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dormimento e marciscenza alla fine della settimana che mi porta un niente ma nulla


Miao miao… tra ieri e oggi, il rotting si è impossessato di me, come non capitava da un pochino. E in modi svariati comunque, proprio da rendere la questione non semplice… Ieri mattina nel lettino ho perso talmente tanto la cognizione del tempo che a un certo punto mi sono accorta che erano le 12… ops, ma ho dormito con gusto; nonostante, a quanto pare, io mi fossi svegliata tipo 4 volte per soffrire e girarmi. Oggi invece purtroppo alle 11 il mio sonno si è ampiamente esaurito, e sono dovuta quindi uscire dalla mia tomba… che è un peccato, perché è proprio gnam quando dormi 10 ore… anche perché, a quanto pare, pure dormendo 8-9 ore ho le occhiaie e in generale un aspetto da zitella. 👌

Dovrei e vorrei scrivere dei robi, da stamattina, ma non mi va tipo, quindi è la fine. Ancora non ho capito come minchia fare quando la mente mi trolla in questo modo, che il marcire senza alcuna meta comunque mi da fastidio… ma quantomeno in questi casi ne approfitto per fare la mia programmazione magicissima, per cui il tempo disponibile a dire il vero non è mai abbastanza, quindi buono. Però uffa, così è volata via un’altra giornata e stanotte certamente non posso dormire fino a cadere in coma, perché domani mi devo svegliare presto, per andare in culandia a sentire cosa hanno da dire quegli sciroccati dei miei professori… 🥱

Sarà complice la temperatura freddissima in tutti questi problemi??? Vabbè, pregate per me se volete fare un tentativo completamente vano di aiutarmi a ridurre il rotting involontario, o, di contro, almeno ad aumentare quello volontario; la cosa importante è stare bene, alla fine dei conti, non importa il come… Certo è, però, che quando più tardi mi recherò un’altra volta nel lettino (…sperando di non fare troppo tardi, visto il motivo suddetto), chiudendo così un’altra volta il cerchio del nulla che mi tortura, desidererò ardentemente che, almeno stanotte, vengano gli alieni a rapirmi per riportarmi sul mio pianeta di origine, o qualcosa del genere… anche perché, come ho detto, qui sulla Terra attualmente non si sta bene, che questo autunno è semplicemente un inverno sotto mentite spoglie e fa troppo freddo per fare qualunque cosa che non sia dormire. ☠️
me because im eepyeepy all the time :3Però veramente… in questo fine settimana avrei voluto dormire 49 ore di fila, ma purtroppo non si può… Magari il prossimo??? 😳

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La si torna a giocare online! – Super Mario Party Jamboree ITA #11


Salve a tutti ragazzi! Eccoci di nuovo in live su Super Mario Party Jamboree!Vediamo se siamo ancora bravi a giocarci✅ Buona Visione 🎵 Tutte le musiche riprodotte nella schermata del countdown e fine della diretta sono disponibili su https://music.creeper

youtube.com/embed/04ZkgO9h8gM?…

Salve a tutti ragazzi! Eccoci di nuovo in live su Super Mario Party Jamboree!
Vediamo se siamo ancora bravi a giocarci

✅ Buona Visione

🎵 Tutte le musiche riprodotte nella schermata del countdown e fine della diretta sono disponibili su music.creeperiano99.it/

🎁 È possibile supportarmi in modo gratuito con metodi alternativi! E guadagnare anche qualche soldo comodamente da casa! Scoprili qui ➡️ creeperiano99.it/u/supportogra… Grazie mille! ❤️
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[Photo] Abbiamo poi il convoglio dell’Espresso Siena parcheggiato a Siena, in attesa di effettuare il viaggio di ritorno, svolto oggi 5 ottobre 2025 n…


Abbiamo poi il convoglio dell'Espresso Siena parcheggiato a Siena, in attesa di effettuare il viaggio di ritorno, svolto oggi 5 ottobre 2025 nel pomeriggio.Inoltre, con grande sorpresa (poi sicuramente ci saranno state da molto tempo lì), sono presenti an

Abbiamo poi il convoglio dell’Espresso Siena parcheggiato a Siena, in attesa di effettuare il viaggio di ritorno, svolto oggi 5 ottobre 2025 nel pomeriggio.
Inoltre, con grande sorpresa (poi sicuramente ci saranno state da molto tempo lì), sono presenti anche delle carrozze centoporte!

Alcuni numeri delle carrozze che si vedono in foto:

Bz 36859
Clz 36224
Bz 36712
ClzCR 36376
ClzCR 36729

Foto del 4 ottobre 2025

Post originale: treni.creeperiano99.it/tg/1467

treni.creeperiano99.it/2025/10…

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7 ottobre, roma: “libro e intelligenza artificiale”, seminario in presenza alla biblioteca pagliarani


Libro e intelligenza artificiale_ incontro alla Biblioteca Pagliarani_ 7 ottobre 2025
cliccare per ingrandire

incontro in presenza, presso lo Spazio Pagliarani in via Bragadin 122b, Roma
partecipano Elisa Davoglio, Antonio Pavolini, Marco Ricciardi, Gino Roncaglia

presso la Biblioteca Pagliarani, martedì 7 ottobre 2025, ore 18:00

#AI #AntonioPavolini #BibliotecaPagliarani #ElisaDavoglio #GinoRoncaglia #IA #incontro #intelligenzaArtificiale #MarcoRicciardi #seminario #SpazioPagliarani

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Loro ti osservano


Soprattutto mentre ti mangi un panino! 🤣

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tom marioni, “social art. ‘arte è morta, ancora una volta”, a cura di pasquale polidori (edizioni cambiaunavirgola, collana ‘solventi’)


collana Solventi, vol 4: SOCIAL ART, di Tom Marioni
cliccare per ingrandire

TOM MARIONI

SOCIAL ART


L’arte è morta, ancora una volta

a cura di Pasquale Polidori
https://pasqualepolidori.net/deposito-solventi/tom-marioni-social-art/

19×12 cm brossura 192 pagine
stampato in 250 copie numerate
su carte Fedrigoni Arena e Woodstock Blu
progetto grafico di Claudia Clo Damiani e Pasquale Polidori

grazie a Michele Zaffarano per i suggerimenti e la revisione del testo tradotto

ISBN: 9791298505643
edizioni CambiaunavirgolaRoma

Il volume è stampato in 250 copie numerate ed è acquistabile nelle librerie on line oppure facendone richiesta agli indirizzi:

cambiaunavirgola@spazioetico.it

info@pasqualepolidori.net


IT.


Social Art è un lungo monologo sulla vita e sull’arte. Un fiume nelle cui acque si rimescolano sedimenti di esperienze e ragionamenti su mostre d’arte e ricordi d’infanzia, quesiti filosofici e barzellette da varietà, mistica del jazz e fine felice della pittura, e sull’eccetera come chiave di lettura dell’esistenza.

Social Art è un discorso fatto al bar di un museo di arte concettuale. Il museo è chiuso per lutto, essendo morta l’arte un’altra volta (e un’altra volta, e un’altra volta). E le opere sono uscite a fare festa. Per strada. Dappertutto. Nella testa.

Potete leggere Social Art dalla prima all’ultima pagina tutto d’un fiato. Oppure vagando tra un frammento e l’altro. Potete scorrere le frasi con gli occhi, riga dopo riga. Oppure usare il monologo di Tom Marioni come un testo teatrale da adattare alle vostre personali situazioni. Non vi mancheranno le circostanze specifiche più varie, pubbliche e private, immaginarie e concrete, a fare da scenografia all’affabulazione di uno degli artisti più innovativi del pensiero contemporaneo.

.EN


Social Art is a long monologue on life and art. A river whose waters mix sediments of experiences and reflections on art exhibitions and childhood memories, philosophical questions and variety show jokes, the mysticism of jazz and the happy ending of painting, and on the “etcetera” as a key to understanding existence.

Social Art is a talk given in the bar of a conceptual art museum. The museum is closed for mourning, as art has died once again (and once again, and once again). And the works have gone out to party. On the streets. Everywhere. In our heads.

You can read Social Art from cover to cover in one sitting. Or you can wander from one fragment to another. You can scan the sentences with your eyes, line by line. Or you can use Tom Marioni’s monologue as a theatrical text to be adapted to your own personal situations. You will not lack for the most varied specific circumstances, public and private, imaginary and concrete, to serve as the backdrop for the storytelling of one of the most innovative artists of contemporary thought.


.IT


Tom Marioni è nato a Cincinnati, in Ohio, e vive da una vita a San Francisco. Legato in vari modi alle vicende del Concettuale di prima generazione, è stato l’ideatore del Museum Of Conceptual Art, nel cui contesto hanno dialogato esperienze artistiche che sono all’origine sia di un filone comportamentale dell’arte nord-americana, e sia di espressioni quali la Sound-Art e l’Arte Relazionale. È artista, curatore ed educatore; e quel che maggiormente lo contraddistingue è il fatto di non aver separato le tre attività della sua ricerca artistica. La sua opera più celebre è The Act of Drinking Beer with Friends is the Highest Form of Art (1970). In essa si trovano intrecciate molte delle tematiche teoriche risolte e irrisolte dell’arte non solo attuale, come i nodi tra arte e vita, tra opera e processo, tra produzione e curatela, tra esposizione e discorso.

.EN


Tom Marioni was born in Cincinnati, Ohio, and lives in San Francisco. Linked in various ways to the events of the first generation of Conceptual Art, he founded the Museum of Conceptual Art, which brought together artistic experiences that gave rise to both a behavioral strand of North American art and expressions such as Sound Art and Relational Art. He is an artist, curator, and educator, and what distinguishes him most is the fact that he has not separated the three activities of his artistic research. His most famous work is The Act of Drinking Beer with Friends is the Highest Form of Art (1970). It intertwines many of the resolved and unresolved theoretical issues of art, not only contemporary art, such as the connections between art and life, between work and process, between production and curation, between exhibition and discourse.


pasqualepolidori.net/deposito-…

image in Tom Marioni's book

#art #arte #Cambiaunavirgola #ClaudiaCloDamiani #ClaudiaDamiani #EdizioniCambiaunavirgola #MicheleZaffarano #PasqualePolidori #SocialArt #TomMarioni

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The other side of the moon # 3: Asia Meridionale, dove l’insurrezione è la regola
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# 2 Ambulatorio Medico Popolare: trent’anni di lotta per la salute
a cura di Gianfranco Pancino

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Diritto penale disuguale, garantismo del privilegio e carcere disumano
di Luigi Ferrajoli

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Costruire il partito della sinistra nel Regno Unito: intervista ad Andrew Murray (2)
di Oliver Eagleton

clan milieu
In ricordo di Giovanna Ferrara. La paura dura a lungo e la rivoluzione è di tutti
di Graziella Durante

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Interni delle carrozze Gran Comfort – Espresso Siena – 4 ottobre 2025


Interni delle carrozze Gran Comfort varie. Maggiormente a salone e una a scompartimenti, oltre alla carrozza ristorante!Espresso Siena - 4 Ottobre 2025

Interni delle carrozze Gran Comfort varie. Maggiormente a salone e una a scompartimenti, oltre alla carrozza ristorante!
Espresso Siena – 4 Ottobre 2025








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treni.creeperiano99.it/tg/1458

treni.creeperiano99.it/2025/10…

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xi edizione del premio di poesia elio pagliarani: sintesi delle informazioni

UNDICESIMA EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE DI POESIA
ELIO PAGLIARANI

Bando e regolamento sono pubblicati sul sito e su fb.La scadenza per l’iscrizione degli autori è il 15 gennaio 2026, ore 12.

tuttte le informazioni agli indirizzi

premionazionaleeliopagliarani.…

e
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chi desidera condividere la notizia può trovarla anche su
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threads: threads.com/@premiopagliarani/…
BlueSky: bsky.app/profile/premiopagliar…
tumblr: t.ly/22nLz

aggiornamenti e comunicati saranno di volta in volta disponibili nella cartella Mega
tinyurl.com/pagliarani26

#AssociazioneLetterariaPremioNazionaleElioPagliarani #BandoDelPremio #bandoDelPremioPagliarani #BibliotecaPagliarani #CentroStudiEBibliotecaSullaPoesiaContemporanea #CentroStudiElioPagliarani #poesiaEdita #poesiaInedita #premioAllaCarriera #PremioNazionaleElioPagliarani #PremioPagliarani #RegolamentoDelPremio #regolamentoDelPremioPagliarani


sono aperte le iscrizioni all’undicesima edizione del premio di poesia elio pagliarani


logo Premio Pagliarani

XI edizione del Premio nazionale di poesia
Elio Pagliarani, 2025-2026


GIÀ DA ORA È POSSIBILE ISCRIVERSI ALL’UNDICESIMA EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE DI POESIA ELIO PAGLIARANI. Bando e Regolamento sono pubblicati sul sito e su fb.
La scadenza per l’ iscrizione degli autori è il 15 gennaio 2026, ore 12.


qui il Bando

qui il Regolamento

qui la Dichiarazione di accettazione

§

estratto dal bando di concorso:

articoli fondamentali del bando di concorso Premio di poesia Elio Pagliarani
cliccare per ingrandire

estratto dal regolamento:

estratto dal regolamento del Premio Nazionale di poesia Elio Pagliarani, XI edizione, 2025-26
cliccare per ingrandire

#AssociazioneLetterariaPremioNazionaleElioPagliarani #BandoDelPremio #bandoDelPremioPagliarani #BibliotecaPagliarani #CentroStudiEBibliotecaSullaPoesiaContemporanea #CentroStudiElioPagliarani #poesiaEdita #poesiaInedita #premioAllaCarriera #PremioNazionaleElioPagliarani #PremioPagliarani #RegolamentoDelPremio #regolamentoDelPremioPagliarani


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I due fratelli scelgono lo schieramento partigiano di Barbato


Ormai è il 1939 e subito dopo la sua [di Felice Luigi Burdino] laurea scoppia la Seconda Guerra Mondiale: con un suo amico decide di arruolarsi nel comando di aviazione, viene immediatamente preso e da qui inizia la sua carriera militare. Dopo un anno a Perugia decide di tornare a Pinerolo. Per un anno insegna greco e latino al Liceo Classo G.F. Porporato, ma poi viene chiamato negli alpini, frequenta il corso e nel 1942 assume il titolo di “tenente”. Dopo aver affrontato varie vicissitudini, l’8 di settembre si trova vicino a Pergine, una cittadina in provincia di Trento, al comando del plotone di collegamento della città: lì come altrove, al momento del comunicato di Badoglio scoppia il caos e nessuno sa cosa sia meglio fare. Il giorno successivo, un’azione intrapresa dai tedeschi in città mette paura, ma gli uomini di Burdino attendono i suoi ordini e nessuno scappa prima di avere da lui il via libera. La sera del 9 settembre li lascia andare, scende in paese e il giorno successivo decide di rientrare a Pinerolo. A casa, due giorni dopo il suo arrivo, torna anche il fratello: insieme decidono di schierarsi dalla parte dei partigiani e, tra le diverse possibilità, scelgono lo schieramento di Barbato [Pompeo Colajanni]. I due fratelli vengono subito arruolati dal comandante, che è ben felice di aver acquisito due membri del loro calibro. Immediatamente i fratelli Burdino assumono il nome di battaglia di “Fratelli Balestrieri I e II” e così comincia la loro esperienza tra i partigiani.
“È stato Barbato, fin dal primo incontro che mi ha praticamente presentato questo nome di battaglia. Lui diceva “Ballistrieri, che doveva essere, io però non ho mai trovato questo dato, uno dei luogotenenti di Nicola Barbato che aveva diretto la rivolta dei fasci siciliani. Ora, Ballistrieri non mi piaceva: siccome c’era un famoso alpinista che io avevo visto una volta o due e si chiamava Balestrieri, allora io l’ho modificato e sono stato registrato come Franco Balestrieri. Senza contare poi che “Balestrieri” è anche quella spada con la balestra e quindi mi riportava a epoche precedenti. Io ho preso anche un nome nuovo, Franco: d’altra parte F. B. significava Felice Burdino, Franco Balestrieri. Nulla era lasciato al caso” <117.
Fin dai primi giorni si manifestano subito in modo evidente i motivi che spingono Barbato ad essere felice dell’arruolamento di Balestrieri, il quale si presenta come un uomo carismatico, intelligente, autorevole e dotato di un grande spirito di iniziativa. Proprio queste sue caratteristiche lo portano ad essere sia il protagonista delle principali azioni compiute dai partigiani in pianura <118 sia uno dei comandanti più rispettati e temuti di tutti i venti mesi di Resistenza. In poche parole, Balestrieri è un vero uomo d’azione, uno di quei comandanti che scendono in battaglia per primi e si ritirano per ultimi.
Bellissime sono le parole con cui lo ricorda Leletta: “Ci sono partigiani che fanno la guerra per forza, per non essere impacchettati dai tedeschi, altri che la fanno per un ideale, certi ancora combattono per dovere: Balestrieri è forse l’unico che fa la guerra con passione, per amore della giustizia” <119.
Proprio l’amore per la giustizia è l’elemento che lo stesso Balestrieri indica come una delle motivazioni principali che ha spinto gli uomini a schierarsi dalla parte dei partigiani: “In questi Venti Mesi queste creature han fatto cose strabilianti, senza mai chiedere niente. Ecco, l’han fatto non per una posizione politica: la maggior parte non sapeva neanche esattamente dov’era la Russia e chi fossero gli Alleati e dov’era il fronte in cui gli alleati combattevano in Italia. L’han fatto per un motivo esclusivamente umano o, se volete salire un po’ più su, diciamo morale. Questa è la moralità. Con una intuizione però importante, che è consistita nel capire chi erano gli uni (tedeschi, fascisti e brigate nere) e chi erano gli altri. E han scelto, non perché la nostra parte si pensava fosse poi vincitrice, ma perché pur qualche volta compiendo una qualche ingiustizia, eravamo un po’ più nella giustizia”. <120
Emblematico, in virtù di questo spirito, è sicuramente l’episodio che si verifica a Torino il 30 aprile 1945, quando ormai i partigiani si sono stabilizzati all’interno del palazzo dei sindacati fascisti da tre giorni. In quei giorni, uno dei loro camion diretto in Val Luserna però si era scontrato con la divisione di alpini tedeschi, a cui si era aggiunto in precedenza anche un gruppo di brigatisti neri. I partigiani perdono lo scontro a causa della notevole inferiorità numerica, ma poco dopo i brigatisti vengono catturati e il comando decide per la loro fucilazione. Con la durezza della sua voce Balestrieri riesce a placare la rivolta che intanto si verifica al palazzo, ma decide di non assistere all’esecuzione: egli è un combattente, non un boia <121. Con questa decisione termina la sua partecipazione alla Resistenza: il suo operato tra i partigiani viene ripagato con il titolo di cittadino onorario dei comuni di Bagnolo Piemonte e Barge, con una medaglia d’argento al valore militare e con il bellissimo ricordo che hanno di lui tutti gli altri partigiani.
Subito dopo la Guerra torna ad occuparsi delle sue due grandi passioni: l’alpinismo e l’insegnamento. Per quarant’anni, insegnando greco e latino, entra continuamente in contatto con le nuove generazioni e così ha la possibilità di educare i giovani all’importanza della memoria. L’aspetto che più colpisce della sua testimonianza è sicuramente la protezione che pone di fronte a quelli che sono i suoi ricordi: non sottolinea mai le sue gesta in maniera eccessiva, non enfatizza il dolore di alcuni momenti, non pone in risalto le morti degli uomini, ma racconta con rispetto, schiettezza e sincerità la sua Lotta di Liberazione. Ovviamente, quando decide di schierarsi con Barbato non è felice dei mesi che lo attendono, ma sceglie di partecipare alla Guerra senza esitazione, perché, in quel momento, quella è la decisione giusta da prendere. Per questo è possibile affermare con certezza che, qualora la vita gli avesse di nuovo offerto la possibilità di scegliere, egli avrebbe sicuramente deciso di combattere ancora in nome della giustizia.

[NOTE]117 Stralcio della testimonianza rilasciata da Felice Luigi Burdino a Francesco Perrone il 4 novembre 2002. La trascrizione completa dell’intervento è riportata in appendice.
118 In questo caso si fa riferimento alle azioni compiute sul campo di aviazione di Murello, svoltesi tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre del 1943, e alla giornata del 20 dicembre 1943 a Cavour.
119 D’ISOLA, Quaderni nascosti. Cronache di una giovane partigiana, 2013, p. 110
120 Stralcio della testimonianza rilasciata da Felice Luigi Burdino a Francesco Perrone il 4 novembre 2002. La trascrizione completa dell’intervento è riportata in appendice.
121 BURDINO, Diario Partigiano, 2005.
Giulia Beltramo, Tra architettura e memoria. Il progetto di un museo diffuso per le terre della Resistenza in bassa valle Po e in valle Infernotto. Volume I, Tesi di laurea, Politecnico di Torino, Anno accademico 2017-2018

#1943 #1944 #1945 #BalestrieriI #Barbato #fascisti #FeliceLuigiBurdino #GiuliaBeltramo #guerra #LelettaDIsola #partigiani #Piemonte #PineroloTO_ #PompeoColajanni #Resistenza #tedeschi #Torino


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I partigiani coinvolti sono costretti a ripiegare verso il confine ligure


Fino alla metà di ottobre, il CLNRP [Comitato di Liberazione Nazionale Regione Piemonte] agisce nella convinzione di un attraversamento della linea Gotica da parte delle truppe alleate. Le scelte compiute dal Comitato in questo periodo non prevedono rallentamenti nella campagna d’Italia e di Francia, pertanto viene privilegiata l’elaborazione dei piani per l’insurrezione e per il post-liberazione, mettendo invece in secondo piano questioni di natura tattica.
L’arresto dell’avanzata alleata nel corso dell’autunno rimette in discussione tutta la strategia del CLNRP e del Comitato militare. Sul piano locale della lotta, l’allontanamento della prospettiva di una rapida fine del conflitto produce un calo dell’attività e dell’efficienza del partigianato, anche in conseguenza di un calo del numero di lanci effettuati dagli alleati. <332 Il cambiamento delle strategie militari alleate costringe i Comitati di liberazione a rivedere le proprie disposizioni. In primo luogo viene adeguato il piano di insurrezione nazionale (Piano E 27), ❤❤❤ e si discute inoltre la possibilità di mandare a casa i partigiani in grado di farlo. <334 Tale esigenza sembrerebbe determinata anche dal fatto che da agosto i soldi della cassa della IV armata sono terminati. Nonostante le vane «indagini per rintracciare un misterioso residuo della cassa», <335 i soldi a disposizione del CLNRP sono finiti. Il governo di Roma inoltre, non sembra dare corso alle sue assicurazioni sul finanziamento della guerra partigiana nel Nord, mentre il CLNAI non riesce a distribuire abbastanza fondi per mantenere in vita formazioni divenute molto numerose. L’unico modo che resta al comitato di Torino per ricevere finanziamenti è richiederli direttamente agli alleati in Svizzera. Qui, rappresentanti del comitato tentano di ottenere «degli anticipi sulla quota che l’accordo tra la missione Parri e gli alleati aveva assegnato al Piemonte (60 milioni)». <336 Ma questa iniziativa fallisce e Torino viene pure richiamato dal CLNAI per “l’autonomismo finanziario” dimostrato.
A dare un ulteriore colpo al movimento è l’annuncio del generale Alexander, che il 13 novembre invita i partigiani italiani a tornare presso le proprie case, a nascondersi e a ritornare a combattere in primavera. <337 Un’iniziativa che, al di là dei giudizi politici che se ne possono trarre, dimostra una scarsa conoscenza delle idee e dei progetti del partigianato nel nord Italia, il quale avrebbe preferito sentire da parte del comandante alleato nel Mediterraneo un incitamento alla lotta piuttosto che un invito che ai più sembrava un tentativo di depotenziare la forza del movimento.
A Torino intanto si trova una soluzione temporanea ai problemi finanziari, autorizzando i comandi delle brigate ad applicare la “tassazione partigiana” soprattutto agli enti più facoltosi e benestanti, un via libera che in realtà i comandanti avevano già ricevuto dal CMRP [Comitato Militare Regione Piemonte] il 18 dicembre, in una circolare in cui inoltre si invitava alla «massima sobrietà di vita in modo da evitare il gravame sulla popolazione civile per quanto concerne [le] contribuzioni», a utilizzare le risorse del nemico «con l’attacco ai depositi, ai magazzini e convogli». <338
In tutta la provincia di Cuneo intanto, le brigate che avevano occupato le pianure e le vallate alpine sono costrette a ritirarsi verso le zone più montuose o addirittura a cambiare territorio a causa dei rastrellamenti dell’autunno. Per tutto il mese di novembre, i principali comandi autonomi e garibaldini della zona vengono presi d’assalto e subiscono forti rastrellamenti. Vengono colpiti Castellino, Torresina e Pedaggera; poi Bossolasco, Mombarcaro, Castino, Cortemilia e infine Cravenzana, Bergolo, Levici. I reparti coinvolti sono costretti a ripiegare verso il confine ligure, mentre altre formazioni, forzando il blocco nemico, ritornano su Dogliani, Farigliano, Carrù. <339
Ma si tratta di un momento critico per tutto il basso Piemonte. <340 Altri rastrellamenti, tra il 17 e il 29 novembre, portano alla caduta del comando GL di Cuneo. <341 Se questi subiscono un grave colpo, la situazione non è meno grave per gli autonomi di “Mauri”, che vengono completamente sbandati e messi fuori gioco per diverse settimane. <342 A dicembre, il comitato politico perde diversi dei suoi uomini, tra cui “Duccio” Galimberti, <343 mentre dal fronte francese giunge notizia dell’ultima grande vittoria delle truppe tedesche sugli alleati.
Nonostante le sconfitte sul piano militare, gli organi centrali in accordo con quelli periferici cercano di creare comandi unici di zona, che riuniscano tutte le formazioni di un determinato territorio e coordinino la strategia generale di guerra in previsione della futura insurrezione. In provincia di Cuneo si progetta la creazione di almeno due comandi: quello della V zona, Cuneo, e quello della VI, Monregalese-Langhe.
Lasciando al terzo capitolo la discussione relativa alla costituzione del comando della VI zona, qui ci limitiamo a dire che mentre il comando di Cuneo venne costituito in novembre, <344 per quello delle Langhe bisognerà attendere la fine di marzo ’45.

[NOTE]332 A fine ottobre, il comando supremo alleato decide di dare alla resistenza jugoslava la priorità nei lanci di armi e materiale, «togliendo di conseguenza risorse al fronte italiano», in T. Piffer, Gli Alleati e la Resistenza, cit., pp. 164-5. Dalla tabella n. 2 riportata a p. 330 emerge la drastica riduzione di tonnellaggio lanciato dagli alleati nel mese di ottobre rispetto ai mesi precedenti. Si passa infatti da 252 a 99 t. di materiale lanciato, cioè il 10 % rispetto a quello richiesto dal XV corpo d’armata che si occupava delle operazioni di rifornimento.
333 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 163
334 Ipotesi che verrà rigettata all’interno dei comandi partigiani e dal PCI all’interno del CLNRP. In una circolare del 2 dicembre 44 il CG per l’Italia occupata comunicava infine la non accettazione del proclama di Alexander; si veda M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 168
335 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 164
336 Ibidem
337 Ivi, p. 167; vedi anche “Il proclama di Alexander e l’atteggiamento della Resistenza all’inizio dell’inverno 44-45”, Il movimento di liberazione in Italia, sett. 53. Sul significato del proclama e sull’effetto che ebbe sul morale dei partigiani si veda anche T. Piffer, Gli Alleati e la Resistenza, cit., pp. 182-3.
338 “Finanziamento delle formazioni”, CMRP ai Comandi della Formazioni, al CLNRP, ai Comandi di zona, 18.12.44, in AISRP, C 14 d
339 “Notizie sull’attività svolta dalle divisioni in seguito al rastrellamento dei giorni 13 e seguenti u.s.”, CVL – 1° GDA al comando delle Formazioni Autonome, Sott. Ten. “Gigino”, 5.12.44, in AISRP, B 45 b
340 Si vedano “Relazione fatti d’arme” in AISRP, C 14 b, 7 e M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., pp. 170-11
341 “Relazione del commissario politico del Comando Piemonte delle Formazioni ‘Giustizia e Libertà’”, 31.12.44 in AISRP, B 29 c
342 Ne danno testimonianza anche documenti di altre formazioni tra cui uno dei GL: “Carissimi”, Lettera di “Leo”, 18.1.44 [45] in AISRP, C 37 III c
343 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 172
344 “Costituzione del Comando Va zona” CMRP ai comandi Va zona, I e II divisione alpina GL, III divisione Alpi, I divisione Garibaldi, ai CLN di Cuneo, Mondovì, Fossano, Saluzzo, 14.11.44 in AISRP, Fondo Bogliolo, B AUT/mb fasc. 1 m, 7. Esso comprende I e II divisione alpina GL, III divisione Alpi, I divisione Garibaldi e i CLN di Alba, di Mondovì, di Fossano e di Saluzzo. A capo venivano posti “Ettore” (GL) come Comandante, “Dino” (Autonome) e “Pietro” (Garibaldi) come Commissari.
Giampaolo De Luca, Partigiani delle Langhe. Culture di banda e rapporti tra formazioni nella VI zona operativa piemontese, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013

#1944 #Alexander #alleati #annuncio #CarrùCN_ #CLN #CortemiliaCN_ #Cuneo #fascisti #GiampaoloDeLuca #guerra #lanci #Langhe #Liguria #novembre #ottobre #partigiani #Piemonte #provincia #Resistenza #tedeschi


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domani, lunedì 6 ottobre: “stiamo sprecando internet” alla ‘finestra’: l’autore antonio pavolini in dialogo con antonio syxty


open.spotify.com/show/7onZatZD…

#AntonioPavolini #audio #Cesati #dialogo #FrancoCesatiEditore #internet #intervista #LaFinestraDiAntonioSyxty #podcast #presentazione #rete #social #StiamoSprecandoInternet #web

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“China’s Low Energy Rat Girls – Who and What are They?” — “Le Ragazze-Ratto a Bassa Energia Cinesi – Chi e Cosa sono?”


youtube.com/watch?v=pLLG9OGg3U…

È davvero lollissimo stasera, che ho scoperto che persino il girlrotting è sfuggito così tanto di mano che in Cina sarebbe diventato una moda… Ma non nel senso solito per cui è bello e divertente e fa figo e allora se ne parla e si ride come faccio io, bensì proprio all’ennesima potenza per cui delle cosiddette ragazze-ratto (non ragazze-gatto eh, e già qui capiamo il tenore della cosa…) fanno di ciò il proprio stile di vita assoluto, assicurandosi e certificando che i soli momenti posseduti e vissuti nelle proprie giornate siano esattamente quelli di marcituraPubblicando video delle proprie giornate in cui non fanno niente, con a schermo gli orari, o in certi casi, a quanto dice il tizio, pure facendo dirette streaming… 🤩

Sarebbe qualcosa che, per quanto mi riguarda, approverei istantaneamente, ma… dove pare esserci il bello, c’è in realtà sempre la puzza, e questa scoperta non fa eccezione. Posso infatti abbattere tutte le belle vibe costruite col paragrafo precedente semplicemente dicendo che, come suggerisce il tizio del canale… molti video sono probabilmente falsi — con alcuni in cui la luce non risulta nemmeno ben coincidente con gli orari mostrati, che può essere un buon indicatore di menzogna — e le dirette, per quanto invece probabilmente legittime, lo sono solo per un motivo: questi ratti hanno i soldi. 💔

Ehh, purtroppo con le cose che si imparano su Internet non si può mai davvero godere, e dispiace in primis a me. Più precisamente, da un lato queste ratte si possono evidentemente permettere di avere davvero un simile stile di vita solo perché hanno i soldi, quindi non devono andare a lavorare (…o, forse, sono semplicemente parcheggiate all’università come me, però io durante le mie giornate non è che marcisco così pesantemente…), oppure, cosa che direi ancora peggiore, avranno ottenuto i soldi proprio creando questo tipo di contenuti (con le piattaforme ma temo anche donazioni)… che, oggettivamente, a parte il gran ridere, sono l’assoluto nullaquasi peggio dei post che scrivo io quando rotto. E non so a questo punto cosa dire… ma il girlrotting che diventa business è praticamente un controsenso, quindi non mi pare bellissimo; marcite tutti, se lo volete, ma fatelo dal profondo del cuore!!! 👅

#china #Cina #girlrotting #LayingFlat #RatGirls

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Eccoci con l’Espresso Siena, che si è svolto oggi 4 ottobre 2025!


Eccoci con l'Espresso Siena, che si è svolto oggi 4 ottobre 2025! In arrivo a breve anche il video integrale dell'arrivo con E402 in livrea Treni Turistici Italiani a Grosseto (Peccato che non ci sia stata la E656 o E444R ma va bene lo stesso!), il viaggi

Eccoci con l’Espresso Siena, che si è svolto oggi 4 ottobre 2025!

In arrivo a breve anche il video integrale dell’arrivo con E402 in livrea Treni Turistici Italiani a Grosseto (Peccato che non ci sia stata la E656 o E444R ma va bene lo stesso!), il viaggio e manovre varie nella stazione di Siena. E qualche short.

Si inizia intanto con le due D445 che ci accompagneranno nel viaggio. In doppia in testa. La E402.172 TTI lasciata nella stazione di Grosseto e un assaggio del convoglio.

La composizione carrozze è la seguente:
50 83 18-98 524-1
• 50 83 18-98 534-0
• 61 83 88-90 999-5
• 50 83 18-98 176-0 I-TI
• 50 83 18-98 531-6
• 50 83 18-98 548-0

Post su telegram

treni.creeperiano99.it/2025/10…

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Giuseppe Vita D

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Un thriller noir che vi farà rimanere senza fiato

Giuseppe Vita

”D”

Thriller noir

stampato a giugno 2025

pp 210

Recensione del libro “D” di Giuseppe Vita


Un thriller che intreccia storia, mistero e indagine psicologica

La trama Storica dietro al Thirller


Il borgo di Castroantico diventa il cuore pulsante di un intreccio che attraversa i secoli. Nel 1548, l’invasione turca sconvolge la vita di una comunità apparentemente tranquilla. Pochi anni dopo, nel 1552, un nuovo attacco viene respinto da misteriosi monaci, custodi di un segreto che rimane sospeso nel tempo.

Un po’ di curiosità storiche prima della recensione


La narrazione di Giuseppe Vita trae spunto da fatti realmente accaduti. Nella metà del Cinquecento, il Cilento fu più volte minacciato dalle incursioni ottomane. Nel 1548, flotte turche colpirono le coste pugliesi seminando distruzione, saccheggi e deportazioni. Questi eventi generarono un clima di paura diffuso, che spinse molte comunità a rafforzare mura, torri costiere e sistemi difensivi.
Nel 1552, un nuovo assalto mise nuovamente alla prova i borghi della zona. La tradizione locale tramanda storie di resistenza e di interventi “provvidenziali”, spesso attribuiti a figure religiose o monastiche, come nel caso di Castroantico. È su questa suggestiva commistione di storia e leggenda che si innesta il romanzo “D”.

Il presente oscuro


Nel 2024, Castroantico è di nuovo avvolto dall’oscurità: sette giovani scompaiono e la Chiesa affida le indagini all’ispettore Franco. Uomo tormentato, Franco dovrà affrontare non solo un caso complesso, ma anche le ombre del suo passato. Le sparizioni e le antiche invasioni sembrano intrecciarsi in un unico filo che lega epoche lontane.

Suspense e introspezione


“D” è un thriller/noir dal ritmo serrato, in cui il lettore è costantemente tenuto con il fiato sospeso. La scrittura di Giuseppe Vita alterna colpi di scena, atmosfere cupe e passaggi introspettivi, in cui emerge un interrogativo centrale: fino a che punto il passato condiziona il presente?

Una lettura da non perdere


Con “D”, Giuseppe Vita offre un’opera che unisce intrigo storico, suspense contemporanea e riflessione personale. Un romanzo che si legge in pochi giorni e che accompagna il lettore in un viaggio tra luce e ombra, fede e mistero, vita e memoria.

Trama


In un piccolo borgo del Sud Italia nel XVI secolo orde di corsari distruggono e saccheggiano la costa. Ai giorni nostri la tranquillità dello stesso paese viene sconvolta da 7 misteriose sparizioni. Un ispettore tormentato dal suo recente passato,originario del posto, viene richiamato da un cardinale che si rivela essere il suo padre spirituale. A lui viene affiancato un prete, appartenente ad un ordine sacro, uomo fidato del Cardinale. Entrambi sono chiamati a risolvere il mistero di queste sparizioni. I due protagonisti, opposti ma complementari, saranno affiancati da altri personaggi tutti vicini al Cardinale. La situazione degenera, alcuni spariti vengono trovati morti, in modi atroci quasi spettacolari. È una corsa contro il tempo nella speranza di salvare almeno gli altri ragazzi, ma nulla è scontato. C’è un filo conduttore in tutta la storia è la lettera D. Dietro di essa è celato il mistero.

Biografia


Mi chiamo Giuseppe Vita ed ho 41 anni, sono sposato da 13 anni ed ho un bambino di 5 anni. I miei hobby sono lo sport, ho sempre praticato la canoa fluviale anche come agonista e sono tuttora dirigente societario e delegato per la discesa fluviale per il comitato regionale Campania e Basilicata, amatorialmente ho praticato pugilato e sono un appassionato di boxe. Mi piace anche il calcio e sono un simpatizzante dell’Inter ma guardo con piacere tutti gli sport. Mi piace leggere molto tutti i generi, spaziando dai libri tecnici soprattutto economici ai romanzi ed ai gialli. Sono un estimatore in particolare di Donato Carrisi e Ken Follett, ma ho una vasta libreria. Mi piace molto la musica dal cantautorato classico italiano (De André, De Gregori, Dalla ecc..) ma ho una passione particolare per il rock, sono un grande estimatore dei Guns n’ roses, dei queen, dei Led Zeppelin, della Premiata Forneria Marconi, dei Deep Purple, dei Dream theater ed altri e mi piace molto la chitarra come strumento, ne posseggo due ed ogni tanto “strimpello” con amici. Ho una grande passione per i cani in particolar modo per il pastore tedesco. Ne ho uno che ho voluto inserire sia all’interno del libro “D” come personaggio che sulla quarta di copertina in foto con me. Sono molto attivo in politica per passione, sia nel paese dove sono nato che a livello di partito avendo ricoperto la carica di segretario di circolo per diversi anni. Ho anche questa passione per la scrittura ed a oggi ho pubblicato 2 libri il primo “la questione settentrionale, disparità e disuguaglianze nell’Italia che cambia” Edizioni Kappa 2023 ed ora “D” Una libro giallo Scarenz Editore 2025. Ho difficoltà a stare senza far nulla. Naturalmente tutto questo nel tempo extra lavorativo. Sono impiegato nel settore nautico e turistico.

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Un’analisi liberista del clima in cui si formò il governo Spadolini


Le ragioni dell’avvento della stagione spadoliniana non possono essere pienamente comprese senza analizzare fino in fondo quella che in Italia, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, si presentava come una crisi socioeconomica di vaste proporzioni. L’emergenza politico-istituzionale, infatti, non poteva essere ricondotta soltanto a cause interne allo stesso sistema politico e partitico. Essa constatava anche di uno profondo scollamento tra paese legale e reale e di un’emergenza economico-finanziaria, per i quali il sistema mancava degli strumenti adatti a farne fronte.
Gli anni Settanta, come già accennato, rappresentarono un periodo di grande difficoltà economica per l’Italia. La fine della Golden Age, durante la quale i paesi Occidentali avevano goduto di un forte sviluppo economico, volgeva al termine quando il primo, dei due, lo shock petrolifero del 1973, colpiva nel profondo i sistemi produttivi occidentali. Come mette in luce Piero Craveri, «i paesi occidentali si trovavano sotto una duplice spinta inflazionistica, interna, per la crescita salariale, ed esterna che il mercato ed il sistema monetario internazionale producevano.» <30 In Italia, in particolare, la spinta salariale guidata dai sindacati, di gran lunga più forte che altrove, produsse effetti laceranti sul sistema economico nazionale, che il «non governo» <31 della politica economica non riuscì ad evitare. Cambiarono le premesse economiche che la classe dirigente italiana, se non per pochi economisti e politici «illuminati», non seppe leggere a tempo debito. Fu Ugo La Malfa, in particolare, uno dei pochi a comprendere i rischi a cui il sistema economico nazionale andava incontro negli anni Settanta. Ministro del Tesoro dal 1973 al 1974, egli sarà il più convinto sostenitore di una politica dei redditi volta a porre freno alle incessanti spinte salariali dei sindacati.
Mancava alle forze politiche, in breve, quella volontà statuale e quella visione di lungo termine necessaria a indirizzare la concertazione sindacale verso obiettivi generali ed economicamente sostenibili. Si procedeva, così, alla fine degli anni Settanta, a picchi disastrosi dell’inflazione e ad una vertiginosa crescita del debito pubblico ed estero senza che venissero applicate delle politiche restrittive efficaci, atte a fermare la crisi dilagante.
La solidarietà nazionale, definita da molti una «success story» <32, riuscì tra i suoi obiettivi a diminuire le rivendicazioni sindacali e aumentare la pressione fiscale al fine di diminuire l’alto tasso inflazionistico. Tuttavia, non riuscì a risolvere definitivamente le criticità che attanagliavano il sistema economico nazionale. Non si modificò, infatti, quel governo dell’economia che aveva caratterizzato l’Italia negli anni precedenti: aumento della spesa pubblica, intervento dirigistico e massima dilatazione del welfare, i quali facevano riferimento a risorse scarse e alimentavano, peraltro, aspettative crescenti sulle possibilità del settore pubblico. Il secondo shock petrolifero del 1979, la nuova politica economica statunitense e l’introduzione di un pesante vincolo esterno alla politica monetaria derivante dall’ingresso nel Sistema Monetario Europeo, riportarono il sistema economico italiano in uno stato di profonda crisi.
Gli anni Ottanta si aprivano, dunque, segnati da una crisi istituzionale e morale che rendeva impraticabile, vista anche la vita breve dei governi costituitisi, ogni piano generale di politica economica. La recessione colpiva l’Italia che, rispetto agli altri Paesi industrializzati, non riusciva a percorrere una via coerente di risanamento e stabilizzazione. In un momento di rapida globalizzazione e di accesa competizione internazionale, l’unico vero sforzo di programmazione e di definizione prospettica delle scelte politiche fu quella di Filippo Pandolfi, ministro del Tesoro dal 1978 al 1980, che predispose un piano triennale che prevedeva tra le altre misure, «il blocco dei salari per tre anni, un’ampia restaurazione della mobilità del lavoro, sia all’interno dell’impresa, sia tra i diversi settori, una riduzione della spesa sociale (pensioni e sanità), un aumento dei trasferimenti a favore delle imprese ai fini dell’ammodernamento tecnologico» ❤❤. Mancava ancora, tuttavia, qualsivoglia impostazione di politica dei redditi, necessaria a gestire la difficile congiuntura. Particolarmente rilevante fu il drastico divorzio tra la Banca d’Italia e il Tesoro, deciso dal ministro democristiano Mario Andreatta nel febbraio del 1981. Esso andava nella direzione di conferire maggiori poteri di manovra alla Banca d’Italia in termini di politica monetaria modificandone i presupposti. Per quanto necessaria nel principio, la decisione fu presa in solitaria, aprendo una discrasia istituzionale tra l’azione della Banca d’Italia e la politica economica del governo dovuta alla divergenza di indirizzi e la mancanza di coordinamento. Come sottolinea Craveri «lo scegliere come alternativa quella di modificare le modalità del finanziamento pubblico senza preoccuparsi nel contempo di incidere sui parametri della spesa pubblica era una decisione che implicava evitare scelte politiche di fondo pur necessarie» <34. Mancava, ancora una volta, quella visione univoca e d’insieme necessaria per affrontare i problemi strutturali e le contingenze che indebolivano il sistema economico nazionale.
Accanto alla grave emergenza economica, gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta videro l’esplosione dal traumatico fenomeno del terrorismo. Quella fase costituì un momento di grandi e traumatici mutamenti economici, sociali e culturali. Nel rapporto tra Stato e società, esso rappresentò, sottolinea Pietro Scoppola, «una incrinatura, nella nuova generazione, della fiducia nella democrazia come strumento di composizione dei conflitti e di sviluppo della società civile. È dentro questa incrinatura che trova spazio e consensi una rinascente cultura della violenza» <35. Un fenomeno di cui Nicola Tranfaglia rintraccia le origini nella ribellione del ’68 e più in generale nelle lotte studentesche, operaie e nella difficile situazione economica e finanziaria di quegli anni. Gli effetti di questa alta conflittualità sociale, data la debolezza dei governi e di una classe dirigente che reagì assai peggio che nel resto dell’Occidente, «tendono a prolungarsi nel tempo e a generare problemi di funzionamento delle istituzioni e delle organizzazioni centrali della società» <36. Due agenzie centrali come i partiti e i sindacati, in particolare, non seppero partire da quella crisi per modificare e innovare i propri meccanismi di aggregazione e di rapporto con la società, lasciando via libera, nel tempo e non senza commistioni di alcuni apparati dello Stato con centri di potere extra-istituzionali, all’esplosione drammatica dei movimenti eversivi. Nel dicembre 1969, la strage di piazza Fontana segnava l’inizio della strategia della tensione, di matrice neofascista, la quale si pose l’obiettivo di creare un «un clima che inducesse l’opinione pubblica a isolare la sinistra in quanto nemica della libertà e della civiltà onde poter giocare la carta di una fisiologica svolta a destra o forse, alternativamente, quella del colpo di Stato» <37. Una serie drammatica di azioni terroristiche, tra cui l’attentato di piazza della Loggia e quello del treno Italicus, segnarono l’inizio degli anni Settanta. Il culmine degli episodi di violenza fu raggiunto con il rapimento, e il successivo assassinio di Aldo Moro, tra il marzo e il maggio del 1978, da parte delle Brigate rosse. La linea della fermezza, adottata dal secondo governo di solidarietà nazionale nei confronti dei rapitori di Moro, ebbe il merito di rappresentare una decisa opposizione ad ogni compromesso dello Stato con il terrorismo rosso, che insieme alla reazione morale della società, contribuì in parte al progressivo isolamento delle Brigate rosse. Quella linea tuttavia, rivelò al contempo i grossi limiti politici e operativi della coalizione nella lotta contro un gruppo «non totalmente blindato ad un’operazione di intelligence» <38. Il primo scorcio degli anni Ottanta si aprirà con gli assassinii di Roberto Peci, dell’ingegner Giovanni Taliercio e il sequestro con massacro dell’autista dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, segnando una ripresa del terrorismo <39.
In stretto legame con l’emergenza terroristica tornava centrale il tema della questione morale. La collusione della politica italiana e l’occupazione dello Stato da parte dei partiti, fra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, raggiunse livelli mai toccati in precedenza. Si assisteva ad un fenomeno di lottizzazione politica endemica e ben radicata sul territorio. Questo «feudalesimo di ritorno» <40 vedeva come protagonista principale il partito di maggioranza relativa, la Democrazia Cristiana. Come sottolinea Francesco Malgeri «lentamente, nel corso di questi anni, stava perdendo la sua originaria vocazione sino a diventare partito-apparato e partito-Stato, le cui correnti, dalle amministrazioni locali sino ai vertici del potere, gestivano la vita pubblica attraverso compromissioni con imprese, enti, aziende, pur di ricavare un utile, pur di gestire somme enormi, quasi sotto la tutela di un’immunità garantita a una casta di privilegiati» <41. L’aspetto più preoccupante dell’involuzione del sistema politico e partitico fu la crescita, parallelamente al potere legale, di quella che Giacomo Ascheri definisce una «nuova statualità» <42. I continui scandali che investirono gli anni Settanta e Ottanta, misero in luce la presenza di un vasto sistema di centri di potere alternativi allo Stato democratico, che non potevano non avere un’incidenza sulla natura effettiva dello Stato di diritto, sul funzionamento della pubblica amministrazione e sullo svolgimento degli affari economici. Tra gli scandali principali si ricordano quelli relativi alla figura del banchiere Sindona e il successivo attacco della magistratura romana contro la stretta vigilanza della Banca d’Italia sul Banco Ambrosiano, e soprattutto, ai fini della trattazione, lo scandalo della Loggia massonica Propaganda 2, scoppiato nel 1981. Entrambe le vicende mettevano in luce la presenza di un «complesso affaristico politico e giudiziario» <43 atto a difendere, anche in contrapposizione allo Stato e alla legalità, i propri interessi particolari.

[NOTE]30 P. Craveri, L’arte del non governo, Marsilio, Venezia, 2016, p. 282.
31 Ivi, p. 286.
32 Ivi, p. 316.
33 Ivi, p. 379.
34 Ivi, p. 382.
35 P. Scoppola, «Una crisi politica e istituzionale», in G. De Rosa, G. Monina (a cura di), L’Italia Repubblicana nella crisi degli anni Settanta. Sistema politico e istituzioni, Rubbettino, Soverìa Mannelli, 2003, p. 18.
36 N. Tranfaglia, «Parlamento, partiti e società civile nella crisi repubblicana degli anni Settanta», in G. De Rosa, G. Monina (a cura di), L’Italia Repubblicana nella crisi degli anni Settanta. Sistema politico e istituzioni, Rubbettino, Soverìa Mannelli, 2003, pp. 317-318.
37 F. M. Biscione, «I poteri occulti, la strategia della tensione e la loggia P2», in G. De Rosa, G. Monina (a cura di), L’Italia Repubblicana nella crisi degli anni Settanta. Partiti e organizzazioni di massa, Rubbettino, Soverìa Mannelli, 2003, p. 237.
38 A. Giovagnoli, La Repubblica degli italiani (1946-2016), Editori Laterza, Bari-Roma, 2016, p. 97.
39 G. Ascheri, Giovanni Spadolini. Prima Presidenza Laica, Editalia, Roma, 1988, p. 151.
40 G. Negri, Il quindicennio cruciale (1972-1987), Luna Editrice, Milano-Trento, 1999, p. 50.
41 F. Malgeri, «La Democrazia Cristiana», in G. De Rosa, G. Monina (a cura di), L’Italia Repubblicana nella crisi degli anni Settanta. Partiti e organizzazioni di massa, Rubbettino, Soverìa Mannelli, 2003, p. 54.
42 G. Ascheri, La sfida istituzionale nei governi Spadolini (1981-1982). Chi ha paura della Costituzione?, Nuove Edizioni Vallecchi, Firenze, 1983, p. 5.
43 P. Craveri, L’arte del non governo, Marsilio, Venezia, 2016, p. 336.
Mattia Gatti, Una rilettura dei governi Spadolini nel quadro della crisi del sistema politico italiano, Tesi di Laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno accademico 2018-2019

#BR #crisi #debito #GiovanniSpadolini #governi #inflazione #MattiaGatti #neofascisti #politica #pubblico #redditi #scandali #terrorismo


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L’affidavit di un magistrato a favore di Sindona


L’8 settembre del ’76 Sindona si consegna alla giustizia federale statunitense a seguito del mandato di estradizione in Italia. L’udienza per l’estradizione viene spostata ad altra data, dopo aver versato un deposito di 150 mila dollari in contanti e obbligazioni del Tesoro Sindona viene rilasciato dopo il versamento di una cauzione di tre milioni di dollari. Bordoni viene arrestato il 24 dello stesso mese mentre si trova in Venezuela. Il 13 dicembre Sindona consegna alla Corte federale dei documenti con la sua linea di difesa.
[…] Come tutti i gruppi finanziari Sindona ha partecipato alla nazionalizzazione delle industrie di Stato e in particolare alla nazionalizzazione dell’industria per la produzione di energia elettrica, fatto che l’ambasciatore sottace.
John McCaffery riprende le accuse contro La Malfa <511 e il governo: “Con La Malfa in una posizione chiave al Tesoro e, con i collegamenti politici ed economici che questo implicava, una persona come Sindona, che era apertamente anti-sinistra, che lottava contro il dilagante controllo statale, e che stava rapidamente diventando il principale pilastro italiano dell’iniziativa privata, nazionale e internazionale, era destinata a trovarsi in guai seri. La Malfa non è stato solo nei suoi sforzi per scardinare l’influenza e la reputazione di Sindona nell’ambiente d’affari italiano. Durante i miei rapporti con Sindona sono stato testimone di numerosi attentati in Italia ed all’estero di farlo cadere. Per esempio, Jocelyn Hambro, Presidente della Hambros, la banca inglese, è stato un fedele sostenitore di Sindona ed aveva affidato alla sua banca diversi progetti di Sindona. Durante l’assenza del Presidente, delle banche italiane
orientate verso sinistra andarono negli uffici della Hambros per seminare sfiducia su Sindona e predire disastri per le sue iniziative”.
Il rappresentante degli Hambros non spiega come il gruppo britannico, antivedendo i tempi, si fosse ritirato dal sostegno accordato a causa di manovre di cui non era stato informato chiudendo ogni partecipazione al sistema creato da Sindona. McCaffery legge le conseguenze giudiziarie delle operazioni del gruppo introducendo il tema della persecuzione: “L’azione giudiziaria italiana contro Sindona è sintomatica del deterioramento del paese. E’ triste dover ammettere che la magistratura italiana non è stata capace di evitare la penetrazione della sinistra”.
Questo tema è centrale nell’affidavit di Carmelo Spagnuolo, presidente della quinta sezione della corte di Cassazione <512. La presenza di un Presidente di sezione della più alta corte dell’ordinamento giuridico italiano è indice di quanto la P2 avesse permeato i ranghi più alti del sistema giudiziario italiano. Spagnuolo, fatto inaudito fino a quel momento nella storia giudiziaria italiana, dichiara la sua appartenenza alla massoneria. In qualità di magistrato, su richiesta del Gran Maestro dei massoni (sic) presiede una commissione formata anche da quattro altri membri della Fratellanza di Piazza Gesù per istruire un processo massonico <513 dal quale Sindona sarebbe stato giudicato come innocente. Spagnuolo precisa di avere svolto delle indagini approfondite che portarono alla redazione di un rapporto che va nella direzione opposta di quello redatto dalla Commissione parlamentare. Spagnuolo sostiene che il procedimento giudiziario in corso di svolgimento è viziato per l’assenza di perizie tecniche come sarebbe in uso nei procedimenti di bancarotta: “Finora, sono stati accettati i dati forniti dal liquidatore della Banca Privata Italiana senza un controllo obiettivo degli stessi. Il Magistrato, invece di servirsi di un gruppo di esperti per le perizie tecniche, ha utilizzato sottufficiali della Polizia Tributaria che, sebbene siano esperti in materia di loro spettanza, non hanno la competenza per interpretare complicate transazioni bancarie che sono di difficile interpretazione perché spesso collegate con altre operazioni”.
I dati forniti dal commissario liquidatore, prima che venisse ucciso su mandato di Michele Sindona, mostrano una realtà differente che vede Sindona e i sindaci delle banche come gruppo che lavora al di fuori di qualsiasi regola e prassi bancaria. I dati di Ambrosoli mai sono stati messi in discussone, ma anzi il commissario venne sentito come persona informata dei fatti anche negli States.
Il giudice Spagnuolo analizza gli attacchi contro alcune società del gruppo mostrando grande attenzione nei confronti del tema dell’edilizia popolare <514 e si sbilancia fino a accusare la magistratura di essere influenzata ideologicamente: “Sull’argomento delle tendenze avanzate o sulle idee politiche dei giudici, devo dire che molti magistrati professano ideologie di sinistra, come è stato messo in luce dalla stampa in certe occasioni. Esistono vari gruppi con opinioni politiche differenti. La stampa ha ripetutamente menzionato, e gli organi forensi hanno lamentato, che un giudice che professi ideologie di sinistra è in contraddizione con lo spirito e la funzione tipica del giudice ed il suo ruolo di imparzialità. Queste tendenze ideologiche sono diventate sempre più evidenti durante l’elezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. […] Vorrei dire che le correnti esistenti nella Magistratura sono le seguenti: Unione Magistrati, magistrati Indipendenti, Magistrati Democratici, Impegno Costituzionale, Terzo Potere Bianco, Terzo potere Nero” <515.
Spagnuolo conclude parlando dell’omicidio di Francesco Coco, ucciso dalle Brigate Rosse, e di Vittorio Occorsio ucciso dal terrorismo di destra mentre si occupava dei legami tra massoneria ed estrema destra.
La posizione del giudice trova la sua spiegazione negli ideali professati da Licio Gelli che dichiara alla Corte federale di essere a capo della Loggia Massonica P2 <516. Gelli coniuga la direzione di una loggia con la sua personale lotta politica anticomunista. Sindona è oggetto di continui attacchi della stampa di sinistra. L’affidavit si conclude dipingendo una situazione che “ha raggiunto un livello molto basso a causa dell’infiltrazione della sinistra”. Se tornasse in Italia Sindona non verrebbe giudicato imparzialmente e la sua vita sarebbe in pericolo. La preoccupazione di Gelli in merito all’estradizione viene frustrata due anni dopo quando viene scoperto il finto rapimento [nel 1979] di Sindona che pregiudica irrimediabilmente la sua credibilità negli States e nella Corte Federale nel quale si sta celebrando il suo processo.

[NOTE]511 Affidavit di John Mac Caffery, ibidem, p. 153. Per un profilo del personaggio si rimanda al capitolo primo.
512 Per avvalorare il suo affidavit Spagnuolo ricostruisce la sua carriera e riporta di essere stato giudice nella Corte di Appello e Pubblico Accusatore aggiunto a Milano dal 1947. Giudice della Corte Suprema e Pubblico Accusatore Capo a Milano dal ’57 al ’65. Procuratore Generale della Corte di Appello di Trieste dal gennaio del ’65. Procuratore Generale della Corte di Appello di Genova. Dal 17 febbraio 1971, Procuratore Generale della Corte di appello di Roma. Dal 2 luglio 1974 presidente della quinta sezione della Corte Suprema. In Affidavit Spagnuolo, ibidem, pag. 138 ssg.
513 Gli atti di tale processo non sono consultabili per via del segreto massonico.
514 Spagnuolo cita la Società Generale Immobiliare ma non precisa che la Società (il pacco di controllo) fu ceduta dalla Santa Sede a Sindona. Nel progetto del banchiere la società sarebbe stata nominalmente una società immobiliare ma di fatto avrebbe svolto le mansioni di una banca d’affari. La Generale Immobiliare entra nelle cronache a causa dell’inchiesta giornalistica di Cancogni che svela quali intrecci fossero nascosti dietro la gestione delle lottizzazioni per edilizia popolare e la destra romana della Democrazia Cristiana. Cfr. supra cap. 4
515 Come specifica il magistrato i primi due gruppi, “sebbene considerati di destra, rappresentano in realtà correnti che professano la corretta ideologia del magistrato e sono contrari al coinvolgimento politico da parte della Magistratura. Gli altri quattro gruppi aderiscono a ideologie di sinistra”. Spagnuolo identifica l’appartenenza alle correnti di destra della magistratura italiana come indice di correttezza ribadendo la sua posizione in chiave anticomunista.
516 Affidavit di Licio Gelli, ibidem, p. 133-136.
Ottavio D’Addea, Michele Sindona e l’economia italiana, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, 2016

#1976 #1979 #affidavit #anticomunismo #CarmeloSpagnuolo #Cassazione #LicioGelli #Loggia #magistrato #massoneria #MicheleSindona #OttavioDAddea #P2


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oggi, 4 ottobre, a roma: manifestazione nazionale per gaza. rompere ogni rapporto con lo stato genocida di israele


4 OTTOBREManifestazione Nazionale: rompere ogni rapporto con lo stato genocida di Israele.

Il 22 settembre abbiamo fermato il Paese con lo sciopero generale, gridando basta al genocidio del popolo palestinese, basta alla complicità del nostro governo, basta all’economia di guerra che devasta i territori, precarizza le vite e trasforma ogni fabbrica in un ingranaggio del profitto militare.

Poi siamo scesi nei porti, a Genova, Livorno, Ravenna, Taranto, Trieste, bloccando le navi israeliane, rifiutando che i nostri scali diventino complici del massacro, impedendo che le nostre mani carichino armi e morte.

Ora, questo mare di mani, di piazze, di lotte, di resistenza, si muove verso Roma.
Il 4 ottobre (incontro alle 14:30 a Porta San Paolo) sarà una manifestazione enorme, popolare, determinata.
Un’ondata che unisce la solidarietà alla Palestina, la difesa dei lavoratori, la lotta contro la guerra e per una giustizia sociale e internazionale.

Perché chi lotta in Palestina per la libertà lotta anche per noi.
Perché chi costruisce pace lo fa nei porti, nelle fabbriche, nelle strade, nelle piazze.
Perché questo mare in tempesta è il nostro popolo in cammino.

OGGI, 4 ottobre, Roma è la capitale della resistenza, sempre con la Palestina nel cuore.

#bambini #children #colonialism #corteo #Flotilla #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #manifestazione #manifestazioneNazionale #massacri #Palestina #Palestine #PortaSanPaolo #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #SumudFlotilla #USB #warcrimes #zionism

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Palestina, dalle nuove generazioni una lezione di coraggio e speranza


Un corteo enorme ha attraversato nuovamente le vie di Catania a sostegno della causa palestinese e della Flotilla, promosso da Cgil, Cobas, Usb, con la partecipazione di 8–10 mila persone tra studenti, insegnanti, avvocati, famiglie, associazioni, imprenditori, lavoratori. La manifestazione, partita dal porto e diretta verso piazza Castello Ursino, ha mostrato un sostegno trasversale.

Un […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/10/04/pale…

#CGIL #Cobas #Gaza #manifestazioneDiSolidarietà #Palestina #USB

Questa voce è stata modificata (3 settimane fa)

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the little HASAN


the little Hasan

video.wordpress.com/embed/gxpr…

src: instagram.com/reel/DOrPABBk_c8

Hassan was killed because of occupation’s siege which prohibited him from leaving Gaza for treatment. Journalist @samer.alboji shares footage of meeting the baby at the hospital with @moaz_abutaha who was also murdered by the occupation.

Videos: @samer.alboji @moaz_abutaha
@wearthepeace


#Hasan #Gaza #genocide #genocidio #Palestine #Palestina #warcrimes #sionismo #zionism #starvingpeople #starvingcivilians #iof #idf #colonialism #sionisti #izrahell #israelterroriststate #invasion #israelcriminalstate #israelestatocriminale #children #bambini #massacri #deportazione #concentramento #famearmadiguerra #killedchildren #childrenkilledbyisrael

#bambini #children #childrenkilledbyisrael #colonialism #concentramento #deportazione #famearmadiguerra #Gaza #genocide #genocidio #Hasan #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #isrealhell #izrahell #killedchildren #massacri #Palestina #Palestine #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #zionism

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oggi, 4 ottobre, a roma, convegno di studi: a cento anni dal ‘non mollare’


Federazione Italiana Associazioni Partigiane
Via S. Francesco di Sales 5, Roma

Convegno di Studi
” … a cento anni dal NON MOLLARE”
Roma

4 ottobre 2025
ore 15:30 – 19:30

Inizio lavori

ore 15.30
Saluti istituzionali

Luca Aniasi
(Presidente FIAP)

Bianca Cimiotta Lami
(Vicepresidente FIAP)

Matteo Stefanori
(Casa della Memoria e della Storia, Roma)

Introduce e presiede
Andrea Ricciardi
(FIAP e Fondazione Rossi-Salvemini)

*

Intervengono

Sergio Bucchi (Università La Sapienza, Roma)
Salvemini, l’Italia liberale e la democrazia

Antonella Braga (Fondazione Rossi-Salvemini)
Tre riviste libere: “Rivoluzione liberale”, “IlCaffè”, “Non Mollare”

Fabio Vander (Senato della Repubblica)
I comunisti e il “Non Mollare”

Mimmo Franzinelli (Fondazione Rossi-Salvemini)
Il “Non Mollare” contro le fake-news di Regime

ore 17.30
Chille de la balanza
“Non Mollare”. Interviste impossibili

ore18.00
Tavola rotonda
“Non mollare”: la libertà di stampa tra ieri e oggi

Introduce e presiede
Andrea Ricciardi
(FIAP e Fondazione Rossi-Salvemini)

Intervengono
Roberta Carlini (Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Eric Jozsef (“Libération”)
Enzo Marzo (“Critica Liberale”)

___

Federazione Italiana
Associazioni Partigiane.
Via S. Francesco di Sales 5, Roma

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili in sala
L’iniziativa verrà trasmessa in diretta streaming sulla Pagina Facebook della FIAP: facebook.com/FIAPItalia

#AndreaRicciardi #antifascismo #AntonellaBraga #BiancaCimiottaLami #comunisti #CriticaLiberale #EnzoMarzo #EricJozsef #FabioVander #FederazioneItalianaAssociazioniPartigiane #Fiap #FondazioneRossiSalvemini #GaetanoSalvemini #IlCaffè #IstitutoUniversitarioEuropeo #lItaliaLiberale #Libération #libertàDiStampa #LucaAniasi #MatteoStefanori #MimmoFranzinelli #NonMollare #rivista #RivoluzioneLiberale #RobertaCarlini #Salvemini #SergioBucchi #UniversitàLaSapienza

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casini palestrinesi e la rogna del popolo quando puzza di niente o di tutto


La giornata d’oggi è andata tutto ok, per me, senza incidenti costosi… motivo per cui è proprio il momento perfetto per fare la democristiana — come al solito, ma pericolosamente più del solito; si prega di godere a riguardo — parlando circa la più attuale attualità che ha visto il più sventurato resto del nostro paese (o del mondo?) oggi… perché non riesco a capire tutta l’ultima questione a proposito dello sciopero per la Palestina; nel senso che pure stavolta non si riesce ad essere non dico d’accordo tra le parti, ma a stare un minimo tranquilli… 😓

Con lo sciopero di settembre già avevo sentito rogne, ma tutto sommato niente di ché; hanno fatto cose non buone in 1 sola città (il tugurio che già è Milano… quindi in realtà niente di valore fu perduto), e ovviamente i governanti hanno strumentalizzato la cosa, e le pecore che gli vanno appresso hanno quindi urlato… ma per il resto andò tutto bene e poca gente si è lamentata (almeno, su Internet ho visto meno cose cringe, poi boh). Con quello di oggi, però veramente ho letto cose… da un lato troppi cortei disordinati e sfocianti comunque in un dato livello di violenza, dall’altro gente “alternativa”, “contro il pensiero unico” che fa tutta l’indignata ed insulta o augura il male a chi supporta lo sciopero, e di risposta quelli della prima categoria che fanno lo stesso indietro a loro… che schifo. 💔

Se devo essere sincera e dire la mia precisamentepiù o meno, perché su tutta la storia ho idee che non si assimilano né al mainstream né ai complottari malefici di cui sopra, e servirebbe un post solo per spiegarle bene, quindi evito ora (…ma, se qualcuno proprio ci tiene, si può presentare di fronte casa mia e andiamo al bar; e, ovviamente, il caffé mi deve essere offerto, quindi astenersi poveri) — questo sciopero non mi sta super a genio… perché, per quanto Israele non mi stia per niente simpatico, neanche certe cose palestinesi le trovo buone… però, capisco e non critico, e anzi farei i complimenti a chi partecipa, perché comunque dietro c’è un’idea di bene e pace (magari poco pensata, ma oggettivamente c’è)… Non è che, visto che le premesse secondo me sono fallate, allora ho il diritto morale di dire le cose brutte. 🙄

…Certo, al contempo non mi piace per niente se, da idee apprezzabili, ci si fa trasportare troppo di lato e si finisce per fare il disastro, e si usa quindi la forza, come stavolta invece è successo in diverse città; qui “da me”, per dire, hanno provato a forzare il blocco anti-blocco della polizia (…non si dice così, ma ci siamo capiti) al porto, che non è buono… così come non è buono che la polizia abbia risposto a sua volta con la violenza fisica, contro anche dei minorenni… ma a cosa mai può portare la violenza se non ad altra violenza? Stop violenza, porca troia. Stop violenza qui da noi e, ovviamente — lo auspico ogni volta che mi ricordo, quindi da diverse volte al giorno a quantomeno svariate volte alla settimana — stop violenza in medio oriente, ma stop violenza sempre e ovunque, che non ce la faccio più a vivere sapendo queste cose. 😭

…Ah, e stop anche ignavismo; c’è tanta gente che all’apparenza sarebbe simile a me in questi pensieri, ma in realtà semplicemente non se ne frega proprio… e anche questo, per me, non è buono affatto, perché non bisogna mai chiudere gli occhi ai mali del mondo solo perché non ci toccano personalmente. Io agli scioperi in piazza non ci sono andata, perché come detto non sono d’accordissimo, e poi stamattina (purtroppo!!!) le mie lezioni c’erano regolarmente… Ma, ieri pomeriggio, all’università, in più di un’ora in cui non avevo nulla da fare, essendo passato lo strambo corteo palestinese (circa ricollegabile ai poli umanistici) che faceva semplicemente un giro con le bandiere e i canti, di mia spontanea volontà l’ho seguito, pur senza spiccicare una sillaba, così, per sfizio… mentre tizi altrettanto strambi e che non conosco (pochi eh, ma comunque), ma lì del polo di informatica, quando questi sono passati a far casino per invogliare gente ad unirsi, hanno ridacchiato o detto cose inutili (…e, stranamente, ma strano solo per modo di dire, questi erano solo ragazzi… le altre ragazze lì non hanno fiatato, similmente a me, pur rimanendo magari nelle proprie cose e non unendosi). Da come fanno, sembra che non gli possa fregare di meno dei bambini che muoiono e tutto quanto… boh, non mi piace che la gente sia così. 😶
Vista dalla fessura come descritto, della gente fuori con la bandieraVista della bandiera palestinese verso il cielo da qualche metro di distanza sotto di fronteAllego due (2) foto che ho scattato ieri, a proposito… di cui una fa ridere, perché vedevo il corteo fermo dove stavo io dalle fessure dell’aula studio… proprio come se li osservassi dalle pareti, dove normalmente vivo. E, nota a margine che forse può tornare utile per qualche burla, almeno per chi vive in ufficio o a scuola: questi qui usavano rotoli di scotch per fare rumore, sbattendoli su parti di metallo o plastica di interni ed esterni, come porte o infissi o boh… e non avevo mai visto niente del genere, ma è geniale, per quanto bordello fa pur essendo per via di un oggetto che in genere non appare rumoroso! (Anche se poi a me, tutto sommato, i cortei bordellosi manco piacciono… preferisco, per così dire, quelli più da anziani, ma pazienza.)
#pace #palestina #scioperi #violenza


caffettistica truffa delle macchine universitarie (la macchinetta del caffè rotta mi ha rovinato la giornata)


Oggi, la giornata pareva aver incalzato un piede giusto (si può dire? boh!) — o, quantomeno, non marciosembrava che per una buona volta io potessi non soffrire — almeno, tolto il fattore meteo, che dalla sera alla sera stessa (letteralmente!) si è riconfigurato coi pinguini, e se adesso sono a casa senza un raffreddore cosmico è solo per un colpo di fortuna; anche se, comunque sia, a giudicare dallo stato della Luna, sono abbastanza sicura che il giorno in cui morirò di congelamento non sarà in questa settimana… Ma no, ecco, qualcosa pur doveva andare storto: il caffè alla merdiversità. 💔

Ciò che è successo è tanto semplice quanto da film italiano, e cioè che la macchinetta — evidentemente messa lì e comandata da degli assoluti sciacalli truffatori, e mannaggia alla meccanica e alla rivoluzione industrialedopo essersi presa i miei preziosi 60 centesimi, luccicanti di oro come sono (ok, no, i miei sono sporchi e opachi, ma non è questo il punto!!!), mi ha fatto il caffè per terra. ZIO caffettista: 3-5% di caffè nel bicchierino di merda, un’altra porzione equivalente fuori tutto sull’esterno dello stesso, e il resto tra piano della macchinetta e pavimento dell’atrio! E quindi sono rimasta non solo senza monetine accuratamente selezionate, ma anche senza caffè, a parte un sorso più misero della goccia d’acqua nel deserto del famoso meme, mentre mi sono portata a casa una tristezza che ragà, vi giuro, non mi merito!!! (Chiedo scusa per la foto mezza cagosa, e del fatto che sia solo al pavimento.) 😭
Foto al pavimento davanti alla macchinetta, come descritto
Ora, a onor del vero, avrei forse dovuto sentire una puzza dalla macchinetta di oggi, perché a terra era tutto sporco di caffè… ma mettetevi anche nei miei panni, prima di accusarmi come al solito di problemi di skill. Come potrei io mai fottutamente pensare che una cosa del genere, per giunta in un luogo dove non è la prima volta che si vede caffè per terra — perché a questa università maledetta evidentemente sono tutti menomati e lo fanno cadere di continuo (e si, anche lontano dalle macchinette in genere, quindi palesi errori umani); e infatti il pattern non sembra quello di una perdita, bensì quello di schizzi su schizzi — sia dovuta ad un malfunzionamento di una macchina che non ho mai personalmente notato non funzionare, e che ovviamente non aveva accanto alcun misero cartello per indicare il problema??? 🦂

Non mi sono nemmeno tanto incazzata lì, ma mi è venuto assolutamente da piangere un pochino, perché maremma bona… e ancora dopo, scrivendo, sarei estremamente frustrata e voglio piangere (anche se le lacrime che mi escono sono ancora meno del caffè che ho potuto bere, il che mi porta ovviamente a stare ancora peggio), tant’è che anche solo per iniziare a scrivere ho dovuto mettermi storta comoda sul letto, sennò non c’è parola che usciva; solo respiri. (Attenzione: ho scritto ore fa, ma ho pubblicato solo adesso perché prima ero fuori, poi ho cenato… fate finta io abbia inviato alle 18-19.) E boh, in realtà stavolta la chiudo qui, perché altrimenti diventerei solo più triste con ogni cosa che cerco di dire meglio… ma prima, aggiungerò un dettaglio: se volessi giocare d’azzardo, i miei soldi li andrei a spendere per un gratta e vinci… o, in altre parole, se i miei soldi li spendo alla macchinetta del caffè, è perché non voglio sprecarli in scommesse; perché cazzo allora ho dovuto subire una scommessa a mia insaputa e perderla??? 💣💣💣

Vabbè: incarcerare tutti i fornitori di macchinette subito? Forse direi di si, anche perché non penso rivedrò mai questi maledetti 60 centesimi di Caffè Borbone (ora rivelatosi caffè birbone…), nonostante i miei diritti di consumatrice palesemente violati, ma pensavo ad una rogna più grande… Come cazzo è possibile che in giro non ci sono bidelli, “collaboratori scolastici” o chi per essi? Cioè, se io a mie maledettissime spese mi accorgo che la macchinetta non funziona, a chi minchia mi devo rivolgere quantomeno per far sì che venga staccata o segnalata, evitando così che altra gente caschi nel disastro? Ma anche, se un giorno esplode un cesso e si allaga un intero bagno, a chi lo si riferisce per ridurre al più presto il disservizio e mettere la roba in sicurezza? Io non ne ho idea, i numeri di telefono che stanno affissi un po’ in giro non sono per questo, a giudicare dai nomi… e comunque, non ci sono guardiole con gente dentro o buffi figuri seduti agli angoli dei muri. (…Se un giorno qualcuno piazzerà una bomba, qui moriamo tutti, perché non c’è a chi rivolgersi per problemi immediati.) 💩

#caffè #disastro #macchinette #sventura #università #vending


Questa voce è stata modificata (3 settimane fa)
in reply to minioctt

ecco, guardiamo qui che schifo, sempre a Milano, e pure questi con la faccia coperta, pensa tu…
youtube.com/watch?v=qUZaI4hKdP…


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Locomotore Isolato (LIS) TRAXX E494.003 MIR in transito a Bolgheri (15/07/2024)


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Questo testo presenta la posizione di Eric S. Raymond, un'autorità riconosciuta che afferma di aver codificato le regole dell'open source, il quale critica aspramente i Codici di Condotta. Raymond sostiene che i Codici di Condotta sono stati un "disastro" e una fonte di drammi, politica e pettegolezzi, con un impatto negativo sul lavoro utile. L'autore consiglia ai progetti di rifiutarsi di adottarli o, se costretti da ragioni burocratiche, di sostituirli con una regola breve e pragmatica […]
Questa voce è stata modificata (3 settimane fa)



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10 ottobre, roma, biblioteca pagliarani: incontro in presenza dedicato a walter pedullà


Ricordando Walter Pedullà _ 10 ottobre biblioteca Pagliarani
cliccare per ingrandire

incontro in presenza, presso lo Spazio Pagliarani
Via Marcantonio Bragadin 122b (Roma)

per chi non potrà assistere di persona, ecco il link per seguire l’incontro da remoto: meet.google.com/fgp-xrhq-cxe
_

#BibliotecaElioPagliarani #BibliotecaPagliarani #CarloSerafini #CettaPetrollo #criticaLetteraria #ElioPagliarani #FrancescoMuzzioli #GabrielePedullà #incontro #LiaPagliarani #LucaArchibugi #MarcoRicciardi #SilvanaCirillo #SirianaSgavicchia #TommasoOttonieri #WalterPedullà

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Un Piano dei Pirati sull’Etna?


A guidarci alla scoperta di un angolo poco noto dell’Etna è oggi un ragazzo di 15 anni, Andrea Arcidiacono, con un video che è risultato vincitore dell’originale concorso Etna Social Ciak.

Il concorso, aperto a giovani content creators, si è svolto durante la prima edizione dell’Etna Social Hub, un evento pensato per chi usa i social per descrivere le caratteristiche dell’Etna, […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/10/03/un-p…

#CastiglioneDiSicilia #Etna #pistaAltoMontana

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caffettistica truffa delle macchine universitarie (la macchinetta del caffè rotta mi ha rovinato la giornata)


Oggi, la giornata pareva aver incalzato un piede giusto (si può dire? boh!) — o, quantomeno, non marciosembrava che per una buona volta io potessi non soffrire — almeno, tolto il fattore meteo, che dalla sera alla sera stessa (letteralmente!) si è riconfigurato coi pinguini, e se adesso sono a casa senza un raffreddore cosmico è solo per un colpo di fortuna; anche se, comunque sia, a giudicare dallo stato della Luna, sono abbastanza sicura che il giorno in cui morirò di congelamento non sarà in questa settimana… Ma no, ecco, qualcosa pur doveva andare storto: il caffè alla merdiversità. 💔

Ciò che è successo è tanto semplice quanto da film italiano, e cioè che la macchinetta — evidentemente messa lì e comandata da degli assoluti sciacalli truffatori, e mannaggia alla meccanica e alla rivoluzione industrialedopo essersi presa i miei preziosi 60 centesimi, luccicanti di oro come sono (ok, no, i miei sono sporchi e opachi, ma non è questo il punto!!!), mi ha fatto il caffè per terra. ZIO caffettista: 3-5% di caffè nel bicchierino di merda, un’altra porzione equivalente fuori tutto sull’esterno dello stesso, e il resto tra piano della macchinetta e pavimento dell’atrio! E quindi sono rimasta non solo senza monetine accuratamente selezionate, ma anche senza caffè, a parte un sorso più misero della goccia d’acqua nel deserto del famoso meme, mentre mi sono portata a casa una tristezza che ragà, vi giuro, non mi merito!!! (Chiedo scusa per la foto mezza cagosa, e del fatto che sia solo al pavimento.) 😭
Foto al pavimento davanti alla macchinetta, come descritto
Ora, a onor del vero, avrei forse dovuto sentire una puzza dalla macchinetta di oggi, perché a terra era tutto sporco di caffè… ma mettetevi anche nei miei panni, prima di accusarmi come al solito di problemi di skill. Come potrei io mai fottutamente pensare che una cosa del genere, per giunta in un luogo dove non è la prima volta che si vede caffè per terra — perché a questa università maledetta evidentemente sono tutti menomati e lo fanno cadere di continuo (e si, anche lontano dalle macchinette in genere, quindi palesi errori umani); e infatti il pattern non sembra quello di una perdita, bensì quello di schizzi su schizzi — sia dovuta ad un malfunzionamento di una macchina che non ho mai personalmente notato non funzionare, e che ovviamente non aveva accanto alcun misero cartello per indicare il problema??? 🦂

Non mi sono nemmeno tanto incazzata lì, ma mi è venuto assolutamente da piangere un pochino, perché maremma bona… e ancora dopo, scrivendo, sarei estremamente frustrata e voglio piangere (anche se le lacrime che mi escono sono ancora meno del caffè che ho potuto bere, il che mi porta ovviamente a stare ancora peggio), tant’è che anche solo per iniziare a scrivere ho dovuto mettermi storta comoda sul letto, sennò non c’è parola che usciva; solo respiri. (Attenzione: ho scritto ore fa, ma ho pubblicato solo adesso perché prima ero fuori, poi ho cenato… fate finta io abbia inviato alle 18-19.) E boh, in realtà stavolta la chiudo qui, perché altrimenti diventerei solo più triste con ogni cosa che cerco di dire meglio… ma prima, aggiungerò un dettaglio: se volessi giocare d’azzardo, i miei soldi li andrei a spendere per un gratta e vinci… o, in altre parole, se i miei soldi li spendo alla macchinetta del caffè, è perché non voglio sprecarli in scommesse; perché cazzo allora ho dovuto subire una scommessa a mia insaputa e perderla??? 💣💣💣

Vabbè: incarcerare tutti i fornitori di macchinette subito? Forse direi di si, anche perché non penso rivedrò mai questi maledetti 60 centesimi di Caffè Borbone (ora rivelatosi caffè birbone…), nonostante i miei diritti di consumatrice palesemente violati, ma pensavo ad una rogna più grande… Come cazzo è possibile che in giro non ci sono bidelli, “collaboratori scolastici” o chi per essi? Cioè, se io a mie maledettissime spese mi accorgo che la macchinetta non funziona, a chi minchia mi devo rivolgere quantomeno per far sì che venga staccata o segnalata, evitando così che altra gente caschi nel disastro? Ma anche, se un giorno esplode un cesso e si allaga un intero bagno, a chi lo si riferisce per ridurre al più presto il disservizio e mettere la roba in sicurezza? Io non ne ho idea, i numeri di telefono che stanno affissi un po’ in giro non sono per questo, a giudicare dai nomi… e comunque, non ci sono guardiole con gente dentro o buffi figuri seduti agli angoli dei muri. (…Se un giorno qualcuno piazzerà una bomba, qui moriamo tutti, perché non c’è a chi rivolgersi per problemi immediati.) 💩

#caffè #disastro #macchinette #sventura #università #vending

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Master e Giocatore a Turni

Scoprire un GdR Attraverso l’Alternanza


di Alessandro Ferrarese

L’altra sera ho sperimentato una modalità di gioco insolita ma estremamente arricchente: una sessione di ShadowDark con un mini hexcrawl improvvisato, alternandomi al tavolo con un amico nel ruolo di giocatore e master.

Quello che inizialmente era nato come un esperimento per “provare il regolamento” si è trasformato in una vera e propria palestra tecnica e creativa, capace di farci scoprire il gioco da più angolazioni.

Perché alternarsi al ruolo di Master?


In genere, in un gioco di ruolo il master è una figura fissa: chi lo ricopre porta avanti la narrazione, gestisce i PNG e arbitra le regole. Ma nel nostro esperimento, a ogni svolta narrativa o esplorativa, ci siamo passati lo schermo:

  • chi era giocatore un momento dopo diventava master;
  • chi stava arbitrandosi ritrovava a impersonare il proprio personaggio;
  • il flusso di gioco restava sempre attivo, senza momenti di stallo.

Questa alternanza ha reso la sessione dinamica e, soprattutto, ci ha dato l’occasione di vivere entrambe le prospettive.

Il regolamento visto da due lati


Una delle cose più stimolanti è stato il confronto sui dubbi regolamentari.
Quando giochi solo come master, tendi a vedere il regolamento come uno strumento per gestire il mondo. Da giocatore, invece, lo percepisci come limite e possibilità per il tuo personaggio. Alternando i ruoli, abbiamo potuto:

  • mettere alla prova meccaniche poco chiare (tiri salvezza, visibilità, risorse, ecc.);
  • discutere interpretazioni diverse delle stesse regole;
  • trovare soluzioni condivise più solide e convincenti;
  • capire come un dettaglio tecnico cambia la percezione al tavolo.

Ogni volta che emergeva un dubbio, la discussione non era un freno, ma diventava parte del divertimento: un laboratorio ludico in cui teoria e pratica si incontravano.

L’hexcrawl come terreno di sperimentazione


Il fatto di improvvisare un mini hexcrawl è stato fondamentale. Questo tipo di struttura:

  • offre spazi aperti e modulari, facili da affidare a master diversi;
  • lascia grande libertà al momento, senza bisogno di una preparazione pesante;
  • permette di sperimentare subito meccaniche di viaggio, incontri casuali e gestione delle risorse.

Insomma, un ambiente di test perfetto per provare il regolamento senza preoccuparsi di una trama rigida o di un intreccio narrativo complesso.

Più di una partita: un dialogo sul gioco


Il risultato finale è stato qualcosa che andava oltre la sessione stessa. L’esperienza non era solo “giocare a ShadowDark”, ma anche imparare ShadowDark:

  • scoprendo come funziona al tavolo,
  • osservando l’impatto di ogni regola,
  • discutendo insieme sul perché una scelta fosse più elegante o più rapida,
  • confrontando due approcci diversi al “mestiere” di master.

Questa modalità ha trasformato una semplice partita in una sorta di dialogo tecnico-ludico, dove la curiosità e l’analisi non hanno soffocato l’immersione, ma l’hanno resa ancora più viva.

Conclusioni: un metodo da provare


Se vuoi davvero capire un gioco di ruolo — non solo leggerlo, ma vederlo respirare al tavolo — ti consiglio di provare questa modalità:

  • scegli un regolamento snello,
  • preparati una struttura modulare come un hexcrawl,
  • e soprattutto, non aver paura di passarti lo schermo da master.

Scoprirai che ogni regola diventa più chiara quando la osservi da più prospettive, e che l’alternanza rende la partita sorprendentemente stimolante.

Alla fine, non è solo una questione di chi guida la storia: è un esercizio di condivisione, di analisi e di crescita reciproca come giocatori.

E quando è arrivato il momento del downtime di fine sessione, non c’è stato bisogno di schede, tabelle o lunghe pianificazioni: avevamo già discusso tutto nel corso della partita. Così, con un semplice “ci becchiamo alla prossima”, abbiamo chiuso una serata che era stata al tempo stesso gioco, dialogo e scoperta.

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L’assalto alla Flotilla è un atto di pirateria. Aderiamo allo sciopero generale del 3 ottobre e alle manifestazioni in tutta Italia.


Comunicato stampa di Giuristi Democratici, ASGI, Comma2 e Legal Team Italia

Giuristi Democratici, ASGI, Comma2 e Legal Team Italia: “Esigiamo l’incolumità degli attivisti bloccati. Aderiamo allo sciopero generale del 3 ottobre e alle manifestazioni in tutta Italia” .

Nella serata e nella notte del 1 ottobre la Marina Militare Israeliana ha attaccato, in acque internazionali, una ventina delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla. Lo ha fatto, oltre tutto, preannunciandolo e con il sostegno di fatto, tra gli altri, del governo italiano, la cui premier si è esibita in questi giorni in dichiarazioni aggressive nei confronti degli attivisti imbarcati, anziché delle politiche criminali in atto (o progettate) per la popolazione palestinese e a Gaza.

Non possiamo accettare lo scempio del diritto internazionale umanitario a cui assistiamo. Il blocco israeliano e l’occupazione di Gaza, l’assalto alla Flotilla (oltre tutto, ancora in acque internazionali), l’uso di idranti e di granate stordenti contro gli attivisti imbarcati, ma soprattutto il genocidio in corso, l’impedimento all’ingresso di aiuti umanitari, l’invasione militare e coloniale non possono che essere chiamati con il loro nome, defi niti illegali, criminali e avversati in ogni sede.

Il governo italiano doveva impedire (e non l’ha fatto) l’aggressione alla Flotilla, quanto meno ai nostri connazionali. Il minimo che possa fare ora è esigere l’assoluta incolumità degli attivisti arrestati e di quelli che verranno arrestati nelle prossime ore, assisterli nel rimpatrio e sostenerli nell’impugnazione delle espulsioni che verranno disposte nei loro confronti, e mettere in atto poi tutte le forme di protesta istituzionale e diplomatica, richiamando l’ambasciatore italiano e soprattutto bloccando defi nitivamente ed in maniera assoluta l’invio di armamenti a Israele, interrompendo i rapporti commerciali.

Lasciano infi ne basiti le dichiarazioni del vicepresidente del consiglio dei ministri Tajani sull’operato dell’IDF (“Comunque quello che dice il diritto è importante, ma fi no a un certo punto”), dichiarazioni che non necessitano di alcun tipo di commento da parte nostra, ma che rivelano assoluta mancanza di postura istituzionale e incapacità di svolgere in maniera dignitosa un importante ruolo costituzionale.
Confermiamo il nostro impegno e supporto, anche tecnico, all’equipaggio di mare e di terra della Global Sumud Flotilla.Le manifestazioni in corso in tutta Italia hanno il nostro pieno sostegno e adesione, così come lo sciopero generale indetto per la giornata del 3 ottobre 2025.

Invitiamo tutti i giuristi e le giuriste ed i lavoratori del settore giustizia alla mobilitazione in tutte le piazze e le sedi giudiziarie.

  • Giuristi Democratici
  • Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
  • Comma 2- Lavoro è dignità
  • Legal Team Italia

2 ottobre 2025

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Altri articoli:


La legalità della Global Sumud Flotilla e gli obblighi di protezione dell’Italia


Mentre la Global Sumud Flotilla ha ripreso la navigazione per portare viveri e medicinali indispensabili a Gaza, dopo essersi dovuta fermare per riparare i danni causati dall’attacco israeliano subito in acque internazionali, che ha messo a repentaglio la sicurezza della navigazione e degli equipaggi, le Associazioni ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e Comma 2–Lavoro è Dignità ritengono indispensabile dare il proprio contributo facendo chiarezza sulle norme del diritto internazionale applicabili, e sulle responsabilità di chi quelle norme viola. E ciò soprattutto alla luce di una serie di affermazioni contrarie al diritto internazionale espresse anche da esponenti del Governo italiano.

Innanzitutto, è necessario ribadire che l’azione della Global Sumud Flotilla è perfettamente conforme al diritto internazionale e non sta violando alcuna norma. E ciò né con riferimento all’attuale navigazione in acque internazionali, né nel prosieguo della propria rotta fino alle coste di Gaza.

Costituiscono invece palese violazione del diritto internazionale l’attacco armato alle imbarcazioni della Sumud Flottilla, il blocco navale israeliano al largo di Gaza con l’isolamento della striscia e la conseguente carestia che ha colpito la popolazione civile, il considerare come israeliane le acque antistanti la costa di Gaza.

Con riferimento alla qualificazione giuridica delle acque antistanti Gaza va infatti ribadito che i limiti di quelle acque non segnano i confini di Israele né acque territoriali israeliane, bensì palestinesi, e ciò indipendentemente dalla scelta politica di riconoscere o meno lo Stato di Palestina. Il diritto internazionale impone, infatti, che non si possano riconoscere effetti giuridici ad annessioni territoriali illecite, di conseguenza è illecito qualsiasi riconoscimento di sovranità territoriale israeliana sul mare antistante Gaza.

L’occupazione e l’annessione di territori palestinesi da parte di Israele è illecita, come da ultimo affermato dalla Corte internazionale di giustizia (International Court of Justice, Legal Consequences arising from the Policies and Practices of Israel in the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem , Avisory Opinion , 19 July 2024), che ha ribadito come «Israele non abbia diritto alla sovranità su alcuna parte del Territorio palestinese occupato e non possa esercitarvi poteri sovrani in virtù della sua occupazione» (§ 254). In conseguenza di ciò la Corte non solo ha affermato l’obbligo di Israele di «mettere fine alla sua presenza illecita nel più breve tempo possibile» (§ 267), ma ha anche affermato per tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, e quindi ovviamente anche per lo Stato italiano, l’obbligo di non riconoscere in alcun modo la presenza illecita di Israele nei Territori palestinesi e di non attribuire alcuna conseguenza giuridica alla situazione creata da Israele con l’occupazione illecita; inoltre tutti gli Stati devono «vigilare affinché sia posto fine a ogni ostacolo all’esercizio del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione derivante dalla presenza illecita di Israele nel Territorio palestinese occupato» (§§ 278, 279). Facendo seguito a tali conclusioni l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con Risoluzione del 13 settembre 2024 (A/ES-10/L.31/Rev.1 ) ha imposto ad Israele un termine massimo di 12 mesi (scaduti quindi il 13 settembre 2025) per cessare l’occupazione illecita, ribadendo il divieto per tutti gli Stati di riconoscere effetti legali all’occupazione.

Ne consegue che come non è territorio israeliano Gaza, non sono israeliane le acque antistanti le sue coste, e qualsiasi affermazione di segno diverso da parte dei rappresentanti dello Stato italiano costituisce violazione dell’obbligo di non riconoscimento della situazione.

ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e COMMA 2 ricordano, peraltro, che la definizione dei confini degli spazi marini e la disciplina dell’esercizio di poteri sovrani in mare è contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), ratificata sia dall’Italia sia dallo Stato di Palestina e che quindi vincola entrambe le parti.

Con riferimento all’intenzione dichiarata dalla Global Sumud Flotilla di portare gli aiuti fino a Gaza nonostante il blocco navale istituito da Israele sin dal 2009, va precisato che anche in questo caso l’azione della Flotilla risulta conforme al diritto internazionale, e quindi perfettamente lecita, mentre costituisce violazione del diritto internazionale e illecito uso della forza ogni attacco alle navi della Flotilla messo in atto dallo Stato di Israele. Anche senza voler indagare sulla illegittimità sin dall’inizio di questo blocco navale, il blocco infatti è sicuramente illecito e non può essere forzatamente mantenuto nei confronti di navi che portino aiuti umanitari nella situazione in cui versa attualmente la popolazione di Gaza. Il diritto internazionale umanitario impone infatti alle parti in conflitto di garantire un adeguato approvvigionamento di viveri e altri beni necessari per popolazione civile di territori occupati (si vedano gli artt. 23 e 55 della Quarta Convenzione di Ginevra sulla protezione della popolazione civile nei conflitti armati, e, per quanto riguarda l’esistenza di una norma consuetudinaria di eguale contenuto anche con riferimento ai conflitti armati non internazionali l’ampio e universalmente riconosciuto studio pubblicato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa). È quindi palesemente illegittimo un blocco navale la cui finalità, o anche solo il cui effetto, sia privare di cibo e altri beni di prima necessità una popolazione civile non adeguatamente approvvigionata in altro modo.

Tanto più illegittimo risulta ovviamente un blocco che, come quello di cui qui si tratta, costituisce strumento di una generalizzata campagna volta a colpire la popolazione civile e che costituisce crimine contro l’umanità e crimine di guerra, fino ad essere strumento della attuale campagna genocidaria.

ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e COMMA 2 ricordano che tutte le ordinanze sulle misure provvisorie emanata dalla Corte Internazionale di Giustizia nell’ambito della controversia relativa all’Applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza (International Court of Justice, Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip [South Africa v. Israel], ordinanza del 26 gennaio 2024, ordinanza del 28 marzo 2024, ordinanza del 24 maggio 2024) impongono a Israele precise misure di prevenzione del genocidio, tra cui l’assicurare l’arrivo di beni di prima necessità per la popolazione di Gaza. Il continuo aggravarsi della situazione e le esplicite dichiarazioni di rappresentanti dello Stato di Israele provano la palese volontà dello Stato di non dare alcun seguito alle ordinanze, in violazione non solo del diritto internazionale sostanziale ad esse sotteso ma anche degli obblighi derivanti dall’accettazione della giurisdizione della Corte.

Alla luce di quanto precede ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e COMMA 2 ribadiscono l’illiceità di qualsiasi attacco alle navi della Global Sumud Flottilla e la legittimità internazionale di azioni in protezione messe in atto da navi militari italiane poste a salvaguardia delle imbarcazioni della Global Sumud Flottilla battenti bandiera italiana. Anche qualora tali azioni comportassero l’uso della forza, come per esempio abbattere i droni preposti all’attacco, l’uso della forza necessario a proteggere le imbarcazioni italiane e i membri degli equipaggi sarebbe internazionalmente lecito. Tali azioni di protezione risultano inoltre doverose in considerazione del fatto che tutte le persone a bordo di navi battenti bandiera italiana sono sottoposte alla giurisdizione italiana ai sensi dei trattati sui diritti umani ratificati dall’Italia e che impongono allo Stato di adottare, con dovuta diligenza, tutte le misure necessarie per proteggere la vita umana. Uno spogliarsi dell’obbligo di protezione da parte dello Stato italiano, a fronte dell’evidente estremo pericolo nel quale sarebbero poste in caso di un attacco in mare, lo renderebbe quindi responsabile della violazione di tali convenzioni.

Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione

Giuristi Democratici

Comma 2 – Lavoro è dignità

29 settembre 2025

ASGI-GD-Comma 2 – LA LEGALITÀ DELLA GLOBAL SUMUD FLOTTILLADownload


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Le ALe642 del 9 febbraio 2024 – Ultimo viaggio a bordo – ALe642.045 + ALe642.059


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Di fatto, cioè, la Guerra fredda fu una sfida per l’acquisizione del potere in tutte le sue forme da parte delle due superpotenze


Vista la mancanza di accordo tra studiosi ed esperti e considerate le nuove domande di cui si arricchisce, in generale, la storia internazionale <14, la storiografia sulla Guerra fredda è molto ampia e destinata, con buone probabilità, ad arricchirsi ulteriormente: come ha sottolineato Federico Romero, questa pluralità di punti di vista e di diverse prospettive rivela la difficoltà di individuare l’oggetto dello studio o, in altre parole, la difficoltà di definire quale sia la natura della Guerra fredda.
[…] Di fatto, cioè, la Guerra fredda fu una sfida per l’acquisizione del potere in tutte le sue forme da parte delle due superpotenze, fosse esso militare, politico, culturale, o economico. Nel corso del conflitto, le vittorie e le sconfitte su ognuno di questi ambiti furono misurate dall’avanzata o la ritirata dei due modelli, quello liberal-capitalista a trazione statunitense da una parte e quello socialista incarnato dall’Unione Sovietica dall’altro <16. La dimensione ideologica alla base delle scelte dei governi delle due superpotenze risulta fondamentale per spiegarne le motivazioni: è questo scontro, del resto, il vero fil rouge della Guerra fredda <17.
Come ha sottolineato Melvyn Leffler, la Guerra fredda fu sia il prodotto di un insieme di contingenze che delle ideologie che animavano i leader di Washington e Mosca, in parte frutto di pregiudizi e paure per la sicurezza nazionale e in parte della volontà di esportare il proprio modello politico ad altri stati <18. Sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica, infatti, nutrivano la convinzione di incarnare le caratteristiche del modello politico migliore possibile, l’unico in grado di garantire la pace mondiale: per gli Stati Uniti, la mera esistenza di un paese con i caratteri dell’Unione Sovietica rappresentava la possibilità che si creassero nuovamente le condizioni per lo scoppio di una guerra mondiale. Finché fosse esistita l’URSS, pensavano le élite politiche statunitensi, il mondo non avrebbe potuto raggiungere una condizione di pace vera e duratura. Per l’Unione Sovietica, invece, il problema principale non era tanto quello annientare gli Stati Uniti in quanto tali, quanto quello di annichilire il loro progetto imperialista riconducendo la nazione alla condizione di “normalità” di uno stato borghese senza velleità espansionistiche <19.
In virtù di questa auto-rappresentazione e di questo modo di dipingere l’avversario, le classi dirigenti delle due nazioni credevano di essere investite di una missione universale: per gli Stati Uniti, il loro modello politico di stampo liberal-capitalista era l’unico in grado di funzionare e andava esportato nel resto del mondo. In modo uguale e contrario, la classe dirigente dell’Unione sovietica riteneva che le contraddizioni interne dei sistemi capitalistici li avrebbero condotti all’estinzione e all’inevitabile presa del potere delle classi proletarie, cosa che avrebbe a sua volta portato alla creazione di regimi comunisti in tutto il mondo. Si trattava di convinzioni radicate nella cultura nazionale e dettate da una lettura ideologica e pre-orientata dei fenomeni politici, oltre che di una diversa interpretazione del corso della storia <20.
Nel contesto della Guerra fredda, una definizione ristretta dell’ideologia non esaurisce le spiegazioni dietro alle singole scelte politiche dei governi statunitense e sovietico. In effetti, come suggerisce l’antropologo statunitense Clifford Geertz, con il termine “ideologia” si deve indicare qualcosa di più ampio rispetto a ciò che siamo più comunemente abituati a pensare. Secondo Geertz, l’ideologia non è una dottrina del pensiero con uno specifico e codificato riferimento scritto, come può essere il marxismo-leninismo ma, piuttosto, un «insieme di convinzioni connesse che riduce le complessità di una particolare porzione della realtà in termini facilmente comprensibili e suggerisce modi appropriati per confrontarsi con essa» <21. In questo senso, qualsiasi visione politica contiene in sé i tratti dell’ideologia, una serie di convinzioni pre-determinate, basate su elementi di irrazionalità o su giudizi acquisiti su una determinata questione. Per lungo tempo, gli uomini politici degli Stati Uniti hanno ritenuto di essere privi di condizionamenti ideologici e sbandierato la necessità di intraprendere una lotta contro i regimi politici che ne erano soggetti. Gli Stati Uniti non operavano sulla base dell’ideologia ma sulla base della sicurezza nazionale e della difesa dei valori democratici. In realtà, come ha messo in luce la storiografia statunitense dalla corrente revisionista in avanti <22, l’ideologia ha occupato un ruolo centrale nelle decisioni prese dalla classe politica statunitense, tanto in politica interna quanto, forse in modo più evidente, in politica estera. L’eccezionalismo, l’idea dell’esistenza di una “gerarchia delle razze”, l’anti-radicalismo, rappresentano, così, i tasselli di un paradigma ben consolidato sulla base del quale sono state adottate numerose scelte politiche che non si possono spiegare in termini di mera convenienza materiale o di analisi realiste degli equilibri di potere <23.
Il rapporto tra politica ed ideologia nel conflitto tra Stati Uniti e Unione Sovietica fu messo in luce dal giornalista Walter Lippmann, che parlò per la prima volta di «Guerra fredda» in una raccolta di saggi pubblicata nel 1947 <24 in risposta al famoso saggio pubblicato da George Kennan in forma anonima su “Foreign Affairs”, la rivista del Council on Foreign Relations, nel 1947. Kennan, che lanciava così la dottrina del containment, scrisse che: “[…] The thoughtful observer of Russian-American relations will find no cause for complaint in the Kremlin’s challenge to American society. He will rather experience a certain gratitude to a Providence which, by providing the American people with this implacable challenge, has made their entire security as a nation depending on their pulling themselves together and accepting the responsibilities of moral and political leadership that history plainly intended them to bear” <25.
Le parole del diplomatico statunitense erano rivolte al pubblico di “Foreign Affairs”, fatto di specialisti e politici, ed erano destinate ad avviare un intenso dibattito sul ruolo degli Stati Uniti nel mondo dopo la fine della Seconda guerra mondiale. I decisori politici sotto l’amministrazione del presidente Truman sposarono le convinzioni di Kennan e ne fecero la base per la loro strategia nei confronti dell’Unione Sovietica. L’immagine del nemico si arricchì, nel tempo, di particolari preoccupanti per gli Stati Uniti. Nel 1950, Truman commissionò un documento al Policy Planning Staff del National Security Council che contenesse informazioni sulla politica sovietica (conosciuto come l’NSC 68). Il risultato fu un report dai toni quasi propagandistici, benché riservato esclusivamente all’uso interno del governo: «L’obiettivo del Cremlino […]», scrissero gli esperti del governo federale guidati da Paul Nitze, «è la sottomissione totale dei popoli sotto il suo controllo […]. La politica del Cremlino verso le aree che non sono sotto il suo controllo è l’eliminazione della resistenza al suo volere e l’estensione della sua influenza e controllo. Persegue questa politica perché non può […] tollerare l’esistenza di società libere» <26. Sulla base di una lettura così allarmante per il futuro degli Stati Uniti, la classe dirigente americana decise di mettere in campo tutti gli strumenti utili a spostare in proprio favore gli equilibri internazionali. Le armi e la diplomazia non sarebbero più stati sufficienti a questo sforzo; bisognava sconfiggere i sovietici anche sul piano dell’immaginario collettivo, conquistando “i cuori e le menti” dell’opinione pubblica mondiale.

[NOTE]14 Thomas Zeiler, The Diplomatic History Bandwagon: A State of the Field, in “The Journal of American History”, Vol. 95, No. 4, 2009, pp. 1053-1073 e le risposte di Mario Del Pero, On the Limits of Thomas Zeiler’s Historiographical Triumphalism, in “The Journal of American History”, Vol. 95, No. 4, 2009, pp. 1079-1082 e Jessica Gienow-Hecht, What Bandwagon? Diplomatic History Today, in “The Journal of American History”, Vol. 95, No. 4, 2009, pp. 1083-1086.
16 Nigel Gould Davis citato in Giles Scott-Smith, Western Anti-Communism and the Interdoc Network. Cold War Internationale, London, Palgrave Macmillan, 2012, p. 2.
17 Si veda la riflessione di Leopoldo Nuti, On recule pour mieux sauter, or “What needs to be done” (to understand the 1970s), in Pons and Romero (edited by), Reinterpreting the End of the Cold War., cit., pp. 39-51.
18 Cfr. Melvyn P. Leffler, For the Soul of Mankind: the United States, the Soviet Union and the Cold War, New York, Hill and Wang, 2007.
19 Stephanson, Fourteen Notes, cit.
20 Westad, The Global Cold War, cit., p. 40.
21 Clifford Geertz citato in Michael H. Hunt, Ideology, in Frank Costigliola and Michael J. Hogan (edited by), Explaining the History of American Foreign Relations, Cambridge, Cambridge University Press, 2016, p. 222.
22 L’inizio della corrente storiografica revisionista è attribuito a William A. Williams, The Tragedy of American Diplomacy, New York, Dell Publishing Co., 1962. Cfr. anche Anthony Mohlo and Gordon S. Wood (edited by), Imagined Histories. American Historians Interpret the Past, Princeton, Princeton University Press, 1998, Frank Ninkovich, The Wilsonian Century. American Foreign Policy since 1900, Chicago and London, University of Chicago Press, 1999 e Erez Manela, The Wilsonian Moment. Self-Determination and the International Origins of Anticolonial Nationalism, Oxford, Oxford University Press, 2007; Gordon S. Wood, Empire of Liberty: A History of the Early Republic, 1789-1815, Oxford, Oxford University Press, 2009.
23 Cfr. Michael H. Hunt, Ideology and U.S. Foreign Policy, New Haven and London, Yale University Press, 1987.
24 Walter Lippmann, The Cold War: a Study in U.S. Foreign Policy, New York, Harper, 1947.
25 X, The Sources of Soviet Conduct, in “Foreign Affairs”, Vol. 25, No. 4, Jul., 1947, p. 582.
26 Ibidem.
Alice Ciulla, Gli intellettuali statunitensi e la “questione comunista” in Italia, 1964-1980, Tesi di dottorato, Università degli Studi Roma Tre, 2012

#1947 #AliceCiulla #anticomunismo #autoRappresentazione #CliffordGeertz #FedericoRomero #fredda #GeorgeKennan #guerra #ideologie #MelvynLeffler #pace #PaulNitze #storiografia #superpotenze #URSS #USA #WalterLippmann


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Copertura mediatica in TV sulla Global Sumud Flottilla


In #italia #globalsumudflottilla per copertura mediatica in TV andate su

zappr.stream/ e cercate SkyTG24

oppure su canale 50 su digitale terrestre

è l’unica emittente #news24 che sta dando copertura adeguata (le altre … meh)

#globalsumudflottilla #italia #news24

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A Rovereto, la Scienza sul palcoscenico

edu.inaf.it/approfondimenti/in…

Dal 26 al 28 settembre, Rovereto è diventata la capitale della didattica STEM ospitando la finale di Science On stage Italia. Ecco il racconto.

#didattica #ScienceOnStage #scuola