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Distanze siderali


Ucraina, Russia, gas, Israele... La distanza sempre più siderale tra il mondo e le forze politiche di Roma

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HUAWEI FreeBuds Pro 2: recensione


Gli auricolari wireless Huawei vi offrono alte prestazioni e funzionalità avanzate, a un rapporto qualità prezzo imperdibile. Sono dotati di un’avanzata tecnologia di cancellazione del rumore, comandi touch, funzioni automatiche e doppio driver. Sono facili da indossare, si mettono in pausa quando li rimuovi e si avviano automaticamente quando li metti nelle orecchie. Rendono una [...]

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Questa mattina si è svolta la presentazione dei risultati delle prove #INVALSI2022 presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma.

All’evento è intervenuto il Ministro Patrizio Bianchi.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/invals…


t.me/Miur_Social/3471



Dimissioni a raffica dal governo, travolto dagli scandali. Ma Boris Johnson non cede: “vado avanti”, in molti però scommettono sulla sua fine. La premiership di Boris Johnson è in bilico.


A tutto gasNon si ferma la corsa del gas. Il suo prezzo sulla borsa di Amsterdam è salito anche oggi (+3%), e ha ormai superato i 170 euro per megawattora.


IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO DI ITALO CALVINO


#rileggiamoli
Di questo libro Italo Calvino ha detto: “Questo romanzo è il primo che ho scritto. … Al tempo in cui l'ho scritto, creare una letteratura della Resistenza era ancora un problema aperto, scrivere il romanzo della Resistenza si poneva come un imperativo; … ogni volta che si è stati testimoni o attori d'un'epoca storica ci si sente presi da una responsabilità speciale …

iyezine.com/il-sentiero-dei-ni…



UPDATE: Further EU DPA orders stop of Google Analytics


AGGIORNAMENTO: Un'altra DPA dell'UE ordina l'interruzione di Google Analytics L'autorità italiana per la protezione dei dati (GPDP) si è unita al consenso condiviso dal GEPD, nonché dall'autorità per la protezione dei dati francese e austriaca e ha vietato l'uso di Google Analytics (GA) 101 complaints update


noyb.eu/en/update-further-eu-d…





Mario Draghi vola in Turchia per rilanciare i rapporti bilaterali; “Italia e Turchia sono partner, amici alleati". Il presidente del consiglio italiano Mario Draghi è volato ad Ankara per incontrare Recep Tayyip Erdogan.


Achtung!A maggio la Germania ha fatto segnare il primo deficit commerciale dal 1991, l’anno successivo alla riunificazione.




#NotiziePerLaScuola

Al via la presentazione telematica delle istanze di scioglimento delle riserve nelle GaE e nelle GPS e di conferma dei servizi nelle GPS.

Info ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/gradua…

Iscrivetevi per rimanere sempre aggiornati ▶️ miur.gov.it/web/guest/iscrizio…


t.me/Miur_Social/3469



Digital Services Act no game-changer: Industry and government interests prevailed


Today, one day ahead of the final approval, the European Parliament debated the EU Digital Services Act (DSA) establishing new rules for online platforms. Patrick Breyer MEP, who participated in the …

Today, one day ahead of the final approval, the European Parliament debated the EU Digital Services Act (DSA) establishing new rules for online platforms. Patrick Breyer MEP, who participated in the negotiations as rapporteur for the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs, delivered the following speech:

Mr President

On behalf of my civil liberties committee, let me be honest to our citizens:

We tried to make the Digital Services Act a game-changer and overcome the surveillance capitalist business model of pervasive tracking online but failed. We failed to provide you with alternatives to toxic platform algorithms that will push the most controversial and extreme content to the top of your timelines. And we failed to protect legal content, including media content, from being overblocked by error-prone upload filters or arbitrarily set platform rules.

But before industry and governments – consistently supported by the Commission – celebrate too quickly, I have a message to them: There is more legislation coming up, such as on political advertising and ePrivacy. We‘ll fight all the harder against surveillance advertising, we will fight for a do not track button in every device, we will fight a right to encryption, and we will fight against indiscriminate data retention.

Defending fundamental rights in the digital age is a marathon, not a sprint – you‘ll see!


patrick-breyer.de/en/digital-s…





Appena atterrata da Londra,controllo passaporti: per tutti dura pochi secondi, per me no. Agente legge attentamente sullo schermo qualcosa.


IL DESERTO DEI TARTARI DI DINO BUZZATI


Pubblicato nel 1940, “Il deserto dei Tartari” narra le vicende del tenente Giovanni Drogo, inviato a prestare servizio nell’isolata e inutile Fortezza Bastiani, a sorvegliare un deserto da cui non arriva mai alcun nemico. Consumerà la sua esistenza aspettando la guerra, l’azione, il giorno in cui potrà farsi valere e rimarrà invischiato in questa vana attesa anche quando avrà la possibilità di andarsene.

iyezine.com/il-deserto-dei-tar…

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CRISIS BENOIT, EL CULTO DE LA MUERTE (SLAUGHTERHOUSE RECORDS, 2022)


Un cimitero in piena notte illuminato da una gigantesca luna piena, un'orda di zombi affamati di carne viva che fuoriescono dalle tombe, pronti a seminare il panico in città e scatenare l'apocalisse.

iyezine.com/crisis-benoit



La Commissione Europea, sempre più espressione delle lobby economiche e dell'affarismo predatorio, si scaglia con una severità mai vista prima contro il #GarantePrivacy dei Paesi Bassi che difende i diritti dei cittadini.
(Grazie a Carlo #Blengino per la segnalazione)
nrc.nl/nieuws/2022/07/03/bruss…
Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
The Privacy Post

@senzanome
> Quali sarebbero poi gli europarlamentari Seri, che non obbediscono alle leggi della finanza e delle lobby?

Sono quelli che hanno una reputazione, che si presentano per ostacolare i monopolisti, le concessioni infinite e l'illegalità, quelli che mantengono le promesse, che non si presentano con partiti invotabili, quelli che votano a favore di Navalny ma senza votare contro Assange e che sono fieramente anticinesi senza essere servi degli USA, quelli insomma che praticano una politica laica ma per davvero...

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
The Privacy Post

@oZZma

Il garante della privacy olandese, l'Autorità olandese per la protezione dei dati (AP) ha ricevuto un grosso schiaffo da Bruxelles, in un caso sulla privacy che sta causando molto trambusto. Secondo la Commissione Europea, l'AP interpreta la legislazione sulla privacy in modo troppo rigoroso, ostacolando l'imprenditorialità nell'Unione Europea. Il problema porta a cause legali nei Paesi Bassi e provoca disordini all'interno dell'AP stesso.

La battaglia legale riguarda la misura in cui le aziende possono raccogliere e distribuire informazioni sensibili alla privacy su di loro senza il consenso dei cittadini. La questione gioca un ruolo, tra l'altro, nella controversia tra l'AP e il servizio di streaming VoetbalTV, in cui il Consiglio di Stato potrebbe prendere una decisione questo lunedì.

VoetbalTV ha trasmesso via Internet immagini video di partite amatoriali per, tra gli altri, giocatori, allenatori e tifosi. Lo hanno utilizzato più di 150 club, fino a quando l'AP ha imposto una multa di 575.000 euro sul servizio a fine 2019. Football TV è poi fallita. Secondo il garante della privacy, il motivo di lucro di VoetbalTV non potrebbe mai costituire un "interesse legittimo" per la trasmissione delle immagini senza il consenso individuale dei giocatori e del pubblico.

'Non è la decisione giusta'

Secondo la Commissione Europea, l'AP interpreta erroneamente la legge sulla protezione dei dati del GDPR e la giurisprudenza in merito. "L'interpretazione restrittiva da parte dell'autorità di regolamentazione olandese costituisce un serio ostacolo per le aziende al trattamento dei dati personali sulla base di un interesse commerciale, perché dovrebbero ricevere il permesso da ogni interessato", ha affermato la Commissione in una lettera all'AP. Secondo Bruxelles, l'autorità di controllo olandese non riesce a trovare il giusto equilibrio tra il diritto alla protezione dei dati, da un lato, e la libertà di impresa, dall'altro. La Commissione conclude la lettera con un "invito" all'AP a cambiare posizione.

In risposta a questa lettera del marzo 2020, il presidente di AP Aleid Wolfsen si rifiuta di riconsiderare la sua opinione. Entrambe le lettere sono nelle mani di NRC . Wolfsen teme che se gli interessi puramente commerciali possono essere un motivo per elaborare dati personali non richiesti, ciò porterà a una situazione in cui i dati personali extra sensibili vengono raccolti più velocemente rispetto ai dati meno sensibili alla privacy. "Sono fermamente convinto che non possa essere così", ha scritto Wolfsen a Bruxelles.

Secondo gli ex dipendenti di AP che hanno parlato con NRC , la posizione di Wolfsen all'interno del regolatore ha portato ad accesi dibattiti e relazioni disturbate.

A fine 2020, il tribunale di Midden-Nederland ha stabilito che VoetbalTV non deve pagare la sanzione AP di 575.000 euro. Secondo il tribunale, i dati personali possono talvolta essere trattati anche quando vi è solo un interesse commerciale. L'AP ha impugnato tale decisione al Consiglio di Stato.

Secondo Gerrit-Jan Zwenne, professore di diritto e società dell'informazione all'Università di Leiden, la lettera di Bruxelles che è ora emersa potrebbe influenzare la giurisprudenza. Definisce la corrispondenza "una meravigliosa visione di un'interessante disputa sulla privacy".



Draghi sembra avere perso la sua spinta innovativa, l'entusiasmo, la libertà da partiti e partitini, a partire dai due cosini ex stellini


Gli impulsi strategici della Cina dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia saranno incentrati sull'annessione forzata di Taiwan


Cose turche+78%. Questo il tasso di inflazione di giugno in Turchia, il quarto più alto al mondo dopo Venezuela, Sudan e Zimbabwe.



L’Occidente ha scelto l'Ucraina come base per una guerra per procura contro la Russia, che ha un grande potenziale ‘nucleare’.


USA: l’indagine sul proiettile che ha ucciso Shireen Abu Akleh è inconcludente


Secondo i tecnici americani, il proiettile è troppo danneggiato per stabilirne con certezza la provenienza. Dieci giorni fa l'inchiesta ONU ha dichiarato colpevoli le Forze di Difesa Israeliane L'articolo USA: l’indagine sul proiettile che ha ucciso Shir

di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 4 luglio 2022 – Tra poco più di una settimana il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, sarà in visita in Israele. Solo 2 giorni fa l’Autorità Nazionale Palestinese ha comunicato di aver consegnato a esperti statunitensi il proiettile che ha ucciso Shireen Abu Akleh. La giornalista di Al Jazeera stava seguendo, insieme ai suoi colleghi, un’incursione delle forze speciali dell’esercito israeliano a Jenin. È stata colpita alla testa. Il giornalista Ali Sammoudi è rimasto ferito.

Dopo l’omicidio le autorità israeliane hanno affermato con certezza che Shireen Abu Akleh fosse stata colpita dal fuoco palestinese. Le dichiarazioni dei suoi colleghi e quelle dell’Autorità Nazionale Palestinese indicavano, invece, i soldati israeliani quali responsabili.

Appena 10 giorni fa l’Alto Commissariato Delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) ha terminato l’indagine indipendente sulla morte della giornalista. Le conclusioni non lasciano spazio a dubbi: “Tutte le informazioni che abbiamo raccolto – comprese quelle ufficiali dell’esercito israeliano e del procuratore generale palestinese – sono coerenti con la constatazione che i colpi che hanno ucciso Abu Akleh e ferito il suo collega Ali Sammoudi provenivano dalle forze di sicurezza israeliane e non dal fuoco indiscriminato di palestinesi armati, come inizialmente sostenuto dalle autorità israeliane. Non abbiamo trovato informazioni che suggeriscano che vi fossero attività di palestinesi armati nelle immediate vicinanze dei giornalisti”.

L’Autorità Nazionale Palestinese si è più volte rifiutata di consegnare a Israele, “gli occupanti”, il proiettile che ha ucciso la giornalista di Al Jazeera. Tuttavia, sabato 2 luglio, il Procuratore Generale palestinese Akram Al Khatib ha comunicato la decisione di consegnare lo stesso proiettile ai tecnici Usa che avrebbero effettuato un esame forense. Domenica si è saputo che i test sono stati effettuati all’interno del laboratorio forense della polizia israeliana a Gerusalemme. Sono stati alcuni funzionari israeliani ad affermare, ieri, che le analisi sarebbero state solo supervisionate dal Coordinatore della sicurezza statunitense e da un esperto balistico americano.

Si immaginava che i risultati delle analisi arrivassero prima della visita del presidente Biden in Israele. E così è stato.

Con una comunicazione ufficiale, il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che “i risultati dei test balistici sono stati inconcludenti e non è stato possibile determinare se [il proiettile] sia stato sparato da un’arma usata dai soldati israeliani durante il raid militare dell’11 maggio nella città occupata di Jenin in Cisgiordania”. Il proiettile, secondo gli esperti statunitensi, era estremamente danneggiato. “Oltre all’analisi forense e balistica, nelle ultime settimane l’USSC [Coordinatore per la Sicurezza USA] ha avuto pieno accesso alle indagini delle forze di difesa israeliane (IDF) e dell’Autorità palestinese (AP). Riassumendo entrambe le indagini, l’USSC ha concluso che gli spari provenienti dalle posizioni dell’IDF sono stati probabilmente responsabili della morte di Shireen Abu Akleh. L’USSC non ha trovato motivo di credere che ciò fosse intenzionale, ma piuttosto il risultato di tragiche circostanze durante un’operazione militare guidata dall’IDF contro le fazioni della Jihad islamica palestinese l’11 maggio 2022 a Jenin, in seguito a una serie di attacchi terroristici in Israele”.

Secondo gli americani, tra i soldati delle forze speciali israeliane coinvolti nell’operazione militare all’interno della città occupata di Jenin, potrebbe dunque esserci, ma non è certo, il responsabile “non intenzionale” della morte della giornalista. E il tempismo di questa conclusione renderà un po’ più leggero il soggiorno mediorientale del presidente degli Stati Uniti d’America.

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Italia nello Stretto di Hormuz in funzione anti-Iran


In pole position tra i paesi in gara per più gas e più petrolio dalla regione del Golfo c’è proprio l’Italia di Mario Draghi, Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio, per nome e per conto dell’holding a capitale statale ENI. E il rischio di uno scontro militare d

di Antonio Mazzeo

Pagine Esteri, 4 luglio 2022 – A fine estate l’Italia sarà a capo dell’operazione militare europea nello Stretto di Hormuz a “difesa” degli interessi delle transnazionali dell’energia e per il “contenimento” della presenza iraniana. Ad annunciare la provocatoria missione nel conflittuale corridoio marittimo tra il Golfo Persico e il Golfo di Oman è il ministero della Difesa, a conclusione della visita in Pakistan del Capo di Stato Maggiore, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. “Tra gli argomenti trattati durante gli incontri con i vertici delle forze armate pakistane – si legge nella nota emessa il 24 giugno – il Capo di Stato Maggiore italiano ha sottolineato l’accresciuto impegno del nostro Paese nell’area con l’assunzione del Comando della Missione NATO in Iraq e con la prossima assunzione del Comando della missione di coalizione Europea EMASOH”. (1).

Acronimo di European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz, EMASOH è la “missione di sorveglianza marittima” promossa nel gennaio 2020 – in modo autonomo – dai governi di Danimarca, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Italia, dopo una serie di attacchi contro le unità utilizzate per il trasporto di gas e petrolio negli stretti di Hormuz e Bab el-Mandeb (tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden) e ai terminali petroliferi di Abqaiq e Khurais in Arabia Saudita. Principali responsabili delle incursioni a petroliere e navi metaniere, secondo Stati Uniti, Unione europea e petroregimi arabi, i pasdaran, i guardiani della rivoluzione islamica dell’Iran.

“La crescente insicurezza e instabilità nel Golfo e nello Stretto di Hormuz a partire del 2019 con numerosi incidenti marittimi e non, è il risultato delle crescenti tensioni regionali e ha influenzato negativamente la libertà di navigazione e la sicurezza delle unità europee ed extraeuropee nell’area”, riportano i paesi membri di EMASOH. (2) Nonostante l’apertura di nuove rotte commerciali e l’espansione del mercato globale, dallo Stretto di Hormuz continua a transitare il 21% delle risorse petrolifere (circa 21 milioni di barili al giorno). Attraverso questo tratto di mare lungo 150 Km. e largo 33, l’Arabia Saudita fa passare 6,4 milioni di barili di petrolio al giorno, l’Iraq 3,4, gli Emirati Arabi Uniti 2,7, il Kuwait 2, mentre il Qatar, il più grande produttore mondiale di gas naturale liquefatto (LNG), quasi tutto il suo gas destinato all’esportazione. (3) Da qui l’esigenza di alcuni dei principali clienti europei di concorrere alla rimilitarizzazione della regione anche in concorrenza con gli stessi Stati Uniti d’America e i partner del Golfo.

Quartier generale di EMASOH è la base navale francese di Camp de la Paix ad Abu Dhabi (la Francia di Macron è il paese che più ha spinto per il lancio della missione aeronavale). La componente militare (Operation Agénor, nome di matrice classica, sinonimo di molto virile, coraggioso, condottiero dei prodi) include sette unità da guerra e un pattugliatore aereo delle forze armate degli stati promotori più la Norvegia. “Nei primi due anni di vita, EMASOH-Agénor ha visto operare complessivamente tredici fregate e dodici differenti velivoli di pattugliamento e riconoscimento marittimo”, riporta la nota emessa dal Comando il 25 febbraio 2022. “In totale gli assetti aerei hanno condotto più di 1.000 ore di volo mentre le imbarcazioni hanno navigato per 750 giorni, attraversando lo Stretto di Hormuz oltre 170 volte. Tuttavia la sicurezza nel Golfo e nello Stretto rimane volatile. Nonostante il rafforzamento della collaborazione con il Consiglio di Cooperazione del Golfo (paesi membri Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi, Kuwait, Oman e Qatar, Nda), persistono le tensioni regionali pre-esistenti e il rischio di escalation e di potenziali nuovi incidenti. (…) Riconoscendo l’effetto preventivo duraturo della presenza di EMASOH, cercheremo adesso di migliorarne l’efficienza sviluppando sinergie con differenti iniziative europee nell’Oceano indiano nord-occidentale”. (4) Una missione destinata dunque a rafforzare la propria componente militare e il raggio operativo geo-strategico e che sarà a guida italiana molto presumibilmente dal semestre 2022 fino al febbraio 2023.

La nuova avventura militare nelle acque del Golfo non prenderà il via di certo con i migliori auspici. Voluta dall’allora governo Conte bis (Pd-LeU-M5S) sull’onda del rinnovato asse diplomatico-economico-militare tra Roma e Parigi, la partecipazione italiana ad EMASOH è stata inaspettatamente bloccata per tutto il corso del primo anno di attività. Il 30 maggio 2020, prima dell’approvazione del decreto di finanziamento delle operazioni all’estero delle forze armate italiane, il governo decideva l’annullamento della partecipazione di un’unità della Marina ad EMASOH, così come era stato previsto a gennaio. L’allora premier Giuseppe Conte e il (riconfermato) ministro della difesa Lorenzo Guerini non vollero spiegare la ragione della decisione; Analisi Difesa puntò il dito contro una supposta “pressione” esercitata dal Ministero degli Affari Esteri (allora come adesso, responsabile del dicastero l’on. Luigi Di Maio), “non nuovo a entrare a gamba tesa nel campo delle missioni militari all’estero, finanziate da un decreto annuale che stanzia anche i fondi per la cooperazione e sviluppo della Farnesina”. (5)

Dopo la falsa partenza, indigesta per ampi settori politici e delle forze armate, il via alla partecipazione italiana a EMASOH fu annunciato dal ministro Guerini in un’audizione nelle commissioni Difesa di Camera e Senato, nel marzo 2021. (6) Il successivo 5 agosto, con l’approvazione in Parlamento del documento di proroga delle missioni internazionali, veniva predisposta una copertura finanziaria di 9.032.736 euro (di cui 2 milioni esigibili nell’anno 2022) per l’operazione navale nello Stretto di Hormuz. “La missione prevede l’impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nella regione che comprende il Golfo dell’Oman e l’intero Golfo Persico, un’area storicamente caratterizzata da interessi vitali per l’economia nazionale e dei paesi europei”, scrive lo Stato Maggiore della Difesa. “Essa è finalizzata a tutelare il naviglio mercantile nazionale, supportare il naviglio mercantile non nazionale, rafforzare la cooperazione con le altre iniziative nell’area e contribuire alla maritime situational awareness dello spazio aeromarittimo al fine di garantire la libertà di navigazione e il libero flusso del commercio globale”. “L’Italia – enfatizza la Difesa – alla luce del ruolo strategico di quest’area per gli interessi nazionali, intende dispiegare un sistema di sicurezza, mantenendo una posizione neutrale nei confronti degli Stati regionali, nel rispetto del diritto internazionale, al fine di contribuire alla stabilità dell’area”. (7) Il decreto fissa un tetto massimo nell’impiego del dispositivo militare: 193 unità di personale, una unità navale, due mezzi aerei e un non meglio specificato supporto ISR Intelligence, Surveillance and Reconnaissance, successivamente identificato dalla stampa estera specializzata in un drone MQ-9 Reaper dell’Aeronautica militare, precedentemente schierato in Kuwait per la “sorveglianza” dello scacchiere iracheno. (8)

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L’isola di Hormuz (foto di Farsnews)

Oltre al velivolo senza pilota, la presenza militare italiana nelle acque del Golfo è stata limitata al dispiegamento dal 1° ottobre al 15 dicembre 2021 della fregata missilistica “Federico Martinengo”, assegnata nei mesi precedenti all’Operazione Atalanta dell’Unione europea contro la pirateria a largo delle coste somale e nel Mar Rosso, nell’ambito della European Union Naval Force for Somalia (EU-NavFor Somalia). Nel corso della sua partecipazione a EMASOH, la fregata ha effettuato soste tecniche nei porti di Mascate (Oman), Doha (Qatar) e Manama (Bahrein), sapientemente utilizzate dalle autorità nazionali per propagandare il Sistema Italia (armi e tecnologie belliche) e rafforzare le relazioni diplomatico-militari con i paesi ospiti. Ciò è comunque bastato per irritare Teheran. “La Repubblica Islamica dell’Iran ha protestato contro la presenza di forze straniere nella regione, in particolar modo europee, che non può che creare le condizioni per esacerbare le tensioni già esistenti”, riportava il 14 ottobre 2021 l’agenzia di stampa iraniana Fars. “E’ stato altresì sottolineato che la sicurezza della zona del Golfo dovrebbe essere assicurata soltanto dai Paesi vicini”. (9)

Il regime iraniano aveva già espresso disappunto e risentimento per la decisione del Comando centrale delle forze armate USA di dar vita, nel luglio 2019, alla “missione internazionale di sicurezza marittima” – sempre nello Stretto di Hormuz e nelle acque del Golfo Persico – denominata IMSC – International Maritime Security Construct. “IMSC è nata in risposta alla crescita delle minacce alla libertà di navigazione e al libero flusso del commercio per le legittime marinerie nelle acque internazionali della regione mediorientale”, spiega il Dipartimento della difesa USA. “La task force multinazionale Sentinel, braccio operativo di IMSC, è stata istituita il 7 novembre 2019 con lo scopo di scoraggiare le attività maligne sponsorizzate dallo stato in tutta l’area operativa in modo da ridare sicurezza all’industria navale commerciale”. A IMSC-Sentinel oltre agli Stati Uniti contribuiscono Albania, Bahrain, Estonia, Lituania, Romania, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Regno Unito, mentre hanno espresso l’intenzione di offrire una forma di cooperazione Corea del Sud, Qatar e Kuwait. Il 6 agosto 2019, nella sessione di chiusura della Knesset, l’allora ministro degli esteri di Israele, Israel Katz, aveva espresso la volontà di fornire intelligence alla missione a guida USA. Alle dichiarazioni di Tel Aviv è seguita una dura presa di posizione dell’ammiraglio Alireza Tangsiri, comandante delle Guardie del Corpo Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran. “Ogni illegittima presenza di Israele nel Golfo Persico potrebbe sfociare in un confronto militare nella regione e la responsabilità per quanto accadrà sarà di Stati Uniti e Regno Unito”. (10)

Inutile dire come le politiche delle cannoniere promosse in prima istanza da Washington e Parigi (con scarsa coordinazione tra le parti, nonostante le identiche finalità anti-Iran), congiuntamente al dirompente attivismo di Israele nel “controllo” delle rotte petrolifere e del gas dell’intero Medio Oriente, abbiano esacerbato gli animi contribuendo ad aggravare le tensioni, specie tra Teheran e Tel Aviv. “L’attacco mortale ai danni di una petroliera a largo delle coste dell’Oman alla fine del luglio 2021 rappresenta un ulteriore sviluppo sia del rischio generale per la navigazione nel Golfo, dello Stretto di Hormuz e del mare Arabico, sia per la ribollente guerra ombra che viene condotta da Iran e Israele”, scrivono gli analisti militari Hugo Decis e Charlotte Le Breton dell’International Institute for Strategic Studies (IISS) di Londra. “L’attacco è stato condotto con un velivolo senza pilota apparentemente decollato dall’Iran, che ha colpito la nave cisterna MV Mercer Street, gestita da una società israeliana. Questo evento segna un’indubbia escalation. L’Iran ha minacciato ripetutamente di chiudere lo Stretto di Hormuz in passato. Finora non è riuscito a portare a termine queste minacce parzialmente per preservare i propri interessi economici, ma ha anche continuato ad accumulare strumenti ed assetti finalizzati a questo obiettivo. Ciò indica che permane il rischio di escalation”. (11)

All’aggravamento della crisi nell’area ha concorso inevitabilmente la decisione assunta a Bruxelles dal Consiglio dell’Unione Europea, lo scorso mese di febbraio, che ha esteso all’Oceano Indiano nord-occidentale il cosiddetto Coordinated Maritime Presence Concept con cui sono stati predisposti misure ed interventi a difesa degli interessi strategici europei e della navigazione nel Golfo di Guinea (documento varato nell’agosto 2019). In particolare il Consiglio Ue ha suggerito di rafforzare il coordinamento e la cooperazione con la missione EMASOH e di “considerare un’Area Marittima di Interesse l’Oceano Indiano nord-occidentale, una regione che si estende dallo Stretto di Hormuz al Tropico meridionale e dal nord del Mar Rosso fino al centro dell’Oceano Indiano”. (12)

La decisione di Bruxelles non potrà non avere conseguenze a breve termine anche di ordine militare.La Coordinated Maritime Presence consentirà all’Unione europea di condividere intelligence e coordinamento operativo nella regione del Golfo, stabilendo effettivamente legami tra EMASOH e l’Operazione Atalanta che combatte la pirateria a largo della Somalia”, scrivono i ricercatori Cinzia Bianco dell’European Council on Foreign Relations di Berlino e Matteo Moretti dell’Istituto di Affari Internazionali di Roma. “Convertire lo Stretto di Hormuz e il Mar Rosso in un’area integrata rafforza la capacità di dare sicurezza a entrambi (…) L’abbraccio Ue di EMASOH è l’ultima luce verde a una nuova generazione di missioni flessibili create ad hoc e che possono essere dislocate in aree sensibili per gli interessi dell’Unione europea, compensando il lungo processo decisionale della Politica Comune su Difesa e Sicurezza della Ue. Questa principale categoria di missioni, che include l’Operazione Takuba nel Sahel e l’European Naval Engagement nell’Indo-Pacifico, diverrà ancora più comune e rafforzerà le capacità di proiezione europea. EMASOH dovrà rafforzare la sua presenza navale e gli assetti per la sorveglianza aerea se vuole essere credibile in mezzo a una forte competizione multipolare nella regione”.

Ancora più militari, navi e aerei da guerra Ue nel Golfo, dunque. Specie adesso che è partita una dissennata corsa per “differenziare” i mercati di approvvigionamento delle risorse energetiche, così da ridurre la dipendenza dalla Russia e aumentare l’import dagli impresentabili regimi super-armati della Penisola arabica. In pole position tra i paesi in gara per più gas e più petrolio dalla regione del Golfo c’è ovviamente l’Italia di Mario Draghi, Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio, per nome e per conto dell’holding a capitale statale ENI. A metà febbraio, prima dell’aggressione russa contro l’Ucraina, il governo ha sottoscritto un accordo strategico con il Qatar per accrescere le forniture di GNL. L’emirato fornisce già il 10% circa del gas naturale importato dall’Italia; inoltre la Qatar Petroleum, l’azienda petrolifera statale, possiede il 23% della joint venture che controlla il Terminale GNL Adriatico, l’impianto di rigassificazione posto a circa 15 km al largo di Porto Levante, Rovigo (le altre quote sono per il 70% della statunitense ExxonMobil e per il 7% di Snam SpA, società di infrastrutture energetiche controllata in parte dalla Cassa Depositi e Prestiti). (14)

Tutti “buoni” motivi per indossare baionetta ed elmetto e proiettarsi nello Stretto di Hormuz e nel Golfo Persico a difendere quello che Guerini e Stato maggiore definiscono ormai il Mediterraneo Mare Nostrum super-allargato. Ci inimichiamo di sicuro ancora di più l’Iran ma se si chiude una porta si apre un portone, anzi tanti portoni per fare nuovi e più lucrosi affari di gas e petrolio con emiri e sceicchi…

Note e Link

(1) difesa.it/SMD_/CaSMD/Eventi/Pa…

(2) fmn.dk/en/topics/operations/ig…

(3) ilpost.it/2019/08/04/stretto-h…

(4) hellenicshippingnews.com/emaso…

(5) analisidifesa.it/2020/05/il-go…

(6) sicurezzainternazionale.luiss.…

(7) difesa.it/OperazioniMilitari/o…

(8) air-cosmos.com/article/golfe-p…

(9) themeditelegraph.com/it/market…

(10) globalsecurity.org/military/op…

(11) iiss.org/blogs/military-balanc…

(12) consilium.europa.eu/media/5443…

(13) mei.edu/publications/europes-r…

(14) formiche.net/2022/02/gas-ue-ru…

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La guerra in Ucraina e le crisi che ne sono derivate non solo non hanno danneggiato le relazioni UE-USA, ma le hanno anche migliorate



È urgente affrontare l'immediata crisi finanziaria della scienza ucraina, con un sostegno a breve termine soprattutto ai giovani scienziati rimasti


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Lunedì, 4 luglio, 2022 - 16:15

Daily focus

Daily Focus

Da est a ovest i libici scendono in piazza contro il carovita, i blackout elettrici e per chiedere elezioni che rinnovino una classe dirigente corrotta e incapace.

LinguaItaliano

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-buio-sulla-libia-35627



All'interno del mondo arabo, blocchi distinti: un 'asse di normalizzazione' e un 'asse di resistenza', divergono sulla normalizzazione


Il pericolo rappresentato da Kaliningrad. G-7 e NATO dritti contro il burrone, ignorando i fantasmi della 'Grande Guerra'



Investire in criptovalute è una buona idea adesso? Dipende se la criptovaluta è utilizzata come investimento a lungo o a breve termine


I nuovi diritti vanno scritti in Costituzione


Questa sentenza ci ha ricordato che la tutela dei diritti civili non è una linea retta verso il progresso. A momenti storici di forte espansione delle libertà e dei diritti si alternano epoche reazionarie, che pongono in pericolo secoli di lotte democrati

Sgomento e precarietà. Sono questi i sentimenti che ha suscitato l’overruling di Roe vs Wade. Dopo quasi cinquant’anni, è caduta una delle sentenze storiche della Corte Suprema americana. Il diritto all’aborto non è previsto in Costituzione, né è sedimentato nella storia e nella tradizione degli Stati Uniti d’America. Questa è l’argomentazione con cui i sei giudici conservatori, guidati dal Justice Alito, hanno segnato uno spartiacque sulla strada per la tutela dei diritti fondamentali.

Il fatto era stato preannunciato. Circa un mese prima della sentenza, una fuori uscita di notizie, senza precedenti nella storia della Corte, parlava di overruling. Già allora vi furono veementi reazioni di molte donne, timorose di perdere quanto conquistato nel corso del tempo. Gli stati nazionali potranno ora vietare o consentire l’aborto, incidendo in modo irreversibile sulla libertà di autodeterminazione.

La tesi della Corte Suprema è che le decisioni sull’aborto debbano essere rimesse al gioco democratico, dove maggioranza e minoranza si confrontano. Qui risiede il carattere miope e reazionario della pronuncia. In una democrazia liberale i diritti fondamentali non sono alla mercé della maggioranza. Nessuno in Italia può essere privato della libertà personale, se non alle condizioni previste all’art. 13 Cost., quand’anche tutti gli altri cinquantanove milioni di cittadini lo volessero.

“Crediamo in una Costituzione che ponga dei limiti al principio maggioritario”, affermano nella dissenting opinion i tre giudici rimasti in minoranza.

Questa sentenza ci ha ricordato che la tutela dei diritti civili non è una linea retta verso il progresso. A momenti storici di forte espansione delle libertà e dei diritti si alternano epoche reazionarie, che pongono in pericolo secoli di lotte democratiche.

Una tutela però esiste: è la lettera della Costituzione. I nuovi diritti vanno scritti nella Carta fondamentale al fine di prevenire che la storia torni indietro. Questa funzione compete al Parlamento. Sono i rappresentanti dei cittadini a dover sancire i nuovi diritti fondamentali. Lasciare decisioni così cruciali ai giudici è un profondo errore, perché un diritto, riconosciuto mediante un’interpretazione evolutiva, verrà meno mediante una mera interpretazione di segno contrario.

L’integrazione del testo costituzionale ad opera del Parlamento garantirà i nuovi diritti e assicurerà il necessario dibattito politico al riguardo. Piero Calamandrei diceva: “la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Il Parlamento agisca prima che l’aria manchi.

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