei mezzi dell’esercito.
“Non trovo differenza tra la mia generazione e la loro. Non possiamo fare altro che continuare a resistere. Non abbiamo più nulla da perdere”, spiega Mahmoud Ramadan, oggi portavoce del campo. A 15 anni, durante la seconda Intifada, era stato ferito gravemente dai proiettili dell’Occupazione. I blindati israeliani stavano avanzando e, allora come oggi, anche i più giovani tentavano di impedire l’ennesimo attacco al campo. Ai lanci di pietre, i militari avevano risposto con il fuoco dei proiettili. Ramadan si era salvato miracolosamente, a differenza dei suoi compagni, dopo che uno di questi ha raggiunto, recidendola, la vena safena.
L’uccisione di Omar Mannaa si colloca all’interno di una più ampia operazione che ha coinvolto diverse zone dei Territori Occupati. Sono 17 i palestinesi detenuti nelle ultime ore dall’esercito dalle aree sotto controllo dell’Autorità Palestinese, riporta l’agenzia stampa palestinese WAFA.
Nel campo profughi di Jenin è stato arrestato Yhaya Al-Saadi, figlio di Bassaam Al-Saadi, il leader militare in Cisgiordania del gruppo armato del Jihad palestinese. Nella città di Ni’lin, a ovest di Ramallah tre persone sono state arrestate dopo il saccheggio delle loro case. Perquisizioni anche nelle abitazioni di al-Bireh, che si sono concluse con l’arresto di un adolescente. Altre otto persone sono state arrestate nel distretto di Hebron.
Secondo gli ultimi dati pubblicati da Addameer, l’associazione per il sostegno ai prigionieri palestinesi all’interno delle carceri e nei centri di detenzione israeliani, si contano 4.760 prigionieri politici palestinesi, tra cui 160 minori, 33 donne. 820 quelli sottoposti a “detenzione amministrativa”, senza alcuna accusa né processi a carico. Pagine Esteri
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔸 #Scuola, iscrizioni per l’anno scolastico 2023/2024 dal 9 al 30 gennaio 2023
🔸 Varato il decreto ministeriale: 500 milioni agli ITS.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito. 🔸 #Scuola, iscrizioni per l’anno scolastico 2023/2024 dal 9 al 30 gennaio 2023 🔸 Varato il decreto ministeriale: 500 milioni agli ITS.Telegram
La fotografia di Yangkun Shi
La “nuova generazione” cinese ha vissuto un rapido sviluppo e sconvolgimenti politici. Il lavoro fotografico di Yangkun Shi rappresenta visivamente uno scorcio delle ambizioni e delle problematiche dei giovani cinesi. Una fotografia che unisce documentalismo e ricerca personale, concentrandosi su tematiche inerenti la relazione del singolo nei confronti della società.
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Ritardati
Avevano cominciato durante la campagna elettorale: il Pnrr va cambiato e l’Italia è in ritardo. Il governo Draghi smentiva i ritardi, del resto non rilevati dai controlli della Commissione Ue, mentre avvertiva che quasi tutto era già stato messo a gara, sicché c’era poco di modificabile. Poi sono arrivati al governo e i cambiamenti sono cambiati, accantonando i contenuti e concentrandosi sui valori economici, visto che i prezzi di talune materie prime erano cresciuti. E questo è tanto ragionevole quanto già previsto. Al governo, però, taluni ministri si sono messi a sostenere che i ritardi erano gravi e l’Italia non avrebbe mai e poi mai potuto rispettare tutti gli impegni nei tempi previsti. Taluni (come Fitto) lo sosteneva con aria contrita, talaltro (Salvini) con l’audace profilo di chi ha trovato un motivo per polemizzare con l’Ue. Anche se i ritardi sono italiani. Menti in anticipo sui controlli o attardate in campagna elettorale? Fatto è che ieri ha parlato il ministro dell’Economia, Giorgetti: l’Italia rispetterà tutti gli impegni di fine anno. Converranno con noi che le due versioni sono in vago contrasto.
Il guaio è che dei passi ritardati ci sono eccome. Delle direzioni sbagliate sono state imboccate e il rischio del danno grave, all’Italia, è reale. Il Pnrr non è solo un elenco di spese e realizzazioni, talché taluno si chiede se saremo capaci di spendere una tale montagna di soldi. Evidentemente non cogliendo il lato imbarazzante e grottesco di un simile dubitare. Il Pnrr genererà risultati effettivamente rivoluzionari, disincagliandoci da lustri di crescita asfittica, solo al combinarsi di tre fattori: 1. la capacità di investire, senza ritardi e sprechi, i soldi forniti dall’Unione europea, a fondo perduto e a tassi agevolati; 2. la sollecitazione che quegli investimenti devono esercitare sugli investimenti privati, sommandone e sperabilmente moltiplicandone la forza propulsiva; 3. le riforme che prosciughino il pantano in cui l’Italia era finita, non facendo correre rischi alla locomotiva ripartita.
Sul primo punto si è detto e si vedrà. Vogliamo sperare abbia ragione Giorgetti. Il secondo arriva con l’apertura effettiva dei cantieri, e ci siamo. Il terzo non è solo in ritardo, ma in parte interdetto. E, per la miseria, non sarà stato certo il prezzo del gas a far ritardare o contraddire governo e Parlamento. Il che si conferma prendendo alcuni temi rivelatori. Tutti i raziocinanti sanno che, con questa leva demografica, il sistema delle pensioni non regge, difatti tutti parlano di riforme, in un cantiere sempiterno che somiglia all’ammuina. L’ultima riforma con questo nome fu la Fornero. Da lì in poi si lavora con sospensioni, ritocchi, proroghe, aggiustamenti, ammiccamenti e via andare. E lo si sta facendo anche ora con la legge di bilancio. Ma non sono riforme, sono echi ritardati di campagna elettorale.
La crescita chiede digitalizzazione, ma il solo provvedimento preso va in direzione opposta, concedendo di non usarla per incassare (con un limite a 60 euro che somiglia troppo alla richiesta dei tassisti romani per una corsa fuori dal raccordo). Non casca il mondo, ma casca la maschera. La crescita chiede giustizia funzionante e, come detto dal ministro della giustizia, Nordio, farla funzionare significa anche depenalizzare quel che non ha senso sia reato. Ma il primo atto è stata la pasticciata istituzione di un nuovo reato. Il reddito di cittadinanza divide le fazioni, ma tutti ripetono che va fatta la riforma di uffici del lavoro e formazione, ma si vedono solo gli aggiustamenti del reddito, senza le riforme ripetute come poesiole.
Eppure un governo politico dovrebbe essere più bravo di uno tecnico, nell’avviare le riforme. Un Parlamento con una maggioranza chiara più efficiente. Un’opposizione che poi voglia governare più interessata a disegnare il futuro, senza pensare che proporre e inciuciare siano sinonimi. Tutti terreni ritardati. Senza altra scusa se non l’ossessione della propaganda.
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