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Draghi in questo mondo di oscuri vacanzieri del pensiero


La politica è confronto, ma per confrontarsi bisogna avere un 'altro' (pensante) con cui farlo. In assenza del quale Draghi propone e agisce: o stai con lui o ti attacchi

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Governo e M5S: … e la quadra verrà


Draghi darà soddisfazione apparente a Conte, e gli consentirà una via d’uscita per salvare un minimo la faccia

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Da quasi 7 anni ho un PC portatile Acer, Aspire V3-572G, indubbiamente ormai un po' vetusto, senza lode e con qualche infamia. Quando fu comprato, era...


La piaga di Ottana


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For several months, the international community seemed to have forgotten Libya and the decade-long instability that has been ravaging the largest energy-exporting country in North Africa since 2011.


La Schengen digitale di Colao


Entro il 2023 Colao vuole creare i primi tasselli di una "Schengen digitale", con ID digitale e app IO, sul modello Green Pass. Un passo in più verso il monopolio di Stato delle esperienze umane.

Il ministro Vittorio Colao ha dichiarato in questi giorni che la “trasformazione digitale” della pubblica amministrazione, coi fondi del PNRR, sta andando a gonfie vele, e che entro il 2023 prevede anche di creare i primi tasselli di una “Schengen digitale” capitanata dall’Italia, fino al 2026 - anno in cui prevede di conseguire una piena “cittadinanza digitale”.

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L’idea è di arrivare a creare un ecosistema di servizi, pagamenti e documenti digitali, senza frontiere, al cui centro ci sarebbe un portafoglio digitale europeo - uno strumento di identità digitale omnicomprensivo, con cui poter gestire tutti i documenti e attributi necessari per essere cittadini digitali: patente, carta d’identità, fascicolo sanitario elettronico, pagamenti digitali, servizi e molto altro.

Secondo l’idea di Colao già il prossimo anno potremo gestire i nostri documenti in forma digitale, in modo analogo al Green Pass: verrà erogato un QR code dalla pubblica amministrazione e sarà verificabile in tempo reale da forze dell’ordine e ogni altro ente pubblico grazie a una “banca dati nazionale per i controlli” (così l’ha chiamata Colao).

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Shinzo Abe, uno dei grandi riformatori del Giappone contemporaneo, è morto oggi dopo un attentato mentre si trovava nella prefettura di Nara per un comizio elettorale in vista del voto di domenica, in cui si eleggeranno i rappresentanti della camera …


Abominio scolastico


Il test Invalsi del 2022 e il dato inquietante che riguarda i ragazzi che stanno ora sostenendo la maturità… Dai test Invalsi del 2022 risulta in maniera chiara che la metà dei ragazzi che in questo momento stanno facendo gli esami di maturità non sarebbe

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Il test Invalsi del 2022 e il dato inquietante che riguarda i ragazzi che stanno ora sostenendo la maturità…


Dai test Invalsi del 2022 risulta in maniera chiara che la metà dei ragazzi che in questo momento stanno facendo gli esami di maturità non sarebbe dovuto essere ammesso, perché insufficiente in italiano e/o in matematica. Lasciamo perdere le lingue straniere.

Non è una novità di quest’anno. Non c’entrano niente né il Covid, né la didattica a distanza, che sono solo scuse. Questo è il fallimento della scuola italiana. Anche perché lo spirito della scuola pubblica consiste – ed è sanissimo – nell’idea che l’istruzione, intesa come consegna di strumenti critici e culturali, serva a ciascuno per uscire da una condizione di eventuale svantaggio che può essere geografico, economico o culturale.

La scuola pubblica serve per colmare questi svantaggi e, ove possibile, annullarli. Invece, vediamo l’esatto opposto, perché prendiamo i risultati degli Invalsi 2022, troviamo che la metà dei maturandi dovrebbe essere bocciato e, invece, verranno tutti promossi. Ovviamente, lo stesso discorso vale anche per le altre classi: ho preso i maturandi per esemplificare.

Se io prendo l’insieme di questi ragazzi, la metà non è preparata. Ma non è mica così in tutta Italia. In italiano raggiunge e supera la sufficienza il 63% degli studenti del nord-est, il 60% nel nord-ovest, il 51% nel centro Italia, il 40% al sud e il 38% al sud e nelle isole.

In matematica dovrebbero essere bocciati, perché non raggiungono la sufficienza sempre la metà dei ragazzi. Però raggiunge e supera la sufficienza il 73% nel nord-ovest, il 75% nel nord-est, il 59% in centro, il 50% al sud e il 33% nel sud e nelle isole.

Tutto questo è profondamente ingiusto. Se poi si prendono questi dati, disaggregandoli ulteriormente per area della città o centro-provincia si scopre sempre la stessa regola. Più si è in una condizione avvantaggiata, più si è in una condizione socialmente, culturalmente ed economicamente più protetta e più si hanno a disposizione delle scuole che ti consegnano quantomeno la capacità di saper leggere e far di conto. Più si è in una condizione svantaggiata, più in quella condizione si rimane.

Poi, non c’è dubbio che c’è ci siano tantissimi docenti che fanno col cuore e con l’anima oltre, che con il cervello, il loro mestiere, ma ce ne sono tanti altri che sono lì solo per prendere lo stipendio. Ci sono ragazzi che studiano, che sono volenterosi, che si impegnano e ce ne sono altri che sono lì che aspettano la promozione e la avranno tutti.

Il problema non è cercare di chi è responsabilità. Il tema è questo schifo di scuola conferma le distanze sociali. È una scuola classista, non meritocratica e non selettiva.

Chi l’ha voluta? La vogliono le famiglie, la vogliono i cittadini italiani, la vogliono quelli che votano la classe politica che non indovina un congiuntivo nemmeno per scherzo, la vogliono quelli che votano una classe politica che non vuole e non sa fare di conto, sa fare solo debito. L’Italia che vota tutto questo è l’Italia che chiede la promozione per il proprio figlio, perché lo ritiene un incapace: non vorrete mica sfidarlo, misurarlo, sottoporlo ad una competizione, altrimenti perde.

E, invece, non è vero! Quei ragazzi meriterebbero maggiore fiducia, meriterebbero di essere sfidati, sottoposti a competizione, ma prepararti prima. E quelli che non si vogliono preparare, devono essere bocciati prima.

La severità a scuola serve ad agevolare la vita, mentre il lassismo a scuola serve a renderla una schifezza, una corsa al ribasso. Viviamo in un mondo aperto e, checché se ne dica, la concorrenza esiste. Sì, forse per una generazione il figlio del farmacista farà il farmacista, quello del notaio il notaio, quello del meccanico il meccanico.

Ma dopo finisce, perché il benessere rende sempre meno desiderosi di sacrificarsi. È questo che desideriamo? Perché questo è esattamente quello che il sistema scolastico sta preparando e lo sta preparando per le zone meno avvantaggiate del nostro Paese e, in special modo, per il sud per le aree meno ricche.

Complimenti per la performance! A me sembra un abominio.

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Ucraina: Putin, Erdogan e l’espansione della NATO


Dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, non meno di quattordici dei suoi Stati satelliti dell’Europa orientale hanno aderito alla NATO. Il Presidente russo Vladimir Putin ha osservato con crescente preoccupazione il confine della NATO avanzare inesorabilmente verso il suo confine occidentale. In particolare, la Lettonia e l’Estonia ora sono faccia a faccia con la Russia, [...]

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USA – Regno Unito: dopo Johnson, aggiustamenti, non cambiamenti


La crisi del governo Johnson proietta la Gran Bretagna verso un periodo di incertezza sia sul piano interno sia su quello internazionale, incertezza i cui effetti sono resi più gravi dal contesto di questi mesi. La dimissioni di Boris Johnson da leader del Partito conservatore aprono formalmente il processo destinato a portare alla nascita di un nuovo [...]

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Togli un posto a tavola…Il conflitto ucraino contagia i vertici multilaterali. Al G20 dei ministri degli esteri, a Bali, volano accuse reciproche tra Russia e fronte occidentale.


Storie di ordinario volontariato che generano extraprofitto sociale


L’EXTRAPROFITTO del Volontariato e delle Imprese Sociali non profit non è uno slogan per narrare, ma un’opzione operativa e strumento per far stare meglio i cittadini, i pazienti, i degenti e le fasce deboli. Cerchiamo di dimostrarlo. La parola EXTRAPROFITTO, in questo periodo, è una interpretazione deteriore del profitto visto nella fattispecie interpretativa di un sovraprofitto opportunistico [...]

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Borsa: canapa, USA e Canada appena sopra la soglia minima positiva


Le due principali piazze borsistiche mondiali nel settore della produzione, trattamento e commercializzazione della canapa, ovvero Canada e USA, questa settimana chiudono convalori lievemente positivi (non tutti). Continua a pesare notevolmente la stasi pessimistica sulle piazze borsistiche internazionali dovuta principalmente all’impatto che su tutto questo esplica la guerra in Ucraina causata dall’invasione russa e dall’atteggiamento [...]

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NATO mediorientale? Anche no!


I Paesi arabi dicono un doppio NO. No a una coalizione militare anti-Iran; No a una coalizione con Israele

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Lavoro Milano: punto d’incontro tra domanda e offerta nel settore Ho.Re.Ca.


Il settore Ho.Re.Ca. (Hospitality, Restaurant, Cafè) sta attraversando, da anni ormai, una grave crisi concernente la ricerca e assunzione di nuovo personale. Eppure questo ambito lavorativo è stato, da sempre, uno dei più prosperi al quale affidarsi se si è in cerca di un lavoro stagionale, di una semplice occupazione occasionale che aiuti gli studenti [...]

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Ucciso in un attentato l’ex premier Shinzo Abe: il Giappone sotto shock va alle urne domenica per un’elezione cruciale.


La bugia non paga. In una democrazia compiuta, impermeabile al rischio della repressione poliziesca, la menzogna non può elevarsi a metodo di governo.


L’invasione russa dell’Ucraina è anche una sconfitta dell’Iran


Come mostrano i recenti incontri ad alto livello tra i leader russi e iraniani, i legami Mosca-Teheran sono rimasti forti dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. La guerra in corso in Ucraina, tuttavia, ha avuto alcune conseguenze gravemente negative per l’Iran – conseguenze che possono solo peggiorare man mano che la guerra continua. Nonostante [...]

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Taxi vs Uber, tra corporativismi e liberalizzazioni


Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile (Philip Roth) Assentatomi qualche giorno dai temi della realtà sociale per un gradevole sposalizio familiare mi imbatto nel rinnovato esplodere di proteste dei guidatori di taxi per un’ennesima come la chiamano, liberalizzazione del servizio. Controversia legata all’approvazione del controverso [...]

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In questo nuovo episodio, Francesco Rocchetti, Segretario Generale dell'ISPI, e Silvia Boccardi parlano delle dimissioni di Boris Johnson e della nuova legge statunitense sulle armi.


Ucraina: l’ora dell’alternativa possibile


I Paesi della vecchia Europa chiamati a fare quadrato e rilanciare un dialogo 'con' e non 'contro' al Federazione russa

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The MED This Week newsletter provides expert analysis and informed insights upon the most significant developments in the MENA region, bringing together unique opinions on the topic and reliable foresight on possible future scenarios.


Germania: sulla cannabis ricreativa, mancano ancora parecchie risposte


La Germania sta portando avanti i piani per creare il primo mercato nazionale europeo della cannabis a scopo ricreativo, ma i dettagli sulle regole che governeranno l’industria rimangono scarsi. Una volta lanciato, il mercato tedesco della cannabis ricreativa, che vale un miliardo di euro, sarà a una sola cifra, a due cifre o a una [...]

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La settimana che si è appena conclusa è stata densa di vertici internazionali: dopo il summit virtuale dei BRICS, che ha testimoniato che la Russia non è isolata dalle altre grandi potenze (quantomeno non a livello economico), non si è fatta attender…


La caduta di Johnson è il frutto di diversi scandali politici, ma non solo. E' anche il risultato di politiche economiche inefficaci e di una Brexit che non ha funzionato.


Boris il russo fra Russia e caduta


Simpatie e contraddizioni di Jhonson Non ha quel nome per caso, semmai è il cognome ad avere basi meno solide. Boris, per la precisione: Alexander Boris, si chiama in quel modo perché di origini anche russe, oltre che turche e musulmane. Di lui si possono

Simpatie e contraddizioni di Jhonson


Non ha quel nome per caso, semmai è il cognome ad avere basi meno solide. Boris, per la precisione: Alexander Boris, si chiama in quel modo perché di origini anche russe, oltre che turche e musulmane. Di lui si possono dire molte cose, ma “russofobo” proprio no. Il bisnonno paterno, di cognome faceva Kemal. Ali Kemal, ministro dell’impero ottomano.

Fu suo figlio, il nonno di Boris, a cambiare il cognome di una famiglia imparentata con la nobiltà tedesca ed inglese, usando quello di Johnson. Lui, Boris, è americano, nato a New York. In queste ore il suo governo vacilla, ma nel suo dna e nelle sue contraddizioni c’è un pezzo importante di storia europea.

Esageratamente simpatico, anche nel suo essere bugiardo. Qualcuno lo ricorderà a Roma, in occasione di un vertice, nel mentre elenca i sette colli capitolini, ma non riesce a ricordarne uno. Davanti a lui il nostro presidente della Repubblica e quello del Consiglio, che non è non sappiamo aiutarlo, è che non sarebbero arrivati a sei. Perché Johnson ha una cultura classica a prova di bomba, capace di recitare in greco (antico) e latino. Laureato a Oxford, in lettere classiche. Ma quando lo prendono a fare il giornalista, al The Times, redige un pezzo su scavi archeologici, inventando citazioni e attribuendole a casaccio, allo scopo di rendere più accattivante l’articolo. Licenziato. Riesce a farsi assumere altrove.

Il padre di Boris è stato a lungo parlamentare europeo conservatore. Super europeista, al punto di essere uno degli animatori del “Club del Coccodrillo”, dal nome del ristorante dove s’incontravano. Su quella posizione si trova anche il figlio, fin quando non crede il vento tiri per Brexit.

A esito del referendum, per dire, il padre ha cambiato cittadinanza, per restare europeo. Boris aveva cambiato posizione, per restare in vetta. E qui si apre la contraddizione politica, che prescinde totalmente dai rimproveri d’incoerenza o altre facezie non commestibili: cavalca alla grande Brexit, la usa anche per far fuori Theresa May e prenderle il posto, mentre ora è uno dei più determinati e netti interpreti della linea anti Putin, però lo stesso Putin aveva dato una mano eccome, a Brexit.

Si era pronunciato a favore dell’elezione di Obama, ma all’arrivo del virus prende la posizione di Trump e Bolsonaro: chi se ne frega, è un’influenza. Un negazionista. Ma mentre quei due restano appiccicati a quel che dissero, Boris realizza che è una cretinata e cambia: chiusure e vaccinazioni. E Uk è in testa alla partenza (noi sorpassiamo in corsa), un buon successo. Così lo scapigliato viene ammirato da gente che la pensa all’opposto. Poi lo beccano a far festini. Lui ammette, ma con l’aria di dire: che sarà mai.

Salva la ghirba dalla sfiducia interna al partito conservatore, ma perde ministri. Vince le elezioni politiche (anche grazie ai labouristi, che si fanno guidare da un antisemita socialista della prima metà del secolo scorso) e perde tutto il resto. Procedendo con la Brexit ideologica rischia di sfasciare l’intero Regno Unito.

E ora s’appresta al capolinea, sfiduciato dai suoi. Il tutto senza mai smarrire ironia e una piacioneria così smodata da essere a sua volta piacevole. Ed è questo il punto: Boris ha capito e interiorizzato la politica al debutto di questo secolo, vivendola come palestra di trasformismo e protagonismo. Ma all’appuntamento con la storia si presenta puntuale: Putin deve perdere. Ed è a quel punto che ti dici: magari tutti i populisti trasformisti fossero così.

La Ragione

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ILARIA ALPI. Assassinato il capro espiatorio Hashi Omar Hassan


Ad ucciderlo a Mogadiscio è stata una autobomba. Fu risarcito dallo Stato Italiano per aver scontato una pena ingiusta con 3milioni e 181mila euro. Ma dal primo giorno della sua assoluzione, sapeva che tornare in Somalia gli sarebbe potuto costare la vita

di Alessandra Mincone

Pagine Esteri, 7 luglio 2022 – Un’autobomba è esplosa a Modagiscio uccidendo Hashi Omar Hassan, il quarantunenne somalo che nel ‘98 fu incriminato per le morti della giornalista Ilaria Alpi e del suo collega Miran Hrovatin a Bosaso. Il testimone chiave dell’accusa, Ahmed Ali Rage, solo nel 2015 confessò di aver fatto il suo nome in cambio di denaro, quando Hassan aveva già trascorso nel carcere di Padova più di 16 anni. Fu risarcito dallo Stato Italiano per aver scontato una pena ingiusta con 3milioni e 181mila euro. Ma dal primo giorno della sua assoluzione, sapeva che tornare in Somalia gli sarebbe potuto costare la vita.

Da quanto riporta il sito somalo Garowe, nessuna milizia ha rivendicato il gesto, ma non è da escludere che l’attacco sia stato organizzato dal movimento islamico “Al-Shabaab”, storica cellula somala di Al-Qaida. Uno dei due legali di Hashi Omar, Antonio Moriconi, ha dichiarato alla stampa italiana che a parer suo, dietro l’attentato ci sarebbero stati dei tentativi di estorsione da parte di gruppi terroristici, venuti a conoscenza dell’enorme cifra di risarcimento ottenuta da poco, e che Hassan voleva investire nel settore dell’import-export. Lo avrebbe fatto “per migliorare la stabilità politica della Somalia”, all’interno del suo clan, l’abgal, attualmente vicino al governo, e che all’epoca dei viaggi di Ilaria Alpi a Mogadiscio veniva organizzato dall’ex- Presidente del Governo di transizione somala, Ali Mahdi.

Ali Madhi Mohammed e il suo oppositore, Mohammed Farah Aidid, furono entrambi sospettati di aver cospirato per l’uccisione della giornalista e del cineoperatore. Al centro delle ricerche investigative di Ilaria e Miran, quelle a cui si riconducono i motivi delle loro assassinio, c’erano i rapporti tra servizi segreti e istituzioni italiane con l’ex dittatore Mohammed Siad Barre; le successive operazioni di cooperazione dell’ONU allo scoppio della guerra civile; e conseguentemente, il traffico di rifiuti radioattivi che i signori della guerra accettavano di smaltire in cambio di armi clandestine, soprattutto a fronte dell’embargo sulle armi del gennaio ’92. Mentre il governo di transizione poteva rafforzare la propria autorità dal contrabbando di armi, i gruppi islamisti si accaparravano una percentuale del traffico illegale perseguendo una guerra civile che divise in due aree Mogadiscio.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2003, in un report in merito alle violazioni dell’embargo sulle armi in Somalia, osservava che il traffico di cannoni anticarro, mitragliatrici pesanti, fucili d’assalto, pistole, bombe e munizioni che arrivava al Porto di Bosaso era in crescente aumento già dagli anni settanta. L’ex Unione Sovietica, dal ‘73 al ’77, esportò ben 260milioni di dollari in armi; l’Italia, dal ‘78 al 1982 ne esportò da sola 380milioni. Dagli anni ’80, anche Stati Uniti d’America e China favorivano la dittatura somala con ingenti regali bellici. Dal gennaio 1992, l’embargo è sempre stato raggirato dai somali con la complicità e gli interessi anche di Egitto, Etiopia, Eritrea, Sudan, Djibouti e Yemen.

Pochi giorni prima di morire, Ilaria aveva conosciuto il Sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor. È ancora possibile ritrovare online l’intervista con cui chiedeva, con destrezza, cosa ne era stato della nave cargo della Shifco – l’azienda peschiera italiana, con a bordo soldati italiani e croati, sequestrata al Porto di Bosaso, uno snodo cruciale per i traffici somali. La gran parte delle riprese di Miran di quella intervista sarebbero andate disperse, non senza manovre rocambolesche che sin da subito hanno fatto presagire il depistaggio delle indagini, per culminare in una epopea giudiziaria che ancora non ha un finale.

Ad oggi, anche le violazioni dell’embargo sulle armi non trovano un epilogo. È del 5 luglio la notizia dell’emittente televisivo somalo “Al-Arabya”, dove si denunciava il sequestro di due barche yemenite che trasportavano armi al gruppo terroristico “Al-Shabaab”. Le barche sarebbero risultate di proprietà di un contrabbandiere somalo, Ahmed Matan, che già in passato avrebbe fornito materiale esplosivo allo stesso gruppo terroristico probabilmente direzionandole al Golfo di Aden.

La tragica storia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sembrava non poter più interferire con quella di Hashi Omar Hassan, e invece nella morte raccontano entrambe la stessa disgrazia, quella del traffico di armi a Mogadiscio. Pagine Esteri

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A giugno, l’inflazione in Eurozona ha fatto segnare l’8,6% su base annua. È un ennesimo record da quando esiste l’Unione economia monetaria, che infrange quello di maggio (+8,1%).


📰 Il bollettino di #MonitoraPA 📰
Dopo la presa di posizione del Garante, ancora nuove email e qualche interessante fenomeno di emulazione!

monitora-pa.it/2022/07/07/1311…

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DOCUMENTARIO. Gli stupri delle native americane, strumento di colonizzazione


I crimini sessuali nelle riserve sono commessi, per l'80%, da uomini non nativi americani e molto spesso i responsabili non vengono perseguiti. Insieme alla sottrazione di terre e risorse, sono uno strumento per perseguire la colonizzazione. L'articolo D

di Nello del Gatto –

Pagine Esteri, 8 luglio 2022 – Nei secoli l’aggressione sessuale nei confronti delle donne native americane è stato uno strumento di sopraffazione e colonizzazione, un modo per dimostrare il potere degli invasori nei confronti delle popolazioni locali. Ancora oggi, un buco legislativo nella giurisprudenza americana impedisce di perseguire i non nativi colpevoli di violenze nei confronti delle donne native americane.

Secondo dati del Dipartimento di Giustizia, una donna nativa su tre viene violentata nel corso della sua vita, mentre altre fonti riferiscono che molte donne native sono troppo demoralizzate per denunciare lo stupro.

Più dell’80 per cento dei crimini sessuali nelle riserve sono commessi da uomini non indiani, che sono immuni da procedimenti giudiziari da parte dei tribunali tribali, mentre i pubblici ministeri federali rifiutano di perseguire il 67% dei casi di abusi.

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Nello del Gatto è corrispondente estero, autore e conduttore per Radio 3 Rai. Dopo aver lavorato come giornalista di nera e giudiziaria si è dedicato agli esteri, occupandosi di diritti civili. Ha trascorsi sei anni in India come corrispondente dell’ANSA e successivamente a Shanghai con lo stesso ruolo. Dal 2019 è a Gerusalemme.

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YEMEN. Le mine antiuomo fanno strage di civili e bambini


C'è la tregua ma gli incidenti causati dalle mine antiuomo e agli ordigni inesplosi continuano, con una media stimata di uno al giorno che ucciso 49 civili tra cui almeno otto bambini L'articolo YEMEN. Le mine antiuomo fanno strage di civili e bambini pr

della redazione con informazioni di Save the Children

Pagine Esteri, 8 luglio 2022 – Le mine antiuomo e gli ordigni inesplosi sono stati i più grandi assassini di bambini nello Yemen da quando è stata annunciata una tregua ad aprile. Lo denuncia Save the Children. L’aumento delle morti a causa di queste armi si considera sia dovuto al trasferimento delle famiglie in aree precedentemente inaccessibili a seguito della diminuzione delle ostilità. Una nuova analisi dell’Organizzazione mostra che le mine antiuomo e le munizioni inesplose sono state responsabili di oltre il 75% di tutte le vittime di guerra tra i bambini, uccidendone e ferendone più di 42 tra aprile e la fine di giugno.

Da quando è iniziata la tregua dopo sette anni di conflitto, il numero di vittime legate al conflitto armato è diminuito in modo significativo, con 103 civili uccisi in conflitto negli ultimi tre mesi, mentre nei tre mesi precedenti la tregua sono stati uccisi 352 civili. Tuttavia, gli incidenti relativi alle mine antiuomo e agli ordigni inesplosi sono continuati a un livello simile, con una media stimata di un incidente al giorno, che ha provocato la morte di 49 civili tra cui almeno otto bambini. Nei tre mesi precedenti la tregua, 56 civili sono stati uccisi da mine e ordigni inesplosi.

I resti esplosivi della guerra rimangono una minaccia ereditata dai combattimenti, rappresentando un pericolo duraturo per i civili in tutto il Paese anche dopo la cessazione delle ostilità. I bambini, in particolare, hanno una maggiore vulnerabilità agli ordigni inesplosi e alle mine antiuomo a causa della percezione del basso rischio e dell’elevata curiosità. Inoltre, il senso di relativa sicurezza ha portato a una maggiore mobilità tra i civili, in particolare tra gli sfollati, che potrebbero sentirsi sicuri di tornare nelle aree in cui le ostilità si sono attenuate.

“Anche se i combattimenti sono stati meno frequenti negli ultimi mesi, i residuati bellici esplosivi continuano a mietere vittime quotidianamente. Le mine antiuomo e le munizioni inesplose rappresentano una grave minaccia per tutti nello Yemen, in particolare per i bambini, che sono curiosi per natura, vogliono esplorare il loro mondo e conoscerlo. E quando vedono qualcosa di brillante o interessante, non possono trattenersi dal toccarlo. Ecco perché così tanti bambini sono stati uccisi o feriti in incidenti di ordigni inesplosi. Raccolgono l’oggetto sconosciuto pensando che sia un giocattolo, solo per scoprire che si tratta di una bomba a grappolo inesplosa. Cresce ancora di più nella stagione delle piogge, quando la terra si bagna e le mine sepolte nelle secche possono andare alla deriva in aree precedentemente ritenute sicure. Nelle ultime due settimane, abbiamo visto molte segnalazioni di adulti e bambini uccisi o mutilati mentre svolgevano le faccende quotidiane, come andare a prendere l’acqua, lavorare nelle loro fattorie o prendersi cura del loro bestiame. Non c’è un posto sicuro per i bambini nello Yemen, nemmeno quando il pericolo dei combattimenti è diminuito. I bambini in Yemen hanno sopportato per troppo tempo violenze sbalorditive e immense sofferenze e, a meno che le parti in guerra e la comunità dei donatori non diano la priorità alla protezione dei bambini, la triste eredità del conflitto li perseguiterà per gli anni a venire”, dichiara Rama Hansraj, direttore di Save the Children in Yemen.

Save the Children chiede alle parti in guerra un impegno urgente e pieno per la bonifica delle mine e degli ordigni inesplosi e invita ad adottare misure pratiche e immediate per ridurre l’impatto crescente di questi esplosivi. L’Organizzazione chiede inoltre alla comunità dei donatori di sostenere l’ampliamento e la fornitura delle attrezzature tecniche necessarie per la marcatura e lo sgombero degli ordigni e delle mine inesplose, in modo che i bambini e le loro comunità siano consapevoli del rischio e siano maggiormente in grado di mitigarlo in sicurezza. Pagine Esteri

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Varianti del gioco di carte Bestia


La bestia è uno stretto parente della briscola, dal momento che ha per lo più le stesse regole. Varianti: • con Briscola dominante, viene posta a fianco alla briscola una carta coperta, scoperta solo dopo che i giocatori hanno bussato e cambiato carta. Se la carta risulta più bassa della prima, si gioca normalmente coprendola, [...]

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I crimini di guerra russi in Ucraina si stanno ritorcendo contro Mosca


La tattica di Vladimir Putin di prendere di mira le popolazioni civili si è finalmente ritorta contro. Invece di demoralizzare gli ucraini stanchi della guerra, ha galvanizzato i suoi vicini europei e rinvigorito la NATO. Ciò arriva quando due missili russi hanno colpito un affollato centro commerciale nella città di Kremenchuk, uccidendo oltre 20 persone [...]

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Travolto dagli scandali, Boris Johnson si dimette da leader dei conservatori. Resterà premier fino alla nomina del successore, ma la rivolta contro di lui è bipartisan: “via subito”. Alla fine si è dimesso.