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Stasera ultima giornata a Imola della Liberafesta organizzata da Rifondazione Comunista e Unione Popolare. Dalle 18 stand gastronomico romagnolo, bar e libreri


Facciamo i nostri più calorosi auguri alle nostre compagne e ai compagni di Sumar e dei partiti della sinistra spagnola per le elezioni. In Spagna l'estrema


Zaki libero, Assange sepolto vivo. I due volti dell'Occidente | l'interferenza

«Il mondo occidentale esulta per la liberazione del giovane Zaki e nello stesso tempo seppellisce vivo Assange mentre ha già lasciato che fossero seppelliti vivi il leader palestinese di Al Fatah, Marwan Barghouti, e il curdo Ocalan, entrambi imprigionati da più di vent’anni e destinati a non uscire più, come del resto lo stesso Assange, “colpevole” di aver denunciato i crimini dell’esercito americano in Iraq.»

linterferenza.info/editoriali/…



I "fili" di Meta potrebbero creare o distruggere il Fediverso: la promessa di rendere Threads compatibile con ActivityPub ha diviso i sostenitori del Fediverso

@Che succede nel Fediverso?

"La comunità di Fediverse è stata messa in moto, a causa della paura e dell'odio per Meta, e anche dell'entusiasmo", afferma Dmitri Zagidulin, uno sviluppatore che guida il gruppo del World Wide Web Consortium (W3C) responsabile della discussione sul futuro di ActivityPub. La prospettiva che Meta si unisca al movimento decentralizzato ha persone che cercano di ravvivare i loro progetti e prepararsi per i riflettori. “Ci sono riunioni furiose. Contributi in corso di richiesta. Richieste pull. Spinge per una migliore sicurezza, una migliore esperienza utente. Meglio tutto", dice.

L'articolo di Gregory Barber è su Wired

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Io spero che per una buona volta l'obiettivo fosse solo quello di fare concorrenza, non quello di distruggere una piattaforma che solo di recente cominciava ad essere di concorrenza..
Sono troppo ottimista forse?
Comunque per ora non ho visto nessuno che usi threads, non ho idea di come cercarlo né c'è apertura da questo, la cosa che lo colleghi al mio account Instagram + che non possa cancellarlo sono due contro che non voglio permettermi.


Il futuro meccanismo dei social network dipenderà dal successo (o flop) di Threads

@Che succede nel Fediverso?

La scommessa di Meta è quella di creare un unico grande sistema di condivisione dei contenuti in modo che le varie app social siano interoperabili tra loro, grazie al protocollo di rete chiamato #ActivityPub

Malumori interni a parte, l’ultima parola spetterà a #Meta: se la compagnia implementerà gli strumenti necessari per aderire al fediverso, difficilmente la si potrà fermare. Non sarà la salvezza di Internet come prefigura qualcuno, ma ne vedremo sicuramente delle belle. Tra queste, forse, anche il definitivo tramonto di #Twitter. Chissà.

#fediverso #threads

L'articolo di Alberto Cantoni continua su Linkiesta



Chi è Lisa Franchetti, la donna che guiderà la Marina Usa


Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato di aver scelto l’ammiraglio Lisa Franchetti quale prossimo capo delle Operazioni navali, l’equivalente del capo di Stato maggiore della Marina militare. Se confermata, l’ammiraglio Franchetti sareb

Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato di aver scelto l’ammiraglio Lisa Franchetti quale prossimo capo delle Operazioni navali, l’equivalente del capo di Stato maggiore della Marina militare. Se confermata, l’ammiraglio Franchetti sarebbe la prima donna a ricoprire il massimo comando della Marina e la prima a sedere nello Stato maggiore congiunto, l’organo operativo di vertice di tutte le Forze armate degli Stati Uniti. Attualmente, Franchetti ricopre la posizione di vice capo delle Operazioni navali, ed è la seconda donna ad aver mai raggiunto il livello di ammiraglio a quattro stelle (il massimo ottenibile negli Usa in tempo di pace) nell’intera storia del servizio navale a stelle e strisce. Annunciando la sua decisione, il presidente Biden ha elogiato la “vasta esperienza di Franchetti in ambito operativo e d’indirizzo”. Il segretario della Difesa, Lloyd Austin, ha dichiarato che la nomina di Franchetti come prima donna nello Stato maggiore congiunto le permetterà di “continuare a ispirare tutti noi”.

Chi è l’ammiraglio Franchetti

Originaria dello stato di New York, di discendenza italoamericana, Franchetti si è laureata in giornalismo alla Northwestern University e ha ottenuto la sua commissione a ufficiale della Us Navy attraverso il Naval Reserve Officer Training Corps nel 1985. Cinque anni prima si era laureata la prima ufficiale della Marina donna all’Accademia navale degli Stati Uniti. Franchetti ha iniziato la sua carriera sulle navi ausiliarie per poi passare ai cacciatorpediniere. Il curriculum di Franchetti include molti incarichi di primo piano disponibili agli ufficiali della Us Navy: comandante di unità navale da combattimento, comandante di gruppo d’attacco di portaerei, comandante di flotta, tra l’altro essendo spesso la prima donna a ricoprire molti di questi ruoli. Nel 2018 Franchetti è stata nominata comandante della 6ª Flotta, basata a Napoli, in Italia. Appena entrata in servizio, l’ammiraglio Usa ha dovuto gestire gli attacchi in corso contro lo Stato Islamico, lasciando il comando nel luglio 2020 dopo aver gestito l’inizio della pandemia Covid-19 in Italia, che ha naturalmente coinvolto l’intera comunità militare Usa, fatta non solo del personale in uniforme, ma anche delle rispettive famiglie presenti nel nostro Paese.

Le altre donne a quattro stelle

Su 42 generali e ammiragli a quattro stella attualmente in servizio nelle Forze armate Usa, solo quattro sono donne, compresa Franchetti. Al comando di una Forza armata si trova al momento soltanto l’ammiraglio Linda L. Fagan, comandante della Guardia costiera, che però non siede allo Stato maggiore congiunto, dato lo status speciale della Uscg. Le altre due generali a quattro stelle sono il generale dello Us Army Laura J. Richardson, comandante del Comando meridionale (responsabile dell’America latina) e il generale dell’Aeronautica Jacqueline D. Van Ovost, comandante del Comando trasporti.

Il blocco repubblicano

Insieme a quelle dell’ammiraglio Samuel Paparo – che era in lizza per la stessa posizione di Franchetti – alla posizione di comandante del Comando Indo-Pacifico e del vice ammiraglio Stephen Koehler alla posizione di comandante della Flotta del Pacifico, le nomine dei tre ufficiali dovranno ora essere confermate dal Senato in autunno. Le tempistiche sulle conferme, però, non sono sicure. Il senatore repubblicano dell’Alabama, Tommy Tuberville, sta mantenendo sospese le votazioni sulle nomine all’interno del Pentagono in protesta contro le politiche del dipartimento della Difesa sull’aborto. Attualmente, infatti, le militari di stanza in uno stato dell’Unione dove l’aborto è limitato o illegale possono ottenere un congedo temporaneo e il rimborso spese per viaggiare verso uno stato che permette la procedura sanitaria. Il blocco di Tuberville sta tenendo in sospeso la conferma di oltre 250 ufficiali superiori, tra cui quella di comandante dei Marines, un posto mai rimasto vacante nella secolare storia del Corpo.

Foto: Us Navy


formiche.net/2023/07/ammiragli…



Ucraina, Cina pronta ad accogliere la missione di Zuppi


Ucraina, Cina pronta ad accogliere la missione di Zuppi 8389585
C'è anche chi crede si possa conversare di un ufficio di collegamento della Santa Sede a Pechino. Sarebbe una svolta storica. E non è l'unica manovra asiatica. Tra pochi giorni il Papa, che a fine agosto andrà in Mongolia, riceverà il presidente vietnamita Vo Van Thuong: in agenda lo storico invio ad Hanoi di un rappresentante papale

L'articolo Ucraina, Cina pronta ad accogliere la missione di Zuppi proviene da China Files.



Il sindaco di Villa Santa Maria in provincia di Chieti ha fatto ripulire la scritta DUX sulla montagna per renderla di nuovo visibile. Il sindaco, che già nel


È un grande dolore la perdita di Bianca Pomeranzi, femminista colta, appassionata, ironica: irriverente e libera, sempre, fino alla fine. Protagonista del movi



Patrick Zaki arriverà in Italia fra domenica e lunedì e già i polemisti da strapazzo come l'ineffabile Gasparri, criticano la scelta di rifiutare un volo di


#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’Istituto Omnicomprensivo “Giano dell'Umbria-Bastardo”, in provincia di Perugia che sarà demolito e ricostruito grazie alla linea di investimento dedicata dal #PNRR alla costruzione di 212 Nuove Scuole.


Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato oggi il nuovo Decreto riguardante l’assegnazione delle risorse del Fondo per l’istruzione tecnologica agli ITS Academy per l’anno formativo 2023/2024, per un importo di più di 48.


I rischi dei tassi alti per l’economia italiana


Nello scenario di tassi d’interesse alti ancora per alcuni anni, che è ormai previsto da un numero crescente di centri di ricerca economica e di analisti delle grandi istituzioni finanziarie, la più diffusa preoccupazione in Italia è per l’elevato debito

Nello scenario di tassi d’interesse alti ancora per alcuni anni, che è ormai previsto da un numero crescente di centri di ricerca economica e di analisti delle grandi istituzioni finanziarie, la più diffusa preoccupazione in Italia è per l’elevato debito pubblico il cui onere, seppur gradualmente, è destinato a lievitare.

Tuttavia, motivo di ancor maggior timore dovrebbe essere l’impatto dell’alto costo del denaro sull’economia italiana che, sotto questo profilo, appare più vulnerabile di quella di altri Paesi europei. Innanzitutto, il Pil del nostro Paese è notevolmente influenzato dal settore immobiliare il cui andamento incide sui servizi d’intermediazione delle case, su una parte rilevante dell’industria delle costruzioni (nuove edificazioni e ristrutturazioni) e anche sul settore turistico nel quale è importante l’ammodernamento delle strutture ricettive.

Tassi stabilmente più alti produrranno una riduzione pronunciata dei valori immobiliari e del numero di compravendite e freneranno gli investimenti di ristrutturazione e sviluppo delle case e degli immobili funzionali alle attività imprenditoriali. L’ampio sostegno che le banche italiane, fisiologicamente, hanno dato aquesti settori potrebbe generare perdite su crediti più elevate delle previsioni originarie incorporate negli spread creditizi. Inoltre, ed è un aspetto poco considerato, le caratteristiche della relazione banche-imprese in Italia rendono la performance di queste ultime più vulnerabile al rialzo dei tassi d’interesse e alle contrazioni del credito rispetto a quanto avviene in molti Paesi del Nord e del Centro Europa.

Da noi infatti le imprese, anche quelle medio-piccole, tendono ad avere rapporti bancari multipli e incentrati sul credito a breve revolving. La pluralità di relazioni bancarie, se da un lato protegge le imprese da problemi di liquidità di una singola banca, dall’altro costituisce un limite in caso di scenari di contrazione del credito perché le relazioni marginali ocomunque meno importanti sono le prime ad essere chiuse o ridotte. La prevalenza del credito a breve revolving rispetto ai finanziamenti a lungo termine determina non solo un costo del finanziamento più elevato (il credito a breve revolving risulta essere più costoso dei finanziamenti e delle linee ascadenza di circa il 3% secondo una recente ricerca relativa all’Europa) ma anche una sensibilità al rialzo dei tassi d’interesse maggiore perché a ogni rinnovo il tasso viene adeguato all’evoluzione del mercato.

Infine, queste caratteristiche implicano che la durata media del debito bancario delle imprese italiane è tendenzialmente inferiore a quella delle imprese di altri Paesi europei soprattutto del Nord e Centro Europa e quindi che le nostre aziende sono più esposte a eventuali contrazioni del credito collegate a scenari di recessione. La performance delle imprese determina la crescita economica e quindi il gettito fiscale e per questa via il pagamento degli oneri e il rimborso del debito pubblico chiudendo un cerchio che invita a una visione d’insieme.

Questa sintetica analisi ha alcune implicazioni. La prima è che l’effetto sull’economia del rialzo dei tassi d’interesse dipende anche dalla struttura del mercato del credito che è diversa nei vari Paesi europei e questa circostanza spiega la differente sensibilità dei policy makers alle scelte di politica monetaria. La seconda è che la migliore performance delle imprese italiane rispetto alle loro omologhe europee, registrata anche nella prima parte dell’anno corrente, potrebbe svanire in uno scenario di tassi d’interesse alti a lungo. La terza è che per controbilanciare gli effetti di uno scenario che ci è inevitabilmente sfavorevole l’arma più efficace è l’accelerazione degli investimenti finanziati mediante il Pnrr e debito bancario e finanziario a lungo termine.

L'articolo I rischi dei tassi alti per l’economia italiana proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Presentazione dello Studio: “Fiscalità e innovazione, un’analisi del caso italiano”


Martedì 25 luglio alle ore 12:00 la Fondazione Luigi Einaudi presenta lo Studio: “Fiscalità e innovazione, un’analisi del caso italiano”, su Iniziativa del Dott. Sergio Boccadutri Saranno presenti: SERGIO BOCCADUTRI Coautore dello Studio ANDREA CANGINI Se

Martedì 25 luglio alle ore 12:00 la Fondazione Luigi Einaudi presenta lo Studio: “Fiscalità e innovazione, un’analisi del caso italiano”, su Iniziativa del Dott. Sergio Boccadutri

Saranno presenti:

SERGIO BOCCADUTRI
Coautore dello Studio

ANDREA CANGINI
Segretario Generale della Fondazione Luigi Einaudi

Una selezionata platea trasversale di parlamentari

L’evento si svolgerà a porte chiuse

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Le motivazioni della sentenza che ha condannato l’azienda Civis Spa, nella causa promossa da Adl Cobas, per i salari poco sopra i 4 euro all’ora rappresenta



A un anno dalla sua scomparsa, oggi ricordiamo il Professor Luca #Serianni, da sempre vicino al mondo della #scuola.

Qui il video che aveva realizzato per il Ministero in occasione della #Maturità2022 ▶️ youtube.



Spazio, cyber, fianco est. Perché il governo aumenta il numero di soldati


Aumenta l’organico delle Forze armate italiane, che passa dalle attuali 150mila unità a 160mila. A deciderlo il Consiglio dei ministri, che ha approvato il disegno di legge presentato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, sulle disposizioni in materi

Aumenta l’organico delle Forze armate italiane, che passa dalle attuali 150mila unità a 160mila. A deciderlo il Consiglio dei ministri, che ha approvato il disegno di legge presentato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, sulle disposizioni in materia di revisione dello strumento militare, che interviene sulla legge del 5 agosto 2022 nella quale si indicava appunto il massimale di personale in uniforme previsto per lo strumento militare nazionale. La riunione del Consiglio a Palazzo Chigi, durata circa un quarto d’ora, è stata presieduta dal vice presidente e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

L’aumento dell’organico

Come si legge nel comunicato del ministero della Difesa, il testo interviene a disciplinare le dotazioni organiche del personale delle Forze armate, prevedendo l’incremento di 10mila unità, già previsto dalla legge del 2022. L’incremento vedrà l’Esercito italiano crescere di 3.700 militari, di 3.250 la Marina militare e 3.050 l’Aeronautica. Viene pertanto mantenuto un equilibrio di massima tra le Forze armate, che vedono crescere in più o meno in egual misura le proprie file. È il segno dell’attenzione a 360° e multidominio perseguito dalla Difesa italiana e confermato dal ministero con la proposta appena approvata.

Accresciuti impegni internazionali

Il disegno di legge approvato, tra l’altro, non si limita a modificare qualche cifra, ma interviene a modificare il trend di contrazione degli organici, registrato l’aumento degli impegni assunti dalle Forze armate in ambito nazionale e internazionale, “riconducibili all’accresciuta complessità dello scenario globale”. Il testo, dunque, riconosce l’attuale sforzo senza precedenti dei nostri militari, schierati oltre che in Patria anche in un arco geografico che va dal Baltico al Sahel, passando per il fianco est, i Balcani, il Medio oriente e il Mediterraneo. Un’estensione delle nostre forze militari mai raggiunto dai tempi della Seconda guerra mondiale.

Spazio e cyber

L’ampliamento dell’organico, tra l’altro, risponde anche a un’altra necessità delle Forze armate, oltre quella meramente geografica. Gli ambiti di intervento della Difesa nazionale sono cresciuti anche di complessità a causa dell’aumento di attività nei nuovi domini emergenti dello spazio e del cyber. A dirlo è il ministero stesso, che registra “l’ampliamento delle competenze e dei compiti delle Forze armate in materia di difesa delle infrastrutture spaziali e dello spazio cibernetico in ambito militare”. Spazio e cyber sono ormai riconosciuti quali domini abilitanti vitali per la conduzione di ogni operazione militare, e hanno dimostrato tutto il loro impatto nella guerra in Ucraina, dove la resistenza di Kiev è riuscita a frenare l’avanzata russa anche grazie all’appoggio fornito dalle costellazioni satellitari, che hanno permesso il mantenimento delle comunicazioni (rese sicure da un costante monitoraggio cyber) e l’individuazione di bersagli e obiettivi, permettendo il loro centramento con precisione da parte di missili, droni e artiglieria.


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Temperature a Roma dal 1862 al 2017


Un breve articolo sui dati relativi alle temperature a Roma. I dati sono quelli ufficiali dell’Osservatorio Meteorologico del Collegio Romano. Situato nel cuore di Roma, l’Osservatorio è un gioiello della scienza meteorologica italiana. Dal 1862,Continue reading

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In Cina e Asia – Consolato cinese a Odessa danneggiato da un bombardamento russo


In Cina e Asia – Consolato cinese a Odessa danneggiato da un bombardamento russo consolato cinese Odessa
I titoli di oggi:

Ucraina: consolato cinese danneggiato a seguito di un bombardamento russo su Odessa
Xi e Kissinger, due “vecchi amici” a Pechino
Cina: pubblicato piano in 31 punti per sostenere le imprese private
Anche l'ambasciatore americano in Cina Nicolas Burns tra le vittime degli hacker cinesi
La Malaysia punta sull'industria dell'auto elettrica: Tesla apre una sede nel paese
TSMC rinvia al 2025 l'apertura della fabbrica in Arizona
Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone si incontrano per discutere di sicurezza nucleare
Thailandia: il Pheu Thai è il nuovo leader della coalizione che proverà a formare il governo
Boom di turisti in Giappone

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Kissinger ricevuto da Xi. Ma il disgelo non è più semplice


Kissinger ricevuto da Xi. Ma il disgelo non è più semplice 8372402
Prima (e piuttosto) che utile a favorire una distensione, il viaggio di Kissinger sembra innanzitutto rafforzare la prospettiva cinese sulle relazioni sinoamericane. E cioè che le tensioni sarebbero colpa solo di una politica Usa che ha distrutto "l'atmosfera di comunicazione amichevole" tra i due paesi. E che per questo va scavalcata per arrivare agli scambi people-to-people

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Oggi alle ore 11,30 in Piazza Montecitorio a Roma si svolgerà la conferenza stampa di presentazione del comitato di sostegno alla proposta di legge di iniziati


Dal monopolio alla concorrenza, la rivoluzione culturale del centrodestra sui tassisti


Un anno, è passato solo un anno. Lo scorso 13 luglio, i Palazzi della politica al centro di Roma erano blindati, la celere schierata, il traffico deviato. Esplodevano le bombe carta, lo sbuffo dei fumogeni tingeva l’aria di rosso mentre una folla di tassi

Un anno, è passato solo un anno. Lo scorso 13 luglio, i Palazzi della politica al centro di Roma erano blindati, la celere schierata, il traffico deviato. Esplodevano le bombe carta, lo sbuffo dei fumogeni tingeva l’aria di rosso mentre una folla di tassisti cingeva d’assedio il Senato della Repubblica. Ad arringarli, il senatore Matteo Salvini: “C’è qualcuno che a Palazzo Chigi mal consiglia Mario Draghi. In un momento economico planetario come questo, perché infilare 40.000 lavoratori in un decreto senza nessuna motivazione?”. In piazza, Salvini era schierato senza se e senza ma dalla parte dei tassisti, mentre nelle commissioni i parlamentari della Lega chiedevano (e ottenevano) lo stralcio dell’articolo 10 del decreto Concorrenza, quello che prevedeva la liberalizzazione del settore. Salvini non era solo. Chi più chi meno, leader e parlamentari del centrodestra erano (come sempre) graniticamente schierati al fianco dei conducenti di auto pubbliche.

Ebbene, par di capire che molto sia cambiato. Sembra che le responsabilità implicite nella funzione di governo abbiano determinato una vera e propria rivoluzione culturale tra i ranghi del centrodestra. Decisive sono state le file di turisti davanti alle stazioni ferroviarie in attesa di taxi che non arrivano.

“Servono più auto in strada da subito”, ha infatti scandito ieri Matteo Salvini dismessa la felpa del leader di lotta e di governo e indossata la grisaglia del ministro dei Trasporti. Cartina di tornasole dell’avvenuto mutamento, il Giornale. All’indomani della rumorosa manifestazione dello scorso 13 luglio, il quotidiano della famiglia Berlusconi dava conto della cronaca (“I tassisti assediano Palazzo Chigi”, era il titolo dell’articolo), ma evitava con cura di esprimere commenti. Oggi, invece, il Giornale pubblica nella collocazione più nobile, quella dell’editoriale, un sacrosanto commento di Vittorio Macioce che, sotto il titolo “Tassisti, l’estate della sconfitta”, non lascia margine al dubbio. Alcuni passaggi: “Le richieste sono tante e i taxi sono pochi… La domanda non incontra l’offerta… I taxi in Italia sono un servizio pubblico al tracollo… Se i taxi sono pochi perché non si aumentano le licenze? Perché non si fanno più turni? Troppo facile. C’è sempre un alibi, una paura, un disinteresse, una ragione in più per aspettare che il caos si spenga… Dopo anni è arrivato il momento… Si è andati oltre il limite… Non si può fare finta di nulla”.

Dalla tutela del monopolio alla tutela della concorrenza; dalla difesa della corporazione alla difesa del consumatore: la rivoluzione culturale del centrodestra è in atto e se il ministro Salvini si mostrerà coerente con l’annuncio fatto, sarà il caso di dire meglio tardi che mai.

Formiche

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L’Aeronautica sceglie il Samp/T Ng, il sistema missilistico che unisce Roma e Parigi


Anche l’Aeronautica militare italiana si dota del Samp/T Ng. Questo è quanto stabilito dall’emendamento del contratto Fsaf-Paams Sustainment & enhancement per l’approvvigionamento di sistemi terrestri di difesa aerea di nuova generazione, appena siglato d

Anche l’Aeronautica militare italiana si dota del Samp/T Ng. Questo è quanto stabilito dall’emendamento del contratto Fsaf-Paams Sustainment & enhancement per l’approvvigionamento di sistemi terrestri di difesa aerea di nuova generazione, appena siglato dal direttore di Occar-Ea (Organisation conjointe de coopération en matière d’armement), Joachim Sucker, e l’amministratore delegato di eurosam, Eva Bruxmeier. Un importante alleato per la protezione dei cieli, grazie ai suoi sistemi ed equipaggiamenti all’avanguardia.

L’accordo

Tale commessa si aggiunge alla produzione di Samp/T Ng già sottoscritta questo gennaio per l’Esercito italiano e l’Aeronautica militare francese. Occar ha commissionato questo emendamento all’accordo S&E al Consorzio italo-francese eurosam – sostenuto dai suoi tre azionisti Mbda Francia, Mbda Italia e Thales Las Francia – su delega del segretariato generale della Difesa e direzione nazionale degli armamenti (Segredifesa) e della Direction générale de l’armement (Dga). L’emendamento è stato siglato alla presenza dei rappresentanti di Segredifesa e dell’Aeronautica, che entra così nella cerchia dei clienti domestici del sistema Fsaf-Paams. Eurosam, fondata nel 1969 come joint venture di Mbda e Thales, ha permesso di mettere a fattor comune le reciproche competenze nel campo delle soluzioni per la difesa aerea, così da puntare a risultati ancor più ambiziosi.

Più sinergia operativa

“Come Mbda Italia siamo molto soddisfatti che anche l’Aeronautica militare italiana abbia scelto il Samp/T Ng per la difesa aerea di medio e lungo raggio”, ha commentato Giovanni Soccodato, Mbda executive group director sales & business development e managing director di Mbda Italia. Tale impegno da parte dell’Arma azzurra inoltre “conferma le caratteristiche avanzate e performance di un sistema altamente evoluto”, anche grazie a sistemi innovativi quali il “nuovo missile Aster B1NT di Mbda e al nuovo radar Kronos grand mobile HP di Leonardo”, ha spiegato ancora Soccodato. Il sistema, secondo il managing director di Mbda Italia, “assicurerà all’Aeronautica militare totale sinergia operativa con il resto delle Forze armate italiane, garantendo sovranità tecnologica all’Italia, nonché la più efficace protezione del territorio e della popolazione”.

L’evoluzione del Samp/T

Il sistema Samp/T Ng, che rappresenta un’evoluzione del sistema Samp/T in servizio dal 2010, è stato sviluppato a partire dal 2021 ed è frutto della collaborazione tra Roma e Parigi. Tale sistema si basa sul missile Aster block 1 Nt di Mbda, su un lanciatore aggiornato, sul Kronos grand mobile high power di Leonardo per l’Italia e il Ground fire 300 di Thales per la Francia, oltre a un modulo di comando e controllo comune basato su un’architettura software di comando e controllo aggiornata e una connettività migliorata. Pensato per le missioni terrestri di difesa aerea, il sistema di difesa missilistica superficie-aria a lungo raggio è in grado di intercettare una minaccia fino a 150 chilometri di distanza, oltre a riuscire a operare anche in ambienti densamente abitati da aerei civili. Grazie alle sue tecnologie può inoltre contrastare minacce ibride ed emergenti, quali ad esempio i missili ipersonici e balistici manovranti. Il Samp/T Ng si può schierare in tempi brevi e richiede un numero limitato di personale, oltre a integrarsi facilmente in una rete di difesa aerea.


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Come perseguire l’interesse nazionale. La ricetta di Crosetto, Cingolani e Folgiero 


L’interesse nazionale è uno strumento fondamentale, una bussola che deve orientare l’azione dello Stato a prescindere dal colore politico del governo in carica, per la cui definizione sono necessarie le migliori energie del Paese. Questo è solo uno dei te

L’interesse nazionale è uno strumento fondamentale, una bussola che deve orientare l’azione dello Stato a prescindere dal colore politico del governo in carica, per la cui definizione sono necessarie le migliori energie del Paese. Questo è solo uno dei temi emersi nel corso del Med-Or Day, l’appuntamento annuale della fondazione creata nel 2021 da Leonardo, e giunto alla terza edizione, dal titolo “Italia, Europa, Mediterraneo: per una nuova visione dell’interesse nazionale”. “In un mondo così disordinato, l’interesse nazionale costituisce in qualche modo una bussola, un’idea non solo per questa o quella alleanza di governo”, ha infatti aperto i lavori della serata il presidente della fondazione, Marco Minniti, aggiungendo come si tratti di qualcosa che “unisce, non quello che divide”.

Italia, ponte mediterraneo

Per il presidente Minniti, “in questo mondo così profondamente interconnesso l’interesse nazionale si gioca fuori dai confini nazionali”, sottolineando come un pezzo fondamentale per l’Italia “si giochi nel rapporto tra Europa e Mediterraneo”. Essendo “al centro del Mediterraneo, il suo ruolo è quello di fare da ponte tra Europa e Mediterraneo allargato”, una posizione che le consente di diventare un “punto di congiunzione fisico con il Global South”.

8361885L’importanza dell’interesse nazionale

“Perseguire l’interesse nazionale non è una cosa facile, significa anche capire quali sono le ambizioni e quali perseguire”. A sottolinearlo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo ai lavori, aggiungendo come “siamo un Paese piccolo, serve una visione e una strategia che trovi il concorso di migliaia di persone”. “Viviamo tempi difficili e drammatici – ha proseguito il ministro – e non esiste un Paese che abbia un futuro se non esiste una classe dirigente, soprattutto quella pubblica, che pensa di costruire una strategia” per il suo futuro, aggiungendo come non esistano “conduttori illuminati” che possano sostituirsi al lavoro di squadra necessario richiesto alle leadership nazionali. “Dobbiamo costruire un campo neutro e parlare di queste cose e non lasciare le cose nelle mani della politichetta”, ha allora proposto Crosetto, segnalando l’importanza che ad agire sia l’ossatura burocratico-industriale dello Stato, definito dal ministro il “deep state” costante anche col cambio dei governi: “Se domani il governo cadesse il 90% di questa sala rimarrebbe al suo posto”, ha detto il ministro rivolgendosi alla platea del Med-Or Day.

La dimensione industriale

La definizione di un interesse nazionale è importante anche per la dimensione industriale. Come registrato ancora dal ministro Crosetto, “un piccolo Paese come l’Italia non può perseguire tutto, può essere un leader sugli elicotteri, sull’elettronica, sulle navi, nel settore spaziale, ma non può essere leader in tutto”. Lo Stato, dunque, deve fare una scelta, orientandosi verso quello su cui ritiene importante assumere un ruolo di guida “quello che tra trent’anni ti garantirà di essere tra i leader del mondo”. Per fare questo, ancora una volta c’è bisogno di un “lavoro di squadra” della classe dirigente pubblica. Senza questa assunzione di responsabilità, alle imprese rimangono due strade: “Potete avere la più bella tecnologia del mondo – ha detto infatti il ministro alle aziende presenti– ma se vivete in un Paese che non ha altro o morite o vi spostate”. Per questo, per Crosetto, l’Italia “ha bisogno come il pane di un documento di strategia nazionale condivisa”.

Un ministero del Futuro?

Per Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, “nelle ultime decadi spesso è mancata la risposta alla domanda fondamentale: cosa vogliamo essere tra trent’anni”. Una riflessione che avrebbe dovuto coinvolgere non solo il Paese, ma anche le aziende. “una società non può limitarsi a guardare ai conti a tre anni”, deve sapere “dove andare e dove trascinare il Paese”. Anche perché, “se si ha una direzione, si sa cosa si vuole essere in futuro, e se si sceglie bene la direzione poi i conti di un’azienda tornano”. In Italia, invece, c’è stata una miopia non solo da parte delle istituzioni, ma anche delle imprese, che avrebbero “cercato di risparmiare la fatica”. “Abbiamo accumulato una serie di fallimenti che sono preoccupanti, ha detto Cingolani, secondo cui l’Italia ha “perso i computer, eliminato il nucleare – pur essendo stata protagonista della loro invenzione – e adesso c’è chi costruisce sviluppo economico oggi su questi ambiti”. La provocazione dell’ad del gruppo di Monte Grappa, allora, è stata la costituzione di un “ministero del Futuro”.

Cambiano le catene del valore

“Siamo nell’era del reshoring, onshoring, friendshoring e dell’alliedshoring, e l’interesse nazionale di oggi ripensa alla globalizzazione, accorcia le catene di fornitura, pensa a difendere quanto dell’industria pesante è rimasto in Europa, il lavoro e la tecnologia” ha sottolineato l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero. L’esempio del trend precedente è dato dalla cantieristica navale, il cui solo 3% “è rimasto in Europa, il resto è andato in Asia”. Bisogna allora progettare e riprogettare le filiere: “Il momento storico – ha detto Folgiero – ha spinto il mondo ha fare una conversione a U nel ripensamento delle catene di forniture”. È stata marginalizzata l’industria, abdicando spesso a quella pesante, che ha potuto sopravvivere “grazie all’industria militare”, una questione che non coinvolge solo l’aspetto economico, dal momento che il “settore della difesa contiene i trend del futuro”. Ne è un esempio il dominio underwater, “un aspetto in partenza, che dovrà essere occupato e abbiamo le tecnologie che ci permetteranno di innovare”.

Investire sui giovani

“L’industria è fatta da persone che devono rispondere alle esigenze di futuro”, ha continuato Cingolani, segnalando come nei prossimi serviranno “300mila specializzati Stem nei prossimi anni, ingegneri e gente tecnica”. Questo però richiederà un investimento sui giovani “è un discorso che ha radici lontane – ha detto Cingolani –è impossibile andare avanti con la contrattualistica attuale, chiedo un altro tipo di modello: se uno è bravo va avanti e la banca gli dà il mutuo anche se ha contratto a tempo determinato”. Una questione che non impatta solo l’aspetto industriale, ma la sicurezza nel suo insieme. “In Ucraina dei giovani con Internet e la connessione digitale hanno guidato i droni che hanno affondato navi”. La difesa, per l’ad di Leonardo, “è un sottoinsieme di una cosa più grossa che è la sicurezza nazionale, che significa anche sicurezza energetica, infrastrutture, cibernetica, ci vuole una visione più ampia”. Riflessioni a cui ha fatto eco anche Folgiero, sottolineando come in Italia ci sia un problema di manodopera, “gli italiani non vogliono più produrre”. Se è vero che si può strutturare una fabbrica sempre più robotizzata, è anche vero che “senza manodopera l’industria non si fa, si possono fare tante cose senza mani, ma non la manifattura”. Serve, allora, “la capacità di innovare, lavorare sulla distintività di questa manifattura” anche perché si tratta di un volàno per fare Pil, export e portare l’Italia all’estero.


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Gaetano Salvemini – Mazzini


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Nel 2022 oltre 2 miliardi e 100 progetti per la Difesa europea. Il bilancio di Breton


Un bilancio di spesa della Difesa europea. È quello che ha tracciato il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, intervenendo in occasione della seduta della commissione Budget sui piani comunitari sulla Difesa. Il fondo europeo di difesa (Edf),

Un bilancio di spesa della Difesa europea. È quello che ha tracciato il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, intervenendo in occasione della seduta della commissione Budget sui piani comunitari sulla Difesa. Il fondo europeo di difesa (Edf), secondo quanto emerso, è riuscito lo scorso anno a supportare moltissime aziende distribuite su tutto il Vecchio continente, per un totale di circa 2 miliardi di euro. Accanto a questo, nel corso della seduta, è stato deciso anche un nuovo fondo in favore dell’Ucraina.

Più di 100 progetti finanziati nel 2022

L’Edf era stato dotato fino al 2027 di “8 miliardi di euro su 7 anni per finanziare i progetti europei di ricerca e di sviluppo”, ha spiegato Breton, e ad a oggi “abbiamo circa 2 miliardi di euro dell’Unione europea che sono stati decisi per più di 100 progetti innovativi e concreti”. Lo scorso anno, secondo quanto ha riportato il commissario Ue, sono state coinvolte “550 imprese di 26 Stati, di cui 39% piccole medie aziende” e “ogni progetto comporta in media da 18 a 20 imprese di 9 Stati membri diversi”. Una produzione realmente transfrontaliera che è “veramente europea, nella quale si associano a grandi imprese e anche le piccole e medie aziende. Questo dimostra che il Fondo europeo di Difesa che era stato concepito anche per questo, consente cooperazioni industriali che non esistevano”, ha infine raccontato Breton sottolineando la forte ricaduta per tutto il comparto industriale della Difesa europea.

L’unione fa la forza

E per il prossimo futuro? A lungo si sta facendo strada in Europa il dibattito che mira ad aumentare gli investimenti a favore della Difesa, così come auspicato anche dalla Nato. “Rispetto alla domanda sullo spendere di più, lavorare di più insieme” sulla difesa Ue, “ovviamente la finalità è quella di spendere meglio insieme”, ha risposto il commissario, “e questo ci consente anche di risparmiare e di condividere il nostro approccio alla Difesa”. Per farlo, secondo Breton, è necessario “dare un incentivo affinché gli Stati membri siano incentivati a farlo, siano incoraggiati”.

Fondo ad hoc per l’Ucraina

Secondo 5 diverse fonti diplomatiche riprese da Politico.eu, l’Ue è pronta anche a proporre un fondo, da adottare entro l’autunno, dedicato a mantenere le scorte militari dell’Ucraina per i prossimi quattro anni, con una spesa prevista di circa 20 miliardi di euro. Un’ennesima iniziativa, che punta a sostenere attivamente la cornice di sicurezza del Vecchio continente, proseguendo sulla strategia adottata fino ad oggi in favore di Kiev contro l’aggressione di Mosca, ma con un’ulteriore accelerazione e rimarcando la volontà di impegnarsi a lungo termine. Ma attenzione, la proposta non prevede che l’Ue paghi direttamente le armi all’Ucraina, al contrario Bruxelles aiuterebbe i Paesi a coprire i propri costi per l’acquisto e la donazione di articoli come munizioni, missili, carri armati e altri aiuti militari. I fondi messi a disposizione contribuirebbero inoltre all’addestramento dei soldati ucraini e verrebbero resi disponibili attraverso la cornice del “Fondo europeo per la pace”. Il piano si andrebbe così ad aggiungere alla proposta dell’Ue di stanziare 50 miliardi di euro in assistenza non militare all’Ucraina tra il 2024 e il 2027.


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PandeNordio


Quando l’irragionevolezza dilaga è segno che la politica e la comunicazione stanno confondendo le acque. L’Istituto Piepoli ha sondato l’opinione pubblica su “La riforma della giustizia”: è favorevole il 42%, che arriva al 62% fra chi vota a destra e scem

Quando l’irragionevolezza dilaga è segno che la politica e la comunicazione stanno confondendo le acque. L’Istituto Piepoli ha sondato l’opinione pubblica su “La riforma della giustizia”: è favorevole il 42%, che arriva al 62% fra chi vota a destra e scema al 25% fra chi vota a sinistra. Hanno sondato il caos. Che ha autori e finalità. La giustizia italiana è la peggiore d’Europa, ergo qualsiasi persona ragionevole dovrebbe essere favorevole a farla funzionare meglio. Ma, dall’altra parte, dire di volerla “riformare” significa poco e nulla. Quindi ci si divide secondo tradizione: guelfi e ghibellini; Montecchi e Capuleti; destra e sinistra. Poi i guelfi sono divisi fra loro, i due giovani s’innamorano e i due schieramenti sono in continuo lavorio trasformistico. Nulla di innocente.

Fra le cose misteriose, frutto di acque confuse, vi è il vivace dibattito sulla denegata ipotesi di cancellare un reato che nel codice non c’è mai stato, sicché è impossibile cancellarlo. La contestazione penale di “concorso esterno in associazione di stampo mafioso” nasce non da una legge ma da una lettura congiunta, da un “combinato disposto” dell’articolo 110 (concorso nel reato) e 416 bis (associazione di stampo mafioso). Entrambi nel codice penale. L’osservazione del ministro della Giustizia e già magistrato Carlo Nordio è ineccepibile e ingenua: trattasi di ossimoro, perché o sei esterno o sei concorrente. Ribatte Giancarlo Caselli: no, perché sei esterno in quanto “non punciuto” e concorrente in quanto hai aiutato la mafia. Ora, anziché volere indurre all’istituzione dell’albo dei mafiosi, adeguatamente punciuti (ma chi è sicuro che tali siano tutti?), basterebbe descrivere la condotta criminale che s’intende punire. Ovvero inserire, non cancellare. Il che può anche portare a maggiore severità della legge. Non ci ha pensato Meloni, che invita a parlare d’altro e oggi commemora Borsellino? Ma la risposta di Nordio è ingenua, perché è cascato nella trappola di parlare di un tema suggestivo ed estraneo al programma di governo e alle riforme annunciate.

Qui è il nocciolo: le acque si rimestano per fermare tutto. Che non è una roba de sinistra, ma reazionaria e corporativa. Facciano attenzione, gli elettori de sinistra e i loro gruppi dirigenti frastornati. Il tema vero è l’annunciata separazione delle carriere. Con il vantaggio retorico che Giovanni Falcone era a favore, non a caso reietto dalla pressoché totalità dei colleghi magistrati. Se i riformatori rinunciano a usare questi argomenti hanno già perso. Come il citato sondaggio dimostra.

Nordio sta commettendo un errore, perché se parte con un’anticipazione di riforma, su cose oggettivamente minori, per poi farsi trascinare in dibattiti in cui lui prova a portare dottrina e gli altri l’accusano di favorire la mafia (roba dell’altro mondo!) – talché la presidente del Consiglio lo invita a concentrarsi su altro – la sorte della riformina sarà quella del marlin che il vecchio Santiago pesca nel mare di Hemingway: prima d’arrivare in porto ci resta la lisca. Dopo di che avrà una sola strada: le dimissioni con sconfitta indignazione.

Onde evitare questa mesta conclusione, farà meglio a non lasciarsi distrarre e a surriscaldare la frescura autunnale presentando il disegno di legge costituzionale che contiene la separazione delle carriere, la cancellazione dell’obbligatorietà dell’azione penale e la riforma del Consiglio superiore della magistratura. Succederà un pandemonio, un PandeNordio, ma nessuno potrà suggerirgli di parlare d’altro, essendo quello che è stato annunciato in Parlamento.

Portando in tavola il piatto forte del pasto democratico eviterà che le divisioni siano senza sugo e sostanza – fatte soltanto di destra e sinistra – al tempo stesso indicando un sistema che va tutto nel senso della piena autonomia di chi giudica, ovvero nello schema della civiltà europea. Non è escluso vada male e che alle dimissioni si giunga ugualmente. Ma sarebbero una sfida, non una presa d’atto della cantonata.

La Ragione

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In Cina e Asia: Xi avverte: "Sul clima la Cina non deve farsi influenzare”


In Cina e Asia: Xi avverte: xi
I titoli di oggi:
Xi avverte: “Sul clima la Cina non deve farsi influenzare”
Ancora silenzio da Pechino sul dialogo sulla difesa tra Usa e Cina
Spariti i dati sulla cremazione nello Zhejiang
Seul inasprisce le pene per combattere l’abbandono di infanti
Thailandia: il parlamento impedisce a Pita di essere nuovamente candidato a primo ministro
Papua Nuova Guinea, l'Esercito Usa potrà stanziare nel paese per 15 anni

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«Variante King»: il disertore Usa in Corea del Nord


«Variante King»: il disertore Usa in Corea del Nord 8356502
Il militare americano fuggito oltre il confine proprio durante l'escalation di tensione fra Seul, Pyongyang e Washington

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Laura Tussi*   Sono passati oltre vent’anni da Genova 2001. Un momento che ha segnato la vita di molte persone e che ancora oggi, dopo tante anal


Continua la strage di lavoratori. Oggi sono tre i morti. Due morti in Campania, Raffaele Foresta, operaio edile di 59 anni e Raffaele Vergara, operaio di 19 ann

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La notizia della grazia per Patrick Zaki ci riempie di gioia. La sua liberazione dimostra che le campagne per i diritti umani servono e possono salvare vite uma


Graziato Patrick Zaki ma in Egitto migliaia di oppositori restano dietro le sbarre


Con la grazia concessa a Zaki e El Baqer, il presidente egiziano cerca di accreditare un suo presunto approccio più moderato alle questioni di sicurezza. Ma la realtà è ben diversa L'articolo Graziato Patrick Zaki ma in Egitto migliaia di oppositori rest

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della redazione

(nella foto di SonoGrazy un manifesto per la liberazione di Patrick Zaki a Palermo)

Pagine Esteri, 19 luglio 2023 – Il giorno dopo la condanna a tre anni di carcere, sentenziata dal tribunale speciale di Mansoura per “diffusione di notizie false” sui social, lo studente Patrick Zaki, iscritto all’Università di Bologna, è stato graziato. Il presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi oggi ha emesso un provvedimento di grazia a suo favore e dell’avvocato per i diritti umani Mohamed El-Baqer, legale dell’attivista Alaa Abdel Fattah il più noto prigioniero politico egiziano.

Zaki dei tre anni avrebbe dovuto scontare ancora 14 mesi. Ieri, dopo la condanna – non appellabile perché pronunciata da una corte di sicurezza – erano stati lanciati vari appelli per la sua liberazione. A Roma gli esponenti della maggioranza di destra sostengono che il giovane egiziano sarebbe stato graziato per le pressioni diplomatiche del governo Meloni. Ma su El Sisi con ogni probabilità hanno influito di più i messaggi che ha ricevuto dagli Stati uniti a favore della scarcerazione di Zaki e considerazioni di carattere economico, dati i rapporti stretti in campo energetico tra Italia ed Egitto. Al Cairo in ogni attribuiscono il merito all’appello, accolto da El Sisi, lanciato ieri dal comitato per il “Dialogo Nazionale”, la serie di incontri cominciati nelle scorse settimane tra varie forze politiche, sindacali e sociali sulla “riconciliazione nazionale” promossi dal regime e che sino ad oggi non hanno prodotto alcun risultato apprezzabile.

Con la grazia concessa a Zaki e El Baqer, il presidente egiziano cerca di accreditare un suo presunto approccio più moderato alle questioni di sicurezza. L’Egitto però era e resta un paese con migliaia di detenuti politici, in gran parte dei casi arrestati in modo arbitrario, con scarse possibilità di essere scarcerati o graziati. Pagine Esteri

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pagineesteri.it/2023/07/19/med…



Oggi è il 31° anniversario della strage di Via d’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.


Con Draghi premier ci avrebbero guadagnato sia l’Italia sia la Meloni


Se lo scorso 21 luglio il governo Draghi non fosse stato fatto cadere, si sarebbe finito presumibilmente per votare in giugno e, data la balcanizzazione del centrosinistra, il centrodestra avrebbe comunque vinto le elezioni. Al governo, oggi, ci sarebbe s

Se lo scorso 21 luglio il governo Draghi non fosse stato fatto cadere, si sarebbe finito presumibilmente per votare in giugno e, data la balcanizzazione del centrosinistra, il centrodestra avrebbe comunque vinto le elezioni. Al governo, oggi, ci sarebbe sempre Giorgia Meloni. Ma quale Giorgia Meloni e in quale Italia?

Bisogna innanzitutto con onestà intellettuale ammettere che le cose sono andate meglio del previsto. Molto meglio del previsto. Tanto per cominciare, la recessione che la scorsa estate le maggiori autorità economiche e finanziarie nazionali e internazionali annunciavano come scontata fortunatamente in autunno non c’è stata. Un dato di fatto non attribuibile al merito di nessuno, ma che di sicuro ha semplificato il compito di chi ha assunto la responsabilità del governo.

Non è bastato questo, naturalmente, ad impedire che fossero sin dalle prime ore della legislatura confermate negli inciampi del governo sul decreto Rave e nel cedimento della maggioranza parlamentare sull’elezione della seconda carica dello Stato le due critiche di fondo rivolte al centrodestra in campagna elettorale: la debolezza della classe dirigente meloniana e la mancanza di unità politica della coalizione. Limiti che danno tutt’ora i loro amari frutti. Ma quella che, soprattutto in tempo di “guerra”, poteva essere una tragedia si è rivelata più che altro una commedia. Folklore, o poco più. Come i distinguo di Matteo Salvini e di, pace all’anima sua, Silvio Berlusconi sull’Ucraina.

Un folklore che ha accresciuto e consolidato l’immagine di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio affidabile. Affidabile soprattutto perché graniticamente atlantista e sorprendentemente europeista. Molto istituzionale, praticamente draghiana. Ed è questo che, in tale misura, non era davvero prevedibile. Non da parte di un leader politico che aveva trascorso gli ultimi 10 anni a dir male dell’Europa e che aveva sdegnosamente rifiutato di sostenere il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.

E invece… Invece appaiono in perfetta continuità con il governo Draghi i rapporti istituzionali di Roma con Bruxelles, la vendita di Ita, la delega fiscale, il superamento del reddito di cittadinanza, quello del superbonus edilizio, le misure sul pos, le politiche sull’immigrazione… oltre che, da Bankitalia all’Agenzia delle Entrate, quasi tutte le nomine pubbliche più importanti.

Viene allora da pensare, senza con questo voler offendere nessuno, che con l’originale all’Italia sarebbe andata anche meglio. Se negli ultimi dieci mesi capo del governo fosse stato Mario Draghi è lecito supporre che avremmo impostato e negoziato meglio il Pnrr con Bruxelles, che saremmo rimasti nel gruppo di testa sull’Ucraina con Francia e Germania, che avremmo assunto un ruolo di leadership sia nel vitale confronto europeo in atto per la riforma del Patto di stabilità sia in quello per la rimodulazione del regolamento di Dublino sull’immigrazione e più in generale nel processo di riforma della governance europea. Detta in firma di slogan: più risorse, meno immigrati, maggiore sicurezza, maggiore autorevolezza internazionale dell’Italia, maggiore attrattività degli investimenti stranieri, maggiore efficacia ed efficienza dell’Europa in quanto tale.

Anche per Giorgia Meloni sarebbe stato probabilmente meglio. Avrebbe avuto il tempo per maturare un’identità politica più solida, per darsi una visione di governo più realista, per rendere credibile fino in fondo la propria conversione dalla logia dell’anti (anti Europa, anti migranti, anti trivelle, anti mercato…) alla logica del pro. Avrebbe potuto lavorare, con l’aiuto di un qualche professor Fisichella, a quella transizione liberale della Destra che ad oggi rischia di essere un’incompiuta. Avrebbe preso in carico un’Italia più stabile e più forte. Dunque più governabile.

Insomma, se Mario Draghi non fosse stato sconsideratamente fatto cadere dall’inconsapevole Conte e dai consapevoli Salvini e Berlusconi, a guadagnarci sarebbero stati sia l’Italia sia Giorgia Meloni. Dunque il centrodestra. Perciò, pur ammettendo che le sono andate molto, ma molto meglio del previsto, non mi pento di essere stato l’unico senatore del centrodestra ad intervenire lo scorso 21 luglio in aula per confermare la fiducia a Mario Draghi.

Huffington Post

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Sul 2% alla Difesa, l’Italia è indietro. L’allarme di Crosetto e Tajani


Sull’obbiettivo di destinare il 2% del Pil alla Difesa, l’Italia è indietro e non raggiungerà il traguardo nei prossimi due anni. A lanciare l’allarme è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in audizione davanti alle commissioni Este

Sull’obbiettivo di destinare il 2% del Pil alla Difesa, l’Italia è indietro e non raggiungerà il traguardo nei prossimi due anni. A lanciare l’allarme è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa del Senato e della Camera, riunite per ascoltare la relazione sugli esiti del vertice Nato a Vilnius da parte del responsabile di palazzo Baracchini e del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “La Nato ha invitato gli alleati ad investire almeno il 2% del rapporto tra spese della Difesa e Pil”, ha ricordato il ministro, sottolineando come “questo parametro sarà considerato in futuro come base di partenza per le rinnovate esigenze dell’Alleanza e in alcuni casi sarà importante spendere anche oltre il 2%, considerando gli anni precedenti di sotto investimenti”. Come registrato anche dal ministro Tajani: “L’aumento delle spese per la difesa dovrà essere sostenibile e graduale”, aggiungendo che tale aumento dovrà “tenere conto del contributo complessivo degli alleati”.

I fondi alla Difesa

“Al momento i nostri piani nazionali prevedono che l’Italia si attesterà nel 2023 all’1,46% per poi scendere all’1,43% nel 2024: una tendenza in negativo e come si può constatare siamo molto lontani dal 2%”, ha spiegato ancora il ministro della Difesa, ricordando come quest’anno l’obiettivo verrà raggiunto “da undici Paesi a cui se ne aggiungeranno nel 2024 altri otto” e altri negli anni successivi. “In un’ipotetica graduatoria, l’Italia si candida al 24esimo posto per le spese per la Difesa”, ha aggiunto il ministro. Come spiegato da Crosetto al question time alla Camera, l’Italia al momento ha allocato alla Difesa nella legge di bilancio 2023 “circa 6,21 miliardi per il 2023, 6 miliardi per il 2024, 6,2 miliardi per il 2025, in linea con un trend avviato già dai precedenti governi”. A questi si aggiungono i fondi del Mimit per lo sviluppo tecnologico-industriale “pari a circa 1,9 miliardi nel 2023, 2,2 miliardi nel 2024 e 2,5 miliardi nel 2025”.

Le difficoltà verso il 2%

“Sono stato il primo ministro del nostro Paese a parlare della difficoltà di raggiungere l’obiettivo del 2%. Per la prima volta questo governo ha fatto chiarezza sulla possibilità di dare il nostro contributo”, ha sottolineato il ministro, registrando come l’Italia continui a disattendere il traguardo deciso in Galles. “È giusto chiedersi se ci serve, ma il 2% lo decide il Parlamento approvando gli stanziamenti di bilancio, che sono una scelta politica, affidata al passaggio parlamentare” ha voluto rimarcare Crosetto, ribadendo come ad oggi l’Italia non può raggiungere il 2% del Pil alla Difesa né il prossimo anno né quello successivo: “È difficile identificare una data – ha detto Crosetto – io mi auguro, perché penso che ce ne sia necessità, che noi riusciremo a rispettare il patto perché altrimenti ci ritroveremmo ad essere l’ultimo Paese come investimento in questo senso”.

Attenzione al Mediterraneo

Nel corso dell’audizione il ministro Tajani ha ricordato come l’Italia al vertice Nato di Vilnius abbia chiesto di “rafforzare la postura verso sud” dell’alleanza, con “maggiori risorse e impegno per le sfide del fianco meridionale”. Tajani ha ricordato “il traffico di esseri umani, il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, il terrorismo” come alcuni dei fattori di instabilità che caratterizzano la regione, e “la sicurezza del vicinato meridionale della Nato è essenziale per la sicurezza dell’Alleanza”. In questo quadro, ha aggiunto, “vogliamo approfondire i rapporti con i partner” del Mediterraneo “su base paritaria”. Inoltre l’Italia, nella presidenza 2024 del G7, avrà tra le sue priorità “l’Africa ed il Mediterraneo”.

Vertici Nato

Tajani ha anche registrato come l’Italia abbia concorso alla proroga del mandato di Stoltenberg alla guida della Nato, “riconoscendone la leadership in questa fase”. In particolare il ministro degli Esteri ha aggiunto che “il governo mantiene una vigile attenzione sul rinnovo di tutte le cariche speciali del sistema Nato al fine di svolgere con autorevolezza una costante azione di promozione dei nostri interessi nazionali, che porteremo avanti anche nei prossimi mesi nelle continue interlocuzioni con gli alleati”. Un’annotazione che potrebbe riferirsi all’ambizione italiana di candidare il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, alla carica di presidente del Comitato militare della Nato.


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Spazio e cyber chiavi del multidominio. Il punto di Elt


Il futuro della difesa passa per lo spazio e per il cyber, due aspetti strettamente legati e che avranno bisogno di investimenti per mantenere quel vantaggio tecnologico in grado di assicurare la deterrenza. È questo il quadro emerso nel corso dell’inizia

Il futuro della difesa passa per lo spazio e per il cyber, due aspetti strettamente legati e che avranno bisogno di investimenti per mantenere quel vantaggio tecnologico in grado di assicurare la deterrenza. È questo il quadro emerso nel corso dell’iniziativa “Cyber e Spazio: abilitanti per operazioni multi-dominio” organizzata da Elt Group presso la sede del Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti. L’evento ha visto l’azienda presentare le sue soluzioni e, soprattutto, ha avuto l’obiettivo di stimolare una riflessione di alto livello su questi settori strategici e abilitanti, fondamentali per la difesa nazionale del prossimo futuro. Moderati dal direttore di Rid, Pietro Batacchi, si sono confrontati sul tema il segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano, il presidente di Elt Group, Enzo Benigni, l’amministratore delegato del gruppo, Domitilla Benigni, il sottocapo di Stato maggiore della Difesa, generale Carmine Masiello, il sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Aurelio Colagrande, il direttore del V reparto di SegreDifesa, Luisa Riccardi, il direttore di Teledife, generale Angelo Gervasio, il capo reparto C4S e capo Ufficio generale innovazione e spazio dello Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Francesco Procaccini, l’amministratore delegato di Cy4gate, Emanuele Galtieri, il vice presidente Global sales & business development Strategy, innovation & transformation di Elt, Gianni Maratta, e il vice presidente Paolo Izzo. Presenti all’iniziativa anche il sottosegretario di Aiad, Carlo Festucci, e il consigliere militare del presidente della Repubblica, generale Gianni Candotti.

L’importanza del multidominio

Come registrato in apertura proprio dal generale Portolano “i domini emergenti dello spazio e del cyber sono in pieno sviluppo, e su questi bisogna investire”. Come illustrato dal segretario generale della Difesa, infatti, l’evoluzione tecnologia nella difesa si è svolta, fino a oggi, dal settore militare che “partendo dagli aspetti dottrinali definiva le esigenze, chiedendo poi all’industria di soddisfarle”. Oggi questo processo non è scontato. “Il progresso tecnologico avanza senza precedenti – ha detto Portolano – e oltre alla Difesa si sono affacciati numerosi altri stakeholders”. L’importanza di queste soluzioni risiede in particolare nel fatto che abilitano l’impego delle Forze armate nel multidominio “un prodotto, e non una somma, di capacità di componenti efficace solo se effettuata in maniere sinergia in tutti i domini”. In questo spazio, le azioni si svolgono nella dimensione fisica e virtuale, con l’obiettivo di “creare effetti strategici nella dimensione cognitiva, quella nella quale si prendono le decisioni”. Il ragionare in domini differenti, allora, può essere “un artificio per facilitare la comprensione, ma non deve essere una limitazione al pensiero strategico” che deve pensarli non come “entità isolate, ma un ambiente unico”.

Investire è una necessità

Enzo Benigni ha ricordato che “l’evoluzione è talmente veloce che sorprende gli stessi tecnici”. Per questo l’obiettivo delle aziende, a partire da Elt Group, deve essere quello di “mettere a disposizione alle Forze armate le tecnologie necessarie”, utili anche nel consesso internazionale per dare spessore all’azione totale del Paese. Il tema cruciale sottolineato dal presidente di Elt è che l’innovazione è “una cosa seria, costosa e pericolosa se si sbaglia strada”. Investire, allora, è l’unico modo per individuare le soluzioni all’avanguardia, utile “a ridurre e colmare i gap”. Anche dal punto di vista industriale, l’innovazione è un elemento indispensabile: “Per un’azienda significa soprattutto rimanere competitivi; senza innovazione si diventa rapidamente obsoleti”. ELT Group ha messo questi concetti al centro del proprio piano industriale Tenet 2030 “per cogliere al meglio le possibilità offerte dalle proprie competenze a servizio di nuovi domini, come lo spazio, il cyber e la bio-difesa’’ ha ricordato ancora il presidente Benigni.

Elt Group cresce

“La tecnologia di oggi va più veloce di noi e ci dobbiamo adeguare; dobbiamo essere più veloci a utilizzarla” ha detto Domitilla Benigni all’evento, registrando come la digitalizzazione abbia accelerato l’innovazione di una decina di volte. Per questo, il gruppo si baserà su una serie di laboratori che seguiranno il fast prototyping, in modo da gestire i processi di prototipizzazione in maniera più veloce. Inoltre, il know how delle aziende del gruppo permette a Elt Group di possedere una crescente competenza in tutti i nuovi domini trasversali dello spazio e del cyber. “Il portafoglio prodotti aumenta – ha commentato Benigni – dai tradizionali delle contromisure e della self protection, al Sigint, all’infrarosso, ai nuovi settori della guerra elettronica spaziale e del cyber”.

Scorpio

L’occasione ha permesso all’azienda anche di presentare il proprio traguardo del primo payload di Elt finanziato dall’azienda lanciato nello spazio il 15 aprile scorso dalla base spaziale di Vandenberg a bordo di un razzo di SpaceX. “Il sistema Scorpio ha messo insieme competenze tradizionali di Elt insieme a nuove capacità del dominio spaziale, grazie all’apporto di nuovi colleghi e nuovi partner”, ha spiegato Gianni Maratta. Il satellite, la cui missione è raccogliere i dati marittimi non classificati analizzati dal segmento di terra presso il quartier generale di Elt a Roma, è solo l’ultimo traguardo della società, i cui prossimi obiettivi sono il sistema in orbita stratosferica EuroHAPS e il sistema di contromisura per impedire l’acquisizione di immagini da parte di satelliti ostili, Zenital jammer.

La sicurezza cyber delle orbite

Come spiegato da Emanuele Galtieri, l’infrastruttura spaziale è fatta da diversi segmenti: la piattaforma in orbita, il centro di controllo a Terra, il collegamento tra questi due e la supply chain. “Ciascuno di questi segmenti può essere attaccato” sia nello spazio Ems (jamming, interferenze) che cyber. “La Space economy vale già 450 miliardi di dollari, con un tasso di crescita al 6% – ha detto ancora Galtieri – questo significa che nel 2030 varrà un trilione di dollari. Questa crescita naturalmente attrae gli attaccanti”. Come spiegato dall’ad di Cy4gate, gli attacchi ai satelliti sono aumentati del 500% dal 2008 al 2018. Per questo la società ha messo a punto diverse soluzioni per assicurare la difesa delle piattaforme e dei collegamenti.

L’azione delle Forze armate nei nuovi domini

I nuovi domini dello spazio e del cyber “sono trasversali, perché investono gli altri tre, non appartengono a una sola Forza armata, ma sono abilitanti per tutte ed esse stesse sono un campo di battaglia” ha registrato il generale Masiello. Per il sottocapo della Difesa, i due domini vogliono dire “connettività, da raggiungere con i satelliti, la valorizzazione dei dati, con l’IA, e la cyber-sicurezza dei dati”. Per il generale Colagrante, “i dati prodotti dallo spazio sono a disposizione di tutti perché sono abilitanti fondamentali per le operazioni; la dimensione spaziale pervade tutto”. In questo quadro però, ha registrato ancora il sottocapo dell’Aeronautica, per l’Arma azzurra lo spazio è nel suo Dna “per quanto riguarda operare i sistemi spaziali”. Questo ambiente, tra l’altro, sta diventando sempre più conteso, con l’affacciarsi di nuovi attori, anche ostili. Dallo spazio dipendono poi numerose attività anche sulla superficie, compresa quella marittima “Sorveglianza, navigazione, comunicazione, cartografia, tutte dipendono dallo spazio” ha spiegato l’ammiraglio Procaccini, ricordando come la Marina sia per sua vocazione multidominio. L’ammiraglio ha anche sottolineato la similitudine tra spazio e l’ambiente underwater, soprattutto per quanto riguarda la dimensione cyber, con il “99% delle comunicazioni Internet che passano lungo le dorsali sottomarine”.

La sfida del procurement

Fondamentale in questo senso sarà il procurement dei sistemi satellitari e spaziali in generale. La sfida, ha spiegato il generale Gervasio, è “trovare sul mercato le soluzioni adatte a soddisfare le esigenze delle Forze armate” in un settore complesso e articolato. “I mandati che ho ricevuto nel primo semestre del 2023 sono stati una volta e mezzo maggiori rispetto all’intero 2022, e di questi la maggior parte ha riguardato lo spazio e il cyber”. Serve allora “un indirizzo per capire quali siano i requisiti che un sistema deve possedere per poter essere impiegato”. Per la dottoressa Riccardi, stiamo allora assistendo a un cambio di paradigma “Settori come cyber e spazio per la loro trasversalità obbligano la Difesa a interfacciarsi con interlocutori nuovi e la Difesa stessa ha cambiato il modo di rivolgersi alle nuove realtà”. L’obiettivo del futuro, allora, deve essere la collaborazione con i privati per “definire insieme il futuro e capire come orientarlo insieme”.


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