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Elezioni. Rispuntano gli ascari del meno peggio - Contropiano

"Quando arrivano le elezioni scatta sistematicamente l’invocazione alla catarsi, a mettere da parte ogni responsabilità passata e presente del Pd (ieri dell’Ulivo) sulle scelte guerrafondaie e antipopolari perché se fatte dal Pd queste sono potabili, mentre quelle della destra – sulle quali il Pd è convenuto spesso dentro e fuori le aule parlamentari – sono indigeribili.

Insomma se in guerra e al fianco della Nato ci trascina il Pd va bene, se lo fa la Meloni no. Se i sacrifici, le privatizzazioni, i tagli alla spesa sociale li fa il PD ci lamentiamo un po’ ma non si vede l’ombra di un’ora di sciopero, se le fa la destra siamo dentro al baratro."

contropiano.org/news/politica-…



La disputa sulle targhe tra Pristina e Belgrado provoca nuove tensioni al confine. Mosca parla di ‘provocazione’ e la missione Nato aumenta i pattugliamenti. Torna a salire la tensione al confine tra Serbia e Kosovo.


Un bastimento carico carico di...Partita. Per la prima volta da oltre cinque mesi, oggi una nave è salpata dal porto di Odessa con 26.000 tonnellate di grano a bordo.


Ucraina: Stati Uniti preoccupati per l’Armenia come via di scampo russa alle sanzioni


Durante una visita di questo mese a Yerevan, il direttore della CIA William Burns ha avvertito l’Armenia di aiutare la Russia a eludere le sanzioni occidentali, compresa l’alta tecnologia, imposte in risposta all’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio. L’Armenia ha una lunga esperienza nell’assistere l’Iran a eludere le sanzioni internazionali, esperienza che senza dubbio tornerà utile. [...]

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Il Focus Sicurezza Energetica guarda alle principali dinamiche della Energy Politics prodottesi nel primo quadrimestre del 2022.


USA: la legge sui semiconduttori e i miliardari moderni


È piuttosto divertente che dibattiamo continuamente sulle cause della disuguaglianza quando passiamo regolarmente fatture che ridistribuiscono il reddito verso l’alto. Il progetto di legge sui semiconduttori del Congresso è l’ultimo episodio di questa assurda farsa. Per essere chiari, il disegno di legge fa delle cose buone. Ha finanziamenti sia per sovvenzionare la capacità di produzione [...]

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Preparare l’Ucraina alla vittoria dopo una lunga guerra


L'esito della guerra in Ucraina avrà implicazioni a lungo termine per la comunità transatlantica e la nozione di sovranità nazionale nel ventunesimo secolo

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For Asia, the first half of 2022 has been marred by the implications of the war in Ukraine – as everywhere else in the world – but it has also been a time for elections in the region’s key countries.


Ucraina, storie di donne: Svitlana, volontaria di guerra


Il PDMSh è l'unico progetto medico operante nell'area delle operazioni militari nel pieno rispetto dei requisiti della legislazione ucraina

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L’Ucraina combatte la Russia e promuove l’integrazione energetica europea


L’Ucraina ha più che raddoppiato il volume di elettricità a basso costo che può esportare nei mercati dell’UE mentre il Paese continua a portare avanti la sua integrazione energetica europea nonostante l’invasione russa in corso. È probabile che l’espansione della capacità di esportazione del 30 luglio si dimostrerà particolarmente gradita poiché i consumatori nei Paesi [...]

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Ucraina: i troppi errori di calcolo degli Stati Uniti


I funzionari dell'Amministrazione Biden operano come se il momento unipolare esistesse ancora. Ma non esiste più, e così hanno messo nei guai se stessi ma soprattutto l'Europa

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Religious Engagement and the SDGs: A View from Rome

The international community has begun to recognise religion’s positive role in supporting sustainable development and fostering peaceful and inclusive societies, and has increasingly sought to partner with religious communities to achieve the 2030 Su…



I liberali ci sono


Il 4 agosto, alle 11.00, presso la sede della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione, 10 si terrà una conferenza stampa dal titolo “I liberali ci sono”. I liberali diranno la loro sulla campagna elettorale e sulle elezioni politiche che si t

Il 4 agosto, alle 11.00, presso la sede della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione, 10 si terrà una conferenza stampa dal titolo “I liberali ci sono”. I liberali diranno la loro sulla campagna elettorale e sulle elezioni politiche che si terranno il 25 settembre 2022.

Interverranno:
Giuseppe Benedetto, Presidente della Fondazione Luigi Einaudi
Alessandro De Nicola, Presidente della Adam Smith Society e coordinatore del Dipartimento libertà economiche e politiche sociali della Fondazione Luigi Einaudi
Oscar Giannino, Giornalista
Franco Debenedetti, Dirigente d’azienda, politico e saggista
Guido Gentili, Giornalista
Silvia Enrico, Avvocato e Segretario Nazionale di ALI – Alleanza Liberaldemocratica per l’Italia
Carlo Scognamiglio, Economista e politico

Sarà possibile seguire la diretta sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube.

Per accreditarsi è necessario inviare un’email a stampa@fondazioneluigieinaudi.it

L'articolo I liberali ci sono proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Massimo Livi Bacci – Per terre e per mari


L'articolo Massimo Livi Bacci – Per terre e per mari proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/massimo-livi-bacci-per-terre-e-per-mari/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Il 29 luglio 2020 è iniziata la mia avventura al Garante per la privacy.
Sono già passati due anni e sono stati due anni straordinariamente intensi e stimolanti.

Non è facile provare a fare un bilancio come, pure, l’anniversario suggerisce.
Ecco alcuni numeri.
180 provvedimenti dei quali sono stato relatore.
Quasi 14 mila ore lavorate dalla mia segreteria (Daria, Eduardo, Guido e Michela in rigoroso ordine alfabetico!) e da me.
524 numeri di Privacy Daily.
288 puntate di Governare il futuro su Huffington Post.
54 puntate di Garantismi il video-format settimanale con Matteo Flora.
20 puntate de “La privacy secondo te” su Italian Tech de La Repubblica.
15 episodi de “i provvedimenti spiegati semplici” su Agenda Digitale.
Oltre 200 gli eventi pubblici – online e di persona – ai quali ho partecipato.
Sui social le visualizzazioni dei contenuti di #cosedagarante sono state 5,5 milioni su Twitter, oltre 2, 5 milioni su Linkedin, circa 500 mila sulla pagina Facebook e sull’account Instagram, senza contare le centinaia di migliaia di visualizzazioni de “La privacy secondo te” su Italian Tech de La Repubblica, quelle di Garantismi e gli ascolti del podcast di Governare il futuro su Huffington Post.

Credo che si possa essere ragionevolmente certi che di diritto alla protezione dei dati personali e all’identità personale oggi si parli più di ieri e, c’è da augurarsi, meno di domani perché solo rendendo questo diritto un diritto popolare, un diritto di massa, un diritto davvero delle persone c’è qualche speranza di un futuro migliore del passato.

Ma i numeri – questi e qualsiasi altro potessi condividere – non rendono giustizia alle emozioni, esperienze, confronti, dialoghi e scontri che hanno reso semplicemente straordinari i miei primi due anni al Garante.

È, probabilmente, il lavoro più bello che mi sia, sin qui, trovato a fare nella mia vita nella quale, pure, ho sempre avuto la fortuna di fare lavori e ricoprire incarichi capaci di regalare grandi soddisfazioni.

Oggi e qui al Garante, però, è diverso: stare dalla parte delle persone per definizione, dalla parte dei più deboli e dei più vulnerabili, degli utenti, dei cittadini e dei consumatori senza, tuttavia, mai dimenticare le ragioni del mercato e quelle dell’Amministrazione nella gestione del Paese, per di più, nel pieno di un’emergenza sanitaria senza precedenti.

Accompagnare il diritto alla protezione dei dati personali nella sua crescita in una stagione della vita del mondo nella quale i dati – personali e non personali – sono protagonisti indiscussi della dimensione sociale, culturale, democratica e economica oltre che, naturalmente, della vita delle persone è un’esperienza che ritengo unica.
Dai provvedimenti connessi alla gestione sanitaria a quelli adottati nel tentativo di garantire, specie ai più piccoli, una vita più sicura nella dimensione digitale, dai provvedimenti per tenere la sorveglianza di massa a distanza di sicurezza dalla nostra democrazia a quelli volti a scongiurare il rischio della mercificazione dei dati biometrici passando per le decine di pareri con i quali si è cercato di fare in modo che la trasformazione digitale e l’implementazione del PNRR procedessero spedite ma nel rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà delle decine di milioni di persone che vivono nel nostro Paese.

Impossibile provare a selezionare i provvedimenti ai quali sono rimasto più legato.
Si è fatta, credo, tanta strada ma non c’è dubbio che quella da fare è molto di più di quella che si è fatta.
E non solo perché a fronte dei due anni alle spalle ce ne sono altri cinque davanti.
Ma anche perché le sfide più impegnative, certamente, devono ancora venire.

E se il bilancio di questi primi due anni è, almeno dal mio angolo di visuale, tanto positivo è merito di tante persone che non posso non ringraziare: i miei colleghi del Collegio, per cominciare (Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia), il personale dell’Autorità a cominciare dalla mia Segreteria, le centinaia di stakeholders pubblici e privati con i quali ci siamo confrontati su base quasi quotidiana e, da ultima ma non per ultima, la mia famiglia alla quale, inesorabilmente, ho sottratto tempo e serenità e chiesto pazienza e comprensione.
Semplicemente grazie a tutti.

L’attività qui in Autorità prosegue, probabilmente, senza interruzioni durante tutto il mese di agosto ma le #cosedagarante, oggi si fermano per qualche settimana per tornare tra fine di agosto e i primi giorni di settembre salvo, naturalmente, eccezioni.

Buone vacanze, buon riposo e/o buon lavoro a chi, a dispetto del periodo, ha scelto o è costretto a continuare a lavorare.

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in reply to Informa Pirata

complimenti e grazie! ♥🙏🏼🍀

P.S. Com'è possibile un toot cosí lungo? 🤔😅



Il Drone dell’UE è un’Altra Minaccia per Migranti e Rifugiati – HRW


La sorveglianza aerea di Frontex facilita il ritorno agli abusi in Libia. “Non sapevamo che fossero i libici finché la barca non si è avvicinata…

La sorveglianza aerea di Frontex facilita il ritorno agli abusi in Libia.

“Non sapevamo che fossero i libici finché la barca non si è avvicinata abbastanza e abbiamo potuto vedere la bandiera. A quel punto abbiamo iniziato a urlare e piangere. Un uomo ha cercato di buttarsi in mare e abbiamo dovuto fermarlo. Abbiamo lottato il più possibile per non essere ripresi, ma non potevamo farci nulla”, ci ha detto Dawit. Era il 30 luglio 2021 e Dawit, dall’Eritrea, sua moglie e la giovane figlia stavano cercando rifugio in Europa.

Judith Sunderland, Direttore Associato, Divisione Europa e Asia Centrale
Lorenzo Pezzani Condirettore, Border Forensics

Invece, erano tra le oltre 32.450 persone intercettate dalle forze libiche l’anno scorso e riportate a detenzioni arbitrarie e abusi in Libia .

Nonostante le prove schiaccianti della tortura e dello sfruttamento di migranti e rifugiati in Libia – crimini contro l’umanità , secondo le Nazioni Unite – negli ultimi anni l’Unione Europea ha sostenuto gli sforzi delle forze libiche per intercettare le barche. Ha ritirato le proprie navi e installato una rete di risorse aeree gestite da società private. Da maggio 2021, l’agenzia di frontiera dell’UE Frontex ha schierato un drone fuori Malta e i suoi schemi di volo mostrano il ruolo cruciale che svolge nel rilevamento delle barche vicino alle coste libiche. Frontex fornisce le informazioni del drone alle autorità costiere, inclusa la Libia.
Ricostruzione dell'intercettazione del 30 luglio 2021 facilitata dal drone Frontex. Oltre alla traccia del drone Frontex, la mappa mostra la traccia di Seabird (un aereo Sea-Watch) che ha assistito all'intercettazione. Mostra anche la nave della ONG Sea Watch 3 nelle vicinanze. Non ci sono dati di localizzazione della nave per la motovedetta della guardia costiera libica Ras Jadir o per la nave intercettata. Mappa per gentile concessione di Border Forensics.Ricostruzione dell’intercettazione del 30 luglio 2021 facilitata dal drone Frontex. Oltre alla traccia del drone Frontex, la mappa mostra la traccia di Seabird (un aereo Sea-Watch) che ha assistito all’intercettazione. Mostra anche la nave della ONG Sea Watch 3 nelle vicinanze. Non ci sono dati di localizzazione della nave per la motovedetta della guardia costiera libica Ras Jadir o per la nave intercettata. Mappa per gentile concessione di Border Forensics.
Frontex afferma che la sorveglianza serve a soccorsi, ma le informazioni facilitano le intercettazioni e i rimpatri in Libia. Il giorno in cui Dawit e la sua famiglia sono stati catturati in mare, le forze libiche hanno intercettato almeno altre due barche e riportato almeno 228 persone in Libia. Una di quelle barche è stata intercettata in acque internazionali, all’interno dell’area di ricerca e salvataggio maltese. La traiettoria di volo del drone suggerisce che stesse monitorando la traiettoria della barca, ma Frontex non ha mai informato la vicina nave di soccorso non governativa Sea-Watch .

Human Rights Watch e Border Forensics , un’organizzazione no-profit che utilizza innovative analisi visive e spaziali per indagare sulla violenza ai confini, stanno esaminando come il passaggio dalla sorveglianza marittima a quella aerea contribuisca al ciclo di abusi estremi in Libia . La mancanza di trasparenza di Frontex – hanno respinto la nostra e le richieste di Sea-Watch di informazioni sulle loro attività il 30 luglio 2021 – lascia senza risposta molte domande sul loro ruolo.

Dawit e altri si sono fatti prendere dal panico quando hanno visto la barca libica perché sapevano cosa li aspettava al ritorno. Lui e la sua famiglia sono finiti in prigione per quasi due mesi, rilasciati solo dopo aver pagato 1.800 dollari. Sono ancora in Libia, sperando in una possibilità di raggiungere la salvezza in un Paese che rispetti i loro diritti e la loro dignità.

FONTE: hrw.org/news/2022/08/01/eus-dr…


tommasin.org/blog/2022-08-01/i…

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Disponibili i dati sugli esiti degli scrutini del primo e del secondo ciclo di istruzione

🔸 Scuola, pubblicati i dati relativi alle studente…




Elezioni 2022: tra demagogia e chi la spara più grossa


Tempo di smarronate e demagogie che rischiano di diventare legge dello Stato, mentre si tratta e si spartiscono i collegi

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Elezioni 2022: Week-end da mangiarsi il fegato


Nel marasma rischiamo, di qui a tre mesi, di trovarci governati da una sciamannata urlatrice da mercato, donna Giorgia

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Problemi debitori: quando proporre stralcio e saldo alle banche?


Dopo aver ottenuto un mutuo o aver stipulato un qualsiasi altro contratto che preveda il prestito di denaro può succedere, per vari motivi, di non riuscire a ridare indietro la somma dovuta alla banca, in tali condizioni si è definiti debitori. Questa situazione si può risolvere in differenti modi, la maggior parte delle volte, però, [...]

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IRAQ. Nuovo assalto al parlamento, il secondo in una settimana


La spaccatura tra le forze sciite pro-Iran e quelle nazionaliste di al-Sadr rischia di portare il Paese alla guerra civile. La tensione è molto alta L'articolo IRAQ. Nuovo assalto al parlamento, il secondo in una settimana proviene da Pagine Esteri. htt
della redazione –Pagine Esteri, 30 luglio 2022 – Questa mattina i sostenitori di Muqtada al-Sadr, il leader della corrente sciita maggioritaria e nazionalista, hanno nuovamente preso d’assalto il parlamento iracheno, a Baghdad, per impedire la nomina a primo ministro del rappresentante della corrente sciita minoritaria, Mohammed Shia al-Sudani, filo-iraniano. Le forze di sicurezza hanno lanciato gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere il corteo prima che riuscisse a superare il cordone di sicurezza che delimita la Green Zone, l’area protetta in cui risiede il parlamento, appunto, e alcuni organismi diplomatici internazionali. Il primo ministro, Mustafa al-Kadhimi, ha chiesto alle forze di sicurezza di fare il necessario per difendere le istituzioni statali e gli organismi governativi. Il network Al Jazeera riporta la notizia di numerosi feriti a causa dei lanci dei gas lacrimogeni, gas che non hanno fermato, però, i manifestanti, i quali anzi avanzano cantando slogan di sostegno ad al-Sadr. Il leader nazionalista, esponente di una importante dinastia religiosa, è accusato dai suoi rivali di voler distruggere l’alleanza tra Iraq e Iran a favore di quella con l’occidente e le monarchie del Golfo. Al-Sadr ha provato, nei giorni successivi alle elezioni, a formare un governo che superasse la tradizionale spartizione settaria del potere in Iraq, coinvolgendo le diverse fedi e le diverse etnie. L’opposizione al suo progetto ha portato ad uno stallo politico del quale hanno approfittato i membri della corrente sciita rivale, quella pro-iraniana. È la seconda volta nel giro di una settimana che i manifestanti entrano nella Green Zone e occupano il parlamento. Già lo scorso mercoledì i sostenitori del leader sciita Muqtada al-Sadr, hanno protestato contro la candidatura a primo ministro del leader del blocco sciita avversario, Mohammed Shia al-Sudani. Nonostante sia stata la coalizione di Muqtada al-Sadr ad aggiudicarsi il maggior numero di seggi in parlamento (73 su un totale di 329), il leader sciita non è riuscito a trovare i numeri necessari alla formazione di un nuovo governo. Lo stallo prosegue ormai da 10 mesi. Come fortemente voluto dagli americani durante l’occupazione del Paese, la spartizione delle cariche politiche in Iraq è definita: il primo ministro è assegnato alla corrente sciita, il presidente del parlamento è sunnita e il presidente federale è di nomina curda. In quell’occasione il Primo Ministro, Mustafa al-Kadhimi si era rivolto ai manifestanti, intimandogli di lasciare immediatamente il perimetro del parlamento, una green zone normalmente inaccessibile. Il primo Ministro ha anche dichiarato che le forze speciali non avrebbero esitato ad utilizzare i mezzi necessari per sgomberare l’area, qualora il suo appello fosse caduto nel vuoto. Centinaia i manifestanti, in molti sventolavano fotografie del leader sciita Muqtada al-Sadr, che qualche settimana fa era uscito dal Parlamento, assieme ai suoi deputati, in segno di protesta. È stato lo stesso al-Sadr a portare a conclusione, mercoledì, senza spargimento di sangue, l’occupazione del parlamento, chiedendo ai propri seguaci di ritirarsi. Per oggi, Sabato 30 luglio, era prevista la seduta per il voto sulla nomina a primo ministro. Si immaginava un ritorno dei sostenitori di al-Sadr e la tensione è molto alta. Se dovesse essere confermato il nome di al-Sudani, la situazione potrebbe diventare molto più violenta e preoccupante: la spaccatura tra forze sciite pro Iran e quelle vicine ad al-Sadr rischia di portare il paese alla guerra civile#BreakingNews. La spaccatura tra le forze sciite pro-Iran e quelle nazionaliste di al-Sadr rischia di portare il Paese alla guerra civile. La tensione è molto alta.
L'articolo IRAQ. Nuovo assalto al parlamento, il secondo in una settimana proviene da Pagine Esteri.


Un Piano da 1,5 miliardi di euro per ridurre divari territoriali, dispersione scolastica e...

Un Piano da 1,5 miliardi di euro per ridurre divari territoriali, dispersione scolastica e fragilità degli apprendimenti, favorendo l’inclusione e il successo formativo di ogni studentessa e studente.
È quello previsto dal #PNRRIstruzione.



Elezioni? Tranquilli, tutti aumenteranno sorveglianza e controllo sociale.


Ogni volta cambiano i partiti e le proposte, ma una verità rimane assoluta: ogni movimento statalista non potrà che aumentare la sorveglianza di massa e il controllo sociale.

Pare che il 25 settembre 2022 qualche milione di italiani tornerà a votare. Io probabilmente non parteciperò, perché non sono rappresentato e l’idea di votare per il male minore non mi è mai piaciuta.

Nonostante questo, vorrei spendere due parole per parlare dell’elefante nella stanza di qualsiasi programma politico: l’aumento esponenziale della sorveglianza di massa e controllo della popolazione, che non solo non accenna a diminuire, ma probabilmente aumenterà ancora a dismisura.

Questo è vero per ogni elezione, ma oggi - dopo due anni assolutamente folli, che ci hanno lasciato in eredità una serie di cicatrici profonde nella nostra sfera privata e libertà - è particolarmente rilevante.

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L’elefante nella stanza


Ci sono in particolare alcuni obiettivi dello Stato che per forza di cose necessitano di violentare la sfera privata dei cittadini per essere perseguiti, a prescindere dalle parti politiche.

Evasione fiscale


Il primo è la lotta all’evasione fiscale. Qualcuno potrebbe promettere di diminuire le tasse, ma nessuno mai prometterà di diminuire i poteri di sorveglianza dell’Agenzia delle Entrate, che negli ultimi anni sono aumentati a dismisura.

Dare potere di sorveglianza all’Agenzia delle Entrate non significa però combattere l’evasione fiscale, così come dare potere alle forze dell’ordine non equivale a combattere il crimine. L’unico vero effetto è aumentare la sorveglianza su persone innocenti, dato che per definizione la sorveglianza colpisce solo coloro che possono e accettano di essere sorvegliati, cioé i piccoli contribuenti che non hanno capacità o volontà di proteggere la loro privacy.

Oggi l’Agenzia delle Entrate ha, almeno su carta, anche la capacità di prevedere il rischio di evasione, grazie all’attuazione della legge di bilancio del 2020. A Di questo ne avevo già scritto a maggio. Oggi ci sono informazioni più chiare in merito, anche grazie a una circolare dell’Agenzia delle Entrate del 20 giugno 2022. La circolare descrive le modalità con cui verranno svolte le attività di analisi del rischio, attraverso un algoritmo chiamato VeRa (Verifica dei Rapporti finanziari):

Con riferimento alle attività di analisi del rischio, le strutture delle Direzioni regionali
competenti per i grandi contribuenti dovranno concentrare le proprie risorse sui soggetti che presentano un maggior rischio fiscale, ovvero su quelli che non esprimono comportamenti collaborativi e trasparenti.

La circolare è chiarissima: l’AdE sarà occupata a valutare il rischio fiscale, soprattutto per quei soggetti che - secondo parametri non meglio specificati - non risultano collaborativi e trasparenti. Ma perché mai qualcuno dovrebbe rinunciare volontariamente alla sua privacy, diritto umano universale? Soprattutto: perché mai accettiamo questo giudizio morale da parte dello Stato, secondo il quale è collaborativo (quindi virtuoso, quindi non a rischio) colui che sacrifica volontariamente un suo diritto individuale? Lo Stato nasce per proteggere i diritti individuali, non per chiederne il sacrificio. Che contraddizione è mai questa?

Qualche partito prenderà posizione contro questa sorveglianza di massa immorale e questa violenza gratuita verso chi non ha nulla da nascondere, ma vorrebbe semplicemente evitare di avere l’Occhio di Sauron fisso sul conto corrente? Ci sarà mai un limite all’espansione dei poteri dell’AdE?

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Riciclaggio


Lo stesso vale per le attività di antiriciclaggio, che col passare del tempo si fanno sempre più pervasive, invadenti e in violazione dei nostri diritti umani.

Da anni ormai ci sono diversi studi che dimostrano quanto le normative antiriciclaggio manchino completamente di proporzionalità, una tesi confermata anche recentemente dal Comitato Europeo per la Protezione dei Dati in una lettera ai commissari europei Reynders (Giustizia) e McGuiness (Finanza).

L’ultimo aggiornamento europeo antiriciclaggio ha come obiettivo primario quello di eliminare ogni forma di anonimato per obbligare ogni cittadino ad essere completamente trasparente “by default” verso lo Stato.

Anche in questo caso chi non collabora, usando strumenti per la protezione della sua privacy e anonimato viene qualificato dallo Stato come persona a rischio riciclaggio. Di nuovo siamo in presenza di un chiaro giudizio morale da parte dello Stato: se collabori e sei trasparente sei un cittadino virtuoso; se invece preferisci tutelare i tuoi diritti e la tua vita privata da aggressioni arbitrarie sei inaffidabile, a rischio.

Come l’evasione, il riciclaggio è un reato senza vittime - danneggia solo lo Stato. In un sistema di libero mercato, con libera moneta, il concetto stesso di riciclaggio perderebbe di ogni significato. Eppure ad ogni aggiornamento normativo perdiamo un pezzetto in più della nostra libertà, senza che nessuno abbia il coraggio di dire basta.

Qualche partito ha mai dichiarato l’immoralità di trattare i cittadini come criminali, sorvegliando, analizzando e giudicando ogni singola transazione economica nello spasmodico tentativo di mantenere il monopolio della moneta e controllare i flussi monetari? Qualcuno dirà mai: basta, adesso è troppo?

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Corruzione


La corruzione è un altro fenomeno che, come per evasione e riciclaggio, danneggia esclusivamente lo Stato (la sua reputazione).

Anche la corruzione ormai giustifica qualsiasi tipo di sorveglianza e controllo dei flussi finanziari e della vita degli imprenditori. Non solo non si vede fine alla pervasività dei controlli, ma ultimamente sono stati messi in campo anche algoritmi che dovrebbero valutare il “rischio di collusione con la mafia, attraverso l’analisi di alcuni parametri come il basso numero dei dipendenti o transazioni “sproporzionate”. Un sistema di questo tipo è già in uso presso la Cassa Depositi e Prestiti.

Di nuovo, l’assioma dello Stato è che ogni imprenditore debba essere trasparente “by default” e collaborativo, senza alcuna capacità di proteggere la propria privacy o dignità personale.

Come per la sorveglianza e il riciclaggio, la sorveglianza nel campo della corruzione non ha in realtà alcun effetto sulla corruzione. Lo ripeto: le uniche persone disposte a farsi sorvegliare sono gli innocenti. I “criminali” sono tali proprio perché riescono a sfuggire ai controlli dello Stato. E infatti la mafia è la migliore industria italiana, nonostante tutta la sorveglianza.

Volete diminuire la corruzione? È molto semplice, basta eliminare ogni interferenza dello Stato nel mercato e chiudere il Parlamento. Senza Stato non può esserci corruzione. Non serve trattare i cittadini come criminali, a meno che lo scopo della “lotta” alla corruzione, all'evasione e al riciclaggio, non sia in realtà proprio il controllo della popolazione e la difesa degli interessi di Stato dalla libertà delle persone. Perché sì, la libertà delle persone non può coesistere con la libertà delo Stato: quando si espande l’una, deve restringersi l’altra.

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Comunicazioni


La sorveglianza di Stato non è solo finanziaria, ma si estende anche ad ambiti ben più privati, come il monitoraggio delle nostre conversazioni private e dei tabulati telefonici.

Per quanto riguarda il monitoraggio delle comunicazioni, ve ne ho parlato davvero tanto a più riprese negli ultimi due anni: il tema è quello del Regolamento europeo Chatcontrol, che promette di creare un regime di spionaggio e analisi algoritmica per ogni singola comunicazione (chat, email, social) di ogni singolo cittadino europeo. Lo scopo è combattere la criminalità, ma ancora una volta l’assioma è che siamo tutti potenziali criminali da intercettare con ogni mezzo. Non vorrei ripetermi, ma ancora una volta vale la pena sottolineare che intercettare le comunicazioni di 500 milioni di cittadini innocenti non risolverà affatto la criminalità…

Che dire poi della conservazione dei tabulati telefonici, che in Italia sfora qualsiasi limite di ragionevolezza ed è già stata dichiarata in violazione dei diritti umani da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea?

Qualche partito si è detto contrario all’intercettazione e analisi di ogni comunicazione digitale dei cittadini italiani? Qualcuno ha detto che dovranno essere riformate le politiche di data retention dei tabulati telefonici? No - perché in fin dei conti fa molto, molto comodo che sia così.

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Videosorveglianza


Per quanto riguarda invece la videosorveglianza fisica, è sotto gli occhi di chiunque l’esponenziale aumento di telecamere e termoscanner, anche con riconoscimento facciale, negli ultimi due anni - spesso anche ad altezza uomo. Ci sono alcune stazioni della metro a Milano in cui nello spazio di alcune decine di metri quadri sono state accozzate decine di telecamere.

41350Immagine presa dalla campagna Reclaim Your Face, di cui Privacy Network è partner.

Di nuovo l’assioma è che la videosorveglianza sia indispensabile per garantire la sicurezza delle nostre città - come se fossimo un branco di animali da tenere sotto osservazione. Ovviamente non è vero, è solo una questione di percezione e non di insicurezza reale.

La percezione di insicurezza nelle nostre città viene usata da ormai vent’anni come grimaldello politico per legittimare l’acquisto e l’installazione di sistemi di sorveglianza sempre più pervasivi. Ad esempio, lo scorso anno Calenda ha affermato di voler installare a Roma 6.000 nuove telecamere (a fronte delle attuali 1.300), ammettendo al tempo stesso che in rapporto alla popolazione la città ha meno criminalità di Milano, Napoli, Torino, Firenze e Venezia. Perché allora voler riempire la città di telecamere?

Ogni amministrazione locale che si succede non fa altro che aumentare il numero di telecamere, a prescindere da qualsiasi valutazione di merito. Se nessuna forza politica prenderà mai in mano la cosa, entro una decina di anni ci troveremo le città con più telecamere che persone. Se è davvero questione di sicurezza, perché non rimuovere le telecamere dalle zone che oggettivamente possono essere reputate sicure? Perché nessuno dice: ok, abbiamo reso più sicura una zona della città, ora possiamo essere più liberi dalla sorveglianza?

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Lo Stato sociale vive di controllo


Lo Stato Sociale vive di moralità indotta e imposta dall’alto: i cittadini devono essere collaborativi e trasparenti. Chi non lo è, viene automaticamente messo nella colonna dei cattivi. Per quale assurdo motivo non essere trasparenti “by default” verso lo Stato dovrebbe avere una connotazione negativa, e perfino immorale - secondo gli standard dei più accaniti statalisti?

La privacy è un ostacolo alla realizzazione degli interessi dello Stato. Il potere di proteggere la nostra sfera privata e decidere quali informazioni condividere col mondo è in antitesi rispetto alla necessità dello Stato di conoscere tutto dei comportamenti, delle azioni e anche dei pensieri dei cittadini.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - forse l’unico documento sensato della storia umana, dopo la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti - afferma chiaramente il contrario: la legge, quindi lo Stato, dovrebbe tutelare gli individui da ingerenze arbitrarie nella loro vita privata. Perché allora dal 2001 a oggi sembra che il paradigma si sia capovolto?

La mia idea è che siamo nella fase finale (che potrebbe durare decenni) e discendente dello Stato Sociale. Dopo quasi 200 anni di welfare universale, assistenzialismo, espansione incontrollata dello Stato in ogni ambito umano, siamo arrivati quasi al punto di collasso. Le persone iniziano a capire che un mondo diverso è possibile, che Internet e Bitcoin permettono oggi di avere rapporti umani ed economici senza bisogno di alcun intermediario. Nozioni come riciclaggio, corruzione, evasione, non hanno alcun senso in una società libera, senza ingerenze statali.

Gli Stati sono sempre più indebitati e la povertà aumenta esponenzialmente, e con essa l’assistenzialismo. Per gestire il welfare e mantenere questo equilibrio sempre più precario però è fondamentale conoscere i bisogni delle persone e standardizzare e controllare i loro comportamenti. Così la sorveglianza diventa uno strumento di pianificazione sociale e di protezione degli interessi Statali. Lo stiamo vedendo in Cina e in Sri Lanka e lo abbiamo visto parzialmente anche in Canada.

Chi può, vota coi piedi, emigrando verso Stati più liberali e meno invasivi della sfera privata delle persone. Non stupisce quindi che negli ultimi due anni la California - lo stato più “woke” degli Stati Uniti - abbia perso quasi 400.000 persone/contribuenti.

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Forse è arrivato il momento di valutare i programmi elettorali in base a criteri diversi, tornando al senso originario del “patto sociale”: lo Stato esiste per proteggere i diritti individuali e l’incolumità delle persone - non per proteggere e arricchire se stesso alle spalle dei cittadini.

1977642Dichiarazione d’Indipendenza

Quando un governo diventa distruttivo [rispetto alla Vita, Libertà e perseguimento della Felicità] è diritto delle persone alterare o abolire il governo e istituirne uno nuovo, nelle modalità che più sembreranno adeguate per proteggere la loro incolumità e felicità.”

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Borsa: canapa, USA in negativo, bene quella canadese


Le due principali piazze borsistiche mondiali nel settore della produzione, trattamento e commercializzazione della canapa, ovvero Canada e USA, questa settimana -così come nella precedente- chiudono con valori alternati, solo che gli Usa stavolta chiudono in rosso mentre il Canada -diversamente da quanto è accaduto nella settimana scorsa- chiudono con valori discretamente positivi. Tutto ciò [...]

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Papa Francesco ed il perdono in Canada


Non crediamo mai abbastanza a ciò in cui non crediamo (M. Conte S. 2004) Un anziano signore di bianco vestito, in carrozzella buona parte del tempo, è volato in Canada, una nazione facenteparte del consesso civile occidentale. La sua è una missione non richiesta, ‘penitenziale’ come dicono i credenti, di perdono e scuse per i laici. [...]

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Russia: Putin ha creduto alla sua stessa propaganda e ha fatalmente sottovalutato l’Ucraina


Al Presidente russo Vladimir Putin piace fingere di essere un impareggiabile esperto di storia e politica identitaria ucraina. Tuttavia, ora è evidente che la sua comprensione dell’Ucraina è stata irrimediabilmente distorta dalla sua stessa propaganda. Quando il dittatore russo ha dato l’ordine di invadere l’Ucraina cinque mesi fa, sembra aver creduto sinceramente che il suo [...]

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Il Premio Impatto e l’Arcivernice d’Impatto


Chi legge il titolo si domanda:ma che cos’è l’’Arcivernice’? E’ una sostanza di fantasia che in un fumetto del ‘Corriere dei Piccoli’ (anni 30/40), si spalmava su una immagine e la faceva diventare realtà concreta e operativa. Il Premio Impatto del Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale (10°ed-3,4,5 Ottobtre pv) non è un fumetto, ma è [...]

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USA: dall’inchiesta sul 6 gennaio al ‘trumpismo senza Trump’


Nelle ultime settimane, i lavori della commissione d’inchiesta che la Camera dei rappresentanti ha istituito sugli incidenti del 6 gennaio 2021 hanno fatto molto per riportare a centro dell’interesse dell’opinione pubblica internazionale la vicenda dei Capitol Riots e il ruolo che in essa avrebbe avuto l’ex Presidente Donald Trump. In particolare, i lavori della commissione [...]

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La prossima guerra russa? In Moldavia


Tre scenari: un'azione militare lanciata dalla Transnistria; una ribellione locale incentrata sull'élite simile alle gesta della Russia nel Donbass, nel 2014, probabilmente incentrata sulla regione moldava della Gagauzia; e disordini popolari alimentati dalla Russia e contenenti elementi violenti

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Il presidente cinese ammonisce Biden su Taiwan: “Non si scherza col fuoco”. E il possibile viaggio della speaker Pelosi a Taipei preoccupa Washington. Xi Jinping mette in guardia Joe Biden dal “giocare con il fuoco” su Taiwan.


Ambizioni al ribasso “I risultati migliori possibili”. Questo è l’obiettivo economico a cui il Politburo cinese ieri ha annunciato di ambire.


#laFLEalMassimo – Episodio 74: Pensioni ed Elezioni


Bentornati alla FLE al Massimo, ultimo episodio prima della pausa estiva. Mentre in Europa continua a imperversare il conflitto avviato dall’invasione russa ai danni dell’Ucraina in Italia assistiamo ad una campagna elettorale che si divide tra le elucubr

Bentornati alla FLE al Massimo, ultimo episodio prima della pausa estiva. Mentre in Europa continua a imperversare il conflitto avviato dall’invasione russa ai danni dell’Ucraina in Italia assistiamo ad una campagna elettorale che si divide tra le elucubrazioni tattiche per massimizzare il risultato, anche a costo di ventilare le alleanze più improbabili e i più abusati stratagemmi comunicativi. Si passa dagli appelli apocalittici per salvare il paese dalle destre alla demolizione dell’Agenda Draghi in chiave populista per capitalizzare il consenso alle urne, derubricando a questione secondaria la predisposizione anche del più vago programma di governo.

Un atteggiamento oltremodo miope a fronte delle rilevanti sfide che il nostro paese si trova ad affrontare con una congiuntura globale particolarmente incerta a causa dell’inflazione e degli squilibri causati dal conflitto in Ucraina, una politica monetaria che dopo decenni ritorna ad orientarsi in chiave restrittiva e il peso di numerosi squilibri macroeconomici, primo fra tutti la presenza di un debito pubblico molto elevato in rapporto al PIL

Senza entrare nel merito di questa o quella proposta politica questa rubrica vuol suggerire di utilizzare come criterio di riferimento per orientarsi le indicazioni date in materia previdenziale.

Il sistema pensionistico del nostro paese è squilibrato, iniquo e realizza un trasferimento intergenerazionale molto penalizzante soprattutto per i giovani. Il totale dei contributi raccolti attualmente non è sufficiente a pagare le prestazioni erogate e dunque si necessita di una integrazione a carico della fiscalità generale.

Un sistema messo in piedi quando il rapporto tra lavoratori e pensionati era molto diverso da oggi e l’aspettativa di vita significativamente inferiore è diventato di fatto insostenibile. Occorre un ribilanciamento che riduca le prestazioni troppo generose erogate oggi e tuteli quelle che rischiano di essere troppo penalizzate in futuro.

Dunque un criterio efficace per valutare le proposte politiche è quello di verificare se sono orientate a peggiorare gli squilibri anticipando l’età per andare in pensione oppure se al contrario si provano a porre rimedio all’ingiustizia della struttura attuale.

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GAZA. Sempre più difficile per i bambini malati di cancro curarsi fuori dalla Striscia


Sempre meno i permessi rilasciati da Israele per il trasferimento dei minori negli ospedali fuori dalla Striscia di Gaza. E in molti casi i genitori non possono accompagnare i propri figli L'articolo GAZA. Sempre più difficile per i bambini malati di can

di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 29 luglio 2022 – Nel 2021 il 32% delle richieste di accesso alle cure per bambini e bambine presso ospedali fuori da Gaza è stato rallentato o respinto da Israele. Un aumento del 15% rispetto al 2021. E i minori che riescono ad ottenere il permesso di uscire dalla Striscia per ricevere cure in cliniche specializzate, sono spesso costretti a partire senza i propri genitori, ai quali non viene consentito di lasciare Gaza neanche per accompagnarli.

È il caso di Lynn, una bambina di 6 anni a cui è stato diagnosticato un cancro quando di anni ne aveva solo 3. Da tempo riceve cure in un ospedale israeliano a Tel Hashomer. Durante una delle degenze, lunga sei mesi a causa di un intervento chirurgico invasivo, la bimba è partita senza i propri genitori: a entrambi Israele ha respinto la richiesta di accompagnamento. La madre e il padre hanno potuto raggiungerla solamente dopo l’intercessione dei Medici per i Diritti Umani (Physicians for Human Rights– Israele).

“Riceviamo decine di richieste di aiuto da famiglie in circostanze simili ogni anno – racconta Aseel Aburass, coordinatrice per la libertà di movimento Palestinesi nell’OPT e nel dipartimento della clinica mobile Medici per i diritti umani Israele (PHRI) – La politica di Israele e il suo impatto sul fatto che i genitori siano in grado di rimanere con i propri figli e confortarli durante trattamenti difficili, è oggetto di un documento di sintesi che abbiamo recentemente pubblicato”.

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La sanità è quasi del tutto dipendente dal regime dei permessi di Israele. Il blocco israeliano imposto alla Striscia di Gaza ha effetti enormi su ogni settore della vita dei suoi abitanti. Lo stato dell’assistenza sanitaria è di certo una delle questioni più preoccupanti. Il blocco influisce anche sulla formazione dei medici, sui corsi di aggiornamento, sull’accesso alle attrezzature mediche, il cui ingresso nella Striscia, insieme ai medicinali e a tanto altro, spesso viene vietato dalle autorità dello Stato ebraico. A ciò si aggiungono le tensioni tra Hamas e Autorità Nazionale Palestinese che influiscono sul budget stanziato per la sanità a Gaza. Gli stessi Medici per i Diritti Umani documentavano nel 2018 che i malati di fibrosi cistica nella Striscia rischiavano di morire per il blocco dei medicinali, che il 90% dei malati di cancro non riceveva cure adeguate e che erano centinaia i bambini con deficit della crescita a causa della mancanza di latte terapeutico.

Nel 2018 l’incidenza tumorale nella Striscia di Gaza era tra le peggiori del mondo e superava quasi del doppio il numero dei malati di cancro in Israele. La situazione era peggiore per i bambini, che rappresentavano l’11% del totale dei malati di cancro, quando l’incidenza media nel resto del mondo (per bambine e bambini dai 14 anni in giù) era dell’1%.

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L’alta incidenza tumorale nella Striscia di Gaza è dovuta a diverse cause. La contaminazione ambientale è diffusa, a causa della mancanza di fognature e di impianti, distrutti e spesso mai ricostruiti dopo gli attacchi aerei; l’inquinamento da sostanze radioattive e tossiche portate dai bombardamenti è molto elevato. Ma oltre al numero altissimo di malati di tumore, anche la mortalità è sopra la media. Uno studio coordinato dal Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, finanziato dal Ministero della Salute italiano nell’ambito del programma EUROMED Cancer Network, nato per favorire le reti oncologiche nei paesi Mediterranei extra-europei, dimostra che le prime cause dell’alta mortalità per i malati oncologici nella Striscia di Gaza sono “la chiusura delle frontiere israeliana ed egiziana e le difficoltà nell’approvvigionamento di chemioterapici e materiale utilizzato in radioterapia. A 5 anni dalla diagnosi solo il 65% delle donne di Gaza cui è stato diagnosticato un tumore della mammella tra il 2005 e il 2014 era vivospiega Diego Serraino, direttore di Epidemiologia e Biostatistica del CRO e responsabile scientifico della ricerca – Una percentuale decisamente inferiore a quella della maggior parte dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: in Italia, per esempio, circa il 90% delle donne è vivo dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore della mammella”.

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Gaza. Rete idrica danneggiata da un bombardamento israeliano. Foto di Michele Giorgio

Nel 2020 Save the Children denunciava che il ritardo nella concessione dei permessi di cura da parte delle autorità israeliane stava causando la morte di bambine e bambini che, piccolissimi, necessitavano di cure immediate, non solo di tipo oncologico ma anche relative a malformazioni cardiache e altro tipo di difficoltà alla nascita.

Con la pandemia di COVID-19 la situazione dei permessi è peggiorata: prima del 2020 erano circa 2.000 al mese le persone che richiedevano assistenza sanitaria al di fuori di Gaza. Ad aprile 2022 le richieste ricevute sono state 159. Il numero più basso degli ultimi 10 anni. Nonostante ciò, un terzo delle domande veniva comunque respinto dalle autorità israeliane.

Lo scorso 6 luglio il Palestinian Centre for Human Rights denunciava la morte di un uomo di Gaza, malato di cancro, in seguito alla mancata emissione del permesso di trasferimento da parte delle autorità israeliane. Jihad Mousa Humaidan Al-Qedra, 55 anni, avrebbe dovuto sottoporsi ad esami e trattamenti urgenti presso un ospedale di Nablus, in Cisgiordania ma dopo un mese dalla presentazione della domanda di permesso di viaggio per motivi di salute, Israele comunicava che la richiesta era ancora in fase di controllo di sicurezza.

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Secondo PHR – Israele anche il tasso di rifiuto delle domande dei genitori per accompagnare i propri figli è aumentato, dal 28% del 2020 al 35% del 2021. “Questo stato di cose – conclude Aseel Aburass – dovrebbe indignare il pubblico israeliano in generale e la comunità medica israeliana in particolare. L’accompagnamento dei genitori, in particolare quando il bambino sta lottando per la propria vita, dovrebbe essere ovvio. Purtroppo, è diventata una normalità che diritto alla salute dei palestinesi, soprattutto a Gaza, è sempre contingente, sempre soggetto alle decisioni israeliane. Ci confrontiamo ogni singolo giorno con le vittime di questa crudele realtà”.

L'articolo GAZA. Sempre più difficile per i bambini malati di cancro curarsi fuori dalla Striscia proviene da Pagine Esteri.



F-35 italiani alle esercitazioni israeliane “Lightning Shield”


Dieci giorni fa una delegazione militare israeliana è stata ricevuta a Roma dove si è incontrata con il segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano L'articolo F-35 italiani alle esercitazioni israeli

di Antonio Mazzeo –

Pagine Esteri, 28 luglio 2022 – Quattro cacciabombardieri F-35 dell’Aeronautica militare italiana sono in Israele per partecipare a una complessa esercitazione aerea nel deserto del Negev con i velivoli “cugini” delle forze armate israeliane utilizzati nei bombardamenti in Siria.

Il comando dell’Israeli Air Force ha reso noto che martedì 23 luglio ha preso il via nel sud di Israele l’esercitazione bi-nazionale Lightning Shield (letteralmente Scudo di Fulmine). Le attività addestrative avranno la durata di una settimana e vedono la partecipazione di un imprecisato numero di cacciabombardieri F-35I “Adir” del 118th Lions dello Squadrone Sud e del 140th Golden Eagle Squadron dell’Aeronautica israeliana e quattro caccia F-35 del 13° Gruppo Volo del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza nello scalo aeroportuale di Amendola (Foggia). Tutti i velivoli sono stati trasferiti nella base aerea di Nevatim (denominata in codice Air Force Base 28), localizzata nei pressi della città di Be’er Sheva nel deserto del Negev.

All’esercitazione partecipa anche il 122nd Nachshon Squadron israeliano, reparto d’eccellenza delle più moderne guerre elettroniche, che opera con gli aerei “Gulfstream G-500” nelle tre varianti Eitam (CAEW) Shavit (intelligence) e Oron (l’ultima acquisita dall’Israeli Air Force che ha enormemente potenziato le capacità di intelligence, sorveglianza e riconoscimento). Come sottolinea il sito specializzato The Avionist, gli italiani “hanno una grande familiarità con questi aerei dato che l’Aeronautica militare utilizza la variante CAEW”. Tra l’altro proprio un Gulfstream G-500 del 14° Stormo di Pratica di Mare, con una sofisticata apparecchiatura elettronica a bordo di produzione israeliana, viene impiegato quasi con frequenza quotidiana per operazioni top secret nel Mar Nero e in Est Europa dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

“L’esercitazione Lightning Shield rappresenta una pietra miliare nella continua collaborazione tra le nostre forze armate, mentre rafforza il legame unico tra le nostre nazioni”, riporta in un tweet l’Aeronautica israeliana. “Essa contribuirà inoltre a migliorare le competenze dell’F-35 “Adir” e a espandere le sue capacità a possibili scenari operativi”. L’Israeli Air Force non fornisce altri particolari sulle finalità addestrative di Scudo di fulmine, ma come rileva ancora The Avionist è prevedibile che l’esercitazione sia stata pianificata in vista dell’impiego dei cacciabombardieri in “un’ampia varietà di teatri operativi”, dato che l’F-35 è considerato “un aereo multiruolo contro differenti minacce aeree e terrestri avanzate”.

La versione “Adir”, nota anche come The Mighty One (Il Potente) è unica nel suo genere tra i cacciabombardieri F-35 di quinta generazione adottati da nove paesi e che sono in grado di svolgere gli strike con armi nucleari. Israele ha sottoscritto un accordo con Lockheed-Martin, l’holding statunitense che ha prodotto i velivoli da guerra, per ottenere modifiche specifiche all’architettura del caccia, ai sistemi di comunicazione e intelligence e alle suite per la guerra elettronica, con l’aggiunta di pod per il lancio di missili aria-aria.

“Fino ad oggi Israele rimane l’unica nazione che ha utilizzato l’F-35 Lightning II in operazioni di combattimento”, scrive l’analista Maya Carlin del Center for Security Policy di Washington. “Nel 2018 I’Aeronautica militare israeliana ha impiegato la sua flotta di F-35I Adir per portare a termine una serie di attacchi aerei in Siria. Il generale Amikam Norkin ha inoltre dichiarato che l’Israeli Air Force sta volando con gli F-35 in tutto il Medio oriente e ha anche attaccato un paio di volte in due differenti fronti, senza però aggiungere altri dettagli”.

Sempre secondo l’analista Maya Carlin, anche se Israele non ammette che Lightning Shield è diretta contro le minacce che potrebbero giungere dall’Iran, è “però certo che l’Aeronautica vuole perfezionare le capacità necessarie a potenziali situazioni di guerra con il principale paese nemico”. Carlin aggiunge che lo scorso mese di maggio Israele ha svolto un’esercitazione lunga un mese in cui sono stati simulati attacchi contro l’Iran con l’impiego di armi nucleari. “L’attività addestrativa congiunta israelo-italiana Lightning Shield svilupperà ulteriormente e perfezionerà le qualità dei caccia dell’Israeli Air Force”, conclude l’analista del Center for Security Policy.

Nel giugno 2021 sei cacciabombardieri F-35 israeliani hanno partecipato all’esercitazione aeronavale Falcon Strike nei cieli dell’Italia meridionale, congiuntamente ai velivoli di guerra delle aeronautiche di Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito. I velivoli dell’Israeli Air Force furono trasferiti ad Amendola insieme ad alcuni cacciabombardieri F-16 A/B del 116th Squadron e a un G550 del 122th Squadron. Falcon Strike ha avuto come obiettivo centrale “l’integrazione degli aerei da guerra di quarta e quinta generazione così come lo sviluppo della cooperazione tra le forze aeree partner per sviluppare l’interoperabilità durante le operazioni”, come ha riferito lo Stato maggiore dell’Aeronautica italiana.

Lightning Shield prende il via nel Negev dieci giorni dopo la visita in Italia di una delegazione del ministero della difesa israeliano guidata dal generale Amir Eshel, direttore generale del ministero della difesa, già comandante in capo dell’Aeronautica militare dal 2012 al 2017. A Roma gli israeliani si sono incontrati in particolare con il segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano. “Gli incontri si sono svolti in un clima di reciproca stima e collaborazione e hanno permesso di consolidare ulteriormente le già eccellenti relazioni in atto tra Italia e Israele, con particolare riferimento al rafforzamento della cooperazione industriale, attraverso la condivisione di nuove aree di collaborazione da sviluppare con il pieno coinvolgimento delle rispettive Forze Armate”, scrive l’ufficio stampa della Difesa. “Il costante dialogo strategico tra le parti ha inoltre permesso di confrontarsi in modo schietto, sincero e proficuo sul tema delle sfide imposte dagli attuali scenari di crisi internazionale e sul contesto in cui le parti intendono cooperare”. Pagine Esteri

L'articolo F-35 italiani alle esercitazioni israeliane “Lightning Shield” proviene da Pagine Esteri.



Guerra ucraina: la neutralità salvifica della Cina


Perchè la Cina non può aderire alle pressioni dell'Occidente di prendere le distanze da Mosca e perchè non può aderire alle pressioni opposte provenienti da Mosca

L'articolo Guerra ucraina: la neutralità salvifica della Cina proviene da L'Indro.

in reply to Fabio Manganiello

@Fabio Manganiello alla Cina non frega nulla delle questioni Russo-Ucraine e se la NATO si impantana nella resistenza Ucraina, la Cina sarà molto contenta di mangiarsi Taiwan in un unico boccone
in reply to Andrea Russo

alla Cina penso che invece freghi, perché hanno interesse nel vedere un'America indebolita sul piano internazionale, e nella dottrina di una dittatura il nemico del mio nemico è mio amico. Solo che non possono dirlo ad alta voce, perché non vogliono essere isolati. E poi c'è proprio la questione Taiwan: la Cina sta osservando come si sviluppa la situazione in Ucraina per capire le possibili conseguenze nel caso di un'invasione di Taiwan (che, fra parentesi, sarebbe un assoluto suicidio politico e militare per la Cina).


Sul sito del Ministero è disponibile, da oggi, l’annuale approfondimento statistico con i dati relativi alle studentesse e agli studenti con cittadinanza non italiana, riferiti all’anno scolastico 2020/2021.

Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.



Rilascio Lemmy v0.16.6: correzioni di bug (19-07-2022)

Scritto da @dessalines@mastodon.social e @nutomic@soc.ialis.me, 19-07-2022

Alcune correzioni di bug:

- Risolto il problema per cui gli attori possono avere una chiave pubblica vuota (correzioni #2347 ) ( #2348 )
- Definizione esplicita della restituzione o meno di attori eliminati ( #2335 )
- Impossibilità di bloccare l'amministratore ( #2340 )
- Aumenta il limite di recupero RSS a 20. Correzioni n. 2319 ( n. 2327 )
- Correzione della lunghezza del campo db post_report.original_post_name (correzioni #2311 ) ( #2315 )
- Aggiunta dell'uso del pub per i db crates in api_common ( #2305 )
- Accetta i "Mi piace" privati ​​( #1968 ) ( #2301 )


join-lemmy.org/news/2022-07-19…

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