Per la Serbia, la situazione intorno al Kosovo “si sta avvicinando ad un punto di non ritorno” - Marx21
«O l’accettazione dello status quo relativo al “Kosovo indipendente” o scenari di una nuova guerra, non certo voluta dalla parte serba.
I burattinai sono i soliti: NATO e potenze occidentali, le motivazioni sono molteplici, ma il nodo centrale porta anche in questo caso alla crisi ucraina. Da un lato si vuole far cedere la Serbia sulla questione delle sanzioni alla Russia (è l’unico paese veuropeo a non averle adottate), dall’altro c’è la questione dell’entrata del paese nella NATO, finora respinta dal governo serbo. Senza dimenticare la ricerca di una rottura della fraternità identitaria storica slava, che spianerebbe la strada per inglobare completamente i Balcani nell’alveo avvelenato degli interessi occidentali e atlantisti.»
Lotta alla corruzione: no al ‘bastone’, sì al buon senso
Accanto e intorno, anzi, purtroppo, perfino sotto la vomitevole vicenda dei parlamentari europei più o meno comprati per spingere il Qatar, ma specialmente per esprimere giudizi di una bassezza e di una falsità perfino sorprendenti, i commenti e le reazioni lasciano senza fiato. O forse no, trattandosi, almeno a livello politico, di ‘persone’ di statura, […]
L'articolo Lotta alla corruzione: no al ‘bastone’, sì al buon senso proviene da L'Indro.
Natale amaro tra stagnazione economica e questione morale
Stagnazione che bussa alla porta, economia (quella italiana) che procede al rallentatore, quasi ferma. L’edilizia e il mondo delle costruzioni che non sono più il traino, industria in calo; quelli che ancora reggono il passo, sono i “servizi”. Un Natale amaro e a tinte fosche quello che viene descritto dal Centro Studi di Confindustria. C’è […]
L'articolo Natale amaro tra stagnazione economica e questione morale proviene da L'Indro.
Incarogniti
Ragionare è impegnativo, sicché rende di più piagnucolare o detestare. Che è anche il modo più semplice per cavarsela senza dire un accidente. Latrare anziché mordere. Tipo: <<siamo la parte lesa>>, laddove a essere gravemente lesionata è la capacità di vedere non quel che è nascosto, ma quel che è evidente. I denari li misero nelle valige, ma è la politica ad averle fatte e ad essere dipartita, lasciando un nugolo di partitanti disorientati. Per questo provano a mostrarsi incarogniti, coprendo l’essere rincretiniti. Si osservi il lato corrotti e il lato canaglie, per apprezzarne le preziose informazioni.
Sul lato corrotti, omettiamo la nostra consueta litania. Consapevoli che giustizia e presunzione d’innocenza non sono beni disponibili nel mercato del vociare demagogico. Gli indagati non hanno ancora profferito verbo, in compenso i medesimi che non si erano accorti di nulla hanno già detto tutto su di loro. Tutti marziani in gita premio nel mondo politico.
I soldi sono sempre soldi, come il sesso è sempre sesso, ma una cosa è la passione altra lo stupro. Quello cui assistiamo oggi non ha nulla a che vedere con la corruzione “tradizionale”. Qui, quali che siano i fatti reali, da accertare e dimostrare, chi metteva a disposizione il denaro non puntava ad un appalto, ma a indirizzare una linea politica. Ciò significa che è semplicemente impossibile che le forze politiche non se ne accorgessero, se solo avessero ancora fatto politica. Oppure se ne sono accorte, ma consideravano legittime quelle tesi, il che può benissimo essere, ma va detto con chiarezza: eravamo favorevoli a una apertura nei confronti del Qatar (che abbiamo tanti utili interessi da coltivare), lo ribadiamo, ma deprechiamo che qualcuno ne abbia tratto illecito profitto. Da ciò discende che dirsi oggi scandalizzati, perché nei confronti del Qatar occorreva avere una linea di condanna, a parte il ridicolo di dirlo mentre tutto il mondo calcistico guardava gli eventi trasmessi dal Qatar, è da ipocriti. È come dire di non essere capaci di fare politica, di valutare il senso delle parole. Ovvero ammettere una deficienza assai più grave della corruzione.
E, del resto, appartiene proprio al novero delle scelte politiche stabilire con chi fare affari e in che modalità. Noi democrazie occidentali non siamo mica incaricati di bonificare il mondo dai dispotismi e dalle ingiustizie. Ove di questo volessimo fare un principio assoluto potremmo scegliere fra lo stare permanentemente in guerra e il chiudersi in un’autarchia che di suo è già la conseguenza di una guerra persa.
Le canaglie non sono tutte uguali e sì, c’è una grande differenza fra una canaglia che dichiara guerra al diritto internazionale e alle democrazie e una canaglia che punta “solo” a far soldi ed espandere la propria influenza. Perché anche noi, che canaglie non siamo, puntiamo a fare soldi ed espandere la nostra influenza. La regola generale è materiale, non morale: in un mondo di canaglie non devi mai dipendere troppo da una sola, perché potrebbe approfittarne. Il gas russo serva da lezione.
Ma anche quello qatarino, perché anziché strillazzare inorriditi e tremuli per la promessa di eventuali rappresaglie a non si sa cosa, sicché sono solo parole, quel che dobbiamo fare e chiederci se saremmo nelle condizioni di rinunciare ad un ulteriore (dopo la Russia) fornitore di gas. E la risposta è Sì, se si saranno preparati i rigassificatori, mentre la risposta è No se continueremo a parlarne senza farli. Quindi la scelta è di politica interna, di saggezza pragmatica, non di moralismo assetato nel deserto delle idee.
Nel nostro mondo la “trasparenza”, dei procedimenti e degli interessi, è un mezzo, un metodo per amministrare le cose collettive, non un fine, non un contenuto. Combattiamo le corruttele per far funzionare il mercato, non per assicurare la beatitudine una volta morti.
La peggiore colpa della politica, Benedetto Croce docet, non è lo sporcarsi le mani, ma il non chiarirsi le idee.
L'articolo Incarogniti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Come la criminalità organizzata gioca un ruolo chiave nella guerra in Ucraina
Il 1° novembre, il vicedirettore dell’Ufficio investigativo nazionale finlandese ha minimizzato le osservazioni fatte il 30 ottobre da un funzionario dell’agenzia, che ha avvertito del contrabbando di armi occidentali dirette in Ucraina in Finlandia, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi. Tuttavia, la vicenda ha suscitato notevole attenzione e rifletteva le precedenti preoccupazioni espresse dalle autorità europee sulla […]
L'articolo Come la criminalità organizzata gioca un ruolo chiave nella guerra in Ucraina proviene da L'Indro.
Libia: il caos delle elezioni continuerà?
Le elezioni legislative libiche del 2022 sono arrivate dopo il fallimento delle elezioni presidenziali che si sarebbero dovute tenere il 24 dicembre 2021. Da allora sono emerse molte iniziative e si sono svolti dialoghi tra le parti libiche in Marocco, Turchia ed Egitto, ma senza specificare una data per queste elezioni, che i libici attendono […]
L'articolo Libia: il caos delle elezioni continuerà? proviene da L'Indro.
Russia: perché la Lettonia ha bandito Dozhd?
Il 1° dicembre, Aleksey Korostelyov, conduttore del canale televisivo dell’opposizione russa Dozhd (TV Rain), che trasmette dalla capitale lettone Riga, ha invitato i suoi telespettatori a condividere testimonianze sul processo di mobilitazione della Russia e sui problemi dell’esercito russo. Allo stesso tempo ha espresso la speranza che “abbiamo anche aiutato molti militari, in particolare assistendo con attrezzature […]
L'articolo Russia: perché la Lettonia ha bandito Dozhd? proviene da L'Indro.
Come la narco-geopolitica ostacola la cooperazione antidroga USA-Cina
La potente e mortale droga sintetica fentanyl è stata al primo posto in un allarmante picco di morti per overdose negli Stati Uniti nel 2021. Nonostante il ruolo centrale dell’industria nella letale catena di approvvigionamento del fentanyl, il Partito Comunista è stato selettivamente disposto a cooperare con gli Stati Uniti per affrontare questo problema. Dato […]
L'articolo Come la narco-geopolitica ostacola la cooperazione antidroga USA-Cina proviene da L'Indro.
Stephen King – Notte buia, niente stelle
youtube.com/embed/94DpVi2XEDc?…
L'articolo Stephen King – Notte buia, niente stelle proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Yemen: gli Stati Uniti cambiano tattica
Dopo anni di sostegno a un disastroso intervento militare guidato dai sauditi nello Yemen, gli Stati Uniti stanno cambiando approccio alla guerra, sostenendo una tregua mediata dalle Nazioni Unite che ha portato alla più significativa riduzione della violenza dall’inizio della guerra. Facendo i conti con la realtà che il movimento di opposizione Houthi ora controlla […]
L'articolo Yemen: gli Stati Uniti cambiano tattica proviene da L'Indro.
La Cina punta i piedi nel Golfo, mettendo l’Iran sulla difensiva
Il Presidente cinese Xi ha recentemente concluso una visita di tre giorni in Arabia Saudita, dove ha incontrato funzionari sauditi, tra cui il Principe ereditario Mohmmad Bin Salman, sovrano de facto del regno. Durante il viaggio, i due Paesi hanno firmato un “accordo di partenariato strategico globale” che segnala l’approfondimento dei legami tra Riyadh e […]
L'articolo La Cina punta i piedi nel Golfo, mettendo l’Iran sulla difensiva proviene da L'Indro.
Natale di lotta degli operai dell’ex GKN per la riconversione industriale
Non c’è manifestazione sindacale o di protesta sociale, o d’impegno civile e di lotta per la pace e la conversione ambientale nella quale non appaia uno striscione con lo slogan: ‘Insorgiamo!’ è quello che da 17 mesi gli ex operai della GKN di Campi Bisenzio, specializzata un tempo nelle componentistica per auto, stanno inalberando a […]
L'articolo Natale di lotta degli operai dell’ex GKN per la riconversione industriale proviene da L'Indro.
Emanuele Raco, libero di scegliere che voce portare – ecodellalocride.it
Il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica è uno dei più importanti e strategici in questa delicata fase politica, forse è per questo che il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha deciso di affidarsi a un esperto di comunicazione politica e istituzionale di grande esperienza come Emanuele Raco.
Una vita dedicata alla politica e alle Istituzioni quella del cinquantenne giornalista nato a Reggio Calabria, appassionato di storia, laureato in Scienze Politiche all’Università di Messina con una tesi di laurea su Indro Montanelli, il re dei giornalisti italiani ma anche lo scrittore che ha fatto conoscere e amare la storia a milioni di italiani.
«Ho il privilegio di essere stato un amico di Indro Montanelli. Nel corso delle nostre lunghe conversazioni mi ha insegnato a pensare e agire sempre controcorrente, a non cercare mai il favore o il consenso del potere – racconta Raco a Giornalisti Italia – perché l’auto censura è la peggiore delle censure. Per questo quando ho deciso di lasciare l’Università e l’insegnamento della Storia per dedicarmi soltanto alla comunicazione ho fatto la scelta di occuparmi solo di comunicazione Istituzionale».
«Si tratta – sottolinea Raco – di un modo diverso di intendere la comunicazione. L’ho spesso detto a Carlo Nordio, al fianco del quale ho iniziato questa Legislatura: servirebbe la separazione delle carriere dei giornalisti tanto quanto quella dei magistrati. Questa è una delle principali battaglie che ho condotto in Fondazione Einaudi, per la quale sono stato capo ufficio stampa per cinque anni».
«La Fondazione Einaudi – spiega Emanuele Raco – è la casa dei liberali italiani, il punto di riferimento in Italia dei liberali europei. Un’avventura unica che mi ha consentito di battermi per le più straordinarie campagne di libertà che ha vissuto il nostro Paese negli ultimi anni, insieme al presidente Giuseppe Benedetto e a compagni di strada del calibro di Carlo Nordio, Davide Giacalone, Lorenzo Infantino, Giulio Terzi di Sant’Agata, Sabino Cassese».
E a Giornalisti Italia Emanuele Raco sottolinea con una punta d’orgoglio: «Ho avuto la fortuna di scegliere sempre che “voce portare”, per chi lavorare. Non sono mai stato uomo di parte e infatti prima di accettare la proposta di essere il portavoce di Pichetto Fratin e il capo della comunicazione del Ministero dell’Ambiente, ero portavoce di Irene Tinagli, presidente della Commissione ECON del Parlamento Europeo.
Irene Tinagli è una delle migliori risorse del nostro Paese. La conosco e collaboro con lei dai tempi di Italia Futura, il Think Tank fondato da Luca di Montezemolo. La mia gioia più grande è quella di aver sospeso la nostra collaborazione, dopo anni di lavoro insieme, proprio la settimana in cui Irene è stata indicata come Parlamentare italiano più influente del Parlamento Europeo».
In passato Emanuele Raco è stato varie volte portavoce di ministri e capo ufficio stampa di gruppi parlamentari e partiti politici.
«Sicuramente – ci racconta mentre si imbarca per Bruxelles per l’ennesimo delicato Consiglio Europeo sull’Energia – quella con Mario Monti è stata una delle esperienze professionali più importanti della mia vita».
Prima di quale, gli chiediamo?
«Prima della prossima», risponde sorridendo, parafrasando Enzo Ferrari. «Di sicuro prima di questa, al fianco di un politico di razza e di un gentiluomo come Gilberto Pichetto Fratin. In fondo – aggiunge – era davvero il tempo che il Paese girasse pagina e che tornasse un governo politico. Ho lavorato bene sia con i tecnici che con i politici, ma i politici devono assumersi la responsabilità delle scelte che ritengono migliori per le famiglie e le imprese, per il bene del Paese».
Spazio per la vita privata?
«Davvero poco, aggiunge con una punta di rammarico. Non posso più neppure occuparmi, per incompatibilità, del giornale che ho fondato durante il lockdown: ilcaffeonline. Il caffè come il giornale degli illuministi italiani, fondato da Pietro Verri e come Montanelli avrebbe voluto chiamare il settimanale che aveva in animo di fondare gli ultimi anni della sua vita».
Una cosa alla quale non intendi rinunciare?
«Alla mia libertà e all’olio di oliva, che la mia famiglia produce dal 1852. Non dico il nome per non fare pubblicità, ma ormai in Italia lo conoscono tutti. In fondo, anche questa è comunicazione».
Ad Emanuele Raco le più viVe congratulazioni e il più sincero in bocca al lupo dal Direttore e dalla Redazione di Giornalisti Italia per questo nuovo, meritatissimo, incarico che premia la sua passione e il suo lavoro al servizio delle istituzioni, senza mai rinunciare all’etica della professione giornalistica e alla sua libertà e all’amore per la terra, la sua terra (che lo ha visto muovere i primi passi con il periodico “laltrareggio” di Franco Arcidiaco) e il suo “ferlitano”.
L'articolo Emanuele Raco, libero di scegliere che voce portare – ecodellalocride.it proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Rapporto ecomafie: i reati ambientali in Italia sono una vera emergenza - L'Indipendente
"Le mafie possiedono lo scettro indiscusso dei reati contro l'ambiente, in una triangolazione che vede intrecciarsi in maniera sempre più profonda criminalità organizzata, ambientale ed economia. Lo testimoniano i dati emersi dal nuovo report Ecomafia 2022, stilato da Legambiente con il supporto di Novamont."
PODCAST PERÙ. In piazza per Castillo e contro lo stato di polizia
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 20 dicembre 2022 – È salito a 24 il numero delle uccisioni tra i manifestanti peruviani che sono scesi in piazza per chiedere la scarcerazione del presidente destituito Pedro Castillo, le dimissioni della nuova premier Dina Boluarte e l’avvio di un nuovo processo costituente.
Il governo utilizza il pugno di ferro e risponde alle proteste con l’utilizzo di armi da fuoco. Ma le uccisioni gettano benzina sul fuoco e le dimostrazioni non calano d’intensità. Anzi, il fatto che tra i morti ci siano anche minorenni non fa che aumentare la rabbia dei manifestanti, che continuano, in misura sempre maggiore, a scendere nelle piazze e per le strade. Ne abbiamo parlato con Davide Matrone, analista e giornalista, che si occupa di America Latina.
widget.spreaker.com/player?epi…
L'articolo PODCAST PERÙ. In piazza per Castillo e contro lo stato di polizia proviene da Pagine Esteri.
Sergio Rizzo – Potere assoluto
youtube.com/embed/_mPgkvbmwtU?…
L'articolo Sergio Rizzo – Potere assoluto proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La (difficile) metamorfosi liberale di Giorgia Meloni
Prima sull’atlantismo, poi sull’ispirazione economica: la premier abbandona vecchie culture di destra, ma senza una rivoluzione culturale rischia l’appannamento
A causa della lente deformante dei social e di una disponibilità alla messa in scena di sé ormai prossima all’esibizionismo compulsivo, le leadership, oggi, si dilatano. Si dilatano al punto da apparire sufficienti a se stesse come se vivessero solo di vita (politica) propria. È capitato tra gli altri, anche ai due Mattei.
Sia Matteo Renzi sia Matteo Salvini si sono affermati sulla scena nazionale in quanto leader di partiti “storici”. Partiti con un proprio vissuto, un proprio carattere, una propria identità, dei propri valori e una propria classe dirigente. Ma nel momento di massima potenza la leadership dei due Mattei ha oscurato e in apparenza cancellato ogni traccia del contesto nel quale era nata e con prepotenza si dispiegava. Sembrava ci fossero solo loro, i leader. Sembrava potessero legittimamente incarnare ogni ruolo e fare propria ogni tradizione e stile: destra e sinistra, alto e basso, politica e demagogia, Stato e mercato, ragione e sentimento…
Tutto quello che toccavano per un breve periodo brillava d’oro. Poi, improvvisamente, lo stato di grazia è finito e di punto in bianco sono stati percepiti come corpi estranei dagli stessi organismi politici che li avevano partoriti fino ad essere da questi espulsi, o quantomeno “normalizzati”.
È il rischio che corre Giorgia Meloni.
Già la prima delle sue scelte politiche, quella più netta e ad oggi quella strategicamente più efficace, ha in effetti rappresentato uno strappo. Uno strappo culturale. Schierandosi senza se e senza ma dalla parte della Nato e degli Stati Uniti nel conflitto ucraino Giorgia Meloni ha tagliato i ponti con quella parte della destra missina caratterizzata da un antiamericanismo tanto cerebrale quanto viscerale. La rappresentavano, un tempo, personaggi autorevoli: Beppe Niccolai, Filippo Anfuso, Pino Rauti, Enzo Erra, Giano Accame… Ce l’avevano con l’America perché aveva sconfitto il fascismo, ma anche perché rappresentava un modello culturale e di sviluppo diverso dal loro, per non dire da loro considerato nemico: il capitalismo. Il capitalismo inteso come l’eclissi dei valori e delle identità “tradizionali” e il trionfo dell’individualismo e del consumismo.
La Destra sociale era una minoranza politica, ma esercitava un’egemonia culturale sull’intera destra. Non molto è cambiato. L’appellativo “liberale” non era un complimento nel Movimento sociale italiano e fino a ieri non lo è stato neanche in Fratelli d’Italia. Un partito cresciuto col mito dello Stato, di conseguenza, salvo lodevoli ma rari casi, diffidente verso il mercato e insofferente nei confronti della cessione di sovranità all’Unione europea.
Sembrerebbe che questo sia il secondo strappo che Giorgia Meloni ha in mente. Lo ha lasciato intendere offrendo il ministero dell’Economia a Fabio Panetta, imponendo Carlo Nordio alla Giustizia, chiamando come consigliere economico a palazzo Chigi il capo del Servizio bilancio del Senato, uno stimato liberale membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Einaudi, Renato Loiero.
Del resto, lo aveva detto con rara chiarezza già nel discorso per la fiducia al Parlamento, quando annunciò nientemeno che una rivoluzione: “Una rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo.. La ricchezza la creano le imprese con i loro lavoratori, non lo Stato tramite editti o decreti”, disse alla Camera e ripeté in Senato il presidente del Consiglio incaricato Giorgia Meloni lo scorso 25 ottobre. Lo Stato, aggiunse, deve solo cercare di non essere d’ostacolo allo spirito di intrapresa e al desiderio di autorealizzazione dei privati cittadini, che vanno di conseguenza lasciati liberi il più possibile.
Parole allora sottovalutate, per trascuratezza e/o per sfiducia, da buona parte dei media. Parole che se fossero vere presupporrebbero una radicale metamorfosi della destra: “conservatrice” si, ma “liberale” e forse persino libertaria. Una metamorfosi che, se ci crede davvero e se non vuole fare la fine dei due Mattei, Giorgia Meloni farebbe bene ad accompagnare con un sistematico e approfondito lavoro culturale e politico sugli eletti e sugli elettori della destra affinché “il contesto” le corrisponda il più possibile e ne riconosca la leadership e i valori che incarna anche quando, fatalmente, il suo carisma si appannerà e la fortuna le girerà le spalle.
L'articolo La (difficile) metamorfosi liberale di Giorgia Meloni proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La globalizzazione ai tempi del friend-shoring - Contropiano
La globalizzazione ai tempi del friend-shoring - Contropiano
«È interessante perché porta fuori il conflitto dalle logiche prettamente geopolitiche, per proporre un respiro più ampio sulle strategie imperialiste post globalizzazione. Fare affari solo con gli amici è possibile se si produce la lista di proscrizione dei nemici e quindi se si impone a paesi amici o alleati di schierarsi, in una sorta di nuovo imperativo che si potrebbe esprimere con il vecchio o con noi o contro di noi.
Ecco che la retorica delle democrazie euro atlantiche che si devono difendere dalle “autocrazie” russa e cinese ha la funzione di spingere le opinioni pubbliche, e di conseguenza i consumatori, le imprese e i governi locali ad accettare le regole del nuovo assetto dei mercati.
Se finora la globalizzazione era venduta come veicolo propagandistico per il più grande assortimento di merci a basso prezzo della storia, perché, come spiegava Deng Xiaoping, “non importa se il gatto sia bianco o nero, l’importante è che acchiappi i topi”, la nuova dottrina “friend-shoring” ha bisogno di convincere, al contrario, che il colore dei soldi è importane, tanto che è meglio comprare dai “paesi amici”, anche se il prezzo è maggiore, come, per esempio, nel caso del gas Gnl americano.
[...]
Amici degli USA, dunque e della loro geopolitica. Per la quale l’Ue deve dimostrare nei fatti un sentimento di legame indissolubile, a cominciare dalla fedeltà alla NATO, cui si sono aumentati i contributi, fino al 2 per cento di PIL da parte di ciascuno degli stati membri.
Una fedeltà onerosa, per la quale si sta accettando l’idea che una nuova guerra nel Vecchio Continente sia giusta, non importa quanto pericolosa possa diventare. E non importa neppure se questa sudditanza acritica metta seriamente in crisi la retorica che voleva l’Unione come garanzia della pace, come conquista di civiltà giuridica in Europa, che è stato il leitmotiv della pubblicistica di Bruxelles.»
uncaffèconluigieinaudi ☕ – Dice l’idea liberale: “L’uomo non è persona libera…
Dice l’idea liberale: “L’uomo non è persona libera, autonoma, non è uomo veramente, se non conosci quali debbano essere i giudici naturali del suo operato.”
da Corriere della Sera, 24 dicembre 1921
L'articolo uncaffèconluigieinaudi ☕ – Dice l’idea liberale: “L’uomo non è persona libera… proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Calcio… e la chiami cultura?
Ora, beninteso, io di calcio non capisco nulla, specie dal punto di vista ‘tecnico’. Anzi, a dire il vero mi è sempre piaciuto poco e ora sempre meno. Non sopporto le urla sguaiate del “telecronisti” di classe ormai zeta: arruffoni, urlatori … inutili. Mi interessava, talvolta, riuscire a capire la ‘manovra’, la tattica, insomma: ma, […]
L'articolo Calcio… e la chiami cultura? proviene da L'Indro.
Perù: golpe e contro-golpe
Il 7 dicembre in Perù è scoppiato il caos istituzionale e democratico quando il Presidente Pedro Castillo ha annunciato lo scioglimento del parlamento e l’instaurazione di un ‘governo di emergenza eccezionale’. Durante il suo discorso alla nazione, in cui è stato fatto l’annuncio, Castillo ha sottolineato che il parlamento non ha mai accetttato che un […]
L'articolo Perù: golpe e contro-golpe proviene da L'Indro.
La crisi ucraina vista dalla Tunisia
In considerazione della pericolosa escalation del conflitto in Ucraina e dell’allarmante svolta in peggio che ne è derivata, nonché dell’isterica campagna guerrafondaia che l’accompagna, ho ritenuto utile portare alcuni chiarimenti e punti di vista personali su questo conflitto. Ho servito per diversi anni come Ambasciatore della Tunisia sia in Russia che in Ucraina. Quindi, tengo […]
L'articolo La crisi ucraina vista dalla Tunisia proviene da L'Indro.
Il Segretario Generale Andrea Cangini ospite a TGCOM24
Il Segretario Generale Andrea Cangini sarà ospite a TGCOM24 lunedì 19 dicembre a partire dalle ore 21:45
L'articolo Il Segretario Generale Andrea Cangini ospite a TGCOM24 proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Nagorno-Karabakh: le esportazioni di droni iraniani in Armenia potrebbero minare il processo di pace
La recente guerra verbale tra l’Azerbaigian e l’Armenia e gli sviluppi delle ultime settimane hanno dimostrato che entrambe le parti sono lontane dal firmare un accordo di pace, promesso entro la fine del 2022. Sebbene entrambi gli Stati abbiano promesso di intensificare gli sforzi congiunti su il trattato di pace finale nell’ottobre 2022 a margine […]
L'articolo Nagorno-Karabakh: le esportazioni di droni iraniani in Armenia potrebbero minare il processo di pace proviene da L'Indro.
Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Giuseppe Gembillo sul tema “L’uomo a una dimensione”
Oggi lunedì 19 dicembre, dalle ore 17.00 alle ore 18.30, sulla piattaforma ZOOM si terrà la quinta lezione della Scuola di Liberalismo di Messina 2022.
Tuttavia, a causa di sopraggiunti impedimenti personali, il prof. Giuseppe Sobbrio (che oggi avrebbe dovuto relazionare sull’opera «La libertà» di John Stuart Mill) non potrà essere presente.
In sua sostituzione, la lezione sarà tenuta da Giuseppe Gembillo, che relazionerà sull’opera «L’uomo a una dimensione» di H. Marcuse, una delle più radicali disamine e critiche della condizione umana nelle società industriali avanzate.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università di Messina.
Pippo Rao Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
L'articolo Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Giuseppe Gembillo sul tema “L’uomo a una dimensione” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ucraina: la Russia affronta lo stress post-traumatico su scala nazionale
Oltre ai problemi economici che la Russia deve affrontare e continuerà ad affrontare quando la guerra in Ucraina finirà, un’altra ondata di sfide arriverà in Russia indipendentemente dall’esito del conflitto: quella del ritorno dei soldati. Coloro che hanno commesso crimini di guerra o hanno semplicemente vissuto il combattimento torneranno alla società russa e alla vita […]
L'articolo Ucraina: la Russia affronta lo stress post-traumatico su scala nazionale proviene da L'Indro.
L’Iran e l’’asiatizzazione’ della politica mondiale
In un’epoca caratterizzata dalla cospicua ascesa della Cina e dalla crescente aggressione russa, sta prendendo forma all’interno della politica internazionale un nuovo ordine mondiale post-occidentale . La Shanghai Cooperation Organization (SCO) è stata istituita per perseguire la strada ‘asiatica’ di un ordine mondiale post-occidentale e pre-plurale. Cina e Russia, nel tentativo di minare l’influenza globale […]
L'articolo L’Iran e l’’asiatizzazione’ della politica mondiale proviene da L'Indro.
USA – Russia: ricordando un’’età dell’oro’ della diplomazia
La storica nomina dell’Ambasciatrice Lynne Tracy da parte del Presidente Joe Biden a servire come prima donna ambasciatrice nella Federazione Russa è passata per lo più sotto il radar dei media. E con la sua udienza di conferma di fine novembre davanti alla commissione per le relazioni estere del Senato, la conferma finale di Tracy […]
L'articolo USA – Russia: ricordando un’’età dell’oro’ della diplomazia proviene da L'Indro.
Ministero dell'Istruzione
#IscrizioniOnline, il Ministero dell’Istruzione e del Merito accompagna le famiglie con una lettera dedicata, per valorizzare i talenti e le opportunità di studentesse e studenti.Telegram
Una legge per lo spazio: una discussione di alto livello
Il 15 dicembre 1964, il team guidato da Luigi Broglio e Carlo Buongiorno lanciava la sonda San Marco 1 dalla base americana di Wallops Island, portando l’Italia al terzo posto tra i Paesi in grado di concepire e realizzare una missione spaziale. Un primato, nel suo genere, visto che ad iniziare era stata l’Unione Sovietica […]
L'articolo Una legge per lo spazio: una discussione di alto livello proviene da L'Indro.
Serve un’Autorità nazionale per i diritti umani: l’Onu ce la chiede da trent’anni.
Il recente scandalo che scuote il Parlamento Europeo ha coinvolto anche alcuni enti senza scopo di lucro, con sede in Italia o comunque riferibili a soggetti di nazionalità italiana, che operano nel campo della tutela dei diritti umani, compresi enti che godono dello status di ONG, Organizzazioni Non Governative, presso prestigiose istituzioni internazionali.
Prescindendo dalla singola vicenda, i cui contorni dovranno essere chiariti nelle sedi opportune, e dagli enti e dalle persone coinvolti, che devono godere dei modi e dei tempi per dimostrare la propria estraneità che, per alcuni di essi sinceramente spero possa essere accertata al più presto, c’è una riflessione di carattere generale che deve essere immediatamente fatta, anche per porre rimedio ad una delle più vistose incongruenze della politica nazionale sui diritti umani.
Il 20/12/1993 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottava una risoluzione con la quale faceva obbligo agli Stati membri di istituire un’Autorità Nazionale per i Diritti Umani che rispondesse ai requisiti di quelli che sono conosciuti come i Paris Principles, linee guida sulle competenze, la composizione, le garanzie e i metodi di lavoro delle autorità indipendenti per i diritti umani.
L’Italia, dopo quasi 30 anni, non ha ancora adempiuto il suo obbligo internazionale, non si è dotata di tale Autorità e non partecipa, quindi, alle attività della Alleanza Globale delle Autorità Nazionali per i Diritti Umani.
L’Italia, dopo quasi 30 anni, è priva di un’istituzione che abbia competenza sulla protezione e promozione dei diritti umani con poteri di formulare proposte per migliorare la normativa e per sollecitare la ratifica delle convenzioni internazionali in materia, di diffondere la corretta cultura della tutela dei diritti umani nelle scuole, nelle università e nella società, di offrire il proprio parere alle istituzioni internazionali che controllano l’adempimento dell’Italia ai propri obblighi internazionali nella materia, di sviluppare relazioni con le organizzazioni della società civile che operano seriamente e correttamente nel campo dei diritti umani e sostenerle nella loro azione.
Perché questo può accadere, nel silenzio generale, per un’iniziativa che, idealmente, non avrebbe dovuto trovare alcun ostacolo e avrebbe dovuto, anzi, ottenere una condivisione unanime delle forze politiche ?
I diritti umani nascono come limite alle intromissioni indebite dello Stato nei diritti individuali del cittadino e, quindi, che i Governi vedano un’autorità indipendente come un limite, piuttosto che come un’opportunità, è comprensibile, ma non è spiegazione da sola sufficiente.
Il vero interesse che frena qualsiasi iniziativa che tenda all’istituzione di tale autorità indipendente in Italia va, piuttosto, ricercato nell’acquisito monopolio culturale di una parte politica sulle associazioni che operano nel campo della tutela dei diritti umani le quali, in assenza dell’autorità pubblica indipendente, agiscono sulla scena nazionale ed internazionale come titolari esclusive e qualificate della promozione e dell’implementazione dei diritti umani in Italia.
Ciò ha come conseguenza, da una parte, che sulla scena nazionale ed internazionale vengano tematizzati solo aspetti specifici e settoriali della materia, coerenti con gli ideali, le scelte e le esigenze della parte politica di riferimento e, dall’altra, che i flussi finanziari pubblici vengano indirizzati con una certa naturalezza in larga parte verso associazioni dalle quali è anche possibile ottenere sostegno politico ed elettorale, senza il filtro di un istituzione indipendente che, in quanto tale, non garantirebbe scelte utili a procurare dal finanziamento delle ricerche e delle attività di tali associazioni ritorni politici o elettorali.
Attorno a questo sistema vive, infatti, tutto un mondo che, contrariamente a quanto può pensarsi, non è affatto costituto solo da idealisti volontari, ma anche da donne e uomini ben retribuiti per le loro attività all’interno delle organizzazioni di tutela dei diritti umani.
Non c’è molto da stupirsi, quindi, se un sistema che si piega ad esigenze e funzioni improprie trovi, nel tempo, le ragioni e le occasioni per tradire le ragioni per le quali dovrebbe esistere, con la creazione da parte di chi è interno a quel sistema di enti ad hoc, utili ad intercettare i flussi di finanziamento pubblici nazionali e internazionali, o, addirittura, con la vendita al miglior offerente della propria capacità, non frutto di merito ma di rendita di posizione, di influenzare le scelte politiche nazionali e internazionali.
Né c’è da stupirsi se le organizzazioni di tutela dei diritti umani serie e scientificamente più accreditate, composte in gran parte da volontari non retribuiti e quindi non condizionabili, stentino a sopravvivere e debbano limitare la propria attività di ricerca, assistenza tecnica e formazione culturale e professionale, pagando un alto prezzo al mantenimento della propria indipendenza.
E non sembra certo impossibile che tale preoccupante scenario si riproponga anche in settori diversi da quello della tutela dei diritti umani, ad iniziare dal settore culturale.
Lo status quo, quindi, conviene a qualcuno, ma certamente non conviene all’Italia.
Ancora di recente l’Italia, tra l’altro, ha ricevuto l’ennesimo sollecito dalle istituzioni internazionali a creare la propria Autorità Nazionale per i Diritti Umani, ma ancora una volta nessuna evidenza è stata data, e nessun seguito, a tali raccomandazioni che pur prevenivano da fonti autorevolissime come la Commissione Europea, nel suo 2022 Rule of Law Report, e il Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite, nel suo sesto report periodico, pubblicato nel 2022, sul rispetto delle regole dello Stato di Diritto in Italia, nell’ambito del quale ben 45 Stati, da tutti i continenti, hanno indirizzato una specifica e diretta raccomandazione all’Italia per l’istituzione di tale Autorità Nazionale.
Se una lezione, molto facile, dobbiamo imparare dalla triste vicenda caratterizzata dalle valigie piene di contanti all’interno del Parlamento Europeo, è certamente quella che il tema dei diritti umani in Italia va restituito al più presto al dibattito pubblico, senza restare confinato nelle soffocanti anticamere delle segreterie politiche, nell’unico modo possibile: istituendo finalmente l’Autorità Nazionale per i Diritti Umani.
E scopriremo un mondo nuovo e affascinante, un mondo nel quale i diritti umani hanno una dimensione universale e non limitata ad aspetti particolari identitari, un mondo nel quale non si rischia di trasformare il tema dei diritti fondamentali della persona in quello dei “capricci fondamentali” di alcune persone.
Basta poco, sarebbe sufficiente un’iniziativa parlamentare per riprendere e correggere il disegno di legge che giace nella morta gora della precedente legislatura e riproporlo in quella presente.
In Senato si sta per costituire, per lodevole iniziativa del senatore a vita Elena Cattaneo, la Commissione Straordinaria sui Diritti Umani: non c’è argomento più serio, importante e urgente di quello di dare adempimento a un obbligo internazionale di grande importanza politica, culturale e sociale, rimasto inevaso per trenta anni, che una Commissione tematica possa affrontare con la passione e l’urgenza che i recenti fatti di cronaca hanno svelato, offrendo a tutti una chiave di lettura posseduta sino a pochi giorni addietro solo dagli addetti ai lavori ma che oggi è patrimonio di conoscenza comune che non consente a nessuno di fingere che le cose accadano a propria insaputa.
L'articolo Serve un’Autorità nazionale per i diritti umani: l’Onu ce la chiede da trent’anni. proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Presentato “Il cielo di Sabra e Chatila”, il documentario di Pagine Esteri sui campi profughi palestinesi in Libano
della redazione –
Pagine Esteri, 19 dicembre 2022 – Presentato il documentario prodotto da Pagine Esteri, “Il cielo di Sabra e Chatila”, girato nei campi profughi palestinesi del Libano in occasione dei 40 anni dalla strage compiuta dalla destra falangista libanese durante l’invasione israeliana del Libano.
La prima proiezione nazionale all’interno del Festival cinematografico “Intimalente”, tenutosi a Caserta tra il 14 e il 18 dicembre ha raccolto entusiasmo, apprezzamento e tanta curiosità.
“Il cielo di Sabra e Chatila” è stato realizzato grazie alla collaborazione con la Spring Edizioni e l’associazione Pixel aps, che ha lanciato la raccolta crowdfunding su Eppela.com
Il documentario, per la regia di Eliana Riva, racconta quello che è accaduto 40 anni fa ma anche la condizione, oggi, dei profughi palestinesi che ancora vivono i campi nati nel 1948, dopo la proclamazione dello Stato di Israele e l’inizio della Nakba che causò l’espulsione e l’esodo di circa 700.000 palestinesi. I profughi lasciarono le loro case e, in attesa di ritornarci, si rifugiarono in altri stati arabi. Israele, però, non ha mai consentito loro di esercitare il diritto al ritorno, così come sancito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione di Ginevra e dalle Nazioni Unite. I palestinesi sono quindi rimasti all’interno dei campi. Ancora oggi non hanno diritto, in Libano, ad acquistare abitazioni, alla proprietà privata e ad esercitare moltissime professioni.
player.vimeo.com/video/7737385…
La popolazione dei campi profughi è aumentata, anno dopo anno, generazione dopo generazione (oggi siamo alla quarta) ma la superficie non si è allargata, non è permesso, e così l’espansione abitativa si è sviluppata in alto. Un piano sopra l’altro, in situazioni di povertà, di difficoltà estrema, il cielo è spesso oscurato dai palazzi che quasi si toccano nei vicoli di Sabra e Chatila e dai cavi, un groviglio di cavi infinito che causano spesso incidenti e morti.
La voce delle abitanti dei campi, di giornalisti ed esperti accademici accompagna lo spettatore nella storia e nell’attualità di Sabra e Chatila e di tutti gli altri campi profughi palestinesi presenti in Libano, con le immagini di quella che è la quotidianità per centinaia di migliaia di persone, tra cui tantissimi bambini. La storia di Sabra e Chatila e del massacro è tramandata da generazione in generazione e le celebrazioni, nei giorni della strage, si svolgono all’interno di tutti i campi.
Siamo entrati nei campi insieme a uno dei protagonisti del documentario, Vittorio Rosa, cresciuto a Sabra e Chatila e uscito insieme ai combattenti palestinesi, secondo quelli che erano gli accordi con Israele e le garanzie degli Stati Uniti, poco prima che il massacro avvenisse. Abbiamo raccolto la sua storia, i suoi ricordi e l’emozione di tornare a casa dopo 40 anni.
“Il cielo di Sabra e Chatila” inizia da qui il suo viaggio nei Festival e in proiezione in diverse tappe italiane.
L'articolo Presentato “Il cielo di Sabra e Chatila”, il documentario di Pagine Esteri sui campi profughi palestinesi in Libano proviene da Pagine Esteri.
iyezine_com likes this.
Informa Pirata
Unknown parent • •@g4b0 :unverified:
Questo è proprio il motivo per cui esistono autorità indipendenti... che Dio ce le tenga in vita ancora a lungo!