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PODCAST. SUDAN: il golpe militare un anno dopo. Non cessa la resistenza popolare


La repressione ordinata dal generale Burhan Abdel Fattah, a capo del colpo di stato del 2021, non è riuscita a piegare l'opposizione dei sudanesi. Le manifestazioni di protesta vanno avanti. Ne parliamo con Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 25 ottobre 2022 – Nonostante i sostegni dietro le quinte ricevuti nella regione e a livello internazionale, i militari golpisti sudanesi un anno dopo non riescono a contenere le proteste popolari.

Il loro potere resta debole. Abbiamo intervistato Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum e osservatore della realtà politica e sociale sudanese.
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PODCAST. SUDAN: il golpe militare un anno dopo. Non cessa la resistenza popolare


La repressione ordinata dal generale Burhan Abdel Fattah, a capo del colpo di stato del 2021, non è riuscita a piegare l'opposizione dei sudanesi. Le manifestazioni di protesta vanno avanti. Ne parliamo con Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 25 ottobre 2022 – Nonostante i sostegni dietro le quinte ricevuti nella regione e a livello internazionale, i militari golpisti sudanesi un anno dopo non riescono a contenere le proteste popolari.

Il loro potere resta debole. Abbiamo intervistato Lorenzo Scategni, volontario italiano a Khartoum e osservatore della realtà politica e sociale sudanese.
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SIRIA. All’avanzata di Al Qaeda si aggiunge il colera


Mentre il paese deve fronteggiare l'epidemia che ha già fatto decine di vittime e le sanzioni economiche statunitensi, Ha’yat Tahrir al Sham (Fronte al Nusra), il braccio siriano di Al Qaeda, ha conquistato altro terreno nella provincia di Idlib. L'artic

di Michele Giorgio*

(la foto è di Sara Hoibak/UNHCR)

Pagine Esteri, 24 ottobre 2022 – La Siria non fa notizia in Europa. Eppure, queste ultime settimane hanno visto il paese arabo di nuovo sotto i riflettori per diversi sviluppi, quasi sempre drammatici. Incluso il bombardamento aereo subito venerdì notte da parte di Israele, il primo da un mese a questa parte. Sul piano umanitario, con l’inverno che si avvicina e l’elettricità e il carburante che scarseggiano, la Siria ha dovuto aggiungere il colera ai problemi che affrontano milioni di suoi abitanti, alle prese con le conseguenze della guerra che ha devastato il paese e delle sanzioni statunitensi. Fino a qualche giorno fa erano una cinquantina i decessi causati dall’infezione e almeno 700 i contagiati.

Sul terreno è riapparsa la minaccia dell’Isis che nei giorni scorsi ha colpito un autobus militare uccidendo una quindicina di soldati. Più di tutto, Ha’yat Tahrir al Sham (Hts, in precedenza noto come Fronte al Nusra), il braccio siriano di Al Qaeda, ha conquistato altro terreno nella provincia di Idlib, nella Siria nord-occidentale, approfittando dei conflitti armati tra le formazioni sotto l’ombrello del cosiddetto Esercito nazionale siriano (Ens), pagato e armato dalla Turchia. Hts è entrato nel conflitto che vedeva il Fronte del Levante da un lato e le fazioni del Sultano Suleiman e la divisione Hamza dall’altro. Hts a un certo punto aveva anche preso il controllo della città di Afrin, fino a quel momento nelle mani delle fazioni filo-turche, tanto da spingere truppe e reparti corazzati turchi a schierarsi intorno alla cittadina strategica di Kafr Jana. «La Turchia è intervenuta per fermare il conflitto tra le fazioni del Ens e impedire a Ha’yat Tahrir al-Sham di avanzare ulteriormente», ha riferito l’agenzia Reuters citando un esponente dell’ala politica dell’Ens.

Ad Afrin, i qaedisti avevano immediatamente portato i loro «funzionari amministrativi» mostrandosi pronti a prendere possesso in modo permanente della città. Poi il 18 ottobre, sotto la pressione turca, sono dovuti uscire da Afrin. Nonostante l’apparente ritiro, testimoni denunciano che Hts ha ancora nella città uomini dei suoi servizi di sicurezza oltre a dipendenti civili. Prima di intervenire nei combattimenti, Hts aveva gli occhi puntati sul nord di Aleppo, alla ricerca di territori dove espandere il suo controllo politico e religioso e sfruttare le risorse e il commercio locale. Una strategia ben oliata che sino ad oggi ha portato i qaedisti ad agire indisturbati anche in territori a ridosso di quelli controllati dall’Esn. L’obiettivo primario per Hts resta comunque quello del controllo su tutti i valichi della Siria nordoccidentale, una situazione che lo renderebbe un attore protagonista che la Turchia non potrebbe ignorare nella gestione futura di un territorio che era e resta siriano ma che Ankara non ha alcuna intenzione di restituire a Damasco.

Il Washington Institute for Near East Policyha rivelato gli Stati uniti hanno fatto pressioni sulla Turchia affinché intervenisse e fermasse Hts. «Gli americani hanno minacciato di permettere alle Forze democratiche siriane (SDF) a guida curda di entrare nell’area se i turchi non avessero costretto i qaedisti ad uscire da Afrin», ha scritto l’istituto. Comunque sia andata, gli americani in questi anni non hanno mai mostrato preoccupazioni per il ruolo di Hts in territorio siriano – non l’hanno mai preso di mira a differenza dell’Isis -, anzi, l’hanno perfino considerato utile contro il governo centrale a Damasco. Ma ora temono che l’espansione della formazione qaedista possa rendere più rapido il declino dell’Ens con il rischio che a rappresentare l’opposizione anti-Bashar Assad restino soltanto gruppi jihadisti. E l’imbarazzo per Washington sarebbe notevole.

Nel frattempo, la Turchia e il Libano ripetono di voler rimpatriare al più presto centinaia di migliaia di profughi siriani. L’opposizione turca agita il peso sull’economia nazionale degli oltre tre milioni di rifugiati allo scopo di mettere in difficoltà l’islamista Erdogan in vista delle elezioni del prossimo anno. Beirut, per bocca dello stesso presidente Michel Aoun, annuncia di aver raggiunto un’intesa con Damasco per far rientrare in Siria decine migliaia di profughi già dai prossimi giorni contro il parere dell’Onu e le posizioni di Usa e Ue. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre dal quotidiano Il Manifesto

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Non dimentichiamolo mai. Sono fascisti


Conversazione con Domenico Barrilà a distanza di un mese da quel 25 settembre che ha portato a Chigi la destra italiana, e nel giorno in cui Giorgia Meloni si presenta al Parlamento. “Quello appena insediatosi è un governo a forte impronta fascista”, dice lo psicoterapeuta

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Mummie Egizie: i Mummy Unwrapping Parties Ottocenteschi


Le mummie egizie hanno sempre esercitato un grande fascino in Occidente, soprattutto nella prima metà del XIX secolo. Questo ha portato a un commercio illecito di mummie egizie tra Egitto e Regno Unito. Per laContinue reading

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Meglio non andare oltre il sandalo


Non possiamo sapere se Oliviero Toscani, fotografo di fama indiscussa, abbia mai letto la storia che sta dietro a quel detto curioso che in latino suona così: “Ne supra crepidam sutor indicaret” e che in italiano traduciamo comunemente: “(ciabattino) non

Non possiamo sapere se Oliviero Toscani, fotografo di fama indiscussa, abbia mai letto la storia che sta dietro a quel detto curioso che in latino suona così: “Ne supra crepidam sutor indicaret” e che in italiano traduciamo comunemente: “(ciabattino) non andare oltre la scarpa”. Se Toscani l’avesse letta e conservata a memoria, forse – osserviamo noi – non sarebbe incorso nello stesso errore che gli è costato un po’ caro.

La storia del ciabattino (sutor) è più o meno questa.

C’era un artista greco, Apelle di Coo, il quale era solito esporre le sue opere in modo da poter trarre profitto dai commenti e dalle critiche dei passanti. Una volta, un ciabattino gli fece un appunto riguardo a come aveva rappresentato il sandalo (crepidam) di un personaggio. Apelle, dall’alto della sua fama ma anche della sua umiltà e avvedutezza metodologica, accolse la critica e passò al ritocco. Il ciabattino, inorgoglito di tale successo, il giorno dopo tornò all’attacco muovendo un’ulteriore critica, questa volta, al ginocchio. A tal punto Apelle lo gelò: hai parlato di sandalo e va bene, ti ho ascoltato; però adesso fermati, non andare oltre, lascia stare il ginocchio perché non è materia di tua competenza.

Oliviero Toscani, il 20 ottobre 2016 si trova a Vibo Valentia in occasione della mostra “Razza umana”, allestita nel complesso monumentale Valentianum. C’è calca intorno al personaggio. Si fa avanti Vittorio Sibiriu, anni 18, faccia pulita di studente, condotta impeccabile, figlio di un carabiniere. Il giovane chiede a Toscani una foto che li ritragga insieme. La risposta è un rifiuto netto. Sibiriu dichiara che l’artista lo ha “additato come un potenziale mafioso, affermando che” – lo è o non lo è (e questo Toscani non lo sa) – “avrebbe benissimo potuto esserlo poiché anche Matteo Messina Denaro non ha la faccia da mafioso eppure lo è”.

La storia finisce in tribunale perché Sibiriu non ha nessuna voglia né di ingoiare il torto subito e neanche quella di rassegnarsi a collezionare pregiudizi espressi con tale leggerezza. Il Tribunale di Vibo, dopo 6 anni condanna Toscani Oliverio a 8 mesi, al pagamento di una provvisionale di 3.000 Euro e alle spese giudiziarie.

Che Toscani sia un fotografo di fama lo sappiamo tutti e lo apprezziamo pure, ma quella volta, supponiamo, abbia voluto fare un po’ di più, come quel ciabattino: andare oltre le foto, fin dentro la vita delle persone, e siccome si trovava in Calabria, sarebbe stato un viaggio a vuoto non aver incontrato un mafioso o un presunto tale. E, presunto tale, poteva essere finanche quel Vittorio Sibiriu, il cui volto luccicante di studente diciottenne, poteva nasconderne uno. Sì, poteva trovarsi – il Toscani – come dinanzi a Messina Denaro – niente poco di meno – che mafioso non sembra, ma lo è.

E’ vero che il ciabattino si era spinto oltre, ma, onestamente, aveva fatto poca strada, dal sandalo al ginocchio, dalla calzatura all’ortopedia, dall’artigianato alla medicina. Toscani si è lanciato dall’esteriorità all’interiorità, dall’apparire all’essere, dalla presunzione d’innocenza (che a tutti appartiene) alla presunzione di mafiosità (che è tutta da provare). Insomma: Toscani fotografa uomini e cose o fa la Tac pure all’anima? E tanta paura s’è presa in terra calabra da vedere mafiosi anche dove non ce ne erano? A volte, si appannano non solo le lenti di una macchina, ma anche gli occhi di chi vi guarda dentro quando accade che su un’intera regione e sui suoi abitanti si spalmano aggettivi squalificativi come ghiottamente si fa con la marmellata sul pane: a tappeto.

No – avrà pensato in un attimo Toscani – finire in foto in compagnia di un presunto mafioso, questo mai. Un artista della macchina fotografica permetterselo non può. Un eccesso di difesa gli è costato una condanna. E glielo doveva dire proprio un tribunale che quel giovanotto non era e neanche poteva essere un soggetto pericoloso? Nel dubbio, resta l’ammonimento del pittore: meglio non andare oltre la scarpa.

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Brayan Stevenson – Il diritto di opporsi


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Dici Meloni e pensi Xi


Silenzio: parla Giorgia. La rozzezza e la violenza dell'autoritarismo in scena nella Roma di Giorgia come nella Pechino di Xi? Vedremo

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Etiopia: i timori di nuove atrocità incombono nel Tigray con l’intensificarsi del conflitto


La scorsa settimana il governo etiope ha catturato la città di Shire nel Tigray, che ospita migliaia di tigrini sfollati con la forza Ad agosto…

La scorsa settimana il governo etiope ha catturato la città di Shire nel Tigray, che ospita migliaia di tigrini sfollati con la forza

Ad agosto e settembre, numerosi attacchi aerei a Mekelle e Adi Daero hanno ucciso centinaia di civili, compresi bambini

“Abbiamo già visto in questo conflitto che l’impunità per le precedenti atrocità non farà che incoraggiare le forze di sicurezza a commettere crimini più efferati” – Muleya Mwananyanda


Le fazioni in guerra coinvolte nel conflitto in corso nel nord dell’Etiopia devono proteggere i civili nel mezzo dell’intensificarsi delle ostilità nella regione del Tigray, ha avvertito oggi Amnesty International.

Martedì scorso (18 ottobre), il governo etiope ha catturato la principale città di Shire nel Tigray nordoccidentale – che ospita migliaia di tigrini sfollati con la forza – così come le città di Alamata e Korem nel sud della regione.

Il governo afferma che sta cercando di ridurre al minimo le vittime civili evitando i combattimenti urbani e istruendo le proprie forze a seguire rigide regole di ingaggio. Tuttavia, i rapporti ricevuti da Amnesty sembrano dimostrare che non è così.

Dal 2020, Amnesty ha documentato gravi violazioni dei diritti umani da parte di tutte le parti in conflitto nella regione del Tigray, che possono costituire crimini di guerra e crimini di diritto internazionale.

Muleya Mwananyanda, Direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale, ha dichiarato:

“I civili del Tigray temono che gli abusi diffusi, come uccisioni illegali, violenze sessuali e attacchi sistematici, che erano dilaganti quando le forze di difesa nazionale etiopi e le sue forze alleate avevano il controllo di queste aree da novembre 2020 a giugno 2021, possano ripetersi.

Abbiamo già visto in questo conflitto che l’impunità per le precedenti atrocità non farà altro che incoraggiare le forze di sicurezza a commettere crimini più atroci. I crimini di guerra ei crimini contro l’umanità che Amnesty ha documentato non dovrebbero mai più accadere.

I funzionari militari e civili devono riconoscere il loro dovere di prevenire e perseguire i crimini di guerra commessi dalle loro forze. In caso contrario, li implica in questi crimini.”


Paura che la storia si ripeta


Ad agosto e settembre di quest’anno, numerosi attacchi aerei a Mekelle e Adi Daero hanno ucciso centinaia di civili, compresi bambini. Tra il 6 e il 12 settembre, l’esercito eritreo, alleato delle Forze di difesa nazionale etiopi, ha giustiziato in via extragiudiziale almeno 40 persone, tra cui rifugiati eritrei, nella città di Sheraro.

Le autorità etiopi devono sospendere e rimuovere dal servizio attivo tutti coloro che sono coinvolti in violazioni dei diritti umani e crimini di guerra – compreso l’esercito eritreo e la milizia Amhara – e garantire che siano immediatamente indagati.

Amnesty chiede alle autorità etiopi di consentire l’accesso illimitato al Tigray, in modo che possano essere forniti aiuti umanitari imparziali ed efficaci. Le autorità etiopi dovrebbero inoltre consentire ai meccanismi internazionali, regionali e di altro tipo per i diritti umani di condurre indagini indipendenti e credibili sulle atrocità passate e presenti nel conflitto dell’Etiopia settentrionale.


FONTE: amnesty.org.uk/press-releases/…


tommasin.org/blog/2022-10-24/e…



DAVID STRONG’S FIRST SOLO EP


David Strong has been playing the strings alongside the best for decades. He is now front and center and just released his first solo album. He is a self-taught mumtiinateimentalist and composer, who has toured the world. Strong’s music is happy and upbeat with fun content. The songs are nostalgic.

iyezine.com/en/david-strongs-f…



Costi ambientali dei dispositivi di IA


Cosa rende possibile l'esistenza dell'IA e quali sono le conseguenze della sua costruzione? Dall’estrazione mineraria per la costruzione dei dispositivi all’installazione di cavi sottomarini per Internet, l’articolo propone alcuni esempi di sfruttamento a

Camilla Quaresmini L’immagine di Internet come cloud lo rende un ambiente apparentemente intangibile, quasi post-fisico. Tale percezione contribuisce a creare un’ingenua fiducia nel suo scarso impatto ecologico. A ciò si aggiungono le dichiarazioni del settore tecnologico, apparentemente a favore della sostenibilità ambientale, che fanno in realtà parte della creazione di un’immagine pubblica...

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Il Professor Giuseppe Valditara è il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito

🔸 Piano nazionale scuola digitale, al via l’aggiornamento



Non fate troppi pettegolezzi


Si è concluso a settembre a Brancaleone il Pavese Festival.Festival dedicato da 22 anni a Cesare Pavese, ma che solo quest’anno è approdato come ultima tappa, il 17 settembre, in Calabria. Nell’estrema punta della penisola, infatti, Cesare Pavese trascors

Si è concluso a settembre a Brancaleone il Pavese Festival.
Festival dedicato da 22 anni a Cesare Pavese, ma che solo quest’anno è approdato come ultima tappa, il 17 settembre, in Calabria. Nell’estrema punta della penisola, infatti, Cesare Pavese trascorse il tempo del confino per attività antifascista, dal 4 agosto 1935 al 15 marzo 1936. Solo sette mesi a fronte dei 3 anni stabiliti, la restante pena essendo condonata.

A Santo Stefano Belbo, ai margini delle Langhe, paese natale dello scrittore, si sono svolti gli eventi dei primi cinque giorni, il sesto e ultimo a Brancaleone, in una commistione di letteratura, musica, arte, teatro splendidamente interpretata da qualificati ospiti.
Filo conduttore è stata la figura femminile cercata ma mai raggiunta dallo scrittore.

La donna per Pavese è parola. Una parola che è ricerca, dialogo, scoperta, ricordo, introspezione, fanciullezza, verità: poesia” .

Noi ci lasceremo guidare dalla scritta che, come un tatuaggio, compare nell’acquerello che fa da locandina, di Paolo Galetto. Tutto in bianco e nero, ma segnato da sparsi petali rossi, quasi una festa o forse ferita sanguinante: “Tu sei come una terra che nessuno ha mai detto”.

La terra e la donna, due temi che si intrecciano e si respingono nell’opera di Pavese. La nostalgia, la mancanza, il desiderio, la perdita dell’una e dell’altra incideranno profondamente nella sua vita e nella sua arte.

La Donna continuamente inseguita in vaghe figure femminili.
La ballerina che lo lascerà ad aspettarla sotto la pioggia e che De Gregori canterà in Alice (E Cesare perduto nella pioggia/sta aspettando da sei ore il suo amore, ballerina).
La voce rauca e fresca di Tina militante comunista.
Fernanda Pivano e la comune passione per la letteratura americana.
Elena amore di necessità.
La selvatica Concia bella come una capra nel tempo del confino.
Bianca con la quale tenterà la scrittura di un libro a due mani.
Costance l’allodola e quegli occhi che rivedrà nella stanza d’albergo a Torino dove darà fine alla sua vita. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

La figura femminile è costantemente presente nell’itinerario personale e artistico di Pavese.
La racconterà soprattutto nei versi, in quell’incedere narrativo di righe lunghe costrette dal ritmo attraverso la parola, unica realtà. Donna mito di una fanciullezza felice e perduta che si identifica nel paesaggio delle langhe e in contrasto con la donna-compagna riconosciuta nei percorsi metropolitani di Torino. Ma sia l’una o sia l’altra, quello che è certo è che né l’uomo né il poeta riusciranno mai a raggiungerla. Non incontrerà nella sua strada quotidiana quella donna che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa e non riuscirà nei suoi scritti a darle del tutto voce con parole inghiottite.
Sei buia. Per te l’alba è silenzio.
La Terra, che nelle prime poesie è raccontata più che cantata nella realtà delle colline o in contrappunto nella squallida visione delle periferie di Torino, è fondamentalmente la geografia della propria solitudine, dell’inadeguatezza a condividere spazi e circostanze e rapporti con gli altri.
Nella vita e nel mondo, la condizione di Pavese è quella dell’espatriato che continuamente e ripetutamente cerca di tornare. Ma anche quando la ricerca lo riporterà, come Anguilla de La luna e i falò, nel suo paese di origine dovrà constatare che in realtà non si torna mai al passato, al tempo inesorabilmente andato, agli eventi che ormai parlano lingue sconosciute: “Un paese ci vuole…vuol dire non essere soli…nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
Sì, i falò si accendono ancora, ma per divorare con le loro fiamme quel che mai più ritornerà.
Il mito della fanciullezza con il suo bagaglio di ingenue felicità, di speranze che volano alte, di certezze si è concluso.
Si accendono nuovi falò che distruggono, divampano dolore, illuminano sinistramente tragedie.
Non resta che la sconfitta.
Non resta che guardare dalla finestra di quella cameretta al primo piano di un paese, Brancaleone, che per lui resterà sempre un paese straniero.
No, non troverà pace né tra quei muri né nel Bar Roma, dove legge quotidianamente il giornale, né sullo scoglio dal quale guarda senza vedere un inutile mare.

Ancora oggi andando a Brancaleone si può visitare la casa, la stanza in cui visse, il lettuccio stretto, la scrivania che è solo uno sbilenco tavolo, l’avara lampada e la finestra che racconta la “monotonia di un paesaggio sempre uguale”.
Da quella finestra – quarta parete della sua prigione – Pavese fisserà i binari. Quegli stessi binari sui quali si è fermata la littorina con la quale è giunto insieme a due valigie cariche di libri. Su quelle linee parallele scorreranno le nostalgie di un paese diverso e lontano, di una vita condivisa di amore e di impegno mentre le ore scorrono nel tedio, sempre uguali.
Acchiappo mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il mare (che d’altronde è una gran vaccata), giro i campi, fumo, tengo lo zibaldone, serbo un’inutile castità.
No, il confinato non avrà voglia di incontrare veramente né il paese né i suoi abitanti. Un rapporto tra lui e i brancaleonesi superficiale e di condiviso rispetto. Un accennato interesse verso la letteratura orale e le tradizioni popolari, un amore di necessità e una fantasia erotica. Una lettura della Calabria, tuttavia, fuori da ogni retorica.

E forse tra le note di quel on the road musicale di Omar Pedrini, che ha concluso il Festival nella struggente malinconia di una notte calabrese, ci sembrerà di riconoscere l’ombra di un uomo solo, con la pipa e gli occhiali, che ancora cerca un senso a una vita vuota che nemmeno il profumo dei gelsomini, la dotta lentezza delle tartarughe e il vento diviso dal vicino Capo Spartivento e un mare di verdi e di azzurri, sono riusciti a regalargli.

A Brancaleone Pavese conferma di non essere in grado di imparare il mestiere di vivere, che la sua è la condizione di una straziante solitudine, che l’unico mestiere che conosce, quel vizio assurdo vissuto quasi come un dovere, corteggiato più di un amore, idolatrato e temuto, è quello di morire.

Lui che aveva dichiarato di non avere più parole, riuscirà a scovarne una manciata da scrivere con mano ferma su un foglio lasciato su un anonimo comodino di un’anonima stanza d’albergo:

Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.

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Eurogas


L’accordo c’è Legittimo, naturalmente, che in Italia ci si sia concentrati sulle vicende interne, sui passi verso il nuovo governo e sui passi falsamente falsi delle polemiche interne alla (falsa) coalizione vincente. Intanto, però, come è giusto che sia,

L’accordo c’è


Legittimo, naturalmente, che in Italia ci si sia concentrati sulle vicende interne, sui passi verso il nuovo governo e sui passi falsamente falsi delle polemiche interne alla (falsa) coalizione vincente. Intanto, però, come è giusto che sia, gli interessi italiani ed europei erano difesi dal governo ancora in carica, nel corso di un importante e trascurato Consiglio europeo.

Legittimo, inoltre, che taluno dubitasse si potesse giungere ad un accordo, mentre qui continuavamo a ritenere più probabile un compromesso positivo. Come è stato. Meno legittimo che, per giorni e ancora ieri, il tono trasversale e pervasivo fosse uno solo: l’Europa (e daje, si chiama: Unione europea) è divisa, un fallimento, nessun accordo. À la Bartali.

Una sorta di lussuria della disfatta, la speranza di una profittevole sconfitta che possa giustificare e alimentare un vittimismo piagnucoloso che sfocia in grottesca prosopopea. E invece le cose sono andate in modo diverso, un accordo è stato raggiunto. E che il negoziato sia stato lungo e complesso attiene al fatto che si tratta di interessi diversi, non solo fra questo o quel Paese, ma anche al loro interno.

Il tutto senza dimenticare che l’accordo più importante era stato acquisito all’inizio e in pochi minuti: la condanna della criminale aggressione russa e sanzioni che solo aderendo alle fonti del Cremlino si può credere non vadano a segno. In quanto al fatto che anche qui si subiscono conseguenze negative, complimenti per la perspicacia: capita, quando qualcuno dichiara guerra alla sovranità e alla libertà.

I risultati più importanti sono relativi all’acquisto comune di gas e alla solidarietà in caso di sospensione delle forniture. Il tetto al prezzo del gas c’è, a cominciare da quello per la produzione di energia elettrica. È temporaneo, come è giusto che sia, visto che alla metà del 2024 saremo completamente affrancati dal gas russo e non è che si possa indirizzare troppo a lungo il mercato, senza produrre effetti negativi.

Su questo fronte, piuttosto, si introducono altri parametri di fissazione, che cancellino l’unicità del Ttf al mercato di Amsterdam. Resta l’accesso a energie finanziarie frutto di debito comune. A questo si accompagnano indicazioni per la trasparenza del mercato elettrico (le bollette), il risparmio energetico e lo sveltimento delle procedure per l’istallazione di impianti rinnovabili.

Si poteva fare meglio e di più? Sempre. È totalmente soddisfacente? Mai. Ma è molto ed è bene. Un mesto pensiero ai cantori dei fallimenti, quale intonazione monocorde del ripetitivo lamentio.

Ottenere questi risultati ha avuto un prezzo, dato che si erano manifestate rigide opposizioni, con argomenti legittimi e talora forti. Se quelle opposizioni sono state in gran parte superate lo si deve a un solo dato politico: è stata riconfermata l’unità europea nell’appoggio all’Ucraina e nella condanna degli aggressori. L’opposto dell’inerte divisione. Il prezzo è stato anche un disallineamento del tradizionale asse fra Francia e Germania. Sul quale vale spendere due parole.

È importante, quell’asse, perché è dai contrasti fra quelle potenze che sono nati molti conflitti europei. Ed è su quell’asse che si è costruita la pace, tutelata dall’ombrello difensivo Nato. Sono anche le due più forti economie. E la Francia è la sola potenza atomica dell’Ue.

Quell’asse ha anche dato l’impressione di dominare troppo, ma questo si deve anche alla dabbenaggine di Paesi come l’Italia, che anziché costruire alleanze imbastivano scuse e geremiadi questuanti. Quell’asse è importante, ma il disallineamento chiama tutti i membri dell’Ue alla responsabilità di non sentirsi passeggeri riottosi, ma equipaggio volenteroso. C’è spazio politico libero. A patto di piantarla con quell’atteggiamento che è diffuso costume nazionale, dall’informazione alla politica, dai corpi intermedi a tanti cittadini. L’Italia che produce ricchezza sta da un’altra parte.

La Ragione

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24 ottobre 2029


Il brusio della televisione in sottofondo mi ricorda che oggi è il secondo anniversario della nascita dell’euro digitale, adottato ufficialmente dagli Stati Sociali Europei nel 2027...

Sono le 19:07 del 24 ottobre 2029. Ho appena finito di scrivere una nuova uscita della mia newsletter, Surveillance Chronicles.

Il brusio della televisione in sottofondo mi ricorda che oggi è il secondo anniversario della nascita dell’euro digitale, adottato ufficialmente dagli Stati Sociali Europei nel 2027, dopo anni di sviluppo e sperimentazioni.

Ricordo che all’inizio non capivo davvero la differenza rispetto al vecchio euro. Eravamo già abituati ai pagamenti elettronici, il funzionamento sembrava lo stesso. Sono pur sempre numeri su uno schermo.

Alcune cose però cambiarono subito. Ad esempio, i conti correnti furono presto un ricordo del passato, sostituiti dai wallet digitali.

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Aprire un wallet era molto più comodo che aprire un conto corrente: niente burocrazia, nessuna ricerca delle migliori condizioni contrattuali, nessun dipendente svogliato: autenticazione elettronica sul portale dedicato grazie all’identità digitale e breve configurazione dell’app, dopo averla scaricata sullo smartphone.

Privacy Chronicles si sostiene solo grazie ai lettori abbonati. Se ti piace quello che scrivo e vuoi contribuire alla sua crescita, perché non ti abboni anche tu?

A un anno dal lancio ufficiale l’euro digitale funzionava così bene che la Commissione degli Stati Sociali Europei decise di abolire del tutto il contante, l’ultimo ricordo di un sistema analogico e ormai superato.

La Commissione disse che non ne avevamo più bisogno, che era semplicemente uno strumento per evadere le tasse, e che dismettendo la produzione del contante avremmo risparmiato energia preziosa. In una piccola scatola conservo ancora qualche banconota da €50, che prima dell’abolizione compravano un paio di pizze.

È stato molto facile abituarsi all’euro digitale. La principale differenza con le carte di credito e i vari sistemi digitali a cui eravamo abituati è che non ci sono PIN da inserire, schede di plastica, né commissioni bancarie. Basta inquadrare un QR code con l’app dello smartphone! C’è chi dice che presto potremo fare anche a meno delle casse nei supermercati.

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Alzo il volume. Una rappresentante della Banca Centrale degli Stati Sociali Europei sta descrivendo le nuove caratteristiche dell’euro digitale. La principale differenza con il vecchio euro, dice, è che l’euro digitale è completamente programmabile.

Spiega che è proprio come un software. In ogni momento possono modificare le modalità di funzionamento e applicare gli aggiornamenti a tutti i wallet digitali europei in tempo reale. In questo modo le regole sono uguali per tutti e non c’è alcuna libertà d’iniziativa da parte delle banche commerciali.

Ricordo quando nel 2028 inibirono ogni transazione con Russia e Cina. Le sanzioni degli anni precedenti non avevano funzionato anche per colpa della troppa libertà. Tante aziende continuavano ad avere rapporti economici con la Russia e le banche autorizzavano le transazioni senza problemi. Adesso è impossibile: ogni wallet europeo è georeferenziato e le transazioni che arrivano fuori dai confini geografici degli Stati Sociali Europei sono bloccate in tempo reale.

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La programmabilità offre tanti vantaggi anche per le politiche interne dei singoli stati membri, prosegue il servizio TV. Grazie all’euro digitale i governi possono partizionare il reddito annuale di ogni cittadino in quote percentuali che possono soddisfare solo specifici usi. Le quote sono calcolate da un algoritmo centralizzato in modo automatizzato. L’algoritmo tiene conto delle nostre necessità e ogni quota è personalizzata per massimizzare l’efficienza collettiva.

Ascoltare la tv mi fa pensare che dovrei andare a trovare i miei genitori, ma ho già raggiunto il massimo di transazioni autorizzate per gli spostamenti di lunga percorrenza. Sarà per il prossimo anno.

La rappresentante della BCSSE ora sta parlando dell’evoluzione del fisco e dell’abolizione di tutta la burocrazia tributaria. L’Agenzia della Redistribuzione di ogni Stato membro conosce esattamente il reddito di ognuno e le transazioni quotidiane. I prelievi fiscali sono automatizzati e in tempo reale, in base al profilo personale.

Un’altra caratteristica dell’euro digitale, continua la rappresentante, è che siamo finalmente riusciti a eliminare l’evasione fiscale. Con l’euro digitale la BCSSE e le autorità governative hanno accesso a ogni singola transazione dei wallet europei, dalla più piccola fino a quelle più importanti. Tutto è trasparente e tracciato. Evadere è semplicemente impossibile.

Purtroppo, nonostante tutto le tasse non sono diminuite. Il welfare sociale europeo costa molto e la crisi energetica degli ultimi anni ha svuotato le casse degli Stati membri. I salari minimi automatizzati hanno anche escluso dal mercato molte aziende poco competitive che non potevano permettersi di pagare il minimo previsto. Questo ha fatto aumentare di molto la disoccupazione, ecco perché chi ha il privilegio di lavorare e guadagnare ha anche il dovere di sostenere la collettività. C’è chi dice che con l’euro digitale fra qualche anno potremo avere anche un Reddito Universale di base… chissà.

Adesso stanno parlando dei vantaggi sulla lotta al crimine. Il monitoraggio delle transazioni, insieme alle tecnologie di sorveglianza introdotte con il Regolamento Chatcontrol nel 2025, permette alla BCSSE e ai governi degli Stati membri di prevenire ogni tipo di criminalità prima ancora che venga commesso il reato.

Gli algoritmi di polizia predittiva possono accedere ai dati delle transazioni e a molti altri per delineare il profilo di rischio di ogni cittadino. Ogni anomalia viene analizzata e segnalata in tempo reale, come transazioni inusuali rispetto alle abitudini della persona o con importi troppo alti o troppo bassi. Se le anomalie superano un certo limite di tolleranza, gli algoritmi lo notificano alle autorità e il wallet digitale blocca automaticamente ogni transazione al di fuori di un raggio di 15km dall’abitazione della persona indagata. Questo è molto utile per evitare che i potenziali criminali possano spostarsi sul territorio.

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Purtroppo, afferma la rappresentante della BCSSE, c’è ancora un grande problema di criminalità legato agli estremisti che scelgono di usare Bitcoin invece dell’euro digitale. La Commissione ha vietato la diffusione di ogni comunicazione e informazione sulla criptovaluta, ma non è stato sufficiente. Alcuni estremisti riescono ancora a infiltrarsi e diffondere disinformazione in cerca di proseliti.

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I più suscettibili a cadere nella trappola di questi estremisti sono i milioni di poveri e immigrati che pur possedendo uno smartphone non possono accedere all’euro digitale perché privi d’identità digitale. Alcuni, piuttosto che diventare criminali, preferiscono barattare tra loro ciò di cui hanno bisogno. Il servizio prosegue dicendo che è dovere di ogni cittadino perbene denunciare questi soggetti, che mettono a rischio la stabilità finanziaria di tutti gli Stati Sociali Europei. Mi chiedo cosa spinga le persone a voler usare uno strumento così pericoloso, usato solo da criminali, drogati e hacker.

La cena è quasi pronta, spengo la televisione. Il wallet digitale mi notifica di aver trovato un’anomalia sulle mie abitudini di spesa. Mh. Forse non avrei dovuto acquistare quella carne ieri, ma diamine - fra poco è il mio compleanno! L’algoritmo ne terrà conto.

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Quello di chi scrive Surveillance Chronicles è un mondo iper-statalista ed estremamente collettivista. L’estremo welfare, la pianificazione totale di ogni ambito e i comfort delle nuove tecnologie digitali sono attrazioni pensate appositamente per far sentire al sicuro cittadini felici di giocare a una simulazione di libertà, che corre su rotaie prestabilite.

Questo mondo è caratterizzato da welfare estremo e totale pianificazione economica e sociale da parte dello Stato. La maggior parte delle persone gode di reddito universale di base pagato con i soldi dei pochi che ancora sognano di elevare se stessi attraverso il lavoro, o che semplicemente sono costretti a lavorare per produrre ciò di cui la società ha bisogno.

La moneta digitale, controllata dalla Banca Centrale e dai governi, viene usata come strumento di coercizione e manipolazione dei comportamenti. L’informazione è controllata da filtri di stato e algoritmi di censura automatizzata.

La sorveglianza è totale, tra sistemi di analisi automatizzata di transazioni e comunicazioni private, sistemi di social scoring ed incentivi di economia comportamentale. Le città intelligenti sono usate dagli enti locali per plasmare le abitudini e le azioni della cittadinanza, grazie a milioni di sensori e algoritmi d’intelligenza artificiale che trasformano i sindaci in ingegneri sociali.

Il pensiero critico, l’individualismo e la libertà di autodeterminazione vengono sostituiti dalla fede assoluta nello Stato, dal collettivismo e dall’omologazione dei comportamenti. In questo mondo la sorveglianza non è solo uno strumento di controllo per esercitare potere politico, ma uno strumento essenziale di pianificazione economica e sociale. Dopo anni di terrorismo psicologico e manipolazione delle informazioni le masse non potrebbero fare a meno del senso di sicurezza dato dalla sorveglianza pervasiva che li circonda. Hanno paura della libertà e non vogliono averci nulla a che fare.

Questo è un racconto di fantasia, ma nulla di ciò che ho scritto è pura finzione.

Le basi tecnologiche, legali e politiche per la creazione di questo mondo esistono già, ed è ciò di cui parlo ogni settimana su Privacy Chronicles.

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Questo futuro però non è scritto e, se vogliamo, possiamo evitare che finisca così. Si può cambiare rotta e scegliere un mondo diverso, ma bisogna prima riconoscere la fonte del problema: lo statalismo e la voglia di pianificare ogni aspetto della vita, della società e dell’economia. I nostri politici sono innamorati del modello cinese proposto anche dal World Economic Forum, e cercheranno in tutti i modi di vendercelo. Lo stanno già facendo.

È fondamentale limitare l’ingerenza dello Stato e riconoscere l’inviolabilità assoluta di diritti individuali e naturali come privacy e proprietà privata. È vitale rigettare ogni forma di sorveglianza e manipolazione dei comportamenti, così come separare definitivamente lo Stato e la moneta, per evitare che questa possa essere usata come un’arma. Infine, è centrale ritrovare una morale fondata sull’interesse personale, e non invece sul sacrificio personale. Una morale che possa consentire a ogni individuo di perseguire liberamente la propria felicità - senza che nessuno imponga di vivere per il prossimo.

Non resta che scegliere.

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Il Professor Giuseppe Valditara, Docente ordinario di Diritto romano, è il Ministro dell’Istruzione e del Merito.

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#PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Oggi nella rubrica del venerdì, approfondiamo insieme la linea d’investimento del #PNRR per il potenziamento degli spazi per le mense.

Qui tutte le informazioni ▶️ pnrr.istruzione.it/infrastrutt…

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La peggior guerra del mondo che non stai guardando è in Etiopia


Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra in Ucraina e sul fatto che Vladimir Putin sia abbastanza folle da usare armi nucleari, un’altra…

Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra in Ucraina e sul fatto che Vladimir Putin sia abbastanza folle da usare armi nucleari, un’altra guerra imperversa per lo più invisibile a circa 3.000 miglia di distanza in Etiopia.

La guerra è incentrata nella regione settentrionale del Tigray, dove un conflitto politico di lunga data tra il governo etiope e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF) è diventato violento nel 2020. La regione è stata per la maggior parte del tempo sotto un blocco quasi totale da allora, tagliato fuori dagli aiuti umanitari, dall’elettricità, dalle telecomunicazioni e dalle banche, lasciando 5,3 milioni di civili in gravi difficoltà. La rinnovata offensiva del governo etiope ha ulteriormente intensificato la crisi.

È difficile stimare con precisione i morti mentre la guerra continua, ma le migliori stime disponibili suggeriscono che almeno mezzo milione di persone sono morte finora per violenza diretta, fame e mancanza di accesso all’assistenza sanitaria. La fame sembra essere una caratteristica piuttosto che un bug nel piano di battaglia del governo. Stime più recenti suggeriscono che questo numero sia morto solo in combattimento , portando forse le morti complessive più vicino a un milione.

Per dirla in prospettiva, le Nazioni Unite stimano che finora in Ucraina siano stati uccisi circa 6.000 civili e le stime indicano decine di migliaia di morti militari. Anche se queste stime sono basse, i migliori numeri disponibili suggeriscono che la scala dei decessi in Etiopia supera di molte volte quella in Ucraina. Eppure l’Etiopia ha ricevuto una piccola parte dell’attenzione, sia dai politici che dai media.

Gli Stati Uniti e altri devono adottare un approccio più diretto prima che si realizzino le peggiori paure del popolo tigrino.

Questi timori includono un genocidio del popolo del Tigray. In risposta all’ultima offensiva, le Nazioni Unite, l’Unione Africana, gli Stati Uniti e altri paesi hanno chiesto a tutte le parti di cessare le ostilità. Ma gli appelli generici affinché tutti smettano di combattere e il silenzio diplomatico dietro le quinte che è stato l’approccio preferito finora sono una risposta tristemente inadeguata .

Le autorità del Tigrino hanno indicato che avrebbero rispettato un cessate il fuoco, ma i funzionari del governo etiope hanno invece raddoppiato le proprie forze per criticare i “mali” del suo nemico. Nel frattempo, secondo quanto riferito, il governo etiope ha lanciato volantini in Tigray affermando che chiunque fosse rimasto indietro sarebbe considerato un combattente, sollevando chiare preoccupazioni sul fatto che tutti i tigriani, un gruppo etnico distinto, sarebbero stati presi di mira in un assalto.

Fonti dell’area affermano che le forze etiopi ed eritree (i loro alleati) sono state incaricate di uccidere tre tigriani ciascuna, inclusi anziani e bambini, e che gli arti e i teschi delle vittime sono in mostra.

Queste storie non sono verificate data la mancanza di accesso umanitario e mediatico alla regione. Ma dato il linguaggio e le azioni dell’Etiopia finora, insieme al bilancio delle vittime e alle atrocità già commesse, ci sono poche ragioni per non prenderle sul serio.

Il ruolo dell’Eritrea ha complicato anche gli sforzi per raggiungere una pace, poiché pochi paesi hanno una leva per influenzare le sue azioni e il TPLF è il suo nemico giurato. Non vi è alcuna garanzia che l’Eritrea smetterà di combattere anche se il governo etiope si presenta al tavolo.

Sebbene sia vero che tutte le parti hanno commesso abusi, la portata è difficilmente paragonabile, con l’Etiopia e l’Eritrea che hanno commesso la parte del leone della violenza sfrenata e del danno contro i civili durante il conflitto. Quando una parte ha questo livello di responsabilità per il conflitto e la sofferenza continui, coloro che esercitano un’influenza devono parlare chiaramente e direttamente contro di essa.

In questa fase, la pace sembra un tiro lungo, ma ciò non giustifica gli sforzi inadeguati finora compiuti.

Gli Stati Uniti e le Nazioni Unite sono spesso restii a invitare alla critica chiamando in causa direttamente i governi in gioco per atti violenti contro il proprio popolo quando quegli stessi governi sono amici e partner, come lo è l’Etiopia.


Probabilmente non porrà fine alla guerra, ma questa è una scusa debole per non sforzarsi di più. Il popolo innocente del Tigray merita riconoscimento e c’è la possibilità che tale pressione internazionale, in combinazione con scelte politiche che riducono il sostegno dell’Etiopia, attraverso istituzioni internazionali e singoli paesi allo stesso modo, possa influenzare il percorso scelto dal primo ministro Abiy Ahmed.

Chiamare le atrocità per quello che sono farebbe almeno allarmare l’Etiopia e l’Eritrea che il mondo sta guardando, e alla fine il lungo braccio della giustizia internazionale potrebbe prevalere. Dopotutto, i criminali in Ruanda, nell’ex Jugoslavia e in Sierra Leone, solo per citarne alcuni, hanno dovuto affrontare la giustizia.

Dopotutto, i criminali in Ruanda, nell’ex Jugoslavia e in Sierra Leone, solo per citarne alcuni, hanno dovuto affrontare la giustizia.


Dobbiamo smettere di rifuggire da conversazioni scomode quando sono in gioco così tante vite. Se la leva USA è inadeguata, dovremmo esercitare pressioni sui paesi che armano e sostengono l’Etiopia e l’Eritrea, e le istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale che tengono a galla il paese mentre la sua economia vacilla.

Il tempo della diplomazia tranquilla è finito. Il tempo dell’allarme è passato da tempo. Facendo eco a ciò che abbiamo sentito ripetutamente sulla difficile situazione dell’Ucraina: se l’Etiopia smette di combattere, la guerra finisce, ma se il Tigray smette di combattere, in assenza di un controllo internazionale e di un processo di pace inclusivo, il popolo impoverito del Tigray potrebbe invece finire.

se l’Etiopia smette di combattere, la guerra finisce, ma se il Tigray smette di combattere, in assenza di un controllo internazionale e di un processo di pace inclusivo, il popolo impoverito del Tigray potrebbe invece finire.


Autore: Elizabeth Shackelford è una ricercatrice senior sulla politica estera degli Stati Uniti presso il Chicago Council on Global Affairs. In precedenza era una diplomatica statunitense ed è l’autrice di “The Dissent Channel: American Diplomacy in a Dihonest Age”.


FONTE: chicagotribune.com/opinion/com…


tommasin.org/blog/2022-10-21/l…

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Al via l’aggiornamento del Piano Nazionale Scuola Digitale. Ieri l'annuncio in occasione dell'inaugurazione di Fiera Didacta in Sicilia.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.



L’autorità francese per la protezione dei dati, la Commission nationale de l’informatique et des libertés, ha deciso una sanzione di 20milioni di euro a Clearview AI rilevando violazioni del regolamento generale dell’UE sulla protezione dei dati. La CNIL ha avviato un’indagine su un reclamo riguardante il database di riconoscimento facciale di Clearview e le pratiche di elaborazione dei dati nel maggio 2021. L’autorità di regolamentazione ha emesso un avviso formale per porre rimedio a presunte violazioni nel novembre 2021 cui Clearview non ha risposto. Con la sanzione, la #CNIL ha anche ordinato a #Clearview di interrompere le attività di trattamento e di cancellare i dati precedentemente raccolti associati a violazioni del #GDPR.

cnil.fr/en/facial-recognition-…

(segnalato nella newsletter di Guido #Scorza)

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Fr.#12 / Crisi isteriche e ambientali


Nel frammento di oggi: nelle Marche un uomo sfonda una vetrina per riprendersi i suoi dati / Zaia propone sorveglianza di massa sulle Dolomiti / Aggiornamenti su Milano / Meme e citazione del giorno.

Accesso ai dati, sì ma non così!


La Nuova Riviera riporta una notizia di cronaca peculiare: un uomo ha sfondato la vetrina di un negozio di telefonia per riprendersi i dati che questi, pare, gli avrebbero rubato. I nostri prodi carabinieri lo hanno prontamente bloccato e purtroppo l’uomo non è riuscito a recuperare i suoi dati.

Sono abbastanza sicuro che sia stato uno di voi. Però ragazzi, non è questo il modo migliore per esercitare il diritto di accesso previsto dalla normativa privacy. Nella maggior parte dei casi è sufficiente un’email. Una PEC dell’amico avvocato, se proprio volete. So bene quanto possa essere fastidioso perdere il controllo dei propri dati e temere che questi possano essere usati contro di noi, però dai - non esagerate, mi raccomando.

Se proprio avete della rabbia repressa, sfruttatela nel modo giusto; magari incazzandovi (pacificamente, eh) con Luca Zaia.

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Zaia e la sorveglianza di massa sulle Dolomiti


Direttamente dal Veneto arriva una notizia che potrebbe scatenare diverse crisi isteriche, a buona ragione.

Luca Zaia ha annunciato oggi che dal 2024 i passi del Pordoi, Campolongo, Gardena e Sella saranno accessibili e raggiungibili solo previa prenotazione online su una piattaforma pubblica non meglio specificata, e soltanto in caso di parcheggi disponibili. In pratica una ZTL montana.

La motivazione è, chiaramente, ambientale. Forse l’idea è di limitare artificialmente il passaggio di automobili, legando il numero massimo ai parcheggi disponibili. Premesso che una persona potrebbe avere interesse a transitare in quei passi senza doversi necessariamente fermare, vogliamo parlare dell’idea in sé?

Se la motivazione fosse stata davvero quella di limitare l’intasamento dei passi per il parcheggio, sarebbe stato sufficiente prevedere un contatore online dei parcheggi disponibili, con cartellonistica elettronica posizionata a debita distanza, così da informare in tempo reale gli automobilisti sulla disponibilità di posti auto.

Invece no. Lo Stato come al solito preferisce la soluzione più invasiva; preferisce la sorveglianza di massa. Preferisce creare un sistema che oltre a trattare dati personali su larga scala permette agevolmente di correlare dati come l’identità della persona fisica, l’itinerario, l’automobile e tutta un’altra serie di dati e metadati tipicamente elaborati dagli applicativi web, come informazioni sul dispositivo usato, cookies, e molto altro.

Purtroppo l’agenda climatica sarà sempre più usata come pretesto per instaurare meccanismi di controllo sociale totalitari, che assumeranno le forme più diverse: controllo degli spostamenti, economia comportamentale, sorveglianza delle transazioni, social scoring…

Lo abbiamo visto già a Milano con il progetto Move-In e con le proposte assurde (che però verranno attuate) dei Fridays for Future e del World Economic Forum. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, qui c’è l’articolo di riferimento.

Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile

L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro…
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a month ago · 10 likes · 1 comment · Matte | mrk4m1

Un aggiornamento sul progetto Move-In di Milano


Il progetto Move-In è iniziato da soli 20 giorni e già ci sono numerosi problemi. Pare infatti che la Regione abbia vietato l’ingresso in Area B anche alle automobili e mezzi di trasporto che hanno già aderito al programma Move-In.

I poveri milanesi che hanno supinamente accettato di essere tracciati h24 dal Comune e pagato per il privilegio di circolare in Area B, non potranno comunque farlo. Spiace.

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Come anticipato, la tutela dell’ambiente è soltanto una facile e stupida scusa. Lo mostrano i dati di questi giorni: nonostante le limitazioni, nonostante la scatola nera e la sorveglianza di massa, lo smog non scende! Strano eh?

Ma se allora lo smog non scende, non bisognerebbe forse bussare a Sala e chiedere di rimuovere un sistema tanto assurdo e liberticida, quanto inutile?

C’è anche un’altra questione su cui riflettevo in questi giorni: le ambulanze e mezzi di soccorso “inquinanti” sono esclusi dal divieto di ingresso in Area B, a patto però che siano registrati sul portale. Dalle FAQ del Comune non sono riuscito a capire la finalità di questo trattamento di dati, e se sussiste comunque l’obbligo di installazione della scatola nera (altrimenti a cosa serve la registrazione?).

Tuttavia, se fossero obbligati a installare la scatola nera, ci sarebbe un evidente problema di privacy: il tragitto delle ambulanze mostra l’ubicazione, l’orario e la data degli interventi. In pratica, mostra esattamente chi, come e quando è stato soccorso. L’amministrazione comunale avrebbe dati da cui potrebbe facilmente inferire informazioni relative alla salute di specifici cittadini milanesi.

C’è poi un altro aspetto da considerare. Le persone che per esigenze di salute decidessero di violare il divieto di accesso in Area B, transitando con veicoli vietati, sarebbero soggette a sanzione - salvo registrarsi entro le 24 ore successive sulla piattaforma.

Il ricatto qui è evidente: se non accetti di essere schedato sulla piattaforma ti sanziono, anche se sei entrato in Area B per andare al pronto soccorso. Ancora una volta, a che serve tutto questo?

Insomma, dal Veneto alla Lombardia, è evidente la totale isteria ambientale.

Meme del giorno


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Citazione del giorno

Freedom is indivisible. As soon as one starts to restrict it, one enters upon a decline on which it is difficult to stop.
Ludwig von Mises

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Frammenti è la rubrica gratuita in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles. Ogni frammento contiene anche un meme e una citazione.

Leggi gli altri Frammenti


privacychronicles.substack.com…




BLACK ANGELS WILDERNESS OF MIRRORS


Ritorno in grande stile per la garage/psych band texana Black Angels che, a cinque anni di distanza da "Death Song", ha pubblicato, a metà settembre, il suo sesto studio album ufficiale (e primo su Partisan Records) "Wilderness of Mirrors", non lesinando sulla quantità del nuovo materiale proposto, ma anzi, presentando un'opera di ben quindici brani, ....

iyezine.com/black-angels-wilde…





Piccoli consigli fotografici


Sono appassionata di fotografia da un po' di anni e qui, voglio proporvi una piccola rubrica sulla storia della fotografia "alternativa" Non parlerò di fotografi super conosciuti, ma cercherò di proporvi fotografi un po' meno conosciuti.

Oggi vi voglio parlare di Bruno Barbey (1941 – 2020). Fotografo francese di origine marocchina Bruno Barbey ha viaggiato in tutto il mondo e ha trovato la sua voce sia come artista che come esploratore. Diventato un membro di Magnum photos all'età di 25 anni, il suo lavoro riflette la sua sensibilità e la sua insaziabile sete di sconosciuto.
La sua svolta personale è stata quando ha iniziato a fotografare a colori. Nonostante abbia fotografato diversi scenari di guerra, preferisce che le sue immagini parlino del mondo che cambia, "Fotografie per documentare per i posteri, tradizioni e culture che svaniscono rapidamente a causa del cambiamento degli atteggiamenti dei consumatori."

Quello che più mi è piaciuto della sua visione fotografica è questo suo pensiero: “Sconsiglio sempre le persone dall'essere fotografi a tempo pieno se hanno altri modi per fare soldi. Se vuoi davvero fare un lavoro personale, potresti fare meglio a farlo come hobby. "



+++ ⚠ ATTENZIONE ⚠
questa app e il relativo profilo twitter NON HANNO NESSUN RAPPORTO CON IL PROGETTO FRIENDICA +++

Segnalate please
⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️

play.google.com/store/apps/det…
twitter.com/FriendicaSocial


I just reported the app at the playstore. I recommend others doing the same.

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

sarà Trump 🤣

Comunque riportano che la piattaforma è nata come risposta all'estremismo di destra, all'odio e alla disinformazione. Organizzazione no-profit 'indigena' in Canada

in reply to Emanuele

@Emanuele :spiderman: sì, ma il loro modo di fare è estremamente sospetto: o sono molto scorretti o sono molto stupidi


@Michael Vogel What is? Scam? 🤔

https://play.google.com/store/apps/details?id=com.friendxonemessenger.app
https://www.twitter.com/FriendicaSocial

Unknown parent

Breaking news!

> Friendica is transitioning to Folkse, to avoid confusion with the decentralized fediverse software.

twitter.com/_Folkse/status/158…

@Jakob :friendica: @Roland Häder @Michael Vogel




L'Unione Europea di Giorgia Meloni


«I cittadini stanno accettando il fatto che, chiunque governi, finirà per perseguire le stesse politiche o politiche simili. Il potere delle democrazie di cambiare la realtà socio-economica, di migliorare le condizioni di vita delle classi lavoratrici e salariate si sta riducendo; esse sono sottoposte a un doppio potere dispotico, quello delle istituzioni di controllo e sorveglianza dell’Unione Europea e di quello che è definito “il mercato”, cioè il potere organizzato di una plutocrazia che domina la vita economica e riesce sempre a imporre i propri interessi a popolazioni sempre più indifese e confuse.»

cumpanis.net/lunione-europea-d…



⚠️ Utenti Android, non dovete necessariamente aspettare l'app di Pixelfed!

Potete usare @PixelDroid :pixelfed: proprio adesso! È un'app di terze parti open source e disponibile tramite F-Droid!


⚠️ Android users, you don't have to wait for our app!

You can use @PixelDroid right now! It's a 3rd party app that is open source and available via F-Droid!

f-droid.org/en/packages/org.pi…


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Confessioni di una maschera “Rock the vote”


✅ Abbiamo finalmente archiviato il passaggio elettorale. In maniera del tutto indolore per quello che ci riguarda. Non avevamo aspettative. Non le abbiamo forse mai avute. Meno che mai ultimamente. La politica italiana, quella fatta del circo mediatico parlamentare che le televisioni e le radio ci infilano in casa ad ogni ora del giorno, fa parte di un crogiolo di squallore cui non apparteniamo. Ce ne siamo chiamati fuori definitivamente, in nome di quel poco di amor proprio che ci resta.

iyezine.com/confessioni-di-una…

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Letta che insegue Veltroni: la funzione turistica del PD.


"Il PD si interessa alle classi popolari e alle realtà impoverite con lo stesso atteggiamento sussiegoso dei turisti agiati, provenienti da qualche ricca città europea o americana, che si recano in un paese del terzo mondo e guardano con compassione la condizione dei suoi abitanti che, poveri loro!, non godono delle libertà e del benessere occidentale.

Veltroni e Letta esprimono del resto la visione del mondo di gente che vive nei centri storici e che finge di non sapere che spesso la povertà, l’ingiustizia e il degrado sono presenti nelle periferie delle loro stesse città. In qualità di dirigenti politici non possono guardare a queste condizioni di disagio perché la loro fortuna si fonda esattamente su questa ipocrisia.

Letta, Veltroni, Renzi e tanti altri che hanno fatto la storia del PD non avrebbero avuto alcun successo politico se non avessero promosso quelle politiche che hanno generato la questione sociale oggi presente in Italia.

La loro salita al potere è dipesa dal sostegno di forze economiche e finanziarie che hanno chiesto in cambio leggi in favore della precarietà nel lavoro, privatizzazione dei servizi, disfacimento della scuola pubblica, sostegno all’impresa e tanti altri provvedimenti che hanno prodotto le attuali ingiustizie."

kulturjam.it/politica-e-attual…



Verso carestia energetica e fame ma la chiameremo "Frugalità responsabile".


«Continuando con la logica della guerra e delle sanzioni la strada tracciata porterà inevitabilmente alla carestia energetica e alla fame, che non verrà chiamata cosi ma “frugalità responsabile”, per un mondo green e sostenibile.»


Inflazione e resistenza. La questione degli alloggi a New York.


"Il risultato è che gli strati della classe media non possono permettersi di acquistare una casa, mentre le classi lavoratrici, ancora per lo più immigrate, spendono più della metà del loro reddito in affitto."