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Sale il bilancio delle vittime nel bombardamento a Dnipro. La first lady ucraina Olena Zelenska a Davos: “Usate la vostra influenza”. “Questa guerra può andare avanti e far peggiorare la crisi” se la Russia non verrà fermata.


Disonorato


Riceverà le cure di cui ha bisogno e morirà in carcere. Matteo Messina Denaro lo sa. Lo ha messo nel conto già molti anni fa. Averlo assicurato alla giustizia è un sicuro ed enorme successo, il cui merito va ai Carabinieri del Reparto operativo speciale e

Riceverà le cure di cui ha bisogno e morirà in carcere. Matteo Messina Denaro lo sa. Lo ha messo nel conto già molti anni fa. Averlo assicurato alla giustizia è un sicuro ed enorme successo, il cui merito va ai Carabinieri del Reparto operativo speciale e ai magistrati che hanno seguito le battute finali. L’esperienza ci ha insegnato a non trarre frettolosamente conclusioni definitive. Dopo l’arresto di Totò Riina c’è stata una catena di processi in cui la procura ha provato a sostenere la colpevolezza degli uomini che avevano servito lo Stato e la giustizia. Si spera che non ricapiti, ma i contorni di questa cattura non si racchiudono nella sola esultanza per il suo essere divenuta realtà.

Messina Denaro si trovava a Palermo. Era stato tracciato in altri Paesi e pare che in Spagna abbia subito un’operazione chirurgica. Sta di fatto che il posto dove si muoveva in maggiore sicurezza fosse Palermo. Qui viveva e operava il suo disonorato lavoro. Restare dove si opera e latitare per trenta anni non è possibile senza un’efficiente rete di copertura e protezione. Alle cure mediche accedeva con documenti falsi, ma quando si è un ricercato di quel calibro non bastano documenti falsi per non essere individuato.

In quella clinica era in cura da un anno. Ieri mattina si è recato da solo, accompagnato esclusivamente dall’autista. I Carabinieri, giustamente, per garantire la sicurezza dei pazienti e per assicurarsi la buona riuscita dell’operazione, avevano piazzato i loro uomini. La rete di sicurezza di Messina Denaro non si era accorta di nulla. Quando il criminale ha visto arrivare gli uomini ha provato ad allontanarsi, ma andare verso il cancello non è proprio un tentativo di fuga. Vecchio e malandato sarebbe anche rincretinito, se avesse pensato di potere allontanarsi alla chetichella. Tanto poco lo ha pensato che, pur essendo accreditato sotto falso nome, alla richiesta dei militari ha risposto dando le sue autentiche generalità. Somiglia molto ad una consegna, se rassegnata o negoziata lo sapremo, forse, con il tempo. Il tripudio loquace dei vertici della clinica risponde molto alle modalità comunicative della televisione, ma sarebbe ingenuità eccessiva supporre che il pericolo è passato perché il capo è stato arrestato. Per certi aspetti, anzi, il pericolo potrebbe essere più concreto, ove fra i disonorati complici si diffondesse la convinzione che vi sia stata consapevole collaborazione nel catturare il loro mandriano.

Oggi si festeggia. Poi si vedrà. Nel festeggiare ricordiamo tre cose. La prima è un insegnamento di Giovanni Falcone: inutile cercare il “terzo livello”, l’anello di congiunzione fra questi macellai ladri e la politica occulta del potere italiano, perché non c’è. Sarebbe già molto se ci fosse il potere italiano. La mafia è controllo del territorio, come anche la camorra ha radicamento sociale, quindi può muovere voti, ma stiamo parlando di mezze seghe al servizio di disonorati interi. Il che non significa non siano pericolosi, anzi, ma non è quello il livello di inesistenti “trattative”. La seconda è che la mafia di Messina Denaro non era meno disonorata di quella di Riina e dei suoi disonoratissimi predecessori, ma era meno potente. L’organizzazione cresciuta in potere economico ed espansione territoriale è la ‘ndrangheta. Ma si rigenera, la mafia. Morto una capo ne nasce un altro. Terza: la Sicilia, come l’intero Mezzogiorno, ha bisogno di più Stato. Non per l’assistenzialismo, che nuoce alla salute morale, ma per la sicurezza e la giustizia. E qui lo Stato, purtroppo, funziona meno che altrove.

È toccato ancora una volta ai Carabinieri portare a casa il successo. Lo si costruisce con le indagini, ma anche con la presenza. La mafia non riconosce lo Stato, perché non lo conosce, ma conosce e riconosce i Carabinieri. Che hanno pagato sangue e non solo sangue, per svolgere questo ruolo. Contiamo che lo Stato, questa volta, sappia di essere uno solo. Riconoscente verso i figli migliori.

La Ragione

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La lunga marcia (indietro)Nel 2022 la popolazione cinese è diminuita per la prima volta in 60 anni: lo ha annunciato oggi l’Ufficio nazionale di statistica cinese.


Inizia la recessione demografica cinese


INIZIA LA RECESSIONE DEMOGRAFICA CINESE

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La Cina ha ufficialmente registrato la prima recessione demografica degli ultimi sessant’anni. Lo confermano i dati del 2022, che segnalano un record: il tasso di natalità più basso di sempre, e il tasso di mortalità più alto dal 1975. Le stime del 2021 segnalavano già un trend negativo, che fissava così l’inizio dell’inverno demografico prima del 2025. L’agenzia stampa Reuters ha pubblicato un riassunto delle politiche e dei dati che riguardano la popolazione cinese, adducendo tra le cause principali della crisi la politica del figlio unico (400 mila nascite in meno) e l’attuale incertezza economica. A questi elementi si aggiungono le stime sulle morti della pandemia (correlate al virus o alla contrazione dei servizi sanitari) dichiarate negli ultimi giorni.

Contestualmente, sempre stamattina, sono stati rilasciati i dati sulla crescita dello scorso anno. Secondo le stime ufficiali il Pil cinese si è espanso di... CONTINUA

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Ucraina: no ad una nuova ‘guerra per sempre’


Ogni volta che è stato chiesto se gli Stati Uniti cambieranno la loro politica riguardo al conflitto in Ucraina, per iniziare a spingere affinché Kyiv avvii i negoziati piuttosto che apparentemente fornire tutto il denaro e tutte le armi che chiedono, il ritornello dell’amministrazione Biden è stato una variazione coerente di “Continueremo a fare quello […]

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Due terzi degli elettori evangelici non crede che Luis Inácio Lula da Silva abbia vinto le elezioni presidenziali brasiliane e approva la possibilità di intervento militare per rimuovere un governo che considera illegittimo.


Perché Walter Lippmann voleva demolire le idee alla base della Guerra Fredda


Walter Lippmann (1889 -1974) è stato forse il giornalista americano più influente del XX secolo. Era anche tra i suoi più saggi strateghi. Tra le molte cose che la guerra in Ucraina ha messo in luce c’è la cospicua mancanza di voci mediatiche come quella di Lippmann, così come la scarsità di pensiero strategico ai […]

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Equità per l’Ucraina


Equità è la parola d’ordine dichiarata dell’amministrazione Biden su questioni di giustizia sociale e parificazione dei risultati. Tuttavia, questo principio deve ancora essere pienamente applicato nel caso dell’Ucraina. L’equità fa parte delle leggi di guerra. Tutti i paesi hanno il diritto a ritorsioni proporzionate. Senza questo diritto, il diritto internazionale sarebbe impotente. È giunto il […]

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CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII


CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
Si è chiuso un anno. Nel peggiore dei modi? Probabilmente, ma non per i motivi che si potrebbe essere portati a pensare. Non sono e non possono essere gli imbarazzanti elementi che rappresentano le tre forze di governo a condizionare il nostro umore. Ci sono cose ben più gravi a cui pensare, ad esempio, restando in tema, consideriamo molto peggio l’assenza di un’alternativa a trio di cui sopra. Che sono, è bene ricordarlo, non la causa del male ma i suoi sintomi, la manifestazione conseguente. Il nostro ragionamento deve quindi, per forza di cose, andare oltre, alzarsi da un punto di vista concettuale.

iyezine.com/confessioni-di-una…

in reply to iyezine_com

ah, ok... 😁 😄 🤣

Per quanto mi riguarda, io l'avrei pubblicato comunque in "musica", ma capisco le tue perplessità, perché in effetti il pezzo ha un perimetro più ampio



Angelo Panebianco e Massimo Teodori – La parabola della Repubblica


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VIAGGI E STORIA. L’Europa che nasce da Sarajevo, l’Europa che a Sarajevo muore


Il paese ferito ha smarrito da tempo la sua anima gentile e si è, poco alla volta, svuotato delle giovani generazioni. Ma nasce a Srebrenica l'eco villaggio autocostruito, con tecniche di edilizia tradizionali, da un giovane profugo ritornato nel suo paes

di Paolo Pantaleoni* –

Pagine Esteri, 4 gennaio 2022 – (Seconda parte – leggi qui la prima parte) Seguendo il corso della Sava fino alla confluenza sua nel Danubio si arriva in una Belgrado più affascinante che bella, una città che prosegue la sua torsione da città cosmopolita e laica, capitale per oltre cinquant’anni di un paese multietnico, a capitale di un’anima conservatrice ed ortodossa emersa nell’ultimo ventennio anche per negazione altrui.

Pochissimi i turisti stranieri che si incontrano in città.

La Serbia vive in gran parte di turismo interno, di serbi e cittadini delle repubbliche ex jugoslave, e di turismo russo.

Le bandiere russe sono ovunque, in sostegno all’invasione dell’Ucraina in nome della comune appartenenza all’ortodossia cattolica slava, e mentre alla comunità LGBTQ viene impedito di sfilare al Gay Pride, con un provvedimento di urgenza del governo, con facilità si incontrano sui muri del centro scritte inneggianti a Ratko Mladic.

I servizi segreti di mezzo mondo sapevano dove fosse il criminale latitante teoricamente pluriricercato, lo avevano anche filmato mentre andava al mare in Montenegro con la famiglia, protetto dal governo serbo è stato consegnato dalle autorità quando la Serbia aveva necessità di normalizzare il proprio rapporto con l’Unione Europea.

Non è un caso che sia stato protetto da governo e servizi più di quanto non siano stati protetti Milosevic e Karadzic.

Il sogno autarchico di Izbegovic dopo 30 anni si è avverato.

Sarajevo è oggi una sorte di colonia turca dove si muore di fame con 450 euro mensili di stipendio medio, con cui non si arriva a fine mese.

Il paese ferito ha smarrito da tempo la sua anima gentile e si è, poco alla volta, svuotato delle giovani generazioni man mano che venivano portati a termine i percorsi di studio accademico.

La migliore gioventù bosniaca emigra da anni in cerca di futuro.

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Memoriale di Srebrenica – © Foto di Paolo Pantaleoni

Gli accordi di Dayton hanno, in sintesi estrema, ratificato l’esistente, la separazione della società bosniaca su base etnica, dalla politica all’istruzione il settarianesimo istituzionalizzato è un pilastro della Bosnia di oggi.

Non stupisce la notizia secondo cui almeno 300 bosniaci sono andati a cercare fortuna gloria e danaro in Siria tra le file dell’Isis, ed almeno 70 sono morti.

La predicazione degli imam wahabiti arrivati dall’Arabia Saudita ha pescato con facilità nella povertà diffusa.

Per comprendere il neo ottomanesimo di Erdogan è stato utile recarmi a Sarajevo 3 volte nell’arco di un decennio.

I danni della ricostruzione sono prossimi a quelli della guerra.

In un paese in cui molti profughi non sono mai rientrati, dove i soldi degli aiuti internazionali vengono spartiti su base etnica, nella quotidianità bosniaca è assente la speranza.

Dopo Dayton in Bosnia si è privatizzato tutto il privatizzabile e sono arrivati i soldi delle petrolmonarchie del golfo, della Turchia e dell’Iran.

Una società laica da secoli si è lentamente islamizzata, le ragazze hanno ripreso ad indossare il velo, cosa estranea alla cultura bosniaca del secondo ‘900.

Il turismo di massa turco e saudita ha fatto il resto.

Mi tornano spesso in mente le parole di Ghassan Andoni, lucidissima mente libera Palestinese, quando rispetto ai fiumi di petroldollari sunniti che invadono la Palestina mi disse “sono Palestinese e voglio vivere in Palestina, non in un’area tribale dell’Afghanistan”.

Nel sonno della ragione il restauro della grande biblioteca di Sarajevo è stato completato, ora è un museo fatto sulle ceneri di 2milioni di libri perduti per sempre, mentre il centro storico di Sarajevo somiglia sempre più a quello di Istanbul.

Nel frattempo, eccezion fatta per la comunità dei serbi di Bosnia i consensi dei partiti nazionalisti sono in crisi.

Vent’anni di promesse disattese, di assenza di una ricostruzione capace di redistribuire ricchezza hanno portato nelle ultime elezioni ad un risultato sorprendente sia dentro la comunità croata che dentro quella bosniaca.

I partiti nazionalisti sono crollati nei consensi.

I nazionalisti mantengono una maggioranza ancora ampia solo nella comunità serba.

Per questo motivo, a intervalli regolari, il presidente della Repubblica Serba di Bosnia Milorad Dodik avvia la narrazione di un referendum sull’indipendenza della Repubblica Serba che, con ogni probabilità, non avverrà mai, accolto con freddezza anche dal governo serbo come si fa con un argomento inflazionato.

La fuga dalla Bosnia delle giovani generazioni scolarizzate ha impoverito enormemente il paese, sia sul piano culturale che sotto il profilo dello sviluppo economico.

A rendere ancor più grotteschi i panegirici nazionalisti di Dodik vi è la mancanza sul campo di persone con cui praticare una rottura non solo istituzionale.

Ricordo esattamente dov’ero e cosa stessi facendo l’11 Settembre del 2001 quando venni raggiunto dalla notizia degli attentati alle torri gemelle.

Ognuno di noi ricorda esattamente dove fosse e cosa stesse facendo quel giorno quando arrivarono le prima notizie dagli Stati Uniti seguite dalle immagini trasmesse in mondo visione.

Per quanto mi sforzi non riesco invece a ricordare dove fossi e cosa stessi facendo nelle giornate terribili tra il 9 ed il 25 Luglio 1995.

E pensare che in quei giorni, a poco più di un’ora di volo dall’Italia, morirono più del triplo delle vittime dell’11 Settembre 2001.

Oltre 8000 persone uccise nel cuore dell’Europa perché musulmane.

La più grande strage di civili del dopoguerra fu un genocidio di musulmani che si erano rifugiati nell’area protetta delle Nazioni Unite tra Tuzla e Srebrenica sotto la protezione dei caschi blu olandesi alloggiati presso l’ex fabbrica di trattori a Potocari.

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Memoriale di Srebrenica – © Foto di Paolo Pantaleoni

Dopo lo sfondamento da parte serba delle difese dell’enclave di Srebrenica, la popolazione della zona cercò rifugio presso la base dei caschi blu immaginando che le Nazioni Unite avrebbero offerto protezione ai civili.

Per l’esercito Serbo Bosniaco, e per i paramilitari serbi, greci (su Srebrenica sventolò la bandiera greca issata dai volontari della Guardia di Volontariato Greco, oggi Alba Dorata) e russi, i Caschi Blu Olandesi del colonnello Kerremans furono complici e non un ostacolo.

Per la corte Suprema Olandese, il Governo Olandese fu responsabile del 10% delle vittime del massacro di Srebrenica perché furono circa 5000 i bosniaci entrati fisicamente nell’ex fabbrica di trattori di Potocari in cui alloggiavano i militari dei Paesi Bassi.

Quando i serbi terminarono di portare via le persone ammassate all’esterno, dividendo gli uomini dalle donne, le persone che pensavano di essere al sicuro dentro la base olandese vennero fatte uscire e subirono la stessa sorte tragica delle altre.

Al memoriale del genocidio, lungo la strada che da Bratunac porta a Srebrenica, ci si torce dal dolore nel leggere un elenco di nomi che sembra non finire mai.

Il processo di identificazione delle vittime e di ricerca delle fosse comuni non è ancora terminato.

La vittima più giovane fu una neonata di nome Fatima, la madre l’aveva partorita dentro la base, venne uccisa dai miliziani serbi perché piangeva.

Il tribunale dell’AIA, lo stesso che ha assolto il criminale croato Ante Gotovina (ex legionario ed ex intimidatore di sindacalisti in sciopero negli anni in cui viveva in Francia) non si è mai sognato di processare i militari olandesi corresponsabili di un genocidio.

La comunità internazionale di sdegnò per la distruzione dello Stari Most di Mostar (come si sdegnò per la distruzione dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan, o dell’area archeologica di Palmira in Siria) ma non per le responsabilità delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea che riconobbero come interlocutori istituzionali personaggi impresentabili come Karadzic e Izetbegovic, o che riconobbero l’indipendenza di Croazia e Slovenia senza interrogarsi sulle conseguenze di quel riconoscimento.

Alexander Langer scriveva che l’Europa nasceva o moriva a Sarajevo.

Basta andare a Sarajevo oggi per assistere alla seconda tragedia bosniaca fatta di precarietà, povertà, settarismo e corruzione, per guardare anche a noi stessi, alle nostre comunità e capire quale Europa sia nata da Sarajevo e quale sia morta assieme alle 10mila vittime dell’assedio.

A Srebrenica oggi un giovane di nome Irvin (che ha perso il padre ed uno zio nel genocidio), ex profugo che trovò rifugio in Italia, ha deciso di porre fine al suo esilio per fare rientro in patria e realizzare dal nulla, in un terreno poco fuori Srebrenica, un eco villaggio autocostruito, in bi- edilizia, utilizzando le tecniche di costruzione tradizionali, recuperando le tegole dei tetti in ardesia dai villaggi distrutti nei dintorni.

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Ponte di Visegrad, sul fiume Drina – © Foto di Paolo Pantaleoni

Per qualche giorno quel villaggio è stato un luogo dell’anima nato per affrancare un’area meravigliosa, attraversata dalla maestosità della Drina e del suo canyon, dal ricordo tragico della guerra.

Irvin, grazie anche all’aiuto del Gruppo Italiano Amici della Natura, e col suo lavoro fatto in parti uguali di fatica ed umanità, organizza escursioni sostenibili, anche di più giorni, nelle foreste e nei monti al confine tra Serbia e Bosnia, ed ha coinvolto le persone dei villaggi attorno a Srebrenica, per promuovere il patrimonio culturale e le tradizioni della Bosnia rurale, contribuendo a tenere in vita quello che Salvatore Quasimodo chiamava il grande umanesimo contadino.

Come scriveva Winston Churchill, “i Balcani producono più storia di quella che possono digerire”.

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4873465*Paolo Pantaleoni, nato e cresciuto a Rimini. Di formazione umanistica, ha studiato presso l’Università di Bologna, abbandonando con successo gli studi in Scienze Politiche a favore di quelli in Storia. Militante sociale, per un decennio si è occupato di cooperazione decentrata in Palestina. Appassionato di cucina, per lavoro si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro ed igiene degli alimenti in una società di ristorazione. Nel tempo libero si divide tra il guardare il mondo con curiosità e lentezza e praticare le proprie passioni. Viaggiatore, camminatore, escursionista ed apicoltore ha una venerazione per la pesca con la mosca artificiale.

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VIDEO. Raid esercito israeliano a Dheisheh. Ucciso un 14enne, arrestata ed espulsa una italiana


Il ragazzo è stato colpito alla testa. Il 3 gennaio sempre a Dheisheh era stato ucciso in un'altra incursione un 15enne, Adam Ayyad. Arrestata nel campo anche una volontaria italiana, Stefania Costantini. L'articolo VIDEO. Raid esercito israeliano a Dhei

della redazione

Pagine Esteri, 16 gennaio 2023 – Un palestinese di 14 anni, Omar Al Khamour, è deceduto poco dopo essere stato ferito gravemente questa mattina da colpi sparati dell’esercito israeliano durante un raid nel campo profughi di Dheisheh (Betlemme). ll Ministero della Salute palestinese ha riferito che il ragazzo è stato colpito alla testa. I suoi funerali si sono già svolti. Al Khamour è stato avvolto oltre che nella bandiera bandiera anche in quella del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp, sinistra marxista). Il 3 gennaio, sempre a Dheisheh, era stato ucciso in un’altra incursione di soldati israeliani, un 15enne, Adam Ayyad.

Sabato scorso tre palestinesi erano stati uccisi in seguito a scontri con forze israeliane in Cisgiordania. Due, il 24enne Izz Eddin Basem Hamamreh e il 23enne Amjad Adnan Khalilieh erano membri del Jihad islamico. Il terzo, Yazan Al Jaabari, 20 anni, è morto per le ferite riportate il 2 gennaio quando fu colpito da fuoco israeliano. Ieri inoltre è stato ucciso un palestinese che, secondo la versione fornita dalle autorità israeliane, aveva tentato di accoltellare dei militari.

Nel raid di questa mattina a Dheisheh i soldati israeliani hanno anche arrestato una italiana, Stefania Costantini, che si trovava nel campo per attività di volontariato e solidarietà. La donna, 52 anni di Pisa, si trovava a casa di amici della famiglia Abu Aker e, come mostra un video, è stata portata via a spalla dai militari. Ha avuto il tempo solo di prendere il passaporto e il telefono. I soldati non le hanno permesso di prendere il bagaglio e gli occhiali, di cui ha bisogno per una forte miopia. Nel pomeriggio è stata espulsa dalle autorità israeliane ed imbarcata su di un volo ITA da Tel Aviv per Roma. Pagine Esteri

GUARDA IL VIDEO

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Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione di Giuseppe Buttà sul tema “La ribellione delle masse”


Settimo appuntamento della XII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratta princ

Settimo appuntamento della XII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratta principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articola in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.

La settima lezione si svolgerà lunedì 16 gennaio, dalle ore 17 alle ore 18.30, sulla piattaforma Zoom, e sarà tenuta dal prof. Giuseppe Buttà (già Ordinario di Storia delle Dottrine politiche, Direttore dell’Istituto di Storia e Preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “La ribellione delle masse” di José Ortega y Gasset, saggio che affronta il tema dell’avvento delle società di massa: una condizione storica, quest’ultima, in cui avviene una profonda rivoluzione e che vede la nascita dell’ “uomo massa”, categoria che prescinde e supera ogni distinzione sociale.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università di Messina.

Pippo Rao Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina

Visita la pagina della Scuola di Liberalismo 2022 – Messina


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Scuola di Liberalismo lezione del prof. Buttà – Gazzetta del Sud


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Gina Lollobrigida, la ‘bersagliera’ esce di scena dopo una vita vissuta intensamente


Per tutti era detta confidenzialmente ‘La Lollo’. Per tanti è stata semplicemente ‘la bersagliera’ come apparve nei film più popolari divertenti e spensierati girati insieme a Vittorio De Sica, il maresciallo, ma da quell’immagine degli anni 50, Luigia Lollobrigida, chiamata Gina, si era distaccata da tempo, diventando una figura leggendaria, una delle più importanti attrici mondiali, il simbolo […]

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Cosa succede dopo l’invio della domanda delle #IscrizioniOnline?
Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ youtube.com/watch?v=13XDnllsh8…


Matteo Messina Denaro, la cattura dell’ultimo degli stragisti


Gli occhiali a goccia, quelli di sempre. Stempiato, un po’ appesantito, vaghissima somiglianza con il Matteo Messina Denaro giovane immortalato in una delle rarissime fotografie disponibili. Anche per Totò Riina e Bernardo Provenzano è stato così. L’ultimo dei cosiddetti ‘stragisti’ ancora libero. Di quel feroce gruppo di ‘corleonesi’ che a colpi di kalashnikov e bombe ha sterminato […]

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Affinché quella congerie indistinta di piattaforme, app e servizi digitali funzioni come la conosciamo, qualcuno deve pagarla. La domanda è: chi e come? Continua a leggere #Governareilfuturo qui su HuffPostItalia


La maxi-multa a Meta ci mette di fronte alla verità: stiamo pagando Internet con i nostri dati personali. Potrebbe, quindi, essere la volta buona per aprire un dibattito “alto”, maturo, franco e responsabile sul futuro dell’ecosistema digitale. Ne derivano tre opzioni per una nuova era che riguarda non solo Meta. Continua a leggere qui su...


L’innovazione tecnologica sta aprendo una nuova frontiera nell’agenda di sviluppo dei Paesi di tutto il mondo. Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (AI) ha avuto ed avrà sempre più un impatto profondo sulle questioni globali in agricoltura, sanità, istruzione. Esiste un enorme potenziale nello sfruttare gli strumenti di intelligenza artificiale per aumentare la crescita economica, ma i vantaggi...


Per non dimenticare che la guerra è morte e lascia sempre povertà e devastazione: How to Defeat an Army di Brad Wolf


HOW TO DEFEAT AN ARMY DI BRAD WOLF

@Politica interna, europea e internazionale

...Il rapporto* afferma: “Gli Stati Uniti e il Giappone perdono dozzine di navi, centinaia di aerei e migliaia di militari. Tali perdite danneggerebbero la posizione globale degli Stati Uniti per molti anni. Sebbene l'esercito di Taiwan sia intatto, è gravemente degradato e lasciato a difendere un'economia danneggiata su un'isola senza elettricità e servizi di base. Anche la Cina soffre pesantemente. La sua marina è allo sfascio, il nucleo delle sue forze anfibie è spezzato e decine di migliaia di soldati sono prigionieri di guerra”.

Degradato. Un'economia danneggiata. Perdite. Il rapporto si riferisce a un numero enorme di uomini, donne e bambini massacrati da bombe e proiettili, di economie e mezzi di sussistenza catastroficamente distrutti, di paesi devastati da anni. Non affronta nemmeno la probabilità di uno scambio nucleare. Le sue parole sono prive di realtà, senza vita, senz'anima. Questi tecnocrati-zombi non fanno la guerra solo alle persone, ma anche alla ragione, alle emozioni umane.

Ci vuole un poeta per dire la verità. La poesia non riconosce l'ideale ma il reale. Taglia fino all'osso. Non sussulta. Non distoglie lo sguardo.

They died and were buried in mud but their hands protruded.
So their friends used the hands to hang helmets on.
And the fields? Aren’t the fields changed by what happened?
The dead aren’t like us.
How can the fields continue as simple fields?

* si tratta del rapporto pubblicato dal Center for Strategic & International Studies (CSIS) intitolato "The First Battle of the Next War: Wargaming a Chinese Invasion of Taiwan". Questo "Think Tank" ha condotto 24 iterazioni di giochi di guerra in cui la Cina invade Taiwan

CONTINUA




Dalla Bielorussia al Sudafrica. Perché preoccuparsi delle esercitazioni russe


Le forze armate russe e bielorusse si addestreranno insieme in una serie di esercitazioni aeree sul territorio di Minsk fino a febbraio. Manovre che preoccupano Kiev, che teme possano fornire la copertura per una nuova offensiva da nord. Intanto, navi russe si eserciteranno insieme a unità cinesi a largo delle coste del Sud Africa

@Notizie dall'Italia e dal mondo

formiche.net/2023/01/mosca-min…

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Giappone-India: esercitazione aerea congiunta in corso a nord di Tokyo


I legami di difesa tra India e Giappone sono pronti a entrare in una nuova fase grazie alle prime esercitazioni congiunte che vedono l’impiego di aerei da combattimento. Notizia che arriva in un momento complesso e delicato per la regione indo-pacifica a causa della crescente assertività cinese, che spinge sempre più Tokyo a rafforzare le sue collaborazioni di Difesa con diversi Paesi.

@Notizie dall'Italia e dal mondo

formiche.net/2023/01/sinergia-…

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#uncaffèconluigieinaudi☕ – I liberali vogliono che


I liberali vogliono che la spada della legge scenda, inesorabile, su coloro i quali hanno costruito attorno alla propria impresa una trincea, per impedire l’accesso altrui a quel campo chiuso. da Il nuovo liberalismo, “La città libera”, 15 febbraio 1945
I liberali vogliono che la spada della legge scenda, inesorabile, su coloro i quali hanno costruito attorno alla propria impresa una trincea, per impedire l’accesso altrui a quel campo chiuso.


da Il nuovo liberalismo, “La città libera”, 15 febbraio 1945

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fondazioneluigieinaudi.it/unca…



Nel mondo, poche idee, ma ben confuse


Parlavo l’altro giorno dello stato confusionale del nostro Governo, sempre più evidentemente fatto di dilettanti rancorosi allo sbaraglio, che si odiano e stanno insieme solo per convenienza nell’illusione che noi non ci accorgiamo di tutto ciò e ciò che accade ogni giorno, mi conferma nell’idea. Certamente, è addirittura evidente alla virile Presidente Giorgia Meloni, che […]

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La frase “Winter of discontent” è il tormentone di questo inverno inglese. Brutto segno. Rievoca non tanto il Riccardo terzo di Shakespeare quanto gli scioperi a raffica che interessarono molti settori privati e pubblici dell’industria e dei servizi …




Non per soldi ma per carboneLuetzerath, piccolo villaggio disabitato nel nord della Germania. Questo è l’attuale epicentro del dibattito politico tedesco sulla transizione energetica.


CGUE | Caso Österreichische Post: il titolare deve fornire l’identità dei destinatari, ma la data protection non è un “diritto tiranno” Il 12 gennaio 2023, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è pronunciata sulla portata dell’art. 15 GDPR, affermando che, in caso di comunicazione a terzi, il diritto di accesso ai dati implica l’obbligo...



Quanti rifugiati ucraini torneranno a casa?


L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 ha creato la più grande crisi di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale. Mentre da allora milioni di rifugiati ucraini sono tornati a casa, quasi 2,9 milioni si sono trasferiti in Russia, secondo i dati dell’ottobre 2022, e circa 7,9 milioni sono stati registrati in […]

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Sempre più ricchi, sempre più poveri: la disuguaglianza non conosce crisi. Il nuovo rapporto di Oxfam all’apertura del World Economic Forum a Davos.


La frase “Winter of discontent” è il tormentone di questo inverno inglese. Brutto segno. Rievoca non tanto il Riccardo terzo di Shakespeare quanto gli scioperi a raffica che interessarono molti settori privati e pubblici dell’industria e dei servizi …



Il 2022 è stato per l’Europa l’anno della crisi energetica. Il prezzo del petrolio continua a rimanere al di sopra della media di 60$ al barile, quello del gas è stato in media di sette volte più alto rispetto al periodo pre-crisi, e quello del carbo…