La UE come dittatura
Con la sventurata adesione dell’Italia al Trattato di Maastricht (1992), ci si chiede se i governi che si sono succeduti in quegli anni avessero o meno la consapevolezza del baratro in cui il Paese stava precipitando.
Ma basta riprendere le dichiarazioni e le interviste dell’epoca per rendersi conto che, nonostante avessero le idee chiare in proposito, non hanno fatto alcuna opposizione, se non a parole, a questa sciagurata transizione. Discorso a parte per quei politici evidentemente corrotti che invece hanno spinto all’adesione.
👉 Guido Carli, Governatore di banca d’Italia:
“È stupefacente constatare l’indifferenza con la quale in Italia è stata accolta la ratifica del Trattato di Maastricht (…) L’Unione europea implica la concezione dello “Stato minimo”, l’abbandono dell’economia mista, l’abbandono della programmazione economica, la ridefinizione della modalità di composizione della spesa, una redistribuzione della responsabilità che restringa il potere delle assemblee parlamentari e aumenti quelle dei governi, l’autonomia impositiva degli enti locali, il ripudio del principio di gratuità diffusa (con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale), l’abolizione della “scala mobile”, la drastica riduzione delle aree di privilegio, la mobilità dei fattori produttivi, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema del credito e nell’industria, l’abbandono di comportamenti inflazionisti non soltanto da parte dei lavoratori, ma anche da parte dei produttori di servizi, l’abolizione delle normative che stabiliscono prezzi amministrati e tariffe”.
👉 Giuliano Amato, Presidente del Consiglio 1992-93:
“Abbiamo addirittura stabilito dei vincoli nei nostri trattati che impedissero di aiutare chi era in difficoltà. (…) Insomma moneta unica, ma ciascuno dev’essere in grado di provvedere a sé stesso. Era davvero difficile che funzionasse e ne abbiamo visti tutti i problemi”.
👉 Bettino Craxi, Presidente del Consiglio 1983-87:
“Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre. Per noi, nella migliore delle ipotesi, sarà un limbo e, nella peggiore delle ipotesi, l’Europa sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte era quella di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia – la rinegoziazione dei parametri di Maastricht”.
🛑 E oggi, dopo più di 30 anni, ancora si finge di non vedere la realtà. Anzi, da parte di alcuni, di volerci rimanere e marcire in quel baratro in cui siamo stati precipitati con l'inganno.
Vox Italia
Ieri l'unica democrazia del Medio Oriente ha fatto uno sgambetto ai suoi amici che ora sono nel panico più totale. Alla fine è finita come quando provi a dire "NO" deciso al tuo gatto che ti guarda con disprezzo, si gira e ti piscia comunque sulle piante.
OttolinaTV ottolinatv.it/2024/10/11/israe…
In questi giorni, il gestore del fondo più grande al mondo (10.500 miliardi di dollari) è andato a trovare quella femmina che voleva il blocco navale, la fine delle accise sul carburante, la fine della sanzioni alla Russia.
Cosa si saranno detti? Nessuno lo sa con certezza ma, penso, il primo sia andato dalla seconda per capire quali altri pezzi di stato italiano intenda vendere e se questa intenda far uso del Golden Power su eventuali acquisti/incrementi di quote da parte del primo.
Tuttavia, sebbene sia stato lui ad andare da lei, la rappresentazione dei giornali non mi sembra corretta: è il politico che viene ricevuto dal capitale, non il contrario. Il capitale governa il politico, non il contrario. E' il capitale che dice al politico quello che possa o non possa fare, non il contrario. E' il politico che ratifica le scelte del capitale, non il contrario.
Il tuo voto, però, conta.
Per evitare di vivere come allucinati in realtà non esistenti, dobbiamo cestinare totalmente quanto appreso nei corsi universitari di diritto pubblico, costituzionale ed amministrativo.
Al di sopra delle nostre vite non c'è nè lo stato né la costituzione né il bene comune né i diritti inviolabili dell' uomo.
Al di sopra di noi c'è la Classe Capitalistica Internazionale (Elite Globale), un network non governativo di persone di indentica estrazione socioculturale, avente come obiettivo la difesa della concentrazione della ricchezza globale nonché la crescita di questa.
Per perseguire lo scopo, l' Elite Globale utilizza strutture formalmente governative quali il FMI, la NATO, il G7, il G20, la WTO, alle quali fornisce il framework dell' operatività a tutela dei propri interessi.
E' necessario intraprendere un nuovo percorso di consapevolezza su ciò che siamo altrimenti non riusciremo mai ad essere ciò che vorremmo.
Eric Packer
Se pensate che i servizi pubblici facciano acqua da tutte le parti, ancora non avete visto niente.
I tagli entrano nel vivo di quel che sono destinati ad essere: un massacro sociale.
La patriota sapeva che avrebbe accoltellato alle spalle gli idioti che l'hanno votata e con essi, tutti gli italiani. Lo sapeva gia' in campagna elettorale e non era poi cosi difficile individuare i suoi reali interessi. Era sufficente considerare il suo vissuto invece di innamorarsi delle sue menzogne urlate nei mercati rionali dove si guarda bene dal tornare a viso scoperto...
Lacrime e sangue come ai tempi della riforna Fornero, quella che dovevano abolire e che invece hanno reso peggiore costringendo le persone a lavorare ancora di piu'.
Ma una buona notizia c'e'; gli extraprofitti non saranno toccati nemmeno a questo giro ed i miliardari possono continuare a stare sereni.
Finche' c'e' la Meloni, il principio fondante di frodatore e parassiti, farla franca, e' saldamebte custodito.
Themis & Metis di Francesca Scoleri
ERDOGAN CONTRO ISRAELE: PRIMA O POI VERRÀ FERMATO
Tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali, in particolare l'ONU, devono fermare Israele senza perdere altro tempo”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha condannato l'operazione di terra di Israele in Libano e ha esortato le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali a fermare Israele senza “perdere altro tempo”.
L'esercito israeliano ha dichiarato di aver lanciato un'offensiva di terra in Libano e che le sue forze hanno ingaggiato scontri martedì, intensificando il conflitto dopo una settimana di intensi attacchi aerei che hanno ucciso centinaia di persone.
Erdogan ha anche paragonato Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, a Hitler.
"Proprio come Hitler, che si vedeva in uno specchio gigante, è stato fermato, Netanyahu sarà fermato allo stesso modo”.
-CGTN Europe
Intervento di Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, al Dibattito Generale svoltosi nell’ambito dei lavori della 79esima sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU
New York, 28 settembre 2024
I punti principali dell’intervento:
• Oggi il mondo si trova nuovamente a dover affrontare sfide di enorme portata, le quali ci richiedono di unire le forze, anziché scegliere lo scontro e la brama di perseguire il dominio globale.
• Per la Maggioranza mondiale è evidente che il clima di scontro e l’egemonismo non risolveranno neppure una delle problematiche esistenti a livello globale. Essi si limitano a rallentare artificiosamente il processo oggettivo che sta portando alla formazione di un ordine mondiale multipolare.
• La Russia si schiererà sempre dalla parte dei principi legati all’impegno congiunto, alla verità e al diritto, alla pace e alla cooperazione in favore della rinascita di quelli che furono gli ideali definiti dai padri fondatori [delle Nazioni Unite].
• I livelli inauditi di arroganza e aggressività raggiunti dalla politica occidentale nei confronti della Russia non solo sviliscono il significato stesso del principio di “cooperazione globale” promosso dal Segretario Generale dell’ONU, ma stanno ostacolando sempre di più il funzionamento dell’intero sistema di governance globale, compreso il lavoro del Consiglio di Sicurezza.
• Il Segretariato delle Nazioni Unite non può esimersi dal cercare di appurare la verità in quelle situazioni che vanno a intaccare in maniera diretta la sicurezza globale, ed ha l’obbligo di ottemperare scrupolosamente all’Articolo 100 della Carta dell’ONU, che stabilisce che esso debba agire in maniera imparziale ed evitare di lasciarsi tentare dalla possibilità di assecondare singoli Paesi; tanto meno se si tratta di quelli che esortano apertamente non alla cooperazione, ma bensì a una divisione del mondo tra “prati fioriti” e “giungle”, o anche tra “coloro che pranzano al tavolo della democrazia” e coloro che invece “si ritrovano sul menù”.
• Desidero ricordare, in particolare ai colleghi del Segretariato ONU, che la Carta delle Nazioni Unite non tratta soltanto di integrità territoriale. Nel primo articolo della Carta viene sancito l’obbligo di rispettare i principi di uguaglianza dei diritti e di autodeterminazione dei popoli.
• Un ordine mondiale più giusto presuppone, senza dubbio, un ampliamento della rappresentanza del Sud globale presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Noi ribadiamo la nostra posizione a sostegno delle candidature del Brasile e dell’India e, al tempo stesso, la nostra approvazione delle già note iniziative avanzate dall’Unione Africana.
Israele dichiara “non grato” il capo dell’Onu, vietandogli l’ingresso
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, è stato dichiarato «persona non grata» in Israele e gli è stato vietato l’ingresso nel Paese. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Israel Katz, che ha aggiunto: «Chiunque non possa condannare inequivocabilmente l’odioso attacco dell’Iran a Israele, come hanno fatto quasi tutti i paesi del mondo, non merita di mettere piede sul suolo israeliano. Questo è un Segretario generale che deve ancora denunciare il massacro e le atrocità sessuali commesse dagli assassini di Hamas il 7 ottobre, né ha guidato alcun tentativo di dichiararli un’organizzazione terroristica».
L'Indipendente
Von der Leyen über alles
La riconfermata presidente della Commissione UE punta a costruire un’Europa ancor più filo-atlantica e visceralmente anti-russa, sotto lo sguardo compiaciuto di Washington.
Malgrado il declino economico a cui sta andando incontro l’Unione Europea, e due conflitti alle porte che ne rendono ancor più precaria la situazione geopolitica, Ursula von der Leyen (al suo secondo mandato alla guida della Commissione UE) sta vivendo il suo momento di gloria.
Con Francia e Germania, i due paesi leader dell’Unione, indeboliti dalle rispettive crisi interne, von der Leyen può usufruire di un ulteriore margine di manovra. Se il Parlamento europeo approverà la nuova Commissione presentata la scorsa settimana, ben pochi potranno farle ombra.
Come ha osservato il politologo Alberto Alemanno, professore di Diritto europeo a Parigi, la riconfermata presidente sarà circondata da “yes men”, mentre le principali figure del suo primo mandato – l’olandese Frans Timmerman (Commissario per il clima), la danese Margrethe Vestager (Commissario per la concorrenza) – si apprestano a uscire di scena.
Anche il francese Thierry Breton, Commissario per il mercato interno e uno dei principali avversari della von der Leyen, ha dovuto gettare la spugna, sostituito dall’ex ministro degli esteri, e fedelissimo di Macron, Stéphane Séjourné.
Nominata “la donna più potente del mondo” da Forbes nel 2022, von der Leyen ha organizzato la nuova Commissione in un modo che, secondo molti osservatori, è una lezione di “accentramento del potere”.
Secondo Sophia Russack, ricercatrice presso il Centre for European Policy Studies di Bruxelles, la leader tedesca ha utilizzato l’approccio del divide et impera, proponendo la creazione di sei vicepresidenti esecutivi, ognuno dei quali sarà responsabile di un gruppo di commissari, con una catena di comando che rimane tuttavia vaga e confusa.
Le posizioni chiave (economia e produttività, commercio e sicurezza economica) sono andate a due suoi fedeli alleati del precedente mandato, il lettone Valdis Dombrovskis e lo slovacco Maroš Šefčovič, che riferiranno direttamente a lei.
L’olandese Wopke Hoekstra, un altro fedelissimo, conserverà la poltrona di Commissario per il clima acquisita alla fine del 2023 subentrando a Timmerman.
“La nuova struttura della Commissione europea, confondendo i portafogli tra i membri e declassando lo status di vicepresidente a posizioni esecutive, lascia intendere una trasformazione da organo collegiale in ufficio presidenziale”, ha sostenuto Alemanno.
L’accentramento di poteri compiuto dalla von der Leyen è in realtà frutto di un processo in atto da anni. La presidente della Commissione “sta completando un processo di ‘presidenzializzazione’ che era iniziato con Barroso ed era proseguito con Juncker”, ha aggiunto lo stesso Alemanno.
Come ha spiegato ottimamente il giornalista Thomas Fazi nel suo recente report “The silent coup: the European Commission’s power grab”, fin dalla sua nascita la Commissione fu creata come un’istituzione sovranazionale scarsamente soggetta al controllo democratico.
Il problema si è accentuato allorché essa si è trasformata da mero organismo tecnico in attore pienamente politico che gioca un ruolo chiave all’interno dell’Unione.
Negli ultimi anni la Commissione ha sfruttato una serie di “emergenze” (la crisi dell’euro, la Brexit, il Covid-19, la guerra in Ucraina) per accrescere in maniera incontrollata la propria autorità attraverso l’adozione di “misure straordinarie”.
I maggiori sconfitti nel suo processo di trasformazione in organismo verticistico e non democratico, chiarisce Fazi, sono i popoli europei.
In particolare, von der Leyen ha utilizzato la crisi ucraina per espandere i poteri esecutivi della Commissione, sottolinea ancora Fazi, arrivando a definire una politica estera sovranazionale dell’Unione – anche in tema di difesa e sicurezza, materie sulle quali l’organismo da lei presieduto non ha formalmente giurisdizione.
Subito dopo averne assunto la presidenza nel 2019, von der Leyen stabilì velleitariamente che l’UE sarebbe dovuta diventare un “attore geopolitico” che avrebbe contribuito a plasmare l’ordine mondiale. A tal fine, l’Unione avrebbe dovuto imparare a “parlare il linguaggio del potere”.
Ancora una volta, si trattava di un processo di centralizzazione che sottraeva autorità ai governi nazionali, in assenza di qualunque controllo democratico da parte delle popolazioni teoricamente rappresentate da tali governi.
Kubilius e la “squadra baltica”
Espandendo il mandato della Commissione alle politiche di sicurezza e difesa grazie al conflitto ucraino, von der Leyen ha in realtà assicurato un allineamento ancor più stretto dell’Unione alle politiche degli USA e della NATO.
La novità del suo secondo mandato è la creazione di un Commissario per la difesa, la cui poltrona andrà ad Andrius Kubilius, ex primo ministro della Lituania. Kubilius non avrà delle forze armate a propria disposizione, ma si occuperà dell’industria della difesa europea cercando di spingere verso una maggiore integrazione della produzione.
Egli si dedicherà anche alla costruzione di corridoi per facilitare il trasporto di materiale bellico sul territorio europeo, e si impegnerà ad aggregare la domanda di equipaggiamento militare fra i diversi paesi membri.
Lo scorso giugno, von der Leyen ha stimato che il settore europeo della difesa avrà un fabbisogno di 500 miliardi di euro nel prossimo decennio, anche se non è chiaro da dove proverrà una simile quantità di denaro.
Kubilius farà parte di un’ampia “squadra baltica”, visceralmente russofoba, all’interno della nuova Commissione. Fra i suoi ranghi figurano Kaja Kallas, ex premier estone, che sarà responsabile della politica estera e di sicurezza europea oltre che vicepresidente esecutivo (VPE) della Commissione, la finlandese Henna Virkkunen, a sua volta VPE e Commissario per la tecnologia, il polacco Piotr Serafin, Commissario al bilancio, e il già citato Dombrovskis.
Della nascita di questa squadra si è compiaciuto l’Atlantic Council, uno dei think tank più influenti negli USA, e fra i più attivi a sostegno dell’Ucraina in chiave anti-russa.
Diversi articoli da esso pubblicati sostengono che la creazione di questa “squadra” segnala il fatto che l’UE considera la Russia come la sua “principale minaccia”. Tali articoli affermano che appoggiare Kiev è per l’Unione un investimento essenziale nella propria sicurezza.
L’auspicio americano è che Kubilius raccolga un sostanziale appoggio militare e finanziario a favore dell’Ucraina, in quanto la “resilienza” di quest’ultima sarebbe parte integrante di una più ampia architettura di sicurezza per l’Europa.
Una UE al servizio degli USA
L’Atlantic Council sottolinea però anche che la nomina di Kubilius non segna la nascita di una nuova alleanza militare: l’UE non deve invadere il campo della NATO, né la sua leadership militare né la sua esclusiva competenza nel definire i piani di difesa.
Il compito dell’Unione deve essere invece quello di creare una struttura complementare alla NATO, in particolare stilando norme giuridiche, incentivando i paesi membri a rafforzare le proprie capacità militari, e consolidandone il coordinamento.
Un altro articolo dello stesso think tank afferma che l’UE dovrà trovare la volontà politica per “riallocare risorse” sottraendole ai settori tradizionali, come l'agricoltura e i fondi regionali, a vantaggio dell’industria della difesa, delle tecnologie emergenti, e dell'innovazione.
Gli autori del pezzo osservano che personaggi come Kaja Kallas, Andrius Kubilius e Piotr Serafin sono
irriducibili atlantisti che apprezzano l'impegno di Washington in Europa e sono convintamente concordi nel sostenere l'Ucraina. Essi provengono da stati membri storicamente orientati verso Washington, e probabilmente continueranno a promuovere questa filosofia nei loro nuovi incarichi a Bruxelles.
L’articolo auspica inoltre che
con atlantisti in ruoli rilevanti di politica estera ed economia, Washington possa vedere una UE desiderosa di promuovere un più ambizioso programma di sicurezza e difesa, che includa – e non escluda – gli Stati Uniti in tale sforzo, soprattutto nel finanziamento di progetti industriali di difesa.
In altre parole, l’Atlantic Council ritiene che la nuova Commissione possa favorire una militarizzazione dell’Unione (anche a scapito di altri settori economici), in stretta collaborazione con l’industria bellica statunitense.
Lo stesso articolo sostiene che la riconferma di “volti familiari” come Valdis Dombrovskis e Maroš Šefčovič nella nuova Commissione fa ben sperare in tema di coordinamento delle politiche commerciali ed industriali con Washington, in particolare per quanto riguarda le politiche di “de-risking”, ovvero di divorzio economico dalla Cina.
L’articolo prosegue affermando che la composizione e i programmi della nuova squadra lasciano presagire che von der Leyen sia seriamente intenzionata a realizzare la visione di una “Commissione geopolitica” le cui priorità saranno probabilmente gradite a Washington.
In conclusione, scrivono gli autori, “la crescente apprensione dell’Europa nei confronti della Cina, e l’attenzione rivolta a una maggiore competitività e innovazione, richiederanno probabilmente una maggiore collaborazione con gli Stati Uniti”, e la nuova squadra della von der Leyen dovrebbe spingere Washington a considerare l’UE come un partner sempre più “collaborativo”.
In altre parole, gli USA vedono nell’Unione guidata dalla von der Leyen un docile partner, che asseconderà le politiche statunitensi di guerra commerciale contro Pechino e di dura opposizione militare contro Mosca.
-di Roberto Iannuzzi-
[Fonte: https://robertoiannuzzi.substack.com/p/von-del-leyen-uber-alles]
‼️Under Jens Stoltenberg as Secretary General of NATO true peace was achieved‼️
“Peace has been preserved, freedom has been safe guarded, that makes NATO the most successful alliance in History.”
And the image's below proves NATO definition of Peace.
‼️Sotto Jens Stoltenberg come Segretario Generale della NATO è stata raggiunta la vera pace‼️
"La pace è stata preservata, la libertà è stata salvaguardata, questo rende la NATO l'alleanza di maggior successo nella storia".
E l'immagine qui sotto dimostra la definizione di Pace della NATO.