La NATO dovrebbe prepararsi ad accogliere le “cattive notizie” dall'Ucraina, avverte Stoltenberg
@Politica interna, europea e internazionale
"Le guerre si sviluppano in fasi", ha detto Stoltenberg in un'intervista sabato all'emittente tedesca ARD. "Dobbiamo sostenere l'Ucraina sia nei momenti buoni che in quelli cattivi", ha detto.
"Dovremmo essere preparati anche alle cattive notizie", ha aggiunto Stoltenberg, senza essere più specifico.
politico.eu/article/nato-boss-…
NATO should be ready for ‘bad news’ from Ukraine, Stoltenberg warns
‘We have to support Ukraine in both good and bad times,’ NATO chief says in ARD interview.Bjarke Smith-Meyer (POLITICO)
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Uno sguardo fediverso all'ultima tornata di sovvenzioni di NLnet
NLNet ha annunciato 55 nuovi progetti a cui viene assegnata una sovvenzione NGI Zero. NGI Zero è il programma Next Generation Internet della Commissione Europea, che finanzia progetti che lavorano su quella che chiamano Internet di prossima generazione . Per maggiori informazioni su NLnet e NGI Zero, dai un'occhiata a questa intervista che ho fatto con NLnet quest'estate. L’ultima tornata di sovvenzioni prevede diversi progetti che si collegano in qualche modo al fediverso.
I finanziamenti riguardano i seguenti progetti:
- NodeBB
- fedidevs.com
- Bonfire
- GoToSocial
- Mobilizon
- PeerTube
- Commune, un progetto che però, a differenza dei precedenti, è basato su Matrix
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Speriamo che non ci siano prese di potere dovute al fatto che ci ha messo i soldi.
Preferirei che il modello cinese non si sviluppasse cosi tanto in occidente.
Abbiamo visto cosa si sono fidati di fare con il Chat Control, immagina quindi simili iniziative se non peggiori per i prossimi anni.
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Pechino ci vuole divisi, ma la nostra forza è nelle alleanze. Austin su Cina e Usa
È la terza volta che il generale quattro stelle dell’Esercito americano Lloyd Austin parla al Reagan National Defense Forum da capo del Pentagono. Ma stavolta il discorso (che ha tenuto sabato 2 dicembre) diventa un manifesto politico, l’eredità sua personale e in largo dell’amministrazione Biden sulla strategia militare americana. È così per il momento internazionale – le guerre in corso in Ucraina e Israele, le tensioni in altri hotspot in alte parti del mondo – e quello interno: tra un anno l’America sceglierà il suo prossimo presidente, e parte delle decisioni passeranno anche da come i candidati gestiranno certe sfide.
Seppur maggiormente orientati alle questioni nazionali, certe situazioni attirano le attenzioni dell’elettorato, e tra i dossier di politica internazionale ce n’è uno che più di tutti caratterizza l’attuale fase storica: il confronto con la Cina. È un tema bipartisan, su cui la linea competitiva è un rarissimo punto di contatto nelle polarizzazioni tra Democratici e Repubblicani. E assume tale valore anche perché gli elettori ne percepiscono gli effetti a ricaduta interna. Se Washington non manterrà il vantaggio su Pechino – sia esso economico, tecnologico, politico-valoriale, finanche militare – la prosperità americane potrebbe ridursi in futuro. Ed è a quello che le collettività statunitensi guardano.
Ragion per cui registrare quel che dice Austin nel discorso/manifesto dalla Reagan Presidential Library Simi Valley è utile anche per valutare le traiettorie future della politica e della strategia degli Usa. “La nostra Strategia di Difesa Nazionale descrive la Repubblica Popolare Cinese come ‘il più importante concorrente strategico dell’America e la sfida più importante per il Dipartimento della Difesa’. La Repubblica Popolare Cinese è il nostro unico rivale con l’intenzione e, sempre più spesso, la capacità di rimodellare l’ordine internazionale”, dice il segretario alla Difesa.
Austin spiega che Pechino “spera che gli Stati Uniti inciampino e diventino isolati all’estero e divisi in patria. Ma insieme possiamo evitare questo destino. Insieme ai nostri alleati e partner, abbiamo compiuto progressi straordinari nell’affrontare la sfida della Cina e nel forgiare un Indo Pacifico più sicuro”. E aggiunge: “In questo decennio decisivo, il 2023 sarà ricordato come un anno determinante per l’attuazione della strategia di difesa degli Stati Uniti in Asia”.
Gli Stati più Uniti che mai
Il Pentagono ha effettivamente compiuto evoluzioni nel rendere la posizione di forza statunitense nella regione “molto più distribuita, mobile e resiliente”, per usare la formula canonicamente utilizzata da Washington. Un lavoro che passa dalla presenza diretta all’aiuto ai partner a sviluppare le loro capacità di difesa (“Quest’anno ho fatto quattro viaggi nell’Indo Pacifico e ad ogni viaggio abbiamo fatto ancora più progressi”.
A febbraio, a Manila, gli Stati Uniti hanno annunciato l’espansione dell’accordo di cooperazione rafforzata in materia di difesa con le Filippine per consentire l’accesso degli Stati Uniti ad altre quattro strutture filippine. A maggio, il segretario era a a Tokyo per modernizzare ulteriormente l’alleanza con il Giappone, che ha raddoppiato il suo bilancio per la difesa. A luglio, Austin è stato il primo segretario alla Difesa a visitare la Papua Nuova Guinea, concordando un accordo di cooperazione in materia di difesa Chen a rafforzato la posizione americana tra le isole del Pacifico. Sempre quest’estate, a Nuova Delhi, è stata presentata una nuova tabella di marcia per la cooperazione industriale nel settore della difesa con l’India, strategia rafforzata anche nel recente “2+2” da cui esce una volontà congiunta di rafforzare la capacità militare – anche a livello produttivo – del Subcontinente. Sempre quest’estate, Usa, Corea del Sud e Giappone hanno stretto legami di sangue tramite i “Camp David Principles”. Infine, continua l’implementazione di quella che Austin definisce “la nostra storica partnership”, l’Aukus Australia e Regno Unito.
“Tutto questo si basa su una cruda realtà militare: alleati e partner ci aiutano a proiettare il potere e a condividere il peso della nostra sicurezza comune. Ma non prendetelo da me. Prendete esempio dal presidente Ronald Reagan, che ha detto che ‘la nostra sicurezza si basa in ultima analisi’ sulla ‘fiducia e la coesione’ del nostro sistema di alleanze”, ha aggiunto Austin. Un messaggio diretto a Pechino, che punterebbe a dividere e per quanto possibile isolare l’America, che invece con l’amministrazione Biden ha dimostrato di avere la capacità di ricreare il collante necessario per ricostruire con maggiore vigore alleanze e partnership che l’atteggiamento America First – più nazionalista, quasi isolazionista – di Donald Trump aveva messo in difficoltà. “Tuttavia, la nostra forza all’estero è radicata nella nostra forza in patria”, ricorda Austin – probabilmente pensando anche a Usa2024.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, #3dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità, indetta nel 1992 dalle Nazioni Unite.Telegram
Uniamoci per affrontare questo momento. L’eredità di Austin sulla strategia Usa
Stiamo vivendo tempi difficili. Tra questi, i conflitti più importanti che stanno affrontando le nostre democrazie, Israele e Ucraina, le prepotenze e le coercizioni di una Cina sempre più assertiva e la battaglia mondiale tra democrazia e autocrazia.
Sono quindi tempi in cui sia i nostri amici che i nostri rivali guardano all’America. Sono tempi in cui il popolo americano conta che i suoi leader si uniscano. E questi sono i tempi in cui la sicurezza globale si basa sull’unità e sulla forza americana.
Il Presidente Biden lo definisce “un punto di svolta nella storia del mondo”. Con la sua leadership, abbiamo riunito i nostri alleati e partner per difendere l’ordine internazionale basato sulle regole.
Ora, so che questa frase non fa battere il cuore a tutti. Ma l’ordine internazionale basato sulle regole è fondamentale per la nostra sicurezza a lungo termine.
È la struttura delle istituzioni internazionali, delle alleanze, delle leggi e delle norme costruite con la leadership americana dopo le sconcertanti perdite della Seconda Guerra Mondiale. E queste regole aiutano a garantire che nulla di simile alla Seconda Guerra Mondiale possa mai più accadere.
Aiutano a sostenere la sovranità e a rispettare i confini.
Aiutano a garantire che i civili siano protetti e non presi di mira.
E contribuiscono a punire le aggressioni e a tenere sotto controllo i prepotenti.
Dal 1945, l’ordine internazionale basato sulle regole ha contribuito a dare al nostro Paese – e al mondo intero – un periodo di pace e prosperità senza precedenti.
Ma la pace non è auto-esecutiva. L’ordine non si conserva da solo. E la sicurezza non fiorisce da sola.
Il mondo costruito dalla leadership americana può essere mantenuto solo dalla leadership americana.
Come ha detto il Presidente Biden, “la leadership americana è ciò che tiene insieme il mondo”.
Dalla Russia alla Cina, da Hamas all’Iran, i nostri rivali e nemici vogliono dividere e indebolire gli Stati Uniti e separarci dai nostri alleati e partner. Pertanto, in questo momento storico, l’America non deve vacillare.
La leadership americana raduna i nostri alleati e partner per sostenere la nostra sicurezza comune. E ispira la gente comune di tutto il mondo a lavorare insieme per un futuro più luminoso.
Ma i problemi del nostro tempo non potranno che aggravarsi senza una leadership americana forte e costante che difenda l’ordine internazionale basato sulle regole che ci tiene al sicuro.
E se perdiamo la nostra posizione di responsabilità, i nostri rivali e i nostri nemici saranno lieti di riempire il vuoto.
In ogni generazione, alcuni americani preferiscono l’isolamento all’impegno e cercano di alzare il ponte levatoio. Tentano di smantellare la pietra angolare della leadership americana. E cercano di minare l’architettura di sicurezza che ha prodotto decenni di prosperità senza guerre tra grandi potenze.
E si sentirà qualcuno cercare di bollare un ritiro americano dalle responsabilità come una nuova e coraggiosa leadership.
Quando lo sentirete dire, non fatevi illusioni: non è audace. Non è nuova. E non è una leadership.
Come dice il vecchio detto, se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza. E se pensate che la leadership americana sia costosa, considerate il prezzo della ritirata americana.
Nel corso della lunga storia americana, il costo del coraggio è sempre stato inferiore a quello della codardia.
E il costo dell’abdicazione ha sempre superato di gran lunga il costo della leadership.
Il mondo diventerà sempre più pericoloso se i tiranni e i terroristi crederanno di poterla fare franca con aggressioni e massacri di massa.
E l’America diventerà meno sicura se i dittatori crederanno di poter cancellare una democrazia dalla carta geografica.
E gli Stati Uniti pagheranno un prezzo più alto se autocrati e fanatici crederanno di poter costringere persone libere a vivere nella paura.
Questa intuizione fondamentale è all’opera nel nostro approccio a tre sfide molto diverse: la crisi in Medio Oriente, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la sfida strategica della Repubblica Popolare Cinese. […]
L’Ucraina ricorda al mondo la forza morale di un popolo libero che lotta per difendere il proprio territorio sovrano, la propria democrazia e il proprio futuro.
E come americani, non dobbiamo fare di meno.
Uniamoci quindi per rendere la nostra unione più perfetta, il nostro Paese più sicuro e il nostro mondo più giusto.
Uniamoci per riunire le nazioni di buona volontà alla causa della libertà umana.
E uniamoci per affrontare questo momento.
Grazie e che Dio continui a benedire gli Stati Uniti d’America.
Qui il discorso integrale
Giustizia non politica
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L'articolo Giustizia non politica proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Tutte le contraddizioni sulla riforma dell’industria della difesa europea. L’analisi di Del Monte
L’Unione europea vorrebbe “copiare” gli Stati Uniti per facilitare l’industria AD&S del vecchio continente nella vendita di armi all’estero, rafforzando la propria competitività su un mercato complesso, introducendo una sorta di Foreign Military Sales (Fms) sul modello di quello attuato dal governo di Washington.
L’Fms è un programma attraverso il quale gli Stati Uniti vendono materiali d’armamento ed annessi servizi a Paesi e organizzazioni internazionali. La sua particolarità è che il programma è attivabile quando il presidente decida che la vendita di armi ad un dato Paese costituisca un rafforzamento della sicurezza nazionale americana. Sotto Fms, l’esecutivo statunitense e quello “cliente” stipulano un accordo da governo a governo, chiamato Lettera di offerta e accettazione (Loa). Il Dipartimento di Stato individua quali siano i Paesi da poter inserire nel programma ed al Dipartimento della Difesa spetta poi l’attuazione concreta, con il trasferimento delle armi vendute.
Questo tipo di accordo, che supera le pastoie burocratiche che, invece, rallentano i processi di vendita in Europa, favorisce il comparto industriale statunitense, sfruttando il “peso determinante” geopolitico di Washington. Inoltre, l’FMS viene finanziato direttamente con fondi del governo, che vanno a sommarsi ai tanti sussidi che vengono erogati al comparto industriale dell’aerospazio-difesa-sicurezza.
Industrie europee come Airbus, Leonardo e Thales oggi non vengono sostenute da un meccanismo equivalente. Le ultime iniziative di Bruxelles vanno in direzione di un maggiore supporto alla produzione industriale ma ancora non affrontano gli scogli burocratici che incatenano il sistema produttivo e dell’export. La bozza di documento che l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Joseph Borrell, presenterà agli Stati membri per la riforma del meccanismo di sostegno all’industria della difesa prevede che anche in Europa si possano fornire incentivi importanti al comparto, ma non è detto che questo incontri il favore di tutti i Paesi.
Il caso della fornitura di munizioni all’Ucraina da parte dei Paesi europei è la cartina di tornasole di un sistema che è inefficiente nel suo complesso e che necessita di una riforma quantomai rapida. L’obiettivo di consegnare entro marzo del prossimo anno un milione di munizioni all’Ucraina non potrà essere raggiunto neanche facendo leva sulle forniture provenienti da Paesi extracomunitari. Finora sono state consegnate solo 300.000 munizioni ed è evidente la difficoltà con cui il comparto industriale europeo stia tentando di passare dai livelli produttivi imposti dalla “illusione post-storica” a quelli che il nuovo contesto di guerra impone.
Del resto, non è una novità che il sistema industriale europeo della difesa sia rimasto indietro rispetto alle controparti statunitensi, cinesi e russe, e sia costretto a recuperare rapidamente terreno non solo con i programmi di sostegno agli ucraini, ma anche per ripianare le proprie scorte di magazzino – invero fin troppo esigue già prima dell’invasione russa dell’Ucraina – e garantirsi una capacità di difesa minima.
La tenuta complessiva del sistema industriale russo e la “messa a regime” produttiva di Mosca, in grado di rifornire ormai con una certa costanza le proprie truppe al fronte, ha fatto nuovamente trasparire, assieme al fallimento della controffensiva estivo-autunnale ucraina, tutti i limiti del comparto industriale-militare del vecchio continente o, meglio, delle norme che ne regolano la produzione e pongono seri limiti alla sua espansione. Ci sono strumenti come gli Eurobond che potrebbero anche essere utilizzati per sostenere l’industria della difesa, settore lasciato scoperto dai finanziamenti comunitari con una certa miopia da parte di Bruxelles.
Ma è proprio nel sistema di sostegno alla produttività che va a scontrarsi ogni ipotesi di introduzione del modello FMS in Europa. La questione è, essenzialmente, politica. Se la proposta può anche sembrare allettante, a mancare sono le basi produttive e di sostegno alla produzione. Perché, se il meccanismo degli accordi governo-governo del Foreign Military Sales funziona, tanto da spingere molti Paesi ad acquistare armi e sistemi da Washington, è anche perché l’industria AD&S statunitense riesce a colmare il gap tra aspettative politiche del governo e livelli di produttività. Volontà politica e risposta industriale sono, quindi, interconnesse.
Ma, in questo caso, la volontà politica deve essere espressa dall’UE nel suo complesso o dai singoli Stati nazionali? Alla domanda non è stata finora data risposta, ma si tratta di un “collo di bottiglia” dal quale prima o poi si dovrà passare.
C’è, inoltre, un rischio concreto legato alla riforma delle politiche industriali d’armamento in Europa che non può essere sottovalutato e che riguarda anche l’idea di FMS europeo: il meccanismo concorrenziale. Borrell al Figaro ha spiegato che l’obiettivo di qualunque progetto di riforma sia l’introduzione di una sorta di “primazia” degli Stati europei per la vendita e l’acquisto di armi tra Paesi comunitari. Una dichiarazione che risponde tanto al cruccio di Parigi di un “Europe first” (tradotto “La France d’abord”) su produzione e vendita di armi e sistemi d’arma, quanto ai timori recentemente espressi dal condirettore generale di Leonardo, Lorenzo Mariani, sull’acquisto ancora maggioritario di piattaforme estere.
I timori sono legati, quindi, alla tenuta ed alla sicurezza della catena di forniture. Ma il problema non è sic et simpliciterquello di come debba lavorare l’industria AD&S e di quale know-how abbia, quanto quello di rendere attrattiva per i compratori esteri – che oggi si rivolgono primariamente agli Stati Uniti se in orbita occidentale o vicini ad essa, o a Cina e Russia – l’Europa. Solo alimentando le esportazioni, creandone, cioè, il presupposto politico, si può pensare di sostenere la produzione. E se non si semplifica la normativa sulle esportazioni di materiali d’armamento – ed in Italia, per fortuna, se ne sta parlando – non si può riformare la politica industriale di settore nel suo complesso.
Se non si risolve questa contraddizione, non potrà esserci mai un Fms europeo.
Israele vuole creare una “zona cuscinetto” a sud di Gaza
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della redazione
Pagine Esteri, 2 dicembre 2023 – Israele vuole costituire una “zona cuscinetto” sul lato palestinese del confine tra Gaza e l’Egitto allo scopo, afferma, di prevenire “futuri attacchi di Hamas”. E ha informato delle sue intenzioni alcuni dei Paesi arabi con cui ha relazioni – in particolare l’Egitto e la Giordania – oltre all’Arabia saudita con cui intende normalizzare i rapporti e la Turchia. L’iniziativa non lascia intravedere una fine imminente dell’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza – ripresa ieri e che ha ucciso in 24 ore 240 palestinesi, dopo una tregua di sette giorni –, però indica che Israele vuole “modellare il dopoguerra” dopo circa due mesi di bombardamenti e di attacchi di terra che hanno provocato 15mila morti e 35mila feriti tra i palestinesi, tra i quali migliaia di bambini e donne, oltre ad aver raso al suolo intere aree urbane.
Sino ad oggi nessuno Stato arabo si è detto pronto a “sorvegliare” o “amministrare” Gaza che in futuro, secondo i piani del gabinetto di guerra israeliano, sarà “senza Hamas” responsabile lo scorso 7 ottobre di un attacco nel sud di Israele che ha fatto circa 1200 morti civili e militari e 5mila feriti.
“Israele vuole questa zona cuscinetto tra Gaza e Israele, da nord a sud, per impedire a Hamas o ad altri militanti di infiltrarsi o attaccare Israele”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters un funzionario mon meglio precisato della “sicurezza regionale”. Interpellato sui piani per una zona cuscinetto, Ophir Falk, consigliere per la politica estera del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha detto alla Reuters: “Il piano è più dettagliato di quanto è emerso. Si basa su un processo a tre livelli per il giorno dopo Hamas”. Ha aggiunto che i tre livelli implicano “la distruzione di Hamas, la smilitarizzazione di Gaza e la deradicalizzazione dell’enclave”. Più parti hanno ripetuto in queste settimane che è impossibile l’obiettivo di Israele di annientare Hamas che è qualcosa di più di una semplice forza militare e rappresenta una struttura complessa da un punto di vista ideologico, religioso e sociale.
Una fonte della sicurezza israeliana ha detto che l’idea della “zona cuscinetto” è “in fase di esame”, aggiungendo: “Non è chiaro al momento quanto sarà profonda, potrebbe essere 1 km o 2 km o centinaia di metri (all’interno di Gaza)… in questo modo Hamas non potrà organizzare capacità militari vicino al confine”.
Se questa “zona cuscinetto” sarà realizzata 2,3 milioni di palestinesi si ritroveranno in un territorio ancora più piccolo. Gaza è lunga appena 40 km e larga tra circa 5 km e 12 km. Un lembo di terra inferiore a 400 kmq e con una delle densità più alte al mondo.
Già in passato Israele ha pianificato di costituire una “zona cuscinetto” all’interno di Gaza da cui ha ritirato le sue truppe e i suoi coloni nel 2005, nel quadro del “piano di ridispiegamento” formulato dall’ex premier Ariel Sharon. Secondo la Reuters gli Stati uniti restano contrari a qualsiasi progetto volto a ridurre le dimensioni di Gaza. Da parte loro Giordania e Egitto mettono in guardia dall’intenzione di Israele di cacciare i palestinesi da Gaza, ripetendo la Nakba (catastrofe) del 1948, quando centinaia di migliaia di abitanti della Palestina furono cacciati via o furono costretti a scappare nei Paesi arabi vicini sotto la minaccia delle forze armate del nascente Stato di Israele.
Nelle scorse settimane era già emersa l’idea di Israele di creare una zona cuscinetto nel nord di Gaza. Gli Stati arabi non si oppongono a una barriera di sicurezza tra le due parti ma c’è disaccordo su dove sarà collocata. E’ da sottolineare che nessuna parte, da Israele agli Stati arabi fino ai Paesi occidentali, ritiene di coinvolgere gli abitanti palestinesi in queste discussioni sul “futuro” di Gaza e del resto dei Territori occupati. Pagine Esteri
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Guarda “Il cielo di Sabra e Chatila” – documentario di Pagine Esteri
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Il documentario, a 40 anni dal massacro dei campi profughi palestinesi di Beirut, Sabra e Chatila, raccoglie testimonianze dei sopravvissuti e storie dei più giovani. Oltre a realizzare una ricostruzione storica delle fasi che portarono al massacro di centinaia, forse migliaia di palestinesi, soprattutto donne anziani e bambini, il lavoro pone uno sguardo sulla condizione dei profughi palestinesi oggi in Libano, sulle loro aspirazioni, raccontando come il sogno del rientro nella loro terra di origine si scontri con la difficile realtà libanese e la netta chiusura di Israele al “diritto al ritorno”.
L'articolo Guarda “Il cielo di Sabra e Chatila” – documentario di Pagine Esteri proviene da Pagine Esteri.
Chinoiserie – Lao Xie Xie, a Milano nella mostra fotografica "Uncensored” la trasgressione della Gen Z di Shanghai
Il volto trasgressivo di una Gen Z cinese senza filtri viene catturato attraverso gli scatti di un milanese dall’identità virtuale misteriosa. China Files ha incontrato l’artista che si cela dietro il nome di Lao XieXie in occasione di UNCENSORED, la sua prima personale a Milano presso la galleria Lungolinea. Chinoiserie, la rubrica sull’arte cinese a cura di Camilla Fatticcioni In ...
L'articolo Chinoiserie – Lao Xie Xie, a Milano nella mostra fotografica “Uncensored” la trasgressione della Gen Z di Shanghai proviene da China Files.
Perché l’investimento di JP Morgan in Indra cambia la difesa spagnola (e non solo?)
Il gruppo finanziario JP Morgan accresce la propria partecipazione nel capitale di Indra, diventando il secondo maggiore azionista nella multinazionale di difesa spagnola. Il gruppo statunitense arrivando a quota 10,585%, diventa secondo solo alla Sociedad estatal de Participaciones industriales (Sepi), partecipata spagnola che detiene il 25,159% della società. Dopo le due si colloca Escribano, società spagnola di tecnologia e difesa, da poco entrata in possesso dell’8% delle quote di Indra.
Questo attivismo suggerisce che qualcosa si muove nell’ambito della difesa spagnola, forse dettato dalla contingenza geopolitica che invita i Paesi a investire maggiormente nel settore.
Cos’è Indra e il rapporto con Leonardo
Indra è una multinazionale spagnola specializzata nell’aerospazio, tecnologie di informazione e difesa ed è una delle principali aziende europee del comparto. Negli ultimi anni, anche a causa dell’espansione dei conflitti a livello globale, l’azienda ha investito per rafforzare il proprio ruolo nel Vecchio continente attraverso compartecipazioni e un aumento delle proprie quote di mercato. Infatti, solo qualche giorno fa, Indra ha testato il centro operativo marittimo europeo a Bruxelles, sviluppato in collaborazione con l’italiana Leonardo, con lo scopo di mettere alla prova la prossima generazione di tecnologie per la sorveglianza marittima. Allo stesso modo, ad ottobre i due colossi della difesa hanno inaugurato il primo centro paneuropeo di cyber analisi per conto della Commissione europea. La multinazionale ha, poi partecipato, sempre insieme a Leonardo, all’ultima esercitazione dell’Alleanza atlantica dedicata alla cyber-sicurezza. Dentro i confini nazionali, a partire da gennaio, il ministero della Difesa spagnolo ha affidato alla multinazionale anche il compito di gestire i centri di sorveglianza e controllo dello spazio aereo del Paese.
JP Morgan investe in difesa
Attraverso l’acquisto di partecipazioni in Indra, il colosso bancario americano JP Morgan si trasforma in uno dei maggiori azionisti dell’azienda spagnola. La partecipazione del gruppo vale circa 268 milioni di euro ai prezzi di mercato e, secondo El Pais, non è ancora chiaro se l’acquisto da parte di JP Morgan sia stato realizzato per conto di terzi, con lo scopo di favorire l’ingresso di un investitore nel capitale di Indra. Certo è che la compagnia spagnola ha acquisito maggiore rilevanza strategica a seguito dell’invasione russa in Ucraina e del conseguente impegno del governo di Madrid di aumentare le proprie spese in difesa negli anni a venire.
Il ruolo della Spagna
La crescita di Indra, all’interno della quale il governo spagnolo continua a detenere la quota maggioritaria attraverso Sepi, testimonierebbe l’interesse di Madrid nel potenziare il proprio ruolo nella difesa. Ma l’operazione del colosso bancario americano non è l’unica che ha riguardato Indra nell’ultimo mese. Infatti, la società madrilena Escribano Mechanical & Engineering (EME) ha incrementato la propria partecipazione nella multinazionale della difesa dal 3,4% all’8%, sempre attraverso una compravendita finanziata da JP Morgan. Ai due movimenti di novembre, inoltre, si aggiungono le voci che suggeriscono la volontà di Indra di separare la sua parte tecnologica Mnsait, di un valore stimato di 2 miliardi di euro, dal resto del gruppo.
L’impegno nella Nato
Questi movimenti registrati all’interno del colosso spagnolo fanno pensare che il Paese voglia accrescere il proprio peso in ambito della difesa, forse stimolato anche dalla guerra in Ucraina e dall’acuirsi di minacce e incertezze geopolitiche. Magari prevedendo delle prospettive di crescita all’interno dell’Alleanza atlantica. È infatti da segnalare che, nonostante l’impegno e il sostegno della Spagna alla difesa dell’Ucraina, il Paese è ad oggi penultimo nell’ambito degli impegni di spesa della Nato. Madrid investe nella Difesa soltanto l’1,09% del Pil, in netto contrasto con l’intenzione, e l’impegno, del 2% entro il 2024, stabilito dalla Nato in Galles.
VENEZUELA. Il referendum per riprendere il territorio conteso
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El Esequibo: un territorio in disputa tra Venezuela e Guayana.
Domenica 3 dicembre oltre 20 milioni di venezuelani (secondo i dati del Consiglio Nazionale Elettorale) saranno chiamati al voto per sostenere o meno il recupero della regione del paese della Guayana Esequiba nella zona orientale del Venezuela. Un’area con un’estensione territoriale di quasi 160 mila km quadrati, quasi quanto quelli dell’intero Uruguay. La Guayana è una zona con una bassa densità abitativa in cui il 90% dell’intera popolazione è concentrato sul 5% dell’estensione del proprio territorio. È molto ricco di giacimenti minerali e petroliferi.
Il governo venezuelano, dallo scorso settembre, ha lanciato la sua campagna referendaria ed ha convocato il proprio popolo su una questione territoriale che è in disputa da 180 anni. Il governo ha dispiegato le sue forze in campo ed è seriamente intenzionato a vincere. Queste le principali domande di supporto alla campagna governativa per il Sì:
- Lei è d’accordo nel respingere con tutti i mezzi e nel rispetto della legge, la linea fraudolenta imposta dal Lodo Arbritale di Parigi del 1899 che mira a privarci della nostra Guayana Esequiba?
- Lei sostiene l’Accordo di Ginevra del 1966 come unico strumento giuridico valido per raggiungere una soluzione pratica e soddisfacente per il Venezuela e la Guayana riguardo alla controversia sul territorio della Guayana Esequiba?
- Lei è d’accordo con la posizione storica del Venezuela di non riconoscere la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia per risolvere la controversia territoriale sulla Guayana Esequiba?
- Lei è d’accordo ad opporsi con tutti i mezzi e nel rispetto della legge, alla pretesa della Guayana di disporre unilateralmente di un mare in attesa di delimitazione, illegalmente e in violazione del diritto internazionale?
- Lei è d’accordo con la creazione dello stato di Guayana Esequiba e lo svilupppo di un piano accellerato di assistenza globale per la popolazione attuale e futura di quel territorio, che comprende, tra l’altro, la concessione della cittadinanza e della carta d’identità venezuelana, in conformità con l’Accordo di Ginevra e il diritto internazionale, incorporando di conseguenza detto stato nella mappa del territorio venezuelano?
La votazione si svolgerà dalle 6 di mattina fino alle 6 di pomeriggio nei 15.857 centri di votazioni e nei 28.027 seggi elettorali. Il referendum non è stato riconosciuto dallo stato della Guayana che ha interpellato la Corte Internazionale di giustizia, lo scorso 14 novembre perché sospenda la votazione.
Perché ritorna in disputa il territorio di Esequibo?
La tensione tra i due paesi si riaccese nell’anno 2015 quando la multinazionale petrolifera statunitense Exxon Mobil aveva stipulato degli accordi con l’allora presidente di Guayana, Donald Ramotar, per la perforazione del giacimento Stabroek Block nelle acque territoriali a confine con il Venezuela. Azione che aveva dato fastidio al governo venezuelano che la considerava un’intromissione e una minaccia per il proprio paese.
Poi, nel 2018 le tensioni erano cresciute quando l’esercito venezuelano aveva intercettato, nelle proprie acque territoriali, una nave norvegese per conto della compagnia Exxon Mobil che stava esplorando il territorio per le azioni di perforazione e sfruttamento delle risorse naturali. La nave Ramform Tethys della società norvegese Petroleum Geo-Service (PGS) stava effettuando un’ispezione sismica per conto di Exxon Mobil e dovette interrompere i lavori per l’intervento delle forze armate venezuelane.
Secondo l’analista politico Phil Gunson, in un’intervista rilasciata alla CNN spagnola, la convocazione del Referendum del 3 dicembre non è solo una pretesa nazionalista e antimperialista del governo bolivariano venezuelano bensì, è la risposta alla crisi che vive il paese. Maduro vorrebbero annettere questo territorio e appropiarsi delle ingenti risorse presenti nella zona denominata Arco Minero.
Nello scorso maggio del 2023 la multinazionale Exxon Mobil ha dichiarato che nell’anno 2022 con lo sfruttamento dei giacimenti della Guayana Esequibo, ha registrato dei profitti pari a 5.800 milioni di dollari. Inoltre, secondo stime future per il prossimo 2030 i profitti potrebbero aumentare a 7.500 milioni di dollari.
Le origine storiche del conflitto
L’America Latina è stato un continente conquistato da vari paesi europei durante i secoli dell’epoca moderna dal XV secolo fino alla fine del XIX secolo. Spagnoli, porotghesi, inglesi, olandesi e francesi hanno invaso e saccheggiato l’intero continente per secoli. Nell’anno 1814 il Regno Unito decise di comprare dai Paesi Bassi alcuni territori coloniali nella zona che oggi s’identifica coi paesi del Suriname e Guayana. Acquistò una parte delle sue colonie situate nell’attuale Guayana e così nacque la Guayana Britannica con capitale Georgetown. In quel trattato di compravendita tra i due stati europei non era stata delimitata bene la frontiera nella parte occidentale. Tuttavia gli inglesi, avendo scoperto una gran quantità di giacimenti d’oro in quel territorio, decisero di allargare le frontiere trasportandole ancor di più verso occidente fissando la delimitazione territoriale tra i due stati a quella vigente ancora oggi. Per i venezuelani invece la delimitazione territoriale si estenderebbe più a oriente fino al Rio Esequibo.
Nel febbraio del 1966 venne siglato il famoso accordo di Ginevra tra Venezuela e Regno Unito nel quale si stipulava la costituzione di una commissione bipartisan che avrebbe dovuto risolvere il problema territoriale tra i due paesi. Un accordo riconosciuto da entrambi le parti. Dopo alcuni mesi dalla costituzione della commissione, la Guayana Britannica ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra e dall’Irlanda e si autodenominò solamente Guayana. Con quest’avvenimento cambiarono le sorti dei lavori della Commissione che lavorò fino all’anno 1970 senza risolvere sostanzialmente il problema. Seguiranno altri incontri negli anni successivi ma la situazione resta ancora in alto mare. Gli ultimi avvenimenti lo confermano.
Maduro e la sua campagna per i 5 SI.
Maduro sta facendo campagna per i 5 SI e nelle ultime dichiarazioni ha affermato che si tratta di una controversia storica che viene da molto lontano. L’attuale presidente della Guayana, Irfaan Ali (in carica dall’agosto del 2020) non è il primo a fare la vittima nella disputa. Maduro ha criticato le dichiarazioni di Ali in quanto quest’ultimo ha accusato il Venezuela di essere un paese colonialista, imperialista e aggressivo quando invece, secondo il presidente venezuelano, storicamente il Venezuela ha combattuto il colonialismo, l’imperialismo e le aggressioni dei paesi invasori. Lo dimostra il piano del grande Simòn Bolivar che in tutta la sua vita cercò di unificare tutti i latinoamericani sotto il progetto della Grande Colombia per difendersi dall’espansione imperialista dei paesi europei e dall’impero nordamericano. “L’Esequibo è parte del territorio venezuelano che si è conquistato e consolidato con il sangue dei nostri combattenti per la nostra indipendenza” ha dichiarato il primo mandatario venezuelano nei giorni passati.
Il 2 dicembre del 2023 si compiono 200 anni dalla famosa Dottrina Monroe in America Latina e la scelta di convocare questo referendum in Venezuela nello stesso periodo non sembra per niente casuale.
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L'articolo VENEZUELA. Il referendum per riprendere il territorio conteso proviene da Pagine Esteri.
Le falle di sicurezza nei sistemi di documentazione giudiziaria utilizzati in cinque stati degli Stati Uniti hanno messo in luce documenti legali sensibili
L'ex responsabile del motore a razzo Blue Origin denuncia il licenziamento illegittimo per aver denunciato sulla sicurezza
La denuncia è stata presentata lunedì presso la Corte Superiore della contea di Los Angeles. Include una narrazione dettagliata sugli sforzi del direttore del programma Craig Stoker, nell'arco di sette mesi, per aumentare le sue preoccupazioni sulla sicurezza e su un ambiente di lavoro ostile alla Blue Origin
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> instillando sempre il dubbio
Il dubbio non è un problema, soprattutto se paragonato alla disparità di accesso allo studio e al lavoro determinata dal pregiudizio
> le borse di studio riservate alle studentesse del PoliMi. Un'aberrazione a mio avviso
Sono d'accordo in linea di principio, ma viviamo nel mondo reale: se il problema delle performance delle donne nelle discipline STEM, mediamente inferiori a quelle degli uomini, non è dovuto a cause evolutive e in un certo senso "genetiche" (un'ipotesi possibile e molto suggestiva, ma mai dimostrata) allora questo ritardo è dovuto a una pressione sociale sbagliata da parte della società ed è quindi corretto iniziare a porre dei correttivi in tal senso, sia per quelle donne per cui il danno non è ancora stato fatto (bambine in età scolare e pre-scolare), sia per quelle per cui il danno è stato realizzato
Sfatare i 10 principali miti su mastodon
Il punto, però, è questo: ci sono molti miti e voci che circolano all'interno della base utenti di Mastodon che fraintendono o falsificano notevolmente le informazioni sulla piattaforma. Nell'interesse di correggere la situazione su un gran numero di cose, abbiamo stilato un elenco dei miti sui mastodonti più pervasivi.
10. Mastodon non ha algoritmi, perché gli algoritmi sono pessimi
9.Mastodon è la stessa cosa del Fediverso
8. Non ci sono nazisti su Mastodon
7. Mastodon dovrebbe evitare le funzionalità dei social network più popolari, perché sono vettori di abusi
6. Mastodon rispetta la tua privacy ed è l'ideale per comunicazioni sicure
5. Se ti trovi su un server scadente, puoi facilmente spostarti su uno buono
4. Mastodon e il Fediverso funzionano sostanzialmente come la posta elettronica.
3. Mastodon è molto più bello di altri posti!
2. Mastodon è compatibile con ActivityPub
1. Mastodon è facile da usare!
Mastodon e il Fediverso funzionano sostanzialmente come la posta elettronica.
Perché sarebbe un mito questo?
@onitoring il post spiega che ciò che viene effettivamente inviato sono i payload JSON, che vengono inviati alla MultiInbox di un server, quindi diffusi ai file Inbox
Inoltre il server ActivityPub importa tutta una serie di contenuti che non sono visibili solo a chi ha fatto l'iscrizione su quei contenuti, ma anche agli altri utenti dell'istanza. Il sistema quindi ricorda abbastanza un server mail, ed è utile come esempio, ma è estremamente più complesso
Weekly Chronicles #56
Questo è il numero #56 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Catholic Laity and Clergy for Renewal, l’organizzazione cattolica che spia i preti gay
- In UE arriva il Data Act: aprirà le porte al “data-communism”
- I passaggi di stato dell’informazione
Nelle Lettere Libertarie: La strisciante minaccia delle leggi contro l’hate speech
Rubrica OpSec: una guida dettagliata per (provare a) rimanere anonimi online
Catholic Laity and Clergy for Renewal, l’organizzazione cattolica che spia i preti gay
Un’organizzazione “noprofit” cattolica ha investito più di 4 milioni di dollari per spiare ed esporre i preti gay. È la Catholic Laity and Clergy for Renewal e ha una missione: assicurarsi che i preti rispettino il voto di castità.
Per farlo non hanno assoldato oscuri hacker col cappuccio ricercati dall’INTERPOL, ma si sono limitati a comprare dataset aggregati da alcuni dei numerosi data broker che lavorano con il sistema RTB (Real-Time Bidding) — una pietra miliare della pubblicità online.
Il sistema RTB è la tecnologia che oggi permette di mettere all’asta spazi pubblicitari online in tempo reale, ad esempio mentre un utente cerca una pagina web o utilizza un’app sul telefono. Poiché gli spazi pubblicitari sono profilati, per funzionare ha bisogno di enormi quantità di dati aggregati, come:
- Dati demografici: informazioni che riguardano l’età, il sesso, l’educazione e l’ambito lavorativo e famigliare delle persone
- Abitudini: dati legati alle abitudini online, come ricerche, click, e così via
- Uso di app: le app raccolgono enormi quantità di dati di utilizzo che poi sono usati per profilare ulteriormente le persone
- Geolocalizzazione: informazioni che riguardano la posizione del dispositivo usato per navigare o per usare l’app, in un determinato momento
- Informazioni sul dispositivo: dettagli tecnici sul dispositivo usato per navigare o per usare l’app
Questi possono essere facilmente acquistati da aziende di data brokering il cui business model è raccogliere e rivendere tutte o alcune categorie di questi dati. Un mercato molto florido è quello dei dati di geolocalizzazione dei dispositivi. Una volta ottenuti, non serve altro che qualche capacità tecnica di analisi per intrecciare e correlare i dataset e cercare di identificare le persone a cui si riferiscono. È un po’ come costruire un puzzle.
In questo caso, l’organizzazione ha comprato alcuni database specifici per le app di dating gay per cercare di identificare i membri del clero che ne fanno uso. Il caso più noto è quello di Jeffrey Burril, segretario generale dell’American Bishops’ Conference, che è stato esposto e costretto poi a dimettersi.
Il lavoro di Catholic Laity and Clergy for Renewal ci insegna che contro un attaccante con sufficienti risorse e tempo a disposizione non c’è privacy o anonimato che tengano. Neanche gli amici più cypherpunk potrebbero dirsi al riparo da attacchi di re-identificazione mirati di questo tipo. Se agli enormi dataset oggi facilmente disponibili aggiungiamo anche le potenzialità OSINT dell’intelligenza artificiale… la frittata è fatta e le agenzie di intelligence banchettano.
In UE arriva il Data Act: aprirà le porte al “data-communism”
In UE è stato da poco approvato il testo del nuovo regolamento chiamato Data Act. Se avete l’impressione che esca un regolamento sui “dati” ogni due settimane, è perché più o meno è così. Da circa 3 anni l’UE è impegnata in una forsennata corsa verso la regolamentazione del cosiddetto “mercato digitale”, di cui i dati sono la prima risorsa.
noyb presenta un reclamo GDPR contro Meta per "Pay or Okay" Meta addebita fino a 251,88 euro per rispettare il diritto fondamentale alla privacy degli utenti dell'UE. Si tratta di una violazione del GDPR
FPF and The Dialogue Release Collaboration on a Catalog of Measures for “Verifiably safe” Processing of Children’s Personal Data under India’s DPDPA 2023
Today, the Future of Privacy Forum (FPF) and The Dialogue released a Brief containing a Catalog of Measures for “Verifiably Safe” Processing of Children’s Personal Data Under India’s Digital Personal Data Protection Act (DPDPA) 2023.
When India’s DPDPA passed in August, it created heightened protections for the processing of personal data of children up to 18. When the law goes into effect, entities who determine the purpose and means of processing data, known as “data fiduciaries,” will need to apply these heightened protections to children’s data. Under the DPDPA, there is no further distinguishing between age groups of children, and all protections, such as obtaining parental consent before processing a child’s data, will apply to all children up to 18. However, the DPDPA stipulates that if the processing of personal data of children is done “in a manner that is verifiably safe,” the Indian government has the competence to lower the age above which data fiduciaries may be exempt from certain obligations.
In partnership with The Dialogue, an emerging research and public-policy think-tank based in New Delhi with a vision to drive a progressive narrative in India’s policy discourse, FPF prepared a Brief compiling a catalog of measures that may be deemed “verifiably safe” when processing children’s personal data. The Brief was informed by best practices and accepted approaches from key jurisdictions with experience in implementing data protection legal obligations geared towards children. Not all of these measures may immediately apply to all industry stakeholders.
While the concept of “verifiably safe” processing of children’s personal data is unique to the DPDPA and not found in other data protection regimes, the Brief’s catalog of measures can aid practitioners and policymakers across the globe.
The Brief outlines the following measures that can amount to “verifiably safe” processing of personal data of children, proposing additional context and actionable criteria for each item:
1. Ensure enhanced transparency and digital literacy for children.
2. Ensure enhanced transparency and digital literacy for parents and lawful guardians of very young users.
3. Opt for informative push notifications and provide tools for children concerning privacy settings and reporting mechanisms.
4. Provide parents or lawful guardians with tools to view, and in some cases set, children’s privacy settings and exercise privacy rights.
5. Set account settings as “privacy friendly” by default.
6. Limit advertising to children.
7. Maintain the functionality of a service at all times, considering the best interests of children.
8. Adopt policies to limit the collection and sharing of children’s data.
9. Consider all risks of processing their personal data for children and their best interests via thorough assessments.
10. Ensure the accuracy of the personal data of children held.
11. Use and retain personal data of children considering their best interests.
12. Adopt policies regarding how children’s data may be safely shared.
13. Give children options in an objective and neutral way, avoiding deceptive language or design.
14. Put in place robust internal policies and procedures for processing personal data of children and prioritize staff training.
15. Enhance accountability for data breaches through notifying the parents or lawful guardians and adopting internal policies such as Voluntary Undertaking if a data breach occurs.
16. Conduct specific due diligence with regard to children’s personal data when engaging processors.
We encourage further conversation between government, industry, privacy experts, and representatives of children, parents, and lawful guardians to identify which practices and measures may suit specific types of services and industries, or specific categories of data fiduciaries.
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’IC n.2 di Sinnai, in provincia di Cagliari, che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al #PNRR. I lavori di demolizione del plesso sono partiti il 22 novembre e dureranno circa un mese.Telegram
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 "Educazione alle relazioni", 15 milioni per i percorsi per le scuole.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito. 🔶 "Educazione alle relazioni", 15 milioni per i percorsi per le scuole.Telegram
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Ministero dell'Istruzione
Oggi, #25novembre, ricorre in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999.Telegram
In questi giorni al Job&Orienta siete stati tantissimi a venirci a trovare al nostro stand. Vi aspettiamo anche domani!
📹 Qui il video per rivivere insieme la 32esima edizione ▶️ youtu.be/b0ScszjnUYw
📷 Qui l’album ▶️ flickr.
Ministero dell'Istruzione
In questi giorni al Job&Orienta siete stati tantissimi a venirci a trovare al nostro stand. Vi aspettiamo anche domani! 📹 Qui il video per rivivere insieme la 32esima edizione ▶️ https://youtu.be/b0ScszjnUYw 📷 Qui l’album ▶️ https://www.flickr.Telegram
L’inquietante industria dell’aldilà digitale | Guerre di Rete
"A dieci anni esatti dalla puntata di Black Mirror che per prima ha immaginato il nostro aldilà digitale, sta però rapidamente diventando realtà qualcosa che ancora solo pochi anni fa sarebbe stato considerato impossibile: creare un simulacro potenzialmente immortale di noi stessi."
News da Marte #23 | Coelum Astronomia
"Ricapitoliamo le esplorazioni che Curiosity, Perseverance e Ingenuity hanno svolto in quest’ultimo mese. C’è poi una significativa interferenza nelle attività dovuta all’attuale posizione di Marte in cielo. Si parte!"
Giuliano Guzzo: maschio, bianco, etero & cattolico colpevole di tutto
Questo è il giovane vicentino Giuliano Guzzo, travestito da promotore finanziario di successo con tanto di orologione regalato per la cresima o, più, probabilmente, preso in prestito da qualche parente ricco sul serio visto che lui "lavora" come vicegazzettiere a "La Verità" dove non è detto gli emolumenti siano principeschi.
Prima però si è laureato con una tesi in filosofia del diritto, materia frequentatissima dagli spiriti ingegnosi.
Così conciato, Giuliano ha pubblicato un libro sulla cui copertina si è fatto previdentemente ritrarre già in manette.
A metà novembre 2023 nel paese di Vigonovo -in una zona non nuova ad episodi efferati- si è consumato un delitto piuttosto odioso. In poche ore sono comparsi sul web molti e ingegnosi contenuti diversivi, soprattutto ad opera del milieu di micropolitici "occidentalisti" e relative gazzettine e di account più o meno anonimi che sporcano ovunque con l'agenda politica "occidentalista".
Solo che stavolta il colpevole è venuto su a bigoli e sarde in saor e ha condotto un'esistenza da perfetto rappresentante dei "valori" occidentali.
Difficile pensare di poter ribaltare il tavolo.
Il quartetto di giganti dagli anelli | Cosmo
"Se chiedessi quanti pianeti del Sistema solare hanno gli anelli, pochissimi mi risponderebbero quattro: Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Ma in effetti è proprio la risposta giusta."
Weekly Chronicles #55
Questo è il numero #55 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Dimmi cosa scrivi…chatGPT ti dirà chi sei e dove sei
- Una telecamera nel bagno dell’autogrill
- L’Unione Europea fa dietrofront sul Chatcontrol
Nelle Lettere Libertarie: Viva la libertad, carajo!
Rubrica OpSec - Scenario della settimana: Marta è una giornalista politica. Vuole iniziare a scrivere pubblicamente le sue critiche e opinioni su governo e alcuni movimenti politici, sia sui social network che sul suo blog personale. Marta teme che qualcuno possa segnalare i suoi contenuti o riconoscerla e minacciarla. Teme anche che in caso di segnalazioni il suo account PayPal possa essere bloccato.
Dimmi cosa scrivi…chatGPT ti dirà chi sei e dove sei
L’intelligenza artificiale generativa è molto bella. Ci semplifica il lavoro, ogni tanto ci ispira, qualche volta ci stupisce. E a stupire stavolta è una ricerca che parla di Large Language Models e privacy.
Secondo questa ricerca parrebbe che i modelli LLM come chatGPT siano in grado di inferire caratteristiche uniche sulle persone e perfino determinare il luogo in cui si trovano, in base a ciò che scrivono. Non ci credi? Facciamo un esempio.
Qui una persona racconta brevemente di essere arrivata in un luogo da cui si vedono le alpi, inserendo alcune informazioni generiche in merito al trasporto pubblico, a un’arena e circa un famoso evento sul formaggio. A partire da queste poche righe, saresti in grado di capire la città esatta in cui si trova questa persona?
Magari sì, ma ti richiederebbe diverse ore di lavoro e la conoscenza di qualche tecnica di OSINT. Un motore come chatGPT impiega invece circa 240 volte in meno rispetto a un essere umano per capire che quella persona si trova a a Zurigo, nel quartiere Oerlikon.
llm-privacy.org
Il patrimonio informativo a disposizione di questi motori LLM è talmente vasto che permette di inferire con una precisione sbalorditiva informazioni che richiederebbero a un’analista parecchio lavoro. Purtroppo, neanche l’anonimizzazione degli elementi direttamente identificativi è utile a limitare l’inferenza, come mostra il prossimo esempio:
llm-privacy.org
Immaginate cosa saranno in grado di fare (e probabilmente già fanno) le agenzie di intelligence con uno strumento del genere. Cari lettori, è forse ora di iniziare a imparare qualcosa di OSINT e cercare di limitare il più possibile l’esposizione online.
Una telecamera nel bagno dell’autogrill
Giovedì ero in viaggio per una trasferta di lavoro che mi ha portato verso il Veneto. Verso le 11:30 decido di fermarmi per una pausa caffè e per fare un salto in bagno. In prossimità di Verona vedo il cartello che indicava l’uscita per il prossimo autogrill e una grande insegna con scritto Bauli.
ICYMI: FPF Webinar Discussed The Current State of Kids’ and Teens’ Privacy
Privacy by design for kids and teens has expanded across the globe. As policymakers, advocates, and companies grapple with the ever-changing landscape of youth privacy regulation, the Future of Privacy Forum recently hosted a webinar discussing the current state of kids’ and teens’ privacy policy. The webinar explored the current frameworks that are influential worldwide, the variations in youth privacy approaches, and the nuances of several emerging trends.
The virtual conversation, moderated by FPF’s Chloe Altieri, included a discussion about the industry’s work on compliance with a variety of regulations across jurisdictions. The webinar began with presentations from the panelists, setting the stage with their current work on youth privacy issues. The panelists were Phyllis H. Marcus, Partner at Hunton Andrews Kurth LLP, Pascale Raulin-Serrier, Senior Advisor in Digital Education and Coordinator of the DEWG at the French CNIL, Michael Murray, Head of Regulatory Policy at the U.K. ICO, and Shanna Pearce, Managing Counsel, Family Experience at Epic Games.
Phyllis led the audience through the current U.S. legislative and regulatory landscape. The U.S. States have been incredibly active in children’s and teens’ privacy legislation, with 11 states having enacted bills and an additional 35 states have considered legislation for youth online safety. The trends emerging from the online safety legislation being considered show four primary categories of laws being considered by state regulators: Platform Accountability Laws, Age Verification Laws, Social Media Metering Laws, and the California Age-Appropriate Design Code (CA AADC). In recent actions, the Federal Trade Commission has stepped up enforcement of the Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA). Finally, the U.S. Congress has taken an interest in enhancing youth online safety measures through the introduction of COPPA 2.0 by Sen. Markey and Sen. Cassidy and the Kids Online Safety Act (KOSA) by Sen. Blumenthal and Sen. Blackburn.
Pascale discussed the work of the French CNIL, both nationally and internationally, in making privacy and youth online safety an effective initiative. Key international initiatives include the International Resolution on Children’s Digital Rights adopted in 2021, which harmonized a regulatory vision and set of core principles among Data Protection Authorities Worldwide around youth online safety. Additionally, the CNIL is working to improve digital education to combat the issues of online safety. The CNIL published eight recommendations to enhance the protection of children online in 2021 with the aim of providing practical advice to a range of stakeholders. Such recommendations include strengthening youth awareness of risks online and privacy rights as well as encouraging youth to exercise their privacy rights in order to stay safe. Youth education efforts are being undertaken in conjunction with digital literacy efforts that empower parents and caretakers to have meaningful conversations about online safety with their children.
Michael discussed the United Kingdom’s Age Appropriate Design Code (U.K. Children’s Code), which is a statutory code of practice under the UK’s General Data Protection Regulation(GDPR). The Children’s Code is grounded in the principles established by the United Nations Convention on the Rights of the Child (UNCRC). Michael explained that the Code sets out 15 interlinked standards of age-appropriate design for online services that are likely to be accessed by children. The U.K. Information Commissioner’s Office (ICO) has undertaken a wide-ranging effort to supervise the code by exploring the possible ways the ICO could provide guidance for online services to meet the Code’s objectives. The ICO not only looks to submitted complaints but also to industry engagement efforts and engagement with other regulators or government offices to inform its guidance. According to recent industry surveys, this new method of supervising code implementation has been effective.
Shanna discussed the safety and privacy considerations that are necessary when building online experiences for kids and teens, specifically on gaming platforms. Shanna spoke about the balance and thoughtful product design required to create a positive experience for younger players and their guardians in compliance with global regulations. One product of this balancing act for Epic Games was the deployment of a suite of protections across its ecosystem of games, including age-appropriate default settings, parental controls, and Cabined Accounts, an Epic account designed to create a safe and inclusive space for younger players. Players with Cabined Accounts can still play Fortnite, Rocket League, or Fall Guys but won’t be able to access certain features, such as voice chat, until their parent or guardian provides verifiable parental consent (“VPC”).
After the panelists’ presentations, we launched into a discussion on several of the most salient issues unsettled in youth privacy policy, such as online safety, age assurance, parental consent, new regulatory requirements, and guidance for the industry. We have summarized the discussion and included key takeaways.
How are policymakers and industry members working to resolve points of tension between privacy and safety? How is this tension and its resolution approached differently across the globe?
Michael Murray gave a three-fold answer on the difference between U.S. and U.K. child privacy & safety policy. The first key difference is that in the U.K. context, the ICO and OFCOM lead a dual effort where the ICO focuses on privacy, and the U.K.’s Office of Communications (Ofcom) focuses on safety and content regulation. In the U.S., there is no defined, systemic privacy and safety regulatory effort. The second is that the U.K. is a signatory to the UNCRC, which defines children as anyone under the age of 18, and that is reflected in U.K. law. In contrast, the U.S. is not a UNCRC signatory, and the current U.S. federal protections define children as individuals under the age of 13 years old. Finally, third, the U.S. operates largely under an actual knowledge standard that an online site or service is directed to children. Whereas the U.K. Code and, recently, the California AADC operate under a “likely to be accessed” by children standard.
Phyllis H. Marcus elaborated on some of the points Michael brought up, describing the knowledge standard and tensions between privacy and safety we see in the U.S. COPPA is a privacy rather than a safety regime, but it does have safety components as one of its statutory underpinnings. It is important to know that this current regime is being somewhat upended by the patchwork of state laws being passed. Additionally, this regime may change if COPPA 2.0 and KOSA make their way through Congress and especially if they go into effect, where, combined, they will regulate privacy and safety regimes in tandem.
Pascale provided insight into the approach by France and the European Union (EU), where safety and privacy are not opposing or differentiated regulatory efforts. Safety is an element of privacy regulation and is considered within Data Protection legislation.
Age assurance is a large part of the policy conversation on youth privacy and safety online, especially as privacy protections for teens are expanding. What are your thoughts on the current issues around age assurance?
According to Michael, the area of age assurance and age verification is rapidly evolving, but there is “no silver bullet” for establishing or verifying user age on digital platforms and services. The U.K. Code takes a risk-based and proportional response to age assurance. The lower the risk of processing a child’s data, the less intensive age assurance or verification mechanisms need to be. For example, self-declaration might be a suitable mechanism for a lower-risk service. However, where risk is higher, more assurance and verification are needed to protect against processing children’s data, which is a GDPR violation. For higher-risk services, age estimation software with a buffer, a form of cabined accounts, or age verification through mobile contracts and digital IDs could be employed. These methods are all still immature, and there is no clear one-size-fits-all solution.
Pascale expressed that there are no clear solutions for age assurance and verification at this time. The CNIL, along with working groups such as DEWG, are still experimenting with age assurance methods. The CNIL is working towards developing a technical approach among different stakeholders in both the government and private sectors to harmonize methods across the chain of actors concerned. However, it is clear that the solution developed will not rely on biometric data collection for age verification efforts, though scans and estimations of face shape may be permitted. The end goal will be to find a strong mechanism for verification while balancing privacy concerns.
What are the important considerations when trying to strike a balance between data minimization, collecting information for age assurance, the level of accuracy that is appropriate, and the evolving landscape of age assurance technologies?
Shanna discussed the challenges the industry faces with respect to the state of age assurance technology in certain scenarios. Those challenges include imprecision with some age assurance technology and methods that cannot be used across all types of devices where users access online services, such as gaming consoles. These challenges are reduced when several methods are offered for verification of adults providing parental consent but may be significant where a single method is used as a gate for users to access services. While alternative age assurance technologies continue to develop, Shanna observed that the industry can find creative ways to improve the reliability of existing methods like self-reported age gates–such as providing child experiences that reduce the incentive to misstate age (Epic’s Cabined Accounts are one example) and using trusted data intermediaries to reduce friction and privacy risk to parents providing parent verification.
Michael echoed concerns about data minimization complicating age verification techniques. He added that when given a choice, a lot of parents prefer age estimation mechanisms as opposed to giving hard identifiers or personal information such as ID numbers or credit cards for age verification purposes.
These questions around age assurance are sometimes linked to discourse about parental consent. Can you speak to these two topics and share a bit about the emerging methods for each?
Phyllis provided more insight into age assurance and parental consent practices in the U.S., noting that, at least in the U.S., age assurance and parental consent “are really two different things.” When it comes to children’s use of online services under federal law, there is no requirement to verify the age of users. Rather, the U.S. requirement is to obtain consent from someone whom the company has reasonable assurance to be the parent of a child requesting access to a service. There are some parental consent mechanisms that have been whitelisted by the FTC and have been in place for decades, while others are still being reviewed by the FTC. The idea of age assurance, on the other hand, is relatively new in the U.S., and there are a number of actors considering the possibility of deploying age assurance methods in the states. Key considerations for exploring the use of age assurance technology in the U.S. include looking at less-intrusive, less risky verification methods and making data minimization a priority. Finally, Phyllis made clear that when using age estimation systems for age assurance, the over/under age estimations could be risky if not adequately tested. When estimating a user’s age with just a few years for margin of error, that would be the difference in compliance and non-compliance.
There is a lot of work being done globally by lawmakers, regulators, advocates, industry leaders, and researchers to answer these policy questions we have discussed today. How are recommendations created, and how is this guidance impactful for remedying noncompliance or figuring out solutions to protect youth privacy online?
Pascale noted that in addition to the CNIL’s eight recommendations previously mentioned, global IT experts are exploring age verification technologies to be able to create recommendations for compliance and enforcement. Work is also being done on digital education for parents as a way to increase awareness and understanding of child privacy and safety online. There is a balance between allowing parents to be involved and requiring online services to add protections. There are also important nuances around teen autonomy, developmental stages, and parents sharing too much of their child’s information. There is more to come on recommendations providing topics of discussion with parents as well as developing cooperation on a voluntary basis with the industry.
Michael agreed that digital education is a vitally important part of the solution, and research shows that parents want to have a say in the online services their kids use. Still, it cannot be the entire solution, and parents will not always be able to make informed decisions. Children’s design codes are placing an emphasis on the design of online services to avoid placing an overwhelming burden on the shoulders of parents. This emphasis works productively in tandem with developing resources for parents to have productive conversations with their children.
Recent youth privacy legislation has included a variety of standards for the level of knowledge of an online service’s audience’s age. These variations in legislation have led to companies needing to consider youth privacy issues, like age assurance, that previously did not. How is this impacting emerging technology and the practical implementation of new products?
Phyllis responded that the development of new standards for determining what services do or do not fall under the scope of regulatory scrutiny and age assurance requirements is one of the most hotly contested and highly discussed issues in the evolving U.S. landscape. Under COPPA, the requirements are defined clearly into buckets, which then clearly define the scope of the law. The current federal standard in the U.S. is actual knowledge that a service is directed to children. Phyllis cautions that it’s important to note that most new initiatives change this paradigm, and the jury is still out on what the new standard will ultimately entail with COPPA 2.0 and KOSA.
Shanna noted that while many services were developed and deployed prior to legislation going into effect, those services may be brought into scope later. Retrofitting an existing service to address things like parental consent and default settings may require significant design and technical effort, and the process is complicated further as the age of digital consent differs across regions. Shanna stated that engagement by regulatory bodies and issuing of guidance is invaluable to companies trying to comply with these evolving requirements in the tech space.
Pascale added that this is not the first time that the industry has faced technical difficulties like the ones we see today in age assurance and verification. According to Pascale, innovation is a key element to prioritize in each company’s approach because big innovations can guide smaller ones.
We asked a final question to all of our panelists: What do you foresee as the near future of youth privacy policy? What issue should companies or policymakers have top of mind right now?
Phyllis observed that there is a lot on the horizon and that it will be easy for actors to fall behind if they are not intentionally keeping up with youth privacy. It is clear that developments in the U.K. have had an effect on U.S. policy at both the state and federal levels. These initiatives will continue to be momentum to keep an eye on.
Pascale opined that privacy by design is one of the best policy options. While digital education is important to aid in solving these issues, integrating privacy by design at the conception of tech innovation will help to distribute the pressure of protecting youth online.
Michael noted that age assurance is an obvious answer. Additionally, the resolution of First Amendment questions presented in the litigation of the California Age-Appropriate Design Code will be critical. The suit brings up fundamental issues around how to protect data without impacting U.S. constitutional rights that will be an important debate.
Shanna is interested in seeing how companies balance privacy with uses of emerging technologies that improve online safety. She also observed that a variety of laws are currently taking shape around the globe, and there’s an opportunity to improve consistency and clarity of forthcoming guidance so companies can comply effectively.
Each of the panelists shared helpful resources, which we have listed and linked below, along with a few of our own. You can also find the panelist’s presentation slides and additional resources here.
Phyllis H. Marcus’ Recommended Resource:
Pascale Raulin-Serrier’s Recommended Resources:
- Global Privacy Assembly Adoption of an International Resolution on Children’s Digital Rights (2021)
- Personal Data Protection Competency Framework For School Students
- Données & Design Workshops for co-constructing ethical interfaces
- Demonstration of a privacy-preserving age verification process
- CNIL Children & Teenagers Education Resources
Michael Murray’s Recommended Resources:
- UK ICO GDPR Resources
- Best Interests of the Child Self-Assessment
- Information Commissioner’s Opinion: Age Assurance for the Children’s Code
- ‘Likely to be accessed’ by children – FAQs, list of factors & case studies
- Designing data transparency for child
Shanna Pearce’s Recommended Resources:
Additional Future of Privacy Forum Resources of note:
- Infographic: Unpacking Age Assurance: Technologies and Tradeoffs
- Policy Brief: An Analysis of the California Age-Appropriate Design Code
- Policy Brief: Comparing the UK and California Age-Appropriate Design Codes
Coming up soon! You won’t want to miss FPF’s final session in our virtual Immersive Tech Panel Series on December 6 at 11 am ET. The December session will dive into designing immersive spaces with kids and teens in mind. You can register for this event here.
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In viaggio verso i giganti ghiacciati, con Luca Nardi e Fabio Nottebella | AstroSpace
«“Giganti ghiacciati” è uno di quei saggi scientifici da avere nella propria libreria. Perché raccoglie tutte le informazioni finora a nostra disposizione sui due pianeti ghiacciati del nostro Sistema Solare, perché le racconta con passione e con competenza. Ma soprattutto, perché ci ricorda che l’esplorazione dello spazio di anno in anno ci regala una visione sempre più ampia della nostra casa, una conoscenza sempre più approfondita di ogni suo anfratto.»
Rigenerata, un racconto sulla libertà e il piacere di andare in bicicletta
Come conclusione ideale di Libriamoci 2023, giornate di lettura a voce alta, vi presento qui in formato audio e in formato testo “Rigenerata” un racconto che parla della libertà e del piacere di andare in bicicletta.
Il racconto si può ascoltare da qui: funkwhale.it/library/tracks/12…
Un grosso grazie va a Cristina Castigliola (cristinacastigliola.it/index.p…), la bravissima attrice e speaker che ci ha regalato il suo tempo e la sua voce.
Il testo è tratto dalla raccolta Fatte di storie curata da Clara Marcolin e realizzata nell'ambito del progetto LibLab presso la biblioteca di Cormano (MI).
Il progetto LibLab, sviluppato tra il febbraio 2018 e il marzo 2019, ha coinvolto cinque biblioteche del CSBNO in un viaggio alla scoperta del Design Thinking e della progettazione partecipata, per rendere gli utenti protagonisti ed ideatori di servizi innovativi.
I testi sono stati scritti e condivisi attraverso la lettura ad alta voce da un gruppo di utenti italiane e straniere della biblioteca di Cormano.
Il testo del racconto si può scaricare da qui: dgxy.link/Rigenerata
L'autrice del testo ha deciso di rimanere anonima firmandosi con lo pseudonimo di Chitta.
Buona lettura e buon ascolto 😀
#bici #bicicletta #cicliste #lettura #podcast #fediverso #funkwhale
@Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋 @macfranc @il_biciclista 🚲 :antifa: 🌈 @Marcos M.
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informapirata ⁂
in reply to Andrea Russo • • •dichiarazioni irresponsabili
@politica
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El Salvador
in reply to informapirata ⁂ • • •“The more we support Ukraine, the faster the war will end."
Sicuramente. 🤐☠️
informapirata ⁂
in reply to El Salvador • • •Irrersponsabili ("We should also be prepared for bad news”), fallaci (“The more we support the Ukraine, the faster the war will end.") e dannose (“We’re not able to work as closely together as we should”).
Questo ennesimo scarto del laburismo mercantilista europeo (è una via di mezzo tra Prodi e D'Alema) si dimostra un segretario generale NATO scadente (oltre che scaduto: ilpost.it/2023/07/05/jens-stol…)
Il mandato di Jens Stoltenberg come segretario generale della NATO è stato prorogato fino allottobre del 2024
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