Salta al contenuto principale



Le radici dell’equilibrio tra Turchia e Russia sull’Ucraina


Con le elezioni incombenti, Erdogan sa che deve mantenere intatte le relazioni economiche di Ankara con Mosca, il rischio è la sconfitta elettorale. Così, la posizione della Turchia in Ucraina è direttamente legata al suo futuro politico. Il suo è un difficile atto di equilibrismo che confeziona come 'autonomia strategica' della Turchia in politica estera

L'articolo Le radici dell’equilibrio tra Turchia e Russia sull’Ucraina proviene da L'Indro.



L’educazione come arma: la Russia prende di mira gli scolari nell’Ucraina occupata


L’Ucraina ha iniziato un nuovo anno accademico il 1 settembre con il Paese ancora impegnato in una lotta per la sopravvivenza contro l’invasione russa in corso. Per milioni di scolari ucraini, ciò significava un ritorno in classe con la prospettiva che le lezioni venissero regolarmente interrotte dalle sirene dei raid aerei. Le scuole senza adeguati […]

L'articolo L’educazione come arma: la Russia prende di mira gli scolari nell’Ucraina occupata proviene da L'Indro.



La sovranità perduta e una politica evaporata


La conferma dello scontro culturale e di valori è rappresentato dalla guerra in Ucraina, dove il vero scontro è la definizione degli equilibri globali tra il modello occidentale e quello alternativo proposto dai Paesi ex-emergenti. Lo scontro è non solo politico, ma anche finanziario e funzionale a togliere al dollaro il ruolo di moneta globale

L'articolo La sovranità perduta e una politica evaporata proviene da L'Indro.



MATTEO COLOMBO (ASSO DPO) ‘SANITÀ DIGITALE, PER LA BANCA DATI SI ASCOLTI IL GARANTE PRIVACY’

Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse).

Il Garante Privacy ha recentemente bocciato i decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Abbiamo chiesto un parere al riguardo a Matteo Colombo, Ad Labor Project e presidente di Asso DPO.

privacyitalia.eu/matteo-colomb…

reshared this



Belgio: anche i magistrati ‘provano’ il carcere


Una buona idea, un ottimo suggerimento, viene dal Belgio: sono stati ‘incarcerati’ 55 magistrati tra pubblici ministeri e giudici che volontariamente hanno scelto di sperimentare la vita dei detenuti. L’istituto di pena che si trova nella zona di Bruxelles è il carcere di Haren, una nuova strutturacon una capacità di 1.190 detenuti che saràinaugurata il 30 settembre. L’obiettivo è stato […]

L'articolo Belgio: anche i magistrati ‘provano’ il carcere proviene da L'Indro.



Briefing online dell’inviato speciale degli USA Mike Hammer per il Corno d’Africa [Trascrizione]


U.S DIPARTIMENTO DI STATO – 20 settembre 2022 Briefing online speciale L’ambasciatore Mike Hammer Inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa 20 settembre…

youtube.com/embed/hUmJyv46PI8?…

U.S DIPARTIMENTO DI STATO – 20 settembre 2022

Briefing online speciale

L’ambasciatore Mike Hammer

Inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa

20 settembre 2022

Hub dei media regionali dell’Africa

MODERATORE: Buon pomeriggio a tutti dall’Africa Regional Media Hub del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Vorrei dare il benvenuto ai nostri partecipanti da tutto il continente e ringraziare tutti voi per aver preso parte a questa discussione. Oggi siamo molto lieti di essere raggiunti dall’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Mike Hammer. L’inviato speciale Hammer discuterà del suo recente viaggio nella regione a sostegno degli sforzi dell’Unione africana per avviare colloqui volti a porre fine al conflitto nell’Etiopia settentrionale. Si unisce a noi da New York City.

Inizieremo la telefonata di oggi con il commento di apertura dell’inviato speciale Hammer, quindi passeremo alle tue domande. Cercheremo di raggiungerne il maggior numero possibile durante il tempo che abbiamo.

Come promemoria, il briefing di oggi è registrato e, con ciò, lo consegnerò all’inviato speciale Hammer. Penso che tu sia muto.

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie. Spero che ora tu possa sentirmi. Un piccolo difetto tecnico. Grazie mille, Tiffany, per aver organizzato questa chiamata al centro multimediale e grazie a tutti per aver partecipato, qui negli Stati Uniti, in tutto il continente o ovunque voi siate. Spero che nel corso del mio mandato avrò la possibilità di incontrare alcuni di voi se non tutti di persona. Il lavoro che svolgete come giornalisti è fondamentale e importante non solo per il continente ma per la democrazia in generale, e apprezzo molto il vostro interesse.

Come accennato da Tiffany, parlerò del mio recente viaggio, ma volevo solo iniziare, poiché questa è la mia prima opportunità per impegnarmi con tutti voi, per notare che la politica degli Stati Uniti nei confronti del continente e dell’Unione africana è stata definita molto chiaramente dal presidente Biden nel suo video al vertice dell’UA nel febbraio del 2021, dove ha affermato molto chiaramente che gli Stati Uniti vogliono collaborare ed essere di sostegno all’Unione africana, ai nostri partner africani, poiché si cercano soluzioni africane per affrontare l’Africa i problemi.

Probabilmente avete letto con grande interesse la recente Strategia di sicurezza nazionale per l’Africa, pubblicata ad agosto. E quindi il mio lavoro come inviato speciale è quello di rafforzare ciò nelle attività in cui gli Stati Uniti sono coinvolti nel Corno d’Africa.

Come forse saprai, questo recente viaggio è il mio terzo viaggio nella regione da quando ho iniziato come inviato speciale. Sono stato in grado di andare a giugno in Etiopia, e poi ho viaggiato in – beh, in Egitto, in Etiopia e negli Emirati Arabi Uniti, e ho anche avuto alcuni impegni sudanesi su GERD nel mio secondo viaggio in luglio-agosto, e poi sono appena tornato da un viaggio iniziato il 5 settembre e terminato lo scorso venerdì 16.

Quest’ultimo viaggio è stato molto incentrato sul tentativo di convincere le parti, l’autorità regionale del Tigrano e il governo dell’Etiopia, a smettere di combattere e ad accettare e partecipare a un processo di colloqui di pace guidato dall’UA, come è nostra ferma convinzione – e uno che è stato affermato dalle parti – che non esiste una soluzione militare al conflitto. Il popolo etiope ha già sofferto troppo ed è di fondamentale importanza che le parti partecipino, ancora una volta, a un solido processo guidato dall’Africa. Potrebbero esserci domande su come sta prendendo forma, ma il mio impegno diplomatico si è concentrato principalmente sul tentativo di vedere cosa potremmo fare per portare avanti gli sforzi guidati dall’Unione africana.

E in particolare, mentre ero ad Addis, ho avuto l’opportunità di impegnarmi con i livelli più alti del governo etiope, di ascoltare le loro problematiche, di provare a lavorare con il governo in termini di come potremmo portare avanti i colloqui di pace ; e allo stesso modo è stato in grado di impegnarsi con i rappresentanti dell’Autorità regionale del Tigray per cercare, ancora una volta, di sollecitare la cessazione delle ostilità e certamente di avviare immediatamente i colloqui di pace.

Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con l’Alto rappresentante Obasanjo insieme al mio collega, il nostro abile e talentuoso ambasciatore presso l’Unione africana Jessye Lapenn, in più occasioni. Abbiamo anche parlato con il presidente Faki e il suo team e abbiamo avuto l’opportunità di coinvolgere anche le mie controparti delle Nazioni Unite, l’SRSG Hanna Tetteh, nonché l’inviata speciale dell’UE Annette Weber. Insieme alla mia collega, l’incaricata d’affari ad Addis, Tracey Jacobson, abbiamo anche fatto un giro di impegni molto soddisfacente, ancora una volta, incentrati sul tentativo di portare avanti un processo di pace che possa produrre il tipo di pace duratura che tutti gli etiopi desiderano .

Dovrei essere chiaro che la politica degli Stati Uniti, come probabilmente saprai, è che gli Stati Uniti sono impegnati per l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Etiopia e che i nostri unici obiettivi sono cercare la pace e fornire assistenza umanitaria a tutti gli etiopi in bisogno, compresi coloro che soffrono di una grave siccità. E quindi lo facciamo in uno spirito di collaborazione e amicizia e cercando di affrontare alcune questioni molto difficili e complesse, ma rimaniamo piuttosto preoccupati per il fatto che i combattimenti siano in corso e infatti questa settimana qui alle Nazioni Unite, insieme al mio collega, l’Assistente Segretario Molly Phee, anch’essa a Nairobi per l’inaugurazione del presidente Ruto, sta lavorando con una serie di altri partner, partner internazionali, per, ancora una volta, esortare le parti a dialogare. Non c’è altra via praticabile da seguire.

E state certi che gli Stati Uniti sono impegnati diplomaticamente ai massimi livelli, a più livelli e con molti dei miei colleghi del Dipartimento di Stato, per provare a vedere come lavorare di concerto con l’Unione Africana e, ancora, coloro che sono interessati a perseguire la pace nel Corno, come possiamo avanzare su queste questioni.

Quindi lasciatemi fermare qui perché so che ci sono una moltitudine di domande, che sarò felice di occupare per il tempo che abbiamo, e se non le risolviamo tutte in questa occasione confido che ci saranno altre opportunità per noi di scambio su questi temi di grande importanza nella speranza che, ancora una volta, siamo in grado di avviare un processo che produca dividendi per il popolo etiope, che metta fine a circostanze orribili e sofferenze in modo che tutti gli etiopi può godere di un futuro migliore. Grazie mille.

MODERATORE: Grazie, inviato speciale Hammer. Inizieremo ora la parte di domande e risposte della chiamata di oggi. Vi chiediamo di limitarvi a una domanda relativa al tema del briefing di oggi: il recente viaggio dell’inviato speciale nella regione a sostegno degli sforzi dell’Unione africana per avviare colloqui volti a porre fine al conflitto nel nord dell’Etiopia. Il briefing è molto completo. A titolo di cortesia per i tuoi colleghi giornalisti, per favore mantieni le tue domande succinte.

La nostra prima domanda è stata avanzata in anticipo da Tsedale Lemma dell’Addis Standard , che chiede: “Quale leva diplomatica è rimasta agli Stati Uniti per portare i due belligeranti ai colloqui – per colloqui sulla risoluzione pacifica della guerra che non hanno schierato nel passato?”

AMBASCIATORE HAMMER: Bene, grazie mille, Tsedale. Apprezzo la tua domanda. Non è tanto una questione di leva che gli Stati Uniti portano. Penso che ciò che abbiamo visto, date le nostre relazioni storiche e la nostra partnership strategica con l’Etiopia, ci sia praticamente un’ottima comprensione del fatto che possiamo essere un intermediario onesto, che possiamo aiutare le parti a unirsi in un ruolo di supporto dell’Unione africana. Potresti aver visto che il presidente Obasanjo il 4 agosto, dopo un incontro, ha chiarito che il processo guidato dall’UA sarebbe stato accompagnato da altri partner, partner internazionali, compresi gli Stati Uniti. Ha menzionato l’UE; ha menzionato l’IGAD e l’ONU.

Quindi penso che ciò che è importante qui è che le parti riconoscano che gli Stati Uniti stanno cercando di servire i loro migliori interessi, i migliori interessi dell’Etiopia, che è, ancora una volta, avviare un processo che consenta loro attraverso il dialogo di risolvere problemi eccezionali e complessi e questioni politiche difficili; che i combattimenti non produrranno la vittoria per nessuna delle due parti e che, quindi, l’obiettivo deve essere quello di fermare i combattimenti, garantire la fornitura di assistenza umanitaria, guardare al ripristino dei servizi e poi, ovviamente, vedere come quei duri le questioni politiche che solo gli etiopi possono decidere vengono affrontate attraverso il dialogo.

MODERATORE: Grazie mille. La nostra prossima domanda andrà in diretta a Nick Schifrin della PBS negli Stati Uniti. Operatore, puoi aprire la linea?

AMBASCIATORE HAMMER: Ciao, Nick.

DOMANDA: Ehi, Mike. Come stai? Grazie mille per averlo fatto. Bello vederti. Grazie. Grazie a tutti.

AMBASCIATORE HAMMER: Bello per… beh, bello vederti virtualmente, immagino. Speriamo di incontrarci da qualche parte.

DOMANDA: Assolutamente.

AMBASCIATORE HAMMER: Sei qui a New York?

DOMANDA: Sì, sì, sarò sveglio entro domani, quindi ti mando un messaggio. Lo apprezzo.

AMBASCIATORE HAMMER: Suona bene.

DOMANDA: Quindi, come sapete, gli eritrei – scusate, i tigrini hanno annunciato oggi che l’Eritrea ha lanciato quello che i tigrini chiamano un assalto o mobilitazione su vasta scala. È qualcosa che stai vedendo, uno? E due, di cosa è un segno? Cosa stai, cosa temi che accada dopo e qual è il tuo messaggio ad Addis se, davvero, gli eritrei sono di nuovo in movimento? Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie mille, Nick. Sì, abbiamo seguito i movimenti delle truppe eritree attraverso il confine. Sono estremamente preoccupanti e lo condanniamo. Tutti gli attori stranieri esterni dovrebbero rispettare l’integrità territoriale dell’Etiopia ed evitare di alimentare il conflitto. Non potremmo essere più chiari. L’abbiamo detto più volte. Incoraggeremo coloro che potrebbero essere in grado di comunicare direttamente con Asmara che questo è di estrema preoccupazione e deve cessare. Non ho intenzione di sporgermi in avanti in termini di altre misure che potremmo essere in grado di intraprendere, ma in realtà questo è un conflitto di cui hanno sofferto molto gli etiopi, i tigrini, gli afari, gli amhariani. E la presenza di truppe eritree in Etiopia serve solo a complicare le cose e ad infiammare una situazione già tragica.

MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda andrà a Giulia Paravicini di Reuters in Etiopia. Puoi aprire la linea, per favore? Sono 6-1-1-5-2-5 – 5-2-1-5. La tua linea è aperta.

DOMANDA: Mi senti adesso?

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, posso.

DOMANDA: Ciao, Mike. Ciao, ambasciatore. Come stai?

AMBASCIATORE HAMMER: Bene, bene. Grazie per aver chiamato.

DOMANDA: Quindi ho una domanda, che è se lei può confermare che i colloqui tra le parti hanno avuto luogo a Gibuti e, in caso affermativo, cosa è stato ottenuto? E come ha chiesto il collega prima di me, chiaramente è in corso un’offensiva, quindi pensi davvero che le parti negoziali o almeno il governo etiope ei suoi alleati siano ancora interessati ai colloqui di pace?

AMBASCIATORE HAMMER: Rispondo prima alla seconda parte. Abbiamo visto dopo che l’autorità regionale del Tigray ha pubblicato una lettera, una dichiarazione sull’11 settembre, che è stato anche il nuovo anno dell’Etiopia, che sono pronti ad avviare colloqui e in effetti si sono offerti di rispettare una cessazione delle ostilità reciprocamente accettabile. Successivamente, abbiamo visto dichiarazioni del governo etiope ripetere e ribadire la loro precedente posizione secondo cui sono pronti ad andare ai colloqui ovunque e in qualsiasi momento. E prendiamo entrambi in parola, nel senso che sono impegnati a cercare di trovare una soluzione pacifica. Naturalmente, la continua escalation della violenza è estremamente preoccupante e li esortiamo a smettere di combattere e ad avviare i colloqui.

Per quanto riguarda la tua prima domanda, apprezzo l’interesse. Come probabilmente capirete, gli Stati Uniti sono molto attivamente coinvolti diplomaticamente nel tentativo di portare le parti ai colloqui e non sarò nella posizione di condividere ogni elemento dei nostri sforzi. Ma state tranquilli, stiamo facendo quello che stiamo facendo nella piena aspettativa che le parti vogliano trovare una via da seguire per arrivare al dialogo e ai nostri sforzi, in particolare nel periodo in cui sono stato lì ad Addis Abeba e continueremo questa settimana , sta collaborando con l’Unione africana che sta prendendo decisioni sul modo migliore per avviare questo processo di pace. C’è l’Alto Rappresentante Obasanjo; Capisco che altri mediatori potrebbero essere coinvolti per rafforzare lo sforzo. Come ho già detto, stanno cercando di avere partner internazionali come gli Stati Uniti per accompagnare questo sforzo.

E quindi avremo altri incontri qui a New York, che spero saranno produttivi, anche con l’Unione africana e altri, per vedere come possiamo proporre attraverso l’UA un processo di pace fattibile e solido che dia fiducia alle parti e ciò consentirà loro di sedersi dall’altra parte del tavolo e di elaborare alcune delle loro differenze politiche.

Ma ancora una volta, il coinvolgimento di attori stranieri serve solo ad esacerbare la crisi e portare a crescenti sofferenze per gli etiopi. Quindi li invitiamo a smettere.

MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda è in diretta da AFP, Nick Perry in Kenya, credo. Potresti aprire la linea, per favore? La tua linea è aperta.

DOMANDA: Ciao, Mike. Riesci a sentirmi?

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, possiamo. Ciao, Nick.

DOMANDA: Ciao. Sì, ciao, ambasciatore. Grazie mille per il briefing di oggi. Volevo dare un seguito in generale, hai incontrato il più alto livello di governo, ma anche funzionari del Tigray e attori internazionali, l’AU. Che senso ha l’ottimismo sul fatto che questi discorsi si stiano effettivamente avvicinando alla realizzazione? C’è stata molta retorica sulla speranza che – o sull’incoraggiare gli eritrei a ritirarsi e chiedere la cessazione delle ostilità, ma come hanno sottolineato i miei colleghi, in realtà si sta solo andando nella direzione opposta. Puoi darci un’idea di quanto è probabile che i negoziati avranno effettivamente successo? C’è la convinzione che entrambe le parti siano sinceramente impegnate in un processo di pace? Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, grazie mille, Nick. Apprezzo la domanda. È positivo in quanto alla fine della giornata è difficile determinare quale sia il vero intento delle parti, ma possiamo – dobbiamo prenderli in parola quando dicono che sono impegnati a cercare di trovare una soluzione pacifica a questo. E anche noi siamo realisti. Tutto ciò che possiamo fare in quanto gli Stati Uniti stanno lavorando con i nostri partner internazionali, con l’Unione africana, per fornire loro un veicolo per essere in grado di affrontare questi problemi. Le due parti si conoscono molto bene.

Questi problemi sono difficili ma non dovrebbero richiedere la guerra. E continuerò a provare. È mio mandato farlo dal Segretario di Stato, dalla Casa Bianca, fare tutto il possibile nel nostro arsenale diplomatico per cercare di renderlo possibile. E penso sia quello che state vedendo: impegno a tutti i livelli, come ho detto, con la nostra sottosegretaria Molly Phee in regione per l’inaugurazione di Ruto, ora di nuovo qui; ieri abbiamo avuto una serie di incontri qui a New York; abbiamo un programma completo. E quindi no, nessuno di noi ha una sfera di cristallo ed è molto difficile da prevedere. Ma quello che posso riposare – vi assicuro è che stiamo lavorando intensamente su questo tema non solo con le parti, ma in coordinamento con un certo numero di nostri stretti partner e alleati, sia nel continente, nella regione, sia in Europa.

E quindi penso che tu abbia visto molte dichiarazioni di altri governi che esortavano allo stesso modo. Penso che ci sia un coro di appelli per l’avvio di colloqui di pace e speriamo che le parti prendano decisioni coraggiose per fermare i combattimenti sul campo di battaglia e sedersi dall’altra parte del tavolo per il bene di tutti gli etiopi. E penso che più sentono che c’è supporto internazionale per un solido processo che può aiutare a portare quella pace, più è probabile che si spera che abbandonino qualsiasi pensiero di continuare a perseguire i loro obiettivi attraverso mezzi militari.

MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda andrà in diretta a Mohammed Tewekel di Al Jazeera. Puoi aprire la linea, per favore?

DOMANDA: Una domanda.

MODERATORE: Jazeera. È l’ultimo. Grazie, la tua linea è aperta. Può riattivare l’audio, signor Tawakal?

DOMANDA: Pronto? (Impercettibile), parlerò a nome del signor Tewekel dell’ufficio di Al Jazeera.

AMBASCIATORE HAMMER: Va bene, possiamo sentirti.

DOMANDA: Ambasciatore, (non udibile).

DOMANDA: Salve, ambasciatore. Grazie per questo, per averci permesso di partecipare a questa conferenza stampa. La nostra domanda è la seguente. Il primo è, qual è la soluzione – qual è la soluzione degli Stati Uniti alla crisi che sta attraversando in Etiopia? E la nostra seconda domanda è: qual è il coordinamento tra gli Stati Uniti e l’UA quando si arriva a risolvere questa guerra? E in terzo luogo, perché l’attenzione su questa guerra da parte della comunità internazionale è maggiore rispetto a quando ci sono altre crisi in corso in Africa?

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie mille per la domanda. Solo per la cronaca, quando Al Jazeera fa reportage, dovrebbero assicurarsi di ottenerlo accuratamente. Hanno dato al mio predecessore, David Satterfield, molta aria in termini di continuare questi sforzi. Amo David, ma è in pensione, quindi ora sono io. Sono solo – in ogni caso, questo è solo un vantaggio per assicurarsi che la segnalazione sia fattuale e accurata, soprattutto quando è facile da verificare.

In termini di – penso che la tua domanda sia fuori luogo in termini di quale sia la soluzione degli Stati Uniti. La soluzione deve venire dagli etiopi. È il loro paese. Tutto ciò che possiamo fare come Stati Uniti è incoraggiarli a lavorare per risolvere diplomaticamente queste difficili differenze attraverso il dialogo, ed è quello che stiamo facendo. Vediamo il grande potenziale dell’Etiopia, un’Etiopia in cui tutti gli etiopi possono prosperare. E questo è il tipo di partnership strategica che avevamo con l’Etiopia prima che questo conflitto iniziasse nel novembre del 2020.

E quindi, se i partiti sono in grado di prendere la dura decisione di fermare le ostilità, di avviare un dialogo, allora saranno in una posizione migliore per porre fine alle sofferenze del loro popolo e quindi cercare di fare progressi, come accade nella maggior parte delle democrazie, attraverso il dialogo e con mezzi pacifici.

In secondo luogo, per quanto riguarda il coordinamento tra USA e UA, non potrebbe essere più stretto – ancora una volta, grazie all’ottimo lavoro del nostro ambasciatore presso l’Unione africana Jessye Lapenn, abbiamo avuto più incontri con alti dirigenti dell’Unione africana. Abbiamo un dialogo continuo. In effetti, mentre venivo qui, stavo ricevendo una chiamata da qualcuno dell’UA. Non ho potuto rispondere alla sua chiamata perché dovevo occuparmi di questa faccenda di questa importante conferenza stampa, ma appena tutto sarà finito lo richiamerò. E penso che ci sia un grande spirito di partenariato – partenariato che il presidente Biden ha offerto al suo ingresso in carica e un partenariato che intendiamo cercare di fornire a sostegno dell’Unione africana. E quindi c’è un’ottima comunicazione, un’ottima comprensione di ciò che stiamo cercando di fare, ed è solo attraverso il nostro lavoro collettivo che abbiamo la possibilità che le parti si impegnino e, si spera, portino la pace, che è nel loro migliore interesse. Devono rendersi conto che con la pace arriva la prosperità. I combattimenti porteranno solo miseria.

MODERATORE: Grazie. Vorrei leggere una domanda che è stata presentata in anticipo da Mohamed Maher del quotidiano Al-Masry Alyum in Egitto. Chiede: “Ambasciatore Hammer, hai visitato gli Emirati Arabi Uniti. In che modo gli Emirati Arabi Uniti possono aiutare a stabilizzare il Corno d’Africa?”

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie per la tua domanda, Mohamed. E sì, ho visitato gli Emirati Arabi Uniti e in effetti ho consultazioni con altri governi mediorientali. È davvero importante che lavoriamo tutti insieme, ancora una volta, per incoraggiare le parti a vedere che la pace e la stabilità possono portare sviluppo economico e condizioni migliori per gli etiopi e per i popoli del Corno. E apprezziamo molto le nostre discussioni con i nostri amici e partner degli Emirati. Portano il loro punto di vista e comprendono la regione estremamente bene, ed è solo grazie a noi che lavoriamo tutti insieme, sperando di portare le nostre prospettive nell’aiutare le parti a capire come risolvere al meglio le loro divergenze ai colloqui di pace, che allora potremmo avere successo .

Ma ho molto apprezzato i loro impegni, ovvero gli Emirati, i sauditi e altri che sono interessati a vedere che la pace metta radici in Etiopia. E ovviamente, come ho già detto, parte del mio mandato consiste anche nel cercare di incoraggiare le parti a raggiungere un accordo GERD che serva gli interessi di tutti e tre i paesi: Etiopia, Sudan ed Egitto. E ancora, un tale accordo sarebbe anche qualcosa che porterebbe stabilità alla regione e sarebbe importante in termini di opportunità per maggiori investimenti economici e sviluppo, che, ancora una volta, serve tutti e tre i paesi.

MODERATORE: Grazie. Prenderemo una domanda dal vivo da Zayid al-Harari (ph), che credo sia con Al Araby TV in Etiopia. Operatore, può aprire la linea, per favore? Sì, ecco qua. Puoi parlare ora.

DOMANDA: (In arabo.)

MODERATORE: Mi scusi, signor al-Harari, se desidera porre una domanda in arabo, purtroppo possiamo ospitare solo traduzioni scritte. Quindi, per favore, scrivi la domanda in arabo nelle domande e risposte e la leggeremo ad alta voce. Grazie mille.

Successivamente andremo da Peter Fabricius dal Sud Africa. Operatore, può aprire la linea, per favore?

DOMANDA: Ciao. Grazie, Tiffany. Grazie, ambasciatore Hammer. Volevo farle una domanda che ho sentito da un esperto etiope su questo argomento che i Tigrini non sono molto contenti del signor Obasanjo come mediatore poiché lo considerano troppo vicino agli etiopi. Mi chiedevo se potevi affrontare quel problema, quella domanda. È vero ed è – voglio dire vero, perché è il sentimento dei Tigray e, in tal caso, c’è una soluzione a questo?

E se posso anche chiederti, quale vedi come la causa di questa nuova esplosione di guerra dopo nove mesi circa di relativa calma e pace? Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, grazie mille, Peter. Davvero, per le opinioni del Tigrino sul processo guidato dall’UA e le personalità coinvolte, devo davvero rimandare a loro per esprimersi. So che si sono espressi pubblicamente in precedenza. Vorrei sottolineare la loro dichiarazione dell’11 settembre che chiarisce che sono pronti ad andare a colloqui sotto l’UA, e lo accogliamo con favore. Ancora una volta, penso: so che entrambe le parti vogliono garantire un processo di pace solido e credibile, ed è ciò che gli Stati Uniti stanno lavorando per sostenere mentre l’UA mette insieme come questi colloqui potrebbero andare avanti.

Sul perché del più recente scoppio delle ostilità, ancora una volta, penso che le parti rimangano in una situazione di stallo, risolvibile solo attraverso colloqui, e purtroppo le ostilità sono riprese. Ora, quando ho visitato Mekele insieme ad altri colleghi il 2 agosto, le autorità tigriane erano molto chiare sul fatto che si stavano preparando per potenziali ostilità se non ci fosse stato un ripristino dei servizi poiché stavano sostenendo che i tigrini stavano soffrendo gravemente. Voglio dire, non sono solo i Tigrani; infatti, anche gli Afar e gli Amhara sono privi di servizi.

E quindi questo, ancora una volta, sta andando alle questioni fondamentali che devono essere affrontate, e ciò che ho apprezzato dal governo etiope è che ha riconosciuto la propria responsabilità nel cercare di fornire servizi a tutti gli etiopi. Ma per farlo è necessario un ambiente favorevole. Hai bisogno di un ambiente di sicurezza favorevole. E il modo migliore per arrivarci è, ovviamente, concordare una cessazione delle ostilità per elaborare le modalità di ripristino dei servizi, e ciò dovrebbe essere fatto in breve tempo ed è quello che abbiamo sollecitato.

Ancora una volta, non posso dirlo abbastanza: non esiste una soluzione militare a questo conflitto, e prima entrambe le parti lo riconosceranno, prima saremo su una strada migliore verso la pace.

MODERATORE: La nostra prossima domanda va in diretta ad Ashenafi Endale da The Reporter in Etiopia. Operatore, apra la sua linea, per favore.

DOMANDA: Ciao, mi senti?

AMBASCIATORE HAMMER: Non molto bene. Potresti per favore parlare?

DOMANDA: Va bene. Salve, ambasciatore. Mi senti ora?

AMBASCIATORE HAMMER: Un po’ meglio, sì.

DOMANDA: Va bene. Grazie mille. Quindi ho solo una domanda. Gli Stati Uniti stanno valutando di riprendere i disegni di legge delle sanzioni preparati in precedenza alla luce del perdurare del conflitto e (non udibile) le due parti non si sono presentate al tavolo dei negoziati?

AMBASCIATORE HAMMER: Penso di aver sentito più o meno la tua domanda. State tranquilli, ancora una volta, gli Stati Uniti stanno esaminando una serie di opzioni per incoraggiare le parti ad avviare colloqui di pace. E voglio concentrarmi solo sul positivo che può derivarne. E mentre ovviamente c’è sempre un’opzione di sanzioni disponibile e non esiteremo a sanzionare coloro che meritano di essere sanzionati, in questo momento il nostro – gran parte della nostra attenzione è, ancora una volta, su questi intensi sforzi diplomatici che l’UA sta intraprendendo, che i miei colleghi, i colleghi internazionali si stanno impegnando, che noi come gli Stati Uniti ci stiamo impegnando in una questione, si spera, in breve tempo, ad avviare quei colloqui e arrivare a una cessazione delle ostilità e garantire, ancora una volta, un ambiente favorevole per cercare di risolvere queste questioni pacificamente.

MODERATORE: La prossima domanda è a Fred Harter, in diretta dal Times di Londra ad Addis. Operatore, può aprire la linea, per favore?

DOMANDA: Ciao, mi senti?

AMBASCIATORE HAMMER: Possiamo sentirti, sì, Fred.

DOMANDA: Ottimo. Grazie mille per il briefing, ambasciatore. La mia domanda fa seguito ad alcune delle altre. Lei ha affermato che entrambe le parti hanno espresso una preferenza per un solido processo di pace e che è necessario creare un’atmosfera favorevole per ripristinare i servizi. Mi stavo solo chiedendo se potresti dirci, nelle tue discussioni con entrambe le parti, quali sembrano essere i principali ostacoli in questo momento verso la fine delle ostilità e l’arresto dei combattimenti?

MARTELLO AMBASCIATORE: Sì, grazie, Fred. È una questione di fiducia, fiducia e fiducia. Non c’è fiducia da nessuna delle due parti che ci si possa fidare dell’altra, ed è per questo che possiamo sperare di riunirli sia attraverso gli sforzi guidati dall’UA, attraverso gli sforzi degli Stati Uniti, attraverso gli sforzi degli altri. Lo sono: in pratica le due parti erano una volta una famiglia e le controversie tra le famiglie possono essere molto aspre. Ma devi pensare a tutte le persone che stanno soffrendo, che sono vittime di questo conflitto, e dare la possibilità di costruire fiducia reciproca e fiducia sufficiente che porti a passi graduali da entrambe le parti per garantire, ancora una volta, la fine ai combattimenti e per arrivare a una situazione come quella che abbiamo avuto almeno durante la tregua umanitaria, che è stata significativa nel governo che l’ha offerta e nel TPLF che l’ha rispettata,

E mentre ci sono voluti diversi mesi, era arrivato a un livello decente e il carburante aveva finalmente iniziato a fluire nel Tigray che avrebbe consentito un’ulteriore distribuzione a tutti coloro che ne avevano bisogno, quando, poi, le ostilità sono riprese e abbiamo avuto quello sfortunato incidente del sequestro di 12 camion di carburante – WFP da parte del TPLF. E anche questo deve essere affrontato.

Ma state certi che noi, come Stati Uniti e altri, continueremo i nostri sforzi per cercare di aiutare le parti a costruire un po’ di fiducia, in modo che possano essere fiduciosi che, con il sostegno della comunità internazionale, gli impegni presi saranno impegni rispettati e quello che comincerà – di nuovo, avviaci lungo una strada verso la pace.

MODERATORE: Abbiamo tempo per due domande. Ne faremo uno dal vivo da Samuel Tamene di EBS Television. Operatore, può aprire la linea, per favore? Ha sede in Etiopia. Samuel Tamene, se riesci a riattivare l’audio, sei aperto a parlare.

Ok, penso che mentre lo risolviamo leggerò una domanda che è stata inviata in anticipo dal signor Vincent Léonard di RFI Africa Service in Francia. Sta chiedendo dell’ONU. Chiede: “Per quanto riguarda l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, c’è un’iniziativa degli Stati Uniti sull’Africa? Macron sta facendo pressioni sul Sudafrica per fornire supporto politico e diplomatico alla posizione occidentale sull’Ucraina. Gli Stati Uniti stanno facendo lo stesso?”

AMBASCIATORE HAMMER: Bene, ancora, grazie mille per la tua domanda. Di grande attualità visto che siamo qui a New York per l’ennesimo UNGA. E ieri stavo parlando con il segretario Blinken, e chiaramente – e il presidente Biden ha l’opportunità di parlare al mondo domani, mercoledì, e quindi non voglio anticipare il mio presidente. Ma è molto chiaro che abbiamo reso una priorità lavorare sulla salute globale, il nostro supporto per le esperienze nella Repubblica Democratica del Congo, ma lo vedo in Etiopia e in tutto il continente per aiutare a sviluppare soluzioni mediche e know-how per affrontare alcune malattie enormi. È iniziato con i nostri sforzi con PEPFAR, di cui sono sicuro tutti voi siete a conoscenza, molti decenni, un paio di decenni fa. Ma ora è stato ampliato per affrontare la crisi del COVID e ora stiamo esaminando le possibilità per combattere la malaria.

E quindi è sottostimato ciò che gli Stati Uniti hanno fatto attraverso la generosità del popolo americano in termini di progressi su questioni chiave della salute globale che alla fine salvano vite africane, che salvano vite in tutto il mondo.

In secondo luogo, avete visto gli sforzi di ciò che abbiamo fatto in termini di sicurezza alimentare e continueremo a farlo. È una crisi in corso aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla limitazione delle esportazioni di grano e altre forniture critiche. Siamo incoraggiati dal fatto che ora un po’ di grano stia iniziando a fluire, ma ci rendiamo pienamente conto delle lotte di molti paesi africani che dipendono da questo grano per la loro sicurezza alimentare e che le persone hanno un disperato e disperato bisogno. Il modo migliore per affrontare questo problema è che i russi si fermino, si ritirino e mettano fine alla loro invasione dell’Ucraina.

Continueremo a lavorare su questo. Sono stato molto onorato di sapere di ulteriori 488 milioni di dollari che gli Stati Uniti forniranno all’Etiopia specificamente per aumentare l’assistenza umanitaria e affrontare i soccorsi in caso di siccità. Sapete che le questioni del cambiamento climatico sono primarie per il Presidente Biden, per questa amministrazione, grazie agli sforzi del Segretario Kerry come nostro inviato speciale. C’è la COP27 in arrivo in Egitto. Proprio ieri abbiamo avuto un incontro con il ministro degli Esteri Shoukry in cui questo è stato uno dei principali argomenti di conversazione.

Quindi state certi che abbiamo un’agenda molto ampia. Ciò che gli Stati Uniti fanno nel continente conta. È importante perché salva vite. Aiuta lo sviluppo delle persone. Abbiamo programmi educativi e di scambio straordinari. E che a volte – quelle storie non vengono raccontate così frequentemente perché ci concentriamo su crisi e guerre. Ma sono molto orgoglioso di ciò che fanno gli Stati Uniti e sono molto orgoglioso di cosa: il lavoro che il nostro USAID attraverso Administration Power e i team che abbiamo sul campo per fornire l’assistenza umanitaria tanto necessaria alle persone più bisognose , ai più vulnerabili. Sono orgoglioso del lavoro che svolgiamo per aiutare i rifugiati e come grandi sostenitori del CICR e di altre organizzazioni che si occupano dei più bisognosi.

E quindi penso che questa settimana ci consentirà di sfruttare questi sforzi per cercare di lavorare con altri partner per condividere la generosità del popolo americano e per – e per ottenere il massimo effetto. E ancora, questa è solo un’opportunità per evidenziare che le relazioni con gli Stati Uniti vanno ben oltre i titoli dei giornali del tentativo di – e ovviamente questo interesse – questa disponibilità della stampa si collega direttamente ad esso perché sei preoccupato per questioni di guerra e pace. E allo stesso tempo, continuiamo a fornire assistenza agli etiopi bisognosi in tutto il paese. E ho avuto l’opportunità di parlare con diversi gruppi della diaspora negli Stati Uniti che rappresentano più etnie, che si tratti degli Oromo, degli Amhara, degli Afar, dei Tigrini ovviamente, di quelli della regione della Somalia e di altre regioni,

MODERATORE: Bene, grazie mille, ambasciatore, inviato speciale Hammer. E questo è tutto il tempo che abbiamo oggi. Ci hai dedicato una generosa quantità del tuo tempo. So che ci seguono molti incontri e interviste. Hai avuto brevi parole mentre chiudiamo?

AMBASCIATORE HAMMER: No, ancora una volta, un grido a tutti voi giornalisti in questa telefonata. Secondo la mia esperienza, che sia stato nella Repubblica Democratica del Congo o prestando servizio in altri paesi e ora nel Corno, il lavoro che fai è coraggioso, è importante, è difficile. Apprezzo tutte le tue domande: quelle difficili; Preferisco forse quelli facili. Ma ritenerci responsabili come governo. Ritieni responsabili i governi da cui stai segnalando. Smascherare la corruzione, denunciare le violazioni dei diritti umani e chiedere a chi detiene il potere di renderne conto.

I vostri lavori sono davvero importanti per la democrazia e per le persone che state cercando di informare, e ho il massimo rispetto per i vostri sforzi e, ancora una volta, non vedo l’ora di avere l’opportunità di incontrare alcuni o la maggior parte di voi di persona ad un certo punto. Nel corso della mia carriera ho davvero apprezzato i media e la stampa e la loro importanza in – per una democrazia. La libertà di espressione e la libertà di stampa sono fondamentali. Quindi, anche nei tuoi giorni più difficili, sappi che quello che stai facendo conta. Grazie mille.

MODERATORE: Grazie. E questo conclude il briefing di oggi. Vorrei ringraziare l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Mike Hammer, per averci parlato oggi e ringraziare tutti i nostri giornalisti per aver partecipato. In caso di domande sul briefing di oggi, è possibile contattare l’Africa Regional Media Hub all’indirizzo AFMediaHub@state.gov. Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: E grazie, Tiffany e l’hub. Ricordo il tempo in cui ero assistente segretario per gli affari pubblici e questo stava appena iniziando, ed è fiorente. Quindi, ancora una volta, grazie per l’opportunità di interagire con così tanti giornalisti, e spero che lo rifaremo presto.

MODERATORE: È reciproco. Grazie. Arrivederci.


tommasin.org/blog/2022-09-21/b…



Domotica: cresce il mercato dei dispositivi per le smart home


Quello della domotica e delle soluzioni per smart home è uno dei settori più dinamici in assoluto, forte di una crescita costante sostenuta da una notevole ricerca tecnologica. L’espansione del mercato di questa particolare categoria merceologica fa registrare numeri importanti anche in Italia: nel 2021, dopo lo stop causato dallo scoppio della pandemia e dal […]

L'articolo Domotica: cresce il mercato dei dispositivi per le smart home proviene da L'Indro.



Ucraina, ‘i violini di autunno’


A dieci giorni dalla vittoriosa offensiva ucraina su Kharkiv le operazioni proseguono. A Izium si scoprono fosse comuni, sul fiume Oskil i russi si rinforzano mentre Kherson è sempre sotto attacco. Qual è la situazione a meno di un mese dalle piogge d’autunno?

L'articolo Ucraina, ‘i violini di autunno’ proviene da L'Indro.



Un biglietto per il Metaverso


A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.

palermo.gds.it/video/cultura/2…



Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api


Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.

Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.

Fonte notizia: Palermotoday



La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo


Tra le tante leggende palermitane, non mancano le storie legate a fatti misteriosi, intriganti e suggestivi, come quella del 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 della Suora del Teatro Massimo di Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’Agata che all’interno dei monasteri custodivano anche le tombe di suore, preti e di altri defunti. Secondo la leggenda palermitana, durante il corso dei lavori di demolizione, pare sia stata profanata la tomba di una suora e da allora la credenza popolare vuole che il suo 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 infesti il Teatro.


Palazzo Drago Airoldi di Santa Colomba sorge su preesistenze arabe e romane, si trova a Palermo nel tratto superiore del Cassaro, compreso tra i Quattro Canti e il Palazzo Reale, il luogo più prestigioso dell'intero asse viario, corrispondente all'antica Neapolis, dove sorgono molti dei più importanti palazzi nobiliari palermitani.
Video



NABLUS. Analisti: gli scontri in città possibile preludio di una rivolta contro l’Anp


La protesta popolare è divampata dopo l'arresto da parte dei servizi di sicurezza palestinesi di due militanti di Hamas, tra cui Musab Ashtayah, conosciuto come un comandante locale delle brigate Ezzedin al Qassam. I palestinesi da lungo tempo chiedono al

di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 21 settembre 2022 – Con il presidente palestinese Abu Mazen a New York per il discorso che domani farà all’Assemblea annuale dell’Onu, e il suo premier, Mohammed Shttayeh, in Gran Bretagna per i funerali della regina Elisabetta, l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ritrova in queste ore ad affrontare a Nablus la protesta popolare più ampia dallo scorso anno, quando agenti dei servizi di sicurezza pestarono duramente un dissidente, Nizar Banat, spirato dopo qualche ore in ospedale. Secondo alcuni analisti la protesta potrebbe essere il preludio di una rivolta ampia contro l’Anp alla quale la popolazione palestinese chiede da anni di interrompere la collaborazione di sicurezza con Israele. A inizio settembre i comandi militari israeliani avevano accusato l’Anp di “non fare abbastanza per combattere il terrorismo”.

A scatenare le proteste è stata lunedì notte l’operazione ordinata dal capo dell’intelligence Majd Faraj per arrestare due combattenti di Hamas, tra cui il 30enne Musab Ashtayah, conosciuto come un comandante locale delle brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato del movimento islamico. All’incursione delle forze speciali dell’Anp sono seguiti scontri violenti e intensi scambi di raffiche di mitra tra giovani armati e agenti di polizia. Un colpo ha ucciso un passante, Firas Yaish di 53 anni. La sua morte ha accresciuto la rabbia della popolazione che ieri, per ore, ha preso di mira con sassi e bottiglie i veicoli blindati delle forze di sicurezza. «Uomini armati hanno aperto il fuoco verso il comando della polizia di Nablus quando gli agenti hanno iniziato a sparare indiscriminatamente: un proiettile lo ha colpito e ucciso (Yaish) davanti alla sua abitazione», ha raccontato ad Al Jazeera il giornalista di Hazem Nasser. Un altro palestinese Anas Abdelfattah, studente dell’Università An Najah, è stato ferito da un proiettile allo stomaco ed è in condizioni critiche.

Per tutto il giorno Nablus è apparsa in molti dei suoi quartieri come una città fantasma con le strade completamente deserte mentre in altri, soprattutto intorno alla città vecchia, avvenivano scontri duri tra manifestanti e poliziotti antisommossa dell’Anp. Il comune ha chiuso a causa dei colpi sparati contro il suo edificio e la An-Najah National University ha detto ai suoi studenti che le lezioni si sarebbero tenute da remoto. Colpi sono stati sparati anche contro gli studi di Radio Hayat, politicamente vicina all’Anp, durante il suo programma mattutino costringendo la conduttrice in onda in quel momento a interrompere la programmazione.

2694978Oltre a un morto si contano almeno 30 feriti. L’Anp è stata accusata dai manifestanti di aver piazzato sui tetti alcuni cecchini.

Nelle scorse ore sarebbe stato raggiunto un accordo per mettere fine agli scontri. L’Anp si sarebbe impegnata a rilasciare entro breve i due arrestati. Su tratta però di una notizia non ufficiale e al momento la situazione resta molto tesa.

Contro l’Anp si sono schierati tutti i gruppi armati di Nablus e Jenin. Dozzine di combattenti sono scesi in strada e hanno sparato in aria lunghe raffiche di armi automatiche. Dura la condanna di Hamas: «Mentre il nemico (Israele) continua le sue uccisioni e gli arresti, l’Anp insiste con il coordinamento della sicurezza e l’oppressione del nostro popolo, la persecuzione e l’arresto dei combattenti». Il gruppo armato «Fossa dei leoni» ha avvertito che «nessun agente delle forze di sicurezza dell’Anp sarà autorizzato a operare nella città di Nablus» se Ashtayah non sarà rilasciato.

L’arresto del comandante militare di Hamas a Nablus è avvenuto mentre proseguono le incursioni notturne dell’esercito israeliano in Cisgiordania, in particolare nelle città di Jenin e Nablus dove la resistenza armata palestinese si è fatta più organizzata negli ultimi tempi. Pagine Esteri

L'articolo NABLUS. Analisti: gli scontri in città possibile preludio di una rivolta contro l’Anp proviene da Pagine Esteri.



Vuotando


Urla senza idee La campagna elettorale si muove in un vuoto chiassoso e fastidioso. Prima ancora del risultato è proprio l’impostazione delle propagande a offrire una veduta su quel che ci attende. Ovvio che nel corso di una campagna elettorale le differe

Urla senza idee


La campagna elettorale si muove in un vuoto chiassoso e fastidioso. Prima ancora del risultato è proprio l’impostazione delle propagande a offrire una veduta su quel che ci attende.

Ovvio che nel corso di una campagna elettorale le differenze si accentuino e i toni si alzino. Il problema è serio quando il volume si alza e comunque non si capisce quel che vanno dicendo. Esempio: che si discuta pro o contro l’aborto è cosa sensata, concorrendo diversi fattori, anche di ordine culturale e religioso. Posizioni opposte sono legittime, se argomentate.

Mentre è insensato che si scateni la buriana cercando di non far capire che si stanno dicendo cose simili, se non uguali. Da destra si solleva il tema invocando il “diritto a non abortire”, che è un segnale al proprio elettorato, supponendolo non felice del diritto all’aborto. Da sinistra si afferma che demolire la legge che regola l’aborto sarebbe un regresso civile.

Peccato che da destra si fa poi sapere che non si ha intenzione alcuna non solo di cancellare, ma neanche di modificare la legge, mentre quel che si vorrebbe è quel che già c’è, ovvero un aiuto a quante vanno ad abortire per ragioni economiche. In altre parole: stavano dicendo la stessa cosa, salvo strabuzzare gli occhi e divenir paonazzi nello sforzo di sembrare opposti. Passate le elezioni se ne scorderanno e la memoria sparirà anche per la sostanza: i sistemi sanitari regionali non offrono servizi paragonabili a tutti i cittadini.

Secondo esempio, il Pnrr. Anche in questo caso, come per tutto il corso della campagna elettorale, l’iniziativa è della destra. La sinistra gioca solo di rimessa, anche perché la destra si sente vincente e la sinistra perdente. Dicono da destra: cambieremo il Pnrr, perché il mondo è cambiato e le regole lo consentono. Rispondono da sinistra: incoscienti, così c’è il rischio di perdere tutti i soldi. Mai un solo passaggio a qualche cosa di concreto.

E infatti il presidente del Consiglio ha fatto osservare: certo che si può cambiare il Pnrr, ma solo per le cose non ancora messe a gara. Aggiunge: è stato messo a gara quasi tutto. Cioè stiamo parlando del niente. A questo punto la destra aggiunge: sono cambiati i prezzi delle materie prime. Bella scoperta, siamo nel mondo dell’ovvio e, in ogni caso, questi non sarebbero cambiamenti del Pnrr (ovvero dei progetti, delle riforme e delle priorità), ma dei capitolati. Ancora una volta: gran chiasso sul nulla.

Nelle ultime ore è tornata la traduzione della propaganda trumpiana: prima gli italiani. Per le regionali si potrà usare “prima i pugliesi”? Ma prima di che, di chi, per quale ragione? Trattasi di un feticcio. A destra si agita il sovranismo sperando non si veda che si tratta di un favore alla sovranità dei nemici dell’Unione europea.

A sinistra si agita l’europeismo sperando non si veda che lo si immagina come argine alle proprie sconfitte nazionali. Ma in quel mercato ci sono il 60% delle nostre esportazioni, le garanzie dei nostri debiti, la fonte dei finanziamenti che riceviamo, sicché il tema non è lo scolapasta a corona che ci si mette in testa, bensì quante idee si hanno per scegliere fra interessi e tessere alleanze vincenti. Anche su questo: il niente. O il peggio.

Dopo che le forze politiche avranno vuotato d’idee e competenze le rispettive proposte e dopo che gli italiani avranno votato, quindi, resterà il nulla schiamazzato e la sola vera inconciliabilità, ovvero quella interna alle due false coalizioni. Mentre la propaganda che si è fatta o impedirà di mettere in sinergia le convergenze, che sono più vaste delle divergenze, oppure dimostrerà ancora l’incoerenza trasformista degli astanti.

La colpa non è solo della politica. Oggi il mondo delle imprese vorrebbe più gas dall’Adriatico. Giusto. Ma quando fu il tempo per battersi eravamo pochini, mentre l’informazione, alla ricerca di spettacolo circense, era zeppa di No tutto. Ricordiamocene: la politica è una cosa seria e se le persone serie se ne tengono fuori ne pagano comunque le conseguenze.

La Ragione

L'articolo Vuotando proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Auto in Spagna, cosa bisogna sapere


Cambiare nazione è una pratica che, ormai, si sta diffondendo sempre di più, anche in Italia. I giovani soprattutto, sentono il richiamo della globalizzazione e desiderano allontanarsi, magari temporaneamente prima e in via definitiva in un secondo momento, dalla propria terra natia, alla ricerca di nuovi stimoli provenienti da altri Paesi. Tra le mete più gettonate […]

L'articolo Auto in Spagna, cosa bisogna sapere proviene da L'Indro.



CBD: i benefici per il sistema cardiovascolare


Quando si parla del CBD e dei suoi benefici, sono tanti gli aspetti che vengono chiamati in causa. Si cita la capacità del cannabidiolo di tenere sotto controllo l’ansia, così come la sua efficacia antinfiammatoria. Il CBD, che può essere assunto attraverso l’olio e altri prodotti acquistabili sia presso negozi fisici sia facendo riferimento a […]

L'articolo CBD: i benefici per il sistema cardiovascolare proviene da L'Indro.



Mercato valutario: boom di richieste per i corsi forex


Il mercato valutario negli ultimi mesi ha rappresentato per gli investitori una vera e propria fucina di opportunità, forse il momento più florido da questo punto di vista nel nuovo millennio. Una ritrovata aggressività da parte delle Banche Centrali nell’imporre una politica monetaria decisamente meno accomodante rispetto a quella del recente passato ha innescato profondi cambiamenti nei rapporti di forza tra […]

L'articolo Mercato valutario: boom di richieste per i corsi forex proviene da L'Indro.



IRAN. Donne in rivolta contro la polizia religiosa dopo la morte di Mahsa Amini


Almeno 4 i morti e 15 i feriti al suo funerale tra la folla in rivolta contro la polizia religiosa. Sui social, in segno di protesta, le iraniane si tagliano i capelli e danno fuoco ai propri hijab. L'articolo IRAN. Donne in rivolta contro la polizia rel

di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 21 settembre 2022 – Aveva solo 22 anni Mahsa Amini, la donna che il 14 settembre scorso ha perso conoscenza in una stazione di polizia a Vozara, in Iran, ed è entrata in coma, per morire poche ore dopo nella terapia intensiva dell’ospedale di Kasra. Era a Teheran per visitare alcuni parenti insieme alla sua famiglia con cui vive a Saqqhez, nel Kurdistan iraniano, quando gli agenti della Guidance Patrol, la “polizia morale” iraniana, l’hanno arrestata perché non indossava adeguatamente il velo. Il foulard, infatti, non nascondeva integralmente i suoi capelli neri. E’ stata pertanto condotta in commissariato in stato di fermo, e dopo appena due ore è entrata in coma, in circostanze misteriose. La sua morte ha provocato reazioni di protesta nel Paese e nel resto del mondo.

La polizia ha negato qualsiasi forma di colluttazione con la donna, sia durante l’arresto che nelle ore di fermo in cui Amini sedeva in attesa di essere interrogata insieme ad altre donne. Il comandante della Polizia di Teheran, Hussein Rahimi, ha affermato che i suoi agenti hanno “fatto di tutto” per aiutare la donna e ha parlato di un “incidente sfortunato”. La tv di stato ha diffuso un video in cui in un commissariato una donna si alza dalla panca per parlare con un poliziotto e cade improvvisamente a terra. Nella versione del comando di polizia si tratterebbe appunto di Mahsa Amini.

A scatenare l’episodio, si legge in una dichiarazione della polizia del 15 settembre, sarebbe stato un arresto cardiaco. La famiglia di Amini, tuttavia, ha violentemente rigettato questa ipotesi, affermando che la ragazza godeva di ottima salute.

Nelle parole di Rahimi, sarebbero “accuse codarde” quelle che si sono diffuse intorno a questa morte, secondo le quali il decesso si dovrebbe attribuire, invece, alle violenze degli agenti sulla detenuta. Diverse sono, infatti, le testimonianze che, in seguito alla notizia della morte inspiegabile della donna, hanno riferito che Mahsa Amini sia stata picchiata dagli agenti della “polizia morale” al momento dell’arresto, mentre veniva caricata sul furgone della polizia e poi probabilmente anche durante il fermo. A ucciderla letteralmente di botte, secondo la versione che in poche ore ha investito il dibattito pubblico iraniano, sarebbero stati i poliziotti, tanto da farla arrivare in terapia intensiva, secondo quanto riferito dall’ospedale di Kasra, già in stato di morte cerebrale.

Al suo rientro dal vertice a Samarcanda con Putin e Xi Jinping, il primo ministro Ebrahim Raisi ha trovato un Paese travolto da uno tsunami di proteste di iraniani, ONG e comunità internazionale, che nessuna versione ufficiale sull’accaduto diramata dalle tv nazionali è riuscita a frenare. E’ per questo che ha annunciato che il ministero dell’interno svolgerà un’indagine per accertare le cause della morte della ragazza.

Che si sia trattato di morte cardiaca improvvisa o meno, non è la prima volta in Iran che una donna, oltre a subire l’arresto, sia vittima di violenze a causa del suo modo di vestire. Dai tempi della rivoluzione di Khomeni nel 1979, infatti, in Iran è obbligatorio il rispetto delle norme di abbigliamento e di comportamento dettate dalla Sharia. Con il premier Mahmoud Ahmadinejad, il Paese si è dotato addirittura di una “polizia morale”, un corpo di agenti, uomini e donne velate integralmente di nero, chiamati a vigilare che tutte le donne, non solo quelle musulmane, abbiano i capelli e il collo completamente coperti da un hijab. Per chi trasgredisce, la pena può essere il carcere.

Nel 2017 si accese nel Paese un movimento di ribellione che vide molte donne, soprattutto volti pubblici, liberarsi dei veli e lasciare liberi i capelli in segno di protesta contro la “legge morale”. Il risultato fu, però, piuttosto un inasprimento della sua applicazione. Diversi video online iniziarono a testimoniare arresti sempre più violenti di ragazze con ciuffi di capelli liberi sulla fronte o trecce che si affacciavano sotto al bordo dell’hijab. Schiaffi, pugni, donne messe all’angolo da altre donne che le accusavano di condotte vergognose e peccaminose, poi gettate brutalmente su furgoncini della polizia per raggiungere il commissariato.

See how Girls are mercilessly Beaten, assaulted & humiliated Publicly by Psychopath Radical Predators in Iran for not wearing #Hijab .Bloody Morality Police Monsters😡violently assault Girls enforcing Hijab Compulsion. These Extremist countries r living Hell 4 women#MahsaAmini pic.twitter.com/UEVwnN97si

— Jyot Jeet (@activistjyot) September 18, 2022

This is a small part of the horror that we live every day Because of the mandatory hijab
For the sin of being a girl in an Islamic country#Mahsa_Amini #مهسا_امینی pic.twitter.com/latkm9XUMa

— حدیثی که میفرماید: (@H_a_d_i_s_h) September 16, 2022

E’ per questo che l’episodio della morte di una ragazza di 22 anni arrestata per motivi “morali” ha riacceso nelle donne iraniane una rabbia mai sedata. L’ennesima morte, l’ennesima violenza alla loro dignità, che le ha fatte esplodere nell’urlo di “Morte al dittatore”.

Sabato mattina, infatti, si sono svolte le esequie di Mahsa Amini nel suo villaggio di Sagghez, a 460 km da Teheran. Le autorità avrebbero chiesto alla famiglia di svolgere il funerale all’alba, in modo che il rito si celebrasse tra pochi intimi e lontano dalle attenzioni mediatiche, ma i familiari di Amini non hanno accettato di salutare la ragazza prima che il sole non si fosse levato alto in cielo e intorno alla loro casa non si fossero radunate centinaia di persone.

Urla di protesta si sono presto sollevate dalla massa di partecipanti all’eco di “Morte al dittatore”, rivolto all’ayatollah Khomeini, ritenuto responsabile dell’uccisione della donna per mano della “polizia morale”. Le donne nella folla si sono liberate dell’hijab e molte di loro l’hanno innalzato su bastoni di legno come una bandiera. Nelle stesse ore, anche nella città di Teheran una folla marciava al grido degli stessi inni e con le stesse donne svelate pronte a sfidare il braccio della “polizia morale”.

Contro la folla, che dopo il rito funebre ha continuato a protestare e si sarebbe radunata poi davanti all’ufficio del governatore, si è scatenato l’esercito, con spari e lacrimogeni: negli scontri sarebbero rimasti uccisi quattro manifestanti e almeno 15 sarebbero i feriti.

This is Iran today. A woman proudly burning the most visible symbol of religious dictatorship; compulsory hijab.
Hijab police killed #MahsaAmini but now there are millions of Mahsa in Iran who are shouting NO to Forced hijab NO to gender apartheid regime.#مهسا_امینی pic.twitter.com/9tzd9IRwgB

— Masih Alinejad 🏳️ (@AlinejadMasih) September 19, 2022

Non solo per le strade: anche i social sono stati travolti dalla rabbia. In poche ore, l’hashtag #MahsaAmini è stato menzionato oltre due milioni di volte. “Togliersi l’hihab è un crimine punibile in Iran. Chiediamo alle donne e agli uomini nel mondo di mostrarci la loro solidarietà”, si legge sull’account di una ragazza. E ancora “La cosiddetta polizia morale l’ha arrestata arbitrariamente prima che morisse per far rispettare le leggi abusive, degradanti e discriminatorie del Paese che impongono il velo. Tutti gli agenti e gli ufficiali responsabili devono essere sottoposti alla giustizia”.

2692941

Sotto all’hashtag #MahsaAmini, insieme ai tweet si sono moltiplicati video di donne disposte a tagliarsi i capelli in segno di protesta. Un paio di forbici in mano e uno sguardo furioso in camera, mentre i loro capelli cadono a terra e l’acconciatura si trasforma in un caschetto improvvisato.

Dure anche le denunce di diverse personalità del mondo dello spettacolo. Il regista premio Oscar Asghar Farhadi ha scritto “Sono disgustato, stavolta da me stesso. Tu sei su un letto d’ospedale, ma sei più sveglia di noi, mentre noi siamo tutti in coma. Noi ci fingiamo addormentati, di fronte a questa oppressione senza fine. Noi siamo complici di questo crimine”, a commento di una foto della ragazza in coma.

Freedom… We want freedom!#MahsaAmini#مهسا_امینی pic.twitter.com/QGOHGHFm7M

— استراتوس فرفری (@FerFeriStratus) September 20, 2022

L’ONG Iran Human Rights ha chiesto l’intervento delle Nazioni Unite. “Indipendentemente dalla causa ufficiale della morte annunciata dalle autorità”, ha dichiarato il suo direttore Mahmood Amiry-Moghaddam, “la responsabilità dell’omicidio di Mahsa Amini ricade su Ali Khamenei come leader della Repubblica islamica, Ebrahim Raisi come capo del governo, e delle forze di polizia sotto il loro comando”.

Ferma la condanna di Amnesty International: “Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta della ventiduenne Mahsa Amini, che comprendono accuse di tortura e maltrattamenti durante il fermo, devono essere indagati penalmente”. L’obbligo del velo e la sua applicazione venivano denunciate anche nel rapporto annuale dell’ONG sull’Iran relativo al 2021, in cui si legge: “Le discriminatorie norme sull’obbligo di indossare il velo hanno continuato a condizionare la vita delle donne, determinando molestie quotidiane, detenzioni arbitrarie, aggressioni equiparabili a tortura e altro maltrattamento e diniego di accesso all’istruzione, all’impiego e agli spazi pubblici. Almeno sei difensori dei diritti delle donne sono rimasti in carcere per aver condotto campagne contro il velo forzato”.

Le carceri iraniane in cui le donne iraniane rischiano di restare rinchiuse per anni per contravvenzioni alle norme dell’abbigliamento rappresentano tra l’altro gironi infernali in cui si rischiano quotidianamente torture e condanne a morte arbitrarie. Proprio nei primi mesi del 2022, infatti, Amnesty International ha registrato un preoccupante inasprimento della giustizia iraniana: da gennaio a giugno, sono state giustiziate almeno 251 persone. “Una media di una condanna a morte al giorno”. L’anno scorso, il numero totale delle esecuzioni era stato di 314.

I detenuti possono morire per omicidio, stupro, rapina, ma anche, denuncia la ONG per i diritti umani, “relazioni omosessuali tra persone adulte e consenzienti, le relazioni extraconiugali e i discorsi ritenuti “offensivi nei confronti del profeta dell’Islam”, così come reati descritti in modo del tutto vago come quello di “inimicizia contro Dio” e “diffusione della corruzione sulla terra””.

Per questo la protesta delle donne iraniane e le loro denunce sui social rappresentano un atto di coraggio estremo, con il quale rischiano tutto. Si può diventare detenute politiche per molto meno, ed essere rinchiuse in prigioni tristemente famose come quella femminile di Qarchak, che ospita oltre 2.000 prigioniere.

Il reparto 8, conosciuto come “il Rione delle Madri”, è quello delle prigioniere di coscienza. Tra di loro, la scrittrice Golrokh Iraee, arrestata nell’ottobre del 2016 perché nella sua casa era stato trovato un suo racconto contro la lapidazione. Rilasciata nel 2017 dopo che col suo sciopero della fame suo marito aveva richiamato l’attenzione internazionale, è stata di nuovo arrestata alla sospensione dello sciopero della fame e allo spegnimento dei riflettori mediatici sul suo caso.

Per aver criticato sui social il record di esecuzioni capitali detenuto dall’Iran, anche Atena Daemi, attivista per i diritti umani, è stata condannata a 7 anni di carcere e rinchiusa in una cella di Qarchak. I suoi post su Facebook e su Twitter sono stati ritenuti “offensivi” nei confronti dei pubblici ufficiali. E’ ancora rinchiusa nel carcere di Evin, dove protesta con scioperi della fame contro le condizioni di vita nel carcere e contro la pena di morte.

Un tempo sede di un allevamento industriale di polli, il carcere femminile di Qarchak ospita più donne di quante ne possa contenere, in condizioni disumane. Le detenute vivono in assenza di acqua, di cibo sufficiente, con le finestre sbarrate, senza il diritto alle più elementari norme igieniche. Non sono solo la fame e le malattie che si diffondono, però, a tormentarle. La direttrice del carcere, Soghra Khodadadi, è stata accusata di aver creato condizioni “insopportabili” per le prigioniere e di aver incoraggiato abusi nei confronti di prigionieri politici e pacifici. Nel giugno 2016, in seguito a un episodio in cui le guardie carcerarie avevano picchiato “brutalmente” le detenute, Amnesty intervenne per richiedere la chiusura del carcere. Nel 2021, il Dipartimento del Tesoro americano ha indirizzato le sue sanzioni economiche anche alla Khodadadi.

Nonostante i rapporti e le denunce internazionali, però, il carcere continua a tenere rinchiuse centinaia di donne, condannate alla tortura per reati d’opinione. Lo stesso reato che compiono in questi giorni le donne che si tagliano pubblicamente i capelli sotto a un hashtag. Resta la percezione, però, che calato l’interesse internazionale, nei commissariati e nelle carceri iraniane si continuerà a morire e in strada le donne continueranno a essere vittime indifese della “polizia morale”.

L'articolo IRAN. Donne in rivolta contro la polizia religiosa dopo la morte di Mahsa Amini proviene da Pagine Esteri.



CISGIORDANIA. Mesafer Yatta, Israele arresta Hafez Huraini


La scorsa settimana, mentre coltivava la sua terra, un gruppo di coloni israeliani armati di spranghe ha aggredito Huraini, procurandogli la frattura di un braccio e di una mano. Ma l'esercito ha arrestato lui. L'articolo CISGIORDANIA. Mesafer Yatta, Isr

di Zenobia

Pagine Esteri, 20 settembre 2022 – #FreeHafezHuraini è l’hashtag lanciato da palestinesi ed attivisti internazionali per denunciare l’arresto di Hafez Huraini, un contadino e più di tutto uno dei leader della comunità di Tuwani, nella zona di Mesafer Yatta, l’area a sud di Hebron dichiarata “poligono di tiro” dall’esercito israeliano e da dove le comunità palestinesi rischiano l’espulsione.

La scorsa settimana, mentre coltivava la sua terra, un gruppo di coloni israeliani armati di spranghe ha aggredito Huraini, procurandogli la frattura di un braccio e di una mano. Non è la prima volta che avvengono aggressioni simili. I coloni, riferiscono testimoni palestinesi e internazionali, escono quotidianamente dai loro insediamenti per danneggiare le coltivazioni dei palestinesi. Altre volte gli attacchi sono fisici e colpiscono gli agricoltori o i pastori.

In questo caso i coloni hanno anche ritardato i soccorsi, impedendo inizialmente all’ambulanza di raggiungere l’uomo ferito. L’esercito israeliano, arrivato sul posto, ha disposto l’arresto di Hafez Huraini, accusandolo di aver aggredito uno dei coloni. In ospedale, l’esercito israeliano non ha permesso il contatto con i familiari. Quindi ha arrestato il palestinese. La detenzione è stata rinnovata fino a quando non si terrà il processo il processo in cui Huraini risponderà difronte a una corte militare. Al contrario i coloni, se chiamati in giudizio, lo faranno da cittadini israeliani, secondo giurisdizione civile.

2692816
Hafez Huraini

Hafez Huraini si trovava all’interno di un campo, intento a coltivare un terreno di proprietà privata palestinese, riconosciuta formalmente anche dallo Stato israeliano. L’intera aggressione è stata filmata e i video mostrano chiaramente quattro coloni armati – uno con in braccio un M-16 – ed il volto coperto. Nel campo, in cui i coloni si sono introdotti senza autorizzazione, nessun israeliano ha riportato ferite.

Nonostante questo, la notte stessa e per le successive due notti, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio di Tuwani sparando granate stordenti e gas lacrimogeni contro le case. L’esercito ha arrestato venti uomini, mentre decine sono stati i civili, bambini compresi, costretti a cure mediche per intossicazione dovuta ai gas.

Le pagine social di gruppi di attivisti come Youth of Sumud, i profili personali di Sami Huraini, attivista e figlio di Hafez, o di Basel Adra, giornalista del villaggio, sono in aggiornamento ogni giorno.

Il villaggio di Tuwani è uno dei più attivi nel resistere all’avanzata delle colonie tra le colline di Masafer Yatta. La popolazione palestinese della zona lo fa attraverso mezzi pacifici e non violenti, ricorrendo perfino alle aule dei tribunali israeliani e provando a far valere in quelle sedi i propri diritti. Questo, nonostante la loro posizione sia quella di popolazione occupata che ricorre difronte alle corti di giustizia della potenza occupante.

È quanto, per esempio, hanno fatto avanzando un ricorso contro la decisione della Corte suprema israeliana di autorizzare la demolizione di alcuni villaggi della zona. Il motivo è la costituzione, nell’area, della Firing Zone 918, un’area di esercitazione militare per l’esercito israeliano. Per più di venti anni, dal 1999, i residenti palestinesi hanno combattuto nelle aule dei tribunali israeliani contro questo provvedimento, quindi è arrivata la decisione definitiva. La Corte suprema israeliana ha recentemente rigettato l’ultimo ricorso palestinese, autorizzando la demolizione di più del 50% degli edifici di 8 villaggi, tra questi sono incluse scuole e ambulatori, oltre che abitazioni civili.

L’istituzione del poligono di tiro è uno dei mezzi utilizzati dalle autorità militari per costringere i palestinesi ad abbandonare le terre su cui, in poco tempo, vengono costruiti nuovi insediamenti israeliani, dove vanno ad abitare coloni. In questo modo si assicurnoa il pieno controllo della zona e l’espansione dell’occupazione, interrompendo la continuità territoriale palestinese e tagliando le vie di comunicazione tra i villaggi, progressivamente sempre più isolati. Palestinesi e attivisti internazionali denunciano che i coloni, di Karmel, Ma’on e altri insediamenti coloniali nell’area di Masafer Yatta, non esitano a praticare aggressioni e violenze contro la popolazione palestinese autoctona, non mancando di intimidire anche i bambini diretti a scuola. Pagine Esteri

.

L'articolo CISGIORDANIA. Mesafer Yatta, Israele arresta Hafez Huraini proviene da Pagine Esteri.



Elezioni 2022, da Orban a Meloni: democrazia, la sua qualità e il suo rovescio


Democrazia non significa solo 'voto', ma qualità del voto. Se la gente vota perché viene imbrogliata, se vota perché costretta, eccetera, quel voto non è espressione di democrazia, al contrario. Con l’indifferenza verso la politica ci si mette nelle condizioni di essere 'massa' utilizzata dalla politica, attraverso l’indottrinamento (pubblicità) dei votanti e grazie alla scarsa cultura dei votanti stessi

L'articolo Elezioni 2022, da Orban a Meloni: democrazia, la sua qualità e il suo rovescio proviene da L'Indro.



La Georgia e come aggirare le sanzioni contro la Russia


Le sanzioni occidentali imposte alla Russia a causa della sua aggressione contro l’Ucraina includono il divieto di transito di merci via terra attraverso il territorio russo. Questa situazione ha messo in luce nuove prospettive promettenti per la Georgia come paese di transito. In effetti, la Georgia è diventata uno degli unici corridoi terrestri per l’Unione […]

L'articolo La Georgia e come aggirare le sanzioni contro la Russia proviene da L'Indro.



All-in Un aumento dei tassi di interesse di 100 punti base. Lo ha annunciato oggi la Banca centrale svedese, inaugurando un’intensa settimana di decisioni di politica monetaria in tutto il mondo.


77ª Assemblea Generale ONU: la grande sfida del funzionamento delle Nazioni Unite


L'opportunità per i leader di valutare l'impatto della guerra in Ucraina sulla diplomazia multilaterale e di considerare come le Nazioni Unite possono prepararsi ad affrontare le sfide del futuro

L'articolo 77ª Assemblea Generale ONU: la grande sfida del funzionamento delle Nazioni Unite proviene da L'Indro.



Elisabetta II al centro dell’innovazione globale inglese


Ieri si concluse nel Regno Unito le cerimonie funebri per la regina Elisabetta II che non era solo una monarca, ma rappresentava un marchio globale. E negli ultimi sette decenni, questo marchio ha in una certa misura definito e promosso la Nazione britannica in tutto il mondo. La monarchia britannica è composta da vari filoni di […]

L'articolo Elisabetta II al centro dell’innovazione globale inglese proviene da L'Indro.



Il dilemma cinese della Malesia


Si prevede che decenni di progressi produrranno il risultato desiderato nel tracciare l’orientamento autonomo e indipendente della sopravvivenza e degli interessi della Malesia, ma in quanto potenza di mezzo, ci sono limiti strutturali alla sua vera capacità. La sua posizione militare è di natura completamente difensiva, con manovre e orientamenti strategici basati su una forza […]

L'articolo Il dilemma cinese della Malesia proviene da L'Indro.



Dopo due anni di pandemia, l’Assemblea Generale dell’Onu torna al Palazzo di vetro in presenza. Ma solo per constatare che il mondo è cambiato e le ‘Nazioni Unite’ sono in realtà sempre più divise.


Ritorno della morale e dell’etica alla definizione delle politiche interne ed estere


Il ritorno a un minimo di moralità inclusiva e politiche infuse di etica non è un processo che produrrà risultati dall'oggi al domani, ma l'inizio del percorso è l'unica opzione per invertire l'attuale debilitante e pericolosa spirale discendente

L'articolo Ritorno della morale e dell’etica alla definizione delle politiche interne ed estere proviene da L'Indro.



Capitale italiana della Cultura 2025: l’elenco delle 15 candidate


È partita la corsa per la designazione della “Capitale italiana della Cultura” per l’anno 2025. Sono state 15 le città italiane che hanno risposto alla chiamata del Ministero della Cultura e hanno presentato la manifestazione d’interesse entro la scadenza

È partita la corsa per la designazione della “Capitale italiana della Cultura” per l’anno 2025. Sono state 15 le città italiane che hanno risposto alla chiamata del Ministero della Cultura e hanno presentato la manifestazione d’interesse entro la scadenza e ora vedranno il proprio dossier di candidatura sottoposto alla valutazione di una commissione di esperti di chiara fama nella gestione dei beni culturali.

Entro il 15 novembre la commissione definirà la short list delle 10 città finaliste ed entro il 17 gennaio 2023 si concluderà la procedura di valutazione.

Alla città vincitrice sarà assegnato un contributo statale di un milione di euro, con il quale far conoscere la propria realtà, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo culturale dell’intero territorio e della comunità. Ogni città candidata presenta un progetto che cerca di interpretare sia la realtà attuale, sia il futuro che è immaginato, spesso tramite una capillare azione di ascolto del mondo della cultura, del turismo e dell’economia.

Sono orgoglioso che quell’intuizione della Capitale della Cultura, in questi anni, sia cresciuta di edizione in edizione dimostrando quanto la progettazione, la programmazione, la condivisione con le realtà locali sia fondamentale per lo sviluppo dei territori. È significativo notare, nelle ultime edizioni, la partecipazione di città anche di piccole dimensioni, a dimostrazione che questo riconoscimento sia diventato una grande opportunità che, come dimostrano i dati, assicura ritorni in termini di visibilità, di pubblico e, quindi, anche di turismo e occasioni di sviluppo”, ha dichiarato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Il titolo di Capitale Italiana della Cultura è stato assegnato per la prima volta alle città di Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena (Capitali Italiane della Cultura 2015). Città concorrenti insieme a Matera, per la designazione della Capitale Europea della Cultura 2019, titolo assegnato al capoluogo della Basilicata.

L’alta qualità delle proposte convinse il Governo a conferire il titolo nazionale ed a lanciare una selezione annuale che, dal 2016, individua la città che può fregiarsi di questo prestigioso marchio.

Nel 2016 Mantova fu la prima vincitrice; nel 2017 Pistoia; Palermo nel 2018; Parma nel 2020. Quest’ultimo titolo fu prorogato per il 2021 a causa dello stato di emergenza determinato dalla pandemia da Covid19. L’anno in corso vede la piccola Procida come capitale. Per il 2023 il titolo sarà condiviso da Bergamo e Brescia. Sarà, infine, Pesaro a fregiarsene nel 2024.

Ecco l’elenco delle città che hanno presentato la domanda per il 2025, con il relativo titolo del dossier:

1) AgrigentoIl sé, l’altro e la natura. Relazioni e trasformazioni culturali

2) AostaAostæ Città Plurale

3) Assisi (Perugia) – Assisi. Creature e creatori

4) AstiDove si coltiva la cultura

5) Bagnoregio (Viterbo) – Essere Ponti

6) Città Metropolitana di Reggio CalabriaLocride 2025. Tutta un’altra storia

7) EnnaEnna 2025. Il mito nel cuore

8) Monte Sant’Angelo (Foggia) – Monte Sant’Angelo 2025: un Monte in cammino

9) Orvieto (Terni) – Meta meraviglia la cultura che sconfina

10) Otranto (Lecce) – Otranto 2025. Mosaico di Culture

11) Peccioli (Pisa) – ValdEra Ora. L’arte di vivere insieme

12) Pescina (Aquila) – La cultura non spopola

13) Roccasecca (Frosinone) – Vocazioni. La cultura e la ricerca della felicità

14) Spoleto (Perugia) – La cultura genera energia

15) Sulmona (L’Aquila) – Cultura è metamorfosi.

L'articolo Capitale italiana della Cultura 2025: l’elenco delle 15 candidate proviene da ilcaffeonline.



Scuola, è ora di dare le pagelle agli insegnanti


L’anno scolastico è appena iniziato con 230.000 alunni in meno rispetto all’anno passato, ricordandoci che la questione demografica per il nostro paese è assai complicata. Nel contempo, se non affronteremo il prima possibile in modo adeguato il nodo della

L’anno scolastico è appena iniziato con 230.000 alunni in meno rispetto all’anno passato, ricordandoci che la questione demografica per il nostro paese è assai complicata. Nel contempo, se non affronteremo il prima possibile in modo adeguato il nodo della formazione dei giovani, il danno alla nostra economia e alla nostra società potrebbe essere imminente e molto serio.

Nella campagna elettorale in corso il tema scuola è sfiorato solo di sfuggita. Non che nei programmi dei partiti manchino spunti e riflessioni interessanti sul da farsi, ma le proposte che catturano più l’attenzione spesso sono purtroppo piuttosto sgangherate. L’esempio più eclatante è la promessa, trasversale ad un certo numero di partiti, di portare i salari degli insegnanti italiani al livello di quelli Europei.

Come ha notato l’Osservatorio dei conti pubblici Italiani, se il parametro è riferito alle nazioni dell’Eurozona, quelle che hanno adottato l’euro, portare il salario degli 890 mia insegnanti italiani da 30.800 euro al livello del Vecchio Continente di 44.400 euro costerebbe 11,7 miliardi! Ma l’aspetto più sconfortante è che in questa proposta non si prende minimamente in conto quella che dovrebbe essere la missione della scuola: educare e formare i cittadini di domani dotandoli delle capacità di discernimento e di principi di comportamento che aumentino le loro chances di vita e non distribuire stipendi sinecura a prescindere dai risultati.

Eppure, le cifre del declino del sistema dell’istruzione sono palpabili. Prendiamo i test Ocse Pisa che si svolgono in 93 paesi e coinvolgono studenti di 15 anni con uguali standard di valutazione. Nel 2018 il 33% di ragazze e ragazzi italiani non ha raggiunto il livello 2 (low performer) che denota difficoltà a maneggiare materiale un po’ complesso. Tale percentuale raggiunge il 50% negli istituti professionali ed è uno dei livelli più bassi tra i paesi sviluppati.

Le prove Invalsi del 2021 hanno certificato che alla fine della scuola superiore il 51% degli studenti non ha competenze adeguate in matematica e il 44% non le raggiunge in italiano con un enorme divario tra Nord e Sud. Un altro dato sconfortante riguarda l’abbandono scolastico (prima del conseguimento di un diploma) attualmente al 13,1%, il quarto peggior risultato nella Ue.

Peraltro, i diplomati rappresentano il 62,9% della popolazione contro il 79% europeo. Cosa manca all’Italia? In sintesi: soldi, merito, concorrenza. Nel bilancio dello Stato, le spese per l’istruzione rappresentano il 3,9% del Pil contro la media europea del 4,7%. Con il Pnrr qualche risorsa in più c’è, ma l’ammodernamento delle aule, la maggiore enfasi sull’orientamento e la formazione degli insegnanti benché utili non bastano ed è del tutto inutile aggiungere insegnanti.

Il problema è il merito, come su questo giornale ha ricordato Massimo Recalcati: non solo il 99% di promossi alla maturità è ridicolo ma è intollerabile l’appiattimento del corpo docente. Non si trovano professori di matematica soprattutto al Nord? Li si paghi di più, vista l’incapacità di far di conto degli allievi.

Alcuni docenti sono inadatti o poco solerti e formati, mentre altri sono coscienziosi, aggiornati e coinvolgenti? Premiamo i secondi e stimoliamo i primi, nel frattempo rallentandone il percorso di carriera. Ed è vero che la valutazione della performance non è facile, ma si fa in tutta Europa e dal 2005 la valutazione individuale prevale su quella collettiva ed è sia esterna (ispettori) che interna (presidi, consigli scolastici, eccetera).

Infine, la concorrenza: il problema italiano è di offerta, rigida, determinata ministerialmente, con scarsa flessibilità all’autonomia dei provveditorati o degli istituti e con l’handicap delle rette per le scuole paritarie.

Se lo Stato finanziasse le famiglie e non gli istituti, quindi in linea con il dettato costituzionale, con una quota da spendere nella scuola di preferenza e ci fosse un’offerta diversificata che tiene conto delle esigenze del mercato del lavoro, ne trarrebbero giovamento l’economia e soprattutto le giovani generazioni. Leggendo i programmi possiamo valutare chi dà l’impressione di meglio capire queste priorità: a promettere più denaro son buoni tutti.

La Stampa

L'articolo Scuola, è ora di dare le pagelle agli insegnanti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



L’Ucraina e la mutevole geopolitica dell’Heartland


È ora possibile immaginare una vittoria ucraina con immense conseguenze geopolitiche per l'Europa e il resto del mondo. E' tempo che l'Occidente consideri ciò in relazione alla sicurezza dell'Europa

L'articolo L’Ucraina e la mutevole geopolitica dell’Heartland proviene da L'Indro.



La Francia dovrebbe abbracciare la relazione transatlantica e guidarla


Perchè, nell'ottica degli Stati Uniti, l'autonomia strategica europea promossa dalla Francia, e obiettivo ufficiale dell'UE dal 2016, è un errore, e la Francia dovrebbe invece abbracciare convintamente l'atlantismo e guidarlo

L'articolo La Francia dovrebbe abbracciare la relazione transatlantica e guidarla proviene da L'Indro.



Mettere i successi della battaglia ucraina in una prospettiva più razionale


L’offensiva della scorsa settimana per liberare la campagna a est di Kharkiv è stata una vittoria impressionante per l’esercito e il governo ucraini, così come per i suoi sponsor e dirigenti del Pentagono, del Dipartimento di Stato, della CIA e di altre agenzie di intelligence statunitensi. Il sequestro della stazione ferroviaria di Izium da parte […]

L'articolo Mettere i successi della battaglia ucraina in una prospettiva più razionale proviene da L'Indro.



🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Inizia oggi la rubrica per conoscerlo meglio: guarda il video con tutto quello che c’è da sapere sulle misure previste per la scuola ▶️ https://youtu.


Conservation des données : Pour une Europe où les gens sont « innocents jusqu’à preuve du contraire » 


Dans un arrêt rendu aujourd’hui, la Cour de justice de l’UE a rejeté la législation allemande sur la conservation généralisée et indifférenciée des données relatives au trafic … https://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=265881&a

Dans un arrêt rendu aujourd’hui, la Cour de justice de l’UE a rejeté la législation allemande sur la conservation généralisée et indifférenciée des données relatives au trafic et des données de localisation de l’ensemble de la population. Elle avertit que la conservation en masse peut révéler “les habitudes de la vie quotidienne, les lieux de résidence permanents ou temporaires de résidence, les déplacements quotidiens ou autres, les activités exercées, les relations sociales de ces personnes et les environnements sociaux qu’elles fréquentent”. Toutefois, la Cour ne s’est pas opposée à la conservation en masse rétention massive de données relatives au trafic Internet (adresses IP), qui peuvent être utilisées pour retracer l’activité en ligne. La procédure dite de gel rapide a également été a également été autorisée pour la poursuite de crimes graves.

Patrick Breyer, membre du Parlement européen (Parti pirate), appelle à ce que la Commission européenne fasse appliquer ce jugement dans toute l’Europe :

« Le jugement d’aujourd’hui confirme que la législation nationale sur la conservation des données en masse dans la plupart des États membres de l’UE est illégale , y compris les tentatives de la justifier par un “état d’urgence permanent” en France et au Danemark, ou par des taux de criminalité régionaux en Belgique. La collecte en masse d’informations sur les communications et les mouvements quotidiens de millions de personnes insoupçonnées constitue une attaque sans précédent contre notre droit à la vie privée et représente la méthode la plus invasive de surveillance de masse dirigée par l’État envers ses propres citoyens. La surveillance de masse est à l’opposé de ce que les valeurs européennes incarnent. La Commission doit maintenant enfin mettre fin à l’impunité et commencer à faire respecter notre droit à la vie privée dans toute l’Europe ! »

Les résultats anecdotiques des politiques de conservation des données sont loin d’être à la hauteur des dommages que l’effet paralysant de cette arme de surveillance inflige à nos sociétés, comme l’a révélé une étude récente. Les lois sur la conservation des données n’ont aucun effet mesurable sur le taux de criminalité ou le taux d’élucidation des crimes dans aucun pays de l’UE. Le taux d’élucidation des affaires de cybercriminalité en Allemagne, par exemple, est de 58,6 % et se situe au-dessus de la moyenne même sans conservation des données IP. Il a même chuté lorsque la législation sur la conservation des données a été adoptée en 2009.

« Je remarque en Europe un phénomène dangereux consistant à ce que les gouvernements nationaux utilisent toutes sortes d’astuces pour maintenir une surveillance de masse illégale, » ajoute Breyer. « Ce faisant, ils ne respectent pas les décisions des plus hautes juridictions. L’État de droit dans l’UE et les droits fondamentaux des citoyens souffrent de l’avidité de surveillance des gouvernements et des services répressifs. La Commission européenne reste les bras croisés. La violation persistante des droits fondamentaux, le contournement de la jurisprudence, les pressions exercées sur les juges et l’ignorance des faits constituent une attaque contre l’État de droit à laquelle nous devons mettre fin. La Commission européenne doit maintenant assumer son rôle et commencer à appliquer les décisions historiques, au lieu de comploter pour rétablir la rétention des données. »

Selon des documents fuités, la Commission européenne propose pourtant à huis clos aux gouvernements de l’UE plusieurs méthodes qui, sur le papier, semblent respecter les exigences des tribunaux mais en fait rétablissent de facto la conservation généralisée. La Commission propose également d’étendre les obligations d’identification et de conservation généralisée aux services de messagerie, de conférence et de courrier électronique sur Internet. Breyer avertit :

« L’arrêt d’aujourd’hui ne décrit que les limites les plus extrêmes de ce qui est légalement possible, et ne doit pas être considéré comme un guide d’instruction. Je mets en garde la Commission européenne, qu’elle n’ignore pas le manque d’efficacité et les effets néfastes sur la société des mesures de conservation généralisée des données, en faisant une nouvelle proposition visant à placer 450 millions de citoyens européens sous une suspicion générale ! Nous devons plutôt nous focaliser sur la conservation rapide et transfrontalière des preuves numériques des suspects (quick freeze). »

Malheureusement, il semble exister actuellement un consensus entre les gouvernements sur la conservation systématique des données IP dans toute l’Europe, ce que les juges de Luxembourg ont cautionné sous une pression considérable. Il ne faut cependant en aucun cas que les internautes fassent l’objet d’une suspicion générale et que l’anonymat en ligne soit aboli ! Les adresses IP sont nos empreintes digitales sur l’internet. Leur collecte en masse compromettrait la prévention de la criminalité à d’autres niveaux (telle que sous la forme de consultations anonymes et de soins psychologiques), l’aide aux victimes par le biais de forums d’entraide anonymes, ainsi que la presse libre, qui dépend d’informateurs anonymes. Par ailleurs, rien ne prouve que la conservation des données IP augmente de manière significative le taux d’élucidation des crimes. En l’absence de conservation des données, l’Allemagne affiche aujourd’hui ici aussi un taux d’élucidation de la cybercriminalité plus élevé que dans les pays où la conservation des données IP est en place.

De plus, la conservation généralisée des données est parfois présentée comme un outil indispensable pour la lutte contre les abus sexuels sur les enfants, alors que si tel est le but, il existe des mesures bien plus efficientes, et des mesures visant à prévenir plutôt que guérir. Au lieu de la conservation des données, il faudrait renforcer les mesures et les projets de prévention, tels que les mesures de protection de l’enfance et les services de conseil et de thérapie anonymes, qui sont aujourd’hui sous-financés. Quant aux images et vidéos accessibles en ligne, la police – elle-aussi sous-financée – doit faire son travail correctement, et donc signaler ces contenus ‘connus’ afin qu’ils soient retirés.”

Auparavant, le groupe de travail allemand sur la conservation des données avait souligné que la conservation des adresses IP était “totalement inadaptée à la protection des enfants”. Mais non seulement ce n’est pas adapté, c’est aussi superflu; une question parlementaire a récemment fait émerger les données du gouvernement allemand indiquant que, sans conservation des données IP, l’Allemagne parvient déjà à retracer 97% des signalements de pornographie enfantine présumée émis par le NCMEC. En 2020, l’Allemagne était en mesure de poursuivre 91,3 % de tous les cas de pornographie infantile sans que cette conservation obligatoire des données IP soit en vigueur.

Les commentaires de Breyer sur les solutions envisagées par la Commission pour faire renaître la conservation des données : patrick-breyer.de/en/breyer-st…

Un ancien juge de la CJUE estime que plusieurs des propositions de la Commission sont en violation de la jurisprudence : patrick-breyer.de/en/comeback-…

L’accord de coalition allemand prévoit que les données de communication ne peuvent être conservées que sur une base ad hoc et sur décision judiciaire. Le projet de loi en Allemagne visant à réformer la législation sur la conservation des données est attendu prochainement.

Un sondage publié en 2022 a révélé que seulement 39 % des personnes interrogées dans l’UE sont favorables à ce que la conservation des données soit appliquée aux personnes non suspectes, tandis que 42 % y sont opposées. Plus d’un tiers des personnes interrogées (34 %) s’abstiendraient de consulter un conseiller conjugal, un psychothérapeute ou une clinique de désintoxication par téléphone, téléphone portable ou courrier électronique si elles savaient que leur contact était enregistré. (Allemagne : 45%, Autriche : 42%, France : 38%, Belgique : 35%, Pays-Bas : 34%, Suède : 33%, République tchèque : 26% et Espagne : 13%)


patrick-breyer.de/en/conservat…

harpo_bzh reshared this.



La maggior parte delle multinazionali rimane in Russia e finanzia l’invasione dell’Ucraina


Nel gennaio 1990, McDonald’s ha aperto il suo primo ristorante in piazza Pushkin a Mosca dopo aver passato anni a superare la burocrazia sovietica e le carenze economiche, agricole e di marketing del Paese. La presenza di McDonald’s in Russia alla fine è cresciuta fino a diventare una catena di 847 punti vendita e una […]

L'articolo La maggior parte delle multinazionali rimane in Russia e finanzia l’invasione dell’Ucraina proviene da L'Indro.



Michelangelo Superstar: dalla luce del David alla Mostra sulla Pietà


Michelangelo è sempre il più attrattivo. O meglio i suoi capolavori sono i più esposti e ammirati, almeno in una città come Firenze, che vanta un notevole ventaglio delle sue opere, visibili all’interno di chiese, gallerie, musei, luoghi espositivi. Due, in particolare gli eventi che danno nuova luce ai più celebri capolavori del Genio forse […]

L'articolo Michelangelo Superstar: dalla luce del David alla Mostra sulla Pietà proviene da L'Indro.



Data retention ruling: Let’s free Europe from mass surveillance and general suspicion!


In a ruling delivered today, the EU Court of Justice dismissed German legislation on general and indiscriminate retention of call data records and mobile phone location data … https://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=265881&amp

In a ruling delivered today, the EU Court of Justice dismissed German legislation on general and indiscriminate retention of call data records and mobile phone location data of the entire population. It warns that bulk retention may reveal “habits of everyday life, permanent or temporary places of residence, daily or other movements, the activities carried out, the social relationships of those persons and the social environments frequented by them”. However, the Court did not object to the bulk retention of Internet traffic data (IP addresses), which can be used to trace online activity. The so-called quick freeze procedure has also been permitted for the prosecution of serious crimes.

Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) calls on the EU Commission to enforce the ruling throughout Europe:

Today’s ruling confirms that national bulk data retention legislation in most EU Member States is illegal, including attempts to justify it with a ‘permanent state of emergency’ in France and Denmark, or with regional crime rates in Belgium. The bulk collection of information on the everyday communications and movements of millions of unsuspected people constitutes an unprecedented attack on our right to privacy and is the most invasive method of mass surveillance directed against the state’s own citizens. Mass surveillance is the opposite of what European values embody. The Commission now finally needs to end impunity and start enforcing our right to privacy throughout Europe!

The anecdotal results of data retention policies are nowhere close to the damage the chilling effect of this surveillance weapon inflicts on our societies, as a recent survey found. Data retention laws have no measurable effect on the crime rate or the crime clearance rate in any EU country. Requests for communications data are rarely unsuccessful even in the absence of indiscriminate data retention legislation. The clearance rate for cybercrime in Germany, for example, is at 58.6% and above average even without IP data retention. It fell when data retention legislation was enacted in 2009.

In the EU I observe a dangerous cycle in which national governments use all sorts of tricks to keep illegal mass surveillance going. In doing so, they disrespect rulings of the highest courts. The rule of law in the EU and the fundamental rights of citizens suffer from the surveillance greed of governments and law enforcement agencies. The EU Commission is standing idly by. The persistent violation of fundamental rights, circumvention of case-law, pressuring of judges and ignorance of facts is an attack on the rule of law we need to stop. The EU Commission now finally needs to do its job and start enforcing the landmark rulings, instead of plotting to bring back data retention.”

According to leaked documents[5] however the EU Commission behind closed doors is proposing to EU governments several ways of de facto re-establishing bulk retention in a way that, on paper, appears to respect the Courts’ requirements. The Commission also proposes to expand national identification and bulk retention requirements to Internet messaging, conferencing and e-mail services. Breyer warns:

“Today’s judgement describes only the outermost limits of what is legally possible and should not be taken as an instruction manual. I warn the EU Commission not to ignore the lack of effectiveness and the harmful effects of blanket data retention on society by making a new proposal to place 450 million EU citizens under general suspicion! Instead we need to focus on preserving digital traces of suspects quickly and across borders (quick freeze).

Unfortunately, the greatest consensus among governments currently seems to exist on mandating indiscriminate IP data retention throughout Europe, which the judges in Luxembourg green-lighted under massive pressure. Under no circumstances should all internet users be placed under general suspicion and online anonymity be abolished! IP addresses are our digital fingerprints on the internet. Bulk collection would endanger crime prevention in the form of anonymous counselling and pastoral care, victim support through anonymous self-help forums and also the free press, which depends on anonymous informants. Incidentally, there is no evidence that IP data retention significantly increases the crime clearance rate. In the absence of data retention Germany today has a higher cybercrime clearance rate than with IP data retention in place. In EU countries with indiscriminate IP retention policies in place, the crime clearance rate is no higher. The right and overdue way to effectively counter child sexual abuse is to strengthen prevention measures and projects, as well as anonymous counselling and therapy services. It is also completely unacceptable that the police refuses to report known abuse material for removal.“

A parliamentary question had recently revealed that Germany fails to trace only 3% of NCMEC reports of alleged child pornography without general IP data retention. Previously, the German Working Group on Data Retention had stressed that IP retention was “completely unsuitable for protecting children”. In 2020 Germany was able to prosecute 91.3% of all child pornography cases – without mandatory IP data retention being in force.

Breyer’s comments on the options considered by the Commission for resurrecting data retention: patrick-breyer.de/en/breyer-st…

Former ECJ judge finding several of the Commission’s proposals in violation of the case-law: patrick-breyer.de/en/comeback-…

The German coalition agreement provides for communications data to be retained only on an ad hoc basis and with a court order. Draft legislation in Germany to reform data retention legislation is expected soon.

An opinion poll published in 2022 found that only 39% of all respondents in the EU support applying data retention to non-suspects, while 42% oppose it. More than a third of the respondents (34%) would refrain from seeking counselling from a marriage counsellor, a psychotherapist or a rehab clinic by phone, mobile phone or email if they knew that their contact was being recorded. (Germany: 45% Austria: 42%, France: 38%, Belgium: 35%, The Netherlands: 34%, Sweden: 33%, Czech Republic: 26% and Spain: 13%)


patrick-breyer.de/en/data-rete…



Educazione finanziaria: aumentano le ricerche per i corsi sulle criptovalute


Le criptovalute costituiscono attualmente un prodotto finanziario molto diffuso, anche in merito al fatto che, grazie alle piattaforme di trading online, è possibile investire in questo settore in qualsiasi luogo e momento, senza ricorrere ad un intermediario, utilizzando un dispositivo digitale. Tuttavia, le tecniche di investimento con le valute virtuali non sono per niente facili: per operare correttamente occorrono esperienza, competenze […]

L'articolo Educazione finanziaria: aumentano le ricerche per i corsi sulle criptovalute proviene da L'Indro.



State-centric approaches cannot adequately capture contemporary political dynamics — as beyond the state, a range of diverse non-state armed actors are active in different arenas.