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A Rovereto, la Scienza sul palcoscenico

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Dal 26 al 28 settembre, Rovereto è diventata la capitale della didattica STEM ospitando la finale di Science On stage Italia. Ecco il racconto.

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Le istituzioni della CEE e la Grecia dei colonnelli


Uno dei primi temi sul tavolo sin dall’estate del 1967 era rappresentato naturalmente dalla situazione politica che viveva il più antico partner commerciale europeo, la Grecia, all’indomani del golpe del 21 aprile <93.
Dal 1961, anno della firma del primo accordo di Associazione siglato dal governo moderato di Kostantinos Karamanlis <94, le relazioni tra i Sei e la monarchia ellenica si erano infatti mantenute sostanzialmente buone, ma l’avvio di un’ennesima dittatura militare nel cuore dell’Europa “atlantista”, sotto influenza occidentale, non avrebbe potuto rimanere senza conseguenze.
Il Commissario italiano si trovò così a dover prendere da subito in carico una situazione molto delicata, che coinvolgeva da vicino gli stessi organi di Associazione. Edoardo Martino si era del resto già interessato in prima persona alle vicende istituzionali greche, mentre ricopriva ancora la carica di Presidente della Commissione politica parlamentare a Strasburgo. Già nel maggio 1967, a poche settimane dai fatti di Atene, si era fatto relatore di una risoluzione congiunta insieme all’eurodeputato olandese Schuijt, co-presidente del Consiglio di Associazione, che invitava di fatto l’Europa ad un’interruzione immediata delle sue relazioni diplomatiche con il Paese.
“[…] Quanto accaduto in Grecia ci preoccupa come se fosse accaduto in casa nostra, perché abbiamo sempre sostenuto in quest’aula, e fuori, che l’accordo di associazione non rappresenta altro che un primo e necessario passo per la completa partecipazione greca alla nostra opera di costruzione di un’Europa unita e democratica. […] La Comunità stessa, in queste condizioni, non ha potuto assumere alcuna posizione ufficiale. Il Consiglio dei ministri dell’associazione, che avrebbe dovuto riunirsi per approvare la relazione annuale da presentare alla Commissione parlamentare mista, non è stato convocato. E poi, come convocare la Commissione parlamentare mista se il Parlamento ellenico non esiste più? […] In questo Parlamento che costituisce presidio democratico delle libertà europee noi sappiamo, signor Presidente, qual è oggi il nostro compito, il nostro dovere: è intanto quello di denunciare l’estrema gravità della situazione determinata dal Colpo di Stato. Per questo abbiamo presentato una interrogazione con discussione, invocando l’urgenza. Ma il nostro compito e il nostro dovere è anche quello di favorire con ogni mezzo il ritorno alla normalità democratica del Paese amico. A questa normalità la Grecia non può non ritornare se essa desidera veramente continuare con noi sulla via dell’unità europea. E ci auguriamo che essa vi torni al più presto” <95.
E’ noto come una simile intransigenza fosse condivisa negli stessi mesi dalla maggioranza dell’Assemblea parlamentare, e dallo stesso Jean Rey, in procinto di assumere la guida della prima Commissione unificata, ma al contempo come fosse ben lontana dal riguardare le cancellerie dei Sei e le loro rappresentanze a Bruxelles <96.
Se la dimensione di una necessaria stabilità geopolitica del continente si trovava giocoforza confermata come prevalente, si stava provando in ogni caso ad agire, pur nei ristretti margini consentiti al Berlaymont, senza poter però affondare del tutto il colpo. Dopo diverse settimane d’interruzione, e qualche avvicendamento, spesso dai risvolti drammatici, nella composizione dei membri di parte greca, i lavori del Consiglio di Associazione ripresero già dal luglio seguente <97.
L’autunno seguente vide protagonista la nota vicenda della mancata concessione di un prestito di 10 milioni di dollari che la Banca Europea per gli Investimenti avrebbe dovuto concedere al governo greco entro il 31 ottobre 1967, nell’ambito delle convenzioni finanziarie rientranti nei precedenti accordi. Il parere negativo fornito da Palais Berlaymont ad un’operazione del genere non riuscì ad essere superato dal Consiglio dei ministri economici delle Comunità, che, non trovando l’unanimità in materia, fu costretto per una volta ad allinearsi agli indirizzi della Commissione <98. Tutto ciò poteva però difficilmente scalfire una situazione comunque contrassegnata da una certa dose di ambivalenza e per certi versi di malcelato imbarazzo, almeno da parte di alcuni ambienti comunitari, che era destinata a trascinarsi ancora a lungo, in sostanza fino al più generale stravolgimento politico che avrebbe interessato il Paese ellenico e l’intera area sudeuropea nel 1974-1975. Imbarazzo tanto più evidente alla luce dei fatti che nel frattempo stavano accadendo nel mondo d’Oltrecortina <99, e che contribuivano ad offuscare sempre più l’immagine delle istituzioni europee agli occhi dell’opinione pubblica dei Sei, oramai particolarmente sensibile a certi temi. Ancora all’inizio del 1969, il dibattito a Strasburgo non mancava di evocare in chiave polemica lo stato dei rapporti tra Bruxelles ed Atene. L’aver distinto all’interno del Consiglio di Associazione gli aspetti del dialogo inter-istituzionale e culturale da quelli più eminentemente commerciali <100 non poteva di certo bastare a fugare le critiche di una parte consistente dell’Assemblea parlamentare, e di questo lo stesso Martino si dimostrava ben consapevole. Nel corso della seduta del 7 maggio 1969, ad esempio, il Commissario alle Relazioni Esterne fu coinvolto in prima persona dalle sollecitazioni giunte nei giorni e nelle settimane precedenti da vari parlamentari. La richiesta ufficiale di abbandono di ogni ambiguità nelle relazioni con il regime ellenico da parte della Comunità fu perorata a Strasburgo in primis da Carlo Scarascia Mugnozza, all’epoca presidente della Commissione politica del Parlamento e, come si è visto, successore proprio di Martino allo stesso incarico <101. Richiami in questa direzione erano in realtà già arrivati, a fine gennaio, dall’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa, e una parte degli europarlamentari soprattutto di area social-democratica aveva avuto buon gioco nel riprenderli <102.
Nel ricordare quanto fatto, anche dietro sua iniziativa, già poco dopo gli avvenimenti del 1967, ad esempio con gli appelli portati avanti dal Parlamento, in quell’occasione Martino non si sottraeva dal ritornare, non senza accenti polemici, sulle responsabilità da attribuire ad altri organi delle Comunità presenti nelle istituzioni bilaterali – bien sur il Consiglio CE – per la mancata interruzione generale di tutti i rapporti, stigmatizzando come non tutto fosse in suo potere, e, anzi, la Commissione fosse suo malgrado relegata ad classico ruolo ancillare da parte dei Sei governi centrali e dei loro apparati diplomatici.
“[…] Non farò torto all’onorevole Romeo ricordandogli che l’accordo di Atene […] è stato concluso tra la Comunità e gli Stati membri, da una parte; e lo Stato ellenico dall’altra; e che il Consiglio d’associazione è quindi composto, per quanto concerne la Comunità, dal Consiglio e dalla Commissione della C.E.E. Ne consegue che la linea di azione comunitaria è definita dalle istituzioni della Comunità e che pertanto nessuna decisione relativa all’ applicazione dell’accordo di Atene può essere presa dalla sola Commissione. Questo non significa, naturalmente, che la Commissione sia rimasta indifferente nei riguardi del regime costituzionale di un Paese che aspira a divenire membro della Comunità: se n’è anzi vivamente preoccupata e ne ha discusso in Consiglio, […] ed è giunta, con il Consiglio, alla conclusione che si dovesse soprassedere alla discussione di taluni sviluppi futuri, limitandosi, per il momento, alla gestione ordinaria dell’accordo […]” <103.
Dunque, ancora una volta, se si era in cerca di responsabilità politiche queste non dovevano essere indirizzate a Palais Berlaymont, che aveva fatto tutto quanto – poco, si conveniva <104 – in suo potere per prendere le distanze per lo meno in termini di indirizzo politico da un regime manifestamente autoritario, mantenendo netta la distinzione tra gestione “ordinaria” dell’accordo del 1961, che doveva proseguire, e prospettive di più lungo termine, sospese a tempo indeterminato.
Nei dodici mesi seguenti, lo stallo proseguì in definitiva senza significativi passi in avanti, mantenendo il commissario italiano in una situazione di involontaria ambiguità che non si fatica a cogliere nella documentazione privata giuntaci come mal sopportata <105. L’interruzione totale delle relazioni tra Bruxelles ed Atene poteva evidentemente essere decisa solo ad un livello intergovernativo, e la diplomazia comunitaria altro non poteva fare se non bloccare almeno la cooperazione istituzionale (su tutti lo scambio di visite da parte di delegazioni parlamentari) prevista dal Consiglio di Associazione, in attesa di un ritorno ad un pieno assetto democratico delle istituzioni elleniche, ancora tuttavia imprevedibile nelle tempistiche. E d’altra parte anche a Bruxelles cominciò a pesare non poco la preoccupazione che una chiusura complessiva dei rapporti col Paese ellenico potesse aggravare ulteriormente la già tragica situazione politica interna <106.
Dove non arrivava la politica, potevano tuttavia giungere iniziative di carattere personale, in una dinamica che può spiegare bene certi aspetti del funzionamento degli organi CE in contesti simili. Nel corso del 1968 infatti, Martino si interessò in prima persona, su segnalazione e per tramite del suo gabinetto politico guidato all’epoca da Paolo Antici, al destino del professor Spyros Calogeropoulos Stratis, docente di Diritto Internazionale all’Università di Atene, già Segretario del Movimento Europeista greco, che il governo del colonello Papadopoulos aveva collocato a riposo anzitempo <107. Per le sue posizioni, l’accademico poteva annoverarsi tra i tanti dissidenti della dittatura, che per questo motivo si era indirettamente proposto per un’ancora imprecisata collaborazione scientifica con gli uffici della Commissione, di cui fu avvertito tramite il suo segretario personale Raymond Rifflet lo stesso presidente Rey. Superando qualche perplessità iniziale derivata dalla difficoltà nell’individuare un progetto scientifico chiaro da affidare al giurista <108, anche grazie all’intervento di Martino e del suo gabinetto la Divisione del personale della CEE decise in senso favorevole nell’autunno 1968.
Il progressivo stabilizzarsi del regime dittatoriale greco, ratificato dalla nuova Costituzione del 1968, comportò quindi una prima battuta d’arresto per gli sforzi compiuti dalle Comunità europee sulla strada di una nuova e più assertiva politica estera. Quasi a fare da contraltare a quanto precede, la parallela vicenda dell’altrettanto difficile proseguimento delle relazioni diplomatiche con Ankara, gettate oramai da diversi anni, e di cui Martino fu di nuovo protagonista.

[NOTE]93 Sul tema si rimanda, per una prima analisi coeva ai fatti, al lavoro di Mario CERVI, Dove va la Grecia? Dal colpo di Stato al referendum, Mursia, Milano 1968. D’interesse anche il volume di S. ROUSSEAS, Grecia contemporanea, Feltrinelli, Milano 1968. Si veda anche R. CLOGG e G. YANNOPOULOS (a cura di), Greece under military rule, London 1972, e R. CLOGG, A Concise History of Greece, Cambridge University Press, Cambridge 2013, in particolare pp. 152-165. Da segnalare infine, per un punto di vista limitato alle sole relazioni italo-greche, il recente P. SOAVE, La democrazia allo specchio. L’Italia e il regime militare ellenico 1967-1975, Rubbettino, Soveria Mannelli 2014.
94 I negoziati del 1958-1961 confluiti nel primo accordo di Associazione sono richiamati in breve da G. BOSSUAT e A. LEGENDRE, Il ruolo della Commissione nelle relazioni esterne, in M. DUMOULIN (a cura di), cit., pp. 374-375. Per una ricostruzione più approfondita dei rapporti tra Grecia e CE nel ventennio 1961-1981 si rimanda invece al saggio di P. PAPASTRATIS, Opening the Gates to Enlargement. The debate on the Entry of Greece, in A. LANDUYT-D.PASQUINUCCI (a cura di), Gli allargamenti della CE/UE. 1961-2004, tomo I, il Mulino, Bologna 2005, pp. 289-302.
95 ASUE, EM 76 “Association CEE-Grèce 13 mars/20 octobre 1967”, verbale dell’Assemblea parlamentare europea, seduta di lunedì 8 maggio 1967.
96 Per questi anni cfr. A. VARSORI, L’Occidente e la Grecia: dal colpo di Stato militare alla transizione alla democrazia (1967-1976), in DEL PERO-GAVIN-GUIRAO-ID, Democrazie, op.cit., pp. 5-94, in particolare sulle diverse reazione al golpe tra USA e CE si veda pp. 20-24.
97 ASUE, EM 76, Compte-rendu sommaire de la 49e reunion du Comité d’Association CE-Grèce, Secretariat Exécutif de la Commission des Communautes Europeennes, Bruxelles, 19 juillet 1967, confidentiel.
98 Il ruolo di Edoardo Martino nel dipanarsi della vicenda non può per onestà definirsi rilevante, ma erano note da tempo le sue posizioni personali in merito ai segnali da dare, da parte europea, verso il nuovo corso avviato ad Atene. Si veda la documentazione in ASUE, EM 77 “Association CEE-Grèce” (23 octobre 1967- 24 avril 1968), Nota confidenziale per i membri della Commissione, s.d. ma collocabile nel marzo 1968.
99 Il riferimento non può che andare alla Primavera di Praga e all’onda emotiva che questa provocò immancabilmente nel corso del 1968 anche in Europa occidentale. La posizione di condanna netta dell’intervento sovietico e della cosiddetta “dottrina Breznev” da parte delle CE per voce di Martino ne favoriva l’accreditamento in sede internazionale come istituzione a difesa delle libertà democratiche e di autodeterminazione di ogni popolo, difficilmente conciliabile, agli occhi dell’opinione pubblica, con il perdurare di rapporti ufficiali con una dittatura militare. Si veda in ASUE, EM48, La distensione in Europa e l’invasione della Cecoslovacchia, discorso pronunciato all’Assemblea di Strasburgo il 1° ottobre 1968.
100 Già nel novembre 1968 il commissario democristiano evidenziava, dati alla mano, come il caso greco fosse l’unico in cui il volume complessivo degli scambi import-export con i Sei non fosse diminuito a causa della congiunturale contrazione dell’economia globale ormai incipiente, e anzi fosse aumentato fino a raggiungere i 59,2 miliardi di dollari totali. In ASUE, EM48, Les investissements étrangers dans la Grèce, relazione da presentare alla Commissione Esecutiva, s.d. ma collocabile entro il 1° dicembre 1968.
101 ASUE, EM 48, L’Associazione CE-Grecia dopo il colpo di Stato, discorso pronunciato all’Assemblea di Strasburgo, 7 maggio 1969.
102 Ibidem, EM 80 Association CEE-Grèce (novembre 1968-mars 1969), Rapport sur la situation en Grèce du M. van der Stoel presenté à l’Assemblé Consultative du Conseil de l’Europe du 28 janvier 1969.
103 ASUE, EM 48, L’Associazione Ce-Grecia dopo il colpo di Stato, cfr. supra.
104 Non mancano infatti, né nei commenti personali alle note preparate dalla Direzione Generale I, né nei suoi interventi pubblici, reiterati cenni all’insufficienza dei margini decisionali concessi alla Commissione.
105 L’intervento sopra richiamato è solo uno dei tanti che vede Martino protagonista di polemiche su questo tema nel periodo.
106 Un pericolo che si avvertiva spesso nelle comunicazioni tra i vari uffici della Commissione inerenti alla crisi greca, e che per esempio ricorre prima del mancato prestito al governo greco da parte della BEI.
107 ASUE, EM 77 “Association CEE-Grèce”, Prof. Calogeropoulos Stratis a Edoardo Martino, Atene, 1° febbraio 1968.
108 Nota a mano probabilmente dello stesso Levi Sandri: “D’accordo, ma quale può essere un tema “accettabile” dalla maggioranza dei commissari?” in ASUE, EM 77, Paolo Antici a Giovanni Falchi, capo di gabinetto del Vicepresidente (e commissario alle Politiche Sociali, ndr) Lionello Levi Sandri, Bruxelles 6 marzo 1968, confidenziale.
Lorenzo Meli, L’europeismo italiano nell’“età delle crisi”. Il contributo dei politici democristiani alla Commissione Esecutiva CE (1967-1984), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2015-2016

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Fallire in avanti: il senso del “fail forward” nei giochi di ruolo


Chiunque abbia giocato a un gioco di ruolo conosce bene questa scena: il gruppo di personaggi si trova in una biblioteca polverosa alla ricerca dell’unico documento che contiene la prova decisiva. Si tirano i dadi per investigare, ma i risultati sono pessimi. Nessuno supera la difficoltà. E ora? La storia si blocca. I giocatori si guardano, il master sfoglia le note, il tempo passa. Forse bisogna improvvisare una scorciatoia, o semplicemente arrendersi: “non trovate niente”.

Questo è l’incubo di molti tavoli: un fallimento che non produce niente. Non un colpo di scena, non una nuova direzione, ma un vuoto. È da qui che nasce il concetto di fail forward, spesso tradotto come “fallire in avanti”.

Il fail forward è un approccio secondo cui il fallimento non deve bloccare la narrazione, ma spingerla da qualche parte. Non si tratta di trasformare i fallimenti in successi travestiti, né di annullare il rischio. Si tratta piuttosto di considerare ogni esito, positivo o negativo, come un cambio di stato che fa avanzare la fiction.

Nato in ambienti di design narrativo e discusso in particolare nei giochi indie degli ultimi vent’anni, il fail forward è diventato un concetto ricorrente nelle conversazioni tra giocatori e autori. A volte esaltato, a volte frainteso, rimane uno degli strumenti più interessanti per capire come gestire la tensione al tavolo.

Perché il fail forward è utile


Il primo motivo è semplice: evita lo stallo. Nessuno vuole che una sessione intera si inceppi perché un tiro sfortunato impedisce al gruppo di accedere a un’informazione cruciale o di varcare una porta chiusa. I giochi sono esperienze collettive, e l’inerzia è nemica del divertimento.

Il secondo motivo riguarda il ritmo narrativo. Un buon racconto —che sia scritto, filmato o giocato al tavolo— non rimane mai fermo. Ogni scena deve portare qualcosa di nuovo. Un fallimento che lascia le cose identiche a prima è narrativamente sterile. Al contrario, un fallimento che produce complicazioni aggiunge tensione e sostanza.

Terzo: il fail forward trasforma il fallimento in opportunità creativa. Invece di dire “non riesci”, possiamo chiederci: cosa succede di imprevisto? Che nuovo PNG entra in scena? Quale problema emerge? Quale risorsa si perde? Il gioco si arricchisce di dettagli e il mondo di gioco sembra più vivo, perché reagisce agli eventi.

Infine, il fail forward aiuta a dare senso al rischio. Se i fallimenti portano a conseguenze significative, i successi acquistano più valore. In un sistema dove il peggio che può capitare è “non succede nulla”, il rischio è piatto. Invece, quando il fallimento comporta nuovi sviluppi, i giocatori percepiscono che ogni tiro importa davvero.

Come applicarlo in gioco


Il fail forward non è una regola scritta in pietra, ma un atteggiamento. La domanda chiave è: come cambia la situazione dopo questo tiro?

Se la risposta è “non cambia”, allora siamo davanti a un’occasione persa. Se la risposta è “qualcosa si muove, in bene o in male”, allora siamo sulla strada giusta.

Tipologie di conseguenze


  • Costo: il personaggio ottiene ciò che voleva, ma a caro prezzo. Perde tempo, denaro, salute, reputazione.
  • Complicazione: l’azione fallisce, ma succede qualcos’altro di interessante. Arriva una guardia, si rompe l’oggetto, si rivela un imprevisto.
  • Apertura narrativa: il fallimento non porta all’obiettivo sperato, ma apre nuove strade. Il documento cercato non si trova, ma emerge una lettera che allude a un personaggio misterioso.


Coerenza con il tono del gioco


Il fail forward non ha lo stesso sapore in ogni contesto. In un dungeon crawler letale, fallire può voler dire subire una trappola mortale. In una commedia romantica, fallire può voler dire che l’appuntamento va male ma genera una scena imbarazzante e divertente. La regola d’oro è: che tipo di storia stiamo raccontando? Le conseguenze devono armonizzarsi con il tono.

Esempi concreti


  • Investigativo: invece di “non trovi niente”, il fallimento può portare a un indizio incompleto, fuorviante o compromettente. Magari trovi il documento, ma è macchiato e manca la parte cruciale.
  • Azione: un colpo mancato può significare che l’avversario contrattacca, o che il personaggio perde la posizione favorevole.
  • Sociale: fallire un tiro di persuasione non vuol dire “non ti ascolta”, ma “ti ascolta e si insospettisce”, oppure “accetta, ma a condizioni molto più dure”.

Il punto non è proteggere i personaggi dalle conseguenze, ma rendere ogni esito significativo.

I limiti del fail forward


Come ogni concetto che prende piede, anche il fail forward rischia di essere trattato come un dogma. Ma ha dei limiti, ed è importante riconoscerli.

Non banalizzare il fallimento


Se il fallire diventa sempre un successo mascherato, si perde il senso del rischio. Non tutto deve andare avanti come previsto: il gioco ha bisogno anche di cadute autentiche.

Attenzione al ritmo


Non ogni tiro richiede un fail forward. A volte il silenzio, il vuoto, il “non succede” possono avere senso, specie se il gioco punta sull’atmosfera o sull’attesa. Un horror può trarre forza anche dal nulla che avanza.

Effetto tapis roulant


Se ogni fallimento porta solo a “un altro ostacolo da superare”, il rischio è di appiattire la tensione. Non si percepisce un cambiamento reale, solo una sequenza infinita di problemi. Per questo è importante variare: a volte un fallimento deve portare a un cambiamento drastico, non solo a un ostacolo in più.

Buone pratiche per bilanciarlo


Il fail forward non è un pulsante da premere, ma uno strumento da dosare. Alcuni accorgimenti possono aiutare.

  1. Alternanza di esiti: non solo complicazioni. Anche successi netti e fallimenti duri devono avere spazio, per mantenere la varietà e la tensione.
  2. Valorizzare le risorse: far pesare il costo delle azioni fallite, che siano punti vita, tempo, o semplicemente opportunità perse.
  3. Evitare la scorciatoia narrativa: il fail forward non serve ad arrivare comunque “alla trama scritta”. Serve a creare insieme una storia che avanza in modi imprevisti.
  4. Lasciare spazio alle sorprese: un buon fail forward apre strade nuove, che nessuno al tavolo aveva pianificato. È un invito a esplorare il non previsto.


Conclusione: fallire è giocare


Il fail forward, in fondo, non è un trucco da manuale ma un atteggiamento verso il gioco. Significa riconoscere che il fallimento non è un’interruzione ma una trasformazione. Che una porta chiusa non è un muro, ma l’occasione per trovare un’altra strada.

Non bisogna trasformarlo in una religione, né usarlo per sterilizzare i rischi. Deve restare ciò che è: uno strumento per mantenere la storia viva, interessante, sorprendente.

Alla fine, la misura del fail forward non sta nei manuali né nei forum, ma nelle esperienze concrete di gioco. Nei tavoli in cui i giocatori ridono perché il loro piano è andato in fumo, ma da quel disastro è nata una delle scene più memorabili. Nei momenti in cui un fallimento non ha bloccato la serata, ma l’ha resa migliore.

Fallire in avanti significa ricordare che anche gli errori raccontano. E nei giochi di ruolo, raccontare insieme è tutto ciò che conta.


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centroscritture.it : nuova stagione di corsi
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centroscritture.it
Nuova stagione di corsi, 2025-2026


La nuova programmazione didattica è online:
10 nuovi corsi da ottobre 2025 a giugno 2026

Lo scorso anno ci siamo concentrati, in buona parte, sulle idee di poesia, astraendo dai testi verso riflessioni generali di poetica ed estetica. Quest’anno abbiamo impostato la programmazione per entrare direttamente nei testi, la materia viva, il punto di partenza e di arrivo della poesia:

PRIMO CICLO
ottobre 2025 – febbraio 2026
Cinque corsi:
Vittorio Sereni, un classico del Novecento di riferimento per la lirica di oggi, e due maestri della sperimentazione, Emilio Villa e Corrado Costa, per il nuovo ciclo di monografie alla scoperta di autori cardinali della poesia italiana contemporanea. Anatomia del testo poetico: un nuovo orizzonte interpretativo. Sette poesie esemplari al microscopio per ripercorrere la tradizione lirica del secolo passato.

SECONDO CICLO
marzo – giugno 2026
Cinque corsi:
Il testo poetico al setaccio: le linee alternative alla tradizione lirica, e autocommenti: la parola ai poeti di oggi. In che mondi si muove, e come, una poesia una volta pubblicata? Un viaggio esplorativo, storico e prospettico, nel “poetico” visto da fuori. Quinta edizione del nostro laboratorio, con editing collettivo e pubblicazione. Mario Benedetti: il poeta più intenso ed emblematico del passaggio del secolo.

di séguito le prime tre sequenze di lezioni, nel dettaglio:

CORSI IN PARTENZA DAL 21 OTTOBRE 2025

Tutte le lezioni saranno registrate in diretta nel giorno e ora del loro svolgimento, e messe a disposizione degli iscritti il giorno seguente in una sezione dedicata del sito, così da poterne usufruire in ogni momento e senza limite.

da martedì 21 ottobre 2025 ore 18
Vittorio Sereni
Monografie #9


​Nuovo ciclo di corsi monografici approfonditi su autori fondamentali per comprendere l’evoluzione della scrittura poetica in Italia dal Novecento a oggi. Dall’esordio in clima ermetico di Frontiera (1941) alla lucida, disincantata malinconia di Stella variabile (1981), in un percorso segnato da poche tappe essenziali e caratterizzato dall’intreccio tra intima meditazione e scrupolosa attenzione per il contesto storico e sociale, Vittorio Sereni [1913-1983] si è imposto come una figura di riferimento della seconda metà del secolo, stabilendo un modello di classicità contemporanea ancora oggi determinante.

con Maria Borio, Stefano Colangelo, Claudia Crocco, Tommaso Di Dio, Guido Mazzoni, Niccolò Scaffai

§
da giovedì 23 ottobre 2025 ore 18
L’interno. Poesia come testo


​Che cos’è una poesia? In un senso minimo, è un prodotto linguistico. Per lungo tempo è stato orale; oggi, almeno nella nostra cultura, lo consideriamo prevalentemente scritto. Una poesia è dunque un testo. In quanto tale ha le sue caratteristiche oggettive, che pertengono alla facoltà umana del linguaggio e possono essere isolate sia dall’autore che dal contesto. L’enorme varietà di testi che consideriamo poetici, alla luce dell’espansione di forme che ha caratterizzato la modernità, rende ormai insufficiente l’interpretazione di un testo poetico con i soli strumenti ermeneutici tradizionali, retorici stilistici e metrici. In questo corso proveremo ad ampliare l’orizzonte interpretativo ricorrendo alla linguistica testuale, e per farlo entreremo, come veri e propri esploratori, in quel “microcosmo sintetico” che riflette, materializza e fissa la stessa cognizione umana: il testo. Ci chiederemo, alla fine dell’esplorazione, se e in che termini abbia ancora senso pensare al “poetico” come a una specifica proprietà testuale.

con Valerio Massaroni

§
da lunedì 27 ottobre 2025 ore 18
La tradizione del Novecento
Dentro il testo poetico #1


​Ogni lezione un testo, letto analizzato e commentato, nel primo di tre corsi pensati per sviscerare le qualità intrinseche della scrittura poetica della modernità italiana, spesso di non facile accesso, e restituirne tutta la ricchezza e la complessità. Da Guido Gozzano ad Antonella Anedda, sette grandi testi della lirica novecentesca.

Lezioni di Laura Barile, Maria Borio, Stefano Bottero, Fiammetta Cirilli, Massimiliano Manganelli, Francesca Santucci, Andrea Temporelli

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Il programma completo e le modalità di iscrizione sono sul sito all’indirizzo https://www.centroscritture.it/corsi


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michael hardt in italia per “i settanta sovversivi” (deriveapprodi)


Roma, 7 ottobre, ore 18, Esc atelier autogestito, via dei Volsci 159 –
Hardt discute il libro con Chiara Giorgi e Roberto Ciccarelli

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“Transgender: A Transitioned Woman and a MAGA Mama”


Mi è capitato, a caso, di trovare qualcosa di strano su YouTube stasera, del tipo… Jubilee, eccetto che non è una roba ragebait fatta per fare soldi a discapito della morale aumentando la polarizzazione politica per mezzo di “dibattiti” in malafede con conseguente peggioramento del mondo, ma tipo l’esatto opposto…! Non direi che è perfettissimo, ma certamente un’occhiata se la merita, in un contesto in cui l’unica alternativa sono la distruzione (“liberal destroyed!“), l’umiliazione (“conservative humiliated!“), e gira che ti rigira non c’è mai conversione di più gente verso il bene assoluto… 💔

youtube.com/watch?v=mQlarHFPoa…

(In questo caso sulla questione transgender, ma non è questo il punto che voglio fare.) A primo impatto pareva un altro di quei video che puzzano, ma, guardando meglio, vedendo che ruota attorno al fatto di un modo diverso di fare politica, effettivamente devo dire che non viene dal gabinetto, affatto. L’idea pare sia che, per argomenti che oggettivamente non sono politicamente dibattibili in buona coscienza — perché è buono dibattere sul sistema economico migliore, o sul sistema elettorale, o sull’urbanistica, o su tremila altre cose, ma mai e poi mai sulla natura delle persone o sui diritti o cose di quel tipo — appunto non si fa un dibattito, ma una conversazione basata su ascolto, immedesimazione, ed empatia (questa che negli Stati Uniti viene trattata come una parolaccia… e nel resto dell’occidente non a tal punto, ma comunque con disprezzo, siamo rovinati). 😿

Ora… un po’ di fetore comunque l’ho percepito, ma spero sia perché questi qui ancora devono prendere la mano (questo è il loro primo video, ne hanno anche altri più nuovi ma non li ho visti). Per dire, la signora nera, per i primi 20 minuti buoni, come si evince gravemente dal linguaggio del corpo, ha tenuto questo brutto atteggiamento di superiorità e distacco, che ovviamente è l’opposto dell’accettazione che si voleva raggiungere (e che si è raggiunta, menomale, per una buona volta) alla fine… e non penso che le si possa dare la colpa di questo perché, come si vede, è una persona normale, che è arrivata lì con purtroppo il cervello lavato da idee di odio da parte dei politici, però credo il moderatore avrebbe dovuto tentare di spegnerla un po’. (E poi, quando si è resa più alla pari dell’altra tizia, ha menzionato delle cose che paiono proprio false; di nuovo, non colpa sua, perché appare in buona fede, e dunque la vera colpa è di chi gli ha fatto credere le stronzate… però il fact-checking live ci potrebbe stare.) 🥱

Insomma… chi mai lo avrebbe detto che, forse, se si spera di rendere il mondo un posto migliore, e distruggere, eliminare, annichilire (in questo caso si, è lecito sperarlo proprio in questi termini) tutto ciò che rappresenta l’odio e la divisione umana, non bisogna rispondere al male con il male, ma con il bene… e quindi, con oggi abbiamo magicamente risolto la merda nel mondo??? 😳

…Purtroppo, a fine post, è il momento delle cose tristi: tutto ciò temo sia proprio utopia. Se è servita 1 (una) ora di conversazione per unire così due persone altrimenti radicalmente incomprese, temo sia impossibile risanare l’umanità intera; ed è un problema, perché questa sarebbe condizione necessaria se si spera di eradicare davvero il male… perché esso è come un virus latente che tutti portiamo dentro, e che in ogni momento può attecchire in noi o contagiare altri, e dunque se non lo si elimina in un solo colpo non lo si eliminerà mai. E purtroppo lo sappiamo bene: 2000 anni fa ci avrebbe provato Gesù Cristo, a salvare l’umanità, e lo hanno crocifisso… poi si può forse dire che ci ha provato Gandhi a suo modo, e lo hanno perseguitato… E ora io quindi sono estremamente triste, quindi buonanotte così. (Malanotte, cioè; spero davvero che nel sonno io mi trasformi in un gatto, così da non dover avere mai più a che fare con questa umanità intrinsecamente corrotta, di cui vorrei non essere parte anche io, perché mi rendo conto di avere anche io i miei difetti e non riuscire ad essere perfetta come vorrei tutti lo fossimo… 😭)

#empatia #TheEnemiesProject #transgender

Questa voce è stata modificata (4 settimane fa)
in reply to minioctt

prima lo dicevo ironicamente, ma sono sempre più convinta che l’unico modo possibile per eliminare davvero l’odio e la sofferenza nell’umanità sia di eliminare l’umanità: centinaia di bombe atomiche sull’intero pianeta, e basta.
vorrei ci fosse qualcosa di meno drastico, che magari non vada ad eliminare anche le specie non umane, ma sembra sempre più impossibile.

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8 ottobre, roma: presentazione di “queer cuisine” (tic, 2025), di marco santarelli


mercoledì 8 ottobre 2025 alle ore 18:30
@ TRAleVOLTE, Piazza di Porta San Giovanni, 10 Roma

presentazione del libro

presentazione di 'Queer cuisine', di Marco Santarelli (Tic 2025)
cliccare per ingrandire

Queer Cuisine è un ricettario gastronomico che inquadra un periodo significativo della storia della cucina popolare italiana, che ha visto l’adozione di ingredienti e preparazioni che segnano una rottura con la tradizione della cucina regionale di stampo familiare. E lo fa coniugando l’evoluzione della tavola con la più vasta emancipazione culturale e sessuale che vede protagonisti i movimenti omosessuali e il femminismo.

Come siamo passati dalle polpette al sugo al cocktail di scampi? E quando abbiamo imparato che il risotto alla fragola poteva emanciparci da vecchie omofobie e miti patriarcali? Nella straordinaria storia della cucina italiana, è tempo di rinunciare al soffocante provincialismo passatista per approdare con slancio a una libera cucina nouvelle, aperta alla panna dappertutto, alla vodka col pomodoro e all’erotismo della frutta coi carboidrati.

Attraverso una rassegna di ricette che tra gli anni Settanta e Novanta illustrano il compimento felice di una notevole eresia gastronomica, Marco Santarelli ci guida alla comprensione di cosa ha significato in Italia l’ideale di una nouvelle cuisine di massa.

Intervengono:

Giuseppe Garrera storico dell’arte, collezionista e curatore

Antonio Syxty artista, regista di teatro

Michele Zaffarano scrittore e traduttore

Marco Santarelli è studioso di gastronomia. Si occupa principalmente di cucina popolare tra modernità e contemporaneità. Ha svolto una intensa attività giornalistica come critico gastronomico per diverse testate, e in particolare – come titolare della rubrica gastronomica del “Trovaroma” di Repubblica dal 1986 al 2000 – è stato testimone e interlocutore partecipe dei cambiamenti che hanno rivoluzionato la ristorazione a Roma. Collaboratore alla Guida dell’Espresso negli anni iniziali, curatore di eventi e primo autore di una guida della ristorazione a Roma e nel Lazio, ha abbandonato la critica gastronomica per dedicarsi alla ricerca storica (L’apparecchio del gusto, Quodlibet 2008).

Queer Cuisine è uscito per Tic Edizioni, Roma, nella collana Alimentare diretta da Roberto Muzi: ticedizioni.com/collections/al…

Associazione Promozione Sociale TRAleVOLTE
Piazza di Porta San Giovanni, 10 Roma
Web: http://www.tralevolte.com

#78Ricette #Alimentare #AntonioSyxty #cucina #eresiaGastronomica #gastronomia #GiuseppeGarrera #MarcoSantarelli #MicheleZaffarano #nouvelleCuisine #QueerCuisine #recipe #recipes #RobertoMuzi #Tic #TicEdizioni #TraLeVolte #TRAleVOLTE #TRAleVOLTEAPS

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sono aperte le iscrizioni all’undicesima edizione del premio di poesia elio pagliarani


logo Premio Pagliarani

XI edizione del Premio nazionale di poesia
Elio Pagliarani, 2025-2026


GIÀ DA ORA È POSSIBILE ISCRIVERSI ALL’UNDICESIMA EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE DI POESIA ELIO PAGLIARANI. Bando e Regolamento sono pubblicati sul sito e su fb.
La scadenza per l’ iscrizione degli autori è il 15 gennaio 2026, ore 12.

https://premionazionaleeliopagliarani.it/premio-nazionale-undecima-edizione-news


qui il Bando

qui il Regolamento

qui la Dichiarazione di accettazione

§

estratto dal bando di concorso:

articoli fondamentali del bando di concorso Premio di poesia Elio Pagliarani
cliccare per ingrandire

estratto dal regolamento:

estratto dal regolamento del Premio Nazionale di poesia Elio Pagliarani, XI edizione, 2025-26
cliccare per ingrandire

#AssociazioneLetterariaPremioNazionaleElioPagliarani #BandoDelPremio #bandoDelPremioPagliarani #BibliotecaPagliarani #CentroStudiEBibliotecaSullaPoesiaContemporanea #CentroStudiElioPagliarani #poesiaEdita #poesiaInedita #premioAllaCarriera #PremioNazionaleElioPagliarani #PremioPagliarani #RegolamentoDelPremio #regolamentoDelPremioPagliarani

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4 ottobre, roma, convegno di studi: a cento anni dal ‘non mollare’


Federazione Italiana Associazioni Partigiane
Via S. Francesco di Sales 5, Roma

Convegno di Studi
” … a cento anni dal NON MOLLARE”
Roma

4 ottobre 2025
ore 15:30 – 19:30

Inizio lavori

ore 15.30
Saluti istituzionali

Luca Aniasi
(Presidente FIAP)

Bianca Cimiotta Lami
(Vicepresidente FIAP)

Matteo Stefanori
(Casa della Memoria e della Storia, Roma)

Introduce e presiede
Andrea Ricciardi
(FIAP e Fondazione Rossi-Salvemini)

*

Intervengono

Sergio Bucchi (Università La Sapienza, Roma)
Salvemini, l’Italia liberale e la democrazia

Antonella Braga (Fondazione Rossi-Salvemini)
Tre riviste libere: “Rivoluzione liberale”, “IlCaffè”, “Non Mollare”

Fabio Vander (Senato della Repubblica)
I comunisti e il “Non Mollare”

Mimmo Franzinelli (Fondazione Rossi-Salvemini)
Il “Non Mollare” contro le fake-news di Regime

ore 17.30
Chille de la balanza
“Non Mollare”. Interviste impossibili

ore18.00
Tavola rotonda
“Non mollare”: la libertà di stampa tra ieri e oggi

Introduce e presiede
Andrea Ricciardi
(FIAP e Fondazione Rossi-Salvemini)

Intervengono
Roberta Carlini (Istituto Universitario Europeo, Firenze)
Eric Jozsef (“Libération”)
Enzo Marzo (“Critica Liberale”)

___

Federazione Italiana
Associazioni Partigiane.
Via S. Francesco di Sales 5, Roma

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili in sala
L’iniziativa verrà trasmessa in diretta streaming sulla Pagina Facebook della FIAP: facebook.com/FIAPItalia

#AndreaRicciardi #antifascismo #AntonellaBraga #BiancaCimiottaLami #comunisti #CriticaLiberale #EnzoMarzo #EricJozsef #FabioVander #FederazioneItalianaAssociazioniPartigiane #Fiap #FondazioneRossiSalvemini #GaetanoSalvemini #IlCaffè #IstitutoUniversitarioEuropeo #lItaliaLiberale #Libération #libertàDiStampa #LucaAniasi #MatteoStefanori #MimmoFranzinelli #NonMollare #rivista #RivoluzioneLiberale #RobertaCarlini #Salvemini #SergioBucchi #UniversitàLaSapienza

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Tienimi per mano: un viaggio tra cura, legami, crescita

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tienimi per mano

Tienimi per mano. Primi passi nella vita: un viaggio tra cura, legami e autonomia

Gabriella Picerno

manuale

GD Edizioni

giugno 2025

ibs.it/tienimi-per-mano-primi-…

Breve biografia dell’autrice


Gabriella Picerno è psicologa (e scrittrice) pedagogista, consulente in sessuologia e esperta in psicologia del disegno infantile e dell’apprendimento. Direttrice del Centro di Documentazione Educativa Il Grillo Parlante di Rufina (Firenze). Lavora in progetti di formazione e interventi di educazione alla genitorialità, all’affettività e alla sessualità. Si occupa di problematiche familiari quali la separazione e il divorzio. Svolge attività professionale su tematiche come la formazione dei docenti, il disagio scolastico, i disturbi dell’apprendimento e di relazione.

Il testo: Tienimi per mano


“Tienimi per mano”, si apre con una scena simbolica: il primo giorno di nido, il bambino che stringe forte la mano del genitore come a chiedere rassicurazione mentre si apre a un mondo nuovo. Questo gesto diventa metafora del percorso che attraversa tutto il libro: accompagnare il bambino nei suoi primi passi verso l’autonomia, senza mai lasciarlo solo emotivamente. Il testo sottolinea che i genitori sono i primi maestri e punti di riferimento, ma che il nido rappresenta un luogo di crescita affettiva, cognitiva e sociale fondamentale. Il libro nasce come guida empatica, con suggerimenti pratici e spunti di riflessione, per aiutare le famiglie a vivere con serenità la transizione dei primi anni di vita.

Due parole sul titolo


Tienimi per mano: non solo un gesto fisico, ma un ponte silenzioso tra due mondi, due emozioni, due anime. La mano che stringe un’altra racconta fiducia, sicurezza, accoglienza. In psicologia, questo gesto diventa simbolo della relazione di sostegno, della vicinanza emotiva e della capacità di accompagnare l’altro nei momenti di incertezza. Ogni passo condiviso, ogni stretta di mano, è un linguaggio silenzioso che comunica: “Non sei solo, ci sono con te”. In termini pratici, psicologicamente, la presenza tangibile di qualcuno che ci “tiene per mano” può ridurre lo stress, rafforzare la sicurezza interna e favorire la regolazione emotiva. La psicologia dello sviluppo ci insegna che fin dall’infanzia il contatto fisico e la vicinanza emotiva sono fondamentali: i neonati che ricevono carezze e attenzioni sviluppano maggiore fiducia nel mondo e nelle relazioni future. In età adulta, il gesto si trasforma in un atto simbolico: offrire sostegno, ascolto, comprensione. Autori come John Bowlby sottolineano l’importanza dell’attaccamento sicuro, dove la disponibilità di un adulto o di una figura significativa crea le basi per l’autonomia e la resilienza. Donald Winnicott, invece, ci ricorda che il sostegno emotivo funziona come un contenitore: una mano che stringe diventa metafora della capacità di accogliere, contenere e accompagnare l’altro nella complessità dei sentimenti.

Tienimi per mano è quindi un invito alla presenza consapevole, all’empatia attiva, alla cura relazionale. Non è solo protezione: è riconoscere la fragilità e la forza dell’altro, è creare uno spazio dove il cuore può sentirsi sicuro e libero allo stesso tempo.

In pratica, tendere la mano significa:

  • Offrire sostegno emotivo: ascoltare senza giudizio, essere presenti.
  • Rafforzare la fiducia: comunicare attraverso gesti, parole e attenzione che l’altro può contare su di te.
  • Favorire la resilienza: accompagnare nei momenti difficili senza sostituirsi all’altro.

Così, una mano che si tende diventa un filo invisibile che unisce, una carezza silenziosa che cura, un gesto poetico che parla più di mille parole.

In sintesi:


“Tienimi per mano” è un testo che unisce calore narrativo e basi psicologiche solide. La sua forza è la capacità di tradurre teorie complesse in suggerimenti pratici, valorizzando il ruolo del legame affettivo, del gioco, del linguaggio e della comunità nello sviluppo armonico del bambino.

Riflessione personale sulla genitorialità: radici, mani e legami


La genitorialità è un viaggio che non si misura solo in giorni o anni, ma in silenzi condivisi, gesti di cura e sguardi che rassicurano. Essere genitori significa tenere insieme la fragilità e la forza del proprio figlio, accompagnarlo nei primi passi con mani attente e cuori presenti. In psicologia, questa funzione va ben oltre il semplice accudimento: è un processo relazionale che plasma l’autostima, la sicurezza e la capacità di relazione dell’individuo. Il gesto simbolico del titolo di Gabriella Picerno, Tienimi per mano, racchiude l’essenza di questa funzione. Non è solo un invito alla vicinanza fisica, ma un richiamo alla presenza emotiva, alla capacità di offrire contenimento senza soffocare, protezione senza possesso. Come sottolinea l’autrice, la genitorialità è un equilibrio delicato tra cura e autonomia, tra guida e libertà, tra radici e ali.

Dal punto di vista psicologico, questa dinamica si riflette nei concetti di attaccamento sicuro (Bowlby e Ainsworth), dove la disponibilità emotiva e la sensibilità dei genitori creano basi solide per la fiducia nel mondo; e nella teoria di Winnicott, in cui il “contenitore” genitoriale permette al bambino di sperimentare e crescere, consapevole della sicurezza a cui tornare. Ogni mano tesa, ogni parola di incoraggiamento, diventa così un ponte tra il mondo interno del bambino e quello esterno, un filo invisibile che sostiene lo sviluppo emotivo e relazionale.

Nella pratica quotidiana, la genitorialità richiede presenza consapevole: ascoltare senza fretta, osservare senza giudizio, accompagnare senza sostituirsi. Significa saper accogliere le emozioni del figlio, guidarlo attraverso paure e scoperte, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita. Come l’autrice evidenzia, essere genitori non implica perfezione, ma autenticità e coerenza, qualità che insegnano ai bambini a relazionarsi con il mondo con fiducia e resilienza.

In definitiva, la genitorialità è un atto poetico e scientifico al tempo stesso: un intreccio di cuore, mente e relazioni, dove ogni gesto semplice, ogni mano tesa, lascia un’impronta duratura. Tenere per mano non significa trattenere: significa accompagnare, sostenere e permettere al figlio di diventare pienamente se stesso, sapendo che le radici sicure sono sempre lì, pronte a sostenerlo.

“Sta a noi, società degli adulti, trovare gli stimoli per i nostri giovani, aiutarli a costruirsi il proprio cervello, che poi significa il proprio comportamento. È una responsabilità che fa o dovrebbe far tremare le vene e i polsi, perché si tratta di formare le nuove generazioni, il mondo di domani”.

Lamberto Maffei

#gdEdizioni

Questa voce è stata modificata (4 settimane fa)

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oggi, 1 ottobre 2025, roma, jcu: “inverse” – reading collettivo


locandina InVerse 2025
cliccare per ingrandire

InVerse – Italian Poets in Translation, Festival della poesia italiana, si terrà a Roma mercoledì 1 ottobre alle ore 19:00 presso l’Aula Magna Regina della John Cabot University (via della Lungara 233, Trastevere).

InVerse dà voce non solo ad alcune tra le figure più significative della poesia italiana contemporanea, ma anche a poeti emergenti, offrendo loro l’opportunità di farsi conoscere oltre oceano.

Partecipano all’evento Mariasole Ariot, Prisca Baccaille, Carlo Bordini, Gherardo Bortolotti, Fiammetta Cirilli, Francesco Dalessandro, Vincenzo Frungillo, Rahma Nur, Fabio Pusterla, Silvia Righi, Gabriele Stera, Fabio Teti, Francesco Maria Tipaldi, Sara Ventroni e Piergiorgio Viti.

Durante la serata, le poesie saranno lette sia in italiano sia in inglese.

I testi sono raccolti in un’antologia bilingue, pubblicata dalla John Cabot University Press, che sarà presentata in occasione del Festival.

Fondato nel 2005 dalle docenti della John Cabot University, Brunella Antomarini, Berenice Cocciolillo e Rosa Filardi, quest’anno InVerse festeggia 20 anni di attività.

#BereniceCocciolillo #BrunellaAntomarini #CarloBordini #FabioPusterla #FabioTeti #festival #FestivalDellaPoesiaItaliana #FiammettaCirilli #FrancescoDalessandro #FrancescoMariaTipaldi #GabrieleStera #GherardoBortolotti #InVerse #InVerseItalianPoetsInTranslation #ItalianPoetry #JCU #JohnCabotUniversity #JohnCabotUniversityPress #MariasoleAriot #PiergiorgioViti #poesia #PriscaBaccaille #RahmaNur #RosaFilardi #SaraVentroni #SilviaRighi #traduzione #traduzioni #translation #translations #VincenzoFrungillo

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Il cielo del mese: Ottobre di spazio e tempo

edu.inaf.it/rubriche/il-cielo-…

Ispirati dalla World Space Week, compiamo un viaggio tra le costellazioni del cielo di ottobre insieme con la cometa Lemmon

#costellazioni #ilCieloDelMese #ottobre #worldSpaceWeek

Cielodelmese 10 Ottobre 2025 Evidenza
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oggi, 1 ottobre, a firenze: ‘l’area di broca’ al circolo degli artisti “casa di dante”


oggi,mercoledì 1° ottobre, al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, a Firenze, si terrà un incontro con i redattori de “L’area di Broca” per ripercorrere i 50 anni di storia della rivista: dagli anni di “Salvo imprevisti” alle trasformazioni degli ultimi decenni. Nell’occasione sarà presentato il fascicolo conclusivo.

MEZZO SECOLO DI CULTURA
Salvo imprevisti – L’area di Broca
mercoledì 1° ottobre – ore 17:00
Circolo degli Artisti “Casa di Dante”
Via Santa Margherita 1r – Firenze

Nella locandina in calce tutti i particolari dell’incontro. Per altre informazioni si veda: circoloartisticasadante.com

#AlessandroFranci #CircoloDegliArtistiCasaDiDante_ #GiuseppeBaldassarre #GrazianoDei #LAreaDiBroca #MariellaBettarini #PaoloPettinari #RobertoMosi #SalvoImprevisti

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Gaetano Galvagno, un marchese del Grillo a Catania?


La strategia sembra quella del silenzio, lasciare spegnere il clamore nato attorno al caso dell’attico di Gaetano Galvagno.

Parliamo dell’appartamento all’ultimo piano, e del lastrico solare ad esso sovrastante, che il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana possiede in Corso delle Province e per il quale l’Ufficio Urbanistica gli ha rilasciato un permesso di costruire quanto […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/10/01/gaet…

#AssembleaRegionaleSiciliana #ComuneDiCatania #DirezioneUrbanistica #RegioneSiciliana

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F-Droid, un repository di app Android libere e open source, espone i pericoli del nuovo decreto di registrazione degli sviluppatori di Google, sostenendo che tale misura minaccia di distruggere la distribuzione di app open source. L'articolo pubblicato il 29 settembre 2025 critica l'iniziativa di Google, che impone tasse di registrazione, l'accettazione di termini non negoziabili e la presentazione di documenti identificativi personali per tutti gli sviluppatori. F-Droid evidenzia che, a […]

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Playtesting: ma è davvero necessario?


Nel mondo del game design, e ancora di più nei giochi di ruolo da tavolo, si ripete come un mantra: “Se non playtesti, non sei un vero autore.”
Ma chi l’ha detto? E soprattutto: è davvero imprescindibile?

La provocazione di questo titolo non è per negare l’utilità del playtesting, ma per riportarlo alla sua giusta dimensione: strumento di metodo, non religione.

“Il gioco migliora attraverso l’iterazione.”
— Jesse Schell, The Art of Game Design


L’illusione del metodo scientifico


“Playtest” suona come qualcosa di rigoroso: dati, laboratori, statistiche.
In pratica, le sessioni di prova avvengono quasi sempre tra amici, con mille variabili incontrollabili, e con il designer stesso che spesso interviene a spiegare.

Il game design, soprattutto nei GdR, è un problema di progettazione di secondo ordine: non disegni direttamente l’esperienza, ma regole da cui l’esperienza emergerà. Non si misura un “dato puro”, ma un frammento di contesto.

Il valore del playtest non è la “scientificità”: è la capacità di restituire indizi contestualizzati, che vanno interpretati con occhio critico.

Il paradosso dell’iterazione infinita


Ogni ciclo di prova porta a miglioramenti. Ma ogni ciclo richiede tempo ed energie.
Schell lo mette nero su bianco: il lavoro di un designer non è mai finito, è solo abbandonato.

La vera sfida è capire quando fermarsi.
Un approccio utile: fissare per ogni test un obiettivo preciso (“voglio capire se questa procedura è chiara”) e stabilire una soglia di stop (“se funziona in tre tavoli diversi, non la tocco più”). Così eviti l’“alfa perpetua” e spingi il gioco verso la pubblicazione.

Autorialità vs. crowdsourcing


Il playtest porta feedback, ma chi decide cosa farne?

Dungeons & Dragons, ad esempio, usa i sondaggi pubblici di Unearthed Arcana: un contenuto è valido se almeno il 70% dei giocatori si dichiara soddisfatto. È un criterio trasparente e utile, ma non sostituisce il giudizio editoriale.

Per i giochi indipendenti, il rischio è maggiore: trasformare la propria voce autoriale in un compromesso statistico. Il playtest deve servire a testare chiarezza e fruibilità, non a diluire l’identità del gioco.

“Lascia spazio al gioco nel design, accettando che alcune assunzioni saranno sbagliate.”
— Eric Zimmerman, Rules of Play


I limiti strutturali del playtest


  • Campioni ristretti: giocare sempre con lo stesso gruppo porta a bias enormi.
  • Feedback contraddittorio: un gruppo chiede più semplicità, un altro più complessità.
  • Facilitatore presente: se è l’autore a spiegare, maschera i problemi reali del testo.
  • Manuale non testato: molti playtest verificano il gioco “parlato”, non il regolamento scritto.

Ecco perché il blind playtest è fondamentale: i tester devono imparare il gioco solo dal manuale. Se inciampano, il problema non è loro: è nel testo.

“Affronta la verità del tuo playtest, anche se fa male.”
— Eric Zimmerman


Alternative (e complementi) intelligenti


Il playtest non è l’unico strumento. Eccone altri che lo rendono più efficace:

  • Prototipi mirati: prova scenari rapidi per una sola meccanica, non intere campagne.
  • Playstorming: simulazioni veloci “a secco” su carta, senza tavolo completo.
  • Test di leggibilità: fai leggere un capitolo a chi non conosce il gioco e chiedi di rispiegarlo.
  • Debrief strutturati: raccogli osservazioni neutrali, non sfoghi emotivi.
  • Open access: condividere presto il materiale con la community allarga i dati e crea pubblico.


Cosa il playtest fa (e non fa)


Fa bene:

  • smascherare ambiguità procedurali,
  • evidenziare problemi tra regole e interfaccia (schede, reference),
  • verificare la comprensibilità del manuale.

Fa male se gli chiedi di:

  • decidere tono e poetica, che sono scelte d’autore,
  • bilanciare il gusto medio, rischiando un gioco senza carattere.


Conclusione: il coraggio di pubblicare


La vera domanda non è se il playtesting sia necessario, ma come e quanto.

Il playtest funziona se serve a rendere chiare le regole, leggibile il testo e coerente l’esperienza. Non può trasformarsi in un dogma che blocca i giochi in eterno o in un tribunale popolare che decide la voce dell’autore.

Alla fine, ci vuole coraggio a dire: “Basta test, il gioco è pronto.”
L’imperfezione non è un fallimento: è la natura stessa dei giochi di ruolo, che vivono e cambiano al tavolo, tra persone reali.

#giochiDiRuolo #teoria


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mancanza di skill in tempi orari: così appare la tragedia ultimissima (ho perso il bus e succedono cose perché non riesco a regolarmi con il tempo)


Oggi è uno di quei giorni in cui che palle l’universo, odio la miseria, evviva la morte!!! Perché ancora non mi capacito di come le cose mi possano andare superstorte in modi così scemi che non dovrebbero essere proprio nemmeno in primo luogo concepibili… e si, d’accordo, in fondo in fondo questo tipo di questione va sempre a ricondursi direttamente ed unicamente ai miei problemi di skill, e non ho vergogna a dirlo, ma questo non mi fa magicamente perdere il diritto di lamentarmi… non ce la posso più fare. 🫩

La cosa per niente simpatica di cui sto facendo esperienza ultimamente è che la mattina, quando devo uscire di casa (e già qui…), se mi sveglio ad un orario per cui mi lascio giusto il poco tempo di fare colazione, lavarmi e preparare la roba che manca, sapendo che ho quel tempo lì abbastanza definito e scandito senza troppo margine di sminchiamento — entro un limite, chiaramente; meno 3 quarti d’ora comunque non ce li posso mettereallora non faccio tardi… Ma se, piuttosto, mi posso alzare alle 10, non cucinata di sonno, ma allo stesso tempo con un enorme margine di manovra per perdere tempo involontariamente… il tempo lo perdo, e succede come stamattina… 🥱

Zio canino del carbossile carbonizzato, perché come ho perso tempo stamattina, e di conseguenza l’autobus, e di conseguenza ancora più tempo in una misura anche questa allucinante, mai nemmeno in passato io! Sono scesa verso le 11:59 anziché le 11:56 (e non mi sembra una differenza significativa!), sapendo che il fottuto autobus è segnato per le 12, ma tale fottuto autobus non l’ho mai visto passare (neanche per la strada fino alla fermata, dove di solito lo vedo; quindi, o proprio non è passato, e in tal caso veramente ci sarebbe da far cadere il cielo, perché pure per gli standard della SITA una cosa così è infinitamente terribile, o ha fatto prima di quanto gli sarebbe concesso). E però, le altre mattine, essendo solo di poco meno in ritardo, non l’ho mai perso… anzi, no; le altre mattine è sempre passato e ho preso quello che è segnato come 10 minuti prima, ma che fa sempre tardi, addirittura! 😭

Zio porcinante della sminchianza terminale (oggi si bestemmia!), ho controllato 3 volte sulla tabella merdosa complicatissima della SITA che si, questo autobus delle 12 esiste davvero e deve passare nei giorni scolastici (come oggi), ma nella pratica non ho potuto fare altro che rimanere lì un’ora buona per niente, aspettando poi l’autobus delle 13, che però fa via lunga e quindi sono arrivata pure con mezz’ora di ritardo a lezione… E ok, in realtà niente di valore fu perduto in questo, perché tanto non è che stia spiegando cose epiche, ma il culo non può fare altro che rodermi. Pure perché non è che aspettare a quella fermata di minchia sia comodo (ma anche altre fermate di minchia nella mia città, tranne forse una o due), senza uno straccio di panchina e con ombra presente solo in punti super-sconvenienti… 😾

Ma ok, dopo ormai più di 2 anni dovrei aver imparato a non cadere più negli inganni dei poteri forty applicati per mezzo della SITA… quindi, se ancora mi succede, allora si, magari è colpa mia… ma davvero non comprendo questo fenomeno del tempo, al di là di tutto. Se ne ho troppo, non mi regolo, e finisco non solo per perderlo avendo poco di valore in cambio (perché non è che spendo tempo a fare chissà cosa, semplicemente mi distraggo), ma a strisciarmi tutta la roba più avanti del dovuto, e boh… però semplicemente far finta di dover prendere il bus prima del dovuto nemmeno funziona, perché poi mi secco ad aspettare lì 15-20 minuti, col sole che cuoce (e quello rimane pure in inverno alla mia fermata a quest’ora, è insensato!) senza uno straccio di panchina e con addosso lo zaino che inspiegabilmente mi fa sudare le ascelle (e solo le ascelle, ma come cazzo è possibile?) e mi rovina la maglietta pulita e mi fa puzzare… BASTA! 💔
(Bombe, bombe, mi servono le bombe per scappare da questa tortura…)
#pensieri #tempo #vita

Questa voce è stata modificata (1 mese fa)

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L’uovo dell’angelo (Tenshi no tamago) non avete mai visto qualcosa del genere


Non scrivo da un po' ne qui ne sul mio sito dedicato a linux Do it your web perché vi confesso che ho attraversato un bel periodo di depressione a causa della morte della mia Cucciola a 4 zampe, ma non voglio concentrarmi su questo in questo articolo, ho

L’uovo dell’angelo (Tenshi no tamago) non avete mai visto qualcosa del genere


namirblog.altervista.org/luovo…

#Film
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Treno Frecciabianca 8620 con ETR460.030 in transito a Castagneto Carducci (04/07/2024)


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I quattro testi forniscono una panoramica su argomenti disparati, tra cui musica, sport, tecnologia e affari. Un articolo di Rolling Stone Italia riesamina l'album del 1973 "Buckingham Nicks", descrivendolo come l'origine della famosa e disfunzionale relazione d'amore/odio tra Stevie Nicks e Lindsey Buckingham e celebra la sua inattesa ristampa. Una notizia sportiva annuncia un accordo globale di 11 anni che porta la stagione NBA in diretta e in esclusiva su Prime Video in Italia a partire […]

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Il cielo sopra Venezia: suoni e spazi cosmici alla Biennale di Venezia 2025

edu.inaf.it/rubriche/altro-cie…

Quest’anno, tra architettura e musica, la Biennale di Venezia dialoga con la scienza, in particolare l’astronomia e l’esplorazione dello spazio.

#architettura #arte #BiennaleDiVenezia #musica #scienza #spazio #Venezia


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4 ottobre, roma: manifestazione nazionale per gaza. rompere ogni rapporto con lo stato genocida di israele


4 OTTOBREManifestazione Nazionale: rompere ogni rapporto con lo stato genocida di Israele.

Il 22 settembre abbiamo fermato il Paese con lo sciopero generale, gridando basta al genocidio del popolo palestinese, basta alla complicità del nostro governo, basta all’economia di guerra che devasta i territori, precarizza le vite e trasforma ogni fabbrica in un ingranaggio del profitto militare.

Poi siamo scesi nei porti, a Genova, Livorno, Ravenna, Taranto, Trieste, bloccando le navi israeliane, rifiutando che i nostri scali diventino complici del massacro, impedendo che le nostre mani carichino armi e morte.

Ora, questo mare di mani, di piazze, di lotte, di resistenza, si muove verso Roma.
Il 4 ottobre (incontro alle 14:30 a Porta San Paolo) sarà una manifestazione enorme, popolare, determinata.
Un’ondata che unisce la solidarietà alla Palestina, la difesa dei lavoratori, la lotta contro la guerra e per una giustizia sociale e internazionale.

Perché chi lotta in Palestina per la libertà lotta anche per noi.
Perché chi costruisce pace lo fa nei porti, nelle fabbriche, nelle strade, nelle piazze.
Perché questo mare in tempesta è il nostro popolo in cammino.

Il 4 ottobre, Roma sarà la capitale della resistenza, sempre con la Palestina nel cuore.

#bambini #children #colonialism #corteo #Flotilla #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #manifestazione #manifestazioneNazionale #massacri #Palestina #Palestine #PortaSanPaolo #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #SumudFlotilla #USB #warcrimes #zionism

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napoli e roma: andrea cortellessa x 3


Campania Libri Festival
Napoli, Palazzo Reale, Sala Terza Pagina
Domenica 5 ottobre alle 11:15
UNA RAGIONE DI PIÙ PER ANDARE ALL’INFERNO. VEDERE, PASOLINI
di Andrea Cortellessa (Treccani 2025)
Giancarlo Alfano dialoga con l’autore

Napoli, Palazzo Reale, Sala Quinta Pagina
Domenica 5 ottobre alle 17:15
LA VITA DEI DETTAGLI, di Antonella Anedda (Electa 2025)
Andrea Cortellessa e Riccardo Donati dialogano con l’autrice. Introduce Carmen Gallo

Roma, John Cabot University, Aula Magna Renella
Lungotevere Raffaello Sanzio 11
Mercoledì 15 ottobre alle 18
PIER PAOLO PASOLINI, PAURA DELL’ARTE
di Andrea Cortellessa

per quest’ultimo incontro è consigliata la prenotazione entro le 12
del 15 ottobre sul form all’indirizzo
forms.office.com/e/KanSJ1uX6i

#AndreaCortellessa #AntonellaAnedda #art #arte #CampaniaLibriFestival #CarmenGallo #Electa #GiancarloAlfano #JCU #JohnCabotUniversity #PalazzoReale #Pasolini #PierPaoloPasolini #PPP #RiccardoDonati #Treccani

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“viaggio intorno a tutte le maledette mosche di andrea pazienza” + “doktoro esperanto”, oggi, 30 settembre su radio onda rossa


OGGI – 30 settembre 2025 – Tutta Scena Teatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fm

ore 14

VIAGGIO INTORNO A TUTTE LE MALEDETTE MOSCHE DI ANDREA PAZIENZA

regia di Vania Castelfranchi
con Vania Castelfranchi, Martina Vecchione

Un percorso nell’universo fumettistico di Andrea Pazienza: nella sua biografia, nei suoi personaggi e nella visionarietà del suo mondo politico, religioso ed esistenziale. Due attori accompagnati da sottolineature musicali al contrabbasso, leggono e interpretano alcune delle famose tavole di Pazienza. I brani proposti vanno da Pompeo
all’Antologica, dal Bestiario a Zanardi, fino a Paz

archive.org/details/Radioteatr…
(50′)
Info facebook.com/events/7376398362…

e

ore 14:50

DOKTORO ESPERANTO

di e con Mario Migliucci
regia Giancarlo Fares

Il Doktoro Esperanto è Lejzer Ludvik Zamenhof e questa è la sua storia. La storia di un uomo che vuole dare al mondo una voce unica, una voce umana. Come un laborioso artigiano, il Doktoro Esperanto, l’omino con gli occhiali, fabbrica il suo strumento e lo offre a chiunque lo voglia adoperare. Ma una lingua è uno strumento particolare, non si crea dall’oggi al domani. Questa è una storia fatta di torri e di uomini che le costruiscono. Come altri uomini prima di lui, Lejzer abbandona la pietra e sceglie il mattone. I Mattoni di Lejzer sono parole, e la sua lingua è l’esperanto.

archive.org/details/Radioteatr… (56′)
facebook.com/events/6707493896…

#AndreaPazienza #Antologica #Bestiario #biografia #DoktoroEsperanto #esperanto #GiancarloFares #LejzerLudvikZamenhof #lingua #MarioMigliucci #MartinaVecchione #Paz #Pompeo #radio #RadioOndaRossa #radioteatro #ROR #RORRadioOndaRossa #teatro #TuttaScenaTeatro #VaniaCastelfranchi #Zanardi

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Addio mafaldabrasil


A volte si pensa che le conoscenze online siano più superficiali ed evanescenti di quelle dal vivo. Vero, ma non sempre. In Rete ci sono ambienti che sono una specie di casa comune, con relativamente pochi frequentatori, dove si condividono cose personali, pensieri, dolori, amori, malattie, frustrazioni e tanti piccoli dettagli della nostra vita; a volte ci sono anche litigi, insulti, rancore, come in ogni comunità. A volte il gruppo crea occasioni per dare un volto a un nickname, a storie scritte su una pagina web, e allora ci si vede a pranzo da qualche parte. In questo modo le storie prendono corpo, un volto. Che ci si veda o meno dal vivo, quello che viviamo su una pagina web ci cambia, ci plasma, ci fa riflettere su noi stessi e sugli altri.

È così che una morte improvvisa nel mondo evanescente dei bit lascia un vuoto doloroso. Non è la prima volta che mi accade e non sarà l’ultima, purtroppo. Ma due parole su Sandra Biondo (mafaldabrasil, sandrinha) morta improvvisamente ieri mattina, le vorrei spendere. Seguivo il suo profilo sul frenf.it e quindi seguivo in qualche modo la sua vita, quello che lei voleva raccontarci. Non la conoscevo intimamente, le nostre chat private erano occasionali (l’ultimo messaggio su uozzapp è del febbraio 2024), ma mi è capitato di incontrarla dal vivo, di incontrarci una volta a Bologna, di darle un passaggio in auto per riunire attorno a un pranzo la comunità che frequentavamo assieme. Quando ci incontravamo, ci parlavamo con quella scioltezza che si ha quando ci si conosce da sempre. È così che una persona apparentemente lontana la potevo comunque considerare una persona amica.

Era una persona dal cuore molto grande e molto sensibile alle sofferenze altrui, pronta ad aiutare gli ultimi ogni volta che poteva. La sua passione per combattere le ingiustizie era una cosa subito evidente, dal vivo come online.

Sognava di ritornare in Brasile, sua seconda casa.

Lei era credente, quindi di sicuro sarà in un posto migliore di questo. A noi che rimaniamo, che l’abbiamo conosciuta più o meno profondamente, rimarrà un prezioso ricordo e la testimonianza della sua umanità.

#frenfIt #sandraBiondo

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grandezza di mahmoud darwish


peren-revues.fr/revue-k/1596?f…
cliccare per ilpdf
#cahier #K #MahmoudDarwish #poesia #poetry

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oggi, 29 settembre, a modena: prima assoluta de “l’orecchio onniudente”, di claudio ambrosini, su testi di ruzante e giuliano scabia


immagine del teatro comunaleOggi, lunedì 29 settembre 2025, alle ore 20:30 al Teatro Comunale di Modena (direttore Aldo Sisillo) andrà in scena la prima assoluta dello spettacolo “L’Orecchio Onniudente”,nuova creazione di Claudio Ambrosini su testi di Ruzante e Giuliano Scabia, con musiche di Claudio Ambrosini, Adrian Willaert, Giovanni Picchi, Annibale Padovano, Marco Facoli e Claudio Monteverdi.

Al clavicembalo Marija Jovanovic, al pianoforte Matteo Liva.

Voce recitante Michele Sambin. Quartetto vocale femminile Vox Secreta.

Si tratta di un concerto speciale che affianca musica e letteratura di epoche lontane ma interconnesse e che propone l’accostamento, anzi il corto circuito, tra il mondo di due grandi scrittori, entrambi nati a Padova, uno nel Rinascimento e l’altro nel Novecento.

#AdrianWillaert #AldoSisillo #AnnibalePadovano #ClaudioAmbrosini #ClaudioMonteverdi #GiovanniPicchi #GiulianoScabia #MarcoFacoli #MarijaJovanovic #MatteoLiva #MicheleSambin #Padova #primaAssoluta #Ruzante #teatro #TeatroComunaleDiModena #VoxSecreta

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Briciole Spaziali: Lorenzo ci racconta “Stelle di neutroni e pulsar”

edu.inaf.it/rubriche/briciole-…

Lorenzo (9 anni, di Rieti) racconta stelle di neutroni e pulsar per la rubrica ‘Briciole Spaziali’.

#astronomia #BricioleSpaziali #GruppoStorieINAF #pulsar #raggiX #stelleDiNeutroni

Pulsar Briciole Spaziali Evidenza
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autunniaco autismo portato all’eccesso congelante (l’autunno ha portato freddo dal niente)


Con tutte le rogne che mi porto appreso, mi era proprio sfuggito di mente un fatto eppure non insignificante, cioè che è arrivato l’autismo. (Anche detto autunno.) Le ore di Sole sono già molte di meno, si, ma questo si è avviato da qualche mese… l’autismo, che è arrivato di botto e si è fatto sentire bello prepotente, ha portato altro: un freddo di cui è impossibile capacitarsi (e non solo per me, ma per tutti coloro da cui ho sentito un parere a riguardo), e per giunta venuto dalla sera alla mattina dopo; senza esagerazioni! (Anche se non dal 20 al 21, o dal 21 al 22… è più dal 24 al 25, ma credo questo sia per colpa del normale offset delle stagioni.) E pensare che l’autunno, almeno a livello iperuranico, dovrebbe trasmettere solo sensazioni di calore e goduria... bah! 🥶

La cosa è anche un po’ un colmo perché, come solito in questa era post-moderna rovinata dagli orrori della rivoluzione industriale e delle varie rivoluzioni economiche, ho osservato il classico controsenso. Martedì, quando ho iniziato i corsi, complice il fatto che ci fosse allerta meteo e stesse infatti anche piovendo (perché ovviamente non può non piovere il primo giorno del semestre mio e di tanta altra gente, ci mancherebbe, poi si rischia di cadere nella trappola dell’ottimismo!), pensavo sarebbe stato freddino… ma invece si stava bene, a posto. E anche il giorno dopo, un po’ faceva brutto tempo, con qualche gocciolina, ma non si stava male. E quindi chiaramente, giovedì, che il tempo è tornato sereno, ha dovuto iniziare a fare un freddo dei pazzi che, alle 9 di mattina, mi ha presa completamente alla sprovvista. Un po’ sarà stata colpa dell’aula, che fa schifo, è fin troppo esposta all’aria, e le finestre si trovano sempre aperte, quindi si può immaginare che ricircolo polare artico-mortale ci fosse, con tutto che i condizionatori stanno ancora su freddo… e vabbé, oggi e venerdì dunque ho dovuto cacciare fuori la felpa, pazienza. 😐
Get ready for autisticgirl autumn
C’è chi dice che l’autismo è come il sale: usarne un po’ migliora i sapori, ma quando è troppo esce tutto una schifezza… ecco, mi sa che è corretto. Quindi, se la promessa dell'”autunno stile ragazza autistica -core” sembra di per sé una benedizione — e oso dire che lo sarebbe, se non ci fosse questo problema quicon questo troppo ha sinceramente stroppiato; cioè, ragà, il freddo già lo fa, ma le foglie nemmeno hanno avuto il tempo di marronizzarsi e cadere dagli alberi, e comunque non fa ancora abbastanza freddo per inglobarsi in copertine e avere scuse per non faticare… che schifo e che noia. Tuttavia, io ancora non ho acquisito il potere di controllare le stagioni, men che meno il meteo, e dei babbani figurarsi, quindi… pure di questa cosa, bisogna farsene una ragione; siamo nati per soffrire, e sono nata per ricondividere al mondo questa sofferenza. 🍂

#autism #autumn #autunno #freddo #meme #pensieri #stagioni

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La legalità della Global Sumud Flotilla e gli obblighi di protezione dell’Italia


Per fare chiarezza: un contributo di ASGI, GD e Comma 2 – Lavoro è dignità

Mentre la Global Sumud Flotilla ha ripreso la navigazione per portare viveri e medicinali indispensabili a Gaza, dopo essersi dovuta fermare per riparare i danni causati dall’attacco israeliano subito in acque internazionali, che ha messo a repentaglio la sicurezza della navigazione e degli equipaggi, le Associazioni ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e Comma 2–Lavoro è Dignità ritengono indispensabile dare il proprio contributo facendo chiarezza sulle norme del diritto internazionale applicabili, e sulle responsabilità di chi quelle norme viola. E ciò soprattutto alla luce di una serie di affermazioni contrarie al diritto internazionale espresse anche da esponenti del Governo italiano.

Innanzitutto, è necessario ribadire che l’azione della Global Sumud Flotilla è perfettamente conforme al diritto internazionale e non sta violando alcuna norma. E ciò né con riferimento all’attuale navigazione in acque internazionali, né nel prosieguo della propria rotta fino alle coste di Gaza.

Costituiscono invece palese violazione del diritto internazionale l’attacco armato alle imbarcazioni della Sumud Flottilla, il blocco navale israeliano al largo di Gaza con l’isolamento della striscia e la conseguente carestia che ha colpito la popolazione civile, il considerare come israeliane le acque antistanti la costa di Gaza.

Con riferimento alla qualificazione giuridica delle acque antistanti Gaza va infatti ribadito che i limiti di quelle acque non segnano i confini di Israele né acque territoriali israeliane, bensì palestinesi, e ciò indipendentemente dalla scelta politica di riconoscere o meno lo Stato di Palestina. Il diritto internazionale impone, infatti, che non si possano riconoscere effetti giuridici ad annessioni territoriali illecite, di conseguenza è illecito qualsiasi riconoscimento di sovranità territoriale israeliana sul mare antistante Gaza.

L’occupazione e l’annessione di territori palestinesi da parte di Israele è illecita, come da ultimo affermato dalla Corte internazionale di giustizia (International Court of Justice, Legal Consequences arising from the Policies and Practices of Israel in the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem , Avisory Opinion , 19 July 2024), che ha ribadito come «Israele non abbia diritto alla sovranità su alcuna parte del Territorio palestinese occupato e non possa esercitarvi poteri sovrani in virtù della sua occupazione» (§ 254). In conseguenza di ciò la Corte non solo ha affermato l’obbligo di Israele di «mettere fine alla sua presenza illecita nel più breve tempo possibile» (§ 267), ma ha anche affermato per tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, e quindi ovviamente anche per lo Stato italiano, l’obbligo di non riconoscere in alcun modo la presenza illecita di Israele nei Territori palestinesi e di non attribuire alcuna conseguenza giuridica alla situazione creata da Israele con l’occupazione illecita; inoltre tutti gli Stati devono «vigilare affinché sia posto fine a ogni ostacolo all’esercizio del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione derivante dalla presenza illecita di Israele nel Territorio palestinese occupato» (§§ 278, 279). Facendo seguito a tali conclusioni l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con Risoluzione del 13 settembre 2024 (A/ES-10/L.31/Rev.1 ) ha imposto ad Israele un termine massimo di 12 mesi (scaduti quindi il 13 settembre 2025) per cessare l’occupazione illecita, ribadendo il divieto per tutti gli Stati di riconoscere effetti legali all’occupazione.

Ne consegue che come non è territorio israeliano Gaza, non sono israeliane le acque antistanti le sue coste, e qualsiasi affermazione di segno diverso da parte dei rappresentanti dello Stato italiano costituisce violazione dell’obbligo di non riconoscimento della situazione.

ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e COMMA 2 ricordano, peraltro, che la definizione dei confini degli spazi marini e la disciplina dell’esercizio di poteri sovrani in mare è contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), ratificata sia dall’Italia sia dallo Stato di Palestina e che quindi vincola entrambe le parti.

Con riferimento all’intenzione dichiarata dalla Global Sumud Flotilla di portare gli aiuti fino a Gaza nonostante il blocco navale istituito da Israele sin dal 2009, va precisato che anche in questo caso l’azione della Flotilla risulta conforme al diritto internazionale, e quindi perfettamente lecita, mentre costituisce violazione del diritto internazionale e illecito uso della forza ogni attacco alle navi della Flotilla messo in atto dallo Stato di Israele. Anche senza voler indagare sulla illegittimità sin dall’inizio di questo blocco navale, il blocco infatti è sicuramente illecito e non può essere forzatamente mantenuto nei confronti di navi che portino aiuti umanitari nella situazione in cui versa attualmente la popolazione di Gaza. Il diritto internazionale umanitario impone infatti alle parti in conflitto di garantire un adeguato approvvigionamento di viveri e altri beni necessari per popolazione civile di territori occupati (si vedano gli artt. 23 e 55 della Quarta Convenzione di Ginevra sulla protezione della popolazione civile nei conflitti armati, e, per quanto riguarda l’esistenza di una norma consuetudinaria di eguale contenuto anche con riferimento ai conflitti armati non internazionali l’ampio e universalmente riconosciuto studio pubblicato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa). È quindi palesemente illegittimo un blocco navale la cui finalità, o anche solo il cui effetto, sia privare di cibo e altri beni di prima necessità una popolazione civile non adeguatamente approvvigionata in altro modo.

Tanto più illegittimo risulta ovviamente un blocco che, come quello di cui qui si tratta, costituisce strumento di una generalizzata campagna volta a colpire la popolazione civile e che costituisce crimine contro l’umanità e crimine di guerra, fino ad essere strumento della attuale campagna genocidaria.

ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e COMMA 2 ricordano che tutte le ordinanze sulle misure provvisorie emanata dalla Corte Internazionale di Giustizia nell’ambito della controversia relativa all’Applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza (International Court of Justice, Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip [South Africa v. Israel], ordinanza del 26 gennaio 2024, ordinanza del 28 marzo 2024, ordinanza del 24 maggio 2024) impongono a Israele precise misure di prevenzione del genocidio, tra cui l’assicurare l’arrivo di beni di prima necessità per la popolazione di Gaza. Il continuo aggravarsi della situazione e le esplicite dichiarazioni di rappresentanti dello Stato di Israele provano la palese volontà dello Stato di non dare alcun seguito alle ordinanze, in violazione non solo del diritto internazionale sostanziale ad esse sotteso ma anche degli obblighi derivanti dall’accettazione della giurisdizione della Corte.

Alla luce di quanto precede ASGI, GIURISTI DEMOCRATICI e COMMA 2 ribadiscono l’illiceità di qualsiasi attacco alle navi della Global Sumud Flottilla e la legittimità internazionale di azioni in protezione messe in atto da navi militari italiane poste a salvaguardia delle imbarcazioni della Global Sumud Flottilla battenti bandiera italiana. Anche qualora tali azioni comportassero l’uso della forza, come per esempio abbattere i droni preposti all’attacco, l’uso della forza necessario a proteggere le imbarcazioni italiane e i membri degli equipaggi sarebbe internazionalmente lecito. Tali azioni di protezione risultano inoltre doverose in considerazione del fatto che tutte le persone a bordo di navi battenti bandiera italiana sono sottoposte alla giurisdizione italiana ai sensi dei trattati sui diritti umani ratificati dall’Italia e che impongono allo Stato di adottare, con dovuta diligenza, tutte le misure necessarie per proteggere la vita umana. Uno spogliarsi dell’obbligo di protezione da parte dello Stato italiano, a fronte dell’evidente estremo pericolo nel quale sarebbero poste in caso di un attacco in mare, lo renderebbe quindi responsabile della violazione di tali convenzioni.

Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione

Giuristi Democratici

Comma 2 – Lavoro è dignità

29 settembre 2025

ASGI-GD-Comma 2 – LA LEGALITÀ DELLA GLOBAL SUMUD FLOTTILLADownload

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L’INAF e la rete NOC Italia per le 100 ore di Astronomia della IAU

edu.inaf.it/news/eventi/inaf-i…

In occasione della 100 ore di astronomia e della Observe the Moon night, l’INAF ha organizzato una serie di eventi per avvicinarci alle stelle: scopriamoli insieme!

#100OreAstronomia #astronomia #IAU #INAF #oae #OAECenterItaly #oaeItalia

100 Ore Astronomia 2025 Evidenza
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in prima persona plurale / carlo lavagna. 2023


youtube.com/embed/Ch5e0iVRFjs?…

IT — Il regista e sceneggiatore Carlo Lavagna ha realizzato un racconto inedito in forma di breve film sulla mostra In Prima Persona Plurale, in corso nella sezione SOLO/MULTI (27 aprile 2023 – 24 settembre 2023). Per tradurre in video l’esperienza della mostra Lavagna ha combinato materiale originale e di repertorio, contenuto in vecchie cassette VHS, e lo ha trasformato usando l’intelligenza artificiale. Il film è un viaggio impossibile nei ricordi del regista, alla ricerca di una mostra che forse è avvenuta davvero o forse è stata solo un sogno. Afferma Lavagna: “Volevo fare un piccolo film che riprendesse il concetto di perturbante, che sta alla base della mostra In Prima Persona Plurale, per creare un racconto fantastico in cui il tempo e lo spazio si sovrapponessero, un po’ come in una novella di Borges.” —

EN — Director and screenwriter Carlo Lavagna has realized an original story in the form of short film about the In First Person Plural exhibition, currently on view in the SOLO/MULTI section (27 April 2023 – 24 September 2023). To translate the experience of the exhibition into video, Lavagna combined original and archive material from old VHS tapes, and transformed it using artificial intelligence. The film is an impossible journey into the director’s memories, in search of an exhibition that really happened or perhaps was just a dream. Lavagna told: “I wanted to make a small film that would capture the concept of the uncanny, which is behind the exhibition In First Person Plural, to create a fantastic tale in which time and space overlapped, a bit like in a Borges story.” museomacro.it

#art #arte #CarloLavagna #InPrimaPersonaPlurale #LucaLoPinto #Macro #mostra #MuseoMacro #perturbante #Unheimlich #VHS #video

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please, no more poetry


download a pdf of Please, No More Poetry: The Poetry of derek beaulieu (Kit Dobson, ed.) & other pdfs here: derekbeaulieu.wordpress.com/20…

#DerekBeaulieu #experimentalWriting #link #noMorePoetry

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ricaptazioni, 6 / simone beghi. 2025


Ciao a tutti, allora. A religione. Verranno dati molti succhi di frutta ai bambini. No tutti, adesso guardiamo. Verranno. Molte le magliette. Tendenzialmente due squadre. Sì. Sì. Scusate, messaggio precedente. Si comunica che. Magliette sono rosa. Ma solo mi raccomando prima di mandare in ferie bambini, sapete già. Tutti? Tutti. Tutti quelli che hanno un’applicazione. Quindi già. Mi correggo. Correggiamoci. Scusate c’è questa persona che aveva chiesto il microfono. Un’altra mi ha chiesto? Mi ha chiesto? Dunque, il bosco è profondo e ci sono quindici gradi. Serve la felpa, serve la maglietta. Serve il bosco. Lo zaino. Nel senso. A religione. Il rispetto, la cultura di montagna. Ce ne vuole. C’è un tizio in pensione che di solito. Ma sì va bene. Per i libri se me lo volete indicare i bimbi che fanno religione sarebbe opportuno. Me lo devo segnare all’interno della prenotazione. O sullo zaino. Fate lo zaino a chi fa religione. Fate sondaggi. Una raccomandazione. Lo zaino scolastico va portato. A religione, sì. Poi svuotato dalla religione. E in più va portato un altro zaino. Contiene zaini. Vediamo, merende, fazzoletti e l’ombrellino se piove perché loro stanno via dalle nove e mezza e un quarto a mezzogiorno fino a mezzogiorno e mezza meno un quarto del fuso da quello più avanti del vostro. È tutto dentro. Lo impari a memoria. Lo impari ripetendo. Lo impari a religione. La quota. Lo zaino. Il gavettone. È tutto nel programma. È tutto scritto. È tutto chiaro.

#post2025 #simoneBeghi


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Il pasticciaccio dell’assessore Marletta


Che incarichi e consulenze si potessero regalare “così, senza pensarci troppo”, non si era ancora visto. Eravamo abituati ai grandi classici: ministri, presidenti e assessori che, colti sul fatto, si rifugiavano nel rassicurante “non ricordo”.

L’assessore al patrimonio del Comune di Catania, Giuseppe Marletta (Nuova Dc), ha deciso invece di innovare. Non solo ricorda benissimo chi […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/09/29/il-p…

#ComuneDiCatania #consulenze

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aggregocttica moria senza soluzioni più spumose (l’Aggregoctt è morto e a fatica trovo alternative)


Settimane fa, o qualcosa del genere, mi era passato di mente il dover segnalare che l’Aggregoctt è fallito. Nel senso, funziona ancoraabbastanza a magia tra l’altro, devo dire, perché è assurdo che non si sia ancora rotto… cioè, in realtà è successo già tipo 2 volte, ma ogni volta ho potuto aggiustarlo senza fare cambiamenti radicali, il che è sorprendente — ma il problema è che, per come l’ho fatto, con questa roba del sito statico che deve compilarsi a partire da infiniti file HTML (ormai credo diverse centinaia di migliaia, al punto che GitHub si rifiuta di indicizzare la repo), prima o poi raggiungerà per forza un tetto pratico… e a quel punto fallirà davvero. 🥴

Certo, potrei implementare la purga periodica di post vecchi, ma io che sono un’accumulatrice seriale mi sentirei proprio male… e poi, questa non è l’unica rogna. Infatti, per giunta, per quanto sia figo che funzioni interamente senza un server di hosting dinamico, aggiornandosi in automatico solo grazie alla CI gratuita di GitHub, un bel problemino che ho visto è che certi feed non si aggiornano lì sopra, perché il sito sfigato di turno sarà stato settato a minchia, con una protezione bot che blocca gli IP non-domestici pure per le richieste del feed… quindi, quella manciata di siti particolari non si aggiorna mai. 💔

Temo allora che la mia paura iniziale, cioè che l’Aggregoctt fatto con Jekyll e uno script Python vibe-codato rischiasse di essere solo un ripiego, si è confermata. In realtà, per chi è a posto con queste limitazioni, il template costruito fino ad ora rimane alquanto valido, e ancora consiglierei di forkarlo a chiunque vorrebbe farsi il proprio sito aggregatore (inserendo i propri URL nel file della lista) senza un server e senza grossi smanettamenti (anche se forse, per evitare che qualcuno si trovi in sorprendenti difficoltà, farei bene ad implementare quella maledetta purga, oltre a maggiori ottimizzazioni per il caricamento dei dati)… però io, avendo il serverino, potrei permettermi di più. 🙄

Problema: non c’è niente di ideale già fatto (altrimenti non avrei certamente speso tempo a creare l’Aggregoctt, avrei direttamente preso quel qualcosa e tanti saluti)… quindi dovrò vedere di fare io qualcosa e bla bla bla, mannaggia al mio tempo che scompare. Però, giusto per non cadere nella più totale disperazione (e in parte anche per assimilare passivamente idee di design simili alle mie ma lievemente diverse, per questo specifico tipo di applicazione), da qualche giorno sto provando un aggregatore trovato cercando nelle liste più improbabili di top aggregatori di feed selfhostabili: RSS. Si, il creatore — che stranamente non è uno scappato di casa, bensì è lo stesso che ha creato BookStack — lo ha veramente chiamato solo “RSS”, con la scusa che è un progetto a bassa manutenzione e creato principalmente per uso personale… vergognoso, ma lasciamo stare. 😕
Schermata del sito, Aggregoctt-v2
Oh, sembrava bellino, e dopo averlo provato devo confermare che effettivamente lo è… ma allo stesso tempo ho percepito una puzza, quindi per ora l’ho messo sul mio classico dominio usa-e-ricicla di https://test.octt.eu.org; non si merita (per ora?) un dominio permanente. È simpatico, perché non ha login o permessi, e quindi replica bene la filosofia del primo Aggregoctt per cui il lettore personale funge anche da blogroll (cioè, una cosa del decennio scorso attraverso cui chi segue me può scoprire altre persone da seguire, potendo banalmente vedere una lista di chi seguo io… o, in certi casi non “seguo“, bensì “tengo d’occhio“, lieve differenza), e l’interfaccia è pulita e funzionale. Purtroppo è anche antipatico, visto che per funzionare richiede JavaScript moderno (zio pera, è una maledizione con tutti ‘sti cosi web), e quindi non si può usare sul Kindle (o anche, in generale dispositivi utili da riciclare per leggere, che però hanno browser web antichi); ma non ha neanche la modalità di lettura integrata, quindi comunque su Kindle e compagnia sarebbe un incubo da usare. (Ah e, edit: ho dimenticato di dirlo, la gestione di errori in questo coso è inesistente, e alcuni feed misteriosamente non caricano.) 😴

Vabbè, alla fine il bilancio netto è comunque positivo, perché ora nel mondo esistono tecnicamente ben 2 Aggregoctti, e se non riesco a fare pace con tutto ciò prima o poi ne dovrà uscirà pure un terzo (e speriamo non di più, perché sennò veramente sarebbe la fine… cioè, la tragedia della mancanza di una fine, l’eterno ritorno dell’Aggregoctt)… Il fatto è che, a parte funzionalità improbabili che ora nemmeno vorrei ri-descrivere ma che sarebbe figo implementare, di piccole cose da poter fare per avere un’esperienza davvero epica ce ne sono a bizzeffe… come un’ottimizzazione per i feed dei social in modo che i post si vedano meglio rispetto agli articoli di blog classici, o un’ottimizzazione per i feed di YouTube per cui viene mostrato automaticamente l’embed per i video… ed è tutta roba semplice, ma, avendo il primo Aggregoctt le difficoltà che ho detto, più che spendere tempo a metterle lì farei bene a creare questa v3. (Aiutatemi!!!) 😽

#aggregator #Aggregoctt #feed #RSS


aggregoctt aggregocttanza, il sitino della notizianza (nuovo aggregatore news/RSS personale)


Anche oggi pomeriggio, la mia solita bontà creativa si esprime, nella misura in cui ho iniziato (si spera non semplicemente “creato” e fine della storia, visto che ovviamente non è nulla finito) un nuovissimo progetto dall’utilità discutibile, ma forse dall’interesse condivisibile, non essendo nulla di eccessivamente oscuro ma bensì qualcosa che può essere di immediata utilità ed ispirazione per tutti… Ho creato aggregoctt.github.io, un (mio) aggregatore di notizie da RSS, incredibile e basato. 🔥

Se di per sé, da solo, il fatto che ora esista un sito (in più) dove vengono ripubblicati in modo completamente automatico articoli e notizie di vario tipo, da siti più o meno interessanti e che potrebbero o non potrebbero fare forse fin troppo spam (…cosa per cui indubbiamente dovrò trovare una pezza, per evitare di incorrere nel solito problema in cui il rumore sorpassa ampiamente l’informazione), magari non è eccessivamente curioso — anche perché, in generale, ne esistono svariate di queste piattaforme, l’idea di aggregatori di notizie non è nulla di nuovo — è tuttavia per me ganza l’idea di uno costruito e mantenuto a livello personale… 🥰

In questo senso, ci sono diversi livelli di “zamn” da poter osservare. Innanzitutto, boh, chi gradisce il sito e inizia ad usarlo potrebbe finire per guardare le mie stesse fonti, magari scoprendo post o siti interessanti che a me non capita di ricondividere, e penso che ciò non faccia male. E poi, almeno per come adesso il sito è architettato, ossia come completamente statico e su GitHub (anche se per delle cose future mi servirà un backend, per ora non pensiamoci)… chiunque può cliccare il tastino fork e fare il suo sito uguale con i propri feed RSS favoriti!!! Nel footer del sito c’è il link alla repo, infatti — che per ora è una sola, con dentro sia i sorgenti che tutti gli articoli… metterò più ordine (e documentazione) a breve, nel caso. 🤥

Sul livello tecnico è figo, perché è un sito statico con Jekyll, che si aggiorna in automatico… e appunto può essere clonato da chiunque, non serve avere un server personale o la mia solita roba snob, basta GitHub. C’è lo script delle Actions che parte da solo ogni X ore, eseguendo uno script Python che scorre i feed RSS per ottenere i nuovi elementi — addirittura scaricando l’intero contenuto dei post, e le immagini in locale, una mossa furba che potrebbe servirci più tardi — quindi fa il commit per salvare definitivamente le novità, e il sito viene allora ricompilato. (Proprio a proposito di ciò… abbiate pazienza, devo ancora implementare delle ottimizzazioni per bene, che al momento per motivi di scalabilità il sito è tipo lento a caricare.) 💥

Comunque, nella pratica… come mai ho fatto questo? (E la domanda non è completamente retorica, ahimè.) In primo luogo, come al solito io ho visceralmente bisogno di perdere tempo, ma sempre in modi che siano in qualche misura produttivi, e con sempre un minimo di varietà… quindi un giorno sitini, l’altro programmini, e così via. In secondo, anche solo nella vana speranza che questo possa riaggiustarmi il mio programma del sonno, avrei una mezza voglia di riesumare il mio Kindle — che letteralmente da mesi prende polvere, visto che non sempre ho cose lunghe da leggerci sopra, e infatti lo usavo spesso per articoli e cose di questo tipo — ma tutti gli altri servizi a mia disposizione per RSS e simili sono troiai, lì sopra… per cui, avere un sito semplice e veloce, che funziona e basta, può essere la soluzione. 🙏
💖💣, [12/05/2025 14:18]sito sta uscendo forse.💖💣, [13/05/2025 16:46]ora metto in produzione l'aggregoctt, vediamo 1 po💖💣, [13/05/2025 17:27]https://aggregoctt.github.io/[...], [13/05/2025 17:29]mamma mianews:_indiani si beccano ads su prime video_modelle mettono il filtro della romana_pistolozza pve pvp[...], [13/05/2025 17:40]Mi ha fatto crash foninoIronicamente… al momento proprio il Kindle è il dispositivo dove non funziona, probabilmente per via di qualche libreria JavaScript minchiona, che dovrò quindi addomesticare seduta stante. Però oh, come si suol dire… Roma non è stata costruita in un giorno, e Aggregoctt non è stato costruito in 2 giorni; pure se a vedersi superficialmente parrebbe sia questo il caso. E a proposito… consigliatemi feed RSS interessanti, che qui ce n’è bisogno vitale. 🥴
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