USA: fondi governativi in prodotti di canapa per combattere il cambiamento climatico
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha reso noto l’elenco dei 3,5 miliardi di dollari di sovvenzioni per i prodotti di base “Climate Smart Commodities“, tra i quali figurano due importanti progetti sulla canapa, uno dei quali è incentrato sulla canapa “intelligente” ovvero la cattura selezionata del carbonio, secondo quanto riportato da Lancaster Farming. Il […]
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LIBRI. “Rifqa” ci accompagna nella realtà palestinese
di Rania Hammad –
Pagine Esteri, 7 ottobre 2022 – Il noto attivista, giornalista e poeta Mohammed El-Kurd, ospite in Italia al Festival di Internazionale a Ferrara e in tour in Italia, ha presentato il suo libro esordiente “Rifqa” alla “Libreria Giufa’ Caffè” nel quartiere romano di San Lorenzo dove è stato accolto con grande entusiasmo da un vasto pubblico insieme alla giornalista italiana Paola Caridi.
Il suo libro, in vetta alle classifiche Amazon in Medioriente, è stato appena pubblicato dalla Fandango in italiano con la traduzione di Emanuele Bero.
Mohammed El-Kurd è corrispondente dalla Palestina occupata per The Nation ed è stato inserito dal Time, insieme a sua sorella Muna El-Kurd, nella lista delle 100 persone più influenti del 2021, perché ha fornito uno sguardo autentico e incisivo sulla vita sotto occupazione israeliana a Gerusalemme Est e sul suo quartiere Sheikh Jarrah, al centro di una campagna di pulizia etnica, espansione illegale di insediamenti e demolizione di case di palestinesi.
Mohammed El-Kurd ha contribuito attraverso il suo attivismo sulle piattaforme dei social media al cambiamento della retorica riguardo al conflitto israelo-palestinese, esponendo in maniera nuova ed efficace, attenta e scrupolosa, la quotidianità della vita sotto occupazione militare israeliana in Palestina.
Perché il titolo Rifqa?
Rifqa è una parola che vuol dire accompagnare qualcuno, accompagnarlo nel suo viaggio, è il nome di mia nonna, morta a 103 anni e che ha subito e visto una Nakba dietro l’altra. Se fosse stata viva ora, ne avrebbe vista un’altra ancora. La Nakba è l’espulsione dei palestinesi, è una tragedia in corso, ed è una tragedia ad opera d’uomo. Questo libro è un tributo a mia mamma, mia nonna, le mie zie, alle donne e alle persone che mi hanno insegnato cosa vuol dire la resistenza. C’è una frase che viene usata spesso, anche da me purtroppo, perché sono un giornalista, ed è, “donne e bambini”, donne e bambini uccisi e donne e bambini feriti, non è una bella frase questa e per due motivi. Non è bella perché fa pensare che gli uomini palestinesi non abbiano importanza, che siano combattenti o passanti non sono importanti, mentre invece sono importanti, importa, perché nessuno dovrebbe morire. Il secondo motivo è che toglie alle donne la loro agenzia, le infantilizza, toglie alle donne la possibilità di essere resistenti e combattenti per la libertà. Storicamente le donne palestinesi sono sempre state in prima linea, come quando è stato assassinato Nizar Banat, le donne erano alle manifestazioni e venivano aggredite dalla polizia dell’Autorità palestinese. Le donne c’erano. La realtà è che ci sono tutti questi segmenti, e che tutti i segmenti della società palestinese subiscono gli effetti della misogina, il sessismo, la povertà, e il capitalismo. Quindi volevo scrivere un libro che dimostrasse che tutti i segmenti della società palestinese sono importanti.
Sheikh Jarrah è solo uno dei quartieri e luoghi in cui il diritto alla città viene negato per i palestinesi, ma cosa rende Sheihk Jarrah speciale?
Ciò che rende Sheihk Jarrah speciale non è solo che è centrale alla città di Gerusalemme, ma che per gli ultimi 49 anni è stato il microcosmo del colonialismo di insediamento in Palestina. La Nakba, l’espulsione forzata dei palestinesi non è solo una storia che mia nonna mi ha raccontato di un qualcosa che è avvenuto molto molto tempo fa, ma una realtà che io, mio padre, i miei fratelli e i nostri vicini, i nostri cari e compagni di classe, viviamo nei nostri cortili, nelle nostre strade, nei nostri quartieri. Vediamo gruppi e gruppi di coloni israeliani, molti dei quali vengono da Brooklyn, New York che arrivano e rivendicano la nostra terra dicendo che gli appartiene per decreto divino e dicendoci che solo perché appartengono a una certa religione, e per i loro credi di migliaia di anni fa, la città dove io, mio padre, mia nonna e la nonna di mia nonna sono nati, non è più la nostra.
Sheikh Jarrah è speciale anche se non è un caso speciale, è uno dei tanti quartieri sotto minaccia dalle espulsioni forzate e pulizia etnica, penso a Silwan e Masafer Yatta, a tante altre comunità che stanno subendo le stesse cose, ma Sheikh Jarrah è una delle comunità che ha rifiutato la pulizia etnica, lo ha fatto usando i termini giusti, chiamando queste azioni con i loro nomi, perché c’è una specie di sanificazione del linguaggio, chiamiamo questi atti, sfratti, come se non avessimo pagato l’affitto, come se ci fosse qualche altro proprietario, mentre in realtà sono solo espulsioni.
È incredibile, come un solo quartiere, con il sostegno di centinaia di migliaia nelle strade, è capace di reclamare il suo diritto alla cittadinanza per dire che nonostante le leggi, le corti, i giudici, l’esercito, i coloni stessi, e le pistole, noi non ci muoviamo da qui. E questo è qualcosa che non ha bisogno di poesia per essere catturato e raccontato, è già poetico in sé.
Sei riconosciuto e stimato a livello internazionale e sei ormai un giornalista apprezzato, hai incontrato per caso delle sfide o delle difficoltà?
Molti a livello di censura, e poi spesso mi sento tirare in direzioni opposte dagli altri, e poi c’è la sfida della responsabilità di parlare per tutta una nazione. Questo mi crea qualche problema, perché da una parte siamo poco rappresentati e quindi chiunque abbia un minimo di visibilità deve per forza delle cose acquisire una educazione politica e deve parlare, e deve poter parlare per la nazione. Ma allo stesso tempo, credo che gli artisti e gli scrittori, debbano avere libertà di espressione, dovrebbero avere la possibilità di esprimere differenze di opinione, e che non rispecchiano necessariamente le espressioni del pubblico. Queste sono alcune delle sfide a cui penso costantemente. Detto ciò, penso che qualunque sfida o difficoltà io riscontri negli Stati Uniti o in Europa non sono nulla di fronte a ciò che i palestinesi subiscono sul terreno, e non lo dico cosi per essere umile, ma perché mi aiuta a ricordarmi che nonostante le difficolta che incontro, è sempre una fortuna per me avere accesso e privilegio e poter parlare in questi forum.
Che differenze ci sono tra il tuo attivismo in Palestina e quello che porti avanti in Nord America o in Europa?
In Palestina non ci serve parlare di ciò che tutti viviamo e sappiamo, chi vive vicino al checkpoint di Qalandiya ad esempio pratica un attivismo che collega le lotte sociali a quelle politiche, si lotta per stabilire il sentimento culturale che tutti dobbiamo essere liberati, liberi dalla occupazione.
In nord America, si tratta di affrontare l’A B C del conflitto, cercare di spiegare e informare un pubblico che è stato disinformato per decenni, spiegare lo squilibrio di potere, chi è il villano nella storia, chi sono le persone che stanno lottando e per cosa stanno lottando, e perché è importante. Parlo di questo molto, ma ciò che è simile in queste due lotte è che lo facciamo mettendo al centro di tutto, la nostra dignità. In Palestina diciamo a tutti che meritiamo di vivere liberi e con dignità, e anche in Usa e in Europa diciamo che i palestinesi meritano di vivere con dignità.
Il Nord America è un grande continente e dunque se vado a parlare in Arizona o in Atlanta, ad esempio, parlo della collaborazione tra la polizia americana e la polizia israeliana, mentre se sono a New York parlo della ADL (Lega Antidiffamazione) e quanto sia potente. Quindi è molto importante comunicare il giusto messaggio a ogni pubblico, perché vogliamo che la gente si organizzi a livello locale.
Quanto è importante l’estetica nella cultura palestinese? L’estetica è cambiata tra la vecchia generazione e quella nuova? C’è un nuovo registro?
Per me personalmente la prerogativa era avere un buon messaggio politico, una didattica solida, informare chi non sa, ma era soprattutto importante scrivere un bel libro, una bella poesia. Quindi non solo l’idea di condividere la storia palestinese, ma scrivere un buon libro, che sia di valore nel suo genere, e non che si focalizzi e affidi al fatto che si parli di una storia straziante, ma che usi il linguaggio veramente bene. Che possa toccare il lettore in molti modi, che abbia umorismo e ironia, che abbia molti dettagli specifici e che umanizzi i soggetti. Spesso non si umanizzano nella poesia, diciamo che uno ha perso un braccio, oppure che uno è in prigione, ma non è in questo modo che si umanizzano. Si umanizzano dando loro caratteri complessi. Se provano rabbia, bisogna mostrare e raccontare la rabbia, se sono dispettosi, si mostrano e descrivono dispettosi. Li umanizziamo descrivendo le loro emozioni. Se un soggetto sputa ad un soldato ad esempio, lo metti, perché quello definisce il personaggio. Se uno odia la guerra, ma vuole resistere, ma non sa come, allora si include, è in questa maniera che si umanizza il personaggio. La qualità è importante, non è importante solo raccontare la tua storia.
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Nell’appuntamento di oggi conosceremo insieme un’altra linea di investimento del #PNRR.
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Ucraina: l’offerta di Zelensky alla NATO cade piatta
La reazione alla sua richiesta di adesione accelerata è stata attenuata, esponendo i limiti del coinvolgimento militare dell'Occidente in questa guerra. L'unica via d'uscita è la diplomazia e un accordo negoziato. Una via d'uscita che è stata complicata da un'altra dichiarazione di Zelensky, con la quale ha invocato un decreto che vieta i negoziati con Putin
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New US Executive Order unlikely to satisfy EU law
È improbabile che il nuovo ordine esecutivo degli Stati Uniti soddisfi il diritto dell'UE Oggi il governo degli Stati Uniti ha pubblicato un ordine esecutivo che limiterebbe la sorveglianza degli Stati Uniti. Questa è una prima dichiarazione di noyb.
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Letta che insegue Veltroni: la funzione turistica del PD.
"Il PD si interessa alle classi popolari e alle realtà impoverite con lo stesso atteggiamento sussiegoso dei turisti agiati, provenienti da qualche ricca città europea o americana, che si recano in un paese del terzo mondo e guardano con compassione la condizione dei suoi abitanti che, poveri loro!, non godono delle libertà e del benessere occidentale.
Veltroni e Letta esprimono del resto la visione del mondo di gente che vive nei centri storici e che finge di non sapere che spesso la povertà, l’ingiustizia e il degrado sono presenti nelle periferie delle loro stesse città. In qualità di dirigenti politici non possono guardare a queste condizioni di disagio perché la loro fortuna si fonda esattamente su questa ipocrisia.
Letta, Veltroni, Renzi e tanti altri che hanno fatto la storia del PD non avrebbero avuto alcun successo politico se non avessero promosso quelle politiche che hanno generato la questione sociale oggi presente in Italia.
La loro salita al potere è dipesa dal sostegno di forze economiche e finanziarie che hanno chiesto in cambio leggi in favore della precarietà nel lavoro, privatizzazione dei servizi, disfacimento della scuola pubblica, sostegno all’impresa e tanti altri provvedimenti che hanno prodotto le attuali ingiustizie."
kulturjam.it/politica-e-attual…
Letta che insegue Veltroni: la funzione turistica del PD - Kulturjam
Con le ultime parole di Letta e di Veltroni si scorge come il PD si interessi alle classi popolari e alle realtà impoverite con lo stesso atteggiamento sussiegoso dei turisti agiati in vacanza in qualche località del terzo mondo.Paolo Desogus (Kulturjam)
Russia: chi è e cosa pensa l’estrema destra
All'estrema destra di Putin, chiedono sempre più una mobilitazione totale, bombardamenti a tappeto delle città ucraine e persino l'uso di armi nucleari. Capire chi sono questi ultranazionalisti e cosa rappresentano è essenziale se vogliamo decifrare la strategia di guerra del Cremlino
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Lo spazio che bagna Napoli
«Grazie alla spinta proattiva di questi giovani talenti di Euravia, possiamo ridurre il talent gap nel settore AS&D con la strategia che sia in grado di integrare la conoscenza universitaria, le tendenze evolutive della ricerca globale e i fabbisogni dinamici delle imprese». Con queste parole Valeria Fascione, assessore a Ricerca, Innovazione e Start-up della Regione […]
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Verso carestia energetica e fame ma la chiameremo "Frugalità responsabile".
Verso carestia energetica e fame ma la chiameranno "Frugalità responsabile" - Kulturjam
Con la logica della guerra e delle sanzioni la strada tracciata porterà inevitabilmente alla carestia energetica e alla fame, che non verrà chiamata cosi ma "frugalità responsabile", per un mondo green e sostenibile.Redazione (Kulturjam)
Inflazione e resistenza. La questione degli alloggi a New York.
Inflazione e resistenza. La questione degli alloggi a New York - Contropiano
L'economia statunitense è entrata in recessione. Questo era il titolo generale all'inizio dell'estate, quando il PIL statunitense è sceso di nuovo nella La proprietà privata, in particolare di beni immobili, è un principio fondamentale del "sogno ame…Redazione Roma (Contropiano)
Dimenticati
C’è del vero e dell’ingannevole, nella retorica dei “dimenticati”. Chi si oppone al governo spiega agli insoddisfatti che sono stati “dimenticati”. Accade in diverse lingue. Quando poi si trova al governo fatica a ricordarsene. Nel travaglio post elettorale la sinistra rimprovera a sé stessa di avere dimenticato questa o quella categoria, gli svantaggiati, i poveri, i marginalizzati. La cosa è talmente generica che avrebbe fatto la stessa cosa la destra, in caso di analoga sconfitta. Solitamente le parole di contorno sono: s’è perso il contatto con la realtà, non siamo stati capaci di rappresentare i bisogni, dobbiamo recuperare il contatto con i “territori” (linguaggio bucolico di dubbio significato). Chi sono, i “dimenticati”?
Dopo anni di bonus, ristori e assistenzialismo le forze politiche s’acconciano a dispensatrici di protezioni e spartizioni, sicché quasi tutti possono considerarsi “dimenticati”, reclamare di non avere avuto abbastanza. Non è sbagliata la deduzione, ma il suo presupposto. Lo Stato non è la badante del cittadino, dovrebbe semmai garantire che ciascuno possa badare a sé stesso senza inutili intralci o subendo crimini.
Certo che esistono poveri e svantaggiati, ma per ricordarsi di loro e avvantaggiarli si deve non passargli un lenitivo, bensì rimetterli in condizione di crescere. Se c’è un’area o un ceto che soffre per essere rimasto indietro la prima cosa da farsi è garantire ai più giovani di quell’ambiente un’istruzione che consenta loro di farsi avanti. Un genitore è pronto a far sacrifici per i figli, ma è anche pronto a ribellarsi se li vede perpetuamente e volutamente emarginati. Osservando le parole della politica sulla scuola ci si accorge che, trasversalmente, sono rivolte a chi ci lavora e oggi vota, non a chi ci studia e voterà domani. Ci si è dimenticati del futuro. Assieme al futuro, però, si cancella la politica, restando solo un assistenzialismo a lungo insostenibile e da subito frustrante. Così cresce il numero di quelli che si dimenticano di andare a votare.
Raccontando gli anni ’70, nel suo ultimo libro (ne parliamo nelle pagine interne), Miguel Gotor riporta un dato: dal 1980 al 1984, a seguito di un uso massiccio della cassa integrazione, aumentarono enormemente i casi di disagio psichico e si verificarono 149 suicidi. Non avevano perso il reddito, avevano perso il lavoro e, con quello, la loro identità sociale. A forza di insistere con l’uso di quegli strumenti (sbagliati in sé) è cambiato il costume sociale e anche il mercato: si reclama il reddito senza lavoro come fosse un diritto e si cerca di arrotondare in nero ed evasione fiscale. Ci si è dimenticati della dignità del lavoro e si è gonfiato il reclamare assistenza.
Una forza politica (ma anche culturale) che voglia dedicarsi ai “dimenticati” proverebbe a parlare loro del futuro, che può avere diverse colorazioni e versioni, mentre resta monocromo e scuro se viene barattato con un presente di mantenimento. Per sua natura sempre insufficiente.
Quando la sinistra va in campagna elettorale proponendo una tassa per finanziare la “dote” ai diciottenni i conservatori si ribellano per la tassa, ma i progressisti dovrebbero prendersela con la dote: mi devi dare la scuola formativa e la società meritocratica, devo potere battere e superare chi è privilegiato e meno capace, non prendere la mancia per tacere e perdere.
In una società che invecchia si parla sempre di pensioni. Nel 2025 la spesa previdenziale arriverà a 350 miliardi, crescendo del 17.6% rispetto a oggi e del 40.2% in dieci anni. Si parla del diritto ad avere e non di quello a fare, del passato che vota e non del futuro che pagherà troppo. Di questo ci si è dimenticati, di pensare a come cambiare. Concentrandosi sul come galleggiare e, se possibile, profittarne. Così i “dimenticati” saranno ingannati e dannati, dalla destra con l’indicazione di falsi colpevoli e dalla sinistra con quella di speranze sbagliate. Importa solo il loro prezzolato consenso elettorale.
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Progetto nazionale "Scuola Attiva Kids" per la scuola primaria: gli Istituti scolastici possono inviare la richiesta di partecipazione fino al 24 ottobre 2022.
Info ▶️ miur.gov.
LibSpace con Giulia Pastorella
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La grandezza del bastardo
Svante Pääbo
Ci sono premi Nobel che lasciano indifferenti, talora dominati da una sorta di accademizzazione del politicamente corretto. Roba che si dimentica in fretta. Ce ne sono anche che portano sfortuna, specie se assegnati in un campo etereo come la “pace”, magari finendo a chi si rivelerà guerrafondaio o a chi si scoprirà pedofilo. Ce ne sono di importanti e meritati. E ce ne sono di affascianti. Come quello assegnato a Svante Pääbo.
La sua prima qualità non ha limiti anagrafici, ma è preziosa per i più giovani: la curiosità e lo spirito d’avventura negli studi. Si era appassionato all’egittologia, affascinato da un viaggio in Egitto, fatto da tredicenne. L’aveva scelta, all’università, per esplorare lo sconosciuto mondo dei faraoni.
Ma si era presto accorto che gli mancava l’avventura, che molte cose erano sconosciute solo a chi non le conosceva, mentre altre non sarebbe stato possibile conoscerle. Così si iscrisse a medicina. Completati gli studi, tornò dal suo vecchio professore di cose egizie: non è che si può avere un pezzettino di mummia? Ne estrasse il codice genetico e aprì una frontiera all’archeologia. Grazie a lui molte delle cose che non era possibile sapere, ora si sanno.
Ma anche gli egizi divennero un po’ troppo contemporanei. Perché non andare più indietro? Sapevamo d’essere discendenti degli ominidi e di avere convissuto, da Sapiens, per un certo tempo con i Neanderthal. Poi loro si sono estinti. Hanno perso. Noi ci siamo evoluti meglio. Sapevamo.
Ma usando il suo metodo di ricerca, indagando il dna, s’è scoperto che i Neanderthal non sono spariti, ma vivono dentro di noi. Perché c’è qualche fenomenale figlio di puttana che ha approfittato della crapula fra Sapiens e Neanderthal e ha trascinato in noi una parte di loro. Intanto l’uomo di Denisova, ulteriore filone da lui individuato, s’incrociava con altri Sapiens e li usava per sopravvivere alla propria estinzione. E noi siamo i vincenti perché siamo straordinari bastardi.
Altro che minchionerie da “razza superiore perché pura”, giacché, semmai, superiore, in salute e intelligenza, è il figlio di puttana. E la buona notizia è che lo siamo tutti. Anche se qualcuno esagera nell’approfittarne.
Davanti a tanta splendente meraviglia, qualcuno ha voluto farci sapere che Pääbo sarebbe o è “fluido”. Come se la postura e le compagnie nel talamo abbiano una qualche rilevanza sul pensiero e la capacità di pensare. Come se contassero i festini e non la “Teoria generale”, parlando di economia e Keynes.
E vabbè, tanto noi bastardi l’abbiamo capito: l’evoluzione non va per linea retta e sicura, curva e incespica, trascina con sé intelligenza e deficienza. E, nonostante talora si sia presi dallo sconforto, sono sicuro che questa roba del politicamente corretto e sessualmente monomaniacale è da considerarsi superabile. Ragionando e copulando, ciascuno come gli pare.
L'articolo La grandezza del bastardo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Business Future under EU Green Taxonomy
Sustainable finance is one of the main pillars of the European Green Deal, since the European Commission recognises the key role of the private sector in financing the transition to Net Zero. To perform the EU’s 2030 climate and energy targets as well as the objectives of the Green Deal, the Commission is labelling sustainable activities on an environmental point of view. By shaping a Taxonomy, the Commission provides a green gold standard to shift investments toward a low-carbon and climate-resilient economy, meanwhile contributing to help investors to avoid falling into green cover-up traps.
However, EU Taxonomy faces several challenges:
- it has proven to be hard to define what is green without ambiguity and trade-off;
- technologies are evolving rapidly making viable solutions that weren’t so only a couple of years ago;
- it is complex for a company to collect standardised data and analytics to demonstrate its support to sustainable use and protection of water and marine resources.
In light of this, will the green certification act as a turbo-changer for a just and inclusive transition? Will the top-down taxonomy legislation gain general consensus? How to rebalance sustainable targets and benchmarks for the international businesses trading with European markets?
About the event
The event consists in a conference and presentation of the book “Business Future under EU Green Taxonomy”, published by the European Liberal Forum in cooperation with Fondazione Luigi Einaudi. The authors of the book, in front of an audience of experts and interested people on the topic, as well as media to ensure further coverage of the event and publication, will present their contributions contained in the book, contributing to the debate of a baseline regulation on sustainable finance and low-carbon activities, encouraging a reflection on any unintended consequence, raising a more comprehensive awareness among public and private businesses, and outlining recommendations for the implementation of EU Green Taxonomy. All this, with a focus on:
- its investments implications especially in high emitters and polluting activities like energy, steel, cement, construction and manufacturing;
- its capital costs effects;
- its human and social impacts;
- how it reflects on incentives policies (e.g., Just Transition Fund, Recovery and Resilience Fund) and possible distortive effects.
Speakers include:
- Sarka Shoup, Author, Executive Director of the Institute for Politics and Society, and European Liberal Forum Board Member (online)
- Patrizia Feletig, Journalist
- Franco Becchis, Scientific Director of Fondazione per l’Ambiente
- Sofia Santos, Sustainability economist
- Andrea Sbandati, Environmental economist and consultant
- Clara Bocchino, Human geographer, Turin School of Regulation
- Gianni Bessi, Regional Councillor for Emilia-Romagna
- Conference Moderator: Ricardo Silvestre
An event organised by the European Liberal Forum with the support of Fondazione Luigi Einaudi
An event organised by the European Liberal Forum (ELF). Co-funded by the European Parliament. The views expressed herein are those of the speaker(s) alone. These views do not necessarily reflect those of the European Parliament and/or the European Liberal Forum.
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"Come la Terra, Urano e Nettuno sono mondi blu. Nettuno, sul cui globo color del mare corrono nubi bianche, a un occhio distratto sembrerebbe perfino uno specchio del nostro pianeta. L’azzurro di questi pianeti però non è quello di un oceano, ma è la tinta delle tracce di metano all’interno di un’atmosfera gelida di idrogeno ed elio. A quasi 3 e 4,5 miliardi di km dal Sole, rispettivamente, le atmosfere di Urano e Nettuno oscillano tra i 220 e 230 gradi sotto zero: i pianeti più freddi del Sistema Solare."
Ritorno ai giganti azzurri
Un racconto dei misteri che ancora custodiscono Urano e Nettuno, due pianeti del nostro Sistema Solare che meriterebbero nuove missioni spaziali.Il Tascabile
Fr.#10 / k e y w o r d s
Parole chiave
La scorsa settimana, durante una causa relativa a un’indagine su un caso di violenza sessuale, sono stati diffusi in udienza alcuni documenti che accidentalmente hanno mostrato un nuovo tipo di mandato delle forze dell’ordine: il “keywords warrant”, o “reverse search warrant”.
Il keyword warrant consiste in questo: nell’ambito di un’indagine le forze dell’ordine possono chiedere a Google (o altri motori di ricerca) di fornire dati identificativi di tutti gli utenti che nei giorni precedenti al reato hanno cercato sul motore di ricerca parole chiave come il nome della vittima, il suo indirizzo, il nome dei familiari, e altre parole che possano indicare un qualche tipo di connessione.
Insieme ai dati relativi alle query il motore di ricerca può fornire anche ulteriori informazioni, come gli indirizzi IP delle persone, i loro account Google e perfino i CookieID - quel codice univoco che identifica un utente nel network di advertising di Google.
Ad oggi risultano pubblici solo altri due casi di utilizzo di questo tipo di mandato, uno nel 2020 e un altro nel 2017, rispettivamente per indagini su un incendio doloso e una truffa.
La particolarità del keyword warrant è che ribalta i normali principi di funzionamento della giustizia. Se le forze dell’ordine volessero ottenere dati relativi a una specifica persona sospettata di aver commesso un reato, dovrebbero prima ottenere l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Viceversa, con questo tipo di mandato possono ottenere i dati di chiunque abbia fatto un certo tipo di ricerca in un determinato momento - aggirando così le tutele giuridiche delle persone coinvolte.
Oltretutto, il keyword warrant si presta bene per diventare uno strumento di sorveglianza e censura politica di massa, che sotto il cappello della lotta al terrorismo (ampissimo, specie negli Stati Uniti) e agli “estremismi” può trovare terreno molto fertile in questo periodo.
Ricorda: tutto ciò che scrivi sarà usato contro di te.
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Un’attività simile al keyword warrant è il geofence warrant. Il geofence warrant segue la stessa logica del keywords warrant, ma ha a che fare con i dati di localizzazione invece che con le parole chiave ricercate. Le autorità possono chiedere a Google di consegnare dati identificativi e di localizzazione di chiunque abbia transitato in una specifica zona in un determinato periodo di tempo, attraverso i dati raccolti con Google Maps.
Al contrario del keyword warrant questa è un’attività molto usata dalle autorità statunitensi. Secondo un recente rapporto di Google il geofence warrant rappresenta circa 1/4 di tutte le richieste ricevute ogni anno dal gigante della Big tech.
I risultati in entrambi i casi sono gli stessi: una grande operazione di pesca a strascico che rischia di intrappolare nella rete delle indagini persone innocenti che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato; o che hanno cercato la parola sbagliata la momento sbagliato.
Censura delle ricerche e scienza…
Sempre sulla falsa riga del tema delle ricerche sui motori di ricerca, ieri il noto sito ZeroHedge ha pubblicato una notizia in cui si riportano alcune dichiarazioni di Melissa Fleming, UN’s Under-Secretary-General for Global Communications fatte durante un’intervista, proprio sul tema delle ricerche sui motori come Google.
Trascrivo qui l’intervista:
“We partnered with Google […] for example if you Google “climate change”, at the top fo your search you’ll get all kinds of UN resources. When we started this partnership we were shocked to see that we were getting incredibly distorted information right at the top…so we’re becoming much more proactive…We own the science, and we think that the world should know it, and the platforms themselves also do.”
Le piattaforme sono da tempo chiamate a confermare la narrativa prevalente in materia di tanti temi scientifici (e non), censurando i risultati che in qualche modo deviano dall’opinione prevalente. Il nostro mondo e la nostra percezione non si fonda più su ciò che è oggettivo, ma su ciò che è politicamente conveniente. Abbiamo sostituito la realtà con l’opinione, in balia di un pugno di persone che possono modificare la nostra percezione del mondo in tempo reale.
Un breve recap della Privacy Week 2022
La Privacy Week è giunta alla conclusione, dopo cinque giorni intensi, con centinaia di speaker e dozzine di interventi fantastici e occasioni di networking.
Molti di voi hanno scoperto la Privacy Week quest’anno, grazie al salto di qualità comunicativa e organizzativa che siamo riusciti a fare dopo il primo esperimento dello scorso anno. Spero che il prossimo anno si riesca a migliorare ancora questo evento che vorrebbe davvero diventare il punto di riferimento per parlare di privacy, cybersecurity e nuove tecnologie.
Chi non ha potuto partecipare a Milano o seguire lo streaming in diretta non deve preoccuparsi! Tutti gli eventi sono disponibili on-demand sul sito.
Visto però che sono così tanti, ho pensato di fare una selezione di quelli che mi sono piaciuti di più (ma sono davvero tutti interessanti, sfogliate il catalogo):
- Diritti digitali, self-regulation e moderazione di contenuti online: Q&A con l’Oversight Board di Facebook e Instagram / per capire meglio come funziona l’organo indipendente per la moderazione di Facebook e Instagram
- Julian Assange: la storia del cypherpunk che ha sfidato gli USA / un panel su Julian Assange, insieme a Stefania Maurizi, la giornalista italiana che da anni segue le sue vicende in prima persona
- Privacy e Bitcoin / Giacomo Zucco spiega la relazione tra Bitcoin, Lightning Network e privacy
- Gli attivisti italiani: chi difende i nostri diritti / una panoramica su alcune organizzazioni noprofit italiane attive nel campo della tutela dei diritti
- Viaggio nei ruoli della cybersecurity con due professioniste / quali sono le opportunità di carriera nel mondo della cybersecurity e come entrarci?
- Come il monopolista della pornografia ti profila: problemi, considerazioni, contromisure / l’enorme macchina di profilazione del porno, il vero core business
- Privacy Night - Scammer, hacker e cyberbulli: difendersi da quelli che colpiscono dove fa più male / una serata insieme a Diego Passoni per parlare di un tema che colpisce molte persone, soprattutto le più giovani
- Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre? / questo è il mio intervento, di cui vi ho anche già parlato la scorsa settimana, con una sintesi scritta del discorso
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Meme del giorno
Citazione del giorno
The right to agree with others is not a problem in any society; it is the right to disagree that is crucial- Ayn Rand
Continuità
Il nuovo governo è di là da venire. Si è quasi esaurita l’ondata delle analisi e dei commenti sui voti espressi, mentre il gioco del totoministri lascia il tempo che trova. Sarebbe già molto se avessero notizie affidabili i diretti interessati. L’elemento che sembra essere più importante e permanente, però, è la voglia di continuità. Per la composizione dell’esecutivo e il passaggio delle consegne c’è tempo, ma i segnali di continuità si colgono nel merito delle intenzioni. Ed è un fatto positivo, oltre che, malauguratamente, non consueto.
Si può sempre credere che certe parole siano strumentali e che chi le pronuncia sia un bugiardo, ma sarebbe quasi diabolico. Perché ci sono aspetti su cui il futuro capo dell’esecutivo s’era già pronunciata in campagna elettorale, restando poi ferma su quelle posizioni. Prima di tutto la politica estera e la condanna senza tentennamenti dell’invasione russa. Ma anche sul fronte interno sembra prevalere il desiderio di continuità. Ad esempio a proposito del caro bollette.
Se si ragiona di una disponibilità di ulteriori 25 miliardi, che si aggiungerebbero ai 66 già mobilitati, vuol dire che si pensa di utilizzare i 10 miliardi già accantonati dal governo Draghi, più i 10 che derivano dall’aumento del gettito fiscale (uno degli effetti della crescita dei prezzi), con i 5 raccolti tassando gli extraprofitti delle società fornitrici d’energia. Ovvero non solo ci si muove in continuità, ma la si osserva sul punto più rilevante e con maggiori conseguenze positive: niente scostamento di bilancio. Non è una novità, per Fratelli d’Italia, ma è pur sempre l’opposto di quel che reclamava la Lega. Se i rapporti di forza e la saggezza indurranno ad attenersi alla prima e non alla seconda condotta, sarà solo che un bene.
Potrà sembrare strano che tanta continuità sia garantita dalla vittoria degli oppositori del precedente governo, ma è una stranezza più politicista che relativa alle questioni concrete. Il governo Draghi ha totalizzato due anni di forte crescita economica, riuscendo a far scendere debito e deficit. Non avrebbe senso che chi raccoglie il testimone voglia rompere la continuità, perché oltre che al Paese porterebbe problemi e sfortuna a chi si appresta a governare.
A questo si aggiunga un’ulteriore questione, che non riguarda affatto solo l’Italia e neanche solo gli europei (si pensi a quel che successe negli Stati Uniti e sta succedendo in Brasile): vincere le elezioni legittima la maggioranza parlamentare e comporta il diritto-dovere di governare, ma è pericoloso dimenticarsi di non essere maggioranza nel Paese o che gli elettori sono divisi in due. Trump vinse con meno voti popolari di Clinton, averlo ignorato non gli ha giovato.
Biden ha ereditato non solo un Paese spaccato, ma con un accenno di guerra civile al debutto, sarebbe sciocco se non ne tenesse conto. Il primo turno Brasiliano racconta un paese diviso e in cui nessuno degli sfidanti raccoglie più della metà. Il democrazia non si passa il bastone del comando (che proprio non c’è), ma la guida del governo e del legiferare.
Una maggioranza parlamentare ha la possibilità di fare quel che promise, ma anche la responsabilità di non trasformare il proprio essere minoranza nel Paese in un elemento che ne incrudelisca gli scontri, radicalizzandoli. Perché per riuscire a governare il consenso dovrà continuare a costruirlo, provvedimento dopo provvedimento.
Da questo punto di vista la postura della continuità, che fin qui si mantiene, è dimostrazione di saggezza. Anche perché c’è una questione che non è di politica estera e neanche interna, ma le condiziona entrambe: l’essere parte dell’Unione europea. È il punto su cui i vincitori delle elezioni italiane sono più indeboliti da quel che dissero, fecero e votarono. La continuità è un buon approccio per superare tare che nuocerebbero all’Italia, ma anche a chi oggi ha vinto e s’appresta a governarla.
L'articolo Continuità proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Durante #eprivacy, l'avvocato @marcociurcina spiega perché #MonitoraPA... è MonitoraPA
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Solidarietà alle Donne del popolo Iraniano - Dedicato a Mahsa Amini
Condizione delle donne e femminismo borghese
Condizione delle donne e femminismo borghese - Contropiano
Bastano pochi secondi, un confronto di piazza nato per caso, e la fragilità mostruosa degli argomenti usati dal Palazzo esce fuori in modo clamoroso.Redazione Contropiano (Contropiano)
Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre?
Lunedì 26 settembre 2022 ho fatto un intervento durante l’apertura della Privacy Week, dal titolo “Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre”.
Lo speech, di circa 20 minuti, è già disponibile on-demand sul sito della Privacy Week, per chi volesse riguardare il video. Vorrei però riportare qui ciò di cui ho parlato, anche per estendere alcuni concetti.
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Perché cittadini codici a barre? Il codice a barre è un elemento grafico costruito per essere scansionato da un sensore, che poi restituisce una serie di informazioni. Con i codici a barre possiamo conoscere in tempo reale cosa sono i prodotti che troviamo nei negozi e nei magazzini, da dove vengono, chi li produce, quanto costano e tanto altro. Da qualche anno abbiamo anche imparato a usare codici a barre per identificare e ottenere informazioni non solo sulla merce, ma anche sulle persone. Ad esempio col green pass, che è stato usato per capire chi aveva diritto di lavorare, viaggiare, visitare i parenti in ospedale, o anche partecipare a eventi come questo.
Quindi, il codice a barre per me è un simbolo che racchiude l’ideologia di chi vorrebbe trasformare lo stato in un sensore capace di scansionare in tempo reale i cittadini, attraverso la diffusione sempre più capillare di pratiche di sorveglianza e di controllo di massa.
La sorveglianza fisica
La sorveglianza fisica è la più facile ed evidente, ormai siamo tutti abituati. Le nostre strade sono piene di telecamere, in una quantità che aumenta esponenzialmente ogni anno che passa.
Alcune città ora si stanno riempiendo anche di sensori e vere e proprie stanze di controllo, come la Smart Control Room di Venezia, per monitorare in tempo reale le persone presenti sul territorio, i loro spostamenti e - se serve - anche identificarle in tempi brevissimi.
Alcuni comuni italiani, come Como, hanno anche già sperimentato con la videosorveglianza biometrica (riconoscimento facciale). La particolarità di questi sistemi è che possono “riconoscere” il nostro viso e identificare le persone in tempo reale confrontando le immagini acquisite con dati presenti in database a disposizione dei comuni e delle forze dell’ordine. I sistemi di riconoscimento facciale sono naturalmente soggetti a errori, anche dovuti a variabili ambientali. Ad esempio, una delibera del comune di Udine (altra città che vorrebbe installare riconoscimento facciale) afferma chiaramente che i cittadini dovrebbero essere collaborativi e non nascondere il loro viso con cappelli, occhiali da sole o sciarpe.
Ma la sorveglianza fisica è quella delle stazioni, degli aeroporti e delle frontiere, che ormai si sono trasformati in hub per la raccolta di dati e sorveglianza di massa di qualsiasi passeggero e immigrato. Basta pensare che attraverso il codice PNR le autorità aeroportuali conoscono in tempo reale chi siamo, dove andiamo e - con algoritmi creati appositamente - quale possa essere il nostro rischio terrorismo.
La sorveglianza digitale
La sorveglianza digitale è quella cosa che ci ha fatto scoprire Edward Snowden nel 2013. Grazie alla divulgazione di migliaia di documenti top secret della NSA abbiamo conosciuto i programmi PRISM e TEMPORA, con i quali l’alleanza di intelligence 5 Eyes fu in grado di spiare a livello globale centinaia di milioni di persone, compresi cittadini europei (con l’aiuto del GCHQ, agenzia di intelligence inglese).
Dal 2013 a oggi le cose non sono migliorate, anzi! È notizia di questi giorni che una piattaforma chiamata Augury sia stata acquistata dall’apparato militare statunitense. Secondo alcuni articoli, la piattaforma sarebbe in grado di monitorare fino al 93% di tutti i dati e metadati che transitano su internet a livello globale, anche dietro protocollo https. Un esperto di cybersecurity ha commentato la notizia così: «è tutto, non c’è altro da catturare se non l’odore dell’elettricità».
Ma la sorveglianza digitale non è solo cosa di militari e intelligence. Come sapete bene, voi che mi leggete da quasi due anni ormai, Da tempo i nostri governi cercano di promuovere strumenti legali per la sorveglianza di massa delle comunicazioni.
Uno di questi è il regolamento Chatcontrol in UE, che con la scusa della lotta alla pedofilia promette di instaurare un regime di sorveglianza capillare e sistematica di ogni comunicazione, chat, email e social. Nessuno sarà escluso e tutti i contenuti delle nostre comunicazioni (testo e immagini) saranno monitorati e valutati dai fornitori di servizi. In pratica, l’UE ha deciso che siamo 450 milioni di potenziali pedofili. Bambini compresi, ovviamente - mica sono esclusi da questa sorveglianza.
Oggi dobbiamo partire dal presupposto che ogni cosa che diciamo e facciamo online viene monitorata e valutata da migliaia di persone e algoritmi di vario tipo e potrebbe essere usata contro di noi.
Sorveglianza finanziaria
La sorveglianza finanziaria è un tipo particolare di sorveglianza digitale. Esistono diversi tipi di sorveglianza: antiriciclaggio, antiterrorismo, contro l’evasione fiscale. Cambia la forma, ma non la sostenza.
Dietro lo schermo della criminalità e del terrorismo gli stati possono giustificare qualsiasi tipo di ingerenza nei nostri comportamenti economici. Non c’è alcun limite. Ogni volta che paghiamo qualcosa con carta o bonifico le nostre transazioni sono esaminate e valutate da migliaia di algoritmi e persone che hanno un unico scopo: decidere in modo più o meno automatizzato se siamo potenziali criminali oppure no.
La questione è particolarmente preoccupante se pensiamo che alcune nuove normative antiriciclaggio per il settore “crypto” prevedono espressamente di valutare come fattori di rischio le transazioni che arrivano da strumenti per la protezione della privacy, come sistemi di coinjoin o wallet privati (e quindi non-KYC).
Sia nella sorveglianza fisica che quella digitale e finanziaria, la privacy viene sempre più vista come un elemento di fastidio e un fattore di rischio, a vario titolo.
La sorveglianza finanziaria però è particolarmente insidiosa perché ha una stretta correlazione con la censura politica. Pensate che proprio lunedì, dopo il mio intervento, una ragazza mi ha fermato per parlarmi della sua organizzazione noprofit, a cui Stripe ha bloccato i conti per motivi ignoti (probabilmente perché per motivi umanitari hanno a che fare con la Siria). Migliaia di associazioni e persone ogni anno vengono censurate senza alcuna motivazione esplicita. Bloccare un conto corrente significa mettere a rischio la loro sopravvivenza.
Le cose si fanno ancora più cupe se guardiamo al futuro della moneta, cioè alle CBDC. Ne ho parlato molto qui su Privacy Chronicles1, quindi mi limiterò a dire che con l’euro digitale non solo ogni transazione sarà monitorata e analizzata più di adesso, ma sarà anche possibile programmare il modo in cui possiamo usare e spendere i nostri soldi.
La censura non sarà quindi un elemento esterno, un’ingerenza politica come ora, ma una vera e propria funzionalità della nuova moneta digitale di stato.
Sorveglianza ambientale
La sorveglianza ambientale è l’ultima frontiera della sorveglianza e dell’ideologia del sacrificio per il bene comune. Ci sono diversi spazi di sorveglianza, da quella sugli spostamenti (come proposto da Fridays for Future e comune di Milano) fino alla sorveglianza pervasiva sulle nostre azioni e transazioni per valutare il nostro impatto ambientale, come se fossimo merce.
Ne ho parlato recentemente, quindi vi rimando all’ultimo articolo sul tema per saperne di più:
Cittadini codici a barre
Il paradigma che caratterizza il rapporto tra stato e cittadini si è completamente ribaltato.
Una democrazia in salute dovrebbe prevedere la totale trasparenza dello stato e dei suoi processi interni, così da essere controllabile dai cittadini. Invece, oggi si chiede trasparenza ai cittadini come condizione di cittadinanza: siamo chiamati a trasformarci in codici a barre con le gambe; essere immediatamente e sistematicamente scansionabili e controllabili da uno stato sempre più lontano e sempre più zeppo di processi decisionali automatizzati oscuri (anche attraverso i suoi organi esterni, come il sistema bancario).
Ayn Rand diceva che ci sono due idee alla base di ogni totalitarismo: la rinnegazione della ragione a favore della fede e la rinnegazione dell’interesse personale a favore del sacrificio personale.
Lo statalismo e la sorveglianza di massa per me sono una forma di fede verso uno stato tecnocratico e totalitario, che con sorveglianza, identità digitale e social scoring è pronto a rivendicare i nostri dati e le nostre esperienze, per controllare e manipolare i nostri comportamenti.
Questo Dio-stato tecnocratico ci chiede, con ogni pretesto possibile, di sacrificare volontariamente i nostri valori più importanti, vita, proprietà, libertà, privacy… per ottenere in cambio una parvenza di sicurezza e una catena al collo sempre più stretta e corta.
I pochi, fuori da questo perverso sistema sacrificale, che pretendono il rispetto della loro libertà e privacy sono mal visti dai concittadini virtuosi senza nulla da nascondere - pronti a condannarli ed escluderli dalla società a fronte del peccato più grande di tutti: rifiutarsi di sacrificare la propria vita per servire la “collettività”.
Ecco, io credo che sia arrivato il momento di valutare una nuova visione di esistenza umana, fondata su una moralità individualista che abbia al centro libertà e ricerca della felicità, al riparo da ingerenze arbitrarie.
Una moralità fondata sull’interesse personale e sulla ragione, non sul sacrificio personale. Dobbiamo riconoscere e affermare che nulla giustifica il sacrificio di privacy e libertà; neanche il terrorismo, la guerra o i crimini più efferati. Dobbiamo contestare l’idea della sorveglianza di massa come strumento per ottenere sicurezza. La sorveglianza indiscriminata non risolve alcun problema e non è uno strumento di prevenzione del crimine. E anche se lo fosse, non sarebbe comunque giustificabile.
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La Privacy Week è un evento ambizioso che ho voluto anche per portare questi temi al grande pubblico. Siamo solo alla seconda edizione ma anche grazie a tutti voi posso dire che è la strada giusta.
La settimana continua fino a venerdì sera, da Milano per chi vorrà passare a seguire gli eventi dal vivo e fare due chiacchiere; altrimenti in streaming su www.privacyweek.it.
Grazie Panetta, non compro niente, CBDC, Bitcoin, privacy e libertà (intervista con Gianluca Grossi), Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria
Hello @Philipp Holzer , I am administrator of this instance and I am also moderator of an Italian mastodon instance.
I need to contact you urgently to report a user who is using your platform to scam other people!
Thank you and good day
6 Months of "agreement in principle", EU-US agreement in fact still missing
6 mesi di "accordo di principio", l'accordo UE-USA di fatto ancora non c'è 6 mesi fa, la Presidente della Commissione europea von der Leyen e il Presidente degli Stati Uniti Biden hanno annunciato un accordo "di principio" sui trasferimenti di dati tra l'UE e gli Stati Uniti. Ad oggi, non c'è ancora un accordo.
L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale
Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…
Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.
Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.
L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.
L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.
Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.
Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.
La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.
L’obsolescence des smartphones et la collecte massive de données mettent en péril l’avenir du numérique
Le numérique représente 10% de la consommation d'électricité en France, et 2,5% de ses émissions de CO2.Basta!
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Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura
C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.
gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…
Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura
C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò , con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino...redazione (Giornale di Sicilia)
Un biglietto per il Metaverso
A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.
palermo.gds.it/video/cultura/2…
Palermo, a Palazzo Reale uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele
Un biglietto per il metaverso. A Palazzo Reale il futuro è già arrivato. Apre, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni...Maria Vera Genchi (Giornale di Sicilia)
Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api
Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.
Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.
Fonte notizia: Palermotoday
VIDEO | Da luogo di mafia a simbolo di riscatto: a Cruillas una piccola oasi verde anche per le api
Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo...Rosaura Bonfardino (PalermoToday)
La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo
𝗟𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗼𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗧𝗲𝗮𝘁𝗿𝗼 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗱𝗶 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼
i Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’A…panormus
Philipp Holzer
in reply to Signor Amministratore ⁂ • • •@Signor Amministratore
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Signor Amministratore ⁂
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