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Navi e jet, Indo-Pacifico ed Europa sono connessi. Parla il ministro Hamada


A inizio gennaio, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Fumio Kishida, primo ministro giapponese, hanno annunciato, in occasione di un incontro a Palazzo Chigi, l’innalzamento delle relazioni bilaterali al rango di partenariato strategico. Appena un

A inizio gennaio, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Fumio Kishida, primo ministro giapponese, hanno annunciato, in occasione di un incontro a Palazzo Chigi, l’innalzamento delle relazioni bilaterali al rango di partenariato strategico. Appena un mese prima, i due leader e l’omologo britannico Rishi Sunak avevano sottoscritto un’intesa per la realizzazione di un aereo da combattimento di sesta generazione: il Global combat air programme, per l’integrazione tra l’anglo-italiano Tempest e il giapponese F-X. E pochi giorni fa, in occasione del Pontignano Forum a Roma, Ben Wallace, ministro della Difesa britannico, ha annunciato che a marzo si recherà a Tokyo assieme all’omologo italiano Guido Crosetto per incontrare il collega giapponese Yasukazu Hamada. Che, in questa intervista esclusiva a Formiche.net, auspica che il Gcap possa contribuire “alla pace e alla stabilità nelle regioni dell’Indo-Pacifico e dell’Europa”.

Che cosa significa per il settore difesa il nuovo partenariato strategico tra Italia e Giappone?

Il Giappone e l’Italia sono entrambi membri del G7, condividono valori fondamentali e hanno la responsabilità di guidare la comunità internazionale. Assieme i Paesi hanno concordato di elevare le relazioni a “partneriato strategico” in occasione del recente incontro al vertice del 10 gennaio. Ci auguriamo di lavorare insieme per la cooperazione bilaterale e per la cooperazione sulle sfide internazionali. Nel campo della difesa, il Giappone e l’Italia rafforzeranno la cooperazione, anche attraverso i colloqui politico-militari che abbiamo deciso di tenere in occasione del recente incontro al vertice e lo sviluppo congiunto del futuro aereo da combattimento con il Regno Unito annunciato lo scorso dicembre.

Quali sono le prospettive per le relazioni bilaterali?

Il Giappone e l’Italia hanno sviluppato una cooperazione a livello operativo, come quella per lo sviluppo congiunto di aerei da combattimento di nuova generazione e l’esercitazione congiunta contro la pirateria tra la Marina italiana e la Forza di autodifesa marittima del Giappone. Inoltre, hanno avuto scambi di difesa a vari livelli, compresi dialoghi ad alto livello, come la riunione ministeriale Giappone-Italia nell’aprile 2022, la visita in Giappone del capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare Italiana con circa 100 cadetti dell’Accademia aeronautica, lo scambio di difesa tra le due squadriglie di rifornimento aereo e una teleconferenza con il ministro della Difesa italiano Crosetto. Continueremo la cooperazione e gli scambi bilaterali in materia di difesa.

Si aspetta una presenza navale italiana nell’Indo-Pacifico? A breve nave Morosini si addestrerà insieme agli alleati e alle marine amiche nell’Indo-Pacifico, ha annunciato a Formiche.net l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di stato maggiore della Marina italiana.

La sicurezza in Europa e nell’Indo-Pacifico sono strettamente correlate e il Giappone accoglie con favore il crescente interesse dei Paesi europei per la regione Indo-Pacifica. Il Giappone è molto favorevole all’invio di navi e aerei nella regione indo-pacifica da parte dell’Italia e di altri Paesi europei, in quanto ciò contribuisce alla pace e alla stabilità della regione indo-pacifica. Speriamo di cogliere questa opportunità per ampliare le possibilità di ulteriori addestramenti congiunti tra unità militari di vari Paesi e le Forze di autodifesa.

Che cosa ha spinto il Giappone ad aderire al Gcap con l’Italia e il Regno Unito?

Quando ci siamo occupati dello sviluppo congiunto, era importante che ogni Paese avesse la stessa data di entrata in servizio prevista e il proprio programma di sviluppo in vista della cooperazione internazionale. A questo proposito, il Giappone, il Regno Unito e l’Italia avevano un proprio programma di sviluppo di un aereo da combattimento di nuova generazione entro il 2035. Inoltre, questo sviluppo congiunto da parte di Giappone, Regno Unito e Italia consentirà di condividere i vantaggi tecnologici, le competenze e i costi di sviluppo per sviluppare congiuntamente un caccia avanzato che garantirà la superiorità aerea in futuro; di mantenere e rafforzare le basi industriali della difesa aumentando il numero di velivoli prodotti e creando la prossima generazione di ingegneri riconosciuti a livello internazionale; gettare le basi per una più ampia collaborazione tra Giappone, Regno Unito e Italia, che condividono valori fondamentali e sono alleati degli Stati Uniti, e che contribuiscono in modo determinante alla stabilità delle regioni dell’Indo-Pacifico e dell’Europa in un contesto di sicurezza sempre più complesso. Tali elementi sono stati presi in considerazione al momento di decidere questo sviluppo congiunto trilaterale.

Quali sono gli orizzonti per la cooperazione tra i tre Paesi?

Lo sviluppo congiunto di aerei da combattimento di nuova generazione mira a sviluppare un aereo da combattimento che abbia la superiorità aerea nei prossimi decenni, integrando le tecnologie di Giappone, Italia e Regno Unito e condividendone i costi, per esempio. Lo scorso dicembre, i leader di Giappone, Italia e Regno Unito hanno annunciato nella dichiarazione congiunta dei leader che il Gcap accelererà le nostre capacità militari avanzate e il nostro potenziale tecnologico, approfondendo la cooperazione nel campo della difesa, la collaborazione scientifica e tecnologica, le catene di fornitura integrate e rafforzando ulteriormente la nostra base industriale della difesa. Il ministero della Difesa e le Forze di autodifesa del Giappone prevedono che questa cooperazione del Gcap promuoverà l’innovazione nell’economia giapponese nel suo complesso, contribuirà alla pace e alla stabilità nelle regioni dell’Indo-Pacifico e dell’Europa e promuoverà ulteriormente la cooperazione e gli scambi nel settore della difesa insieme all’Italia e al Regno Unito, al fine di mantenere e rafforzare l’“Indo-Pacifico libero e aperto” e la sicurezza nella regione.

Che cosa si aspetta dal prossimo incontro tra i suoi omologhi italiano e britannico, Crosetto e Wallace?

Per quanto riguarda l’incontro tra i ministri della Difesa di Giappone, Italia e Regno Unito, al momento non sono stati decisi i dettagli. Come detto, ci si aspetta che la cooperazione Gcap promuova l’innovazione nell’economia giapponese nel suo complesso e contribuisca alla pace e alla stabilità nelle regioni dell’Indo-Pacifico e dell’Europa. È significativo che i ministri del Giappone, dell’Italia e del Regno Unito confermino questi punti e procedano verso un’ulteriore cooperazione.

Quali sono le priorità di difesa del Giappone per quanto riguarda l’Europa?

Il Giappone ha formulato la “Strategia nazionale di sicurezza”, la “Strategia nazionale di difesa” e il “Programma di potenziamento della difesa” nel dicembre 2022. In questi documenti si specifica che il Giappone manterrà e rafforzerà l’ordine internazionale libero e aperto attraverso l’ulteriore miglioramento delle sue capacità di deterrenza e di risposta con i Paesi affini e il rafforzamento delle proprie capacità di difesa. Sulla base di questi concetti, la “Strategia nazionale di difesa” stabilisce la politica di cooperazione che con partner come l’Italia, il Regno Unito, la Francia e la Germania, il Giappone rafforzerà reciprocamente il coinvolgimento nelle questioni di sicurezza globale e nelle sfide in Europa e nell’Indo-Pacifico. Di conseguenza, il Giappone costruirà una stretta cooperazione con i Paesi europei attraverso consultazioni come il “2+2”, addestramenti ed esercitazioni bilaterali/multilaterali, attrezzature di difesa e cooperazione tecnologica, compreso lo sviluppo congiunto di aerei da combattimento di nuova generazione, e l’invio reciproco di navi e aerei. Per quanto riguarda la politica con la Nato e l’Unione europea, la “Strategia nazionale di difesa” stabilisce che, sulla base delle relazioni bilaterali con i suddetti Paesi europei, il Giappone rafforzerà la collaborazione per quanto riguarda la definizione delle regole internazionali e il coinvolgimento nella sicurezza della regione indo-pacifica. Inoltre, il Giappone rafforzerà la collaborazione con gli Stati nordico-baltici, che stanno affrontando cambiamenti unilaterali dello status quo con la forza e tentativi di questo tipo, tra cui l’aggressione della Russia all’Ucraina, e stanno lavorando su una serie di importanti sfide come l’information warfare, la cybersecurity, la comunicazione strategica e la guerra ibrida. Il Giappone rafforzerà, inoltre, la collaborazione con i Paesi dell’Europa centrale e orientale, tra cui la Repubblica Ceca e la Polonia, Paesi che mostrano interesse a rafforzare le loro relazioni con il Giappone.

La guerra in Ucraina ha fornito lezioni utili per la difesa di Taiwan?

Il ministero della Difesa si astiene dal dare una risposta definitiva sull’influenza dell’aggressione russa all’Ucraina. Partendo da questo presupposto, Taiwan ha annunciato che, alla luce dell’aggressione contro l’Ucraina, ha rafforzato l’addestramento militare per i riservisti e che ha condotto l’addestramento con l’anticarro Javelin e l’addestramento alla difesa aerea a cui ogni cittadino ha partecipato durante l’esercitazione regolare su larga scala. Inoltre, è stato sottolineato che la Cina è diventata cauta nell’usare la forza contro Taiwan perché la Russia ha affrontato la forte resistenza dell’Ucraina e le forti sanzioni attuate dalla comunità internazionale unita. Ad ogni modo, il ministero della Difesa continua a monitorare attentamente le tendenze in atto.

A inizio gennaio, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Fumio Kishida, primo ministro giapponese, hanno annunciato, in occasione di un incontro a Palazzo Chigi, l’innalzamento delle relazioni bilaterali al rango di partenariato strategico.


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Voti sinistri


In omaggio ad un’americanata senza regole, a sinistra s’è ribaltata la logica: eleggono il conducator, ma non votano la meta; si ripetono che sono necessarie le alleanze, ma evitano di sceglierle. Così passano dal “campo largo” al “campo dei miracoli”, da

In omaggio ad un’americanata senza regole, a sinistra s’è ribaltata la logica: eleggono il conducator, ma non votano la meta; si ripetono che sono necessarie le alleanze, ma evitano di sceglierle. Così passano dal “campo largo” al “campo dei miracoli”, dal volere essere egemoni in una galassia indefinita al divenire speranzosi che le monete offerte ai coalizzandi Gatto & Volpe possano fruttar altro che fregature.

In un procedere logico le cose vanno all’opposto: il gruppo dirigente, selezionato negli anni, sceglie una linea politica, individua chi possa interpretarla e si presenta al giudizio dei militanti, per poi affrontare quello degli elettori. Prima la linea, poi le persone, infine il proselitismo. Invece s’è cancellata la linea (troppo politicismo, dicono, come se di mestiere non facessero i politici), gli iscritti hanno scelto il segretario, ovvero Bonaccini, ma domenica si chiede che ne pensano i passanti. Un grande sforzo di militanza, dicono quelli del Partito democratico. Somiglia tanto, però, a una gara d’irrilevanza. Qui c’è un equivoco grande come una casa del popolo: contano le idee, non il modo per vincere le elezioni senza averle fatte conoscere. Ed è quello il problema grosso: le idee non ci sono e si pensa di sostituirle con le suggestioni.

Ecco perché ci sono cose che sanno di vecchio prima ancora d’essere nate. Quando Bonaccini sarà segretario il Pd avrà alla guida un anti-anticomunista, come la destra è guidata da Meloni, che è anti-antifascista. Peccato i democratici siano anti-totalitari, quindi anti-fascisti e anti-comunisti. Se per evitare che gli ex ragazzi rossi e neri si decidano a crescere noi si debba continuare ad assistere ai resistenziali della domenica e agli internazionalisti del nazionalismo, possiamo solo sperare che i sempre più numerosi ragazzi che si pesteranno trovino in fretta di meglio da fare. Nell’insieme: è una pagliacciata.

L’orgoglio comunista delle cooperative rosse emiliane e l’esperienza umana delle periferie nere metropolitane possono generare identità personali e storie di gruppo, ma non idee che abbiano a che vedere con il governo di un Paese non più, da tempo, agropastorale. In quel loro passato non c’è un briciolo di futuro. Le idee prendono il posto della rappresentanza degli interessi quando, nel riflettere e nel proporre, il futuro prende il posto del presente. Ma qui si stanno disputando il passato. Manca solo che recitino in costume.

Prima che ricomincino l’eterno ed ozioso gioco del piccolo costituente (che già chiamano “premier” Meloni, dimostrando che non hanno letto manco le istruzioni) provino a guardarsi nelle palle degli occhi: una è alleata con due forze politiche che provano a impallinarla qualsiasi cosa faccia, non escludendo lo sputtanamento internazionale; gli altri si pensano alleati con quelli che farebbero apparire l’inglese Corbin come un pragmatico affidabile. Siccome questa roba è un falso, a destra come a sinistra, e il falso genera falsi, si guardino negli occhi e si chiedano se si vuole andare verso un maggioritario con ballottaggio (quello per cui a Roma la destra arriva prima e il sindaco lo fa uno di sinistra), oppure verso un proporzionale che non indebolisce il governo (come in Germania). L’idea che la soluzione migliore sia cambiare gli elettori è già venuta ad altri e non vale copiare.

Nel falso maggioritario italiano è già capitato, a destra come a sinistra, di dovere governare essendo minoranza. Non è vero che è capitato solo alla sinistra. Il risultato, però, è che poi governano gli altri e nessun governante ha mai vinto le politiche successive.

Ci sono idee, in merito? Keir Starmer, in Inghilterra, non ha cambiato gli occhiali, ma il modo di vedere le cose. Come fece Blair. Parlarono e parlano di sicurezza, ordine, mercato. Buona domenica, badate a che i sinistri di lunedì non siano né gli infausti né gli accidentati. Se cercate idee senza bandiere qui ce ne sono. Sinistramente gratis.

La Ragione

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PODCAST. Nablus, la rappresaglia dei coloni: case e auto bruciate, un palestinese ucciso


Centinaia di coloni israeliani hanno dato alle fiamme più di 30 case e decine di auto palestinesi nei villaggi di Huwara, Burin, Zaatara. E ucciso un palestinese. Il raid è scattato dopo un agguato in cui sono stati uccisi due giovani coloni dell'insediam

di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 27 febbraio 2023 – Ieri, mentre ad Aqaba, in Giordania, israeliani e palestinesi discutevano, con la mediazione americana, di de-escalation in Cisgiordania, i coloni israeliani si lanciavano in una rappresaglia di massa contro alcuni villaggi palestinesi per vendicare due fratelli uccisi in un agguato nei pressi di Nablus. Durante il raid di eccezionale violenza sono state incendiate oltre 30 case, decine di automobili palestinesi ed è stato ucciso un 37enne di Zaatara che cercava di portare soccorso ad alcuni feriti. Mercoledì scorso l’esercito israeliano aveva ucciso a Nablus 11 palestinesi e ferito 102 in una incursione tra le più letali di questi ultimi mesi.
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MEDITERRANEO. Ancora una strage di migranti ma il governo Meloni non cambia politica


Almeno 59 i cadaveri rinvenuti finora sulla costa calabrese, in provincia di Crotone, 80 i superstiti soccorsi, almeno cento i dispersi L'articolo MEDITERRANEO. Ancora una strage di migranti ma il governo Meloni non cambia politica proviene da Pagine Est

di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 26 febbraio 2021 – Una nuova strage nel Mediterraneo si è verificata oggi poco prima dell’alba al largo della costa calabrese. Sul fare del giorno, i primi cadaveri sono stati rinvenuti sulla spiaggia turistica di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Tra questi, anche un lattante di sei mesi. Nelle ore successive, altri cadaveri sono stati restituiti dalle onde di un mare in tempesta, alcuni ritrovati persino sulle rive del catanzarese. Per il momento, il bilancio è di 59 morti (tra cui 14 bambini) e circa 80 sopravvissuti, subito soccorsi e ricoverati in ospedale o portati nei centri di raccolta per migranti.

Sono almeno un centinaio i dispersi che i soccorritori della guardia costiera, dei vigili del fuoco, della polizia e della Croce Rossa Italiana stanno cercando in queste ore.

Secondo le prime ricostruzioni, una piccola imbarcazione, partita dalla Turchia carica di circa 250 migranti provenienti da Afghanistan, Iran e Pakistan, si sarebbe incagliata contro gli scogli della costa di Cutro e ribaltata, probabilmente a causa del mare molto mosso. “E’ qualcosa che nessuno vorrebbe mai vedere”, ha dichiarato il sindaco di Cutro, “Il mare continua a restituire corpi, tra le vittime ci sono donne e bambini”.

Immediate le reazioni da parte del governo, a partire dalla premier Giorgia Meloni che, tuttavia, ha soltanto saputo attaccare i trafficanti, definendo “criminale mettere in mare una imbarcazione lunga appena 20 metri con ben 200 persone a bordo e con previsioni meteo avverse”, senza mettere in discussione le politiche ostruzionistiche che il suo esecutivo attua verso le navi delle Ong impegnate nei salvataggi.

Le Organizzazioni Non Governative impegnate nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo hanno, però, reagito all’ennesima strage di migranti in mare attaccando proprio il governo meloniano. Solo pochi giorni fa, infatti, Il decreto sui flussi migratori, il cosiddetto decreto ONG, era diventato legge, dopo l’approvazione definitiva del Senato con 84 voti favorevoli e 61 contrari. Una legge che limita i soccorsi in mare, secondo le ONG, provocando potenzialmente centinaia e migliaia di vittime delle migrazioni nel Mediterraneo.

Secondo la legge, infatti, le navi impegnate nelle operazioni di soccorso in mare non possono effettuare più di un salvataggio alla volta. Dopo aver soccorso i migranti, sono obbligate a richiedere immediatamente l’assegnazione di un porto di sbarco e a raggiungerlo nel più breve tempo possibile. Secondo le ONG, impedire di effettuare più salvataggi sulla stessa rotta riduce in maniera criminale la possibilità di salvare vite umane pur avendone la possibilità. I porti assegnati, inoltre, come dimostrato negli ultimi mesi con l’applicazione del decreto, si trovano spesso nel Centro e nel Nord Italia: ciò determina un inutile dispendio di tempo (oltre che di carburante) prezioso alle navi per tornare in mare e soccorrere altre persone.

In caso di violazione della legge, è prevista una sanzione amministrativa per il comandante della nave che va dai 10.000 ai 50.000 euro e il fermo amministrativo del mezzo per due mesi. In caso di reiterazione della violazione, si applica la confisca della nave. Previste sanzioni che vanno dai 2000 ai 10mila euro al comandante e all’armatore della nave anche se “non forniscono le informazioni richieste dalla competente autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformano alle indicazioni della medesima autorità”.

La legge per questo, secondo le opposizioni e i soccorritori, attacca direttamente le ONG e la possibilità di svolgere salvataggi nel Mediterraneo. Nel 2022, oltre 100.000 rifugiati sono arrivati in Italia via mare, un numero in aumento negli ultimi anni. La strage del 26 febbraio infiamma di nuovo lo scontro con il governo, che, con le parole di Meloni, non sembra indietreggiare sul fronte migratorio.

“Il Governo è impegnato a impedire le partenze, e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione dagli Stati di partenza e di provenienza. Si commenta da sé l’azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di una immigrazione senza regole”, ha aggiunto, infatti, la Premier sui social. Difficile immaginare come potrà garantire il rispetto dei diritti umani mediando con il governo iraniano o con quello dei talebani affinché i migranti non decidano più di lasciare quei Paesi. Intanto vengono vantati nuovi accordi con Tunisia e Libia, che probabilmente foraggeranno ulteriormente i crimini nei centri di detenzione per i migranti o quelli compiuti dalla guardia costiera nazionale.

Ferma la condanna di Mediterranea Saving Humans:

⚫️ Cresce di ora in ora il numero delle vittime e dei dispersi del naufragio al largo di #Crotone.

Chi, al governo, chiude le frontiere e non apre canali legali e sicuri d'ingresso in #Europa, dovrebbe solo tacere.

Per rispetto. pic.twitter.com/P363tkhpYR

— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) February 26, 2023

E di Medici Senza Frontiere (MSF):

⚫️ While we are stuck in port, avoidable tragedies continue to unfold before our eyes. How many people will have to be sacrificed until #Italy and the #EU guarantee search and rescue operations and support the life-saving work of #NGOs?#TheyWillPay t.co/WVSPC5PHXp

— MSF Sea (@MSF_Sea) February 26, 2023

Il primo fermo amministrativo della legge sui flussi migratori con multa ai danni di una ONG era stato notificato il 23 febbraio scorso proprio ai danni di Medici Senza Frontiere, ONG francese premio Nobel per la Pace. «La Capitaneria di Porto di Ancona ci contesta, alla luce del nuovo decreto, di non aver fornito tutte le informazioni richieste durante l’ultima rotazione che si è conclusa con lo sbarco ad Ancona di 48 naufraghi», aveva comunicato l’ONG. Per questo motivo, la Geo Barents, la nave di soccorso in mare di MSF, “è stata raggiunta da un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa da 10 mila euro”. L’ONG aveva prontamente dichiarato che i suoi legali stavano valutando le azioni per contestare la sanzione.

Proseguono, intanto, le ricerche dei dispersi. Secondo il progetto Missing Migrants dell’International Organization of Migrants, dal 2014 a oggi, sono oltre 50.000 i migranti dispersi nel mondo. Di questi, almeno il 60% resta non identificato: di oltre 30.000 persone, cioè, non si riesce a risalire né all’identità né almeno alla nazionalità d’origine.

Tra le rotte delle migrazioni, sempre secondo Missing Migrants, quella che conduce verso l’Europa è la più “mortale”, con più di 29.000 dei 50.000 morti dal 2014 registrati lungo rotte all’interno o verso i confini europei. Le rotte europee sono anche quelle dove si registra il maggior numero di migranti non recuperati, con almeno 16.032 persone disperse o di cui si suppone il decesso in mare. Ciò significa che un migrante su due disperso lungo il viaggio verso l’Europa non viene ritrovato né identificato.

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Stain -Kindergarten Part II- ADA Music/Warner Music


🎧 #RECENSIONE:

👉 Stain -Kindergarten Part II- ADA Music/Warner Music iyezine.com/stain-kindergarten…

Le sei canzoni presenti hanno quel senso di nouvelle vague tipico dell’indie americano più di avanguardia degli anni duemila, quell’inadeguatezza tra l’essere giovani o più maturi, quel gioco continuo di rimandi fra memoria e vita presente. iyezine.com/stain-kindergarten…

@Musica Agorà

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Confronto sulla Separazione delle Carriere con Matteo Salvini


Nel quadro del confronto con tutte le forze politiche interessate e prendendo spunto dal libro del nostro Presidente “Non diamoci del tu”, il giorno 1 marzo 2023 alle ore 17:30 presso la nostra sede, in via della Conciliazione 10, Matteo Salvini si confro

Nel quadro del confronto con tutte le forze politiche interessate e prendendo spunto dal libro del nostro Presidente “Non diamoci del tu”, il giorno 1 marzo 2023 alle ore 17:30 presso la nostra sede, in via della Conciliazione 10, Matteo Salvini si confronterà con il Presidente Giuseppe Benedetto sul tema della Separazione delle Carriere.
Sarà presente il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Ostellari.

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In Cina e Asia – Ucraina: incontro tra rappresentanti di Cina e Nato


In Cina e Asia – Ucraina: incontro tra rappresentanti di Cina e Nato nato
I titoli di oggi:
Ucraina: incontro tra rappresentanti di Cina e Nato a Bruxelles
G20, la Cina sostiene la Russia nel bloccare il comunicato congiunto
Chip war, i "fab 4" al lavoro per una supply chain resiliente
Satelliti, il piano di Pechino contro Starlink
La Cina espande i test per la coltivazione di mais e soia OGM
India e Germania, Scholz promette un accordo di libero scambio
Corea del Nord, Kim apre un incontro sulla situazione agricola

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#uncaffèconLuigiEinaudi ☕ –  In regime di concorrenza…


In regime di concorrenza, il prezzo tende al costo, a rimunerare il merito, ad essere uguale alla produttività marginale dei singoli partecipanti alla produzione. Il monopolista non si occupa dii vendere molto poco, ma di guadagnare un massimo di profitto
In regime di concorrenza, il prezzo tende al costo, a rimunerare il merito, ad essere uguale alla produttività marginale dei singoli partecipanti alla produzione. Il monopolista non si occupa dii vendere molto poco, ma di guadagnare un massimo di profitto netto.

da Di alcuni problemi di politica sociale, Lezioni di politica sociale, Torino, 1949

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fondazioneluigieinaudi.it/unca…



La posizione cinese sull’Ucraina e la Global Security Initiative


La posizione cinese sull’Ucraina e la Global Security Initiative Ucraina Cina wang yi
Il punto sulla postura di Pechino dopo la pubblicazione del position paper sulla guerra e il documento sulla Global Security Initiative

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Elly Schlein all’opposizione, Giorgia Meloni al governo: due donne a confronto


Che grande pasticcio! Elly Schlein vince con nettezza le primarie del Partito Democratico. Stefano Bonaccini le perde, riconosce la sconfitta, assicura, dopo gli auguri di prammatica, che sarà leale e non farà mancare il suo sostegno. Fin qui, nulla di male e anzi, tutto di bene. Poi però le cose si complicano. Le primarie, il […]

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Come la guerra potrebbe (non) finire. Gli scenari del prof. Bozzo


Dopo il primo mese di guerra era evidente che l’offensiva russa non avesse raggiunto i suoi obiettivi, nonostante le molte di perdite umane e materiali. Fallito il tentativo di regime change a Kiev – con le conseguenze politiche e militari attese dal Crem

Dopo il primo mese di guerra era evidente che l’offensiva russa non avesse raggiunto i suoi obiettivi, nonostante le molte di perdite umane e materiali. Fallito il tentativo di regime change a Kiev – con le conseguenze politiche e militari attese dal Cremlino – la mancata acquiescenza delle popolazioni russofone e, anzi, l’efficacia della resistenza ucraina, avevano vanificato l’Anschluss immaginato da Putin. Iniziò così la seconda fase del conflitto, il “back to the future” della strategia russa: l’attacco a rullo compressore grazie alla potenza di fuoco e all’impiego senza risparmio di uomini e mezzi.

Fu un autentico ritorno alla tradizione militare sovietica, se non zarista, che consentì le costose, lente ma progressive conquiste in primavera-estate. Tra fine agosto e inizio settembre, esauritasi l’offensiva senza provocare il crollo ucraino, iniziò la controffensiva e la riconquista di parte dei territori perduti. Tale alternarsi di offensive e controffensive è tipico di ogni guerra che si prolunghi senza esito decisivo. Se l’uno o l’altro dei contendenti non riesce a conseguire i propri obiettivi prima di giungere al punto di massimo esercizio dello sforzo, allora, una volta superato quel punto, l’azione si esaurisce e l’iniziativa passa all’avversario. Spentasi con l’arrivo dell’inverno la controffensiva ucraina, è infatti iniziata la nuova offensiva russa, ancora in atto, quarta e per adesso ultima fase del conflitto.

Stavolta, più che nei mesi passati, con le feroci battaglie urbane a Mariupol o Kherson, l’offensiva centrata su Bakhmut rivela che, da entrambe le parti, si combatte a costi spropositati per obiettivi dal valore simbolico più che strategico. La caduta o la tenuta di una o l’altra città ucraina non determinerebbe una svolta decisiva per la prosecuzione della guerra. Bakhmut è più Verdun che Stalingrado: per Mosca, come per Kiev, ha valore a fini politici interni e d’immagine più che operativi. In Ucraina è in atto una guerra d’attrito e, come insegna la Prima guerra mondiale, questo tipo di guerre terminano per esaurimento delle risorse umane e materiali o per collasso interno di una delle parti. Se ciò è vero, possiamo trarne delle conclusioni, ragionando nei termini propri del triangolo strategico: mezzi, fini, modi. Stando a tutti gli indici più attendibili, il tasso delle perdite umane e materiali sui due lati del fronte è estremamente elevato. Kiev resiste in virtù delle forniture militari dei Paesi, innanzitutto della Nato, che la sostengono; la Russia conta sulla superiorità demografica, l’arsenale e il suo complesso militare-industriale.

Nonostante l’effetto delle sanzioni su quest’ultimo, il conflitto vede da un lato la difficoltà dei Paesi alleati nel mantenere la quantità di forniture militari necessarie a Kiev e dall’altro, la possibilità che Mosca ottenga sostegno esterno, come avvenuto con Iran e Corea del Nord, e potrebbe avvenire su più ampia scala. D’altro canto, la solidità politica della leadership russa non appare in discussione. Gli oppositori interni sono stati eliminati, tacitati o hanno lasciato il Paese già dopo lo scorso autunno, mentre l’opinione pubblica russa si è compattata, sensibile al richiamo nazionalista. Il collasso politico di Mosca era poco probabile già nella prima fase della guerra e lo è altrettanto oggi. Più delicata la situazione in occidente, dove al passare dei mesi la “war fatigue” minaccia di provocare tensioni e fratture nella coalizione pro-Kiev.

L’escalation, che ha avuto luogo nel confronto armato in ragione del suo prolungarsi senza esito decisivo, ha aumentato il valore della posta in gioco, il fine politico della guerra, per ognuno degli attori coinvolti. Né Putin né Zelensky possono accettare un esito del conflitto che non giustifichi gli enormi costi sopportati. La Nato, dal canto suo, non può accettare il crollo dell’Ucraina, per le ripercussioni che avrebbe sull’Alleanza. L’analisi dell’evoluzione della guerra convenzionale in corso non deve far dimenticare, infine, il coté nucleare del confronto. Le operazioni sul campo sono state infatti precedute e accompagnate dalla continua evocazione della minaccia nucleare, nel quadro di una strategia russa di “manipolazione del rischio estremo” a fini dissuasivi e coercitivi. Mosca ha costantemente messo in atto una simile strategia: dal riconoscimento all’antivigilia dell’aggressione dell’indipendenza degli oblast del Donbass, alla messa in stato di prima allerta delle forze di deterrenza nucleare poco dopo l’attacco, fino all’annessione delle quattro regioni ucraine almeno in parte occupate; oltre ai riferimenti ai casi in cui la dottrina russa prevede l’impiego del nucleare. La minaccia nucleare, peraltro, ha sin qui determinato una limitazione del confronto, impedendo a Kiev di colpire in profondità il territorio nemico, come a Mosca di tagliare fonti e linee di alimentazione dello sforzo avversario.

Quali scenari possono seguirne? La guerra continuerà. La disponibilità delle parti a un cessate il fuoco è infatti legata alla situazione sul campo, in sostanza statica, e gli avversari possono ancora disporre del sostegno politico interno e delle risorse sufficienti per proseguire nello sforzo. Ciò implica anche che non si esaurirà la naturale tendenza all’escalation propria delle lunghe guerre di attrito, che può tradursi in senso “verticale”, con l’impiego di armi a più alto potenziale distruttivo fino a quelle di distruzione di massa, o “orizzontale”, con il coinvolgimento diretto nel confronto bellico di attori esterni.

Articolo apparso sul numero 141 della rivista Airpress


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Storia del pacifismo italiano


internazionale.it/essenziale/n…


Oggi il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha visitato il “Monumento Foiba di Basovizza” e il Museo di Basovizza (Trieste), in occasione del viaggio istituzionale nei “luoghi del ricordo”.



Siamo troppi; sei di troppo


Ovvero, come una piccola elite ha diffuso l'idea Malthusiana del sovrappopolamento per giustificare la creazione di un governo globale fondato su sorveglianza e controllo della popolazione.

Buongiorno caro lettore e benvenuto a un nuovo episodio di Cronache del Complotto! Oggi ti parlerò di una bislacca teoria cospirazionista non particolarmente famosa. Non è tra la lista delle più note conspiracy theories su Wikipedia, e quasi certamente frutto della mia immaginazione.

I veri complottisti sono iscritti a Privacy Chronicles. Anche quelli di troppo.

Ecco, allora… la teoria del complotto è che… tu — sì, proprio tu — sei di troppo. Dici che non va bene come teoria del complotto? Va bene…vediamo di approfondire: la teoria allora è che dal dopo guerra in poi una piccola ma poderosa elite di persone ha cercato in tutti i modi di influenzare la politica occidentale (soprattutto europea) per creare un governo globalista che possa porre rimedio al fatto che al mondo ci sono decisamente troppe persone.

Secondo questa bislacca teoria del complotto, uno degli stratagemmi trovati da queste persone per popolarizzare le loro idee e renderle più accettabili (e richieste!) fu il World Economic Forum, fondato nel 1971 da Klaus Schwab grazie al supporto di personaggi poco raccomandabili.

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Prima però facciamo un passo indietro: da dove arriva questa strana idea che al mondo ci siano troppe persone? Da un signore chiamato Thomas Malthus.

Il pensiero di Thomas Malthus


Thomas Malthus (1766-1834) fu un economista inglese oggi conosciuto per le sue teorie sulla crescita demografica.

238280Thomas Malthus

Nel suo trattato "An Essay on the Principle of Population" (1798) Malthus afferma che, poiché la crescita demografica è esponenziale, mentre la capacità di produrre cibo è invece lineare, è anche inevitabile che il genere umano prima o poi si trovi di fronte a un qualche tipo di catastrofe inevitabile, per ribilanciare i numeri: guerre, carestie, pandemie, e così via.

"The power of population is so superior to the power of the earth to produce subsistence for man, that premature death must in some shape or other visit the human race."

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#NotiziePerLaScuola

VI edizione del MEET Film Festival: fino al 1° marzo sarà possibile per scuole, università e registi indipendenti inviare i propri materiali audiovisivi.

Info ▶️ cinemaperlascuola.istruzione.



Guerra in Ucraina, un anno di disinformazione: le conseguenze della propaganda russa in Italia


Dall’operazione “Lancio della mangusta” fino all’intervista alla blogger Marianna, alcuni episodi chiave della campagna di disinformazione sul conflitto

@Giornalismo e disordine informativo

Un anno fa, la Russia di Vladimir Putin negava di voler invadere l’Ucraina. Il timore per questa scelta bellicista del Cremlino circolava da quasi un anno, soprattutto negli ultimi mesi con l’invio delle truppe ai confini con l’Ucraina per quelle che si rivelarono delle finte esercitazioni. L’attacco è stato ampiamente preparato anche dal punto di vista mediatico, con false notizie e depistaggi che fungevano a creare disordine e sfiducia nell’Occidente. Un processo di disinformazione che trovava terreno fertile grazie a due anni di pandemia dove terrore e malumore hanno rafforzato un sentimento contro le istituzioni e la scienza. Non è difficile, infatti, riscontrare come gli scontenti, i No vax e i teorici del complotto si siano facilmente identificati nella propaganda russa chiaramente anti occidentale. Oggi, 24 febbraio 2023, possiamo osservare i frutti della propaganda russa, in particolare in Italia.

L'articolo di @David Puente :mastodon: continua su Open
open.online/2023/02/24/ucraina…

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Leland Did It - Hotel Moderno- Dischi Uappissimi 2023


I Leland Did It sono un gruppo che è incapace di fare qualcosa di predeterminato e felicemente ordinato, “Hotel Moderno” è una bellissima testimonianza di caos musicale, di ricerca sonora e di voglia di fare rumore.


@Musica Agorà

iyezine.com/leland-did-it-hote…

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Messaggio di prova da #pixelfed a #lemmy: test di scrittura e di verifica della formattazione nel titolo


Prova di titolo con link

@Test: palestra e allenamenti :-)

Facturusne operae pretium sim si a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt.

informapirata.it

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Il sacrificio di Carlo Cammeo, ucciso a scuola dai fascisti.


("Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti")

bibliotecabfs.wordpress.com/20…



Littu - Accolti da antiche radici - Autoprodotto 2023


I Littu raccontano i giganteschi cicli che vivono la Terra e i suoi abitanti, con i riti che servono per compenetrare e farsi partecipi della natura e viceversa. “Accolti da antiche radici” è un titolo molto azzeccato,

iyezine.com/littu-accolti-da-a…

@Musica Agorà

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#NotiziePerLaScuola

Ha preso il via il progetto "Unreal Engine for School", l'iniziativa finanziata dal Piano Nazionale Cinema e Immagini per la scuola promosso dal MIM e dal Ministero della Cultura.

Info ▶️ https://cinemaperlascuola.



Sonno. - Supervoids


Torniamo con grande gioia a parlare di una delle etichette del sottobosco musicale italiano e più precisamente ligure, ovvero di Musica Orizzontale, una delle parabole più interessanti ed eretiche uscite dall’estremo ponente ligure.

@Musica Agorà #musica #idm #elettronica

iyezine.com/sonno-supervoids

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Nelle scuole romane un bambino su cinque non sa scrivere in corsivo. La ricerca condotta da un gruppo di studiosi della Sapienza, dell'Umberto I e del Bambin Gesù.


Il 21,6% dei bambini iscritti alle scuole primarie di Roma, ha problemi a scrivere in corsivo. È quanto emerge da una ricerca condotta da Carlo Di Brina (dirigente di Neuropsichiatria infantile dell'Umberto I), Barbara Caravale (del Dipartimento di «Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione» della Sapienza) e Nadia Mirante (Unità di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Bambino Gesù), e pubblicata sulla rivista Children nel febbraio del 2023.

@Notizie dall'Italia e dal mondo

In questo 21,6% rientrano anche bambini disgrafici o con disturbi più ampi, come per esempio il disturbo di coordinazione motoria.

La tanto citata tecnologia - tablet, smartphone e computer - ha invece un ruolo limitato nello sviluppo della capacità di scrivere in corsivo: "L'uso massiccio e continuato di dispositivi elettronici può certamente condurre allo sviluppo di disturbi come deficit d'attenzione, ma ha molta meno attinenza con la scrittura".

cc @Scuola - Gruppo Forum @Maria Chiara Pievatolo @Andrea Mariuzzo @Bibliogadda

romatoday.it/attualita/corsivo…

in reply to Franc Mac

Certo mettere in mezzo persone DSA in mezzo a uno studio di questo tipo significa che sei proprio in mala fede e che vuoi fare il titolone

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in reply to super_user_do

@super_user_do non direi: la percentuale di alunni con DSA nella scuola primaria è piuttosto irrisoria. Parliamo di una media pari al 3,2% di cui solo una parte è costituita da alunni con una disgrafia diagnosticata. Le percentuali riscontrate invece nei bambini che hanno difficoltà a scrivere in corsivo sono sette volte maggiori quindi il "titolone" ci sta tutto

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Oggi alle 10.30, nella Sala Koch di Palazzo Madama, prende il via l'iniziativa “L'Ora di Costituzione”.

Tema della lezione, i principi fondamentali della Costituzione italiana (artt. 1 - 12).

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Test da Friendica senza titolo
@test
Testo testo testo
@test

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🚦Le evidenze scientifiche sono tutte a favore del #NutriScore. Di @MDfreerider sul @fattoalimentare


NUTRI-SCORE CONTRO NUTRINFORM BATTERY: COSA DICE LA SCIENZA?

@Scienza e innovazione

Lo Stato Italiano ha già fatto una scelta di campo: tutelare gli interessi dell’industria a discapito della promozione della salute, della prevenzione del sovrappeso-obesità, malattie cardiovascolari e tumori. In Italia grazie alla massiccia propaganda sono tutti (tranne Il Fatto Alimentare e qualche associazione di consumatori) contro il Nutri-Score. L’industria alimentare per mantenere lo status quo vuole un consumatore disinformato, manipolabile e manipolato dalla pubblicità che in Italia non ha alcun limite (gli alimenti spazzatura vengono pubblicizzati in tutte le ore del giorno e in programmi per bambini).

L'articolo di Antonio Pratesi sul Fatto Alimentare

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#NotiziePerLaScuola

Giovedì 23 febbraio il secondo e ultimo webinar del ciclo "Let's debate in English", dedicato all'approfondimento della metodologia didattica del debate in lingua inglese.

Info ▶️ indire.

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Messina Denaro, borghesia mafiosa e 41 bis | Comune-info

«Un’ampia conversazione con Umberto Santino, fondatore e direttore dello straordinario Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”. Santino – tra i primi, già negli anni Settanta, ad approfondire il concetto di borghesia mafiosa, oggi al centro delle attenzioni con l’arresto di Matteo Messina Denaro – ragiona delle trasformazioni della lotta a Cosa nostra, riprende il significato dell’espressione “mafia finanziaria” e spiega il suo punto di vista sul 41 bis e sul caso di Alfredo Cospito.»

comune-info.net/messina-denaro…




Carnevale


I tempi cambiano e dalle sfilate sono quasi del tutto scomparse le maschere di zorro, pierrot, arlecchino, indiani e cowboy (se da bambini ci avessero rivelato che cowboy significava "mandriano", ci saremmo rifiutati anche noi di vestirci con lo Stetson in testa, il gilet e il cinturone). I punk sono stati sostituiti dai maranza. Resiste qualche pagliaccio, i darth fener, gli harry potter e le tartarughe ninja, ma solo perché i costumi sono stati conservati nell'armadio per farli indossare ai fratelli più piccoli. Le principesse e i supereroi rimangono sempre i più gettonati. Oggi che è martedì grasso va forte la maschera di Mercoledì.


La vicenda dei giornalisti italiani cui è stato revocato l'accredito o semplicemente è stato impedito di entrare in Ucraina. Di @Vincenzo_vita su @art_ventuno


Una triste coltre di silenzio avvolge la vicenda dei giornalisti italiani cui è stato impedito di entrare in Ucraina o è stato revocato l’accredito per poter svolgere la propria attività professionale. Vi è l’ordine di non parlarne?

@Giornalismo e disordine informativo

La prevista conferenza stampa di Giorgia Meloni, attesa in queste ore a Kiev dopo la visita di Biden, sarà l’occasione per sollevare il problema: quali sono le accuse mosse dai servizi segreti nei riguardi di chi non fa propaganda, bensì informazione sulla guerra? Vale anche in tale circostanza la solita terribile strategia del segreto, in base alla quale i misfatti e le atrocità non devono venire a conoscenza dell’opinione pubblica?

Il post di Vincenzo Vita è stato pubblicato su Articolo21



#Risentiamoli Cypress Hill - Black Sunday


“Black sunday” è stato il secondo disco del gruppo hip hop americano Cypress Hill, pubblicato il 20 luglio del 1993 da Ruffhouse e Columbia Records. Grande successo commerciale, “Black sunday” è un gigante dell’hip-hop, un monolite che diverte ancora a trent’anni esatti di distanza.

iyezine.com/risentiamoli-cypre…



La sinistra liberal progressista cancella l'idea stessa di sinistra | Kulturjam

«C’è oggi una sinistra liberal progressista che non ha niente a che fare con quella tradizione nel suo complesso, una sinistra neoliberale che tutta la sinistra, in tutte le sue varianti, ha sempre combattuto e che ha chiamato “destra”.

Ad accomunarla è l’odio con tutto ciò che è storia e ha storia, un odio verso la vita che nelle tradizioni prende forme, evolve, cresce. Il disprezzo verso le comunità, il tentativo di imporre un individualismo è isola, pensando che esista una sola forma di legame, quello che produce il consumo.»

kulturjam.it/costume-e-societa…



La scoperta di Antonio Gramsci - Giovanni D'Anna


Sin dai primissimi giorni del suo rientro in Italia, Togliatti iniziò una incessante opera di “divulgazione” della figura gramsciana

gramscionline.org/2020/09/29/g…

#gramsci



HO PERSO IL GUSTO, NON HA SAPORE


A scoppio ritardato scrivo anche io qualcosa di non-necessario su Sanremo.
Quest’anno non c’è stata una canzone che mi ha colpito particolarmente. È vero che a più riprese mi sono addormentato davanti alla TV, ma le esibizioni che perdevo, le recuperavo il giorno dopo su RaiPlay.
Ho visto qualche gag simpatica (gli interventi del solito immarcescibile Fiorello) e qualche piacevole sorpresa (Paola Egonu è stata la co-conduttrice più spontanea, paradossalmente anche quando leggeva). In generale però lo spettacolo mi è sembrato un po’ troppo costruito e in alcuni momenti anche un po’ stucchevole. Sarà che con il passare degli anni trovo sempre più noiose le confessioni e le prediche televisive fatte da chi ha il cXXo al caldo.
Per attirare l’attenzione su di sé, qualche artista ha azzardato – o “ha simulato” – uno scandaloso passionale colpo di testa: prendere a calci le rose, allungare il brodo all'infinito obbligando il pubblico a cantare un ritornello che non conosce, strusciarsi e baciarsi con l’influencer di turno, ecc... Ma dopo decenni di TV spazzatura oramai siamo tutti vaccinati (compreso i bambini) e la provocazione è diventata “Mission: impossible”.

Con questo non voglio dire che il Sanremo che ho visto sia tutto da buttare. Ci mancherebbe. Si sono esibiti anche dei bravi artisti. Qualcuno si è impegnato e ha fatto anche bene, tuttavia a distanza di una settimana dalla chiusura di Sanremo Venti23 (chiamarlo duemilaventitré non è più di moda) ricordo soprattutto due cose: la sanguigna “American Woman” di Elodie e Big Mama (per la cronaca: alla fine della canzone si sono baciate anche loro, ma nessuno ha montato polemiche) e la superba “Quello che non c’è” di Manuel Agnelli e gIANMARIA.
Lo so che sono di parte, perché adoro quella canzone e quel disco. E’ vero che gIANMARIA sembrava un pulcino bagnato, ma la performance di Manuel Agnelli e di Fabio Rondanini, batterista dei Calibro 35, è stata strepitosa.
Ma questo è camminare alto sull’acqua e su quello che non c’è.



Siamo tutti supereroi


Quando le masse, la stampa e il mondo intero ti dicono di muoverti, il tuo compito è di piantarti come un albero accanto al fiume della verità e dire a tutto il mondo - 'No, muovetevi voi.’

Tra il 2006 e il 2007 uscì uno degli archi narrativi più belli, secondo me, dell’universo Marvel: Civil War. Qualcuno magari avrà visto l’omonimo film, che però non c’entra niente.

Oggi voglio raccontarvi questa storia perché ha molto a che fare con la realtà che ci circonda e con l’attualissima diatriba tra chi vorrebbe incatenarci tra mille algoritmi e sistemi di sorveglianza di massa e chi invece preferirebbe semplicemente essere libero. C’è molto da imparare anche dai fumetti.

Civil War è una storia che parla di libertà, di privacy e dell’ingerenza arbitraria del governo. Potremmo dire che Civil War descrive ciò di cui parliamo ogni settimana su Privacy Chronicles.

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Civil War, la storia


Tutto iniziò con una squadra di giovani supereroi, i New Warriors. I sei si trovavano a Stamford, in Connecticut, per girare un reality-show chiamato “Superhuman High”. Durante le riprese vennero a sapere che nella città si trovava anche un gruppo di super-criminali, la Skeletal League, che proprio in quei giorni stavano progettando di rapinare una banca. L’occasione sembrò ghiotta per aumentare il rating televisivo del reality-show, così i New Warriors decisero di attaccare e cercare di catturare la Skeletal League in diretta TV.

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Purtroppo le cose non andarono come previsto. Durante i combattimenti uno dei supercriminali — Nitro — provocò un’esplosione proprio nel mezzo della città, che distrusse diversi quartieri e anche una scuola, uccidendo più di 600 persone — tra cui molti bambini.

Il drammatico episodio fu presto strumentalizzato dalla politica per attaccare tutti i supereroi che fino a quel momento agivano in modo indisturbato e spesso anonimo nel territorio degli Stati Uniti. Nel giro di pochissimo tempo il governo presentò un nuovo disegno di legge, chiamato Superhuman Registration Act.

L’atto, se approvato, avrebbe obbligato ogni “superumano” a registrarsi presso il governo e rendere nota la sua identità. Questo avrebbe consentito alle autorità di regolamentare le attività dei “supereroi”, supervisionarli, e — se necessario — sanzionarli. Il dibattito fu subito infuocato.

Da una parte c’era chi, come Tony Stark (Iron Man), prese subito le parti del governo. Secondo lui il Registration Act era semplicemente un atto dovuto. Un gesto di civiltà. La legge e la supervisione del governo avrebbero responsabilizzato tutti i supereroi, che quindi avrebbero smesso di agire in modo indipendente e al di fuori della legge.

Stark voleva evitare a tutti i costi il ripetersi di incidenti come quelli di Stamford ed era convinto che questo sarebbe stato possibile grazie a una forte legislazione per delimitare e regolamentare il campo d’azione dei supereroi.

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Dall’altra c’erano invece persone convinte che il Registration Act non fosse altro che un modo per violare le libertà fondamentali dei superumani, costringendoli a rivelare le loro identità segrete e rinunciare a ogni indipendenza.

Il principale sostenitore di questa tesi era Steve Rogers (Captain America). Secondo lui i supereroi avevano il dovere di agire moralmente e responsabilmente, ma come individui e non come macchine controllate dallo Stato. Steve credeva che il Registration Act avrebbe tolto ogni libertà di autodeterminazione ai supereroi, consegnando invece al governo il potere di manipolarli per finalità politiche.

I mass media, il pubblico e diversi gruppi di supereroi si divisero presto in due fazioni: da una parte quella pro-governo, capitanata pubblicamente da Tony Stark; dall’altra quella “ribelle”, condotta da Steve Rogers.

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Le due forze in campo divennero sempre più violente, fino a sfociare in una violenta guerra civile tra alcuni gruppi di supereroi fedeli a Tony Stark o Steve Rogers. La battaglia finale, che vide diversi feriti e morti, portò alla sconfitta di Captain America, che venne catturato e arrestato in quanto leader della fazione ribelle e anti-governativa.

L’arco narrativo si chiude con l’emblematica morte di Captain America, ucciso da un cecchino mentre veniva accompagnato in manette sulla scalinata del tribunale dove avrebbe dovuto essere giudicato per i suoi crimini durante la guerra civile.

Insieme a lui, morivano anche le speranze di libertà dei superumani, ormai condannati alla schedatura governativa.

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Qualche anno dopo gli eventi di Civil War si scoprì che il governo degli Stati Uniti da molto tempo era infiltrato fino alle sue posizioni apicali da agenti HYDRA (i nazisti dell’universo Marvel), e che il Superhuman Registration Act fu in verità un piano dei nazisti per sorvegliare e controllare i supereroi — unico vero ostacolo ai loro piani.

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Tony Stark o Steve Rogers?


Il mondo è in piena guerra civile. Proprio come raccontavano i fumetti Marvel 17 anni fa, anche oggi siamo circondati da due fazioni capitanate da vari Tony Stark e Steve Rogers. E come in Civil War, anche oggi la fazione vincente è quella dei Tony Stark.

Noi non abbiamo un Superhuman Registration Act, ma sistemi e leggi che Steve Rogers non avrebbe mai immaginato nel 2007. Schemi globali di identità digitale; sorveglianza totale delle comunicazioni; progetti per lo sviluppo di monete digitali di Stato e sorveglianza finanziaria; sistemi decisionali automatizzati e social scoring ; scatole nere obbligatorie sulle nostre auto…

L’effetto è lo stesso, anzi peggiore: sorveglianza totale delle nostre identità e delle nostre azioni. Per il “bene comune”.

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I Tony Stark del mondo ci dicono che l’anonimato e la privacy devono essere combattuti, perché deresponsabilizzano le persone. Essere anonimi è pericoloso; la libertà è pericolosa. Tenere alla propria privacy significa avere qualcosa da nascondere, o essere dei criminali.

Questi sono convinti di essere circondati da imbecilli senza alcuna moralità né principi. Il prossimo è un potenziale criminale o qualcuno talmente inaffidabile da non poter neanche gestire la sua stessa vita. E come Tony Stark, credono di essere tra i pochi illuminati a poter guidare il gregge con quel bastone chiamato governo. La legge è uno strumento di dominio per la creazione di una “società migliore”, a loro immagine e somiglianza.

E poi ci sono gli Steve Rogers. Loro sono convinti che l’essere umano abbia in sé tutti gli strumenti per agire moralmente, in modo autonomo e libero — senza per questo essere perseguito. Queste persone sanno che per agire moralmente, bisogna prima essere liberi. Che ogni individuo ha il diritto di creare la sua strada e agire secondo i suoi principi; che non può esserci alcuna libertà senza privacy, e che il governo non è altro che uno strumento di controllo delle persone per fini politici (di specifici gruppi di potere). Sì, la libertà è sporca. È caotica. A volte, pericolosa. Ma non importa.

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Paradimatico di questo pensiero è il celebre discorso di Steve Rogers a Peter Parker proprio durante la Civil War. Probabilmente uno dei migliori di tutto l’universo Marvel:

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Non importa ciò che dice la stampa. Non importa ciò che dicono i politici o le masse.

Non importa se l'intero Paese decide che qualcosa di sbagliato è qualcosa di giusto.

Questa nazione è stata fondata su un principio sopra ogni altro: la necessità di difendere ciò in cui crediamo, senza tener conto delle probabilità o delle conseguenze. Quando le masse, la stampa e il mondo intero ti dicono di muoverti, il tuo compito è di piantarti come un albero accanto al fiume della verità e dire a tutto il mondo -

'No, muovetevi voi.’

Tu, da che parte stai?





Mentre in UE l'identità digitale è tra i temi nodali, l'Italia sta facendo morire #SPID, la conquista più importante per la nostra cittadinanza digitale.
Perché da noi l'unica #eutanasialegale è quella sui nostri diritti...
Di @Luke_like su @wireditalia
wired.it/article/spid-c…

Immagine/foto

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Firenze: le foibe furono una vendetta


A #Firenze hanno intitolato ai "#martiri delle #foibe" uno slargo con un muro sbrecciato lordo di #graffiti, usato come parcheggio e come ricettacolo per i cassonetti della spazzatura.
Un gesto più di scherno che di omaggio.
Ogni tanto qualcuno spezza o danneggia in altro modo la targa con il nome, che nel febbraio 2023 è stato sostituita per la terza volta almeno.
Giusto in tempo perché venisse corretta con la scritta "#Vendetta".
Una valutazione gelida e realistica. Imporre a Firenze i piagnistei della propaganda difficilmente avrebbe portato a risultati diversi: in città è diffusa da decenni, specie tra le persone serie, la propensione a non sentire alcuna appartenenza per lo stato che occupa la penisola italiana e a comportarsi di conseguenza nei confronti dei suoi propagandisti.



Pubblicata #ThePETGuide, la guida dell' ONU sulle tecnologie di miglioramento della #privacy per operare statistiche ufficiali


Il task team UNCEBD Privacy Enhancing Techinques ha pubblicato un pamphlet con metodologie e approcci per mitigare i rischi per la privacy quando si utilizzano dati sensibili o riservati, che sono collettivamente indicati come tecnologie di miglioramento della privacy (PET).

@Etica Digitale

Agli Uffici nazionali di statistica (NSO) sono affidati dati che hanno il potenziale per guidare l'innovazione e migliorare i servizi nazionali, la ricerca e i benefici sociali. Tuttavia, c'è stato un aumento delle minacce informatiche sostenute, reti complesse di intermediari motivati ​​a procurarsi dati sensibili e progressi nei metodi per reidentificare e collegare i dati a individui e tra più fonti di dati. Le violazioni dei dati erodono la fiducia del pubblico e possono avere gravi conseguenze negative per individui, gruppi e comunità.

Le statistiche ufficiali sono una fonte attendibile di informazioni per i governi di tutto il mondo per prendere decisioni informate e basate sui dati. Pertanto, l'ampiezza delle informazioni viene raccolta da una serie di fonti di dati come indagini sulle famiglie e sulle imprese, censimenti della popolazione, economici o agricoli, una varietà di registri amministrativi o persino dati del settore privato. Tali fonti di dati sono gli input per la compilazione di statistiche e indicatori sull'economia, l'ambiente e la società. In molti modi, le statistiche ufficiali offrono un'istantanea dello sviluppo e del tasso di progresso di un paese. Naturalmente, quanto più dettagliato è il livello dei dati di input, tanto più sfumate possono essere le statistiche ufficiali. Tuttavia, la raccolta, il trattamento e la diffusione di dati spesso sensibili devono proteggere la privacy delle persone e delle imprese. Inoltre, considerando gli uffici nazionali di statistica (NSO) come parte degli ecosistemi di dati nazionali e internazionali, gli NSO potrebbero potenzialmente condividere molti più dati se in grado di proteggere la loro privacy. Questo inevitabile compromesso è il fulcro di questo documento, o più concisamente: come possiamo utilizzare la tecnologia per mitigare i rischi per la privacy e fornire garanzie dimostrabili sulla privacy durante l'intero ciclo di raccolta, elaborazione, analisi e distribuzione di informazioni potenzialmente sensibili.

Questo documento esplora gli attuali approcci alla protezione dei dati (ad esempio, l'anonimizzazione dei dati, il calcolo delle parti di input, i controlli e gli accordi contrattuali) e le relative limitazioni. Al fine di facilitare la sperimentazione su progetti pilota e una collaborazione efficace su casi d'uso del "mondo reale", il Task Team delle tecniche di tutela della privacy delle Nazioni Unite ha fondato il laboratorio PET delle Nazioni Unite.

Vengono introdotte due grandi categorie di PET (ad es. privacy di input, privacy di output), tra cui calcolo multipartitico sicuro, crittografia omomorfica, privacy differenziale, dati sintetici, apprendimento distribuito, zero-knowledge proof e ambienti di esecuzione attendibili.

Vengono presentati studi di casi dettagliati che comprendono una vasta gamma di casi d'uso in tutti i settori, sfruttano combinazioni di PET e coinvolgono la collaborazione tra le parti (come più NSO che lavorano insieme, NSO che lavorano con altre agenzie governative e NSO che lavorano con organizzazioni del settore privato). Quindici casi di studio descrivono implementazioni che si trovano nella fase concettuale o pilota e tre che sono state implementate in ambienti di produzione.

Questo documento fornisce una panoramica delle attività di definizione degli standard e identifica diversi nuovi standard rilevanti per il trattamento dei set di dati, compresi gli standard in fase di sviluppo e alcuni che sono un prodotto del principio di precauzione applicato alla definizione degli standard per l'intelligenza artificiale (IA).

Data l'espansione dell'attività che si occupa di PET e il contesto in cui possono essere applicati, gli standard sono presentati in due parti. La prima identifica gli standard essenziali con sezioni sulla crittografia e sulle tecniche di sicurezza. Il secondo considera gli standard indirettamente correlati che potrebbero influenzare l'ambiente - tecnico e organizzativo - in cui i PET possono essere implementati, con argomenti secondari su cloud computing, big data, governance, intelligenza artificiale e qualità dei dati. Per coloro che sono interessati al "quadro più ampio", è disponibile una sezione aggiuntiva sugli standard correlati.

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