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Patto sociale: origini, trasformazioni e proiezioni in Russia


L’instabilità geopolitica, l’aggravarsi dei rapporti tra democrazie liberali e autocrazie crescenti, e le turbolenze sociopolitiche ed economiche all’interno degli stessi Paesi sviluppati ci costringono a cercare risposte alle domande relative alle cause di questo stato del mondo moderno. In condizioni di crescente incertezza, la questione del futuro del mondo diventa ancora più cruciale e acuta. […]

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Non diamoci del tu. La separazione delle carriere – Giuseppe Benedetto


Presentazione del libro Tutto il libro dovrebbe essere attentamente studiato alla scuola della Magistratura, perché smentisce definitivamente le apocalittiche obiezioni che l’Anm ci propina in occasione anche delle più moderate proposte riformatrici, come

Presentazione del libro


Tutto il libro dovrebbe essere attentamente studiato alla scuola della Magistratura, perché smentisce definitivamente le apocalittiche obiezioni che l’Anm ci propina in occasione anche delle più moderate proposte riformatrici, come l’ultima della Ministra Cartabia.

Dalla prefazione di Carlo Nordio.

Che il giudice e l’accusatore siano colleghi è una singolarità tutta italiana. Un’anomalia politica e sociale che si perpetua da decenni. Questo libro evidenzia tale stortura ed auspica un cambiamento radicale del sistema giustizia, illustrando l’urgente necessità della separazione delle carriere affinché si possa raggiungere realmente l’autonomia della giurisdizione. Un rigoroso lavoro di approfondimento scientifico, una minuziosa cura della ricostruzione storica, uno scrigno di passione civile che emerge da ogni pagina, questo e tanto altro è Non diamoci del tu.

Tour presentazione del libro


Il tour è in fase di organizzazione

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Breve biografia dell’autore

Giuseppe Benedetto è il presidente della Fondazione Luigi Einaudi, fondata nel 1962 da Giovanni Malagodi e faro della cultura liberale in Italia. Avvocato penalista, ha svolto importanti funzioni pubbliche ed è stato esponente nazionale del Partito Liberale italiano. Ha dedicato tutta la sua vita alla difesa delle libertà e dei diritti civili.

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L’Ucraina ha un problema con la Russia, non con Putin


L’invasione dell’Ucraina di Vladimir Putin sta rapidamente fallendo, ma la maggior parte degli ucraini è ben consapevole che la Russia continuerà a rappresentare una minaccia esistenziale per la loro nazione per i decenni a venire. Con la guerra in corso già da otto mesi, la stanchezza è sempre più un fattore determinante. È quindi fondamentale […]

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Perché la Crimea è la chiave della guerra in Ucraina


Le esplosioni che hanno danneggiato il ponte di Kerch quasi due settimane fa hanno rimesso in luce il significato strategico della penisola di Crimea, che la Russia ha sequestrato all’Ucraina nel marzo 2014. Poco prima dell’attacco al ponte, Elon Musk aveva twittato un piano per porre fine alla guerra in Ucraina. Musk aveva esortato l’Ucraina a […]

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Una giustizia che fa paura


Non basta il dolore provocato dal devastante terremoto dell’Aquila del 2009. Ci vuole un sovrapprezzo da parte della giustizia. Nella fattispecie, un giudice che con pensoso arzigogolo giuridico (non c’è da dubitare che sia tutto ‘legale’), stabilisce, con regolare sentenza in nome del popolo italiano, che il risarcimento ai familiari di tre dei 24 condomini […]

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PODCAST. Francesca Albanese: “Realizzare subito il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione”


Francesca Albanese, neoeletta Relatrice speciale (Rs) delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, ha presentato il suo primo rapporto al Consiglio per i diritti umani, che è stato diffuso ieri. Il ra

Pagine Esteri, 19 ottobre 2022 – Insiste sul diritto all’autodeterminazione negato ai palestinesi, l’occupazione israeliana che dura da 55 anni e la condizione di Apartheid nei Territori occupati del 1967, il rapporto diffuso ieri della Relatrice speciale per i diritti umani Francesca Albanese.

Il documento ribadisce che “l’occupazione israeliana è illegale perché si è rivelata non temporanea, è gestita contro gli interessi della popolazione occupata, ha portato all’annessione di fatto del territorio occupato, violando la maggior parte degli obblighi imposti agli occupanti dal diritto internazionale”. Ascoltiamolo dalla voce della stessa Francesca Albanese.
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Robenson Glesile: USA e ONU sono stati qui per anni ma Haiti non riesce a respirare


Lo scrittore haitiano, analista politico e attivista per i diritti umani racconta a Pagine Esteri qual è la situazione nel Paese più povero del continente americano e quale potrebbe essere la soluzione per superare una crisi che non nasce certo oggi. L'a

di Davide Matrone –

Pagine Esteri, 19 ottobre 2022 – Il paese più povero di tutto il continente americano, Haiti, è nuovamente scosso da una grave crisi umanitaria e da una forte instabilità politica. Solo un anno e due mesi fa, il paese fu sconvolto dall’assassinio del Presidente Jovenel Moise sulla cui morte ci sono ancora molte ombre. Dal 7 luglio ad oggi si sono susseguiti due presidenti ad Interim, Claude Joseph durato solo 2 settimane e dal 20 luglio ad oggi è in carica l’attuale presidente Ariel Henry che vede precipitare il suo paese nel baratro. Haiti è considerato tra i paesi più poveri al mondo, con un PIL pro-capite di 373$ a persona, secondo gli ultimi dati ufficiali del 2020 e questa situazione in alcuni momenti genera crisi alimentari ed epidemie in tutto il paese. Dal mese di ottobre, ritorna il colera dopo una pausa di circa tre anni. Solo tra il 2010 e 2019 per il colera si sono registrati oltre 10 mila morti. L’Organizzazione Mondiale della Salute di fronte a questa gravissima emergenza sanitaria aveva dato accesso a squadre di soccorso nelle zone più colpite dall’epidemia. Tuttavia, le stesse zone oggi sono sotto il controllo di da bande criminali che non permettono l’accesso o un monitoraggio dei quartieri contagiati. Haiti ha bisogno di aiuto umanitario e non di un nuovo intervento militare.

Per saperne di più, ho intervistato l’attivista e difensore dei diritti umani haitiano Robenson Glesile.

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L’attivista per i diritti umani, scrittore e analista politico Robenson Glesile

  • Qual è la situazione attuale ad Haiti?

Haiti sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua storia: una crisi sociale ed economica e una situazione di insicurezza che paralizza quasi tutte le attività nella regione metropolitana della capitale, Port-au-Prince. Dopo l’assassinio dell’ex presidente Jovenel Moïse, la situazione nel Paese è peggiorata giorno dopo giorno. Il governo di Ariel Henry, senza legittimità e senza sostegno popolare, non può garantire l’incolumità della popolazione. Mi addolora dirlo, ma Haiti è come una “terra di nessuno”. Con 4 milioni di persone in una situazione di insicurezza alimentare e una nuova epidemia di colera. Haiti non riesce a respirare.

Manifestazione contro l’annuncio del governo dell’aumento del petrolio e di tutti i suoi derivati. 15 settembre 2022


  • Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno intervenendo militarmente ad Haiti. Quali sono le tue considerazioni su questa posizione? E perché?

È la classica risposta americana a tutto: l’intervento militare. Dobbiamo ricordare che gli Stati Uniti hanno una grande responsabilità in questa situazione di caos che sta vivendo Haiti. La sua ingerenza permanente negli affari interni del Paese e il suo sostegno ai governi corrotti di Haiti non sono un segreto per nessuno. Dico NO a qualsiasi interferenza o intervento militare straniero ad Haiti. Non hanno mai fornito una soluzione ai problemi di Haiti. Gli Stati Uniti invasero e occuparono Haiti per 19 anni, dal 1915 al 1934, il risultato fu un fallimento. Nel 1991 gli USA appoggiarono il colpo di stato militare contro il primo presidente eletto alle prime elezioni democratiche di Haiti. Tre anni dopo, più di 20.000 soldati statunitensi tornarono ad Haiti con la famosa missione: ripristinare la democrazia. La storia ci mostra chiaramente che gli Stati Uniti non hanno mai fornito soluzioni ai problemi di Haiti. Tutto dipende dalle forze vive di Haiti, il primo paese nero a dire no alla schiavitù nel 1804.

  • Quali sono le responsabilità degli Stati Uniti nell’assassinio di Moise nel 2021?

Finora non ci sono molti progressi nell’amministrazione del 58° presidente di Haiti. Purtroppo, il sistema giudiziario del Paese non è in grado di svolgere un’indagine così complessa. Alcuni sospetti chiave in questo caso sono imprigionati negli Stati Uniti. L’attuale governo di Haiti non ha la volontà di indagare e approfondire questo omicidio. Difficile stabilire le responsabilità degli Stati Uniti in questo assassinio, ma quel che è certo è che gli Stati Uniti sanno quasi tutto quello che accade nel Paese caraibico.

  • Quali sono le responsabilità dell’ONU e dell’OEA di fronte alla crisi in corso ad Haiti?

L’ONU e l’OEA fanno parte del fallimento della comunità internazionale ad Haiti. Le forze delle Nazioni Unite sono state per 13 anni, 2004-2017, nel Paese. Ci hanno lasciato a causa di un’epidemia di colera che ha ucciso più di 10.000 uomini, donne e bambini haitiani. Ricardo Seintenfus, ex rappresentante dell’OEA ad Haiti, esprime chiaramente i fallimenti di questa organizzazione nel Paese. Haiti ha un peso storico che è come un peccato per la comunità internazionale: la sua liberazione radicale. Per queste organizzazioni, Haiti non dovrebbe essere un esempio da seguire. Ecco perché la soluzione deve essere al 100% haitiana.

Manifestazione contro l’insicurezza alimentare, Haiti 16 Febbraio 2022


  • C’è una grave crisi umanitaria nel Paese. In che modo le organizzazioni internazionali stanno intervenendo?

Di recente, il governo di fatto di Ariel Henry ha firmato un decreto che richiede la presenza di una forza speciale nel Paese per risolvere il problema dell’insicurezza e garantire una risposta alla crisi umanitaria. Chiaramente questo governo dimostra di non controllare nulla nel Paese. Le organizzazioni internazionali sono quasi stabilmente presenti ad Haiti e questa crisi non nasce da ieri. Le loro risposte in passato non hanno mai fornito nulla di concreto. Un Paese senza sovranità alimentare è condannato a vivere una crisi umanitaria. L’essenziale in questo momento è raggiungere un accordo politico per garantire la sicurezza del Paese. Attualmente molte aree vulnerabili della regione metropolitana sono sotto il controllo di gruppi criminali.

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Requiem in memoria di Yuri Kerpatenko


Non che la dittatura despotica e imperialista di Putin non si fosse già distinta per ferocia nella repressione degli oppositori politici. Basta richiamare alla memoria il caso Politkovskaja per far cadere ogni barriera ideologica in difesa della Grande Ru

Non che la dittatura despotica e imperialista di Putin non si fosse già distinta per ferocia nella repressione degli oppositori politici. Basta richiamare alla memoria il caso Politkovskaja per far cadere ogni barriera ideologica in difesa della Grande Russia.
Ma l’uccisione del direttore d’orchestra Yuri Kerparenko si fa più sapida perché richiama alla memoria l’esecuzione di Khaled al-Asaad, l’anziano archeologo fatto fuori, decapitato ed esposto alla pubblica gogna a Palmira nel 2015 per mano di quei buontemponi dell’ISIS.

Sul tema della tutela dei beni culturali in tempo di guerra si è discusso lungamente e si continua a discutere.

L’UNESCO è nata, all’indomani della Seconda Guerra mondiale, con precisi scopi a tutela della vita e della civiltà democratica. Tutti i suoi atti dal 1945 in avanti contengono, a uno stadio germinale o in forme pienamente compiute, chiari indirizzi agli stati membri sulla tutela dei beni monumentali e delle opere d’arte in caso di conflitto armato (L’Aia 1954).

La tenuta delle Carte che da quel primo atto sono derivate al patrimonio mondiale è stata sempre precaria, in virtù dell’ipocrita adesione da parte di molti stati a vocazione guerrafondaia: quelli cattivi che la guerra la fanno e quelli buoni che la guerra la procacciano agli altri. Ad ogni buon conto, esse riguardavano le sole cose mobili e immobili, più di recente il patrimonio intangibile (Parigi 2003), ma mai le persone fisiche.

La morte di Khaled al-Asaad ha spostato l’asse semantico del meccanismo di tutela internazionale, significando soprattutto questo: la presa di una nuova coscienza internazionale, volta a considerare gli eroi che si immolano in difesa dei beni culturali e ambientali come nuovi oggetti di tutela.

La persona-memoria, la persona-memento, la persona-monumento.

Come in Fahrenheit 451 di Broadbury-Truffaut, l’eroe Kalhed al-Asaad, l’eroe Yuri Kerpatenko sono destinati a tramandare un sapere di valore inestimabile, il più alto dei saperi che corrisponde con i principi di giustizia e libertà che ispirano la fondazione dell’UNESCO.

Vladimir Putin carnefice, Benito Mussolini carnefice, Iosif Stalin carnefice, Adolf Hitler carnefice, Augusto Pinochet carnefice, Pol Pot carnefice, le Giunte militari sud americane carnefici, Francisco Franco carnefice, l’ISIS carnefice, tutti i dittatori, i despoti e i fanatici tra XX e XXI secolo saranno destinati alla fine ingloriosa che si riserva ai vinti solo se inizieremo a considerare gli eroi della salvaguardia di beni culturali come “monumenti” e la loro morte violenta per mano dei carnefici un crimine contro l’umanità.

Da tali presupposti, gente come Putin non solo non dovrebbe più avere legittimazione alcuna sul piano dei rapporti internazionali, ma andrebbe perseguito per legge e giudicato da un tribunale apposito.

Stabilito a priori questo ineludibile principio di legalità, sul Parnaso Apollo e Mnemosine torneranno a darci sempre nuove muse; siederanno ai loro piedi le figure allegoriche della Giustizia, della Fama e della Libertà; e tutti additando i martiri come Yuri Kerparenko a esempio per il futuro.

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ARABIA SAUDITA. La sofferenza dei prigionieri politici nel silenzio del mondo


Nelle carceri saudite sono rinchiusi centinaia di detenuti per reati d’opinione, nell’indifferenza dell’opinione pubblica se non per sporadici casi che destano scalpore, come quello del poeta Ashraf Fayyad o della studentessa di Leeds Salma al-Shehab, con

di Valeria Cagnazzo

(In copertina Salma al-Shehab e la sua famiglia, fonte: European Saudi Organization for Human Rights/Twitter)

Pagine Esteri, 19 ottobre 2022 – Si chiama mabahith la polizia segreta in Arabia Saudita. Dal 2017, è il braccio armato che Mohammed Bin Salman allunga nelle strade, nei luoghi pubblici, nelle case per reprimere qualsiasi forma di opposizione. L’obiettivo ufficiale dell’organo di Stato è garantire la sicurezza del Paese, difenderlo dal pericolo terrorista e assicurare il rispetto della Sharia, la legge islamica elevata a legge di Stato. I poteri della polizia segreta e della Corte Criminale Specializzata, stabilita nel 2008, hanno confini quantomeno nebulosi. I metodi di arresto, di detenzione, gli interrogatori, i termini della condanna sono arbitrari.

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Difensori dei diritti umani, attivisti, oppositori politici sono stati condannati al carcere in questi ultimi cinque anni, segnati da un progressivo inasprimento delle pene e da un sempre più frequente ricorso alla pena capitale. Secondo l’ONG per i diritti umani Amnesty International, sono già 92 le persone condannate a morte dall’inizio del 2022. Neppure la messa al bando internazionale del regno saudita dopo l’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi nel consolato di Istanbul nel 2018 ha frenato la violenta macchina della repressione nel Paese di Bin Salman.

Aveva fatto scalpore, nei mesi scorsi, il rilascio del poeta palestinese Ashraf Fayyad, in carcere da otto anni per apostasia. Nel 2014 era stato arrestato dalla mutaween, la polizia religiosa saudita, organo esecutore del Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio. Su di lui pendeva l’accusa di aver promosso l’ateismo con il suo libro di poesie (in Italia, il suo libro “Le istruzioni sono all’interno” è edito da Terra d’Ulivi editore). Il suo arresto scatenò una mobilitazione internazionale che coinvolse anche Radio Rai che nella trasmissione Fahrenheit lanciò l’iniziativa “Cento poesie per Ashraf Fayyad”, a cura del poeta Valerio Magrelli. La condanna iniziale alla pena capitale fu commutata nel 2015 in una detenzione di otto anni e 800 frustate.

“Dio sul suo trono

e tu adesso provi

a riparare le tue ali.

Tu sei lì per imparare

una nuova lezione:

che cosa ti sei perso

di quel che fanno gli uccelli

e cosa si può recuperare

dal piumaggio ingrato

che l’acqua non ha troppo infradiciato.

Dio sul suo trono

ti priva della capacità di volare

in modo che tu non possa

sbirciare di nascosto

terrazze di città non avvezze al tuo volo

e che tu non possa sporcare i loro stendibiancheria

con i tuoi escrementi”.

(Poesia di Ashraf Fayyad, traduzione dal francese dell’autrice)

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Ashraf Fayyad

Come lui, anche Loujain al-Hathloul era stata rilasciata l’anno prima, nel 2021. L’attivista era stata arrestata nel 2018, quando non aveva ancora compiuto trent’anni, per la sua militanza nel movimento “Women to drive” che chiedeva la sospensione del divieto di guida per le donne – proscrizione rimossa tre settimane dopo il suo arresto. Durante la sua detenzione, la famiglia ha riferito che la prigioniera sarebbe stata vittima di violenze sessuali, elettroshock, waterboarding (pratica di tortura consistente nell’annegamento simulato). Su Al-Hathloul, dalla sua scarcerazione, pende ancora il divieto di viaggiare per cinque anni e di parlare con i giornalisti.

Loujain is at home !!!!!!
تم الافراج عن لجين pic.twitter.com/fqug9VK6Mj

— Lina Alhathloul لينا الهذلول (@LinaAlhathloul) February 10, 2021

Anche per i prigionieri rilasciati, infatti, la piena libertà resta una chimera. A loro è fatto divieto assoluto di lasciare il Paese e le autorità hanno il pieno potere di riportarli in carcere per qualsiasi sospetto, anche in assenza di prove, di attività criminale o forma di opposizione.

Al di là dei casi di detenuti celebri scarcerati, è imprecisato il numero di detenuti politici che continuano a giacere nelle carceri saudite per reati d’opinione. Secondo Amnesty International si potrebbe trattare di oltre 3.000 prigionieri. Ciascuno di loro è una storia di ingiustizia e repressione.

Come quella del volontario della Mezzaluna Rossa, Abdulrahman al-Sadhan, arrestato nel 2018 per aver diffuso tweet sulla violazione dei diritti delle donne nel Paese attraverso un account anonimo. Dopo tre anni di detenzione, nel 2021 ha ricevuto una sentenza: 20 anni di carcere. Sua sorella ha rivelato al Washington Post le sevizie alle quali il prigioniero sarebbe quotidianamente sottoposto: frustate, deprivazione di sonno, minacce di morte, elettroshock, tra le altre.

Emblematico è il caso di Salma al-Shehab, condannata alla più lunga condanna mai pronunciata contro un attivista per i diritti umani: 34 anni. La studentessa trentaquattrenne di origine sciita di Leeds è stata arrestata nel gennaio 2021 mentre era in visita ai parenti in Arabia Saudita. Nell’agosto scorso, dopo un anno e mezzo di detenzione, ha ricevuto una condanna superiore all’ergastolo per aver ripostato dei tweet che incitavano all’abolizione del regime patriarcale in Arabia Saudita, al rilascio di attiviste politiche come Loujain al-Hathloul (all’epoca ancora in carcere) e al diritto di guida anche per le donne. Quando al-Shebab twittava i cinguettii che le sarebbero valsi 34 anni di carcere saudita, nel 2020, lo faceva da un computer nella sua casa in Gran Bretagna.

Arabie saoudite. Il faut annuler la peine de 34 ans de prison prononcée contre l’étudiante Salma al Shehab – Amnesty International t.co/Jd1DfB0W6o

— Al Kanz (@Alkanz) August 24, 2022

Per lei e per gli altri prigionieri politici sauditi, il 15 ottobre scorso organizzazioni come Human Rights Watch e PEN International hanno firmato una lettera indirizzata al Ministro per gli Affari Esteri britannico James Spencer Cleverly, in cui si legge “Le strette relazioni del Regno Unito con l’Arabia Saudita non dovrebbero tenere legate le Sue mani dal sostenere gli impegni in materia di diritti umani e denunciare le violazioni quando vengono portate alla Sua attenzione, in particolare, nel caso di al-Shehab, quando si riferiscono all’applicazione della legislazione saudita per azioni avvenute nel territorio del Regno Unito. In effetti, questa relazione La mette in una posizione di forza per chiedere il rilascio senza indugio di tutti i prigionieri detenuti illegalmente in Arabia Saudita”. Alla lettera non ha fatto ancora seguito una risposta ufficiale.

A proposito di prigionieri, il principe saudita Bin Salman sembrerebbe ultimamente più interessato a impegnare le sue diplomazie per scagionare altri detenuti che a bloccare gli ingranaggi della polizia segreta che ne accumula a centinaia nelle prigioni del suo regno.

In una nota pubblicata dall’ambasciata saudita negli Stati Uniti il 21 settembre scorso si legge infatti: “Sulla base della priorità data da Sua Altezza Reale il Principe Mohammad bin Salman Al Saud, Principe Ereditario e Vice Primo Ministro, e in continuazione dell’impegno di Sua Altezza Reale nelle iniziative umanitarie verso la crisi russo-ucraina, e risultante dal continuo impegno di Sua Altezza Reale con i paesi interessati, il Ministero degli Affari Esteri annuncia il successo degli sforzi di mediazione di Sua Altezza Reale che hanno portato al rilascio di dieci prigionieri di guerra (POW), che sono cittadini marocchini, statunitensi, britannici, svedesi e croati, rilasciati nell’ambito di uno scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina”

Nonostante nessuna delle ambasciate europee abbia ufficialmente confermato il ruolo del saudita Bin Salman nelle negoziazioni, effettivamente dieci prigionieri, tra i quali tre britannici, sono stati rilasciati dalla Russia alla fine di settembre e hanno fatto ritorno nei loro Paesi d’origine. Per il principe saudita, che non ha perso occasione per ribadire il suo impegno e il suo ruolo fondamentale nella contrattazione, che avrebbe aperto la strada a un ulteriore scambio di centinaia di prigionieri tra i due Paesi, si è trattato di un’altra eccellente occasione per smacchiare la sua fedina di fronte all’Occidente che l’aveva bandito. Nella guerra russo-ucraina, l’Arabia Saudita ha preso posizioni intermedie: da una parte l’alleanza con la Russia, dall’altra il sostegno ai Paesi della Nato nella ferma condanna dell’invasione dell’Ucraina in nome dell’”impegno umanitario” del regno saudita.

Un’occasione di riabilitazione per l’Arabia Saudita che potrebbe giovare all’Occidente più che allo stesso Bin Salman. In una guerra che sembra non avere termine, con la carenza di gas e il caro prezzi, riabilitare la figura del principe saudita e dunque riedificare agli occhi dell’opinione pubblica qualsiasi accordo commerciale con il suo Paese potrebbe giovare particolarmente ai Paesi occidentali che si preparano all’arrivo dell’inverno. Gli sforzi per riabilitare Bin Salman, tra l’altro, hanno impegnato le diplomazie occidentali da molto prima che il principe si dedicasse ai prigionieri della guerra russo-ucraina, dimenticandosi dei suoi.

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Se ai tempi della propaganda per le Presidenziali, per esempio, l’allora candidato Biden aveva dichiarato che avrebbe fatto “pagare” ai Sauditi “il prezzo” dell’omicidio di Kashoggi “rendendoli i paria che di fatto sono” e che c’era poco o niente da “redimere” nell’attuale governo di Bin Salman, le cose dopo la sua ascesa al potere sono andate un po’ diversamente. L’apice della riabilitazione di Bin Salman da parte di Biden si è raggiunto quando il Presidente degli Stati Uniti si è recato in Arabia Saudita a far visita al principe, nel luglio scorso: un atto plateale di “redenzione”, o qualcosa che gli assomigliava molto.

Poco dopo è stata la volta di Emmanuel Macron, che già nel dicembre 2021 aveva stretto la mano di Bin Salman durante una sua tappa in Arabia Saudita, un gesto che aveva suscitato la ferma condanna delle organizzazioni per i diritti umani. Sempre durante l’estate scorsa, il Presidente francese ha addirittura accolto il principe saudita all’Eliseo per una “cena di lavoro” dopo un viaggio in Africa: si trattava della prima visita ufficiale di Bin Salman in Europa, una riabilitazione a tutti gli effetti.

D’altronde, anche il caso di Kashoggi, l’oppositore più famoso tra le centinaia di vittime del regime saudita, uccise o detenute in prigione, dall’aprile scorso non può più preoccupare il principe saudita – né i governi occidentali che gli si stanno riavvicinando. Dopo un processo in contumacia per i 29 accusati dell’omicidio, la Turchia ha accettato di riconsegnare tutti gli atti ufficiali all’Arabia Saudita, chiudendo di fatto definitivamente la causa.

Per un Occidente che barcolla sulla soglia dell’inverno e che vede vacillare la sua ricchezza e il suo tenore di vita, ostracizzare un Paese produttore di petrolio potrebbe non essere una buona idea. E nonostante le proteste degli attivisti per i diritti umani e dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU, che ripetutamente denuncia l’inasprimento delle pene carcerarie e l’uso della pena capitale per i reati d’opinione in Arabia Saudita, per la globalizzazione del mercato e il rispetto dei diritti continua a diventare sempre più grave e netta l’antica dissociazione: da una parte vanno i fatti, dall’altra le parole.

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Da oggi nei cieli europei esercitazioni aeree della NATO di guerra nucleare


L’annuncio delle manovre militari giunge dopo gli avvertimenti di Putin che non ha escluso l’utilizzo di testate tattiche nel caso in cui le forze armate ucraine minacciassero la sicurezza interna della Federazione russa. L'articolo Da oggi nei cieli eur

di Antonio Mazzeo*

Pagine Esteri, 17 ottobre 2022 – Mosca e Washington si scambiano inquietanti minacce di escalation bellica e la NATO non trova di meglio che giocare alla guerra nucleare nei cieli di mezza Europa. Prende il via lunedì 17 ottobre l’esercitazione “Steadfast Noon” (Mezzogiorno costante) a cui partecipano le aeronautiche militari di 14 paesi dell’Alleanza Atlantica con oltre 60 cacciabombardieri di quarta e quinta generazione, aerei di sorveglianza e intelligence e velivoli cisterna per il rifornimento in volo. “L’esercitazione che si concluderà il prossimo 30 ottobre è un’attività di addestramento ricorrente e di routine è non è legata a nessuno degli eventi mondiali odierni”, prova a tranquillizzare l’ufficio stampa della NATO che però aggiunge che “le forze aeree alleate eserciteranno le proprie capacità di deterrenza nucleare nell’Europa nord-occidentale, in particolare in Belgio, paese ospitante, il Mare del Nord e il Regno Unito”. Ai war games saranno presenti pure due bombardieri strategici B-52 a lungo raggio di US Air Force provenienti dalla base di Minot, North Dakota.

“No live weapons are used”, promette l’ufficio stampa dell’Alleanza. Per gli strateghi della NATO adesso è Mezzogiorno Costante e l’uso di testate atomiche è solo simulato. Sono invece migliaia gli scienziati sparsi per il pianeta che avvertono allarmati come l’Orologio dell’Apocalisse segna meno di due minuti dalla Mezzanotte nucleare già da un paio di anni prima lo scoppio del brutale conflitto fratricida russo-ucraino. “Il nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, adottato dai leader alleati al Summit di Madrid di giugno, chiarisce che lo scopo fondamentale della capacità nucleare della NATO è quello di preservare la pace, prevenire la coercizione e scoraggiare l’aggressione”, enfatizzano i promotori di “Steadfast Noon” “Il documento sottolinea che fino a quando esisteranno le armi nucleari, la NATO rimarrà un’alleanza nucleare. L’obiettivo della NATO e un mondo più sicuro per tutti; noi cerchiamo di creare un ambiente sicuro per un mondo senza armi nucleari”. (1)

L’annuncio dell’esercitazione aerea giunge un paio di settimane dopo le gravi dichiarazioni di Vladimir Putin che non ha escluso l’utilizzo di testate tattiche nel caso in cui le forze armate ucraine ottenessero altre importanti vittorie sul campo minacciando la “sicurezza interna” della Federazione russa. Inoltre contemporaneamente a “Steadfast Noon” anche le forze armate di Mosca simuleranno una guerra nucleare con l’esercitazione denominata “Grom” (Tuono), anch’essa organizzata annualmente per testare le capacità di attacco di cacciabombardieri, sottomarini e sistemi missilistici strategici.

A conclusione del recente vertice dei ministri della difesa NATO, il segretario generale Jens Stoltenberg ha ribadito la volontà dell’alleanza di svolgere i war games nucleari nonostante l’escalation della crisi politico-diplomatica e militare tra l’occidente e Mosca. “Steadfast Noon viene organizzata ogni anno per mantenere la nostra capacità di deterrenza sicura ed efficace”, ha dichiarato Stoltenberg. “Le velate minacce nucleari di Putin sono pericolose e irresponsabili. La Russia sa bene che una guerra nucleare non può essere vinta e che non deve mai essere combattuta. Si invierebbe un segnale davvero pessimo se all’improvviso dovessimo cancellare adesso un’esercitazione di routine, pianificata da lungo tempo, solo perché c’è la guerra in Ucraina. La NATO continuerà a monitorare strettamente le forze nucleari russe, e non c’è stato alcun cambiamento nella postura nucleare della Russia”. (2)

Alla vigilia di “Steadfast Noon” il ministero della difesa britannico ha allertato la popolazione civile sugli intensi movimenti aerei che interesseranno per due settimane buona parte del paese (le regioni dello Yorkshire, East Riding, Lincolnshire, Nottinghamshire, Northumberland, Tyne & Wear, Durham, Cumbria, e Lancashire) (3). Cuore operativo dei war games sarà però la base aerea di Kleine Brogel, Belgio, una delle infrastrutture NATO destinate ad ospitare le armi nucleari “ammodernate” B61-12. “Si tratta di bombe di gravità tre volte più precise delle B61-3/-4 attualmente stoccate nella base”, ha documentato il noto ricercatore Hans Kristensen, direttore della Federation of American Scientists. “L’accresciuta precisione dipende dal nuovo kit di guida della coda che consentirà di colpire gli obiettivi con maggiore efficacia rispetto all’odierna versione delle B61. Come quelle esistenti, le B61-12 copriranno quattro range selezionabili di potenza, da 1 a circa 50 kiloton. Ma con la maggiore precisione, il pianificatore di un attacco sarà in grado di scegliere una più ridotta opzione di strike e di creare così un minore fallout radioattivo, o di attaccare obiettivi che richiedono oggi bombe con un più alto livello strategico”. (4) Le “nuove” testate sono destinate ad armare i cacciabombardieri di quinta generazione come gli F-35 “Lighting II” in dotazione ad alcuni dei paesi dell’alleanza, primi fra tutti Stati Uniti d’America, Italia e Belgio.

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Non è dunque casuale che proprio le esercitazioni “Steadfast Noon” vengono svolte annualmente a rotazione in un paese europeo diverso, utilizzando sempre le basi aeree in cui vengono stoccate le testate nucleari tattiche. L’edizione 2021 ha interessato i cieli dell’Italia settentrionale e centrale mentre i cacciabombardieri alleati hanno operato dalle basi aeree di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia) dove sono ospitate le B-61. Anche per quest’anno è comunque previsto l’impiego di queste due basi settentrionali e dei velivoli da guerra dell’Aeronautica militare. “Nei prossimi giorni in un bunker sotterraneo nelle campagne bresciane due bombe nucleari tattiche verranno tolte dagli scrigni corazzati”, scrive il giornalista Gianluca Di Feo di Repubblica. “Avieri americani ripeteranno le procedure di attivazione delle testate, poi formalizzeranno la consegna ai militari italiani. Gli ordigni in realtà non lasceranno la base, ma nel giro di pochi minuti una coppia di caccia Tornado decollerà dalla pista di Ghedi simulando un’incursione per sganciare quelle armi atomiche. La stessa scena avverrà nell’aeroporto statunitense di Aviano e in altre installazioni tedesche, olandesi, belghe e turche: tutto il dispositivo nucleare tattico della NATO in Europa si mobiliterà come se fosse arrivato il giorno dell’Armageddon. I cieli italiani, soprattutto quelli dell’Adriatico a nord di Pescara, saranno il teatro principale delle manovre”. (5) E’ prevedibile invece che i giochi di guerra alleati si spingano ancora più a sud in Italia: l’aeroporto di Amendola, in provincia di Foggia, è infatti lo scalo impiegato per i decolli dei cacciabombardieri F-35 dell’Aeronautica predisposti per gli strike nucleari. Due di questi velivoli sono stati consegnati negli scorsi mesi di giugno-luglio al 6° Stormo di Ghedi, dopo aver concluso il ciclo di test addestrativi in Puglia. (6)

In questi giorni la NATO sta svolgendo anche una massiccia attività navale nell’Atlantico e nel Mediterraneo (Neptune Strike 2022.2). Le operazioni hanno preso il via ufficialmente venerdì 14 ottobre dal quartier generale della Strike Force NATO di Oeiras, Portogallo, e vedono la partecipazione di unità da guerra e sottomarini di Stati Uniti, Albania, Canada, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Nord Macedonia, Polonia, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ungheria e Turchia. Si tratta della quarta tranche di esercitazioni Neptune svolte dopo l’aggressione russa dell’Ucraina (nel 2021 erano state due in tutto l’anno).

“Neptune Strike 2022.2 e la serie di esercitazioni navali Neptune continuano ad abilitare multiple e uniche opportunità di addestramento a livello di teatro, necessarie a integrare le capacità di guerra marittima di fascia alta di un gruppo navale condotto da una portaerei a supporto della deterrenza alleata e delle richieste di difesa dell’Europa”, spiega il Comando delle forze navali USA. Il gruppo navale nello specifico è quello capitanato dalla portaerei a propulsione nucleare “George H.W. Bush” di US Navy. A riprova della gravità dell’odierna crisi NATO-Russia va segnalato che un gruppo navale con portaerei USA non veniva posto sotto il comando marittimo dell’Alleanza dalla fine della guerra fredda e quello del “George H.W. Bush” è il terzo carrier strike group di US Navy che opera in ambito NATO nel corso del 2022. (7)

Perplessità sulle modalità di conduzione delle esercitazioni nucleari interalleate sono state espresse dal generale Leonardo Tricarico, già Capo di stato Maggiore dell’Aeronautica e odierno presidente della Fondazione ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis). “Il fatto che ci sia un’esercitazione nella quale sia previsto l’uso dell’arma nucleare è un fatto assolutamente normale; quello che non è normale è che lo si dica”, ha spiegato Tricarico a Fanpage.it. “Fino ad oggi la strategia comunicativa della NATO prevedeva che certe informazioni – come questa – rimanessero molto riservate per evitare allarmismi eccessivi. Immagino che questa ulteriore sortita pubblica di Stoltenberg sia stata il frutto di una concertazione con tutti i Paesi alleati (…) In passato il segretario generale della NATO è stato protagonista di uscite non concordate e qualche volta in questi 7 mesi è andato oltre le sue competenze”.

“I reparti devono essere sempre pronti e addestrati: a questo servono le esercitazioni”, ha aggiunto l’ex Capo dell’Aeronautica. “Non so se questa avrebbe potuto essere rimandata, ma di certo si tratta di un’attività di routine, ordinaria amministrazione per la NATO. Quello che preoccupa, semmai, è che non si tratta di un segnale di distensione. Sembra, al contrario, che tutte le parti siano interessate all’aumento delle tensioni. Questo è in assoluto sbagliato e pericoloso: servirebbe qualche segnale diverso. Finché ci si limita alle esercitazioni non vedo grossi problemi, facciano pure. Ma di questo passo temo non arriveremo mai a niente di buono…”. (8)

Se ne accorge un (ex) vertice militare; politici e uomini di governo plaudono invece alla corsa alle armi e alla guerra. Pagine Esteri

Note:

(1) nato.int/cps/en/natohq/news_20…

(2) defense.gov/News/News-Stories/…

(3) gov.uk/government/publications…

(4) fas.org/blogs/security/2021/10…

(5) repubblica.it/esteri/2022/10/1…

(6) it.insideover.com/difesa/conse…

(7) news.usni.org/2022/10/14/georg…

(8) fanpage.it/attualita/il-genera…

3133322*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).

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Meloni e il calcione Berlusconi, spruzzato di vodka e diritto internazionale


Dalla 'premier' in attesa di nomina, al suo 'si dice' capo della Farnesina, serviti dal 'vecchio umiliato' di ritorno da Canossa. Si tratta della politica estera italiana, della posizione italiana in Europa, delle relazioni indicibili di Lega, Fratelli d'Italia e Berlusconi con Vladimir Putin

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Chi è @alessandroserrano, il fotoreporter che ha "incastrato" @berlusconi?


CHI È ALESSANDRO SERRANÒ, IL FOTOREPORTER CHE HA "INCASTRATO" BERLUSCONI?

!Politica interna, europea e internazionale

Andò così.

Tredici ottobre, in Senato, elezione del nuovo Presidente:

“La cosa bella era il ritorno di Silvio Berlusconi, la ‘star’ del giorno. Qualcosa lui la combina sempre. Ho fotografato il diverbio con La Russa, La Russa che dà i fiori a Liliana Segre, il colloquio fra Salvini e Berlusconi e tanti altri scatti su di lui. Non ho dato importanza agli appunti sul foglio che aveva davanti. Ho sentito che Mentana al Tg aveva dato qualcosa su questo, c’era poco da approfondire. Alle 19,30 sono tornato a casa e siccome ho due gemelli piccoli, ho rimandato tutto al mattino dopo”.


Al mattino dopo Alessandro Serranò riguarda le sue foto e scopre che ha fotografato il foglio con

“Giorgia Meloni,
un comportamento
1 supponente,
2 prepotente,
3 arrogante,
4 offensivo”

(continua qui)



Il declino dell’Iran, da regime autocratico a pariah: reprime le proteste contro il velo e rifornisce Mosca di droni kamikaze.


Domenica 16 si èaperto il XX Congresso del Partito Comunista Cinese con un discorso di Xi Jinping. Ecco cosa ha detto.


Rivoluzioni francesiÈ sciopero nazionale oggi in Francia. A tre settimane dall’inizio delle proteste nelle raffinerie che hanno provocato una carenza di carburante in tutto il Paese, i manifestanti, scesi in piazza a migliaia anche domenica, esprimon…


In Germania gli studi medici dovrebbero acquistare nuovi dispositivi speciali per poter continuare a fatturare agli assicuratori sanitari.


IN GERMANIA GLI STUDI MEDICI DOVREBBERO ACQUISTARE NUOVI DISPOSITIVI SPECIALI PER POTER CONTINUARE A FATTURARE AGLI ASSICURATORI SANITARI.

@Pirati Europei

Gli studi medici dovrebbero acquistare nuovi dispositivi speciali per poter continuare a fatturare agli assicuratori sanitari. Lo Stato sostiene le spese per questo. Assolutamente superfluo, afferma il Chaos Computer Club, e presenta ai produttori un trucco. Ma il responsabile Gematik continua ad attenersi alla costosa soluzione.

Il clamore sulla sostituzione dell'hardware negli studi medici va avanti da un po'. In migliaia di studi e farmacie questi connettori avrebbero dovuto essere sostituiti, per un totale di circa 300 milioni di euro. Le scatole che servono per lo scambio di dati tra gli ambulatori e le compagnie di assicurazione sanitaria hanno appena cinque anni. Lo scambio è ancora senza alternative, afferma Gematik, che è responsabile della gestione della cosiddetta infrastruttura telematica del sistema sanitario. I certificati di sicurezza nei dispositivi sarebbero presto scaduti e non c'era altro modo per risolvere il problema. I certificati sono una sorta di firma digitale con la quale le pratiche possono confermare la propria identità a prova di contraffazione.

Il prossimo atto è seguito lo scorso fine settimana: il Chaos Computer Club ha dimostrato che questa argomentazione semplicemente non regge. L'esperto di sicurezza Carl Fabian Lüpke, noto come hacker fluepke, aveva smantellato uno dei dispositivi del produttore. È stato in grado di dimostrare che è possibile aggiornare i dispositivi utilizzando solo il software. Le scatole non dovrebbero nemmeno essere svitate per questo, l'hardware potrebbe rimanere dov'è.

(continua)



Bielorussia e Russia: Putin e Lukashenko insieme nel bene, ma soprattutto nel male


Nel momento in cui Lukashenko si sta assumendo un 'rischio politico colossale', se la guerra in Ucraina dovesse riportare le bare in Bielorussia, la situazione potrebbe diventare imprevedibile per Lukashenko, e di riflesso per Putin

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Perché vanno accolti i russi che si rifiutano di combattere in Ucraina


L’improvviso esodo di massa di uomini russi in fuga dal servizio militare è uno sviluppo positivo. È un segno del cambiamento di slancio politico nella società russa contro la guerra. Allora perché la Finlandia e altri governi europei hanno vietato ai russi di entrare come turisti, che è il modo più rapido e semplice per […]

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Tasche


Le divisioni ci sono e sono profonde. Le abbiamo viste prima, si sono ampliate durante e sono deflagrate dopo il voto. Come sono state negate e poi svelate, ora saranno celate. Fra qualche giorno nascerà il nuovo governo. Considerato che i coltelli sono s

Le divisioni ci sono e sono profonde. Le abbiamo viste prima, si sono ampliate durante e sono deflagrate dopo il voto. Come sono state negate e poi svelate, ora saranno celate. Fra qualche giorno nascerà il nuovo governo. Considerato che i coltelli sono stati sguainati su questioni di nomi ed equilibri, ci sono diversi temi che riguardando le tasche, gli interessi materiali, sui quali la destra non sarà chiamata domani, ma oggi a far sapere qualche cosa. Saranno pur grette, le tasche, ma più rilevanti delle sceneggiate.

  • Sulla partita europea del gas continua a lavorare Mario Draghi. In settimana ci sarà il Consiglio europeo, l’ultima funzione del governo ancora in carica. L’Italia chiede di porre una qualche forma di tetto al prezzo e procedere ad acquisti e stoccaggi comuni. È rilevante che la si spunti (come penso) o meno, ma lo è di più che siano chiare le conseguenze: più l’Unione europea affronta unita non solo la conclamata condanna dell’invasione russa, ma la gestione delle conseguenze, più si stringono i vincoli di appartenenza. Se qualcuno vuole l’Europa dei popoli e delle nazioni, senza troppo mettere in comune rischi e difese, deve parlare oggi, o per sempre accettare quel che ne deriva. Togliere quel mandato a Draghi sarebbe legittimo, ma deve essere chiaro. A parte sapere chi va a fare il ministro di cosa, occorrono parole chiare sulle cose che hanno riflessi nelle tasche.
  • I nostri vincoli non sarebbero certo solo quelli del gas. Le politiche europee comuni, cui dobbiamo grande parte della nostra stabilità monetaria e prosperità economica, sono più vaste. Starci dentro contando nulla e facendo comunella con i piccoli non è nell’interesse della seconda potenza industriale europea. Non basta avere un ministro degli esteri o degli affari comunitari che reciti la poesiola dell’europeismo, serve la convinta e permanente conferma della consapevolezza e accettazione. Considerato che al governo si trovano almeno due componenti che andavano vaneggiando di uscita dall’euro, le nostre tasche reclamano chiarezza.
  • Nei primi otto mesi del 2022 le entrare fiscali sono aumentate del 15%, con un maggiore gettito di 42 miliardi. Contrariamente a quel che le propagande elettorali andavano raccontando, l’Italia è cresciuta, in due anni, quanto non cresceva da molti anni e più della media Ue. Nello stesso tempo è sceso il peso percentuale di deficit e debito. Eccellente risultato. Ora la crescita rallenta (nel mondo), da noi potrebbe fermarsi e quel maggiore gettito non era dovuto, purtroppo, al recupero di evasione fiscale, ma all’inflazione e all’Iva (prevalentemente). Il che significa non ci sarà ancora. La legge di bilancio, che il nuovo governo dovrà fare subito, sarà scritta alla maniera di Fratelli d’Italia, senza scostamenti e più debiti, o a quella di Lega e Forza Italia (come di 5 Stelle e Pd)? Nel primo caso le tasche si tranquillizzano, nel secondo si preparino a pagare di più per il servizio al debito.
  • La Lega disse di avere cancellato la legge Fornero, sulle pensioni. Falso: era sospesa, si sono tolti soldi a lavoratori e contribuenti per pagare anticipi pensionistici e, il primo gennaio, torna in vigore. Si parla di una “opzione uomo”, i cui contorni sono ancora ignoti. Servirebbe una “opzione umana”, consistente nel rendere possibili uscite anticipate, ma senza un solo centesimo a carico di lavoratori e contribuenti, sulla base del versato. Perché far pagare ai più giovani pensioni che loro non avranno mai è una terribile ingiustizia. Soffrono le tasche, ma anche le teste.
  • Finito lo spazio non elenco le truffe sul reddito di cittadinanza, elargito non solo a delinquenti, ma anche a inesistenti in Italia. I navigator non si sono limitati a non trovare loro lavoro, non li hanno proprio trovati. E manco cercati. Mentre bonus insensati costano un occhio e rendono un accidente. I vincitori promisero di sbaraccare questa roba. Sarebbe bello sapere come e quando.

La Ragione

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Guerra in Ucraina: escalation verso l’oblio


Dall’inizio della guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022, la risposta della NATO, principalmente articolata e materialmente attuata dagli Stati Uniti, è stata quella di versare grandi quantità di benzina sulle fiamme del conflitto, aumentando l’entità della violenza, l’entità della sofferenza umana, e pericolosamente aumentando il rischio di un esito disastroso. Non solo Washington ha […]

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La denuclearizzazione della Corea del Nord deve includere l’uranio


Il programma della Corea del Nord per l'uranio altamente arricchito (HEU) incarna la serietà delle sue intenzioni di acquisire un'arma nucleare. Sebbene Pyongyang abbia consentito alla comunità internazionale l'accesso al suo programma sul plutonio, ha costantemente negato l'esistenza del suo programma HEU

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Ucraina: il coraggio del Sottetenente Katia


Solo qualche anno fa era impensabile immaginare le donne protagoniste dal punto di vista militare. Da sempre però le donne hanno seguito gli eserciti in campagna principalmente con compiti logistici, basta ricordare le portatrici carniche della Prima guerra mondiale, o ancor prima le vivandiere che seguivano gli eserciti ottocenteschi al fine di assicurare il vettovagliamento, […]

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🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?

Oggi, con la nostra rubrica del martedì, conosciamo meglio una delle misure del #PNRR per la #scuola: messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole.

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La crisi energetica dell’Europa è stata creata dall’intervento politico


Se c'è una cosa che questa crisi ci mostra è che ciò di cui l'Europa ha bisogno è più mercato e meno interventi. L'Europa è arrivata a questa crisi per una combinazione di arroganza e ignoranza da parte dei legislatori. L'importanza di un mix equilibrato, tra nucleare, idroelettrico, gas e rinnovabili è ogni giorno più evidente

L'articolo La crisi energetica dell’Europa è stata creata dall’intervento politico proviene da L'Indro.



Perché gli Stati Uniti devono premere per un cessate il fuoco in Ucraina


In quanto attore chiave nella difesa di Kiev e leader delle sanzioni contro la Russia, Washington è obbligata ad aiutare a trovare una via d'uscita. E' nell'interesse di tutti, a partire dagli Stati Uniti, che nei decenni hanno sbagliato politica nell'Europa dell'Est

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I 150 anni dell’Istituto Geografico Militare, antica istituzione che guarda al futuro


A Firenze e in Italia sono iniziate le celebrazioni dei 150 anni di vita di uno dei gioielli tecnologici e scientifici del nostro paese: l’Istituto geografico Militare, organo cartografico dello Stato, cioè la struttura che produce e aggiorna la cartografia ufficiale del territorio nazionale, i dati geografici, l’aggiornamento e la manutenzione delle reti geodetiche, la […]

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Da circa metà settembre ad Haiti è in corso una escalation di proteste contro il governo del primo ministro Ariel Henry a seguito del taglio dei sussidi stanziati per calmierare il prezzo del carburante.


Data retention: France illegally extends blanket mass surveillance of the entire population


In a decree made public today, French Prime Minister Élisabeth Borne has extended the temporary retention of communications data of all citizens in France for another year. … https://www.legifrance.gouv.fr/jorf/id/JORFTEXT000046437495

In a decree made public today, French Prime Minister Élisabeth Borne has extended the temporary retention of communications data of all citizens in France for another year. The blanket retention obligation concerns identity data (surname, first name, date and place of birth, postal address(es), e-mail address(es), telephone number(s)) as well as payment information, connection data (IP addresses, port numbers, identification numbers of users and their devices, date, time and duration of each communication, data on supplementary services and their providers) and also

the location data of electronic communications of the entire population. Providers are obliged to retain this data of their customers for 12 months. The reason given for the mass retention order is a current and serious threat to the national security of the country but details and evidence are not provided. The decree comes into force on 21 October 2022 and is valid for another year.

MEP and civil liberties activist Patrick Breyer (Pirate Party Member of the European Parliament) comments:

“Mass surveillance contradicts the European values of democracy, civil liberties and the rule of law. Blanket surveillance of any kind places the population under general suspicion. France is wrong in referring to an exception allowed by the European Court of Justice in case of a specific threat to national security. France’s unspecific reference to a permanent, general security risk does not justify mass surveillance, as a former judge confirms in a legal opinion.

The French government makes the EU court’s exception the rule. National security is no free ride for mass surveillance. On the issue of data retention, the EU has a serious problem with the rule of law. Any form of blanket surveillance is a characteristic of authoritarian regimes.


patrick-breyer.de/en/data-rete…

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#NotiziePerLaScuola

Il Ministero dell'Istruzione rinnova per un triennio la Convenzione con l'Opera Nazionale Montessori, per regolamentare l'istituzione di percorsi scolastici nella scuola dell'infanzia, nella primaria e la sperimentazione nella…



Bernhard Schlink – A voce alta


L'articolo Bernhard Schlink – A voce alta proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/bernhard-schlink-a-voce-alta/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


La tuta: presente nei nostri guardaroba da più di un secolo


Comode anzi comodissime. Quando si indossa una tuta è praticamente impossibile non sentirsi a proprio agio. Se un tempo erano pensate solo come indumento per chi pratica sport, con gli anni la tuta è diventata un capo di abbigliamento addirittura chic. La tuta in felpa sicuramente rimane quella più conosciuta, usata e amata. La indossiamo […]

L'articolo La tuta: presente nei nostri guardaroba da più di un secolo proviene da L'Indro.



BLACK ANGELS WILDERNESS OF MIRRORS


Ritorno in grande stile per la garage/psych band texana Black Angels che, a cinque anni di distanza da "Death Song", ha pubblicato, a metà settembre, il suo sesto studio album ufficiale (e primo su Partisan Records) "Wilderness of Mirrors", non lesinando sulla quantità del nuovo materiale proposto, ma anzi, presentando un'opera di ben quindici brani, ....

iyezine.com/black-angels-wilde…



AFRICA. Gambia, sciroppo uccide 69 bambini. Sotto accusa una azienda indiana


La Maiden Pharma ha violato 12 protocolli di sicurezza. L’India produce da sola un terzo dei farmaci che vengono distribuiti sul mercato mondiale L'articolo AFRICA. Gambia, sciroppo uccide 69 bambini. Sotto accusa una azienda indiana proviene da Pagine E

Di Alessandra Mincone*

La notizia che nelle ultime settimane ha scosso il Gambia riguarda il decesso di 69 bambini inferiori a cinque anni, tutti morti tra luglio e settembre, ognuno dopo aver ingerito uno sciroppo per la tosse presumibilmente nocivo. Il 5 ottobre, l’Organizzazione mondiale della sanità emetteva un allarme a carattere mondiale riguardo quattro tipi di soluzioni orali prodotti da una azienda indiana, la Maiden Pharmaceuticals Limited, obbligando il ritiro dal mercato dei prodotti Promethazine oral solution, Kofexmalin baby cough syrup, Makoff baby cough syrup e Magrip n’ cold syrup.

Più che comprensibile è il senso di sconforto di alcuni genitori che tramite i microfoni della BBC chiedono “giustizia”, e denunciano da un lato l’inefficienza del servizio sanitario nazionale del Gambia, che non ha saputo diagnosticare in tempo le lesioni renali acute che hanno portato i bambini ad aggravarsi rapidamente fino alla morte, dall’altro la negligenza delle autorità, responsabili del controllo delle licenze per le importazioni. Gli stessi medicinali in India non sono mai stati distribuiti, in assenza delle autorizzazioni necessarie da parte delle autorità statali per la commercializzazione.

Secondo il rapporto dell’Oms di fine settembre, i quattro prodotti della Maiden Pharma presentano delle tracce sopra elevate di due sostanze chimiche, il glicole dietilenico e il glicole etilenico. Quest’ultimo viene trasformata in sostanza anti gelo ed è utilizzata nel settore automobilistico per proteggere i motori delle vetture, o per lo sghiacciamento delle piste di atterraggio e per rimuovere i residui di ghiaccio sugli aerei in volo. Il glicole etilenico ha un aspetto sciropposo mentre quello dietilenico racchiude un sapore dolciastro, essi si collegano alla struttura chimica del glicole propilenico, ossia la sostanza principale che funge da veicolo per la produzione degli sciroppi di paracetamolo pediatrici. Se le prime due sostanze non sono correttamente bilanciate in un prodotto farmaceutico, il glicole etilenico può sprigionare i suoi principi tossici subito dopo esser stato ingerito, causando disidratazione, ipersalivazione, tachipnea, ulcera orale, vomito, diarrea, dolori addominali, danni renali e impossibilità di urinare, fino a destabilizzare le capacità mentali o scatenare convulsioni. Tutti questi sintomi possono rapidamente provocare un coma da avvelenamento difficile da diagnosticare.

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foto di Lovelyn Obiako

Subhash Mandal, dell’Associazione farmaceutica indiana, ha dichiarato alla stampa che non è prudente, per ora, muovere delle accuse così esplicite ad una azienda che giura di utilizzare materie prime comprate da multinazionali affidabili e rinomate, considerando che ci sono delle indagini in corso, e che anche le istituzioni globali dovranno effettuare dei test su campione per comprovare le incidenze di mortalità con la contaminazione degli sciroppi ingeriti dai bambini gambiani. Ma in una nota indirizzata alla stampa indiana, si legge affermare lo stesso rappresentante dell’Associazione che non ci sarebbero abbastanza ispettori qualificati al controllo a fronte di una industria così vasta come quella farmaceutica in India, né si conta un numero adeguato di laboratori dove effettuare i test per la sicurezza e la somministrazione dei medicinali.

Nel frattempo, le autorità governative centrali indiane hanno sospeso le attività dell’azienda farmaceutica che esportava, esclusivamente in Gambia, i quattro medicinali. In una dichiarazione del ministro dell’Interno dell’Haryana, Stato federale dove ha sede la Maiden Pharma, si scopre che l’azienda è stata ispezionata quattro volte nell’ultimo mese, e aveva violato almeno 12 protocolli di sicurezza emanati dal governo. Neanche dopo le attenzioni dell’Oms, la Maiden Pharma ha colto l’occasione di fornire garanzie che non siano state di carattere prettamente burocratico per la commercializzazione dei medicinali.

Tra le cause che indeboliscono le strutture a cui fanno capo gli addetti alla responsabilità, vi sarebbe l’accesso strumentale delle aziende ai cosiddetti standard flessibili, ossia standard di qualità dei prodotti farmaceutici “al ribasso” in alcuni Stati a dispetto di altri, dove le aziende sono maggiormente favorite a investire, poiché non devono rispondere a un dettato morale nel campo del diritto alla salute, ma si limitano a presentarsi come aziende regolari agli occhi delle istituzioni e ai loro competitor e agli uffici del ministero della salute centrale.

Per ricostruire la logica secondo cui agiva la Maiden Pharma, tra l’altro già declassata nel 2011 come una delle aziende produttrici di farmaci scadenti a detta persino dell’autorità suprema indiana, bisogna necessariamente passare al vaglio dei profitti dell’industria farmaceutica indiana.

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foto di Fidelis Manyange

Come rivela un articolo di Alessandra De Poli pubblicato su AsiaNews, l’India produce da sola un terzo dei farmaci che vengono distribuiti sul mercato mondiale. Attraverso una normativa emanata dal governo negli anni ’70, la Patents Act, le aziende farmaceutiche indiane hanno avuto l’opportunità di fabbricare prodotti equivalenti di altri farmaci già in uso e brevettati ma senza pagare i proprietari dei brevetti originari. Grazie alla manovra, negli anni ’90 l’India si posizionava fra le nazioni più promettenti del mondo nella crescita delle esportazioni di materiali farmaceutici e vaccini. Basti pensare che nel 2021 il mercato dei medicinali indiani registrava un aumento dei profitti superiore al 17%, grazie all’esportazione di più di 200 milioni di dosi di vaccino anti-covid in almeno un centinaio di paesi.

Il terreno commerciale preferito dall’industria fra le più redditizie dell’India sembra essere il continente africano. Non solo vaccini ma soprattutto farmaci antiretrovirali per prevenire l’Hiv, arrivano in Africa grazie all’industria farmaceutica indiana, e con un abbattimento dei costi pari al 99% del prezzo totale. Non si può non evidenziare che è proprio il basso costo dei prodotti a convincere i paesi tra i più poveri al mondo a rivolgere quasi il 50% della spesa complessiva per le importazioni di cure mediche alle incontrollabili case farmaceutiche dell’India, come riporta anche Pharmexcil, l’agenzia ufficiale per le esportazioni dei farmaci indiani.

Le parole di una madre in lutto, al contrario dei commercianti chiamato in causa non attendono alcuna sentenza della magistratura: “consumare il cibo, l’acqua, e persino i medicinali in Gambia ormai ci sembra una missione suicida, ci stanno lentamente uccidendo”. Ad oggi sembra che gli unici a pagare un prezzo altissimo per i medicinali siano stati i 69 bambini a cui nessuna autorità, né indiana né gambiana, ha saputo garantire il diritto alla salute e alle cure mediche. Pagine Esteri

*Giornalista e fotografa freelance

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Perché scegliere una serratura motorizzata e come installarla


Sono diversi i sistemi con cui, oggi, le persone assicurano l’intimità e la privacy dei loro ambienti domestici. Con l’avvento della tecnologia sempre più dispositivi di videosorveglianza sono stati messi sul mercato e hanno cominciato a trovare ampia applicazione, diventando particolarmente inflazionati nei contesti di natura più disparata e, addirittura, negli ambienti e nei vicinati […]

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Ucraina: la pace o la guerra nucleare, no alternative


Vogliamo distruggere la Russia? Si abbia il coraggio di dirlo e spiegare che ciò implica necessariamente una guerra nucleare. A chi conviene, a chi serve? All’Ucraina certamente no. All’Europa nemmeno. Agli USA molto. Alla Cina forse. Facendola la pace, imponendola ai due contendenti, USA e Russia. Perchè la guerra si ferma solo facendo la pace, cioè agendo

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