Le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con gli Usa
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di Michelangelo Cocco*
(questo articolo è stato pubblicato in origine da “Rassegna Cina” del Centro studi sulla Cina contemporanea)
Pagine Esteri, 16 giugno 2023 – Lo Shangri-La Dialogue che si è svolto a Singapore dal 2 al 4 giugno scorso è stato preceduto e accompagnato da due quasi collisioni tra aerei e navi cinesi e statunitensi, rispettivamente nei cieli sul Mar cinese meridionale (il 26 maggio) e nello Stretto di Taiwan (il 3 giugno). Si è trattato di vere e proprie manovre “di avvertimento”, con le quali l’Esercito popolare di liberazione (Epl) ha sottolineato il monito lanciato il 4 giugno dal nuovo ministro della difesa di Pechino dal palco della ventesima conferenza sulla sicurezza organizzata dallo International Institute for Strategic Studies (Iiss).
Li Shangfu, il figlio di un importante veterano dell’armata rossa che il presidente cinese ha voluto a capo dell’Epl, ha pronunciato un discorso (il cui testo è consultabile a questo link) destinato a passare alla storia, dal momento che Xi Jinping ha mandato il suo generale (sotto sanzioni Usa dal 2018 per l’acquisto di armi dalla Russia) a proclamare davanti a centinaia tra ministri ed esperti di difesa che la Cina non tollera più “interferenze” in quelle due zone strategiche del Pacifico occidentale. I pattugliamenti degli Stati Uniti e dei loro alleati per garantire la “libertà di navigazione” in acque internazionali nel Mcm e intorno a Taiwan sono, ha dichiarato Li, «provocazioni per esercitare un’egemonia di navigazione» e come tali vanno contrastati.
Il ministro della difesa ha di fatto dettato le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con Washington che, a livello di comandi militari, è pericolosamente interrotto dal 2 agosto scorso, quando l’allora terza carica degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, fu ricevuta a Taiwan dalla presidente Tsai Ing-wen. Pechino pretende un allentamento della pressione degli Stati Uniti e dei loro alleati su Taiwan e nel Mar cinese meridionale: lo ha confermato l’ex ambasciatore a Washington Cui Tiankai, presente anch’egli a Singapore. La leadership cinese vuole inoltre che – in segno di rispetto per la sua nuova carica di ministro della difesa – l’amministrazione Biden rimuova le sanzioni nei confronti di Li.
Il ministro della difesa cinese, Li Shangfu
Nel mirino di Li Shangfu sono finite le partnership di difesa Quad (Usa, Australia, India e Giappone) e Aukus (Australia, Regno Unito e Usa), incentrate sul Pacifico occidentale, definite un «tentativo di favorire lo sviluppo di alleanze militari simili alla Nato, sequestrando i paesi della regione ed esagerando conflitti e scontri, che non faranno altro che far precipitare l’Asia-Pacifico in un vortice di controversie e conflitti». A queste Li ha contrapposto la Global security initiative lanciata da Xi, incentrata sullo sviluppo economico piuttosto che sulla comune adesione all’ordine internazionale liberale.
Se, da un lato, la Cina mostra i muscoli, dall’altro il contrasto esplicito alle sue rivendicazioni di sovranità su Taiwan e nel Mar cinese meridionale (affermato anche dal recente vertice del G7 di Hiroshima), così come l’utilizzo politico e il risalto mediatico dato in Occidente all’incidente del pallone spia dell’inizio dell’anno, o le stesse sanzioni contro Li sono motivo di imbarazzo per la leadership di Pechino, perché cozzano con la narrazione del “grandioso risveglio della nazione cinese” promossa da Xi come principale collante tra la società e il partito unico.
Come che sia, i rapporti tra Pechino e Washington sono ai minimi dal 1979, da quando Cina e Stati Uniti stabilirono ufficialmente relazioni diplomatiche. E l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) – in equilibrio tra commercio con la Cina e legami di sicurezza con gli Stati Uniti – a Singapore si è dichiarata “molto preoccupata”. A nome del gruppo di dieci paesi il ministro della difesa della città-stato, Ng Eng Hen, ha avvertito che «devono esistere canali di comunicazione, sia formali che informali, in modo che quando si verificano questi incidenti non pianificati, tali canali possano essere utilizzati per ridurre l’escalation ed evitare conflitti, altrimenti potrebbe essere troppo tardi per avviarli o attivarli nei momenti di crisi». Le controparti cinesi avranno certamente parlato di questo (oltre che di Ucraina) incontrando il direttore della Cia, William Burns, che il mese scorso si è recato in segreto in Cina.
Mentre Li parlava allo Shangri-La Dialogue, a Pechino sono sbarcati il sottosegretario di stato per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico, Daniel Kritenbrink, e la nuova direttrice gli affari della Cina e di Taiwan del Consiglio per la sicurezza nazionale, Sarah Beran, per discutere «questioni chiave della relazione bilaterale». Le posizioni tra Pechino e Washington restano distanti, tanto che mercoledì 7 giugno Kurt Campbell, il responsabile della Casa Bianca per la sicurezza nazionale con delega sull’Asia-Pacifico, ha dichiarato che «siamo ancora relativamente all’inizio del processo di questo ciclo di impegno in termini di dialogo e diplomazia tra [gli Stati Uniti] e la Cina, ed è incerto quale traiettoria prenderà, ma posso assicurarvi… condurremo la nostra diplomazia con la Cina nella più stretta consultazione possibile con alleati e partner».Pagine Esteri
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Il Ministero dell’Istruzione e del Merito rende disponibili tre video di sintesi sulle novità relative all’Esame di Stato negli Istituti professionali di nuovo ordinamento.
Li trovate qui ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito rende disponibili tre video di sintesi sulle novità relative all’Esame di Stato negli Istituti professionali di nuovo ordinamento. Li trovate qui ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
In Cina e Asia – Bill Gates incontra Xi Jinping
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Il Consiglio dei Ministri odierno ha approvato il Decreto-legge “PA2”.
Gli interventi di interesse del Ministero dell’Istruzione e del Merito riguardano l’accelerazione delle procedure concorsuali per l’assunzione di docenti nell’ambito del Piano N…
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Dall’Ucraina all’Indo-Pacifico. L’agenda della ministeriale Difesa della Nato
Una fitta agenda dei lavori sta caratterizzando la riunione del Consiglio del nord atlantico, a livello di ministri della Difesa, che si tiene questi giorni al quartier generale della Nato a Bruxelles ed è presieduta dal segretario generale uscente, Jens Stoltenberg. Al centro, ovviamente, il sostegno all’Ucraina e l’elaborazione di un piano a lungo termine, oltre alla preparazione del prossimo importante vertice di Vilnius dell’Alleanza Atlantica che si terrà a luglio. “Vediamo che il sostegno della Nato sta dando dei risultati e sta facendo la differenza sul campo di battaglia ogni giorno”, ha raccontato Stoltenberg in una dichiarazione congiunta con il ministro della Difesa ucraino, Oleksji Reznikov.
Il supporto all’Ucraina, anche con un nuovo piano
“Dobbiamo assicurarci che il presidente Putin non vinca questa guerra e che l’Ucraina prevalga come uno Stato sovrano e indipendente”, ha aggiunto ancora Stoltenberg. In questo senso il supporto fornito dai Paesi alleati si rivela molto significativo. E per questo “i membri della Nato stanno lavorando per completare un piano per fornire supporto a lungo termine all’Ucraina”, hanno reso noto alcune fonti diplomatiche Usa e Ue citate da Reuters, tuttavia “ci sono ancora divisioni su quale sia il modo migliore per garantire la sicurezza dell’Ucraina fino a quando il Paese non potrà aderire all’alleanza militare”. A Vilnius si discuterà anche di tale piano. In questo scenario Stoltenberg si aspetta nuovi impegni da parte degli alleati, proprio come fatto dagli Stati Uniti: “Sono appena arrivato da Washington e il presidente degli Usa Biden ha annunciato, solo un paio di giorni fa, un nuovo pacchetto significativo con più munizioni, più munizioni per la difesa aerea e altri tipi di supporto militare, e abbiamo visto anche diversi altri alleati europei, negli ultimi giorni, annunciare un maggiore sostegno”. Nel frattempo sul campo la controffensiva ucraina prosegue, “ma non sappiamo ancora se sarà il punto di svolta del conflitto”, ha continuato il segretario della Nato.
Coalizione alleata per i caccia
“Abbiamo avuto dai nostri alleati l’importante notizia della nascita di una coalizione per i caccia. Abbiamo ricevuto l’impegno dei nostri partner che i training (dei piloti) cominceranno e che costruiremo insieme questo consorzio”. Così ha spiegato Reznikov, in una dichiarazione congiunta con Stoltenberg. Il ministro ucraino ha poi spiegato quali saranno i prossimi passi, che vedranno innanzitutto in azione gli F-16, con Olanda e Danimarca a fare da leader, seguiti dalla notizia che i partner svedesi faranno testare le proprie capacità. “Sono sicuro che presto avremo una coalizione per le forze aeree così che noi rimarremo lo scudo orientale dell’Ue e lo scudo orientale della Nato”, ha aggiunto Reznikov. “In futuro le forze armate ucraine saranno lo scudo orientale dell’Europa e della Nato”, ha concluso infine ministro ucraino.
Rafforzare partnership indo-pacifiche
Nell’ultimo Concetto strategico della Nato per la prima volta la Cina veniva descritta come un Paese che rappresenta a tutti gli effetti una sfida ai valori e alla sicurezza degli alleati. Il concetto è stato ribadito anche da Stoltenberg, che ha parlato della Nato come di “un’alleanza tra Nord America e Europa che rimarrà tale”, aggiungendo che al momento non è nei programmi dell’Alleanza “trasformarsi in un’organizzazione globale con membri provenienti dall’Asia”. Per questo motivo, ha proseguito il numero uno della Nato, “abbiamo deciso di rafforzare ulteriormente la nostra partnership con i nostri partner indo-pacifici: Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia. Abbiamo invitato i leader di questi Paesi a venire a Vilnius e apprezziamo molto il rafforzamento della partnership con loro”.
Il punto con l’industria degli armamenti
Al centro delle intense giornate di meeting, si tiene anche un incontro con i produttori di armamenti dei Paesi alleati, per discutere dell’incremento della produzione in seguito alla progressiva erosione delle scorte. “Abbiamo invitato piccoli, medi e grandi produttori dell’industria della Difesa dell’Alleanza a un evento informale. In questo modo i ministri della Difesa possono discutere direttamente con l’industria il modo migliore per aumentare la produzione, rendere sicure le nostre catene di approvvigionamento e rimuovere gli ostacoli alla cooperazione”, ha spiegato Stoltenberg. All’evento sono stati invitati a partecipare anche l’Ucraina e l’Unione europea. “Mi aspetto che i ministri della Difesa esamineranno un nuovo Piano d’azione per la produzione della Difesa, che i leader concorderanno al vertice di Vilnius in materia di affari”, ha proseguito ancora Stoltenberg, sottolineando inoltre l’importanza di migliorare l’interoperabilità.
In arrivo un centro inglese per la sicurezza marittima
La protezione delle infrastrutture critiche sottomarine, dopo il sabotaggio del Nord Stream, è diventato un dossier sempre più strategico e la Nato risponde con l’istituzione di un nuovo Centro marittimo per l’Alleanza all’interno del Comando marittimo nel Regno Unito. L’appello lo ha lanciato sempre Stoltenberg spiegando che: “il Centro aumenterà la nostra consapevolezza situazionale e migliorerà la presenza marittima per la deterrenza e la difesa”.
L’interrogativo sul prossimo segretario
Quello di Vilnius sarà un summit cruciale e non solo perché a oltre un anno di distanza dall’ultimo vertice di Madrid la situazione geopolitica nel Vecchio continente è diventata più critica, ma anche perché in quell’occasione si dovrà scegliere il successore di Stoltenberg, il quale proprio questi giorni a Bruxelles ha confermato di “non ricercare intenzionalmente un’estensione del mandato”. Tra i più papabili si fa il nome del primo ministro danese, Mette Frederiksen, ma in lizza c’è anche il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace.
[Foto: NATO]
Leonardo rivoluziona l’organigramma. Focus su innovazione e agilità aziendale
Da Piazza Monte Grappa arriva la notizia della nuova struttura organizzativa del Gruppo, che inaugura l’era del nuovo amministratore delegato e direttore generale, Roberto Cingolani. La governance di Leonardo si compatta, passando da tredici a otto riporti dell’ad. “La nuova struttura, semplificata, garantirà un modello gestionale snello che al contempo rafforza il team manageriale”, ha spiegato l’ad Cingolani, “l’obiettivo è assicurare una conduzione del business più agile e affrontare con successo le sfide che pone un mercato sempre più dinamico e competitivo a livello internazionale”.
Nasce la Condirezione generale
Principale novità dell’assetto voluto da Cingolani è l’istituzione della Condirezione generale business & operation, incaricata di coordinare le divisioni e le unità di business dell’azienda, alla cui guida è stato posto Lorenzo Mariani, già managing director di Mbda Italia. L’obiettivo dichiarato della nuova Condirezione è quello di rafforzare ulteriormente l’attuale core business dell’azienda.
Gli obiettivi della ristrutturazione
Nei suoi obiettivi, la ristrutturazione dell’organigramma punta in particolare sulle nuove tecnologie e l’innovazione. Nelle intenzioni dell’azienda, infatti, emerge la volontà di accelerare ulteriormente il percorso di crescita di Leonardo nei settori cyber e spazio, con la strutturazione di un presidio organizzativo dedicato. Altra previsione è la creazione di una nuova struttura organizzativa che unisca Strategie e Tecnologie. Infine, Monte Grappa punta anche sul rafforzamento dell’integrazione dei principi di sostenibilità all’interno della strategia aziendale, da realizzare attraverso l’ingaggio degli stakeholders sui temi degli indici Esg, i misuratori della sostenibilità ambientale, sociale e di governance delle aziende che tradizionalmente hanno limitato l’investimento nelle realtà dell’aerospazio e della Difesa (presupposti rimessi in discussione dalla crisi scaturita dall’invasione russa dell’Ucraina).
Le divisioni di Leonardo
Per quanto riguarda i ruoli a guida delle diverse ripartizioni, Monte Grappa potenzia la struttura che dovrà coordinare l’azione dell’azienda nello spazio, affidata a Franco Ongaro, arrivato a Leonardo dall’Agenzia spaziale europea. L’ipotesi è la realizzazione di una divisione spazio da affiancare alle attuali: elicotteri, velivoli, aerostrutture, elettronica e cyber security. Alle direzioni di queste, Gian Piero Cutillo resta all’ala rotante, Marco Zoff confermato ai velivoli e Stefano Bortoli ad aerostrutture. A guidare l’elettronica, alla cui guida c’era Gabriele Pierallini, diventato ad di Telespazio al posto di Luigi Pasquali, attuale coordinatore delle attività spaziali di Leonardo.
Il vero “abuso d’ufficio” è quello dei pm
Secondo il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, una delle ragioni per cui il governo sbaglia ad abolire il reato di abuso d’ufficio – lo abolirà oggi in Consiglio dei ministri – è il trascurabile numero di condanne. Nel 2021, ventisette. E a me, al contrario, è subito sembrata la ragione più solida per abolirlo. Perché a fare spavento non è il numero di condanne, ma il numero di indagini avviate dalle procure: nello stesso anno, 5 mila e 418. Cioè in Italia, compresi weekend, Pasqua e Natale, vengono aperti quasi quindici fascicoli al giorno, e siccome i pm in Italia sono poco più di duemila, ognuno di loro, ogni anno, deve lavorarsene due e mezzo. Di questi 5 mila e 418 procedimenti, 4 mila e 622 si sono chiusi nell’ufficio del Giudice delle indagini preliminari: nove condanne e 4 mila 613 archiviazioni. E così, già l’ottantacinque per cento delle indagini finisce in nulla. Le restanti, che raggiungono il rango di dibattimento in tribunale, si sono concluse con diciotto condanne. Se aggiungiamo i trentacinque patteggiamenti, arriviamo a sessantadue colpevoli su 5 mila e 418. Ed eccoci alla sintesi: 1.1 per cento di condanne e 98.9 di assoluzioni o archiviazioni. Bisogna aggiungere un altro paio di dettagli. Primo, anche quelle sessantadue condanne saranno lievi, perché lieve è il reato, e mai tali da mandare il condannato in carcere. Secondo, tutti quei bei numerini sono persone che per un bel po’ resteranno nell’angoscia delle grinfie della giustizia (senza contare il tempo e il denaro buttati dalla finestra). E tutto questo a me pare l’unico vero grande abuso.
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Einaudi: il pensiero e l’azione – “L’economista” con Emma Galli
Con la Professoressa Emma Galli analizziamo l’attualità del pensiero economico di Luigi Einaudi,
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Rubrica “Einaudi: il pensiero e l’azione”
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Difesa underwater. Buttitta (Engineering) presenta le nuove tecnologie sottomarine
La dimensione sottomarina è ormai riconosciuta a livello nazionale come uno spazio strategico per la crescita, lo sviluppo e la sicurezza del Paese. Sotto la superficie del mare, infatti, passano cavi Internet e condotte energetiche che uniscono tra loro i continenti., infrastrutture che dovranno essere protette e difese. Di recente, all’inaugurazione dell’ottava edizione del forum internazionale dedicato alle tecnologie per il mare, SeaFuture, a La Spezia, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottolineato l’importanza strategica della dimensione underwater: “Nei prossimi decenni, sarà il mondo subacqueo a porci la sfida della sicurezza”. Un mondo, quello subacqueo, che avrà bisogno di nuove tecnologie e soluzioni per poter essere sfruttato appieno in modo efficace e sostenibile. Di questo, Airpress ha parlato con Dario Buttitta, executive vice president Pa and healthcare di Engineering, digital transformation company italiana con oltre settanta sedi in tutto il mondo specializzata in innovazione digitale.
Quali sono le principali proprietà della futura azione umana sotto la superficie del mare?
Finora la dimensione subacquea è stata utilizzata prevalentemente per lo sfruttamento del sottosuolo e come principale via di comunicazione per il passaggio dei cavi: gran parte delle fibre ottiche che trasportano segnali telefonici e dati internet passano sott’acqua, così come le linee di alimentazione energetica e di rifornimento. Per il resto, i fondali sottomarini sono un mondo per lo più inesplorato, che apre diversi possibili scenari all’azione umana. Negli ultimi anni, si è riconosciuta l’importanza delle attività marine nell’economia del Mediterraneo e nel suo potenziale sviluppo, in particolare per l’Italia, favorita com’è dalla sua geografia. In parallelo emerge la sfida di bilanciare la crescita economica con la sostenibilità ambientale, poiché gli ecosistemi marini sono sempre più minacciati dalla pressione umana, e le coste e le infrastrutture costiere sono estremamente vulnerabili al cambiamento climatico.
Come riuscire a tenere insieme sviluppo e sostenibilità?
È fondamentale che qualsiasi sviluppo futuro al di sotto della superficie del mare non prescinda da un approccio sostenibile: che si tratti di estrazione delle risorse minerarie, di cui i fondali sono ricchissimi, di agricoltura sottomarina, che sembra possa avere un minore impatto ambientale rispetto a quella sulla terraferma, o della realizzazione di strutture fisse sul fondale marino adatte per la vita umana, ogni strategia di intervento va valutata in termini di impatto ambientale e di rispetto dell’ecosistema marino. Per questo le grandi aziende che operano in questo settore sono chiamate a ripensare il business cercando opportunità sostenibili, ad esempio attivando partnership con le università o con biologi marini per definire insieme strategie a lungo termine volte a sostenere una crescita economica intelligente, sostenibile e inclusiva nei settori marino e marittimo.
Questo approccio è in linea con l’iniziativa Blue growth della Commissione europea, che riconosce il potenziale inutilizzato degli oceani, dei mari e delle coste dell’Europa come motore dell’economia verde europea: un volano per la creazione di nuove opportunità di lavoro e di nuove aziende maniera sostenibile, attraverso la promozione della ricerca, del trasferimento tecnologico e del partenariato tra ricerca scientifica e settore industriale.
Quando si parla di underwater, ci si riferisce a uno spazio amplissimo, che dovrà essere monitorato costantemente per garantire la sicurezza delle infrastrutture che passano sui fondali marini. Questo richiederà piattaforme sempre più autonome, con capacità di intelligenza artificiale all’avanguardia…
La capacità di monitorare vaste aree sottomarine, prima ancora che di proteggerle, richiede alcune caratteristiche fondamentali per i sistemi underwater del futuro. La principale è probabilmente l’autonomia: poiché nel mondo underwater sarà sempre più importante il ruolo dei droni subacquei, capaci di immergersi a grandi profondità e destinati alla sorveglianza e alla protezione delle infrastrutture, va da sé che dovranno essere dotati di grande autonomia in termini di range, distanza e di ore di movimento. Questo apre un problema legato al rifornimento: i motori endotermici sott’acqua non sono utilizzabili perché hanno bisogno di ossigeno. Tutto ciò che deve funzionare sott’acqua funziona con alimentazione elettrica, per cui c’è la necessità di avere delle batterie capaci di garantire una grande autonomia, molto maggiore rispetto a quella disponibile attualmente. Il concetto di autonomia si può declinare anche nella capacità di operare in maniera indipendente. In questo senso diventa fondamentale il contributo delle nuove tecnologie informatiche come l’Intelligenza artificiale per programmare una missione o per riprogrammarla in autonomia in caso di eventi imprevisti.
Quali altre caratteristiche dovranno avere i sistemi underwater del futuro?
È importante che i sistemi subacquei siano dotati di resilienza, sia ai fattori ambientali di utilizzo che dal punto di vista della sicurezza. Un’altra caratteristica strategica dei sistemi underwater del futuro è la capacità di geolocalizzazione: un drone sottomarino non può fare affidamento alle tecnologie utilizzate sulla terra (il Gps sott’acqua non funziona), per cui bisognerà investire su altri sistemi efficienti di geolocalizzazione al di sotto del livello del mare. L’ultimo aspetto che vale la pena citare è l’interoperabilità. Anche se la legge internazionale prevede delle suddivisioni di responsabilità territoriale, il mare non ha confini, per cui garantire l’interoperabilità di sistemi e dati a livello almeno europeo sarebbe importante se si vuole garantire una efficiente capacità di sorveglianza e intervento.
Il mondo subacqueo è caratterizzato da un ambiente estremo, con pressioni elevatissime e difficoltà di visione e monitoraggio dello spazio sottomarino. Come dovranno configurarsi, allora, i sensori dei nuovi sistemi underwater, per permettergli di identificare e tracciare le potenziali minacce?
Si sta esplorando in letteratura la possibilità di utilizzare i cavi in fibra ottica, già collocati al di sotto del mare con altri scopi primari, per monitorare quello che accade: si è scoperto che lo spostamento di masse d’acqua entro certe distanze dalle infrastrutture di comunicazione viene registrato dai cavi in fibra ottica. Utilizzando questi dati, in linea teorica, è possibile determinare se lo spostamento di masse d’acqua in prossimità delle infrastrutture subacquee sia causato da fenomeni naturali come i terremoti o da target subacquei in movimento.
E per quanto riguarda le nuove soluzioni?
Proprio perché le distanze sono molto ampie, probabilmente in futuro bisognerà immaginare una rete di sensori collocati stabilmente sotto il livello del mare, tra loro interconnessi e in grado di aggiornare la situazione subacquea in tempo reale e in modo molto preciso. Associata a questa rete di sensori, che siano quelli che conosciamo oggi o altri più innovativi come quelli in fibra ottica, sarà necessario affiancare una rete di “attuatori”, ossia dei dispositivi che possano intervenire in tempo molto breve per verificare con più precisione quello che sta accadendo ovvero per scongiurare una possibile minaccia. Immaginiamo quindi il lavoro congiunto di queste reti subacquee di sensori e degli attuatori, oggetti autonomi che possono essere comandati e raggiungere un determinato punto al di sotto della superficie del mare per acquisire informazioni aggiuntive o per scongiurare una minaccia.
La gestione di questa rete formata dalle piattaforme classiche e dai sensori e i veicoli automatizzati di nuova generazione richiederà l’utilizzo anche di nuovi sistemi di gestione dei mezzi. Un compito non facile, vista la difficoltà di comunicare sott’acqua e l’aumentata quantità di dati restituita dai nuovi sistemi. Quali sono le principali difficoltà, e quali le soluzioni, per gestire le operazioni sottomarine?
Il principale problema con cui ci si confronta sott’acqua è la comunicazione, perché le onde elettromagnetiche non si propagano e c’è scarsa visibilità. Possiamo fare affidamento solo alle onde acustiche, che tuttavia sono variabili a causa dell’impatto delle condizioni meteo marine, della temperatura e della salinità del mare. Una possibile risposta a queste criticità è quella di creare le cosiddette Sea bed infrastructure, ossia delle infrastrutture residenti sul fondale marino, connesse a terra per gli aspetti di potenza, energia e trasmissione dati, che fungono da centri di appoggio per tutti i sensori, le tecnologie, i droni che operano sotto al mare. In questa direzione sta andando anche la Commissione europea con il Fondo europeo della Difesa (Edf), che quest’anno mette a bando 45 milioni di euro proprio per proposte relative alla realizzazione di Sea bed infrastructure.
Manca poco al colloquio orale che studentesse e studenti in tutta Italia affronteranno per la #Maturità2023.
La Dott.
Ministero dell'Istruzione
Manca poco al colloquio orale che studentesse e studenti in tutta Italia affronteranno per la #Maturità2023. La Dott.Telegram
Gli Usa ottengono l’accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea
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di Redazione
Pagine Esteri, 15 giugno 2023 – Gli Stati Uniti hanno ottenuto l’accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea, dove potranno dispiegare truppe e mezzi e ormeggiare navi.
È quanto prevede il patto di sicurezza firmato a maggio a Port Moresby dal segretario di Stato di Washington, Antony Blinken, e dal primo ministro del paese dell’Oceania, James Marape.
I contenuti dell’accordo, pubblicati ieri dal quotidiano “South China Morning Post”, mostrano come l’intesa sia un ulteriore passo della strategia degli Stati Uniti volta a “contenere” le ambizioni della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico e possa rivelarsi di fondamentale importanza in caso di guerra nello Stretto di Taiwan. Con l’assenso del governo papuano, gli Stati Uniti potranno infatti trasferire uomini e mezzi negli aeroporti del Paese e ormeggiare navi militari nella base navale di Lombrum, sull’isola di Manus – che in passato è già stato utilizzato come guarnigione per le truppe britanniche, tedesche, giapponesi, australiane e statunitensi – e nel porto della capitale Porto Moresby.
Washington avrà “accesso illimitato” a tali siti per la predisposizione di equipaggiamenti, scorte e materiali, e avrà “l’uso esclusivo” di alcune aree delle basi nelle quali saranno condotte “attività di costruzione”. L’accesso alla base di Lombrum, in particolare, potrebbe essere usato per potenziare i siti militari che gli Stati Uniti hanno già a Guam, un arcipelago più a nord, e che potrebbero avere un ruolo chiave in caso di conflitto a Taiwan.
Il patto con Washington è stato appena ratificato dal parlamento della Papua Nuova Guinea nonostante le proteste dell’opposizione, secondo cui il governo avrebbe rinunciato alla propria sovranità favorendo gli interessi degli Stati Uniti e mettendo a rischio la sicurezza del paese. Tra le critiche figura anche quella dell’ex primo ministro Peter O’Neill, secondo cui l’accordo “disegna un bersaglio sulla schiena della Papua Nuova Guinea”.
Nel frattempo le aziende cinesi hanno conquistato miniere e porti in tutto il Pacifico e l’anno scorso hanno firmato un patto di sicurezza con le Isole Salomone che potrebbe consentire a Pechino anche di schierare truppe nell’arcipelago.
Nei mesi scorsi invece Washington ha ottenuto dal governo delle Filippine l’accesso ad altre quattro basi dell’arcipelago, tre delle quali in zone non distanti da Taiwan. – Pagine Esteri
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Raid israeliano a Nablus, ucciso un giovane palestinese
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della redazione
Pagine Esteri, 15 giugno 2023 – Un giovane palestinese, Khalil Yahya, è stato ucciso la scorsa notte da spari di militari israeliani durante una incursione massiccia di reparti dell’Esercito dello Stato ebraico nella città di Nablus, nella Cisgiordania occupata. Yahya è stato colpito alla testa durante, secondo una versione, un intenso scontro a fuoco tra combattenti palestinesi e soldati israeliani. Portato all’ospedale è morto poco dopo il ricovero per la gravità delle ferite subite.
Il nuovo raid israeliano è scattato per distruggere la casa di Osama Tawil, accusato da Israele di aver ucciso lo scorso anno un soldato, Ido Baruch. L’abitazione, situata nel quartiere di Rafidiya, è stata fatta saltare in aria mentre intorno proseguivano intensi i combattimenti. La Mezzaluna Rossa ha comunicato di aver assistito 187 persone, 3 delle quali colpire da proiettili, 3 da proiettili rivestiti di gomma e le rimanenti intossicate da gas lacrimogeni. L’esplosione della casa di Osama Tawil ha inoltre provocato danni gravi ad altre due abitazioni.
Negli ultimi giorni le forze militari israeliane hanno effettuato irruzioni in particolare a Balata, un campo profughi palestinese adiacente a Nablus, provocando vittime e distruggendo alcune case. Pagine Esteri
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Accomunati
Una morte non inattesa ha messo il mondo della comunicazione nelle condizioni di prepararsi. Fin troppo, visto il diluvio di parole e pagine sulla scomparsa di Silvio Berlusconi. Le parole più interessanti, però, sono le poche usate da Romano Prodi (cui va un pensiero per la scomparsa della moglie): siamo stati rivali, non nemici, accomunati dall’idea che la sorte dell’Italia sia legata a quella dell’Unione europea. Due concetti semplici, che dovrebbero essere scontati. Ma c’è almeno un’altra cosa che li accomuna: sono stati sconfitti. E ci riguarda tutti.
Berlusconi e Prodi si sono stati vinti e vincenti a turno. Il secondo è stato il solo avversario elettorale capace di battere il primo. Ovvio che si tratta di persone e storie completamente diverse, ma poterono gareggiare e misurarsi sul filo di lana perché entrambi incarnazione di un’Italia reale. Tutti e due cattolici senza venature mistiche. Prodi era democristiano, Berlusconi raccontava con orgoglio le giovanili campagne fatte per la Democrazia cristiana. Tutti e due interpreti in continuità della politica estera italiana, atlantista quanto basta e mediterranea nell’anima. Nella mente di molti, complice il modo in cui interpretarono quella stagione di battaglia elettorale, sono uno l’opposto dell’altro, ma nella realtà avrebbero anche potuto governare assieme. Al di là di questo, che a taluni sembrerà una bestemmia, c’è qualche cosa di assai più profondo: divennero ciascuno espressione di un’Italia gemella, che si specchia nell’altra e non si riconosce. È quello il nostro problema collettivo: non le differenze – che siano benedette – ma le somiglianze pretestuosamente neglette.
Jorge Luis Borges immagina, in bellissime pagine, l’epico scontro dottrinale fra due teologici, che si combattono con ogni mezzo; una volta morti potranno trovarsi al cospetto della divinità e chiedere chi dei due avesse ragione; saranno sorpresi dall’apprendere che dio non distingue l’uno dall’altro e forse crede siano la stessa persona. Ecco, più o meno. Ma i nostri due connazionali erano divisi proprio da quello che li univa: il bipolarismo praticato a forza, sicché ciascuno, per battere l’altro, s’alleava con chi effettivamente detestava e sentiva come nemico l’altro o taluni degli alleati dell’altro. E ciascuno vinse e perse la partita elettorale, salvo poi non riuscire a governare non per la forza degli oppositori, ma per l’interdizione di una parte degli alleati arruolati per vincere. Un labirinto culturale e morale che forse avrebbe affascinato Borges, ma che ha imprigionato l’Italia.
La morte può portare commozione o meditazione, non c’è alcun motivo per cui debba portare falsificazione. Berlusconi è stato un combattente epico, tenace, indomito. Ha resistito ad assalti che avrebbero stroncato chiunque. Nulla toglie a questa sua determinazione il fatto che sia stato sconfitto. Berlusconi e Prodi hanno perso la loro partita politica. E non è affatto un caso che siano stati sconfitti dal lievitare di un mondo, a destra e a sinistra, che s’è presentato antieuropeista e anche più mistico che devoto. Non è un caso, ma un sintomo rilevante: l’Italia che s’indebolisce e perde ruolo internazionale, perché perde visione, si rattrappisce e cerca nel nazionalismo provinciale le ragioni di un’identità folkloristica, sconoscendone le altre radici. Prodi battuto dalla sinistra che lui aveva portato alla vittoria, Berlusconi dalla destra che lui aveva portato al mondo. L’uno costretto a contare i franchi tiratori, l’altro a contare i punti di una dichiarazione al Quirinale, dove gli avevano tolto la parola.
Si è generato un vuoto di idee che destra e sinistra sperano di nascondere dietro le presunte identità, che sono faziosità. Un vuoto che si è misurato di recente, con un governo di passaggio che visione europea e globale ne aveva in abbondanza. Vissuto come il farmaco che viene somministrato nei Risvegli di Oliver Sacks, quando il paziente ritrova la propria vita. Ma dura poco. E due citazioni sono già troppe, che sembra ci sia della cultura.
L'articolo Accomunati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
⚠️⚠️⚠️ ATTENZIONE: OGGI ALLE 14.00 FEDDIT.IT SI FERMA PER QUALCHE MINUTO PER ESSERE AGGIORNATO ALLA VERSIONE LEMMY 0.17.4. ⚠️⚠️⚠️
Il messaggio di servizio di @skariko :
Oggi (15 giugno) verso le 14 aggiornerò Feddit alla versione di Lemmy 0.17.4.Come le altre volte ci dovrebbero essere solo 10-15minuti al massimo di spegnimento per permettere, tra le altre cose, di fare backup sani.
Questa versione avrà anche un’ottimizzazione del database (github.com/LemmyNet/lemmy/rele…) che potrebbe far durare un po’ di più del solito l’aggiornamento.
Gli aggiornamenti che verranno anche nelle prossime release sono soprattutto lato ottimizzazione.
In Cina e in Asia – Pechino presenta una proposta per il conflitto israelo-palestinese
Pechino presenta una proposta per il conflitto israelo-palestinese
Lascia il capo delle comunicazioni dell’Aiib
La Germania approva il piano strategico sulla sicurezza e guarda alla Cina
New Delhi avrebbe minacciato la chiusura di Twitter
Il Bhutan si lancia nel settore delle criptovalute
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Finalmente è stata creata su feddit.it la prima comunità italiana dedicata alla cucina e alle ricette!
Grazie a @OdinoThePine per averla creata!
Potete trovarla a questo indirizzo e questo è il primo post:
@Luca le due istanze sono perfettamente federate, ma le istruzioni che hai letto in realtà sono destinate agli utenti di Lemmy, Anche se questo non viene specificato correttamente.
Per seguire una comunità da mastodon devi inserire la chiocciola e non il punto esclamativo. Meglio ancora se inserisci proprio il link della comunità.
Quindi, ricapitolando, dovresti inserire nella casella di ricerca del tuo mastodon:
1) o l'utenza @Cucina e ricette. ( @ + cucina + @ + feddit.it )
2) o il link feddit.it/c/cucina
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@Luca Se hai qualche problema, puoi scrivermi qui oppure su @informapirata :privacypride:
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Strage di migranti al largo della Grecia. “Nella stiva donne e bambini”
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Pagine Esteri, 14 giugno 2023. Le persone a bordo del peschereccio che è affondato a largo delle coste greche erano circa 750. Sono decine i corpi recuperati, 78 al momento.
Le operazioni di soccorso non sono ancora terminate e fino ad ora sono state tratte in salvo un centinaio di persone.
Il peschereccio era partito da Tobruch, in Libia e si è capovolto nei pressi di Pylos, nel Peloponneso. La Guardia Costiera greca sta guidando le operazioni di soccorso.
La Guardia Costiera italiana ha dichiarato di avere allertato martedì mattina Frontex e le autorità greche. Alarm Phone è rimasto in contatto con il barcone fino alla mezzanotte di martedì, quando ha fatto sapere di non riuscire più a parlare con le persone a bordo. Prima che la comunicazione fosse interrotta, i migranti avevano informato i soccorritori che a bordo del peschereccio erano presenti 750 persone.
Yesterday, we were alerted by a boat in distress in the Greek SAR zone. It had left from #Libya. According to the people, there were 750 people on board. Authorities were alerted. Contact was lost shortly after midnight. We now hear reports of a shipwreck and fear they are true. pic.twitter.com/NTyhmTIHQD
— Alarm Phone (@alarm_phone) June 14, 2023
Alarm Phone è un progetto costituito con l’obiettivo di rispondere alle richieste di aiuto da parte dei migranti in difficoltà nel Mediterraneo per poi allertare le autorità competenti dei vari Stati e supportare le attività di salvataggio. I volontari hanno reso pubblica una timeline che riporta tutti i contatti ricevuti con i naufraghi e con le autorità.
Secondo i superstiti la barca era carica di persone e nella stiva c’erano soprattutto donne e bambini che si teme siano rimaste intrappolate nel relitto affondato. Il naufragio potrebbe configurarsi come uno dei peggiori della storia del Mediterraneo: il numero dei dispersi è destinato, purtroppo, a salire.
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Ministero dell'Istruzione
#Maturità2023 📚 oggi parliamo della seconda prova, che si svolgerà il 22 giugno e riguarda le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio.Telegram
TUNISIA. Italia ed Europa pensano solo a fermare i migranti mentre Saied viola diritti umani
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della redazione
Pagine Esteri, 14 giugno 2013 – L’Italia e la Commissione europea si preoccupano solo di arginare il flusso di migranti e rifugiati dalla Tunisia e dimenticano la gestione del potere autoritaria da parte del presidente Kais Saied. Lo denunciano i centri per la tutela dei diritti umani.
L’accordo con la Tunisia proposto nei giorni scorsi dall’Ue su iniziativa del governo Meloni, “rafforzerà le forze di sicurezza tunisine, tra cui la polizia e la guardia nazionale che hanno commesso gravi abusi contro migranti e richiedenti asilo”, ha denunciato oggi all’emittente tedesca Deutsche-Welle, Lauren Seibert di Human Rights Watch. In precedenza, erano giunti dubbi e critiche anche da Amnesty International.
La visita europea domenica scorsa a Tunisi ha visto la partecipazione della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dei primi ministri italiano e olandese Giorgia Meloni e Mark Rutte. L’Ue ha poi annunciato un pacchetto di aiuti per oltre 1 miliardo di euro. L’accordo include 105 milioni di euro per la gestione delle frontiere, le operazioni di ricerca e salvataggio e le iniziative contro il contrabbando. I gruppi per i diritti umani affermano che ciò rafforzerà solo l’apparato di sicurezza del Paese, che negli ultimi mesi hanno colpito duramente i dissidenti all’interno del Paese nonché i rifugiati e i migranti che transitano per la Tunisia. Con l’aggravarsi della svolta autoritaria, decine di dissidenti, attivisti, giornalisti ed esponenti dell’opposizione sono stati arrestati.
Saeid, il giorno prima della visita dei rappresentanti europei, ha dichiarato che la Tunisia non diventerà una guardia di frontiera per altri Paesi, in contrasto con il suo discorso del 21 febbraio in cui ha esortato le forze di sicurezza ad agire contro le persone provenienti dall’Africa subsahariana, affermando che portano violenza e criminalità in Tunisia. Parole a cui sono seguiti attachi razzisti e una repressione su vasta scala.
L’Italia è la destinazione della maggior parte delle partenze di rifugiati e migranti dalla Tunisia e bloccare questa rotta dei migranti è una priorità per Meloni. Secondo i difensori dei diritti umani, nel tentativo di fermare le partenze il governo di Roma è disposto ad ignorare abusi e violazioni dei diritti umani poiché la sua unica priorità è tenere lontani rifugiati e migranti. Le autorità tunisine sostengono di aver impedito a 13.000 persone di tentare partire per l’Italia dalla città costiera orientale di Sfax nei primi tre mesi di quest’anno. Pagine Esteri
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Accelerare l’export della Difesa. Ecco il piano del Pentagono
Migliorare la comprensione dei requisiti dei partner, consentire revisioni efficienti per il rilascio della tecnologia, fornire rapidamente agli alleati le capacità necessarie, accelerare il supporto all’acquisizione di sistemi, espandere la capacità della base industriale della difesa e garantire l’ampio sostegno governativo. Sono questi i sei punti-chiave per migliorare e accelerare l’impegno del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti a migliorare il programma Foreign military sales (Fms) evidenziati dal Tiger team, una task force istituita nell’agosto del 2022 dal segretario della Difesa, Lloyd Austin per affrontare le inefficienze nel trasferimento di piattaforme di difesa da parte degli Stati Uniti a Paesi alleati e partner.
I Foreign military sales
Il programma Foreign military sales consente al governo degli Stati Uniti di utilizzare il sistema di acquisizione del dipartimento della Difesa per acquistare piattaforme militari per conto dei Paesi amici degli Stati Uniti. Il programma è gestito dalla Defense security cooperation agency ed è autorizzato dall’Arms export control act, sotto la supervisione del dipartimento di Stato. L’obiettivo del Tiger team voluto da Austin, un termine nato in ambito militare che definisce una squadra incaricata di mettere sotto pressione le difese amiche per identificarne le vulnerabilità, è quello di portare avanti la direzione della strategia di difesa nazionale Usa. Il team ha analizzato tutte le fasi del processo del programma Fms, individuando best practice e identificando le vulnerabilità sistemiche. Il team ha anche incorporato il feedback delle nazioni partner e dell’industria statunitense sui modi per migliorare l’efficienza dell’attuazione del processo Fms.
Riforme del DoD
Il Team voluto da segretario è composto da rappresentanti di alto livello provenienti da tutto il dipartimento della Difesa, co-diretto dal vice-sottosegretario alla Difesa per le acquisizioni e la manutenzione, Radha Plumb, e dal vice-sottosegretario alla Difesa per le politiche, Sasha Baker. Inoltre, per attuare le raccomandazioni elaborate dal Tiger team, il dipartimento ha istituito l’Fms Continuous process improvement board (Cpib) che fungerà da struttura interna di governance permanente. Il Cpib, che riferisce direttamente al segretario della Difesa, sarà responsabile dell’attuazione delle raccomandazioni, della misurazione dell’impatto e della continua ricerca di aree di miglioramento del processo complessivo.
Misure per migliorare la collaborazione
Il segretario Austin ha quindi dato istruzioni alle agenzie che si occupano dell’Fms di implementare i risultati del Tiger team. In primo luogo, accelereranno le discussioni con gli alleati sui requisiti per accedere al programma, in modo da ridurre eventuali ritardi. A questo proposito, il dipartimento ha intenzione di modificare il modo gestisce l’intera materia di cooperazione di sicurezza, istituendo un servizio di cooperazione per la sicurezza della Difesa parallelo a quello degli addetti militari presenti nelle varie ambasciate. Inoltre, per ridurre gli ostacoli all’esportazione di capacità-chiave, il dipartimento statunitense rivedrà e aggiornerà le politiche pertinenti e conferirà ai funzionari responsabili il potere di migliorare l’efficienza della revisione e del rilascio di tecnologia per la difesa agli alleati e ai Paesi partner.
Accelerare i programmi Fms
Per sostenere ulteriormente le esigenze di sicurezza dei Paesi alleati, il dipartimento della Difesa svilupperà una metodologia per facilitare i Non-programs of record, ovvero l’invio all’estero di attrezzature che non fanno più parte dell’inventario militare statunitense. Per far avanzare le priorità di acquisizione Fms e le tempistiche di aggiudicazione per gli alleati e le nazioni partner, il dipartimento stabilirà nuovi standard di aggiudicazione dei contratti e svilupperà nuovi sistemi per monitorare i processi Fms.
Riforme interne
Guardando verso il lato domestico della questione, per ridurre i tempi di produzione dei sistemi militari il dipartimento incorporerà i requisiti degli alleati e dei partner negli sforzi in corso per espandere la capacità produttiva della Difesa statunitense. Ciò comprenderà lo sviluppo di uno studio completo per incentivare gli investimenti e la creazione di nuove capacità per quelle piattaforme, sistemi e servizi necessari ma la cui disponibilità risulti limitata. Su questo, la strategia individuata dal Pentagono comprenderà l’uso di contratti pluriennali, un maggiore utilizzo del Fondo speciale per le acquisizioni della difesa, analisi previsionali quinquennali della domanda dei partner e un impegno costante con la base industriale nazionale. Infine, il dipartimento della Difesa ha intenzione di potenziare la propria collaborazione con il dipartimento di Stato e con le altre istituzioni parte dei processi per l’Fms, compreso il Congresso.
Pechino ribadisce appoggio a diritti dei palestinesi
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della redazione
Pagine Esteri, 14 giugno 2023 – Pechino appoggia con forza il diritto dei palestinesi all’indipendenza e alla sovranità nazionale. Lo scrive l’agenzia di stampa China News Service, riferendo dei colloqui oggi a Pechino tra il presidente cinese Xi Jinping e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il primo leader arabo ricevuto a Pechino quest’anno. “La Cina è stato uno dei primi Paesi a riconoscere l’Organizzazione per la liberazione della Palestina e lo Stato palestinese e sostiene da sempre con fermezza la giusta causa intrapresa dal popolo palestinese per la restaurazione dei suoi legittimi diritti nazionali”, ha dichiarato Xi Jinping. I due presidenti hanno annunciato l’istituzione di un “partenariato strategico”.
Ieri si erano incontrati i ministri degli esteri, il cinese Qin Gang e il palestinese Riyad Al Malki. Qin ha ribadito che la Cina continua a sostenere la soluzione dei due Stati (Israele e Palestina, ndr) per risolvere la questione dei milioni di palestinesi che vivono da 56 anni sotto occupazione militare israeliana. Pagine Esteri
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La Velocità delle Navi a Vela nell’Antichità
La velocità della navi a vela dall’antichità all’avvento delle navi a motore è un argomento che mi ha sempre affascinato. Da un lato, mi impressiona pensare a questi navigatori che attraversavano il Mediterraneo in lungoContinue reading
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L’impronta
Dire che Silvio Berlusconi ha impresso un’impronta profonda nella storia d’Italia è dire una cosa ovvia. Si deve essere capaci di andare oltre ed esprimere un giudizio. La sua scomparsa dovrebbe aiutare a farlo senza più il bisogno di contrastarlo od osannarlo per convenienza e senza l’ipocrisia del cordoglio di maniera. Lui ha seguito una sua traiettoria. Quanti lo hanno accompagnato o contestato non sono stati in grado di farlo in modo efficace e guardando al futuro.
Partire dalla televisione aiuta molto a capire quel che è poi successo in politica. Tanto la sinistra comunista quanto il centro democristiano s’illusero di fermare il suo irrompere nei teleschermi accampando ostacoli di ordine tecnologico (la limitatezza delle frequenze) o giuridico (l’assenza di legittimità alle trasmissioni nazionali). Erano balle. Non capirono nulla di quel che stava succedendo e finirono con il favorirlo: le frequenze c’erano ed erano abbondanti, come sarebbe stato in grado di dimostrare chiunque possedesse un telecomando, mentre un anacronistico divieto d’interconnessione era aggirabile mettendo in onda la stessa cosa, nello stesso momento, da punti diversi d’emissione. Quando s’accorsero di star difendendo l’impossibile s’incattivirono, perdendo ulteriormente lucidità.
Fu un cambiamento positivo? Sì. Gli italiani ebbero a disposizione più contenuti e più voci. Quel che interessava al protagonista del nuovo mercato non era convincere gli italiani di un’idea o un’altra, ma di attirarne l’attenzione e vendere pubblicità. Nessuno volle ammettere quel che accadde allora e che poi sarebbe accaduto pari pari in politica: per contrapporsi a Berlusconi e fermarlo, la Rai (di Biagio Agnes) si berlusconizzò. Finanziata dal canone si mise masochisticamente a fare la gara dell’audience, perdendo identità. Ancora oggi la si lottizza, ma supporre che sia un’operazione culturale è potentemente ridicolo.
In politica portò, nel 1994, un’idea inedita non solo in Repubblica ma in tutta intera la storia democratica italiana: il bipolarismo. Prendo chiunque pur di battere gli “altri”. Nel breve volgere di due anni la sinistra fu berlusconizzata: mettiamoci con chiunque pur di batterlo. Sono e siamo ancora lì. E, scomparso l’innovatore, c’è il forte rischio che ci si resti.
Fu un cambiamento positivo? Sì e no. Fu positivo perché interdisse la vittoria annunciata di chi aveva vilmente cavalcato il giustizialismo antipolitico e antiparlamentare. La sinistra pagò un prezzo altissimo all’avere regolato in quel modo i conti con i socialisti di Bettino Craxi e, ancora oggi, non è capace di analizzare quell’errore. Ma la medaglia aveva un risvolto: dominando il polo di centrodestra, Berlusconi finì con il bloccare l’evoluzione della destra. Quella che era stata nostalgica del fascismo – sotto la guida prima di Giorgio Almirante e poi del suo delfino Gianfranco Fini – capì di dovere liberarsi da quel passato, ma pagò il provare a far concorrenza alla forza di Berlusconi. Perse. Mentre cresceva un’altra destra, che non era nostalgica del ventennio ma che si era formata negli anni Settanta e nello squadrismo in lotta con la violenza dell’estrema sinistra, allora molto forte. Di questa destra è figlia Giorgia Meloni, che l’ha corroborata con un nazionalismo antieuropeista che oggi è la sua più nociva zavorra, tanto da esporla alle incursioni della destra che la avversa e lì vuole farla restare. Si è smarrito il lavoro dei padri e si sono inchiodati i figli a un’era, scomparsa, di sprangate e pistolettate.
Berlusconi perse la forza di cambiare gli equilibri, dopo averli dominati. Quando tutti impararono da lui a sondare e seguire gli istinti dell’opinione pubblica (anziché indirizzarli), lui rimase solo a pensare che, però, dei limiti ci sono e che non si può vendere qualsiasi cosa pur di far fatturato o prendere voti. Oggi che se ne va un innovatore si spera che, almeno, una cosa da lui si sia imparata: chi pensa di occupare il futuro con gli schemi del passato è un bene che sia sconfitto.
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Concorso "Diffusione della cultura della legalità e promozione del merito": approvata la graduatoria delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado vincitrici del concorso.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Concorso "Diffusione della cultura della legalità e promozione del merito": approvata la graduatoria delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado vincitrici del concorso. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
In Cina e Asia – Qin Gang sente Blinken prima della visita in Cina
Qin Gang sente Blinken prima della visita in Cina
Gli Usa rientrano nell'Unesco per sfidare la Cina
Calo record dei matrimoni in Cina
La Cina si spopola di milionari
Mar cinese meridionale, test nucleari Usa responsabili della radioattività
Lo yuan cinese garantisce il petrolio russo al Pakistan
Violenze in Myanmar: almeno 6mila civili uccisi in un anno e mezzo
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CILE. La stella di Gabriel Boric non brilla più
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di Tiziano Ferri*
Pagine Esteri, 14 giugno 2023 – Le difficoltà per attuare il programma progressista del presidente Gabriel Boric erano previste, dati i numeri al congresso di Santiago. Nella patria del liberismo latinoamericano, il primo “governo ecologista” del Cile doveva necessariamente scendere a patti col vecchio sistema; non solo ben rappresentato in parlamento, ma addirittura egemone in economia, potere mediatico, apparato militare. L’unico punto a favore di Boric era il percorso partecipato, frutto delle rivendicazioni sociali espresse dal 2019 in poi, che stava redigendo una nuova costituzione. L’approvazione di questo testo avrebbe sostituito lo Stato liberista ereditato dalla dittatura con uno “Stato sociale e democratico di diritto”. Il suo rigetto nel referendum del settembre scorso (62% di contrari) ha privato Boric del sostegno popolare, aprendo la strada alla controffensiva delle forze reazionarie.
In quanto presidente e capo del potere esecutivo, l’ex leader studentesco avrebbe potuto limitarsi a favorire l’autonomia del processo costituente, anziché parteggiare per l’approvazione della costituzione popolare. Così facendo, ha coalizzato nel rifiuto tutti i suoi oppositori (politici e mediatici), finendo per essere associato alla sconfitta di tutto il percorso. Le elezioni del 7 maggio per il nuovo Consiglio costituente, infatti, hanno decretato una maggioranza di destra, riconoscendo un ruolo di primo piano allo sconfitto delle presidenziali, José Antonio Kast, incarnazione della tradizione pinochettista. Questa consultazione, largamente boicottata dall’elettorato (al 16,5% di astensione – in un’elezione con voto obbligatorio – va sommato un inedito 21,5% di schede nulle e bianche), ha pure permesso alla destra autoritaria di marginalizzare la destra liberale. Con gli attuali rapporti di forza, il nuovo testo costituzionale non includerà le innovazioni contenute nella “costituzione popolare” respinta, quali diritto all’aborto, formazione basata sui diritti umani per chi integra polizia e forze armate, stato plurinazionale, diritti dei popoli originari su territori e risorse.
Il governo cileno
Al di là del tema costituente, è proprio nell’azione di governo che Boric sembra aver subito l’egemonia culturale della destra, non riuscendo a imporre la “sicurezza sociale” sulla “sicurezza pubblica”. Sebbene abbia ottenuto alcuni provvedimenti cari al suo elettorato di riferimento (indulto per i manifestanti incarcerati negli anni scorsi, settimana lavorativa di 40 ore, innalzamento del salario minimo di circa 100 euro), la sua politica economica mira a rassicurare mercati e ceto medio, mentre sul piano della sicurezza accetta e rilancia il discorso sull’ordine pubblico con affermazioni come “abbiamo bisogno di più carabinieri nelle strade”. Allo stesso modo, ha imposto lo stato d’eccezione nei territori mapuche, parlando di vittime di “violenza e terrorismo”. Sulla sentita questione dei migranti, il presidente cileno sottolinea la diminuzione degli ingressi illegali nel paese e l’aumento dei provvedimenti di espulsione, ringraziando il patriottismo delle forze armate. E annuncia una nuova politica sulle migrazioni “per dare dignità a chi lo merita”, mentre non ha ancora messo mano alla promessa riforma dei carabineros, ed è stata approvata una legge che garantisce loro una legittima difesa privilegiata.
Col recente discorso annuale di fronte al Congresso, Boric abbandona la prospettiva di fare del Cile “la tomba del neoliberismo”, come annunciato il giorno in cui fu eletto. Al contrario, rivendica una gestione economica responsabile che ha portato a un avanzo di bilancio per la prima volta in 10 anni, all’aumento degli investimenti esteri, e all’apprezzamento sul dollaro. L’aspirazione del governo è di fare del Cile il primo produttore mondiale di litio; quanto all’annuncio relativo alla sua nazionalizzazione, di difficile approvazione al Congresso, riguarderebbe comunque le concessioni di licenze di sfruttamento future, garantendo i profitti delle attuali imprese, nazionali e straniere. Il paese andino, inoltre, ha aderito al partenariato Trans Pacifico (TTP), un’alleanza commerciale contro le tariffe doganali che include diversi stati che si affacciano sull’oceano, tra cui Giappone, Australia, Canada e Messico; accordo osteggiato da Boric nella passata esperienza da parlamentare. Per finire, ancora non si intravede un sistema pensionistico alternativo al contestato sistema dei fondi pensione privati (AFP); al contrario, il governo si è opposto alla restituzione dei prelievi forzati, richiesta dai lavoratori.
Questo approccio ha fatto perdere a Boric molto dell’appoggio popolare a sinistra, senza peraltro convincere l’elettorato moderato, che ha preferito rafforzare, sia per le ricette economiche che per le politiche sulla sicurezza, l’estrema destra del Partido republicano di Kast. Dall’altro lato, la classe dirigente progressista, occupando i posti di governo, ha lasciato sguarnita la canalizzazione della protesta, in cui si è inserita la destra reazionaria. Pagine Esteri
*Collaboratore per L’antifascista (ANPPIA). Social media manager. Tesi: “Il Plan Colombia e la politica strategica statunitense nella regione amazzonica”. Reportage: “Dentro e fuori la redazione: i 50 anni del quotidiano comunista”. Video inchiesta: “Pfas, dall’acqua al sangue”.
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#35 / Paladini dei bambini e sorveglianza di massa
Apple difende i bambini con sorveglianza e censura
Con il nuovo iOS17 Apple promette di diventare la paladina dei bambini, difendendoli da foto e video non appropriati1.
Coi nuovi sistemi operativi sarà infatti presente una funzionalità in grado di scansionare immagini e video in arrivo sul dispositivo e verificare, con un algoritmo di machine learning, se si tratta di nudità oppure no.
In caso di esisto positivo, il sistema operativo mostrerà all’utente una schermata di avviso e censura del contenuto: “When enabled, the feature currently detects if a child is sending or receiving images that could contain nudity, subsequently warning the child and blurring the photograph before it’s viewed on the minor’s device.”
Scusa, ma che aspetti a iscriverti e ricevere tutte queste belle notizie ogni settimana?
La notizia è in realtà vecchia, ma non proprio.
Già nel 2021 provarono ad attivare una funzionalità del genere con la versione 15 del sistema operativo. L’operazione però non andò in porto perché l’aggiornamento prevedeva anche un algoritmo di analisi e scansione della memoria del dispositivo chiamato NeuralHash per la rilevazione di contenuti pedopornografici. La sorveglianza di massa sui dispositivi non piaceva ai clienti di un’azienda che fa della privacy il suo cavallo di battaglia, e così Apple rimandò l’aggiornamento.
Oggi ci riprovano passando dalla finestra, ma non sarò certo io a dovervi suggerire i rischi di un algoritmo che scansiona in automatico tutti i messaggi che i nostri figli inviano e ricevono, no?
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Calenda torna a chiedere la schedatura dei minori
Continuando a parlare di bambini, il nostro prode Calenda torna all’attacco con uno dei suoi cavalli di battaglia: la verifica dell’età per i minori (under 13) che accedono ai social2.
La soluzione è a portata di mano: attraverso un processo di certificazione dell’età, ma senza consegnare i dati personali alle piattaforme. L’utente che intenda registrarsi su un social verrebbe subito rimandato a un servizio di identità digitale (come la carta d’identità elettronica lo Spid): il social riceverà quindi conferma del requisito anagrafico e consentirà o meno la registrazione. Sarebbe così fatta salva la possibilità di aprire profili online in forma anonima.
La proposta, che per i non addetti e per gli elettori di Calenda può sembrare innocua e doverosa, costringerebbe minori e adulti ad essere schedati digitalmente tramite carta d’identità elettronica o Spid. Ricordo agli amici lettori che in Italia non è obbligatorio possedere un documento d’identità, né dotarsi di Spid. Purtroppo il legislatore sta però trovando sempre più espedienti per incentivare le persone a sottoporsi alla schedatura il prima possibile. In Cina hanno iniziato a schedare i neonati; noi ci accontentiamo dai 13 in su.
E poi, fatto forse ancora più grave, è che ogni social network sarebbe costretto a registrare e inviare dati di autenticazione e accesso allo Stato (o agli organi federati che gestiscono lo Spid), per verificare il possesso dei requisiti normativi. Se da un lato i social network già mantengono log con questi dati, è anche vero che ora non c’è alcuna interazione diretta con i sistemi della pubblica amministrazione: tutti i dati rimangono sulle piattaforme.
In ultimo, ma non meno importante: una volta accettato di poter usare i social solo tramite identificazione, sarà molto semplice estendere l’ambito degli elementi richiesti per accedere. Oggi è l’età, domani sarà altro. Ci siamo già passati col green pass. Non è una buona idea.
Il governo francese potrà accedere da remoto agli smartphone
Nel 1966 la Corte Suprema degli Stati Uniti affermò che un sospettato avesse il diritto di rimanere in silenzio per non auto-incriminarsi e il diritto di essere informato che tutto ciò che avrebbe detto sarebbe potuto essere usato contro di lui (il cosiddetto Miranda warning). Una decisione di civiltà coerente con l’intera cultura giuridica occidentale.
Oggi il Senato francese ci informa di pensarla diversamente: pare sia stata approvata una modifca al codice penale che amplia i poteri di intercettazione e perquisizione degli smartphone da parte delle forze dell’ordine3. Su autorizzazione del giudice le autorità potranno ottenere l’attivazione da remoto dei telefoni degli indagati per accedere a funzionalità di localizzazione, telecamera e microfono senza che gli questi lo sappiano.
Altro che Miranda warning: tutto ciò che farai o dirai potrà essere usato contro di te, a tua insaputa.
Eppure non dovrebbe stupirci, sono i nostri telefoni ad essere progettati così. Ad esempio, anche nel caso di chiamate d’emergenza (112) i sistemi operativi Android e iOS sono progettati per riattivare automaticamente ogni funzionalità disattivata dall’utente, compresa quella della localizzazione. Era solo questione di tempo prima che gli Stati iniziassero a sfruttare le capacità di controllo del sistema operativo da parte di Google o Apple anche in ambito penale.
I Parlamenti dei civilissimi paesi dell’Unione Europea non si fanno alcuno scrupolo nell’approvare leggi di sorveglianza che riducono sempre più le nostre aspettative di privacy e che vanno contro ai principi penali che da secoli guidano la nostra società.
Il consiglio, in ottica futura, è di iniziare a capire come installare e usare sistemi operativi alternativi sui nostri smartphone, prima che sia troppo tardi.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“When law and morality contradict each other, the citizen has the cruel alternative of either losing his moral sense or losing his respect for the law.”
Frédéric Bastiat
Articolo consigliato
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theverge.com/2023/6/6/23750666…
Kosovo: cappio al collo per la Serbia |Marx21
«Come avevo scritto mesi fa negli ultimi due articoli sulla situazione, il nodo Kosovo sta avanzando a tappe forzate verso l’ultima stazione, come da progetto USA/NATO, con le pressioni, provocazioni, minacce al governo serbo, intensificatesi negli ultimi mesi con il diktat: o con la Russia o con l’occidente. Ora con il fronte ucraino aperto, quanto sta accadendo non è casuale, è un messaggio chiaro, possente, se la Serbia non sceglie “la parte giusta”, andrà verso la sua destabilizzazione e il conflitto.»
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I ragazzi che muoiono sul lavoro. Sono stati 74 in soli cinque anni | Contropiano
"A rivelarlo però non sono stati l’Inail o l’Istat ma addirittura l’Unicef, il dipartimento delle Nazioni Unite che si occupa dell’infanzia e dei giovani. In Italia in cinque anni, tra il 2017 e il 2021 sono stati 74 i ragazzi morti in incidenti sul lavoro. 67 di loro 67, aveva un’età compresa tra 15 e 19 anni, gli altri 7 meno di 14 anni."
Una sola cosa Berlusconi non “inventò”: il bipolarismo
Era mosso da quegli istinti primordiali che l’economista John Maynard Keynes chiamava “spiriti animali” e che appartengono agli imprenditori geniali: coloro che vedono quel che gli altri non vedono e di conseguenza realizzano quel che gli altri non immaginano. L’imprenditore Silvio Berlusconi era così, il politico Berlusconi Silvio tutto sommato pure. Perciò, dalla prima emittente televisiva privata nazionale al partito di Forza Italia, i giornali di oggi danno conto con dovizia di particolari del caleidoscopio delle “invenzioni” indiscutibilmente attribuibili alla visione berlusconiana. Tutto vero, tutto giusto. C’è solo un’invenzione oggi attribuita da quasi tutti al talento del Cavaliere che in realtà non fu merito suo: il bipolarismo.
Silvio Berlusconi non ha, come hanno scritto in molti, “inventato il bipolarismo”. Il bipolarismo l’hanno inventato, o per meglio dire importato, Mario Segni e Marco Pannella attraverso i referendum del 1991 e del 1992. E gli italiani hanno fatto propria la novità tanto da obbligare il Parlamento a trasformarla in legge. Accadde con l’approvazione, nell’estate del ‘93, della legge elettorale che portava il nome dell’attuale presidente della Repubblica. La legge Mattarella.
Silvio Berlusconi scese in campo sei mesi dopo e poiché le regole del gioco partitico erano quelle bipolari ne sfruttò al massimo le potenzialità. Si fosse trovato in un contesto proporzionale avrebbe puntato tutto solo su Forza Italia, magari cercando di cooptare i partitini estranei alla sinistra. Trovandosi, invece, in un contesto maggioritario diede forma al centrodestra riunendo in un’alleanza tutti i soggetti politici estranei alle sinistre.
Il genio visionario di Berlusconi consistette, allora, nel dare per scontato che un partito ferocemente secessionista come la Lega potesse convivere e governare con un partito orgogliosamente nazionalista come il Movimento sociale italiano. Ma non scommise su un possibile comune denominatore politico: scommise su se stesso. Così come fece politica estera confidando non nelle potenzialità del Paese e nella storia d’Italia, ma nelle proprie capacità di mediazione umana ancor prima che politica, con lo stesso spirito il Cavaliere mise Bossi insieme a Fini e diede vita al centrodestra di governo. Una formula che si reggeva sul suo carisma, sulla sua capacità di mediazione e sulla centralità della sua creatura politica. Forza Italia. Non è un caso che, pur avendo la Lega abbandonato il secessionismo e la destra superato il post fascismo, da quando il carisma di Silvio Berlusconi ha cominciato ad appannarsi e Forza Italia ha iniziato a perdere voti, quella formula coalizionale sopravviva solo grazie all’ambizione dei singoli contraenti ma con una conflittualità interna che mai si era vista prima. Una conflittualità che, in tempi recenti, indusse Berlusconi a confidare tutta la propria amarezza per “essere costretto” dal sistema maggioritario e bipolare a convivere con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
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Cisgiordania. Esercito uccide palestinese, feriti tre soldati e due coloni israeliani
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della redazione
Pagine Esteri, 13 giugno 2023 – Un palestinese, Fares Hashash, 19 anni, è stato ucciso da forze israeliane entrate oggi nel campo profughi di Balata (Nablus) con l’intento di effettuare arresti. Almeno altri 8 palestinesi sono stati feriti secondo i dati riferiti della Mezzaluna Rossa durante l’incursione dei militari a cui è seguito un intenso scontro a fuoco. Hashash era un militante del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina secondo un comunicato diffuso dalla organizzazione, la più importante della sinistra palestinese.
Si tratta del secondo raid a Balata nel giro di poche settimane. Il mese scorso tre palestinesi furono uccisi e le ruspe dell’esercito israeliano demolirono alcuni edifici palestinesi.
Intanto continua la caccia all’uomo dell’esercito israeliano agli autori di un attacco armato a ovest di Jenin in cui sono rimasti feriti tre soldati e due coloni israeliani. Pagine Esteri
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Carlo Bo – Ungaretti
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🎧 #RECENSIONE: 👉 AA.VV. - Femirama
Ristampa in vinile da 180 grammi da parte della Munster Records di una raccolta di brani di soliste o gruppi musicali femminili della scena alternativa elettronica e oltre degli anni ottanta.
#iyezine #inyoureyesezine #alternative #experimental #industrial #minimalsynth @munsterrecords
Mechanize
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Una Nota: la versione 0.17.4 sembra avere un problema noto che provoca la stagnazione dei post se ordinati con "Hot" dopo qualche tempo che il server non viene riavviato (issue#3076).
Nel caso succeda consiglio di usare il "New Comments" o "Top Day" come ordinamenti per leggere il feed!
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