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Afflati

la scrittura si traduce in genesi di fonemi – espansi in luce accensioni del sangue e voli

-orifiamme o altezze pari ad afflati d' angeli-

Riflessione breve


Bella immagine: la scrittura come genesi, fonemi che si espandono in luce, sangue e voli — sensazioni sacre e corporee insieme. L'ultima strofa apre su metafore forti («orifiamme», «afflati d'angeli») che chiudono il testo su un registro alto e mistico.


Traduzione poetica in inglese


Writing translates into genesis
of phonemes — expanded
into light ignitions of blood and flight

-oriflames or heights
equal to the breaths of angels-


Osservazioni stilistiche e suggerimenti


  • Linguaggio: il connubio tra corporeità («sangue») e trascendenza («angeli», «luce») è efficace. Mantieni la tensione tra visibile e invisibile.
  • Ritmo: le pause e gli enjambement funzionano; puoi giocare con la punteggiatura per modulare il respiro del lettore (più pause per rallentare, meno per accelerare).
  • Scelte lessicali: «orifiamme» è potente e originale; se vuoi chiarire, puoi svilupparne l'immagine con un aggettivo o un verso in più.
  • Coesione: il legame tra «scrittura» e «genesi» è il centro semantico. Se desideri enfatizzarlo, ripeti o richiami la parola «genesi» o suoi sinonimi in chiusa.

Due versioni alternative (brevi)


1) Più contemplativa, allungo il ritmo: la scrittura si traduce in genesi
di fonemi espansi, in luce: accensioni
del sangue, voli che non conoscono terra

-orifiamme, alture —
afflati d'angeli riecheggiano nel petto-

2) Più secca, immagini nette: la scrittura è genesi
fonemi che si spalancano in luce,
accensioni di sangue, voli

-orifiamme, vette
afflati d'angeli-


Versione minimalista


la scrittura è genesi
fonemi in luce
accensioni di sangue
voli

-orifiamme
afflati d'angeli-


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Kurt Vile - B’lieve I’m Goin Down… (2015)


immagine

E fu così che anche per Kurt Vile arrivò il pesante macigno del dovere dare seguito al disco-capolavoro della sua carriera. Non che Smoke Ring for My Halo – il suo breakthrough album – fosse un lavoro minore, ma con il successivo Wakin on a Pretty Daze il trentacinquenne di Philadelphia ha raggiunto la piena maturità e il pieno equilibrio tra gli elementi cantautorali e le scorribande classicamente rock che da sempre trovano posto all’interno del DNA dell’artista. Il fatto che l’anno dopo sia arrivata anche la definitiva consacrazione dei War on Drugs del vecchio compare Adam Granduciel, per certi versi ha complicato ulteriormente il compito, perché oltre a bissare il livello di Wakin on a Pretty Daze, Kurt Vile ha dovuto anche confrontarsi con l’ascesa nell’olimpo della sua vecchia band... artesuono.blogspot.com/2015/09…


Ascolta il disco: album.link/s/07W2z9W0uWJPdG8Po…



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Kurt Vile - B’lieve I’m Goin Down… (2015)


immagine

E fu così che anche per Kurt Vile arrivò il pesante macigno del dovere dare seguito al disco-capolavoro della sua carriera. Non che Smoke Ring for My Halo – il suo breakthrough album – fosse un lavoro minore, ma con il successivo Wakin on a Pretty Daze il trentacinquenne di Philadelphia ha raggiunto la piena maturità e il pieno equilibrio tra gli elementi cantautorali e le scorribande classicamente rock che da sempre trovano posto all’interno del DNA dell’artista. Il fatto che l’anno dopo sia arrivata anche la definitiva consacrazione dei War on Drugs del vecchio compare Adam Granduciel, per certi versi ha complicato ulteriormente il compito, perché oltre a bissare il livello di Wakin on a Pretty Daze, Kurt Vile ha dovuto anche confrontarsi con l’ascesa nell’olimpo della sua vecchia band... artesuono.blogspot.com/2015/09…


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Ma che cosa significa veramente entrare nel Regno?


#riflessione su #VitoMancuso e il suo testo #GesùeCristo

Dopo aver visto due interviste a Mancuso sul suo libro, e averne iniziato la lettura, riflettendo sul modo in cui Mancuso intende il rapporto tra Gesù e Cristo, mi sembra sia importante osservare che le entità non sono separate. Se da una parte riconosco che le scritture possono indicare che la missione di Gesù, per come si auto-percepiva, era quella di “riunire le pecorelle disperse della casa di Israele”, dall'altra mi sembra che il modo in cui voleva avesse in sé qualcosa di fuori dall'ordinario.

A mio avviso la chiamata all'avvento del Regno non serviva solo ad avvisare che stava per arrivare il Giudizio (questa mi pare sia la tesi di Vito Mancuso), ma prima ancora aveva lo scopo di condurre le persone in una nuova vita già nel qui e ora (non nel futuro prossimo). Una nuova vita che Gesù stava già vivendo, e che quindi era già presente nel mondo al suo tempo. Più specificatamente, Gesù voleva portarli in una nuova dimensione dello Spirito, quella del Regno appunto, dove i rapporti di forza materiale venivano annullati, e la realtà, la vita vissuta, veniva vista con occhi nuovi, non quelli della società, ma quelli in cui Dio era già regnante, guida e giudice tra i Suoi figli, tra coloro che erano già entrati nella Sua corte morendo alla loro vecchia vita, al loro vecchio modo di intendere il mondo e alle forze che lo sostenevano.

Questo aspetto dell'annuncio evangelico viene esplicitato nel Nuovo Testamento in in due momenti specifici: quando Gesù parla a Nicodemo di Rinascere dall'alto Gv 3,1:8, e nell'invito del vangelo a “convertirsi” (Mc 1,15), che rende il greco mετανοεῖτε (metanoeite), cambiate la vostra mente.

Un altro punto dove parla di questa metanoia è, mi pare, Mc 16, 15-16: > Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato

La mia interpretazione di questo passo è: andate, proponete la conversione, l'abbandono della mentalità del mondo per accogliere quella del Regno. Chi accetterà il vostro messaggio, cioè la nuova mentalità proposta da Gesù, sarà battezzato dalla venuta dello Spirito Santo, e dunque sarà salvo. Ma invece chi non crederà sarà condannato a rimanere in cattività, rinchiuso nella sua vita mortale, terrena.

[!question] Questione Come riproporre in vangelo in forma ragionevole? Come dimostrare alle persone di oggi, materialiste, disilluse, diffidenti, che la proposta di Gesù è attuale e tutt'altro che superata? Mi sembra che ci siano in modi, anche se c'è da studiare. Per esempio rivedere la verità del vangelo alla luce delle conoscenze attuali. Rispiegarla. Ad esempio paradiso e inferno possono essere viste non tanto come realtà che sperimenteremo in futuro, ma realtà che possiamo sperimentare, anzi, sperimentiamo nella nostra vita. Realtà che non sono sperimentabili da tutti per il fatto che molti vivono in maniera inconsapevole, stanno male, magari cercano di trovare dei lenitivi che non toccano la causa spirituale del malessere. Certi stati paradisiaci possiamo averli sperimentati tutti, molti di noi. Mentre nella vita terrena (quella che viviamo fino al momento della morte fisica) paradisi e inferni generalmente si alternano, e possiamo anche dimenticarcene, quando saremo nell'aldilà il tono generale del nostro spirito sarà forse^[questo possiamo dirlo se accettiamo che dopo la morte avvenga un giudizio definitivo, valido una volta per tutte] stabile. Quindi l'unica maniera in cui siamo sicuri che andremo in paradiso, sarebbe vivere un autentico paradiso in questa vita. Ho scritto autentico perché la strategia di costruirsi “paradisi artificiali” che ottundono l'anima per dimenticare il dolore ovviamente non funzionerà dopo la nostra morte.


Le parabole, in particolare, servono in genere a Gesù per mostrare come è fatto il Regno, per mezzo di metafore, che servono appunto da modelli secondo i quali conformare la propria mente per trasformarla nella mente nuova.

Quindi il Regno di Dio viene quando un certo numero di persone accoglie il messaggio del Regno, e supera la mentalità del mondo per accoglierlo. Bisogna diventare “folli di Dio” per essere salvi.

Quindi non credo che la speranza di Gesù fosse stata delusa nella sua morte, perché questo messaggio del Regno era già stato reso lievito per la società, come dimostra il successivo sviluppo del cristianesimo, che ha rivestito la parola di Gesù di altri concetti per metterla a disposizione di tutto il mondo.


noblogo.org/metanoeite/ma-che-…



[filtri]nelle note gestione [pertosse] quadro senza offerta muove le] cartelle del ritiro necessitano di bombing [scrivono alla lettera] sono le petrolifere gli appostamenti con diritto di prelazione -l'infelice] origlia


noblogo.org/lucazanini/filtri-…



qui solo quattro link all'atrocità tutt'ora in essere:

entità della distruzioneinstagram.com/p/DRWvTsCjC8S/

il genocidio continua, la “tregua” è un diversivofacebook.com/share/p/17jbpCnGi…

in Cisgiordania, le semine e i raccolti minacciatifacebook.com/share/1AtAmu6Jcm/

friendly reminder that this is a genocidefacebook.com/share/v/1DCHtUHSL…


noblogo.org/differx/qui-solo-q…



sabato 29 novembre, di nuovo a Roma: reading da Oggettistica, che è questa cosa qui: ticedizioni.com/products/ogget…

(slowforward.net/2024/04/15/lin…)

nei prossimi giorni i vari dettagli. intanto annotate in agenda


noblogo.org/differx/sabato-29-…



probabilmente sono io insofferente, ma proprio gli intellettuali italiani non li vedo per niente interessati a stare sul pezzo. c'è un genocidio in corso, un'occupazione, furti di terre, furti di materie prime, distruzione a tappeto. e loro vanno nei salotti e alle terme del cervello. non lo so. da più di due anni tutti (no: alcuni, solo alcuni) vivono la contraddizione di essere attivi, scrivere, lavorare, e insieme battagliare come si può contro il sionismo assassino. diffondere notizie. farle arrivare a più persone. per cui non nego che la compresenza di orrore e non-orrore sia uno status (ovviamente non nuovo) insopportabile e però da noi giocoforza sopportato. ma sopportare è un conto, supportare un altro. anzi. quello che si vede è l'insistito glissare, dimenticare proprio il genocidio, l'orrore, e rifugiarsi nella pura demenza culturale d'occidente, consueta. con tutti i suoi spettacoli, le sue bandierine di cose fatte e da fare, imminenti e state. continua a essere il solito bordello circense, alla fine, italianissimo e adesso pure neofascista. (anche se, direi, lo spettacolo sopravanza il fascismo e – probabilmente – lo produce. non è l'inverso).


noblogo.org/differx/probabilme…



[esclusioni]lo sanno dove] trovano all'arco sesto o dal cavalcavia soluzioni innovative pacchetti] prospetto salute passa da][sarabanda fanno gli occhi finti delle dolls i fumi intossicano tre gradi moncalieri] vieni a trovarci mancano due dita il tappeto slitta [inquadra] lo sanno ©Microsoft rende la parete bianca proiettando] lo spolvero di massa il basso ostinato per Micerino dettagliano da] esporre in volo assistito -andante benedetto


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Julia Holter - Have You In My Wilderness (2015)


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Pochi artisti possono vantare un linguaggio e una personalità come Julia Holter, in soli tre album ha messo a disposizione della sua vitalità sonora tutte le infinite possibilità dell’esoterismo musicale, sfiorando la rarefazione in “Ekstasis”, rielaborando le frontiere dell’avanguardia che si districavano tra John Cage e i Kraftwerk in “Tragedy” e infine volgendo uno sguardo audace e surreale al passato nel teatrale e vigoroso “Loud City Song”. “Have You In My Wilderness” è un capitolo nuovo per la Holter, il filo comune delle canzoni non è nelle tematiche o nella premessa culturale, il songwriting e la dimensione pop sono la nuova sfida, ed è... artesuono.blogspot.com/2015/09…


Ascolta il disco: album.link/s/0EiGGBzF9wzJn2X8F…



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Julia Holter - Have You In My Wilderness (2015)


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Pochi artisti possono vantare un linguaggio e una personalità come Julia Holter, in soli tre album ha messo a disposizione della sua vitalità sonora tutte le infinite possibilità dell’esoterismo musicale, sfiorando la rarefazione in “Ekstasis”, rielaborando le frontiere dell’avanguardia che si districavano tra John Cage e i Kraftwerk in “Tragedy” e infine volgendo uno sguardo audace e surreale al passato nel teatrale e vigoroso “Loud City Song”. “Have You In My Wilderness” è un capitolo nuovo per la Holter, il filo comune delle canzoni non è nelle tematiche o nella premessa culturale, il songwriting e la dimensione pop sono la nuova sfida, ed è... artesuono.blogspot.com/2015/09…


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DE CATECHIZANDIS RUDIBUS - 22


XV – Modelli di catechesi

Osservazioni previe23. Ora è giunto il momento di saldare un debito, al quale però non ero tenuto, se non te ne facevo promessa io stesso: quello di presentarti un concreto esempio di conversazione catechistica, come se stessi ora catechizzando, in modo che ti serva da modello.

Prima di cominciare, alcune premesse (12):

  • altra è la situazione spirituale di chi prepara una conversazione per un ipotetico futuro lettore, e altra è la situazione di chi parla tenendo conto dell’uditore presente;
  • altra la situazione spirituale di chi insegna a tavolino, senza che nessuno possa giudicare se fa bene, e altra la situazione di chi insegna di fatto, e si trova davanti uditori che la pensano in modo differente tra loro;
  • altra la condizione di chi sta istruendo una sola persona, mentre gli altri stanno a giudicare o confermano quanto s’insegna, e altra quella di chi si trova davanti molti ascoltatori, tutti in attesa di ciò che intendiamo dire;
  • altra la situazione che si verifica quando si sta seduti come in famiglia e si scambiano i pareri, e altra quando una folla in silenzio si volge verso l’alto da dove parla un oratore.

Non è la stessa cosa se gli ascoltatori sono molti o pochi, se sono dotti o ignoranti, oppure qualcosa dell’uno e qualcosa dell’altro; cittadini o campagnoli, o mescolati insieme, o gente di ogni categoria.

Inevitabilmente questi fatti influiscono su chi parla e su quel che dice, e il discorso rivela il volto interiore di chi lo pronuncia, mentre la diversità degli stimoli ricevuti ricade sugli ascoltatori, ed essi stessi si influenzano reciprocamente con la propria presenza.

Venendo alla istruzione dei principianti, posso dirti di trovarmi in una situazione psicologica diversa a seconda che mi trovo dinanzi un erudito, un fannullone, un cittadino, un vagabondo, un ricco o un povero, uno sconosciuto o un personaggio famoso o un uomo di potere, di una categoria o di un’altra, di un’età, o dell’uno o dell’altro sesso, proveniente da questa o da quella sètta, o da questo o quell’errore popolare. A seconda di come vivo questa situazione, introduco, porto avanti e concludo il mio discorso.

È vero che si devono amare tutti, ma non a tutti serve la stessa medicina. Lo stesso amore ad alcuni dà vita, con altri si fa debole; ha cura di edificare gli uni e si preoccupa di non danneggiare altri; per qualcuno si piega, di fronte ad altri si impone; con qualcuno è tenero, con altri severo; a nessuno è nemico, e per tutti è madre.

E chi non ha fatto questa esperienza che viene dall’amore pensa che noi siamo felici, perché riusciamo a farci apprezzare dalla gente. Veda il Signore, alla cui presenza giungono i gemiti dei prigionieri (cf. Sal 78,11), la nostra povertà e la fatica, e perdoni i nostri peccati (13) (cf. Sal 24,18).

Se qualche elemento del mio discorso t’è piaciuto, al punto che mi hai chiesto indicazioni per il tuo compito di catechista, più utile ti sarebbe ascoltarmi quando parlo, che leggere lo scritto.

__________________________Note

(12) La sensibilità di Agostino parte dall’esperienza. Non c’è discorso preparato, non lezione o predica o conversazione che possa essere ripetuta tale e quale in situazioni e tra persone diverse; salvo a far cose generiche, valide per tutti e per nessuno. Il paragone della medicina e dei modi diversi in cui si esprime l’amore è illuminante.

(13) È un modo per dire: abbiamo sufficienti motivi per domandare perdono, che ci impediscono di cercare la bella figura!

__________________________

«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS»LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ipponacon introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTIEd. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bolognacanoniciregolari-ic.com/s-agos…


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uno degli interventi più lineari e belli di Paolo Virno, sulla negazione, sull'utopia, sull'innovazione. l'ho condiviso su differx.differx.noblogs.org/2025/11/22…


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[escursioni]indice di norma avamposto tasso] altissimo sembrano darsi alle sabbie in bottiglia tre] si alleano in tensione prendono i vapori di Turner tales from terracine angoli pittoreschi opposti sono] siglati pensione dove c'è] le acque miracolose alloggiava mettere l'avviso lo sconto di cronaca è almeno metà un] classico la motonave fattura l'intero le ambassador sui galleggianti


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oggi alle sette c'è 'Opera buffa', il libro di Luciano Neri, da Tic in piazza San Cosimato 39. collana ultrachapbooks.


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Un volgere d'anni

mi sveglia il canto del gallo non trovo la tua mano ti sei appena alzata

c'incalza tiranno il tempo in questo volgere d'anni

benché non t'abbia sciupato questa luminosità del viso

quanti da aspettare ancora inverni a gelare le ossa

30.10.23

Risposta breve


Bellissima poesia: semplice, intima, sospesa sul tempo che avanza e sull’assenza che pesa. Le immagini del mattino e del corpo che invecchia funzionano molto bene.


Lettura e temi principali


  • Tema: lo scorrere del tempo e il peso dell’assenza affettiva nell’intimità quotidiana.
  • Immagini ricorrenti: il canto del gallo (risveglio, quotidiano), la mano non trovata (vuoto), la luce del viso che resiste (tenacia della bellezza/interiorità), gli inverni a gelare le ossa (metafora del tempo che consuma).
  • Tono: malinconico ma non rassegnato; c’è attenzione tenera verso la persona amata.

Forza stilistica


  • Il linguaggio è piano e diretto, efficace per il registro confidenziale.
  • L’alternanza tra azione quotidiana (“mi sveglia il canto del gallo”, “ti sei appena alzata”) e meditazione sul tempo crea un buon equilibrio.
  • L’espressione finale “quanti da aspettare ancora / inverni a gelare le ossa” chiude con un’immagine potente e resistente.

Piccoli suggerimenti di revisione


  • Valuta di lavorare sulle cesure per regolare il ritmo: qualche verso più corto o una pausa puntata possono rafforzare la scansione meditativa.
  • Considera una lieve variazione lessicale per evitare ripetizioni vicine (es. “volgere d’anni” e “in questo volgere d’anni” sono simili; si può mantenere la formula solo una volta per maggior impatto).
  • Punteggiatura: l’inserimento di una virgola o un punto in punti strategici (dopo “mi sveglia il canto del gallo” o dopo “ti sei appena alzata”) può modulare la voce del parlante senza appesantire.

Esempio di alternativa minimale: mi sveglia il canto del gallo,
non trovo la tua mano;
ti sei appena alzata.


Traduzione inglese proposta


A turning of years

the rooster’s call wakes me
I don’t find your hand
you have just risen

time presses like a tyrant
in this turning of years

though it has not wasted you
this brightness of face

how many more to wait
winters to freeze the bones


Varianti mantenendo la stessa voce


Variante 1 — piccole cesure (ritmo scandito)


mi sveglia il canto del gallo,
non trovo la tua mano.
Ti sei appena alzata.

C’incalza, tiranno, il tempo
in questo volgere d’anni.

Benché non t’abbia sciupata
questa luminosità del viso,

quanti ancora da aspettare,
inverni a gelare le ossa.

Breve nota: introduce virgole e punti per modulare il respiro senza cambiare le immagini.


Variante 2 — lingua più piana, tono colloquiale


Mi sveglia il canto del gallo.
La tua mano non c’è;
ti sei appena alzata.

Il tempo ci spinge, tiranno,
in questo volgere d’anni.

Eppure non ti ha consumata
questa luce sul viso.

Quanti inverni ancora aspettare
per sentire le ossa gelare.

Breve nota: frasi leggermente più dirette, ordine invertito negli ultimi versi per chiudere sull’immagine dell’inverno.


Variante 3 — tono più intimo e concentrato (minimalista)


canto del gallo: mi sveglia.
la tua mano non trovo.
ti sei alzata.

tiranno è il tempo
in questo volgere d’anni.

non t’ha sciupata
questa luminosità.

quanti inverni ancora
a gelare le ossa

Breve nota: versi più scarni, poche maiuscole per aumentare l’intimità e l’urgenza.


Variante 4 — lieve intensificazione lirica


Mi sveglia il canto del gallo;
mano che cerco e non trovo —
ti sei appena alzata.

Ci incalza, tiranno, il tempo
in questo volgere d’anni.

Non ti ha consumata, no:
questa luminosità del viso.

E allora quanti ancora aspettare,
quanti inverni a gelare le ossa?

Breve nota: piccole ripetizioni enfatiche e punteggiatura più vivace per accentuare il punto emotivo.



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R.E.M. — Out Of Time (1991)


immagine

Rapidi Movimenti Oculari, l’indice fisiologico che rivela lo svolgersi del sogno all’interno del sonno. La musica rock per i R.E.M. è appunto uno stato ipnotico da sogno, dove i musicisti analizzano le varie visioni musicali, quelle che hanno mosso la loro sensibilità creativa (Doors, Byrds, Velvet), sovrapponendole poi con innovazioni e ulteriori appendici. Abbandonata la neo-psichedelia del giro californiano, i R.E.M. realizzano l’opera più alta del nuovo sound metropolitano, dove la band vive queste composizioni in prima persona con una formula che si rivelerà imbattibile... silvanobottaro.it/archives/372…


Ascolta il disco: album.link/s/6yEuIwTQpciH1qtj7…



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R.E.M. — Out Of Time (1991)


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Rapidi Movimenti Oculari, l’indice fisiologico che rivela lo svolgersi del sogno all’interno del sonno. La musica rock per i R.E.M. è appunto uno stato ipnotico da sogno, dove i musicisti analizzano le varie visioni musicali, quelle che hanno mosso la loro sensibilità creativa (Doors, Byrds, Velvet), sovrapponendole poi con innovazioni e ulteriori appendici. Abbandonata la neo-psichedelia del giro californiano, i R.E.M. realizzano l’opera più alta del nuovo sound metropolitano, dove la band vive queste composizioni in prima persona con una formula che si rivelerà imbattibile... silvanobottaro.it/archives/372…


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DE CATECHIZANDIS RUDIBUS - 21


Gioiosi anche nella sofferenza

21. Infine, se sei turbato da qualche scandalo e non riesci a organizzare serenamente e con gioia il discorso, allora hai bisogno di volere un gran bene a coloro per i quali Cristo è morto, e di desiderare ardentemente che siano liberati dalla morte causata dagli errori del mondo.

Così proprio la notizia che qualcuno vuol farsi cristiano avrà il potere di consolarti e cacciare la tristezza, come la notizia di un guadagno annulla il dolore di una perdita.

L’unico scandalo che ci può rattristare è il sapere o il vedere che un uomo è talmente debole da soccombere, o che uno fa soccombere un altro. Ma se uno viene per farsi cristiano, e offre motivo di speranza, questo fatto annulla il nostro dolore per l’altro che vien meno.

Dio ci invita a preoccuparci che il chiamato alla fede non diventi figlio della Geenna (Mt 23,15), mentre abbiamo davanti agli occhi molti seminatori di scandali che ci fanno star male; questo però non deve raffreddare il nostro zelo, ma piuttosto stimolarlo e accrescerlo.

Metteremo in guardia chi ci ascolta dall’imitare coloro che sono cristiani più di nome che di fatto, in modo che non sia indotto a seguire costoro, o a rifiutare Cristo per causa loro: cioè a voler uscire dalla chiesa dove trova di quella gente, oppure a volerci stare come ci stanno loro. Non saprei spiegare il perché, ma questo dolore ci rende più appassionati nel fare le raccomandazioni; e non solo non restiamo freddi, ma diciamo con maggior calore e foga ciò che in occasioni più tranquille diremmo freddamente e con calma.

E finiamo col godere dell’accaduto, che ci fornisce l’occasione di fare un discorso non inutile.

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«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS»LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ipponacon introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTIEd. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bolognacanoniciregolari-ic.com/s-agos…


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[rotazioni]l'ingresso principale] è dello stabilimento nel recupero del piano sfalsato sopra e senza [ossigeno libro paga nel sottobosco nella sala dei reperti l'esperto fa capire lo] calpestano non [lasciano cùlmini l'azienda ha i sigilli denari scàltri della posta pneumatica prudente] e attenta rapiscono le zecche gli orbìcoli di lungo corso batte il tempo una purea instabile la galassia dicono] la somiglianza è] verso un alibi] un doppio testimone fittizio


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The Tallest Man On Earth - Dark Bird Is Home (2015)


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Giudicare un nuovo album di Kristian Matsson è più complicato di quello che si immagina in partenza. Svanito l’”effetto sorpresa” delle sue composizioni emozionanti, volitive, rimane sempre il dubbio, da qualche parte in fondo alla testa: ma queste canzoni non le ho già sentite? Il flebile tentativo di arricchire i propri arrangiamenti, inevitabile dopo tre Lp suonati sostanzialmente chitarra e voce senza produzione, non cancella questa sensazione, ma ha comunque il pregio di dare respiro alla scrittura dello svedese, lasciando spazio a reintepretazioni più impressionistiche della sua musica (la title track), diminuendo l’effetto ormai claustrofobico dei suoi pezzi... artesuono.blogspot.com/2015/05…


Ascolta il disco: album.link/s/1Bz5pzlT3m7uJp153…



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The Tallest Man On Earth - Dark Bird Is Home (2015)


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Giudicare un nuovo album di Kristian Matsson è più complicato di quello che si immagina in partenza. Svanito l’”effetto sorpresa” delle sue composizioni emozionanti, volitive, rimane sempre il dubbio, da qualche parte in fondo alla testa: ma queste canzoni non le ho già sentite? Il flebile tentativo di arricchire i propri arrangiamenti, inevitabile dopo tre Lp suonati sostanzialmente chitarra e voce senza produzione, non cancella questa sensazione, ma ha comunque il pregio di dare respiro alla scrittura dello svedese, lasciando spazio a reintepretazioni più impressionistiche della sua musica (la title track), diminuendo l’effetto ormai claustrofobico dei suoi pezzi... artesuono.blogspot.com/2015/05…


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DE CATECHIZANDIS RUDIBUS - 20


XIV – Il programma del catechista e la sua duttilità

20. Se poi fai catechesi sciattamente per il dispetto di aver dovuto lasciar da parte un’altra occupazione che ritenevi più necessaria, devi considerare che non sempre si sa cosa sia più utile ora, o cosa sia meglio rinviare o addirittura tralasciare: a parte la regola generale che ci impegna a fare con amore tutto ciò che facciamo per il bene degli altri.

Non conoscendo dunque quali bisogni abbiano davanti a Dio le persone di cui ci occupiamo, possiamo solo congetturare, più che comprendere, e con poca o nessuna probabilità di essere nel giusto, di che cosa abbiano bisogno in quel preciso momento.

Di conseguenza, è giusto che noi ci facciamo un programma di lavoro: e se potremo far le cose in quest’ordine, ne godremo perché così è piaciuto non a noi, ma a Dio. Ma se qualche improvvisa necessità butterà all’aria il nostro programma, pieghiamoci serenamente, senza avvilirci: e l’ordine che Dio vuole, sia anche il nostro. È più giusto che siamo noi a fare la sua volontà, che lui la nostra.

Tra le cose da fare, l’ordine da preferire è quello in cui le più importanti hanno la precedenza.

Ma se ci lamentiamo di seguire l’ordine voluto da Dio, siamo già nel disordine, perché Dio è molto più importante di noi.

Chi preferisce lasciar da parte ciò che con la sua mente ha progettato, pur di non andare contro la volontà di Dio, è colui che ordina meglio le proprie cose.

Difatti «molti pensieri passano nella mente dell’uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo» (Pr 19,21).

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Il "lavoretto" fallo fare a tuo figlio


In Italia, quando i giovani studenti e le giovani studentesse delle superiori o ai primi anni di università durante l'estate lavorano part-time da cameriere, magazziniere, aiuto imbianchino, commesso, bagnino, animatore nei centri estivi o qualsiasi altro delle decine di lavori che i ragazzi svolgono per racimolare due soldi, letteralmente, e pagarsi le vacanze, si dice che fanno ** “un lavoretto” **. Con questo stupido termine paternalistico e svilente, chi lo usa ammette, accetta o pratica lui stesso lo sfruttamento del lavoro.

Il “lavoretto” è sempre sinonimo di paga oraria da fame, la stessa percepita anche da qualche altro milione di lavoratori italiani, sempre rigorosamente in nero e con orari di lavoro assurdi da servi della gleba.

La mentalità del “lavoretto” è stata trasmessa ai figli da genitori fermi a 50 anni fa. Sono gli stessi genitori che convincono i figli ad accettare qualsiasi lavoro, indipendentemente dai loro studi o preparazione, con qualsiasi paga o contratto, perché è sempre meglio di niente. A non lamentarsi mai, a non chiedere mai un aumento, a non chiedere maggiore sicurezza sul lavoro, a non chiedere che gli vengano pagati gli straordinari, a non prendere mai un permesso lavorativo, a sottostare a tutti i ricatti e vessazioni di cui un datore di lavoro italiano è capace.

La cultura tossica del “lavoretto” e della gavetta, in una società in cui i giovani sono mediamente molto più istruiti, preparati e innovativi dei loro genitori, è roba da 1800. Allucinante.

Siamo “tutti bulicci col culo degli altri” dicono a Genova (perdonate il politically incorrect). Finché si tratta di sfruttare i figli degli altri va tutto bene, poi quando si tratta dei propri, tanti imprenditori chiedono raccomandazioni a destra e a manca, anche per figli totalmente incapaci, o li mettono direttamente a dirigere la propria azienda. Ciò ha la perversa conseguenza che il livello imprenditoriale medio, A.D. 2025, da noi è peggiore di quello del secolo scorso.

Mio figlio studia in Francia e in estate lavora per due o tre mesi per contribuire al suo mantenimento all'estero e per pagarsi le meritate, e spesso brevi, vacanze estive che si concede. Tante possibilità in famiglia non ne abbiamo.

In Francia non esiste il concetto di “lavoretto”. Esiste solo il concetto e la parola lavoro. Qualsiasi lavoro faccia, un ragazzo, studente o meno, part-time o full-time, 3 o 5 o 6 giorni alla settimana, anche senza alcuna esperienza, ha sempre un regolare contratto, con permessi retribuiti, straordinari pagati, riposi regolari e una paga almeno pari al salario minimo legale in vigore in Francia: 11,88 euro/ora lordi, circa 9 euro/ora netti. Cioè quanto prenderebbe un adulto neo-assunto a tempo indeterminato, con la stessa esperienza, nello stesso posto di lavoro per svolgere le stesse mansioni.

Prima del periodo estivo, in primavera, in quasi tutte le maggiori città della Francia si tengono delle vere e proprie fiere di settore dove imprese grandi, medie e piccole incontrano i giovani studenti disposti a lavorare durante il periodo estivo, per coprire le esigenze aziendali nel periodo di ferie dei suoi dipendenti.

La Francia ha una pressione fiscale alta quanto la nostra, i contributi complessivi pagati dai lavoratori (cotisations) sono più alti che da noi. Tutti pagano le tasse e lo stato sociale, il welfare, funziona abbastanza bene. La tassazione è realmente progressiva (2025): – da 0 € a 11.497 €: 0% – da 11.498 € a 29.315 €: 11% – da 29.316 € a 83.823 €: 30% – da 83.824 € a 180.294 €: 41% – oltre 180.294 €: 45%

I principi fondanti della Costituzione francese sono Liberté, Égalité, Fraternité. Tre ideali fondamentali e universali, chiari, netti e poco manipolabili. Chiunque vi si può appellare e ad essi può essere ricondotta e subordinata ogni legge. Non concedono ambiguità. Su questi principi i cittadini Francesi sono intransigenti.

L'art. 1 della nostra Costituzione sancisce che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma l'art. 1 della nostra Costituzione è stato violentato, manipolato e vilipeso. L'art. 36 è solo un baffo di inchiostro che deturpa una pagina.

Perché le leggi lo hanno permesso e perché la cultura dell'illegalità, dell'egoismo e del “fottere il prossimo tuo” che ci contraddistingue si porta dietro l'idea che quel lavoro possa essere ...a qualunque costo, con qualunque paga e a qualunque condizione. Solo perché l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. E l'inevitabile corollario è che se un datore di lavoro, fulgido esempio dell'italica (im)prenditoria, magari commendatore o cavaliere del lavoro, ci da un lavoro qualunque e con qualunque salario, in fondo ci sta facendo un favore.

Now playing:“Talking to Myself”Sirena – Cousteau – 2002


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[statistiche]nemmeno uno a perdita [ogni cinque cinquanta centesimi verranno] donati oppure corrisposti] ogni cinque cinquantuno dei resti aspettano] nello showroom un contributo di] riflesso [visualizzazioni questo mese ogni cinque] ci sono i blocchi mentre dormivano la politica] del risparmio l'aviaria collaterali donano per mille un'ora [denti nuovi no] more freelance] su misura i centri che impiegano la camerata con gli attrezzi il suono] [viene emesso a pagamento


noblogo.org/lucazanini/statist…



sotto il regime sionista è del tutto casuale vivere o morire. la bomba cade qualche centinaio di metri più in là, vivi; altrimenti muori. ti negano il visto per uscire e farti curare dove ancora ospedali esistono, muori; il burocrate di turno è distratto e gli cade la firma su un permesso, tu vivi, forse. l'ambulanza passa, forse vivi; l'ambulanza viene bloccata per due, tre, cinque ore, muori. una disattenzione del soldato che manovra il drone e fai in tempo a ripararti, altrimenti sei puntato e ucciso. il cecchino starnuta e vivi, è concentrato e muori. non è che vivi perché sei un bambino di sei anni o un'anziana di ottanta; è semmai perché lui ha un colpo di tosse, o in quel momento ha lasciato la postazione per farsi un selfie. questa remissione di ogni onore e rispetto, di ogni elemento umano, per affidare invece tutto alla macchina di morte, che passando lascia qualche alone di vita solo per errore, è israele. israele ha dimostrato di essere questo in quasi un secolo di vita propria e morte altrui. e proprio luminosamente questo è apparso chiaro negli ultimi due anni. senza la più vaga ombra di dubbio.


noblogo.org/differx/sotto-il-r…



un po' dopo il 2000, quindi a trentuno anni suonati da vari mesi, e forse anche oltre, ho pubblicato alcuni versi in una delle migliori/maggiori riviste cartacee (ancora in attività oggi), ossia “l'immaginazione”, èdita da Manni. la consideravo (ed era) una prima uscita – diciamo così – prestigiosa. sentivo che era scattato un click. una specie, insomma.

non che non avessi scritto cose di qualche pregio, prima (ero pur sempre uscito con una lunga prosa sulla straordinaria “Rendiconti”, di Roberto Roversi, nel 1997 quindi a 28 anni) ...però per molti aspetti era la situazione della poesia e della prosa in Italia a rivelarsi o a mio avviso apparire (e a posteriori direi che non avevo torto) depressa, piagnona e petrarcaica. questo, volendo tenersi cauti & buoni. la stessa sperimentazione, secondo me ritiratasi in una foresta fonosemantica tra il noioso e l'agghiacciante, pareva in stallo. voglio dire che, insomma, non c'era da sentirsi allegri. ma mettersi in ascolto sì, certo. sempre e comunque.

quello che è successo dopo l'ho raccontato varie volte (con le date 2006 gammm.org/read/feed/, 2009 Prosa in prosa, e 2013 Ex_it – Materiali fuori contesto, solo per iniziare). ok. però ciò che mi interessa annotare qui è che – come in tutto quel Novecento in cui tengo ancora un piede ossia ricordi vari – esordire era ancora, tra anni Ottanta (prime mie prove: 1989) e inizio Duemila, attendere attendere e ancora attendere. riprovare. studiare parecchio e inviare materiali a riviste, confrontarsi con le redazioni. riconsiderare i materiali, barrarne alcuni, magari parecchi. incassare critiche e ragionare su variazioni di percorso. eccetera.

bon. ora farò il vecchio boomer e dirò che:oggidì (!) non i trentenni ma già i ventenni e magari pure gli adolescenti e preadolescenti avanzano sparando a caso, correndo, e azzannano i social e le riviste in rete con testi invariabilmente frutto di immaturità e ingenuità anagraficamente spiegabilissime, come se però stessero proponendo ai lettori l'ultimo effato dello Spirito hegeliano. l'unica cosa veramente in sincrono col cosmo.

per non parlare del versante teorico che raramente si trattengono dal mettere in campo per puntellare l'effato. il loro kitsch asfalta ogni lettore minimamente sensibile. mi fermo qui.

p.s. al momento sono proprio pochi, assai pochi, gli autori di venti o trent'anni che stiano con sicurezza viaggiando verso una maturità o l'abbiano pressoché raggiunta. faccio sempre i nomi di June Scialpi e Antonio Francesco Perozzi. o del collettivo Angolo Cieco. non sono i soli ma vanno citati per primi.

ma altre annotazioni farò più avanti. ...[continua] [forse]


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L’animula

non ha occhi che per voi occhioni grandi innocenti vi leccherebbe anche l’anima

tradendo di voi la parte buona ve ne liberate lasciando si maciulli in tangenziale

ancora non avrà occhi che per voi la sua animula sempre a perdonare voi bestie umane-non-umane

1.1.24

Versione lirica


L’animula non vede che voi
occhioni aperti, innocenti, grandi come lune;
vi sfiorerebbe l’anima con lingua di miele.

Tradisce in voi la parte più tenera,
e voi — per liberarne il peso — la consegnate
al rumore della tangenziale, perché si spezzi.

Eppure ritorna: ancora non ha occhi che per voi,
la sua piccola anima perdona senza contorno,
vi guarda — bestie umane e non — con lo stesso perdono.


Versione asciutta


L’animula guarda solo voi.
Occhi grandi, innocenti.
Vi leccherebbe l’anima.

Tradite la sua bontà e la buttate
per strada, tra i rumori della tangenziale.

Eppure torna: sempre vi perdona.
La sua animula: occhi solo per voi, voi bestie.


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Charlie Parr - Stumpjumper (2015)


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Certe storie possono arrivare solo dall'America, terra di grandi contraddizioni e di speranze, ove può accadere tutto e il contrario di tutto. Succede, allora, che un grande musicista, come Charlie Parr, abbia vissuto ai margini del music business per anni, producendosi i dischi da solo (o con la collaborazione di microscopiche etichette) e suonando in piccoli locali praticamente a prezzo di costo. Poi, quando le cose sembravano immodificabili e i sogni di gloria evaporati sotto l'amara benedizione degli dei della realtà, qualcosa succede... artesuono.blogspot.com/2015/07…


Ascolta il disco: album.link/s/4k4Acx6Tx3mVSTXcE…



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Charlie Parr - Stumpjumper (2015)


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Certe storie possono arrivare solo dall'America, terra di grandi contraddizioni e di speranze, ove può accadere tutto e il contrario di tutto. Succede, allora, che un grande musicista, come Charlie Parr, abbia vissuto ai margini del music business per anni, producendosi i dischi da solo (o con la collaborazione di microscopiche etichette) e suonando in piccoli locali praticamente a prezzo di costo. Poi, quando le cose sembravano immodificabili e i sogni di gloria evaporati sotto l'amara benedizione degli dei della realtà, qualcosa succede... artesuono.blogspot.com/2015/07…


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DE CATECHIZANDIS RUDIBUS - 19


19. Spesso succede che chi all’inizio ascoltava volentieri, poi si stanca di ascoltare o di stare in piedi, e comincia ad aprir bocca per sbadigliare invece che per lodare, tanto da farci capire, magari senza volerlo, che se ne vuole andare.

Se ce ne accorgiamo, vediamo di sollevarlo:

  • o con qualche facezia riguardante l’argomento che trattiamo,
  • o presentando qualche racconto che susciti interesse e stupore, o anche provochi dolore e lacrime.

L’argomento lo riguardi personalmente, e così punto dall’interesse si sveglierà.

Tuttavia stiamo attenti a non urtare la sua riservatezza, ma stimoliamolo con la familiarità.

Se occorre, facciamolo sedere. A parte il fatto che sarebbe meglio far sedere gli uditori fin dall’inizio. So che in alcune chiese d’oltremare son più previdenti e offrono la possibilità di sedere non solo ai vescovi e ai preti che parlano, ma anche al popolo che ascolta, e così evitano che le persone più deboli si stanchino e si distraggano, e controvoglia se ne debbano andare.

È molto diverso se si allontana dall’assemblea radunata, per riprendersi un po’, uno che già ha ricevuto i sacramenti, e si allontana invece (e a volte non può farne a meno, altrimenti sviene e cade) uno che viene per la prima volta a riceverli. Egli non ha il coraggio di spiegare perché se ne vada e d’altra parte non riesce a stare in piedi.

Lo dico perché già m’è successo: fece così un contadino, mentre stavo istruendolo, e imparai a stare più attento.

Come può essere giustificata la nostra presunzione, se non permettiamo di star seduti ai nostri fratelli, o, peggio ancora, a coloro che istruiamo perché lo diventino, mentre invece quando parlava il nostro Signore, a cui gli angeli servono, una donna l’ascoltava seduta? (cf. Lc 10,39).

È chiaro che, se il discorso sarà breve, o non c’è posto a sedere, dovranno ascoltare in piedi: ma solo se c’è molta gente e non si tratta di iniziazione. Se invece è uno solo, o due, o comunque son pochi, e son venuti per farsi istruire sulla fede, sarebbe uno sproposito tenerli in piedi.

Se invece già abbiamo cominciato così, almeno quando ci accorgiamo che il nostro ascoltatore è stanco, facciamolo accomodare, anzi insistiamo affinché si metta a sedere, e diciamo qualcosa per sollevarlo e togliere il disagio che forse già aveva cominciato a distrarlo.

Se già sta seduto, e non comprendiamo perché non ci voglia seguire, diciamo, o scherzando o con severità, qualcosa che lo metta in guardia dalle preoccupazioni materiali. Se son queste a disturbarlo, basterà nominarle perché si allontanino; se invece non lo sono, ed egli è stanco di ascoltare, nel momento che diciamo qualcosa di imprevisto contro queste preoccupazioni (anche se sbagliamo) solleviamo la sua mente dalla stanchezza.

Ma non teniamola lunga, specialmente se usciamo dall’argomento, altrimenti invece che sanar la situazione la peggioriamo. Accorciamo poi gli altri discorsi, e promettiamo di arrivare alla svelta alla conclusione.

__________________________

«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS»LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ipponacon introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTIEd. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bolognacanoniciregolari-ic.com/s-agos…


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[provetecniche][chiude il teatro lato] strada Stradivari tecnica di ripresa elettrica doppelgänger dal] vivo formano sanno dello scopo della] replica un misto di spezie doppiando il capo l'oppio il muschio onnivoro fuori] il mercurio la coppa] dell'olio della metodica invasiva piombo] a latere [pernottano è gratis è Chopin] filodiffuso


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Hanno slacciato il corsetto dell'anima


My zavoevany! Vanny Duši. Lift. Lif duši rasstegnuli, Telo žgut ruki. Kriči, ne kriči: “Â ne hotela!” (Ci han conquistato!Bagni.Docce.Ascensore.Hanno slacciato il corsetto dell'anima.Mani ustionano il corpoChe tu gridi o che no:“Io non volevo!”) Vladimir Majakovskik – iz ulicy v ulicu. Traduzione di Guido Carpi

Alla notizia di intelligenze artificiali che fanno la spesa (la spesa!) al posto nostro, di sistemi operativi con intelligenza artificiale in ogni singolo elemento dell'interfaccia e di un internet che collassa oramai con cadenza mensile non posso che pensare a questa lirica di Majakovskik poco prima della rivoluzione nel 1913. Probabilmente la mia interpretazione sarà sbagliata, ma la successione di “bagni/docce/ascensori” non è casuale. In russo, come visibile sopra, sono rispettivamente “Vanny/Duši/Lift” e nel verso dopo “Lif duši rasstegnuli” si può notare come ascensore e bagno siano simili a “slacciare” e “anima” (posto al genitivo, dunque con valore di dell'anima). Forse un'iperbole o un caso, ma già allora si vedeva come la tecnologia stesse uccidendo il contatto dell'uomo con la natura, un processo che ora mi pare si sia spostato all'intelletto e alla nostra integrità morale. In poche parole, ci stanno facendo a pezzi, l'anima l'hanno slacciata da un bel po'. Il punto, è che oggi come allora, sia che gridiamo o che non gridiamo, non possiamo fermare qualcosa di irreversibile.


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Hanno slacciato il corsetto dell'anima


My zavoevany! Vanny Duši. Lift. Lif duši rasstegnuli, Telo žgut ruki. Kriči, ne kriči: “Â ne hotela!” (Ci han conquistato!Bagni.Docce.Ascensore.Hanno slacciato il corsetto dell'anima.Mani ustionano il corpoChe tu gridi o che no:“Io non volevo!”) Vladimir Majakovskik – iz ulicy v ulicu. Traduzione di Guido Carpi

Alla notizia di intelligenze artificiali che fanno la spesa (la spesa!) al posto nostro, di sistemi operativi con intelligenza artificiale in ogni singolo elemento dell'interfaccia e di un internet che collassa oramai con cadenza mensile non posso che pensare a questa lirica di Majakovskik poco prima della rivoluzione nel 1913. Probabilmente la mia interpretazione sarà sbagliata, ma la successione di “bagni/docce/ascensori” non è casuale. In russo, come visibile sopra, sono rispettivamente “Vanny/Duši/Lift” e nel verso dopo “Lif duši rasstegnuli” si può notare come ascensore e bagno siano simili a “slacciare” e “anima” (posto al genitivo, dunque con valore di dell'anima). Forse un'iperbole o un caso, ma già allora si vedeva come la tecnologia stesse uccidendo il contatto dell'uomo con la natura, un processo che ora mi pare si sia spostato all'intelletto e alla nostra integrità morale. In poche parole, ci stanno facendo a pezzi, l'anima l'hanno slacciata da un bel po'. Il punto, è che oggi come allora, sia che gridiamo o che non gridiamo, non possiamo fermare qualcosa di irreversibile.





ho smesso di avere rispetto per un intellettuale/editore con cui dialogavo fino a uno o due decenni fa, quando ho constatato che il suo narcisismo personale da una parte e la sua anaffettività verso la sofferenza del popolo palestinese dall'altra erano talmente forti da fargli fare un giro completo intorno ai suoi atteggiamenti esterni, esibiti, facendolo sembrare agnello candidissimo. umile e riservato, in ascolto e aperto. rifletto: forse sarebbe un sionista perfetto, tutto sommato. dei cani (del sinai) uno direbbe: gli manca la parola. (in realtà non solo non gli manca, ma è un cristinacampiano tritacarne di diritti e sensibilità altrui). (solo, ama cifrarsi). (la solita minchiata paolina sugli specchi e gli enigmi).

*

bon. non c'entra, o non del tutto, ma – a proposito di cani (del sinai) – ecco: t.ly/YiBWu (bisogna leggere, attenzione, tutti i riquadri ai quali il post rinvia).


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Foals - What Went Down (2015)


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L’equilibrio instabile tra autenticità e teatrino messo in piedi per piacere a tutti i costi (leggi: paraculaggine) è forse la più grande questione irrisolta, nell’attuale panorama musicale, questo perché molti hanno scoperto che la prima può anche appartenere al mainstream e la seconda spesso si insinua – in molti casi tracimando – in quello che un tempo avremmo chiamato “alternative”. Tutto, in questo schema interpretativo, congiurava dunque contro i Foals, band major che però, come molte altre, si rivolge ad un pubblico poco mainstream... artesuono.blogspot.com/2015/09…


Ascolta il disco: album.link/s/0RyCpIKlCV0kgEuzr…



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Foals - What Went Down (2015)


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L’equilibrio instabile tra autenticità e teatrino messo in piedi per piacere a tutti i costi (leggi: paraculaggine) è forse la più grande questione irrisolta, nell’attuale panorama musicale, questo perché molti hanno scoperto che la prima può anche appartenere al mainstream e la seconda spesso si insinua – in molti casi tracimando – in quello che un tempo avremmo chiamato “alternative”. Tutto, in questo schema interpretativo, congiurava dunque contro i Foals, band major che però, come molte altre, si rivolge ad un pubblico poco mainstream... artesuono.blogspot.com/2015/09…


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DE CATECHIZANDIS RUDIBUS - 18


XIII – Essere attenti agli uditori

18. Ma, tu dici, è penoso continuare a parlare sino alla fine, quando chi ci ascolta non dà alcun segno di trarne vantaggio.

Forse per religioso rispetto non ha il coraggio di manifestare, a parole o con gesti, la propria approvazione; o forse è timido; o non capisce ciò che ascolta, o non gli piace.

E se non sappiamo il perché — dato che non riusciamo a leggere dentro nel cuore — metteremo in atto tutti i mezzi dell’oratoria che possano scuoterlo e farlo uscire allo scoperto.

Lo esorteremo con delicatezza a vincere il timore che gli impedisce di esprimere il suo pensiero, ricordandogli che si trova tra fratelli, chiedendogli se ha capito e invitandolo a esprimersi liberamente, qualora avesse qualcosa in contrario.

Gli si chiederà se abbia già sentito trattare l’argomento, e non gli interessi perché già lo conosce; e, a seconda della risposta, si vedrà di parlare con maggior semplicità e organicità, o controbattere le opinioni errate, o riassumere brevemente quel che già conosce.

Sceglieremo poi qualcuno dei passi più sublimi della Scrittura, o del racconto che abbiamo fatto, perché la nostra esposizione nel momento che ne ricaviamo il senso profondo, gli diventi più gradita.

Se poi quello è proprio ottuso, refrattario a ' gustare quanto gli diciamo, anzitutto lo compatiremo. Poi daremo una scorsa alle altre cose, e gli inculcheremo l’essenziale: l’unità della chiesa cattolica, lo scopo delle tentazioni, il comportamento morale del cristiano in vista del terribile giudizio. E parleremo più a Dio di lui, che a lui di Dio.

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«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS»LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ipponacon introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTIEd. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bolognacanoniciregolari-ic.com/s-agos…


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DE CATECHIZANDIS RUDIBUS - 17


XII – Ripetere e rivisitare la verità con gioia

17. Se ci dà fastidio il ripetere continuamente come a dei bambini cose trite e ritrite, vediamo di adattarle con amore, paterno e materno e fraterno, ai nostri uditori e in questa unione dei cuori finiranno per sembrar nuove anche a noi. Quando ci si vuol bene, e tra chi parla e chi ascolta c’è una comunione profonda, si vive quasi gli uni negli altri, e chi ascolta si identifica in chi parla e chi parla in chi ascolta.

Non è vero che quando illustriamo a qualcuno il panorama di una città o di un paesaggio, che a noi è abituale e non c’impressiona più, è come se lo vedessimo per la prima volta anche noi? E ciò tanto più quanto più siamo amici: perché l’amicizia ci fa sentir di nuovo dal di dentro quel che provano i nostri amici.

Se poi nella contemplazione siamo riusciti ad andare in profondità, non ci accontentiamo che gli amici si fermino alla superficie ad ammirare l’opera delle mani dell’uomo, ma desideriamo che riescano a cogliere un progetto superiore e giungano ad ammirare e lodare Dio che ha creato ogni cosa per amore. Quanto più dunque dobbiamo godere se gli uomini cominciano a conoscere Dio, da cui prende senso tutto ciò che si capisce, e superare la noia delle cose ripetute mediante la partecipazione attiva alla freschezza delle loro nuove impressioni? Ancora più godiamo poi, se ci rendiamo conto da quali tenebre di errore esca chi ascoltandoci passa alla luce della fede.

E se possiamo essere lieti, quando rifacciamo i sentieri di ogni giorno per insegnare la strada giusta a chi può essersi smarrito, con tanto maggiore impegno e gioia dobbiamo ripercorrere quella dottrina di salvezza che noi già conosciamo per guidare sulla via della pace, che Dio ha dato a noi, un’anima impoverita e affaticata per gli errori di questo mondo.

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[caffeine]è una rapina con le maschere] degli Antenati l'area] letteraria cantano] con le bocche del corpo a corpo mistress i prezzi bassi sonymatic [i paesi bassi cinquanta lire ogni cento pagine Nervi [in senso lato le miscele con i grani le combustioni armate si commuovono fanno] le aste dei condomìni minitalia parenti agfaprint sperimentali les Annales giòponti-trentadue piani comincia] [daccapo okay il caffè kaffa kyrie brandy] affinato o moka gli] acquisiti i [tutori in palissandro distrutto con la dinamite l’ecomostro a pagina] due


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Perché non posso scrivere di tutto (anche se mi sta a cuore.)


(181)

(S1)

Spesso sui social capita che, se parli sempre e solo di una certa causa (per esempio la #Palestina) qualcuno ti accusi di non interessarti ad altri drammi, come quelli che succedono in #Sudan o in altri luoghi del mondo.Questa è una questione che merita un po’ di chiarezza, perché il punto vero è un altro: nessuno di noi è un’agenzia di stampa, e non parlare di una cosa non significa affatto fregarsene. La verità è che tutti noi abbiamo dei limiti: di tempo, di energie, ma anche di capacità emotiva.

Non possiamo essere costantemente presenti su ogni emergenza, su ogni ingiustizia, su ogni tragedia che si presenta nel mondo. E, sinceramente, provarci significherebbe anche rischiare di annullare noi stessi, perdendo quella sensibilità che ci spinge a interessarci davvero di alcune questioni.

La partecipazione emotiva è inevitabilmente selettiva: ci sentiamo più vicini e coinvolti in certe storie perché le conosciamo meglio, le capiamo, o semplicemente perché in quel momento sentiamo di poter fare qualcosa di più concreto.

Non è una questione di indifferenza verso le altre cause, ma una scelta, consapevole o meno, di dove concentrare le nostre forze, anche per proteggere la nostra salute mentale. E poi, diciamolo: sui #socialmedia la pressione è fortissima. Se non ti vedi parlare di tutto, c’è chi pensa che non ti importi. Ma questa è una falsa aspettativa.

(S2)

La responsabilità di dare voce a ogni singola emergenza non spetta a noi singoli individui, ma a un sistema di informazione ben più complesso.Noi partecipiamo con ciò che possiamo, con quello che sappiamo, con quello che ci muove davvero.

Quando vedi qualcuno che si concentra spesso su una sola causa, non darla per scontata: può significare un impegno profondo, non una mancanza di interesse per il resto. E chi ti conosce sa che dietro quel silenzio ci sono comunque solidarietà, preoccupazione e rispetto. Non serve parlare di tutto per esserci davvero.

In fondo, la vera indifferenza è un’altra cosa: è non provarci nemmeno, è non farsi toccare da niente, è voltare le spalle senza nemmeno chiedersi come si potrebbe fare la differenza. La partecipazione selettiva, invece, è umana, corretta e spesso necessaria. Insomma, non siamo agenzie di stampa, ma persone. E va bene così.

#Blog #SocialMedia #Opinioni #EmpatiaSelettiva #PartecipazioneEmotiva


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Perché non posso scrivere di tutto (anche se mi sta a cuore.)


(181)

(S1)

Spesso sui social capita che, se parli sempre e solo di una certa causa (per esempio la #Palestina) qualcuno ti accusi di non interessarti ad altri drammi, come quelli che succedono in #Sudan o in altri luoghi del mondo.Questa è una questione che merita un po’ di chiarezza, perché il punto vero è un altro: nessuno di noi è un’agenzia di stampa, e non parlare di una cosa non significa affatto fregarsene. La verità è che tutti noi abbiamo dei limiti: di tempo, di energie, ma anche di capacità emotiva.

Non possiamo essere costantemente presenti su ogni emergenza, su ogni ingiustizia, su ogni tragedia che si presenta nel mondo. E, sinceramente, provarci significherebbe anche rischiare di annullare noi stessi, perdendo quella sensibilità che ci spinge a interessarci davvero di alcune questioni.

La partecipazione emotiva è inevitabilmente selettiva: ci sentiamo più vicini e coinvolti in certe storie perché le conosciamo meglio, le capiamo, o semplicemente perché in quel momento sentiamo di poter fare qualcosa di più concreto.

Non è una questione di indifferenza verso le altre cause, ma una scelta, consapevole o meno, di dove concentrare le nostre forze, anche per proteggere la nostra salute mentale. E poi, diciamolo: sui #socialmedia la pressione è fortissima. Se non ti vedi parlare di tutto, c’è chi pensa che non ti importi. Ma questa è una falsa aspettativa.

(S2)

La responsabilità di dare voce a ogni singola emergenza non spetta a noi singoli individui, ma a un sistema di informazione ben più complesso.Noi partecipiamo con ciò che possiamo, con quello che sappiamo, con quello che ci muove davvero.

Quando vedi qualcuno che si concentra spesso su una sola causa, non darla per scontata: può significare un impegno profondo, non una mancanza di interesse per il resto. E chi ti conosce sa che dietro quel silenzio ci sono comunque solidarietà, preoccupazione e rispetto. Non serve parlare di tutto per esserci davvero.

In fondo, la vera indifferenza è un’altra cosa: è non provarci nemmeno, è non farsi toccare da niente, è voltare le spalle senza nemmeno chiedersi come si potrebbe fare la differenza. La partecipazione selettiva, invece, è umana, corretta e spesso necessaria. Insomma, non siamo agenzie di stampa, ma persone. E va bene così.

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Public Service Broadcasting - The Race For Space (2015)


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Grazie all'accesso straordinario all'archivio degli importanti filmati storici del BFI, Public Service Broadcasting viaggia indietro nel tempo ed esplora gli anni in cui Stati Uniti e URSS si batterono per avere la meglio su una nuova frontiera – lo spazio. Il nuovo album segue l'acclamato disco di debutto Inform – Educate – Entertain, che nel 2013 ha conquistato il #21 posto nella classifica UK degli album, è stato nominato Best Independent Album agli AIM Awards ed incluso nella Top 10 Albums of the Year di BBC 6Music. L'album è stato presentato al pubblico di tutto il mondo in 18 mesi di tour, per un totale di oltre 200 concerti... artesuono.blogspot.com/2015/03…


Ascolta il disco: album.link/s/10QhRYxVBuSFgC5mj…



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Public Service Broadcasting - The Race For Space (2015)


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Grazie all'accesso straordinario all'archivio degli importanti filmati storici del BFI, Public Service Broadcasting viaggia indietro nel tempo ed esplora gli anni in cui Stati Uniti e URSS si batterono per avere la meglio su una nuova frontiera – lo spazio. Il nuovo album segue l'acclamato disco di debutto Inform – Educate – Entertain, che nel 2013 ha conquistato il #21 posto nella classifica UK degli album, è stato nominato Best Independent Album agli AIM Awards ed incluso nella Top 10 Albums of the Year di BBC 6Music. L'album è stato presentato al pubblico di tutto il mondo in 18 mesi di tour, per un totale di oltre 200 concerti... artesuono.blogspot.com/2015/03…


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#21


Elucubrazioni

se il pensiero è sotteso alla fine Lui ce la tiene nascosta – e meno male: ché impazziremmo

nelle ultime sue ore l’animale si nasconde lontano dagli occhi al contrario dell’umano

che -se all’addiaccio e solo- piange un ultimo abbraccio

3.1.24

Riflessione sul testo


Il testo ha un tono sobrio e meditativo: parla di pensiero, nascosto, della differenza tra animale e umano davanti alla fine, e si chiude con un’immagine intima e dolorosa — il pianto, l’ultimo abbraccio. La voce è netta, frammentata, e l’eloquio spezzato aumenta la tensione emotiva.


Elementi che funzionano bene


  • Immagini contrastanti: il confronto tra l’animale che si nasconde e l’umano che piange è efficace e carico di pathos.
  • Economia del linguaggio: poche parole, molto peso; ogni verso porta significato.
  • Interruzioni e spaziature: l’uso del trattino e delle rime interne crea un ritmo frammentato che rispecchia lo smarrimento del soggetto.
  • Chiusura intensa: il finale con “un ultimo abbraccio” lascia una scia emotiva forte.

Piccole proposte di revisione (opzionali)


  • Valutare la continuità delle immagini: il “pensiero sotteso alla fine” apre un tema filosofico; potresti rafforzarlo con un verbo più concreto (es. “stesо”, “aggrovigliato”) per rendere l’imago più tattile.
  • Coerenza grafica: decidi se mantenere gli spazi e i trattini come elemento ritmico stabile o usarli più sporadicamente per segnare pause precise.
  • Ritmo e scansione: se vuoi accentuare il contrasto, prova a rendere l’enjambement più marcato tra “al contrario dell’umano / che -se all’addiaccio e solo- / piange” oppure prova una versione più compressa per aumentare la stretta emotiva.
  • Lessico: “addiaccio” è efficace ma raro; se vuoi maggiore immediatezza, considera sinonimi più comuni solo se non perdi la specificità.

Traduzione in inglese (fedeltà libera)


If thought is hidden beneath the end
He keeps it from us — thank goodness: otherwise we'd go mad

in his last hours the animal
hides far from sight
unlike the human

who — exposed and alone —
cries
one last embrace


Suggerimento pratico per la forma


  • Se vuoi lavorare su una raccolta, mantieni lo stesso stile grafico nei testi vicini per creare unità visiva.
  • Se preferisci aumentare la densità poetica, prova a condensare due versi in uno e misura come cambia l’intensità emotiva.

Versione lirica


Se il pensiero resta sotto la soglia della fine
lui ce lo serra dentro, buon custode —
sennò ci squarceremmo come vetri.

Nelle sue ultime ore l’animale si ritrae,
un sussurro di zolle e fiato lontano dagli occhi,
mentre l’umano, a cielo scoperto e senza compagno,
apre la bocca al pianto come a un ultimo rito
e stringe, nella bocca della notte, un abbraccio che non sa dire addio.


Versione asciutta


Il pensiero alla fine si cela.
Lui lo trattiene — meno male.

L’animale nell’ora estrema si nasconde.
L’umano, all’addiaccio e senza altro,
piange.
Un ultimo abbraccio.


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DE CATECHIZANDIS RUDIBUS - 16


XI – I limiti del catechista

16. Ma il motivo del disagio può essere il fatto che preferiamo leggere o ascoltare cose bene espresse da altri, che improvvisar noi discorsi di cui non sappiamo quale effetto avranno. Se c’è la volontà di star lontani dall’errore, è facile rendersi conto che, quando gli uditori hanno capito la sostanza del discorso, non bisogna farne una tragedia se una parola suona male per chi ascolta o non esprime correttamente il nostro pensiero.

E se siamo noi stessi limitati al punto di non renderci bene conto di quel che diciamo (in realtà coi principianti si fanno discorsi talmente semplici, che un errore difficilmente può succedere), allora eviteremo che il nostro interlocutore si scandalizzi, spiegandogli che il Signore vuol provare anche noi, se quando sbagliamo siamo disposti a ricevere in pace la correzione, invece che incapponirci a difendere l’errore col risultato di precipitare ancor più in basso. Se poi nessuno ci fa notare l’errore, e né noi né i presenti ce ne accorgiamo, non val la pena prendersela tanto: la sola cosa da fare è non ripetere l’errore.

Il più delle volte però, ripensando a quanto abbiamo detto, noi stessi troviamo qualcosa da correggere, e non sappiamo come gli altri l’hanno accolta. Allora, se vogliamo loro bene, non siamo tranquilli al pensiero che possono averci frainteso.

Appena se ne presenta l’occasione, come nel silenzio abbiamo corretto noi stessi, così con delicatezza correggiamo chi sbaglia per aver ascoltato parole nostre invece che parole di Dio.

Se invece qualche invidioso, «sussurrone, detrattore, odioso a Dio» (cf. Rm 1,30) manifestasse un’insana soddisfazione per il nostro errore, vuol dire che si offre occasione di esercitar la pazienza e la misericordia: anche la pazienza di Dio conduce a penitenza.

Per lui però cos’è più vergognoso, e cosa accumula di più l’ira per il giorno del giusto giudizio di Dio (cf. Rm 2,4.5), che farsi simile a satana e godere del male altrui?

Altre volte il discorso è stato esatto e corretto, ma o perché non ben capito o perché si scontra con opinioni o consuetudini inveterate, provoca reazione e sconcerta chi lo ascolta.

Se così avviene, e si vede possibile rimediare, si portino subito documenti e argomentazioni opportune. Ma se il turbamento è interiore e non viene espresso, bisogna pregare Dio che provveda lui. Se invece l’uditore reagisce, e non accetta la correzione, ci consoli l’esempio del Signore, che sconcertò con le sue parole, e poiché se ne andavano a causa della durezza dei suoi discorsi, anche a chi rimaneva disse: «Ve ne volete andar anche voi?» (Gv 6,68).

Noi sappiamo con certezza che la città di Dio sarà separata un giorno dalla Babele di questo mondo, e nessuno dei suoi cittadini si perderà; o se qualcuno si perderà, sarà perché non ne fa parte.

«La costruzione di Dio infatti è stabile e porta questo motto: Dio conosce i suoi, e chi porta il suo nome deve tenersi lontano dal male» (2Tm 2,19).

Se pensiamo a questo e nel cuore preghiamo il Signore, l’incertezza sulle reazioni degli ascoltatori non ci farà troppo temere per l’efficacia del nostro discorso: anzi saremo contenti di sopportare il disagio per fare un’opera buona, a meno che non cerchiamo la nostra gloria personale.

Le opere buone sono davvero tali, se partono da un cuore retto e se la volontà persevera sino in fondo nell’amare.

Così la lettura e l’ascolto di cose migliori, che noi avremmo preferito, e la cui rinuncia può rendere svogliato e noioso il nostro discorso catechistico, ci riavrà più vivaci e allegri una volta che avremo compiuto il nostro dovere.

E potremo pregare con più confidenza Dio di parlare a noi, come noi desideriamo, se accettiamo con gioia che lui parli, per la nostra bocca, così come ne siamo capaci: e così tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (cf. Rm 8,28).

__________________________

«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS»LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ipponacon introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTIEd. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bolognacanoniciregolari-ic.com/s-agos…


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Nessuno stato Palestinese: la via di Netanyahu.


(180)

(P1)

La posizione del primo ministro israeliano Benjamin #Netanyahu e dei suoi governi rispetto alla nascita di uno stato palestinese è stata storicamente e sistematicamente di netta opposizione. Tale linea, consolidata nel corso di più mandati, si fonda su motivazioni di sicurezza, strategie politiche interne e supporto di alleati significativi come gli #USA, con uno specifico ruolo anche dell'Unione Europea, specialmente negli ultimi anni di conflitto e nella fragile tregua in atto.​

Netanyahu si è sempre opposto in modo esplicito alla nascita di uno stato palestinese, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, sostenendo che la creazione di tale entità comporterebbe gravi rischi per la sicurezza di Israele e porterebbe il territorio sotto l'influenza di Hamas e di altri gruppi considerati terroristici.

Nel corso dei decenni, il leader israeliano ha argomentato che l’origine del conflitto non dipende dall’assenza di uno stato palestinese, ma dall’opposizione all’esistenza stessa di Israele da parte di diverse parti palestinesi e arabe. Tale convinzione ha portato Netanyahu a promuovere politiche di isolamento dell’Autorità Nazionale Palestinese e al rafforzamento di Hamas a Gaza per mantenere la divisione tra i palestinesi: “Chi desidera ostacolare la nascita di uno stato palestinese deve sostenere il rafforzamento di #Hamas”, ha dichiarato in riunioni di partito.​

A partire dal ritorno alla guida di #Israele nel dicembre 2022, il governo Netanyahu ha accentuato la sua opposizione a qualsiasi riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese. Nel 2024, la Knesset ha votato formalmente contro la nascita di uno stato palestinese, definendo l’eventuale riconoscimento “un regalo al terrorismo”. Il primo ministro ha ottenuto il sostegno sia dai partiti di destra che da quelli centristi, consolidando una linea che respinge apertamente ogni diktat internazionale su tale questione. Parallelamente, sono state accelerate le operazioni militari a Gaza e l’espansione degli insediamenti in #Cisgiordania, rallentando o impedendo ogni serio negoziato di pace.​

(P2)

Gli Stati Uniti hanno storicamente sostenuto Israele anche rispetto al veto posto contro il riconoscimento di uno stato palestinese presso le Nazioni Unite. Nell’ultimo conflitto a #Gaza, Washington ha ripetutamente bloccato con il proprio veto risoluzioni ONU che chiedevano l’arresto delle ostilità e l’apertura agli aiuti umanitari, dichiarando che tali pressioni pianificate “indebolirebbero la sicurezza israeliana e rafforzerebbero Hamas”.

Tuttavia, segnali recenti indicano un leggero cambiamento: una parte del Congresso USA ha iniziato a proporre la risoluzione per il riconoscimento dello Stato palestinese, seppur senza concreto esito. La tregua attuale rimane estremamente fragile e subordinata alle dinamiche interne israeliane e alle pressioni internazionali, con il governo di Netanyahu che continua a minare la stabilità e i processi negoziali.​

L’Unione Europea si è mostrata maggiormente incline a sostenere la “soluzione a due stati”, criticando apertamente la politica israeliana contemporanea. Tuttavia, la reale capacità d’influenza della #UE sulle scelte del governo israeliano rimane marginale, sia per le profonde divergenze interne alla stessa Europa che per il peso geopolitico degli Stati Uniti nelle politiche israeliane. La posizione della UE si limita spesso a dichiarazioni di principio e pressioni diplomatiche, risultando poco efficace nel condizionare gli sviluppi concreti sul campo.​

L’opposizione di Netanyahu e del suo governo alla creazione di uno stato palestinese appare più radicata che mai nel contesto attuale. Le strategie di divisione interpalestinese, la retorica sulla sicurezza e la gestione della crisi di Gaza sono pilastri di questa immunità ai cambiamenti internazionali. Gli apparati di potere statunitensi e, in misura minore, europei, nonostante alcuni segnali di evoluzione, continuano a garantire una protezione diplomatica che rende difficile qualunque concreta attuazione della “soluzione a due stati”. #Israele vuole essere l’unico stato nella Palestina. Lo dice con le armi e la distruzione di ogni ragionevole ipotesi contraria.

#Blog #Israele #Palestina #USA #UE #Opinioni #Medioriente


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Nessuno stato Palestinese: la via di Netanyahu.


(180)

(P1)

La posizione del primo ministro israeliano Benjamin #Netanyahu e dei suoi governi rispetto alla nascita di uno stato palestinese è stata storicamente e sistematicamente di netta opposizione. Tale linea, consolidata nel corso di più mandati, si fonda su motivazioni di sicurezza, strategie politiche interne e supporto di alleati significativi come gli #USA, con uno specifico ruolo anche dell'Unione Europea, specialmente negli ultimi anni di conflitto e nella fragile tregua in atto.​

Netanyahu si è sempre opposto in modo esplicito alla nascita di uno stato palestinese, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, sostenendo che la creazione di tale entità comporterebbe gravi rischi per la sicurezza di Israele e porterebbe il territorio sotto l'influenza di Hamas e di altri gruppi considerati terroristici.

Nel corso dei decenni, il leader israeliano ha argomentato che l’origine del conflitto non dipende dall’assenza di uno stato palestinese, ma dall’opposizione all’esistenza stessa di Israele da parte di diverse parti palestinesi e arabe. Tale convinzione ha portato Netanyahu a promuovere politiche di isolamento dell’Autorità Nazionale Palestinese e al rafforzamento di Hamas a Gaza per mantenere la divisione tra i palestinesi: “Chi desidera ostacolare la nascita di uno stato palestinese deve sostenere il rafforzamento di #Hamas”, ha dichiarato in riunioni di partito.​

A partire dal ritorno alla guida di #Israele nel dicembre 2022, il governo Netanyahu ha accentuato la sua opposizione a qualsiasi riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese. Nel 2024, la Knesset ha votato formalmente contro la nascita di uno stato palestinese, definendo l’eventuale riconoscimento “un regalo al terrorismo”. Il primo ministro ha ottenuto il sostegno sia dai partiti di destra che da quelli centristi, consolidando una linea che respinge apertamente ogni diktat internazionale su tale questione. Parallelamente, sono state accelerate le operazioni militari a Gaza e l’espansione degli insediamenti in #Cisgiordania, rallentando o impedendo ogni serio negoziato di pace.​

(P2)

Gli Stati Uniti hanno storicamente sostenuto Israele anche rispetto al veto posto contro il riconoscimento di uno stato palestinese presso le Nazioni Unite. Nell’ultimo conflitto a #Gaza, Washington ha ripetutamente bloccato con il proprio veto risoluzioni ONU che chiedevano l’arresto delle ostilità e l’apertura agli aiuti umanitari, dichiarando che tali pressioni pianificate “indebolirebbero la sicurezza israeliana e rafforzerebbero Hamas”.

Tuttavia, segnali recenti indicano un leggero cambiamento: una parte del Congresso USA ha iniziato a proporre la risoluzione per il riconoscimento dello Stato palestinese, seppur senza concreto esito. La tregua attuale rimane estremamente fragile e subordinata alle dinamiche interne israeliane e alle pressioni internazionali, con il governo di Netanyahu che continua a minare la stabilità e i processi negoziali.​

L’Unione Europea si è mostrata maggiormente incline a sostenere la “soluzione a due stati”, criticando apertamente la politica israeliana contemporanea. Tuttavia, la reale capacità d’influenza della #UE sulle scelte del governo israeliano rimane marginale, sia per le profonde divergenze interne alla stessa Europa che per il peso geopolitico degli Stati Uniti nelle politiche israeliane. La posizione della UE si limita spesso a dichiarazioni di principio e pressioni diplomatiche, risultando poco efficace nel condizionare gli sviluppi concreti sul campo.​

L’opposizione di Netanyahu e del suo governo alla creazione di uno stato palestinese appare più radicata che mai nel contesto attuale. Le strategie di divisione interpalestinese, la retorica sulla sicurezza e la gestione della crisi di Gaza sono pilastri di questa immunità ai cambiamenti internazionali. Gli apparati di potere statunitensi e, in misura minore, europei, nonostante alcuni segnali di evoluzione, continuano a garantire una protezione diplomatica che rende difficile qualunque concreta attuazione della “soluzione a due stati”.#Israele vuole essere l’unico stato nella Palestina. Lo dice con le armi e la distruzione di ogni ragionevole ipotesi contraria.

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