Un Piano da 1,5 miliardi di euro per ridurre divari territoriali, dispersione scolastica e...
Un Piano da 1,5 miliardi di euro per ridurre divari territoriali, dispersione scolastica e fragilità degli apprendimenti, favorendo l’inclusione e il successo formativo di ogni studentessa e studente.
È quello previsto dal #PNRRIstruzione.
Elezioni? Tranquilli, tutti aumenteranno sorveglianza e controllo sociale.
Pare che il 25 settembre 2022 qualche milione di italiani tornerà a votare. Io probabilmente non parteciperò, perché non sono rappresentato e l’idea di votare per il male minore non mi è mai piaciuta.
Nonostante questo, vorrei spendere due parole per parlare dell’elefante nella stanza di qualsiasi programma politico: l’aumento esponenziale della sorveglianza di massa e controllo della popolazione, che non solo non accenna a diminuire, ma probabilmente aumenterà ancora a dismisura.
Questo è vero per ogni elezione, ma oggi - dopo due anni assolutamente folli, che ci hanno lasciato in eredità una serie di cicatrici profonde nella nostra sfera privata e libertà - è particolarmente rilevante.
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L’elefante nella stanza
Ci sono in particolare alcuni obiettivi dello Stato che per forza di cose necessitano di violentare la sfera privata dei cittadini per essere perseguiti, a prescindere dalle parti politiche.
Evasione fiscale
Il primo è la lotta all’evasione fiscale. Qualcuno potrebbe promettere di diminuire le tasse, ma nessuno mai prometterà di diminuire i poteri di sorveglianza dell’Agenzia delle Entrate, che negli ultimi anni sono aumentati a dismisura.
Dare potere di sorveglianza all’Agenzia delle Entrate non significa però combattere l’evasione fiscale, così come dare potere alle forze dell’ordine non equivale a combattere il crimine. L’unico vero effetto è aumentare la sorveglianza su persone innocenti, dato che per definizione la sorveglianza colpisce solo coloro che possono e accettano di essere sorvegliati, cioé i piccoli contribuenti che non hanno capacità o volontà di proteggere la loro privacy.
Oggi l’Agenzia delle Entrate ha, almeno su carta, anche la capacità di prevedere il rischio di evasione, grazie all’attuazione della legge di bilancio del 2020. A Di questo ne avevo già scritto a maggio. Oggi ci sono informazioni più chiare in merito, anche grazie a una circolare dell’Agenzia delle Entrate del 20 giugno 2022. La circolare descrive le modalità con cui verranno svolte le attività di analisi del rischio, attraverso un algoritmo chiamato VeRa (Verifica dei Rapporti finanziari):
Con riferimento alle attività di analisi del rischio, le strutture delle Direzioni regionali
competenti per i grandi contribuenti dovranno concentrare le proprie risorse sui soggetti che presentano un maggior rischio fiscale, ovvero su quelli che non esprimono comportamenti collaborativi e trasparenti.
La circolare è chiarissima: l’AdE sarà occupata a valutare il rischio fiscale, soprattutto per quei soggetti che - secondo parametri non meglio specificati - non risultano collaborativi e trasparenti. Ma perché mai qualcuno dovrebbe rinunciare volontariamente alla sua privacy, diritto umano universale? Soprattutto: perché mai accettiamo questo giudizio morale da parte dello Stato, secondo il quale è collaborativo (quindi virtuoso, quindi non a rischio) colui che sacrifica volontariamente un suo diritto individuale? Lo Stato nasce per proteggere i diritti individuali, non per chiederne il sacrificio. Che contraddizione è mai questa?
Qualche partito prenderà posizione contro questa sorveglianza di massa immorale e questa violenza gratuita verso chi non ha nulla da nascondere, ma vorrebbe semplicemente evitare di avere l’Occhio di Sauron fisso sul conto corrente? Ci sarà mai un limite all’espansione dei poteri dell’AdE?
Riciclaggio
Lo stesso vale per le attività di antiriciclaggio, che col passare del tempo si fanno sempre più pervasive, invadenti e in violazione dei nostri diritti umani.
Da anni ormai ci sono diversi studi che dimostrano quanto le normative antiriciclaggio manchino completamente di proporzionalità, una tesi confermata anche recentemente dal Comitato Europeo per la Protezione dei Dati in una lettera ai commissari europei Reynders (Giustizia) e McGuiness (Finanza).
L’ultimo aggiornamento europeo antiriciclaggio ha come obiettivo primario quello di eliminare ogni forma di anonimato per obbligare ogni cittadino ad essere completamente trasparente “by default” verso lo Stato.
Anche in questo caso chi non collabora, usando strumenti per la protezione della sua privacy e anonimato viene qualificato dallo Stato come persona a rischio riciclaggio. Di nuovo siamo in presenza di un chiaro giudizio morale da parte dello Stato: se collabori e sei trasparente sei un cittadino virtuoso; se invece preferisci tutelare i tuoi diritti e la tua vita privata da aggressioni arbitrarie sei inaffidabile, a rischio.
Come l’evasione, il riciclaggio è un reato senza vittime - danneggia solo lo Stato. In un sistema di libero mercato, con libera moneta, il concetto stesso di riciclaggio perderebbe di ogni significato. Eppure ad ogni aggiornamento normativo perdiamo un pezzetto in più della nostra libertà, senza che nessuno abbia il coraggio di dire basta.
Qualche partito ha mai dichiarato l’immoralità di trattare i cittadini come criminali, sorvegliando, analizzando e giudicando ogni singola transazione economica nello spasmodico tentativo di mantenere il monopolio della moneta e controllare i flussi monetari? Qualcuno dirà mai: basta, adesso è troppo?
Corruzione
La corruzione è un altro fenomeno che, come per evasione e riciclaggio, danneggia esclusivamente lo Stato (la sua reputazione).
Anche la corruzione ormai giustifica qualsiasi tipo di sorveglianza e controllo dei flussi finanziari e della vita degli imprenditori. Non solo non si vede fine alla pervasività dei controlli, ma ultimamente sono stati messi in campo anche algoritmi che dovrebbero valutare il “rischio di collusione” con la mafia, attraverso l’analisi di alcuni parametri come il basso numero dei dipendenti o transazioni “sproporzionate”. Un sistema di questo tipo è già in uso presso la Cassa Depositi e Prestiti.
Di nuovo, l’assioma dello Stato è che ogni imprenditore debba essere trasparente “by default” e collaborativo, senza alcuna capacità di proteggere la propria privacy o dignità personale.
Come per la sorveglianza e il riciclaggio, la sorveglianza nel campo della corruzione non ha in realtà alcun effetto sulla corruzione. Lo ripeto: le uniche persone disposte a farsi sorvegliare sono gli innocenti. I “criminali” sono tali proprio perché riescono a sfuggire ai controlli dello Stato. E infatti la mafia è la migliore industria italiana, nonostante tutta la sorveglianza.
Volete diminuire la corruzione? È molto semplice, basta eliminare ogni interferenza dello Stato nel mercato e chiudere il Parlamento. Senza Stato non può esserci corruzione. Non serve trattare i cittadini come criminali, a meno che lo scopo della “lotta” alla corruzione, all'evasione e al riciclaggio, non sia in realtà proprio il controllo della popolazione e la difesa degli interessi di Stato dalla libertà delle persone. Perché sì, la libertà delle persone non può coesistere con la libertà delo Stato: quando si espande l’una, deve restringersi l’altra.
Comunicazioni
La sorveglianza di Stato non è solo finanziaria, ma si estende anche ad ambiti ben più privati, come il monitoraggio delle nostre conversazioni private e dei tabulati telefonici.
Per quanto riguarda il monitoraggio delle comunicazioni, ve ne ho parlato davvero tanto a più riprese negli ultimi due anni: il tema è quello del Regolamento europeo Chatcontrol, che promette di creare un regime di spionaggio e analisi algoritmica per ogni singola comunicazione (chat, email, social) di ogni singolo cittadino europeo. Lo scopo è combattere la criminalità, ma ancora una volta l’assioma è che siamo tutti potenziali criminali da intercettare con ogni mezzo. Non vorrei ripetermi, ma ancora una volta vale la pena sottolineare che intercettare le comunicazioni di 500 milioni di cittadini innocenti non risolverà affatto la criminalità…
Che dire poi della conservazione dei tabulati telefonici, che in Italia sfora qualsiasi limite di ragionevolezza ed è già stata dichiarata in violazione dei diritti umani da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea?
Qualche partito si è detto contrario all’intercettazione e analisi di ogni comunicazione digitale dei cittadini italiani? Qualcuno ha detto che dovranno essere riformate le politiche di data retention dei tabulati telefonici? No - perché in fin dei conti fa molto, molto comodo che sia così.
Videosorveglianza
Per quanto riguarda invece la videosorveglianza fisica, è sotto gli occhi di chiunque l’esponenziale aumento di telecamere e termoscanner, anche con riconoscimento facciale, negli ultimi due anni - spesso anche ad altezza uomo. Ci sono alcune stazioni della metro a Milano in cui nello spazio di alcune decine di metri quadri sono state accozzate decine di telecamere.
Immagine presa dalla campagna Reclaim Your Face, di cui Privacy Network è partner.
Di nuovo l’assioma è che la videosorveglianza sia indispensabile per garantire la sicurezza delle nostre città - come se fossimo un branco di animali da tenere sotto osservazione. Ovviamente non è vero, è solo una questione di percezione e non di insicurezza reale.
La percezione di insicurezza nelle nostre città viene usata da ormai vent’anni come grimaldello politico per legittimare l’acquisto e l’installazione di sistemi di sorveglianza sempre più pervasivi. Ad esempio, lo scorso anno Calenda ha affermato di voler installare a Roma 6.000 nuove telecamere (a fronte delle attuali 1.300), ammettendo al tempo stesso che in rapporto alla popolazione la città ha meno criminalità di Milano, Napoli, Torino, Firenze e Venezia. Perché allora voler riempire la città di telecamere?
Ogni amministrazione locale che si succede non fa altro che aumentare il numero di telecamere, a prescindere da qualsiasi valutazione di merito. Se nessuna forza politica prenderà mai in mano la cosa, entro una decina di anni ci troveremo le città con più telecamere che persone. Se è davvero questione di sicurezza, perché non rimuovere le telecamere dalle zone che oggettivamente possono essere reputate sicure? Perché nessuno dice: ok, abbiamo reso più sicura una zona della città, ora possiamo essere più liberi dalla sorveglianza?
Lo Stato sociale vive di controllo
Lo Stato Sociale vive di moralità indotta e imposta dall’alto: i cittadini devono essere collaborativi e trasparenti. Chi non lo è, viene automaticamente messo nella colonna dei cattivi. Per quale assurdo motivo non essere trasparenti “by default” verso lo Stato dovrebbe avere una connotazione negativa, e perfino immorale - secondo gli standard dei più accaniti statalisti?
La privacy è un ostacolo alla realizzazione degli interessi dello Stato. Il potere di proteggere la nostra sfera privata e decidere quali informazioni condividere col mondo è in antitesi rispetto alla necessità dello Stato di conoscere tutto dei comportamenti, delle azioni e anche dei pensieri dei cittadini.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - forse l’unico documento sensato della storia umana, dopo la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti - afferma chiaramente il contrario: la legge, quindi lo Stato, dovrebbe tutelare gli individui da ingerenze arbitrarie nella loro vita privata. Perché allora dal 2001 a oggi sembra che il paradigma si sia capovolto?
La mia idea è che siamo nella fase finale (che potrebbe durare decenni) e discendente dello Stato Sociale. Dopo quasi 200 anni di welfare universale, assistenzialismo, espansione incontrollata dello Stato in ogni ambito umano, siamo arrivati quasi al punto di collasso. Le persone iniziano a capire che un mondo diverso è possibile, che Internet e Bitcoin permettono oggi di avere rapporti umani ed economici senza bisogno di alcun intermediario. Nozioni come riciclaggio, corruzione, evasione, non hanno alcun senso in una società libera, senza ingerenze statali.
Gli Stati sono sempre più indebitati e la povertà aumenta esponenzialmente, e con essa l’assistenzialismo. Per gestire il welfare e mantenere questo equilibrio sempre più precario però è fondamentale conoscere i bisogni delle persone e standardizzare e controllare i loro comportamenti. Così la sorveglianza diventa uno strumento di pianificazione sociale e di protezione degli interessi Statali. Lo stiamo vedendo in Cina e in Sri Lanka e lo abbiamo visto parzialmente anche in Canada.
Chi può, vota coi piedi, emigrando verso Stati più liberali e meno invasivi della sfera privata delle persone. Non stupisce quindi che negli ultimi due anni la California - lo stato più “woke” degli Stati Uniti - abbia perso quasi 400.000 persone/contribuenti.
Forse è arrivato il momento di valutare i programmi elettorali in base a criteri diversi, tornando al senso originario del “patto sociale”: lo Stato esiste per proteggere i diritti individuali e l’incolumità delle persone - non per proteggere e arricchire se stesso alle spalle dei cittadini.
Quando un governo diventa distruttivo [rispetto alla Vita, Libertà e perseguimento della Felicità] è diritto delle persone alterare o abolire il governo e istituirne uno nuovo, nelle modalità che più sembreranno adeguate per proteggere la loro incolumità e felicità.”
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La prossima guerra russa? In Moldavia
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#laFLEalMassimo – Episodio 74: Pensioni ed Elezioni
Bentornati alla FLE al Massimo, ultimo episodio prima della pausa estiva. Mentre in Europa continua a imperversare il conflitto avviato dall’invasione russa ai danni dell’Ucraina in Italia assistiamo ad una campagna elettorale che si divide tra le elucubrazioni tattiche per massimizzare il risultato, anche a costo di ventilare le alleanze più improbabili e i più abusati stratagemmi comunicativi. Si passa dagli appelli apocalittici per salvare il paese dalle destre alla demolizione dell’Agenda Draghi in chiave populista per capitalizzare il consenso alle urne, derubricando a questione secondaria la predisposizione anche del più vago programma di governo.
Un atteggiamento oltremodo miope a fronte delle rilevanti sfide che il nostro paese si trova ad affrontare con una congiuntura globale particolarmente incerta a causa dell’inflazione e degli squilibri causati dal conflitto in Ucraina, una politica monetaria che dopo decenni ritorna ad orientarsi in chiave restrittiva e il peso di numerosi squilibri macroeconomici, primo fra tutti la presenza di un debito pubblico molto elevato in rapporto al PIL
Senza entrare nel merito di questa o quella proposta politica questa rubrica vuol suggerire di utilizzare come criterio di riferimento per orientarsi le indicazioni date in materia previdenziale.
Il sistema pensionistico del nostro paese è squilibrato, iniquo e realizza un trasferimento intergenerazionale molto penalizzante soprattutto per i giovani. Il totale dei contributi raccolti attualmente non è sufficiente a pagare le prestazioni erogate e dunque si necessita di una integrazione a carico della fiscalità generale.
Un sistema messo in piedi quando il rapporto tra lavoratori e pensionati era molto diverso da oggi e l’aspettativa di vita significativamente inferiore è diventato di fatto insostenibile. Occorre un ribilanciamento che riduca le prestazioni troppo generose erogate oggi e tuteli quelle che rischiano di essere troppo penalizzate in futuro.
Dunque un criterio efficace per valutare le proposte politiche è quello di verificare se sono orientate a peggiorare gli squilibri anticipando l’età per andare in pensione oppure se al contrario si provano a porre rimedio all’ingiustizia della struttura attuale.
L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 74: Pensioni ed Elezioni proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
GAZA. Sempre più difficile per i bambini malati di cancro curarsi fuori dalla Striscia
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 29 luglio 2022 – Nel 2021 il 32% delle richieste di accesso alle cure per bambini e bambine presso ospedali fuori da Gaza è stato rallentato o respinto da Israele. Un aumento del 15% rispetto al 2021. E i minori che riescono ad ottenere il permesso di uscire dalla Striscia per ricevere cure in cliniche specializzate, sono spesso costretti a partire senza i propri genitori, ai quali non viene consentito di lasciare Gaza neanche per accompagnarli.
È il caso di Lynn, una bambina di 6 anni a cui è stato diagnosticato un cancro quando di anni ne aveva solo 3. Da tempo riceve cure in un ospedale israeliano a Tel Hashomer. Durante una delle degenze, lunga sei mesi a causa di un intervento chirurgico invasivo, la bimba è partita senza i propri genitori: a entrambi Israele ha respinto la richiesta di accompagnamento. La madre e il padre hanno potuto raggiungerla solamente dopo l’intercessione dei Medici per i Diritti Umani (Physicians for Human Rights– Israele).
“Riceviamo decine di richieste di aiuto da famiglie in circostanze simili ogni anno – racconta Aseel Aburass, coordinatrice per la libertà di movimento Palestinesi nell’OPT e nel dipartimento della clinica mobile Medici per i diritti umani Israele (PHRI) – La politica di Israele e il suo impatto sul fatto che i genitori siano in grado di rimanere con i propri figli e confortarli durante trattamenti difficili, è oggetto di un documento di sintesi che abbiamo recentemente pubblicato”.
La sanità è quasi del tutto dipendente dal regime dei permessi di Israele. Il blocco israeliano imposto alla Striscia di Gaza ha effetti enormi su ogni settore della vita dei suoi abitanti. Lo stato dell’assistenza sanitaria è di certo una delle questioni più preoccupanti. Il blocco influisce anche sulla formazione dei medici, sui corsi di aggiornamento, sull’accesso alle attrezzature mediche, il cui ingresso nella Striscia, insieme ai medicinali e a tanto altro, spesso viene vietato dalle autorità dello Stato ebraico. A ciò si aggiungono le tensioni tra Hamas e Autorità Nazionale Palestinese che influiscono sul budget stanziato per la sanità a Gaza. Gli stessi Medici per i Diritti Umani documentavano nel 2018 che i malati di fibrosi cistica nella Striscia rischiavano di morire per il blocco dei medicinali, che il 90% dei malati di cancro non riceveva cure adeguate e che erano centinaia i bambini con deficit della crescita a causa della mancanza di latte terapeutico.
Nel 2018 l’incidenza tumorale nella Striscia di Gaza era tra le peggiori del mondo e superava quasi del doppio il numero dei malati di cancro in Israele. La situazione era peggiore per i bambini, che rappresentavano l’11% del totale dei malati di cancro, quando l’incidenza media nel resto del mondo (per bambine e bambini dai 14 anni in giù) era dell’1%.
L’alta incidenza tumorale nella Striscia di Gaza è dovuta a diverse cause. La contaminazione ambientale è diffusa, a causa della mancanza di fognature e di impianti, distrutti e spesso mai ricostruiti dopo gli attacchi aerei; l’inquinamento da sostanze radioattive e tossiche portate dai bombardamenti è molto elevato. Ma oltre al numero altissimo di malati di tumore, anche la mortalità è sopra la media. Uno studio coordinato dal Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, finanziato dal Ministero della Salute italiano nell’ambito del programma EUROMED Cancer Network, nato per favorire le reti oncologiche nei paesi Mediterranei extra-europei, dimostra che le prime cause dell’alta mortalità per i malati oncologici nella Striscia di Gaza sono “la chiusura delle frontiere israeliana ed egiziana e le difficoltà nell’approvvigionamento di chemioterapici e materiale utilizzato in radioterapia. A 5 anni dalla diagnosi solo il 65% delle donne di Gaza cui è stato diagnosticato un tumore della mammella tra il 2005 e il 2014 era vivo – spiega Diego Serraino, direttore di Epidemiologia e Biostatistica del CRO e responsabile scientifico della ricerca – Una percentuale decisamente inferiore a quella della maggior parte dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: in Italia, per esempio, circa il 90% delle donne è vivo dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore della mammella”.
Gaza. Rete idrica danneggiata da un bombardamento israeliano. Foto di Michele Giorgio
Nel 2020 Save the Children denunciava che il ritardo nella concessione dei permessi di cura da parte delle autorità israeliane stava causando la morte di bambine e bambini che, piccolissimi, necessitavano di cure immediate, non solo di tipo oncologico ma anche relative a malformazioni cardiache e altro tipo di difficoltà alla nascita.
Con la pandemia di COVID-19 la situazione dei permessi è peggiorata: prima del 2020 erano circa 2.000 al mese le persone che richiedevano assistenza sanitaria al di fuori di Gaza. Ad aprile 2022 le richieste ricevute sono state 159. Il numero più basso degli ultimi 10 anni. Nonostante ciò, un terzo delle domande veniva comunque respinto dalle autorità israeliane.
Lo scorso 6 luglio il Palestinian Centre for Human Rights denunciava la morte di un uomo di Gaza, malato di cancro, in seguito alla mancata emissione del permesso di trasferimento da parte delle autorità israeliane. Jihad Mousa Humaidan Al-Qedra, 55 anni, avrebbe dovuto sottoporsi ad esami e trattamenti urgenti presso un ospedale di Nablus, in Cisgiordania ma dopo un mese dalla presentazione della domanda di permesso di viaggio per motivi di salute, Israele comunicava che la richiesta era ancora in fase di controllo di sicurezza.
Secondo PHR – Israele anche il tasso di rifiuto delle domande dei genitori per accompagnare i propri figli è aumentato, dal 28% del 2020 al 35% del 2021. “Questo stato di cose – conclude Aseel Aburass – dovrebbe indignare il pubblico israeliano in generale e la comunità medica israeliana in particolare. L’accompagnamento dei genitori, in particolare quando il bambino sta lottando per la propria vita, dovrebbe essere ovvio. Purtroppo, è diventata una normalità che diritto alla salute dei palestinesi, soprattutto a Gaza, è sempre contingente, sempre soggetto alle decisioni israeliane. Ci confrontiamo ogni singolo giorno con le vittime di questa crudele realtà”.
L'articolo GAZA. Sempre più difficile per i bambini malati di cancro curarsi fuori dalla Striscia proviene da Pagine Esteri.
F-35 italiani alle esercitazioni israeliane “Lightning Shield”
di Antonio Mazzeo –
Pagine Esteri, 28 luglio 2022 – Quattro cacciabombardieri F-35 dell’Aeronautica militare italiana sono in Israele per partecipare a una complessa esercitazione aerea nel deserto del Negev con i velivoli “cugini” delle forze armate israeliane utilizzati nei bombardamenti in Siria.
Il comando dell’Israeli Air Force ha reso noto che martedì 23 luglio ha preso il via nel sud di Israele l’esercitazione bi-nazionale Lightning Shield (letteralmente Scudo di Fulmine). Le attività addestrative avranno la durata di una settimana e vedono la partecipazione di un imprecisato numero di cacciabombardieri F-35I “Adir” del 118th Lions dello Squadrone Sud e del 140th Golden Eagle Squadron dell’Aeronautica israeliana e quattro caccia F-35 del 13° Gruppo Volo del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza nello scalo aeroportuale di Amendola (Foggia). Tutti i velivoli sono stati trasferiti nella base aerea di Nevatim (denominata in codice Air Force Base 28), localizzata nei pressi della città di Be’er Sheva nel deserto del Negev.
All’esercitazione partecipa anche il 122nd Nachshon Squadron israeliano, reparto d’eccellenza delle più moderne guerre elettroniche, che opera con gli aerei “Gulfstream G-500” nelle tre varianti Eitam (CAEW) Shavit (intelligence) e Oron (l’ultima acquisita dall’Israeli Air Force che ha enormemente potenziato le capacità di intelligence, sorveglianza e riconoscimento). Come sottolinea il sito specializzato The Avionist, gli italiani “hanno una grande familiarità con questi aerei dato che l’Aeronautica militare utilizza la variante CAEW”. Tra l’altro proprio un Gulfstream G-500 del 14° Stormo di Pratica di Mare, con una sofisticata apparecchiatura elettronica a bordo di produzione israeliana, viene impiegato quasi con frequenza quotidiana per operazioni top secret nel Mar Nero e in Est Europa dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.
“L’esercitazione Lightning Shield rappresenta una pietra miliare nella continua collaborazione tra le nostre forze armate, mentre rafforza il legame unico tra le nostre nazioni”, riporta in un tweet l’Aeronautica israeliana. “Essa contribuirà inoltre a migliorare le competenze dell’F-35 “Adir” e a espandere le sue capacità a possibili scenari operativi”. L’Israeli Air Force non fornisce altri particolari sulle finalità addestrative di Scudo di fulmine, ma come rileva ancora The Avionist è prevedibile che l’esercitazione sia stata pianificata in vista dell’impiego dei cacciabombardieri in “un’ampia varietà di teatri operativi”, dato che l’F-35 è considerato “un aereo multiruolo contro differenti minacce aeree e terrestri avanzate”.
La versione “Adir”, nota anche come The Mighty One (Il Potente) è unica nel suo genere tra i cacciabombardieri F-35 di quinta generazione adottati da nove paesi e che sono in grado di svolgere gli strike con armi nucleari. Israele ha sottoscritto un accordo con Lockheed-Martin, l’holding statunitense che ha prodotto i velivoli da guerra, per ottenere modifiche specifiche all’architettura del caccia, ai sistemi di comunicazione e intelligence e alle suite per la guerra elettronica, con l’aggiunta di pod per il lancio di missili aria-aria.
“Fino ad oggi Israele rimane l’unica nazione che ha utilizzato l’F-35 Lightning II in operazioni di combattimento”, scrive l’analista Maya Carlin del Center for Security Policy di Washington. “Nel 2018 I’Aeronautica militare israeliana ha impiegato la sua flotta di F-35I Adir per portare a termine una serie di attacchi aerei in Siria. Il generale Amikam Norkin ha inoltre dichiarato che l’Israeli Air Force sta volando con gli F-35 in tutto il Medio oriente e ha anche attaccato un paio di volte in due differenti fronti, senza però aggiungere altri dettagli”.
Sempre secondo l’analista Maya Carlin, anche se Israele non ammette che Lightning Shield è diretta contro le minacce che potrebbero giungere dall’Iran, è “però certo che l’Aeronautica vuole perfezionare le capacità necessarie a potenziali situazioni di guerra con il principale paese nemico”. Carlin aggiunge che lo scorso mese di maggio Israele ha svolto un’esercitazione lunga un mese in cui sono stati simulati attacchi contro l’Iran con l’impiego di armi nucleari. “L’attività addestrativa congiunta israelo-italiana Lightning Shield svilupperà ulteriormente e perfezionerà le qualità dei caccia dell’Israeli Air Force”, conclude l’analista del Center for Security Policy.
Nel giugno 2021 sei cacciabombardieri F-35 israeliani hanno partecipato all’esercitazione aeronavale Falcon Strike nei cieli dell’Italia meridionale, congiuntamente ai velivoli di guerra delle aeronautiche di Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito. I velivoli dell’Israeli Air Force furono trasferiti ad Amendola insieme ad alcuni cacciabombardieri F-16 A/B del 116th Squadron e a un G550 del 122th Squadron. Falcon Strike ha avuto come obiettivo centrale “l’integrazione degli aerei da guerra di quarta e quinta generazione così come lo sviluppo della cooperazione tra le forze aeree partner per sviluppare l’interoperabilità durante le operazioni”, come ha riferito lo Stato maggiore dell’Aeronautica italiana.
Lightning Shield prende il via nel Negev dieci giorni dopo la visita in Italia di una delegazione del ministero della difesa israeliano guidata dal generale Amir Eshel, direttore generale del ministero della difesa, già comandante in capo dell’Aeronautica militare dal 2012 al 2017. A Roma gli israeliani si sono incontrati in particolare con il segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano. “Gli incontri si sono svolti in un clima di reciproca stima e collaborazione e hanno permesso di consolidare ulteriormente le già eccellenti relazioni in atto tra Italia e Israele, con particolare riferimento al rafforzamento della cooperazione industriale, attraverso la condivisione di nuove aree di collaborazione da sviluppare con il pieno coinvolgimento delle rispettive Forze Armate”, scrive l’ufficio stampa della Difesa. “Il costante dialogo strategico tra le parti ha inoltre permesso di confrontarsi in modo schietto, sincero e proficuo sul tema delle sfide imposte dagli attuali scenari di crisi internazionale e sul contesto in cui le parti intendono cooperare”. Pagine Esteri
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Guerra ucraina: la neutralità salvifica della Cina
Perchè la Cina non può aderire alle pressioni dell'Occidente di prendere le distanze da Mosca e perchè non può aderire alle pressioni opposte provenienti da Mosca
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Rilascio Lemmy v0.16.6: correzioni di bug (19-07-2022)
Scritto da @dessalines@mastodon.social e @nutomic@soc.ialis.me, 19-07-2022
Alcune correzioni di bug:
- Risolto il problema per cui gli attori possono avere una chiave pubblica vuota (correzioni #2347 ) ( #2348 )
- Definizione esplicita della restituzione o meno di attori eliminati ( #2335 )
- Impossibilità di bloccare l'amministratore ( #2340 )
- Aumenta il limite di recupero RSS a 20. Correzioni n. 2319 ( n. 2327 )
- Correzione della lunghezza del campo db post_report.original_post_name (correzioni #2311 ) ( #2315 )
- Aggiunta dell'uso del pub per i db crates in api_common ( #2305 )
- Accetta i "Mi piace" privati ( #1968 ) ( #2301 )
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I leader hanno dedicato molto più tempo a puntare il dito che a discutere di questioni sostanziali come Taiwan e il cambiamento climatico
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Brasile, Lula VS Bolsonaro: polarizzazione si, pericolo democratico no
L'integrità del sistema di voto elettronico è fuor di dubbio. Non ci sono condizioni per un regime autoritario. Lo scontro Jair Bolsonaro - Luiz Inácio Lula da Silva è e sarà motivo di violenza politica
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Cretino contraddittorio
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Il portavoce del Governo di Libia Mohamed Hamuda al Senato italiano
Petrolio, energia, migrazioni, collaborazione per implementare lo sviluppo della Libia e a beneficio anche dell'Italia
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Crescere
La recessione, più che essere uno spettro da cui fuggire, sembra essere una condizione gradita alle propagande politiche, più a loro agio con la sovvenzione che con la produzione. Per tanta parte della cultura politica italiana equidistribuire la miseria è ideale considerato più nobile rispetto al promuovere la ricchezza. I dati resi pubblici dal Fondo monetario internazionale dovrebbero essere una buona base per ragionare, non per piagnucolare.
L’Italia è il solo Paese sviluppato per cui le previsioni sono state riviste al rialzo, per l’anno in corso. Segno che, nella prima parte dell’anno, non sono stati commessi errori. Hanno festeggiato facendo cadere il governo.
Per il 2023 la previsione di crescita non solo si riduce, ma diventa la più bassa in Europa: 0.7%. La Germania dovrebbe arrivare a 0.8, che non è una grande differenza, ma neanche una consolazione (piuttosto, il Regno Unito è posizionato allo 0.5, alla faccia dell’affare Brexit). Crescere dello 0.7 non è recedere, ma è poco, è meno di quel che serve, come è anche la conseguenza del rialzo dei tassi d’interesse in un Paese troppo indebitato (i titoli tedeschi sono ridiscesi sotto l’1%, il che non porta bene ai nostri). Sarà il caso di ricordare che quel debito è un ostacolo alla crescita e un attentato alla sovranità. Sarebbe interessante che nei programmi elettorali si trovasse almeno un cenno al taglio della spesa pubblica improduttiva, se non altro per rendere meno prive di fondamento le promesse di sgravi fiscali e maggiori spese sociali.
Da quegli stessi dati, però, riemerge quel che sappiamo da molto tempo: il mondo, nel suo complesso, continua a crescere: 3.2% quest’anno e 2.9 il prossimo. In recessione ci va la Russia, con -6% ora e -3.5 nel 2023. Prendano nota i devoti alla potenza russa e gli spiantati delle sanzioni che non funzionano. Se il Mondo cresce l’ambiente è positivo per i Paesi esportatori. E noi lo siamo.
Tutto sta a essere capaci non solo di usare i fondi europei, ma di farlo con il massimo profitto e la massima efficienza, superando pezzi indecenti di arretratezza interna. L’effetto moltiplicatore di ricchezza non è legato tanto alla loro spesa, ma al farlo puntando ad aumentare la produttività. Che sia un’occasione irripetibile sembra una frase fatta, ma a sentire tanta politica sembra ci si rassegni alla disfatta. Crescere si può eccome, mettendosi al passo e al vento del Mondo che chiede i nostri prodotti. Il che comporta investire nella formazione, gettando alle ortiche la ridicolaggine di esami di Stato passati dal 99.9% dei candidati. Comporta aiutare chi ne è fuori ad entrare nel mondo del lavoro, non a restarne fuori. Puntare a che le aziende abbiano margini per investire in innovazione, non solo per la contrattazione salariale. Ricordarsi che la sovranità è data dalla credibilità, non dalla sempre insufficiente prodigalità. Se cominciamo a dire che a 35° percepiti (da chi? come?) si smette di lavorare, anziché approntare pause e rinfresco, si perpetua l’idea che il lavoro sia una disgrazia e non una conquista (inoltre facendo finta di non sapere che in quei lavori all’aperto il tasso di irregolarità è alto, senza cassa integrazione e non seriamente contrastato).
Il cantiere nel Pnrr non è solo la capacità di redigere progetti e dare loro attuazione nei tempi e nei modi stabiliti. Onestamente. È già molto, ma è solo una parte, perché il resto consiste nell’accompagnare quegli investimenti con i cambiamenti, con le necessarie riforme. Alcune realizzate, altre impostate, altre ancora da farsi. Accarezzare rendite e star dalla parte di chi vuol proteggere il proprio mercato impedendone la crescita è la ricetta sicura per il declino.
La maledizione dei riformisti è di doversela vedere da soli contro corporazioni e rendite, nel mentre i massimalisti son lì a lamentare che non è mai abbastanza. Questa trappola ci inchioda da trenta anni. Invece crescere si può, si deve ed è la sola cosa socialmente sana che possa farsi.
La Ragione
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Elezioni 2022: Letta, il front-runner che non avresti mai voluto
Verboso, involuto, 'scenicamente' inesistente, soprattutto senza idee. La situazione difficile della sinistra che con gli 'occhi di tigre' e un front-runner di tal calibro rischia di andare a sbattere
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La Russia e i metodi di tortura nelle carceri
“Sagalakov [capo del Servizio penitenziario federale]ci ha dato il via libera per tutto tranne che per i cadaveri”, racconta Denis Golikov, uno degli ex kapos. Questo termine è usato ufficialmente nei moderni campi di prigionia in Russia e designa la polizia interna al campo, o “sviluppatori”. Sono reclutati dai vertici e sono dotati di funzioni [...]
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L’Iran tra Russia e Turchia
L'Iran si sta muovendo in tutte le direzioni per rafforzare le collaborazioni economicamente strategiche e politicamente lungimiranti. Turchia e Russia in testa
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Ucraina – Russia: il cibo come arma
Quando la scorsa settimana la Russia ha bombardato il porto di Odessa, non è stato un inizio di buon auspicio per il nuovo accordo sulle esportazioni di grano. Se qualcuno credeva che questo accordo tra Mosca e Kiev avrebbe avuto qualche effetto positivo di ricaduta sulla guerra che si estendeva altrove in Ucraina, l’esercito russo [...]
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Iraq sull’orlo della violenza politica estesa
I sostenitori di Muqtada al-Sadr pronti a incendiare il Paese se in Parlamento non dovessero trovare ascolto. Alla base lo scontro tra sciiti affiliati all'Iran e quelli di al-Sadr
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Fabio Manganiello
in reply to Andrea Russo • • •chi non si oppone senza se e senza ma alla guerra imperialista russa è seduto dal lato sbagliato della storia, e verrà giudicato come oggi giudichiamo chi non ha condannato senza mezzi termini Mussolini o Hitler.
Dei calcoli di convenienza della Cina me ne faccio poco. Qui non è una questione di convenienza, qui è una questione di rispettare l'integrità territoriale di un altro Stato sovrano, e su queste cose non ci sono né compromessi, né neutralità.
Andrea Russo
in reply to Fabio Manganiello • •Fabio Manganiello
in reply to Andrea Russo • • •