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USA, Midterm 2022: Neri, un elettorato (democratico) non più così scontato


Un blocco di 32,7 milioni di votanti, che potrebbe svolgere un ruolo importante nel determinare l'esito delle principali gare in bilico. Elettorato dato per scontato dai democratici che ora gli stessi potrebbero non essere in grado mantenere, i repubblicani infatti crescono

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USA, Midterm 2022: il ‘voto latino’ non esiste


Ammessi alle elezioni di Midterm circa 34,5 milioni di persone, il che fa dei latini il gruppo razziale ed etnico in più rapida crescita nell'elettorato statunitense dalle ultime elezioni di medio termine. Fattori religiosi e geografici alla base della scelta in cabina elettorale … per un voto sempre più 'americano' e sempre meno 'latino'

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USA, Midterm 2022: gli asiatici possono fare la differenza


Sempre più descritti come un potenziale blocco elettorale, gli asiatici sono per la gran parte democratici. La maggior parte degli elettori registrati degli asiatici americani (56%) vive in soli cinque Stati, California, New York, Texas, Hawaii, New Jersey. Molte le differenze in base ai gruppi etnici di appartenenza

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Su Repubblica l’intervista del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Potete leggerla qui ▶️ repubblica.it/cronaca/2022/11/…



La Vie En Rose per la cooperazione militare tra Meloni e Macron


Dopo la crisi politico-diplomatica al tempo dei bombardamenti NATO alla Libia di Gheddafi, adesso Roma e Parigi puntano a fare fronte comune nel Mediterraneo. Progetto ambizioso che l’esecutivo di estrema destra Meloni-Crocetto eredita per intero dai pred

di Antonio Mazzeo*

(la foto in apertura è di Marie-Lan Nguyen/wikimedia commons)

Pagine Esteri, 8 novembre 2022 – “Ho avuto un dialogo telefonico con il ministro francese ed uno dei temi affrontati è la possibilità per le nostre Marine militari di cooperare sempre di più sul Mediterraneo. Pensiamo alle enormità di cavi, per non parlare del gas che transita nel Mediterraneo, per cui non possiamo permetterci eventi come quello accaduto al Nord Stream. Ormai, viviamo in un mondo diverso e questo ci impone una rivoluzione culturale per adeguarci ai cambiamenti ed il Mediterraneo va difeso. Il Mediterraneo è una priorità per l’Italia che deve riscoprire il suo ruolo con l’Africa e con gli altri paesi che sono ad Ovest ed a Est”. (1) Cannoniere italiane e francesi schierate nel Mare Nostrum, dunque, a difesa di reti di comunicazione digitale ed energia. Ad annunciarlo Guido Crosetto nella sua prima uscita da ministro della Difesa in un convegno internazionale, quello dal significativo titolo “Sicilia, Mediterraneo, Europa: le sfide dell’energia e della sicurezza”, svoltosi a Siracusa dal 27 al 29 ottobre scorso, presenti pure l’ex presidente Ue Romano Prodi, il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, il Comandante in capo della Squadra navale della Marina Aurelio De Carolis e l’ex Capo di Stato maggiore della difesa Vincenzo Camporini.

Temi chiave del meeting i cambiamenti nello scacchiere internazionale dopo l’invasione russa dell’Ucraina, le nuove strategie globali della NATO e il ruolo economico e militare della Sicilia nel Mediterraneo. “L’Isola è cruciale per l’Europa in due settori vitali: le comunicazioni e l’energia”, spiegano gli organizzatori del convegno. “Davanti alle coste siciliane c’è il Flag (Fiber-Optic Link Around the Globe) su cui viaggiano dati dall’Inghilterra al Giappone. A Palermo è presente un data center neutrale della Sparkle collegato a 18 cavi internazionali che fornisce connettività avanzata tra Medio Oriente, Africa e gli hub europei. Nel triangolo Siracusano, tra Priolo, Melilli, Augusta vi è inoltre uno dei poli chimici più importanti d’Europa, mentre altre raffinerie sono presenti a Gela e a Milazzo”. Un occhio infine al ruolo “rilevante” della Sicilia per la difesa europea e i rapporti transatlantici. “A Sigonella è ospitata una delle basi americane più importanti al mondo”, ricordano gli organizzatori. “A Niscemi insiste il Muos (Mobil User Objective Sistem) parte di un sistema globale e che consente comunicazioni sicure per l’Europa, il Mediterraneo e il continente africano. Infine, Lampedusa è sede di un importante osservatorio radar, mentre ad Augusta vi è uno strategico porto militare”. (2)

Dopo la crisi politico-diplomatica tra Roma e Parigi al tempo dei bombardamenti NATO alla Libia di Gheddafi, principale causa il pressing dei colossi energetici francesi per soffiare all’ENI una parte delle fonti petrolifere esistenti nel martoriato paese nordafricano, adesso si punta a fare fronte comune nel Mediterraneo per “stabilizzare” il nord Africa e la regione sub-sahariana. Progetto militare ambizioso che l’esecutivo di estrema destra Meloni-Crocetto eredita per intero dai predecessori Draghi-Guerini (quest’ultimo ministro della difesa Pd anche con il governo Conte bis).

“In virtù della propria storia, delle ottime relazioni e delle ambizioni condivise, Italia e Francia non possono che essere protagoniste attive del futuro, come del presente, dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, anche a fronte delle sfide inedite poste dallo scenario internazionale”, aveva espresso con fin troppo enfasi Lorenzo Guerini in occasione della telefonata a Sébastien Lecornu, neoministro delle Forze Armate della Repubblica francese (8 giugno 2022). “Rimarcando l’ottima collaborazione sul piano militare, il Ministro Guerini si è inoltre soffermato sulle attività comuni svolte nelle aree di prioritaria importanza strategica, come il Sahel, la cui stabilità è decisiva per gli equilibri di sicurezza dell’intera Europa, confermandosi reciprocamente la convinta volontà di cooperare con la massima efficacia”, riportava l’ufficio stampa del Ministero della Difesa. In chiusura di colloquio, Guerini e Lecornu affrontavano il tema della cooperazione militare-industriale “indispensabile anche ai fini del conseguimento del progetto di Difesa Europea e della compiuta autonomia strategica dell’Europa”. (3)

A sigillo della ritrovata amicizia diplomatico-militare il 26 novembre 2021 era stato firmato a Roma dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron il “Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata”. Sicurezza comune, proiezione nello scacchiere africano, rafforzamento del pilastro europeo NATO e sostegno dei gruppi industriali-militari nazionali gli obiettivi strategici delineati dal Trattato. “Le Parti s’impegnano insieme a rafforzare le relazioni dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri con il continente africano, con particolare attenzione al Nord Africa, al Sahel e al Corno d’Africa”, si legge all’art. 1 (Affari esteri). All’art. 2 (Sicurezza e difesa) i due governi si dichiarano pronti “a promuovere le cooperazioni e gli scambi sia tra le proprie forze armate (formazione, addestramento, transito e stazionamento sul territorio, ecc.), sia sui materiali di difesa e sulle attrezzature” e a “sviluppare sinergie ambiziose sul piano delle capacità e su quello operativo ovunque i loro interessi strategici s’incontrino. Roma e Parigi si dicono concordi nel promuovere “alleanze strutturali” con la “costituzione di partnership industriali in specifici settori militari, nonché dei progetti congiunti nell’ambito della cooperazione strutturata permanente (PESCO), con il sostegno del Fondo europeo per la difesa”.

Ampia attenzione è riservata al potenziamento del settore spaziale. In particolare all’art. 7 del Trattato si riporta che Italia e Francia “favoriscono il coordinamento e l’armonizzazione delle loro strategie ed attività nel campo dell’esplorazione e dell’utilizzo dello spazio extra-atmosferico a fini pacifici e dell’accesso autonomo allo spazio da parte dell’Europa”, puntando a “consolidare la competitività e l’integrazione dell’industria spaziale” e a sostenere direttamente i “lanciatori istituzionali” Ariane e Vega e la base europea di lancio di Kourou (Guyana francese). “Nel settore dei sistemi orbitali, si intende incoraggiare e sviluppare la cooperazione industriale nel settore dell’esplorazione, dell’osservazione della terra e delle telecomunicazioni, della navigazione e dei relativi segmenti terrestri”, si specifica sempre all’art. 7. Infine l’impegno comune nel campo della cooperazione transfrontaliera tra le forze dell’ordine. “Le Parti lavorano alla creazione di un’unità operativa italo-francese per sostenere le forze dell’ordine in funzione di obiettivi comuni, in particolare nella gestione di grandi eventi e per contribuire a missioni internazionali di polizia”, si legge ancora nel Trattato. Previste a tal fine “attività di formazione comune e di scambio professionale e di conoscenze e competenze in ambito securitario”. (4)

In verità la collaborazione delle forze di polizia dei due paesi “contro il terrorismo e l’immigrazione irregolare” era stata rafforzata dopo l’incontro a Roma del 5 novembre 2020 tra l’allora ministra dell’interno Luciana Lamorgese e l’omologo francese Gerald Darmanin. “Per tale ragione, Parigi e Roma stanno per realizzare un piano sperimentale in cui brigate miste, ovvero pattuglie congiunte, verranno dispiegate per un periodo di sei mesi al confine franco-italiano”, aveva specificato la titolare del Viminale. Oltre alle operazioni alle frontiere furono concordate anche attività di contrasto dei flussi migratori provenienti dalla Tunisia, con lo schieramento di unità militari e delle forze di polizia al largo del Paese nordafricano e in collaborazione con le autorità di Tunisi. (5)

Si è assistito negli ultimi anni pure alla crescita del numero e delle dimensioni delle esercitazioni militari tra le unità navali, di terra e aeree italiane e francesi. Tra le più rilevanti va annotata la lunga campagna addestrativa di una decina di piloti e operatoti specialisti del 4° Gruppo Elicotteri della Marina militare di stanza a Grottaglie, a bordo della portaelicotteri anfibia Mistral e della fregata Guepratte. Le due unità della Marine Nationale dopo aver lasciato il 26 febbraio 2020 il porto di Tolone hanno raggiunto prima l’Oceano Indiano per collaborare con la “Combined Task Force 150”, la forza multinazionale sotto la guida del Comando navale USA in Bahrein che opera nell’area per “contrastare la pirateria e il terrorismo internazionale”; poi si sono spinte in navigazione fino all’Australia e alla Nuova Caledonia.

Intenso periodo addestrativo (primavera 2020) nel Golfo di Leone (Mediterraneo nord-occidentale) per la fregata multi-missione Carlo Margottini a fianco del gruppo navale francese composto dalle navi Ducuing e Provence. “L’esercitazione organizzata dalla Marine Nationale, con il supporto del personale del Centro di Addestramento Aeronavale di Taranto, è stata indirizzata principalmente alla lotta anti-sommergibile”, ha spiegato lo Stato Maggiore della Marina. “Sotto la superficie del mare, invisibili agli occhi ma non ai moderni sonar delle unità navali, due sottomarini nucleari francesi hanno simulato lo schieramento delle forze nemiche per l’intera durata dell’esercitazione”. (6)

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foto di Dimitri Torterat

Il 6 e 7 marzo 2021 si è tenuto nelle acque del Mediterraneo centrale un altro importante addestramento navale, con tre fregate “cugine” Fremm, un paio di sottomarini, un pattugliatore marittimo francese ATL2 proveniente dalla base siciliana di Sigonella e un elicottero SH101 ASW di Maristaeli Catania. (7) Ancora più complessa l’esercitazione “Polaris 21” (acronimo di Préparation Opérationnelle en Lutte Aéromaritime, Résilience, Innovation et Supériorité) nel novembre 2021, con assetti aereo-spaziali, terrestri, navali e subacquei di Italia (la fregata multi missione Carlo Bergamini), Francia, Grecia, Spagna, Regno Unito, USA e NATO (un aereo-radar E-3 “Awacs”). Ai war games hanno partecipato pure la portaerei nucleare Charles de Gaulle con una ventina di cacciabombardieri “Rafale”, un pattugliatore marittimo P-8A “Poseidon” di US Navy e un “Atlantique 2” transalpino decollati entrambi da Sigonella. (8) Quasi in contemporanea, presso il Massiccio dei Cerces, sulle Alpi francesi, si svolgeva l’esercitazione “Cerces 2021”, con la partecipazione del 9° Reggimento alpini dell’Aquila, del 32° Reggimento genio di Fossano (Cuneo) e della 27ª Brigade d’infanterie de montagne francese. “Lo scambio di esperienze nell’impiego di armi ed equipaggiamenti e l’integrazione delle procedure tattiche utilizzate dai reparti dei due Paesi, contribuisce ad incrementare l’interoperabilità e il coordinamento addestrativo e operativo, soprattutto nel cosiddetto Mountain Warfare, ossia la capacità di muovere e combattere in ambiente montano mediante l’impiego combinato di assetti di fanteria leggera, artiglieria, genio e unità”, riportava lo Stato Maggiore dell’Esercito. L’attività veniva condotta a seguito di specifici accordi bilaterali, nell’ambito del progetto Not Standing Bi-National Brigade Command che “prevede la costituzione di un comando brigata bi-nazionale non permanente e periodiche esercitazioni tra le unità della brigata alpina Taurinense e la 27ª brigata di fanteria francese – e che ne ha visto l’impiego all’estero nell’operazione UNIFIL in Libano nel 2015-16”. (9)

Nel febbraio 2022 Italia e Francia hanno promosso una serie di operazioni congiunte nel Mediterraneo tra le portaerei Cavour e Charles de Gaulle. Dal 24 febbraio (giorno dell’invasione russa dell’Ucraina) e fino al 2 marzo si è tenuta invece l’esercitazione multinazionale “Aster-X 2022”, promossa dal Ministero della Difesa francese per potenziare le capacità di “tracciamento di oggetti spaziali e flussi di comunicazione satellitare” e che ha visto il coinvolgimento del neocostituito Comando delle Operazioni Spaziali di Roma, del Centro Interforze di Gestione e Controllo SICRAL di Vigna di Valle e del Centro di Telerilevamento Satellitare di Pratica di Mare, i tre organismi a capo dell’onerosa strategia nazionale nel settore militare spaziale. (10) Infine ancora un’esercitazione alla guerra anti-sottomarini a metà giugno (“Squale 22”) nelle acque tra la Corsica e la Costa Azzurra, presenti le fregate Alpino, Languedoc, Alsace e Chavalier Paul, l’unità d’assalto anfibio Dixmude, il sommergibile nucleare Emeraude e il cacciatorpediniere statunitense USS Arleight Burke.

Numerosi i progetti di sviluppo industriale nel settore bellico proposti, avviati o ampliati con la firma del “Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata” di fine 2021. Già in occasione del vertice di Roma del 9 luglio 2020, gli allora ministri Lorenzo Guerini e Florence Parly si erano detti “orgogliosi di constatare che Italia e Francia si distinguono nella cooperazione europea, la PESCO, dove complessivamente guidano 20 progetti su 47 e compartecipano in numerosi altri”. I due ministri si dichiaravano d’accordo nel prendere a “esempio virtuoso” l’accordo siglato tra le grandi aziende Fincantieri SpA e Naval Group per dar vita ad una joint venture italo-francese della cantieristica navale militare, riproponendo lo schema anche per altri settori come ad esempio quello dello spazio e dei sistemi di difesa antimissile, della “progettualità multilaterale” per un drone armato europeo e per un mezzo pesante di nuova generazione per gli eserciti dei due paesi. (11)

In occasione degli ultimi Scambi per la dottrina, lezioni idendificate e simulazioni (i cosiddetti Colloqui Fidelis che si tengono annualmente tra i due eserciti nazionali), la delegazione italiana ha presentato agli alleati le nuove concezioni operative 2020-2035 e quelle per il “Dominio Spazio”, nonché i risultati della campagna di sperimentazione dei nuovi sistemi robotizzati e interamente automatizzati (Robotics and Autonomous Systems) e di quelli previsti dal “Programma Forza NEC (Network Enabled Capabilities)”, il progetto congiunto Difesa-Industria nato per “abbattere i tempi di comunicazione e di acquisizione delle informazioni” per la conduzione delle operazioni belliche più moderne. La delegazione francese ha invece presentato i programmi di rinnovamento e modernizzazione delle capacità di combattimento terrestre “Scorpion”, “Vulcain” e “Titan”. (12)

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L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il generale francese Thierry Burkhard (foto dello Stato Maggiore della Difesa).

Il 23 giugno 2022, nel corso di un vertice tra il Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e l’omologo francese generale Thierry Burkhard, è stato deciso di rafforzare i rapporti tra i due Stati Maggiori con la firma di un Military Cooperation Framework. “Si tratta del documento quadro concettuale per la cooperazione bilaterale, discendente dal Trattato del Quirinale, entro il quale si svilupperanno le future aree di collaborazione tra Francia e Italia”, ha spiegato il Ministero della Difesa, omettendo però di fornirne i contenuti e le immaginabili ricadute di politica industriale-militare. Qualcosa di più è trapelata a conclusione dell’incontro a Napoli del 22 settembre 2022 tra il comandante logistico della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe Abbamonte, e il direttore centrale del servizio per il sostegno alla flotta francese, Guillaume de Garidel-Thoron. “Alla luce dei positivi ritorni degli accordi tecnici in vigore per la classe di fregate-cacciatorpediniere Orizzonte, su delega dei rispettivi Ministeri della Difesa, sono stati firmati due accordi tecnici dedicati al supporto comune delle unità navali Classe Fremm: uno per lo scambio di informazioni tecniche, l’altro per lo scambio di parti di ricambio”, annota l’ufficio stampa della Marina. “Dell’attuazione degli accordi beneficeranno gli impianti comuni installati a bordo di 18 fregate multi- missione, 10 italiane e 8 francesi”. (13)

L’affaire militare più redditizio per le industrie militari italo-francesi riguarda però lo sviluppo di una nuova generazione del sistema missilistico superficie-aria di “media portata terrestre” SAMP/T. Il 19 marzo 2021 l’Agenzia OCCAR (Organizzazione Congiunta per la Cooperazione negli Armamenti) ha stipulato a Parigi l’emendamento al preesistente contratto sottoscritto con il consorzio EUROSAM (composto dal gruppo aerospaziale francese Thales e dall’holding missilistica MBDA, controllata da Airbus, BAE Systems e dall’italiana Leonardo SpA) per dare il via alla progettazione del SAMP/T NG (New Generation) che impiegherà missili intercettori ipersonici con capacità di colpire bersagli fino a 1.000 km di distanza. “Il SAMP/T NG è l’evoluzione, più performante dell’omonimo sistema missilistico terrestre di difesa di area antiaereo ed antimissile sviluppato negli anni ’90 e in dotazione all’Esercito Italiano ed all’Aeronautica francese dal 2013”. spiega la Difesa. “In ambito nazionale è stato schierato, dal dicembre 2015 al dicembre 2016 per la sorveglianza dello spazio aereo della città di Roma, in occasione del Giubileo straordinario della misericordia mentre dal giugno 2016 al dicembre 2019 è stato schierato a ridosso del confine turco con la Siria, come assetto di difesa aerea della NATO (missione Active Fence)”. Allo sviluppo della nuova generazione di missili superficie-aria, oltre a MBDA Italia e Leonardo partecipano le aziende Avio e Simmel nella realizzazione dell’unità di controllo del fuoco, della testata di guerra e del radar Kronos GMHP. (14)

La firma del Trattato di cooperazione bilaterale del 26 novembre 2021 ha contribuito anche a una maggiore condivisione tra Roma e Parigi delle politiche di approvvigionamento energetico ed investimento finanziario a favore dei gruppi industriali che operano nel settore energia (gas, petrolio e nucleare di ultima generazione). “I rapporti italo-francesi nel campo energetico sono operativi già da decenni (possiamo citare ad esempio le presenze in territorio francese di ENI, ENEL, Saipem ed ERG e di EDF – Electricitè de France – attraverso il controllo di Edison nel nostro Paese), e si sviluppano soprattutto nell’ambito delle interconnessioni per la trasmissione di energia elettrica e il trasporto di gas naturale con infrastrutture già esistenti e funzionanti che con progetti in via di realizzazione”, rileva l’esperto di politiche e infrastrutture energetiche Antonello Assogna (Fondazione Tarantelli), già responsabile aziendale di Italgas Roma. “I rapporti italo-francesi nel comparto delle reti energetiche sono in via di potenziamento attraverso l’impegno, per quanto riguarda la competenza italiana, delle aziende Terna Spa (holding pubblica che controlla la rete di trasmissione e trasporto di energia elettrica) e Snam Spa (società sempre a maggioranza pubblica che gestisce i 32.000 km di metanodotti italiani)”.

Ancora Antonello Assogna ricorda come il gruppo Terna SpA, in collaborazione con la Società francese Réseau de Transport d’Electricité, stia sovrintendendo all’interconnessione elettrica tra Francia/Corsica e Italia e alla realizzazione di un nuovo collegamento di rete tra Piossasco (Torino) e Grande Ile (Savoia). “La Snam dal 2013 è azionista di maggioranza relativa della Terega SpA (nel 2013 TIGF), uno dei principali operatori di trasporto e stoccaggio del gas naturale, la cui rete è collocata in una vasta area territoriale in grado di garantire il flusso del gas naturale tra l’est e l’ovest e il nord e il sud dell’Europa”, conclude l’esperto della Fondazione Tarantelli. (15)

La guerra in Ucraina ha esso a nudo la fragilità e le contraddizioni dei sistemi di fornitura e produzione energetica, accelerando i processi di militarizzazione a “difesa” di rotte, reti e impianti. Il neo-ministro Crocetto a Siracusa ha delineato una visione strategica chiara e netta: nuove armi, nuovi eserciti e nuove flotte per l’espansione dei fatturati e dei dividendi dei colossi transnazionali dell’energia, con un’Italia sempre più guardia armata del Mediterraneo allargato, dall’Atlantico al mar Nero e dai mari del Nord fino al Golfo di Guinea, al Corno d’Africa e al Mozambico. Pagine Esteri

3492410*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).

Note:

1) siracusapress.it/cronaca/sirac…

2) https://www.blogsicilia.it/siracusa/geopolitica-difesa-meeting-mannino-crosetto-prodi/793279

3) https://www.difesa.it/Pagine/PageNotFoundError.aspx?requestUrl=https://www.difesa.it/Il_Ministro/Comunicati/Pagine/Difesa-Guerini-Italia-Francia-protagoniste-rafforzamento-UE-NATO.aspx

4) governo.it/sites/governo.it/fi…

5) menanews.info/2020/11/07/franc…

6) marina.difesa.it/media-cultura…

7) marina.difesa.it/media-cultura…

8) navalnews.com/naval-news/2021/…

9) esercito.difesa.it/comunicazio…

10) reportdifesa.it/esercito-itali…

11) difesa.it/Pagine/PageNotFoundE…

12) esercito.difesa.it/comunicazio…

13) marina.difesa.it/media-cultura…

14) difesa.it/SGD-DNA/InfoCom/News…

15) geopolitica.info/rapporti-ener…

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Elezioni USA midterm. Biden: “si tratta di difendere la democrazia”


PODCAST. Il presidente USA ha dichiarato che questi Repubblicani rappresentano le forze più cupe della storia del Paese. Ma secondo i sondaggi la metà degli americani voterà il partito di Trump, che ci si aspetta ottenga la maggioranza almeno alla Camera.

di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 8 novembre 2022 – Le prime grandi elezioni dopo l’assalto del parlamento dopo l’assalto a Capitol Hill. Particolarmente importanti, contengono la questione della legittimità del processo democratico.

Al centro del dibattito i diritti civili, l’aborto in particolare ma la crisi economica ha preso il centro della scena nelle ultime settimane, penalizzando il partito del presidente.

Il risultato sarà determinante per gli equilibri della politica americana. Si prevede una vittoria dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti. Mentre lo scenario è incerto al Senato.

Una vittoria Repubblicana significherebbe, in politica estera, un minor sostegno militare all’Ucraina, cosa che potrebbe cambiare le sorti della guerra.

Abbiamo intervistato sull’argomento Antonio Perillo, storico ed esperto di questioni politiche.
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#NotiziePerLaScuola

III edizione Concorso nazionale per promozione di percorsi di educazione alla Cittadinanza europea ispirati al Manifesto di Ventotene per l'Europa unita e ai valori della Costituzione.

Info ▶️ miur.gov.



European Health Data Space:  Threat to self-determination and privacy


This afternoon, the EU Commission will present draft legislation to the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) to create a “European Health Data Space” … https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_2711

This afternoon, the EU Commission will present draft legislation to the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) to create a “European Health Data Space” (EHDS). The proposal aims to connect patients‘ health data across Europe. For example, patients’ medical histories, test results or prescriptions are to be shared with hospitals and doctors treating a patient throughout the EU, unless the patient restricts access. Industry, research and authorities would also be given access to personal health data.

Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) is shadow rapporteur in the LIBE committee and comments on the proposal:

“Information revealing my physical and mental health is extremely sensitive. If I can’t rely on this information being treated confidentially by my attending physicians, then I may no longer feel confident to seek treatment at all. This puts sick people and their families at risk. That’s why the proposed EU-wide exchange of health data needs to meet the following requirements:
  • Only the attending physician should have access to their own health records in the absence of the patient’s free consent. This includes the fact that a person is being treated by a particular doctor in the first place. There are good reasons, for example, to obtain a second opinion without the doctors involved knowing about each other.
  • Without the free consent of the patient, treatment information may only be stored locally by the patient‘s trusted doctor and not automatically in centralised databases, where patients lose control over it. There is a risk that in the event of a loss of centrally stored data, the data of the entire population will suddenly be lost.
  • If there is ever to be access by industry, by research or even by politics, then only to anonymised and aggregated data. It is not enough to simply remove the names of the patients. After all, treatment histories are so unique making it is easy to reassign them to the person in question.


The EU Commission’s legislative proposal fullfills none of these requirements. Obviously, the proposal was not designed in the interest of the patients, but of industry. There is a lot of work ahead to ensure that patients can continue to trust in the confidentiality and security of their highly sensitive health information and that their right to self-determination over their data is respected!”


patrick-breyer.de/en/european-…



PODCAST. Israele: vittoria larga della destra, Meretz (sinistra) fuori dalla Knesset


Sulla base del conteggio quasi definitivo, il blocco di Netanyahu otterrebbe 65 seggi su 120 della Knesset. Il Meretz storico partito della sinistra non ha superato per pochi voti la soglia di sbarramento del 3,25% e rischia di rimanere fuori dal parlamen

AGGIORNAMENTI 2 NOVEMBRE

ANCORA PIÙ AMPIA LA VITTORIA DELLA DESTRA

Con il 97% dei voti contati, il blocco religioso e di estrema destra di Benjamin Netanyahu si avvia a una vittoria ancora più larga, mentre lo storico partito di sinistra Meretz guidato da Zahava Gal On è fuori dalla Knesset, perché non ha superato la soglia di sbarramento elettorale (3,25%) di un soffio. Avrebbe ottenuto il 3,2. Si avvicina alla soglia anche il partito di opposizione arabo Tajammo/Balad con il 3,04% dei voti totali.

Sulla base del conteggio quasi definitivo, il blocco di Netanyahu otterrebbe 65 seggi su 120 della Knesset. Questo numero potrebbe cambiare man mano che saranno elaborate più schede, comprese circa 500.000 “buste doppie” contenenti schede espresse da soldati, detenuti e diplomatici che, peraltro, in genere favorisce i partiti di destra.

Attualmente, il Likud ne ha 31; Yesh Atid, 24; Sionismo religioso, 14; Unità nazionale, 12; Shas, 12; Ebraismo della Torah unita, 8; Yisrael Beytenu, 5; Ra’am, 5; Hadash-Ta’al, 5 e Labour ne ha 4.

Il partito islamista Ra’am è oltre la soglia elettorale, al 4,33%, così come la lista araba Hadash-Ta’al cal 3,91%.

Se Balad o Meretz non riusciranno a ottenere la rappresentanza alla Knesset, aumenteranno ulteriormente le prospettive di Netanyahu di formare una coalizione fondata su una ampia maggioranza di destra.

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Pagine Esteri, 1 novembre 2022 – Benyamin Netanyahu ha ottenuto la sua rivincita. La più alta affluenza alle urne registrata in Israele da 22 anni a questa parte ha dato al blocco di destra la maggioranza che il leader della destra desiderava per riprendersi la poltrona di primo ministro.

Gli exit polls diffusi alla chiusura delle urne alle 21 italiane, hanno inoltre evidenziato il trionfo della destra più estremista e razzista. Sionismo religioso, la lista elettorale guidata da Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, ha conquistato 14-15 seggi, il doppio di quelli ottenuti nel 2021.

Ben Gvir, che ha oscurato lo stesso Netanyahu per tutta la campagna elettorale, ha festeggiato per ore con i suoi fedelissimi. Magro risultato per il centro sinistra. I partiti arabi conquistano, nonostante un aumento dell’affluenza del suo elettorato rispetto al 2021, è riuscito a confermare solo i deputati della passata legislatura e la lista Tajammo/Balad ha mancato l’ingresso in parlamento per pochi voti. Abbiamo intervistato a Gerusalemme il direttore di Pagine Esteri, Michele Giorgio.
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La Vie En Rose per la cooperazione militare tra Meloni e Macron


Dopo la crisi politico-diplomatica al tempo dei bombardamenti NATO alla Libia di Gheddafi, adesso Roma e Parigi puntano a fare fronte comune nel Mediterraneo. Progetto ambizioso che l’esecutivo di estrema destra Meloni-Crocetto eredita per intero dai pred

di Antonio Mazzeo*

(la foto in apertura è di Marie-Lan Nguyen/wikimedia commons)

Pagine Esteri, 8 novembre 2022 – “Ho avuto un dialogo telefonico con il ministro francese ed uno dei temi affrontati è la possibilità per le nostre Marine militari di cooperare sempre di più sul Mediterraneo. Pensiamo alle enormità di cavi, per non parlare del gas che transita nel Mediterraneo, per cui non possiamo permetterci eventi come quello accaduto al Nord Stream. Ormai, viviamo in un mondo diverso e questo ci impone una rivoluzione culturale per adeguarci ai cambiamenti ed il Mediterraneo va difeso. Il Mediterraneo è una priorità per l’Italia che deve riscoprire il suo ruolo con l’Africa e con gli altri paesi che sono ad Ovest ed a Est”. (1) Cannoniere italiane e francesi schierate nel Mare Nostrum, dunque, a difesa di reti di comunicazione digitale ed energia. Ad annunciarlo Guido Crosetto nella sua prima uscita da ministro della Difesa in un convegno internazionale, quello dal significativo titolo “Sicilia, Mediterraneo, Europa: le sfide dell’energia e della sicurezza”, svoltosi a Siracusa dal 27 al 29 ottobre scorso, presenti pure l’ex presidente Ue Romano Prodi, il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, il Comandante in capo della Squadra navale della Marina Aurelio De Carolis e l’ex Capo di Stato maggiore della difesa Vincenzo Camporini.

Temi chiave del meeting i cambiamenti nello scacchiere internazionale dopo l’invasione russa dell’Ucraina, le nuove strategie globali della NATO e il ruolo economico e militare della Sicilia nel Mediterraneo. “L’Isola è cruciale per l’Europa in due settori vitali: le comunicazioni e l’energia”, spiegano gli organizzatori del convegno. “Davanti alle coste siciliane c’è il Flag (Fiber-Optic Link Around the Globe) su cui viaggiano dati dall’Inghilterra al Giappone. A Palermo è presente un data center neutrale della Sparkle collegato a 18 cavi internazionali che fornisce connettività avanzata tra Medio Oriente, Africa e gli hub europei. Nel triangolo Siracusano, tra Priolo, Melilli, Augusta vi è inoltre uno dei poli chimici più importanti d’Europa, mentre altre raffinerie sono presenti a Gela e a Milazzo”. Un occhio infine al ruolo “rilevante” della Sicilia per la difesa europea e i rapporti transatlantici. “A Sigonella è ospitata una delle basi americane più importanti al mondo”, ricordano gli organizzatori. “A Niscemi insiste il Muos (Mobil User Objective Sistem) parte di un sistema globale e che consente comunicazioni sicure per l’Europa, il Mediterraneo e il continente africano. Infine, Lampedusa è sede di un importante osservatorio radar, mentre ad Augusta vi è uno strategico porto militare”. (2)

Dopo la crisi politico-diplomatica tra Roma e Parigi al tempo dei bombardamenti NATO alla Libia di Gheddafi, principale causa il pressing dei colossi energetici francesi per soffiare all’ENI una parte delle fonti petrolifere esistenti nel martoriato paese nordafricano, adesso si punta a fare fronte comune nel Mediterraneo per “stabilizzare” il nord Africa e la regione sub-sahariana. Progetto militare ambizioso che l’esecutivo di estrema destra Meloni-Crocetto eredita per intero dai predecessori Draghi-Guerini (quest’ultimo ministro della difesa Pd anche con il governo Conte bis).

“In virtù della propria storia, delle ottime relazioni e delle ambizioni condivise, Italia e Francia non possono che essere protagoniste attive del futuro, come del presente, dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, anche a fronte delle sfide inedite poste dallo scenario internazionale”, aveva espresso con fin troppo enfasi Lorenzo Guerini in occasione della telefonata a Sébastien Lecornu, neoministro delle Forze Armate della Repubblica francese (8 giugno 2022). “Rimarcando l’ottima collaborazione sul piano militare, il Ministro Guerini si è inoltre soffermato sulle attività comuni svolte nelle aree di prioritaria importanza strategica, come il Sahel, la cui stabilità è decisiva per gli equilibri di sicurezza dell’intera Europa, confermandosi reciprocamente la convinta volontà di cooperare con la massima efficacia”, riportava l’ufficio stampa del Ministero della Difesa. In chiusura di colloquio, Guerini e Lecornu affrontavano il tema della cooperazione militare-industriale “indispensabile anche ai fini del conseguimento del progetto di Difesa Europea e della compiuta autonomia strategica dell’Europa”. (3)

A sigillo della ritrovata amicizia diplomatico-militare il 26 novembre 2021 era stato firmato a Roma dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron il “Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata”. Sicurezza comune, proiezione nello scacchiere africano, rafforzamento del pilastro europeo NATO e sostegno dei gruppi industriali-militari nazionali gli obiettivi strategici delineati dal Trattato. “Le Parti s’impegnano insieme a rafforzare le relazioni dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri con il continente africano, con particolare attenzione al Nord Africa, al Sahel e al Corno d’Africa”, si legge all’art. 1 (Affari esteri). All’art. 2 (Sicurezza e difesa) i due governi si dichiarano pronti “a promuovere le cooperazioni e gli scambi sia tra le proprie forze armate (formazione, addestramento, transito e stazionamento sul territorio, ecc.), sia sui materiali di difesa e sulle attrezzature” e a “sviluppare sinergie ambiziose sul piano delle capacità e su quello operativo ovunque i loro interessi strategici s’incontrino. Roma e Parigi si dicono concordi nel promuovere “alleanze strutturali” con la “costituzione di partnership industriali in specifici settori militari, nonché dei progetti congiunti nell’ambito della cooperazione strutturata permanente (PESCO), con il sostegno del Fondo europeo per la difesa”.

Ampia attenzione è riservata al potenziamento del settore spaziale. In particolare all’art. 7 del Trattato si riporta che Italia e Francia “favoriscono il coordinamento e l’armonizzazione delle loro strategie ed attività nel campo dell’esplorazione e dell’utilizzo dello spazio extra-atmosferico a fini pacifici e dell’accesso autonomo allo spazio da parte dell’Europa”, puntando a “consolidare la competitività e l’integrazione dell’industria spaziale” e a sostenere direttamente i “lanciatori istituzionali” Ariane e Vega e la base europea di lancio di Kourou (Guyana francese). “Nel settore dei sistemi orbitali, si intende incoraggiare e sviluppare la cooperazione industriale nel settore dell’esplorazione, dell’osservazione della terra e delle telecomunicazioni, della navigazione e dei relativi segmenti terrestri”, si specifica sempre all’art. 7. Infine l’impegno comune nel campo della cooperazione transfrontaliera tra le forze dell’ordine. “Le Parti lavorano alla creazione di un’unità operativa italo-francese per sostenere le forze dell’ordine in funzione di obiettivi comuni, in particolare nella gestione di grandi eventi e per contribuire a missioni internazionali di polizia”, si legge ancora nel Trattato. Previste a tal fine “attività di formazione comune e di scambio professionale e di conoscenze e competenze in ambito securitario”. (4)

In verità la collaborazione delle forze di polizia dei due paesi “contro il terrorismo e l’immigrazione irregolare” era stata rafforzata dopo l’incontro a Roma del 5 novembre 2020 tra l’allora ministra dell’interno Luciana Lamorgese e l’omologo francese Gerald Darmanin. “Per tale ragione, Parigi e Roma stanno per realizzare un piano sperimentale in cui brigate miste, ovvero pattuglie congiunte, verranno dispiegate per un periodo di sei mesi al confine franco-italiano”, aveva specificato la titolare del Viminale. Oltre alle operazioni alle frontiere furono concordate anche attività di contrasto dei flussi migratori provenienti dalla Tunisia, con lo schieramento di unità militari e delle forze di polizia al largo del Paese nordafricano e in collaborazione con le autorità di Tunisi. (5)

Si è assistito negli ultimi anni pure alla crescita del numero e delle dimensioni delle esercitazioni militari tra le unità navali, di terra e aeree italiane e francesi. Tra le più rilevanti va annotata la lunga campagna addestrativa di una decina di piloti e operatoti specialisti del 4° Gruppo Elicotteri della Marina militare di stanza a Grottaglie, a bordo della portaelicotteri anfibia Mistral e della fregata Guepratte. Le due unità della Marine Nationale dopo aver lasciato il 26 febbraio 2020 il porto di Tolone hanno raggiunto prima l’Oceano Indiano per collaborare con la “Combined Task Force 150”, la forza multinazionale sotto la guida del Comando navale USA in Bahrein che opera nell’area per “contrastare la pirateria e il terrorismo internazionale”; poi si sono spinte in navigazione fino all’Australia e alla Nuova Caledonia.

Intenso periodo addestrativo (primavera 2020) nel Golfo di Leone (Mediterraneo nord-occidentale) per la fregata multi-missione Carlo Margottini a fianco del gruppo navale francese composto dalle navi Ducuing e Provence. “L’esercitazione organizzata dalla Marine Nationale, con il supporto del personale del Centro di Addestramento Aeronavale di Taranto, è stata indirizzata principalmente alla lotta anti-sommergibile”, ha spiegato lo Stato Maggiore della Marina. “Sotto la superficie del mare, invisibili agli occhi ma non ai moderni sonar delle unità navali, due sottomarini nucleari francesi hanno simulato lo schieramento delle forze nemiche per l’intera durata dell’esercitazione”. (6)

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foto di Dimitri Torterat

Il 6 e 7 marzo 2021 si è tenuto nelle acque del Mediterraneo centrale un altro importante addestramento navale, con tre fregate “cugine” Fremm, un paio di sottomarini, un pattugliatore marittimo francese ATL2 proveniente dalla base siciliana di Sigonella e un elicottero SH101 ASW di Maristaeli Catania. (7) Ancora più complessa l’esercitazione “Polaris 21” (acronimo di Préparation Opérationnelle en Lutte Aéromaritime, Résilience, Innovation et Supériorité) nel novembre 2021, con assetti aereo-spaziali, terrestri, navali e subacquei di Italia (la fregata multi missione Carlo Bergamini), Francia, Grecia, Spagna, Regno Unito, USA e NATO (un aereo-radar E-3 “Awacs”). Ai war games hanno partecipato pure la portaerei nucleare Charles de Gaulle con una ventina di cacciabombardieri “Rafale”, un pattugliatore marittimo P-8A “Poseidon” di US Navy e un “Atlantique 2” transalpino decollati entrambi da Sigonella. (8) Quasi in contemporanea, presso il Massiccio dei Cerces, sulle Alpi francesi, si svolgeva l’esercitazione “Cerces 2021”, con la partecipazione del 9° Reggimento alpini dell’Aquila, del 32° Reggimento genio di Fossano (Cuneo) e della 27ª Brigade d’infanterie de montagne francese. “Lo scambio di esperienze nell’impiego di armi ed equipaggiamenti e l’integrazione delle procedure tattiche utilizzate dai reparti dei due Paesi, contribuisce ad incrementare l’interoperabilità e il coordinamento addestrativo e operativo, soprattutto nel cosiddetto Mountain Warfare, ossia la capacità di muovere e combattere in ambiente montano mediante l’impiego combinato di assetti di fanteria leggera, artiglieria, genio e unità”, riportava lo Stato Maggiore dell’Esercito. L’attività veniva condotta a seguito di specifici accordi bilaterali, nell’ambito del progetto Not Standing Bi-National Brigade Command che “prevede la costituzione di un comando brigata bi-nazionale non permanente e periodiche esercitazioni tra le unità della brigata alpina Taurinense e la 27ª brigata di fanteria francese – e che ne ha visto l’impiego all’estero nell’operazione UNIFIL in Libano nel 2015-16”. (9)

Nel febbraio 2022 Italia e Francia hanno promosso una serie di operazioni congiunte nel Mediterraneo tra le portaerei Cavour e Charles de Gaulle. Dal 24 febbraio (giorno dell’invasione russa dell’Ucraina) e fino al 2 marzo si è tenuta invece l’esercitazione multinazionale “Aster-X 2022”, promossa dal Ministero della Difesa francese per potenziare le capacità di “tracciamento di oggetti spaziali e flussi di comunicazione satellitare” e che ha visto il coinvolgimento del neocostituito Comando delle Operazioni Spaziali di Roma, del Centro Interforze di Gestione e Controllo SICRAL di Vigna di Valle e del Centro di Telerilevamento Satellitare di Pratica di Mare, i tre organismi a capo dell’onerosa strategia nazionale nel settore militare spaziale. (10) Infine ancora un’esercitazione alla guerra anti-sottomarini a metà giugno (“Squale 22”) nelle acque tra la Corsica e la Costa Azzurra, presenti le fregate Alpino, Languedoc, Alsace e Chavalier Paul, l’unità d’assalto anfibio Dixmude, il sommergibile nucleare Emeraude e il cacciatorpediniere statunitense USS Arleight Burke.

Numerosi i progetti di sviluppo industriale nel settore bellico proposti, avviati o ampliati con la firma del “Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata” di fine 2021. Già in occasione del vertice di Roma del 9 luglio 2020, gli allora ministri Lorenzo Guerini e Florence Parly si erano detti “orgogliosi di constatare che Italia e Francia si distinguono nella cooperazione europea, la PESCO, dove complessivamente guidano 20 progetti su 47 e compartecipano in numerosi altri”. I due ministri si dichiaravano d’accordo nel prendere a “esempio virtuoso” l’accordo siglato tra le grandi aziende Fincantieri SpA e Naval Group per dar vita ad una joint venture italo-francese della cantieristica navale militare, riproponendo lo schema anche per altri settori come ad esempio quello dello spazio e dei sistemi di difesa antimissile, della “progettualità multilaterale” per un drone armato europeo e per un mezzo pesante di nuova generazione per gli eserciti dei due paesi. (11)

In occasione degli ultimi Scambi per la dottrina, lezioni idendificate e simulazioni (i cosiddetti Colloqui Fidelis che si tengono annualmente tra i due eserciti nazionali), la delegazione italiana ha presentato agli alleati le nuove concezioni operative 2020-2035 e quelle per il “Dominio Spazio”, nonché i risultati della campagna di sperimentazione dei nuovi sistemi robotizzati e interamente automatizzati (Robotics and Autonomous Systems) e di quelli previsti dal “Programma Forza NEC (Network Enabled Capabilities)”, il progetto congiunto Difesa-Industria nato per “abbattere i tempi di comunicazione e di acquisizione delle informazioni” per la conduzione delle operazioni belliche più moderne. La delegazione francese ha invece presentato i programmi di rinnovamento e modernizzazione delle capacità di combattimento terrestre “Scorpion”, “Vulcain” e “Titan”. (12)

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L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il generale francese Thierry Burkhard (foto dello Stato Maggiore della Difesa).

Il 23 giugno 2022, nel corso di un vertice tra il Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e l’omologo francese generale Thierry Burkhard, è stato deciso di rafforzare i rapporti tra i due Stati Maggiori con la firma di un Military Cooperation Framework. “Si tratta del documento quadro concettuale per la cooperazione bilaterale, discendente dal Trattato del Quirinale, entro il quale si svilupperanno le future aree di collaborazione tra Francia e Italia”, ha spiegato il Ministero della Difesa, omettendo però di fornirne i contenuti e le immaginabili ricadute di politica industriale-militare. Qualcosa di più è trapelata a conclusione dell’incontro a Napoli del 22 settembre 2022 tra il comandante logistico della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe Abbamonte, e il direttore centrale del servizio per il sostegno alla flotta francese, Guillaume de Garidel-Thoron. “Alla luce dei positivi ritorni degli accordi tecnici in vigore per la classe di fregate-cacciatorpediniere Orizzonte, su delega dei rispettivi Ministeri della Difesa, sono stati firmati due accordi tecnici dedicati al supporto comune delle unità navali Classe Fremm: uno per lo scambio di informazioni tecniche, l’altro per lo scambio di parti di ricambio”, annota l’ufficio stampa della Marina. “Dell’attuazione degli accordi beneficeranno gli impianti comuni installati a bordo di 18 fregate multi- missione, 10 italiane e 8 francesi”. (13)

L’affaire militare più redditizio per le industrie militari italo-francesi riguarda però lo sviluppo di una nuova generazione del sistema missilistico superficie-aria di “media portata terrestre” SAMP/T. Il 19 marzo 2021 l’Agenzia OCCAR (Organizzazione Congiunta per la Cooperazione negli Armamenti) ha stipulato a Parigi l’emendamento al preesistente contratto sottoscritto con il consorzio EUROSAM (composto dal gruppo aerospaziale francese Thales e dall’holding missilistica MBDA, controllata da Airbus, BAE Systems e dall’italiana Leonardo SpA) per dare il via alla progettazione del SAMP/T NG (New Generation) che impiegherà missili intercettori ipersonici con capacità di colpire bersagli fino a 1.000 km di distanza. “Il SAMP/T NG è l’evoluzione, più performante dell’omonimo sistema missilistico terrestre di difesa di area antiaereo ed antimissile sviluppato negli anni ’90 e in dotazione all’Esercito Italiano ed all’Aeronautica francese dal 2013”. spiega la Difesa. “In ambito nazionale è stato schierato, dal dicembre 2015 al dicembre 2016 per la sorveglianza dello spazio aereo della città di Roma, in occasione del Giubileo straordinario della misericordia mentre dal giugno 2016 al dicembre 2019 è stato schierato a ridosso del confine turco con la Siria, come assetto di difesa aerea della NATO (missione Active Fence)”. Allo sviluppo della nuova generazione di missili superficie-aria, oltre a MBDA Italia e Leonardo partecipano le aziende Avio e Simmel nella realizzazione dell’unità di controllo del fuoco, della testata di guerra e del radar Kronos GMHP. (14)

La firma del Trattato di cooperazione bilaterale del 26 novembre 2021 ha contribuito anche a una maggiore condivisione tra Roma e Parigi delle politiche di approvvigionamento energetico ed investimento finanziario a favore dei gruppi industriali che operano nel settore energia (gas, petrolio e nucleare di ultima generazione). “I rapporti italo-francesi nel campo energetico sono operativi già da decenni (possiamo citare ad esempio le presenze in territorio francese di ENI, ENEL, Saipem ed ERG e di EDF – Electricitè de France – attraverso il controllo di Edison nel nostro Paese), e si sviluppano soprattutto nell’ambito delle interconnessioni per la trasmissione di energia elettrica e il trasporto di gas naturale con infrastrutture già esistenti e funzionanti che con progetti in via di realizzazione”, rileva l’esperto di politiche e infrastrutture energetiche Antonello Assogna (Fondazione Tarantelli), già responsabile aziendale di Italgas Roma. “I rapporti italo-francesi nel comparto delle reti energetiche sono in via di potenziamento attraverso l’impegno, per quanto riguarda la competenza italiana, delle aziende Terna Spa (holding pubblica che controlla la rete di trasmissione e trasporto di energia elettrica) e Snam Spa (società sempre a maggioranza pubblica che gestisce i 32.000 km di metanodotti italiani)”.

Ancora Antonello Assogna ricorda come il gruppo Terna SpA, in collaborazione con la Società francese Réseau de Transport d’Electricité, stia sovrintendendo all’interconnessione elettrica tra Francia/Corsica e Italia e alla realizzazione di un nuovo collegamento di rete tra Piossasco (Torino) e Grande Ile (Savoia). “La Snam dal 2013 è azionista di maggioranza relativa della Terega SpA (nel 2013 TIGF), uno dei principali operatori di trasporto e stoccaggio del gas naturale, la cui rete è collocata in una vasta area territoriale in grado di garantire il flusso del gas naturale tra l’est e l’ovest e il nord e il sud dell’Europa”, conclude l’esperto della Fondazione Tarantelli. (15)

La guerra in Ucraina ha esso a nudo la fragilità e le contraddizioni dei sistemi di fornitura e produzione energetica, accelerando i processi di militarizzazione a “difesa” di rotte, reti e impianti. Il neo-ministro Crocetto a Siracusa ha delineato una visione strategica chiara e netta: nuove armi, nuovi eserciti e nuove flotte per l’espansione dei fatturati e dei dividendi dei colossi transnazionali dell’energia, con un’Italia sempre più guardia armata del Mediterraneo allargato, dall’Atlantico al mar Nero e dai mari del Nord fino al Golfo di Guinea, al Corno d’Africa e al Mozambico. Pagine Esteri

3486340*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).

Note:

1) siracusapress.it/cronaca/sirac…

2) https://www.blogsicilia.it/siracusa/geopolitica-difesa-meeting-mannino-crosetto-prodi/793279

3) https://www.difesa.it/Pagine/PageNotFoundError.aspx?requestUrl=https://www.difesa.it/Il_Ministro/Comunicati/Pagine/Difesa-Guerini-Italia-Francia-protagoniste-rafforzamento-UE-NATO.aspx

4) governo.it/sites/governo.it/fi…

5) menanews.info/2020/11/07/franc…

6) marina.difesa.it/media-cultura…

7) marina.difesa.it/media-cultura…

8) navalnews.com/naval-news/2021/…

9) esercito.difesa.it/comunicazio…

10) reportdifesa.it/esercito-itali…

11) difesa.it/Pagine/PageNotFoundE…

12) esercito.difesa.it/comunicazio…

13) marina.difesa.it/media-cultura…

14) difesa.it/SGD-DNA/InfoCom/News…

15) geopolitica.info/rapporti-ener…

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Clima roventeÈ iniziata ieri a Sharm el-Sheikh la COP 27. Il vertice, che riunisce 200 delegati da altrettanti paesi, arriva dopo un anno di disastri climatici e con unatemperatura media nel 2022 di circa 1,15 gradi superiore ai livelli preindustrial…


USA, Midterm: quel certo che … che non funziona


Leggi restrittive all'effettivo accesso al voto, sfide agli aspetti logistici delle elezioni intasando di cause pre-elettorali i tribunali. L'obiettivo sembra essere spaccare le ossa al sistema elettorale americano, sovvertire il sistema elettorale schiacciandolo. Primo passo verso il collasso della democrazia?

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USA, Midterm: funzionari elettorali partigiani, ovvero l’arbitro tifoso


L'importante ruolo svolto dai segretari di Stato nell'amministrazione di elezioni eque sta cambiando, e non in senso positivo, affermano gli studiosi. Ecco chi sono, cosa fanno, come sta cambiando il loro ruolo

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Roma e Milano piazze inconciliabili, sulla pace il Pd tagli la sirena populista


Da una parte lo spirito adolescenziale del corteo della Capitale a cui hanno partecipato i dem, dall’altra un doloroso realismo che fa davvero i conti con il conflitto. Miope non capire le differenze La reazione civile del nostro Paese al conflitto in cor

Da una parte lo spirito adolescenziale del corteo della Capitale a cui hanno partecipato i dem, dall’altra un doloroso realismo che fa davvero i conti con il conflitto. Miope non capire le differenze


La reazione civile del nostro Paese al conflitto in corso in Ucraina, che si è manifestata nelle adunate di piazza a Roma e a Milano nei giorni scorsi, rivela plasticamente due atteggiamenti politici differenti e antitetici nei confronti del dramma della guerra. Se la ragione di fondo che ha portato migliaia di cittadini a prendere parte a queste due manifestazioni è il rifiuto della guerra e l’esigenza comune della pace, la differenza inconciliabile tra di esse è il giudizio sul valore della resistenza ucraina.

Da Roma il giudizio è che l’Italia, nel nome della pace, dovrebbe sottrarsi al compito intrapreso sino a oggi di fornire armi al popolo ucraino, perché in questo modo si sta contribuendo a fomentare una fatale escalation bellica dagli esiti incerti e potenzialmente devastanti per l’intero pianeta. Questo giudizio rende ancora una volta inevitabilmente contraddittoria la presenza del Pd in quella piazza, poiché questo partito ha sempre coerentemente perseguito una linea di solidarietà politica e militare con il popolo ucraino. Sintomo che dovrebbe fare riflettere sullo stato di disorientamento profondo nel quale esso si trova.

Il problema non sono stati gli insulti rivolti a Letta, ma la sua presenza in quella piazza accanto a quella di altri importanti dirigenti del partito. Ai miei occhi si tratta di un doppio segnale: la sua attuale classe dirigente non è all’altezza del compito di una sua rifondazione; l’oscillazione continua su grandi temi indica la presenza interna di due anime profondamente inconciliabili: una massimalista e una riformista. Fintanto che questo nodo gordiano non verrà tagliato, il Pd si troverà sempre più in affanno e privo di una identità politicamente definita.

Il pacifismo che si è manifestato a Roma esprime in sostanza la vecchia logica dell’equidistanza: né con la Nato, né con Russia. Lo stesso che accadeva a sinistra sinistra nel tempo del terrorismo: né con lo Stato né con le Br. È quella logica del né/né che continua a permeare parti significative del Pd. Se la guerra è stata generata da una ambizione neo-imperiale e neo-coloniale che sospinge il totalitarismo di Putin a rivendicare la supremazia sui territori di un altro Paese giudicato strategicamente significativo, è necessario e doveroso aiutare il popolo aggredito con tutti i mezzi a nostra disposizione. Non dunque né/né, ma solidarietà piena alla democrazia offesa, alla libertà di un popolo e di uno Stato sovrano.

Indubbiamente la piazza di Milano appare agli occhi di quella di Roma come una piazza cinica e guerrafondaia. Ma il sillogismo della piazza romana resta purtroppo un sillogismo da anima bella: la guerra è in sé un orrore e, dunque, bisogna fermarla. Bisogna uscire dalla nostra inermità, afferma intrepidamente il vero leader politico di quella piazza e cioè Giuseppe Conte. Il carattere adolescenziale del movimento che guida ha trovato effettivamente un giusto erede. Sì, perché uscire dalla nostra inermità significherebbe consegnare il popolo ucraino, privato di armi e del sostegno delle sanzioni anti-russe, al disarmo impotente di fronte ad un aggressore spietato. L’appello alla pace e alla forza dissuasiva della parola di fronte ad una volontà criminale è sempre impotente.

In realtà, tutti noi avremmo voluto essere nella piazza di Roma, come tutti noi vorremmo credere che l’essere umano sia un essere di pace, dedito all’amore per il prossimo, disposto all’altruismo e alla amicizia. Ma il sogno adolescente del “mondo buono” si dissolve sotto i colpi acidi della realtà. Quella del pacifismo populista è la posizione che Hegel attribuiva all’anima bella che pretende di giudicare la storia dall’alto della sua condizione di purezza ideale senza accorgersi che lei stessa è intaccata sin nelle sue radici dall’infezione della storia. La piazza di Milano appare pertanto, nel suo realismo ostinato e doloroso, la piazza della vita adulta, del carattere duro, spigoloso, persino antipatico della vita adulta. Significa tenere la barra dritta, non rincorrere le illusioni puberali del populismo di ogni sorta.

Avere il coraggio politico di sostenere la necessità della guerra per difendere una pace che non sia una resa all’aggressore. È lo stesso atteggiamento – fatte le dovute proporzioni – che si dovrebbe tenere nei confronti delle nuove generazioni ecologiste che imbrattano i capolavori della nostra arte e bloccano il traffico nel nome della salvezza del pianeta mostrando come la difesa di un giusto ideale che non sa trovare i mezzi politici adeguati si trasformi fatalmente in un boomerang che rende quella stessa causa invisa. L’irresponsabilità adolescenziale della piazza romana consiste nel porre Russia e Ucraina sullo stesso piano.

In questo modo il pacifismo si ribalta su se stesso e diviene uno dei maggiori alleati del progetto neo-imperiale e neo coloniale di Putin. L’appello alla parola e al dialogo, alla pace e alla fine del conflitto che non tiene conto della realtà dei fatti, appare come una consegna di un intero popolo alla violenza criminogena della Russia putiniana. La piazza di Milano si rileva perciò come una piazza austera e severa. Non c’è niente da festeggiare. Nessuna bandiera arcobaleno. Per lo più solo bandiere ucraine. La guerra deve continuare, dichiara il “mostro” Zelensky, perché un popolo ha diritto alla sua libertà.

Ma cosa ci faceva il Pd nella piazza di Roma? Ancora una volta mescolato all’equivoco populista di una pace invocata a slogan contro ogni esigenza di giustizia per il popolo ucraino? Cosa ci facevano lì i suoi dirigenti che ancora oggi rivendicano incomprensibilmente il valore politico della loro presenza? Non sarebbe l’esistenza stessa di queste due piazze a gridare la necessità di una dimissione politica di massa dell’attuale gruppo dirigente? Milano non è Roma.

Sono due piazze dell’anima che non si possono confondere. In quella piazza decide di stare il Pd nel suo prossimo futuro? È vero che molti di quelli che sono stati a Milano avrebbero voluto essere a Roma perché l’esistenza della guerra apre in ciascuno di noi un dissidio profondo. Ma la politica implica il peso delle scelte e delle decisioni.

Scegliere Milano e non Roma è tagliare con la sirena populista, è fare i conti con il carattere inemendabile della realtà. Invocare la pace quando la guerra è necessaria a salvare la libertà è una scelta politica che ha delle conseguenze profonde. Come può il Pd ignorare queste conseguenze? Come può non distinguere tra la piazza di Milano e quella di Roma?

La Stampa

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Russia – Corea del Nord: partnership per aggirare le sanzioni


La dissonanza tra le due estremità del conflitto della periferia russa continua a ridursi poiché la situazione in Ucraina esercita un’influenza crescente sulla situazione della sicurezza nella penisola coreana. Lo sviluppo delle relazioni tra Corea del Nord e Russia dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia suggerisce che il multilateralismo volto a […]

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Armenia – Azerbaigian: la guerra dimenticata dall’Europa cristiana


Nelle prime ore dello scorso 13 settembre vi è stata una nuovaescalation militare nella regione del Nagorno Karabakh, ormai da moltissimi anni terra di conflitto tra Azerbaijan e Armenia. In Italia la comunità armena è presente praticamente da sempre. Nella città di Milano avvengono le prime iniziative consociali già dal 1915. Su iniziativa di alcuni […]

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Tutto pronto per le elezioni di metà mandato. Biden e Trump entrambi in Pennsylvania per eventi elettorali e c’è chi parla di ‘prova generale’ per il 2024.


USA, Midterm: ecco i negazionisti


Mentre Trump sta rilanciando accuse di possibili brogli, chiedendo di «fare attenzione al conteggio dei voti», la sua truppa di candidati negazionisti sta provando a conquistare posizioni chiave per sovvertire il processo elettorale del 2024 e oltre. Sono 12 al ruolo di segretario di Stato, 22 per l'incarico di governatore, 19 per il seggio di senatore

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Ucraina: inverno, altre battute d’arresto per la Russia?


“Le cose non stanno andando bene per noi sul campo di battaglia”, secondo quanto riferito dal quotidiano tedesco Der Tagesspiegel, l’importante conduttore russo Vladimir Soloviev ha detto a Rossiya 1 all’inizio di ottobre. Poco prima, si verificò la sconfitta dell’esercito russo tra Kharkiv e Kupyansk e la cattura ucraina della città strategicamente importante di 20.000 anime […]

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USA, Midterm: i 6 Stati da tenere d’occhio


Cuore del Midterm: Arizona, Georgia, Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Nevada. Ecco chi vince e chi perde secondo l'analisi di 'Inside Elections' di Nathan L. Gonzales, riportata da 'CNN'

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Einaudi l’austriaco


Mises e Hayek, liberisti incompresi. Il ritardo con cui l’Italia li recepì (e si vede), poi recuperato grazie all’economista che salì al Quirinale La prima recezione nel nostro paese delle teorie formulate dagli esponenti della Scuola austriaca di economi

Mises e Hayek, liberisti incompresi. Il ritardo con cui l’Italia li recepì (e si vede), poi recuperato grazie all’economista che salì al Quirinale


La prima recezione nel nostro paese delle teorie formulate dagli esponenti della Scuola austriaca di economia è avvenuta in ritardo e con difficoltà. Apparsi originariamente nel 1871, i “Grundsätze der Volkswirtschatslehre” di Carl Menger sono stati tradotti in italiano solamente nel 1909 e sono stati accompagnati da una prefazione in cui Maffeo Pantaleoni affermava che la prima lacuna dell’opera stesse nella mancanza della “concezione dell’equilibrio generale economico”.

Il maggior pregio delle pagine mengeriane, la spiegazione del processo economico tramite le scelte individuali, veniva in tal modo presentato come il loro maggiore limite. Per avere una più attenta valutazione del contributo teorico della Scuola austriaca di economia, occorrerà attendere Luigi Einaudi, il quale ha visto in tale Scuola una fervida fucina di strumenti concettuali e una straordinaria fonte di impegno morale. Avendo in mente soprattutto Ludwig von Mises e Friedrich A. von Hayek, Einaudi non ha esitato a scrivere: “Pretendono costoro di spiegare (…) i fatti che accadono attorno a noi.

Alcuni di essi, i più pugnaci dell’eletta schiera, i giovani viennesi eredi della gloriosa scuola dei Menger, dei Böhm-Bawerk e dei Wieser pretendono, con quelle sottigliezze, di spiegare la vera causa della distruzione, la quale va compiendosi giorno per giorno sotto i loro occhi, della economia austriaca; e poiché la vera causa non è, se non in piccolissima parte, il divieto alla piccola Austria di unirsi alla grande Germania, essi difendono, senza farlo di proposito, l’indipendenza del loro paese”. Questi giovani economisti, i cui concetti hanno una rara “potenza chiarificatrice”, “danno speranza di diventare una delle maggiori forze spirituali del mondo”.

Nel momento in cui Einaudi esprimeva tale giudizio, aveva già una conoscenza diretta di Ludwig von Mises. Quest’ultimo si trovava nel 1926 negli Stati Uniti, con una borsa Laura Spelman, offerta dalla Rockefeller Foundation. Assieme a lui c’erano Johan Huizinga, Bronislaw Malinowski e altri. Facevano tutti parte di un gruppo di studiosi, impegnati in un tour di lezioni in varie università americane.

E’ stata un’esperienza che si è protratta per alcuni mesi e che si è conclusa con la partecipazione, presso la facoltà di Economia della Harvard University, a un dibattito presieduto da Frank W. Taussig. Einaudi e Mises si sono conosciuti in quella circostanza. E il loro scambio intellettuale è continuato per il resto della loro vita. Quando in fuga dal nazismo Mises ha trovato accoglienza negli Stati Uniti, stabilendosi a New York, Mario Einaudi gli ha reso visita, recandogli messaggi del padre. I coniugi Mises sono stati ospiti nell’agosto del 1953 al Quirinale e poi nel settembre 1961 a Dogliani.

Per ovvia questione anagrafica, i rapporti fra Hayek ed Einaudi sono nati più tardi. In una lettera del 19 marzo 1932, Einaudi ringrazia Hayek per l’invio dell’edizione tedesca di “Prices and Production” e gli promette una recensione su La Riforma sociale. Tale recensione appare subito dopo a firma di Attilio Cabiati. Non solo. Hayek aveva curato nel 1931 l’edizione tedesca dell’ “Essai sur la nature du commerce en général” di Richard Cantillon.

Ed Einaudi gli chiede l’autorizzazione a ospitarne, tradotta in italiano, l’introduzione su La Riforma sociale. La risposta di Hayek non tarda (25 marzo). Lo studioso austriaco accoglie con compiacimento la proposta: “Le sono molto grato per l’interesse rivolto al mio saggio su Cantillon e mi sentirò lusingato di vederlo sulla sua rivista”. Da raffinato bibliofilo, Einaudi possedeva una copia della prima edizione dell’“Essai”, recante la firma di Antoine-Laurent de Lavoisier, il grande chimico ghigliottinato sotto il Terrore. E, quando nel 1955 ha voluto rendere disponibile in italiano una nuova traduzione dell’opera di Cantillon, ha giudicato l’introduzione hayekiana come “il migliore strumento sinora venuto alla luce per la conoscenza della vita e del pensiero” di quell’autore.

L’attenzione rivolta da Hayek e da Einaudi all’“Essai sur la nature du commerce en général” non è questione di poco conto. Hayek si è soffermato su quell’opera nello stesso periodo in cui stava lavorando alle sue lezioni su “Prices and Production” che segnano il suo ingresso alla London School of Economics. Quelle lezioni si aprono esattamente con una citazione di Cantillon, riguardante il carattere sequenziale del processo inflazionistico: il fatto cioè che i prezzi non aumentano simultaneamente e che non tutti gli attori possono adeguare nella stessa misura le proprie remunerazioni. Cambiano così i prezzi relativi e, quando ciò avviene, si realizza una redistribuzione della ricchezza. A tutto ciò è stato dato il nome di “effetto Cantillon”. Il che costituisce uno degli elementi di base della teoria austriaca del ciclo economico.

La parte più significativa delle relazioni fra Hayek ed Einaudi si è svolta nel secondo dopoguerra. Lo studioso austriaco pensava già da tempo alla costituzione di quella che sarebbe poi stata la Mont Pèlerin Society, un’associazione internazionale fra i maggiori esponenti della cultura liberale. Lo stesso Hayek ha ricordato: “Ho abbozzato per la prima volta il progetto (…) davanti a un piccolo gruppo (la Political Society) presieduto da Sir John Clapham”. Era il 28 febbraio del 1944; la relazione di Hayek era titolata “Historians and the Future of Europe”; la riunione si teneva al King’s College di Cambridge, città in cui, dopo i primi bombardamenti di Londra, la London School of Economics si era trasferita.

Non appena ripristinate le comunicazioni postali, Hayek comincia a coinvolgere nel suo piano i più accreditati studiosi di orientamento liberale. E il 28 dicembre del 1946 invia una lettera a un cospicuo numero di destinatari, specificando che l’obiettivo sarebbe stato quello di costituire “un’associazione internazionale di studiosi, una sorta di accademia internazionale di filosofia politica”. Fra i destinatari italiani, ci sono Luigi Einaudi, Carlo Antoni e Costantino Bresciani-Turroni.

La copia pervenuta a Einaudi contiene delle aggiunte fatte di pugno, in cui c’è l’insistente richiesta di “sostegno” e di “collaborazione”. La risposta di Einaudi è del 22 gennaio del 1947. Egli era in quel momento impegnato, attraverso lo svolgimento di vari incarichi pubblici, nella ricostruzione dell’economia italiana. Nella sua lettera, si legge fra l’altro: “All’inizio dello scorso dicembre, ho avuto l’opportunità di incontrare a Zurigo il professor Röpke e il Signor Hunold, i quali mi hanno informato della riunione programmata per la prossima Pasqua nelle vicinanze di Vevey. Ho già dato loro, in via di principio, il mio consenso. Dico in via di principio, perché non posso prevedere, con tanto anticipo, quali saranno gli impegni derivanti dai miei doveri di ufficio. (…) Il prof. Antoni mi ha informato che verrà con piacere”.

Qualche giorno dopo, il 4 febbraio, Einaudi si dichiara disponibile ad aprire la discussione assieme a Hans Kohn e a Bertrand de Jouvenel. Ribadisce però l’impossibilità di dare certezza alla sua presenza. In realtà, Carlo Antoni è stato l’unico italiano a partecipare alla riunione costitutiva della Mont Pèlerin Society.

Nel corso della sua relazione introduttiva, Hayek ha tuttavia letto una lunga lista di studiosi che, seppure non presenti, avevano dato la propria adesione all’iniziativa. E, soffermandosi in occasione successiva su quei nomi, ha precisato che tutti hanno poi aderito alla Mont Pèlerin Society. Nella lista di quegli studiosi, compaiono Luigi Einaudi e Bresciani-Turroni (quest’ultimo aveva da poco curato l’edizione italiana di “Collectivistic Economic Planning”, il volume in cui Hayek aveva raccolto nel 1935 le maggiori critiche che fino al momento erano state formulate nei confronti dell’economia pianificata).

Il 20 settembre dello stesso anno, Hayek si trova in vacanza a Soprabolzano. E di lì invia una lettera manoscritta a Einaudi, con la quale annuncia di essere stato invitato a tenere due lezioni a Roma da Roberto Ago e di volere approfittare della circostanza per organizzare un incontro. Hayek prega Einaudi di rendere partecipi anche gli “amici” Bresciani e Antoni. Il segretario di Einaudi, Antonio d’Aroma, comunica il 30 settembre a Hayek, già a Roma, che l’incontro avverrà il giorno dopo a cena e che Bresciani-Turroni e la moglie passeranno dall’albergo (Ludovisi) e lo accompagneranno in automobile.

L’elezione di Einaudi al Quirinale non ha interrotto i rapporti con Hayek. Il carteggio lo testimonia ampiamente. Una lettera di Einaudi del 29 settembre 1951 si conclude con la seguente affermazione: “Non dimentichi che, nel caso abbia la possibilità di visitare l’Italia, sarò ben lieto di spendere qualche ora con lei”. Hayek avrebbe voluto che Einaudi aprisse i lavori della riunione di Venezia (settembre 1954) della Mont Pèlerin Society. Ha reso pubblica questa sua idea tramite una comunicazione del 27 marzo 1954, diretta ai membri dell’associazione. Ma non dava per certa la presenza dell’allora presidente della Repubblica italiana. Metteva al riparo il suo progetto con un “probabilmente”. In una lettera a Hayek dell’11 maggio 1954, Antonio d’Aroma prende tempo. Dichiara che gli impegni istituzionali di Einaudi non permettono ancora una decisione definitiva. E tuttavia, come aveva già osservato Antoni (lettera a Hayek del 23 aprile), forse Einaudi riteneva che la sua posizione non gli consentisse di fare quanto gli veniva chiesto.

Hayek avrebbe voluto Einaudi a Venezia. Ed Einaudi avrebbe voluto accogliere l’invito. Ma il ruolo da questi svolto in quel momento ha impedito alle loro personali preferenze di realizzarsi. Un ristretto gruppo di partecipanti a quella riunione della Mont Pèlerin Society ha comunque incontrato Einaudi. Era assente Mises, trattenuto a New York da ragioni di salute. Tramite Mary Sennholz, Einaudi gli ha mandato un caloroso messaggio. C’è testimonianza di ciò in una lettera del 4 giugno 1956, in cui Mises auspica di potersi presto rivedere. Einaudi ha partecipato, nel settembre del 1961 alla riunione della Mont Pèlerin Society, organizzata a Torino da Bruno Leoni. E’ stato quello il suo ultimo intervento pubblico. C’è un momento dei rapporti fra Luigi Einaudi e Hayek che merita una particolare sottolineatura. Era il 1945. Su suggerimento di Luigi Einaudi, il figlio Giulio chiede a Hayek, tramite l’agenzia Sanford J. Greenburger, i diritti per la traduzione italiana di “The Road to Serfdom”.

Il contratto viene firmato da Mario Einaudi. Trascorrono circa undici mesi, senza alcuna “diretta informazione” da parte della casa editrice. Hayek decide allora di rivolgersi a Luigi Einaudi. E scrive: “Ho comunque saputo da più di una fonte che, in conseguenza del mutamento delle convinzioni politiche dell’editore, la traduzione non viene fatta (…). Non desidero procrastinare a tempo indeterminato la pubblicazione della traduzione italiana del mio libro e le sarei molto grato se potesse assistermi nella chiarificazione di quanto accaduto e, se possibile, nella tutela dei miei diritti. Penso che, in considerazione del suo stretto legame con l’editore, potrebbe esserle facile aiutarmi. Ma se, e può essere possibile, ciò la rende esitante a interferire, avrà ovviamente la mia comprensione e agirò tramite i canali ordinari”.

La risposta di Luigi Einaudi è dell’8 febbraio 1946. E riporta il testo di una lettera firmata da un dirigente della casa editrice di Giulio Einaudi, formalmente rassicurante: “La preghiamo di scrivere al professor Hayek che è sempre nostra intenzione pubblicare ‘The Road to Serfdom’. Come impresa, non ci proponiamo di seguire una direzione politica di parte; abbiamo pubblicato e intendiamo pubblicare lavori di diversa tendenza, da Togliatti a Lippman, da Roepke a Schumpeter. Durante gli anni del fascismo, abbiamo perseguito, non senza pericolo, la stessa linea.

Il nostro scopo è dare un contributo alla rinascita morale e civile del nostro paese, su basi democratiche. Il ritardo nella pubblicazione del libro non è imputabile a noi; ma alla molto brutta traduzione fatta da una signora presentataci dal senatore Benedetto Croce. Dopo aver cercato di convincerla a migliorare il manoscritto, siamo stati costretti a restituirlo. La Signora Elena Craveri, figlia di Croce, ha anche lei considerato la traduzione improponibile. Stiamo ora cercando di assicurarci, prima possibile, una nuova traduzione”.

Al testo di tale lettera Luigi Einaudi aggiunge di suo di essere felice di potere fornire la spiegazione richiesta. Rammenta inoltre di essere stato egli stesso a suggerire al figlio di assicurarsi i diritti per l’edizione italiana dell’opera. Sembrava che tutto dovesse andare a buon fine. Ma non è stato così: perché la risposta fatta dare da Giulio Einaudi al padre e a Hayek si è poi rivelata un inganno. E la traduzione di “The Road to Serfdom” è apparsa da Rizzoli nel 1948.

Il Foglio

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4 percorsi per lavorare nel sociale


Chi desidera lavorare nel sociale può trovare diversi percorsi utili, anche per via del fatto che per alcune professioni o figure non viene richiesta la laurea. Oggi questi lavori attirano un numero sempre maggiore di persone, e si parla soprattutto di coloro che hanno a cuore il destino e la sorte degli individui meno fortunati […]

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Cina – Arabia Saudita: Xi Jinping nel campo minato mediorientale


Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha toccato tutte le corde giuste quando ha parlato virtualmente con il suo omologo saudita, il Principe Faisal Bin Farhan, in una riunione del Comitato misto ad alto livello Cina-Arabia Saudita il mese scorso. Wang ha detto a Bin Farhan: “La Cina attribuisce grande importanza allo sviluppo delle relazioni […]

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Cronache di Lavoro & Welfare – Smartworking: una trappola per la produttività?


Il 15 novembre, alle ore 18.30, presso l’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione 10, a Roma, si terrà un incontro dal titolo “Smartworking: una trappola per la produttività?”. L’evento è il primo del ciclo di incontri “Cro

Il 15 novembre, alle ore 18.30, presso l’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione 10, a Roma, si terrà un incontro dal titolo Smartworking: una trappola per la produttività?”.

L’evento è il primo del ciclo di incontri “Cronache di Lavoro & Welfare”, un percorso composto di cinque sessioni, durante le quali saranno affrontati i maggiori temi di attualità inerenti la cosiddetta politica sociale. A questa materia, infatti, Luigi Einaudi si dedicò nel semestre di primavera del 1944 nei due campus universitari dell’Università di Ginevra e della Scuola di ingegneria di Losanna, tenendo un corso rivolto a studenti italiani iscritti nelle facoltà di giurisprudenza.

Durante questi seminari – in modo profetico – anticipava molte, per non dire tutte, le tematiche che avrebbero occupato e ancora occupano il campo di discussione del welfare state, dal salario alla previdenza, dall’assistenza sanitaria alla previsione di una pensione generale.

Relazione introduttiva:


Riccardo Fratini, Dottore di ricerca in diritto del lavoro e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi

Intervengono:


Raffaele Bonanni, già Segretario Generale della Cisl e Presidente della Fondazione Spaventa

Cesare Damiano, Deputato della Repubblica e già Ministro del Lavoro

Roberta Toffanin, già Senatrice della Repubblica e imprenditrice

Modera:


Raffaele Marmo, giornalista

Il convegno sarà fruibile anche in diretta streaming sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della Fondazione.

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Midterm: i repubblicani sono davvero pronti a frenare gli aiuti all’Ucraina?


Il leader della minoranza alla Camera Kevin McCarthy ha sollevato le sopracciglia in ottobre quando ha detto che non ci sarebbe stato alcun ‘assegno in bianco’ per l’Ucraina se i repubblicani avessero conquistato il controllo del Congresso. Ora sul punto di diventare presidente della Camera, solleva interrogativi sul fatto che anche una singola camera controllata […]

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EU governments open the door for biometric mass surveillance in public spaces


Today, the EU Council Presidency’s proposal for a regulation on the use of Artificial Intelligence (AI) was leaked. Patrick Breyer, German Pirate Member of the European Parliament, … https://www.patrick-breyer.de/wp-content/uploads/2022/11/LEAK_CLEAN-CZ_

Today, the EU Council Presidency’s proposal for a regulation on the use of Artificial Intelligence (AI) was leaked. Patrick Breyer, German Pirate Member of the European Parliament, warns that the proposal would open the door for biometric mass surveillance in public spaces on a broad scale:

„This proposal would justify the permanent and ubiquitious deployment of face surveillance to look for the thousands of ‚victims‘, ‚threats‘ and suspects of ‚serious crime‘ that are wanted at any time. We need to prevent a China-style dystopian future of biometric mass surveillance in Europe! This technology is being abused by authoritarian countries such as Russia or Iran, is this the direction our governments want to take us?

With error rates (false positives) of up to 99%, ineffective facial surveillance technology bares no resemblance to the targeted search that proponents are trying to present it as. There is not a single example of real-time biometric surveillance preventing a terrorist attack, finding „missing children“ or other such events.

We must stand up against biometric mass surveillance in our public spaces because these technologies wrongfully report large numbers of innocent citizens, systematically discriminate against under-represented groups and have a chilling effect on a free and diverse society. Legislation allowing for indiscriminate mass surveillance has consistently been annulled by the courts due to their incompatibility with fundamental rights. The European Parliament will need to fight to have this ban implemented in the AI Act!“

According to a representative survey conducted by YouGov in 10 EU countries, a majority of Europeans opposes biometric mass surveillance in public spaces.

The European Data Protection Board and European Data Protection Supervisor have called for a „general ban on any use of AI for an automated recognition of human features in publicly accessible spaces“ due to its „resulting in a direct negative effect on the exercise of freedom of expression, of assembly, of association as well as freedom of movement“.

More than 200 civil society organizations, activists, tech specialists, and other experts around the world are advocating a global ban on biometric recognition technologies that enable mass and discriminatory surveillance, arguing that „[t]hese tools have the capacity to identify, follow, single out, and track people everywhere they go, undermining our human rights and civil liberties“.

The UN High Commissioner for Human Rights is also speaking out against the use of remote biometric recognition technologies in public spaces, referring to a „lack of compliance with privacy and data protection standards“, „significant accuracy issues“ and „discriminatory impacts“.

The European Parliament in a resolution voted in favour of a ban last year. Tomorrow an event on „Banning Biometric Mass Surveillance“ will take place in the European Parliament, bringing together high-level Members of the European Parliament.


patrick-breyer.de/en/eu-govern…

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Oggi il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è intervenuto a “Tutti in classe”, in onda ogni il lunedì su Rai Radio 1, per affrontare tematiche riguardanti il merito, il ruolo e la dignità del lavoro dei docenti, l’orientamento, i…


PALESTINA. VIDEO/FOTO. Le olive di Shireen a rischio aggressioni


La raccolta delle olive è una tradizione antica nella cultura sociale palestinese. Negli ultimi anni viene sempre più spesso interrotta dalle intimidazioni dei coloni israeliani insediati nella Cisgiordania occupata da Israele nel 1967. L'articolo PALEST

Dei partecipanti al viaggio di conoscenza “Tutti a raccolta 2022” organizzato da Pax Christi

Pagine Esteri, 31 ottobre 2022 – “La raccolta delle olive inizia sempre dagli alberi a ridosso dell’insediamento israeliano di Bitar Illit. È qui che siamo più esposti al rischio di attacchi da parte dei coloni, è qui che la presenza di internazionali è fondamentale”.

Shireen è al lavoro dalle 7 del mattino assieme alla sua numerosa famiglia. Mentre con un fazzoletto si asciuga ripetutamente il sudore che le scende copioso dal viso, Shireen sale e scende veloce dagli alberi per coordinare e gestire il gruppo di volontari italiani arrivati nel villaggio di Husan per la raccolta delle olive.

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Lei e il fratello si occupano della potatura degli alberi mentre la mamma e la zia setacciano le olive prima di metterle nei sacchi, circondate dai tanti nipoti di ogni età che giocano felici rincorrendosi tra i campi. Come per ogni palestinese, la raccolta delle olive è una tradizione che fa parte della propria identità nazionale e che coinvolge l’intera famiglia scandendo i ritmi della giornata nei mesi di ottobre e novembre.

“Ogni giorno siamo minacciati dalla politica coloniale. Poche settimane fa le autorità israeliane hanno iniziato a costruire una nuova strada che dall’insediamento di Bitar Illit, costruito su terra degli abitanti di Husan e di altri villaggi palestinesi, porta dritta verso Hebron. Quindici dei nostri olivi sono stati completamente ricoperti di terra e massi. Ormai sono morti, soffocati. Nessuno è venuto a rimuovere i detriti, anzi, a metà ottobre hanno tagliato i rami dei pochi alberi sopravvissuti” ci racconta Shireen dall’alto di un ulivo.

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Proprio per evitare gravi atti di violenza e di saccheggio da parte dei coloni, i palestinesi che hanno terre a ridosso delle colonie sono molto spesso accompagnati nella raccolta delle olive da volontari internazionali il cui scopo è quello di prevenire e monitorare eventuali violazioni e violenze da parte dei coloni.

“Molto spesso però anche la presenza internazionale non è sufficiente” ci racconta Badee Dwaik, direttore dell’oganizzazione Human Rights Defenders di Hebron. “Mercoledì 19 ottobre i coloni di Ma’ale Amos hanno attaccato un gruppo di persone che stava aiutando i palestinesi nella raccolta delle olive nel villaggio di Kisan, nell’area di Betlemme. Una donna di 70 anni è stata accoltellata e portata d’urgenza in ospedale con numerose ferite sul corpo e una gamba rotta”.

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Non si tratta di un episodio isolato. Come ogni anno, durante i mesi di raccolta si registra un aumento esponenziale della violenza e delle aggressioni dei coloni contro i contadini palestinesi dal nord al sud della Cisgiordania. Nello stesso villaggio di Kisan, i coloni hanno sradicato 300 olivi e spruzzato gli alberi con pesticidi chimici incendiari. A Jamaeen e a Qaffin, vicino a Nablus, i contadini palestinesi sono stati attaccati a sassate e sono stati costretti a sospendere la raccolta. Faz3a, la campagna del Coordinamento dei Comitati Popolari di Resistenza, costituita da attivisti palestinesi che lottano contro il colonialismo israeliano in diverse città e villaggi e che in questo periodo supportano le comunità locali nella raccolta delle olive, ha denunciato numerosi episodi di violenza: nel villaggio di At-tuwani, nell’area di Masafer Yatta, attivisti palestinesi e internazionali sono stati attaccati con gas lacrimogeni; a Turmosaya, nella zona di Ramallah, i coloni hanno appiccato fuoco ai campi di olivi e ad alcune auto palestinesi, mentre nel vicino villaggio di Jeibiya, un attivista palestinese è stato ricoverato in ospedale a seguito di un’aggressione e 10 auto sono state distrutte a sassate. Pagine Esteri

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LIBRI. Poesia. Mahmud Darwish, ovvero la saggezza del condannato a morte


Nel volume, edito dalla Emuse, stati inclusi testi di ogni fase del vissuto del grande poeta palestinese, da quando ha iniziato a scrivere lettere sulla libertà e sull’amore in Palestina, fino alle domande esistenziali poste dal suo dialogo con l’esilio f

della redazione

Pagine Esteri, 7 novembre 2022 – E’ in uscita nei prossimi giorni, “La saggezza del condannato a morte e altre poesie” (Edizione Emuse, 12 Euro) del grande poeta palestinese Mahmud Darwish.

Orizzonte di riferimento del libro sono stati i tre “personaggi” che emergono dalla sua produzione poetica: l’elegante erudito che esprime il suo amore virtuoso per la terra madre, la Palestina, e per l’amata immaginaria, l’io frammentato e il cantore della patria palestinese.

La miscellanea è composta da ventotto poesie, nove per ciascuno dei tre nuclei tematici: dell’amore, dell’io e della patria, precedute dal carme E noi amiamo la vita, selezionate con estrema cura all’interno dell’intera attività poetica di Darwish. Sono stati inclusi testi di ogni fase del suo vissuto poetico, da quando ha iniziato a scrivere lettere sulla libertà e sull’amore dalla sua terra in Palestina, fino alle domande esistenziali poste dal suo dialogo con l’esilio forzato dalla sua terra. La sequenza di questi temi e delle poesie al loro interno è un tentativo di ritrarre un volto italiano basato sulla musicalità lirica che ha accompagnato l’anima di Darwish investendone il linguaggio, nel tentativo di restituire un frammento della sua anima.

Il volume è stato curato e tradotto dal poeta italo-siriano Tareq Aljabr, in collaborazione con Sana Darghmouni, docente di arabo all’Università di Bologna, e Emiliano Cribari, poeta italiano, in un percorso che ci ha visti lavorare a stretto contatto con la Fondazione Mahmoud Darwish di Ramallah.

Vorremmo che questo libro potesse diffondersi, parlare, continuando a trasmettere il messaggio poetico e politico di Darwish e vi saremmo davvero grati se poteste contribuire in qualche modo alla sua diffusione attraverso la promozione sui vostri canali (materiali in allegato).

La saggezza del condannato a morte e altre poesie” dal 10 NOVEMBRE sarà disponibile in tutte le librerie e on-line: emusebooks.com/libri/mahmud-da…

Mahmud Darwish (1941-2008) è nato a al-Birwa, nell’alta Galilea. Durante la creazione dello Stato di Israele nel 1948, il suo villaggio fu distrutto dalla milizia israeliana e la sua famiglia fu costretta a scappare in Libano, rientrando segretamente in patria l’anno successivo. Da giovane, Darwish dovette affrontare gli arresti domiciliari e la reclusione da parte delle autorità israeliane per il suo attivismo politico e per aver letto pubblicamente le sue poesie. Per ventisei anni, fino al 1996, anno del suo rientro in Palestina, visse in esilio tra Mosca, il Cairo, il Libano, la Tunisia e Parigi. Considerato il poeta più eminente della Palestina, e uno dei più grandi poeti arabi contemporanei, Mahmud Darwish ha pubblicato una trentina di raccolte di poesie e prose, tradotte in oltre venti lingue. Pagine Esteri

Nota per i lettori

La prima presentazione del libro è prevista nell’ambito di Bookcity, il 20 Novembre 2022, Ore 12:00, al Teatro Franco Parenti di Milano con l’incontro “L’io, la Palestina, l’amore. Mahmud Darwish, poeta tra parole transitorie” con Tareq Aljabr, Emiliano Cribari, Sana Darghmouni e Paolo Branca. Sarà l’occasione di fare conoscere l’opera di Darwish come contributo al dialogo tra culture e come occasione di riflessione.

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Elon Musk: un genio fanfarone padrone della comunicazione mondiale


Quanto si sta parlando di Twitter in questi giorni! E come mai Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo spende una cifra pazzesca per assicurarsene il controllo? Twitter, dopo polemiche e lotte di scalate che potrebbero essere temi di serial televisivi, con Jack Dorsey Dorsey, un informatico di St. Louis nel Missouri, è stata fondata […]

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I cavalli che hanno vinto di più e segnato la storia


Nel mondo delle corse e dell’ippica ci sono stati buoni cavalli e cavalli invece che hanno fatto la storia, segnando una generazione. Alcuni di questi sono diventati addirittura delle icone, non solo dello sport, rappresentando il cambiamento e la nascita di nuove dinastie. Ribot, Grundy, Nearco, fino al leggendario Varenne, sono solo alcuni dei nomi […]

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Primo incontro tra il Ministro Valditara e i sindacati della scuola

🔸 Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate: la lettera del Min…



Contare


In vista della legge di bilancio – in comprensibile ritardo a causa delle elezioni – ritoccate le previsioni di finanza. Comprensibile che serva un po’ di tempo, per impostare la legge di bilancio. Con una crescita dello 0,6% (quindi non la recessione), c

In vista della legge di bilancio – in comprensibile ritardo a causa delle elezioni – ritoccate le previsioni di finanza. Comprensibile che serva un po’ di tempo, per impostare la legge di bilancio. Con una crescita dello 0,6% (quindi non la recessione), con un deficit alto, ma non sfondando e, anzi, tagli alla spesa corrente (800 milioni nel 2023, 1,2 miliardi nel 2024 e 1,5 nel 2025, a valere sulle spese ministeriali). Continuità, quindi.

Alcune decisioni sono rivelatrici: riavviare le perforazioni e l’estrazione di gas dall’Adriatico – così come impostato dal governo precedente – dimostra un salutare pragmatismo, considerato che chi oggi governa (come tanta parte di chi oggi s’oppone) portò il proprio chiassoso e masochista (forse direbbero: antinazionale) contributo al referendum “NoTriv”. Si trivella, dunque. Fortunatamente sono stati incoerenti.

Ragionevole che i primi incontri fra il nuovo governo italiano e i vertici delle istituzioni dell’Unione europea siano serviti a presentarsi e prendere contatti. E, del resto, solo la propaganda antieuropeista poteva pensare esistesse una quale che sia preclusione verso un governo democratico: contano i fatti.

Visto che la propaganda ha portato alla vittoria, si torna alla realtà. Bene, quindi. Anche se risulta un filo retorico e azzardato sostenere che “ora” si vuole “contare di più”, perché sarà dura che l’Italia conti più di quel che le è stato possibile per un paio d’anni, a cura di un Draghi che non è stato affatto accomodante ma decisamente competente.

Ha ragione la presidente del Consiglio quando, dopo quegli incontri, ha affermato: «Ho smontato una narrativa». Vero, quella di chi descriveva le istituzioni europee come ostili ai nostri interessi nazionali. Dall’altra parte si era solo curiosi di sapere se il Paese più finanziato fosse veramente governato da chi considera i finanziatori «una banda di usurai».

Non è così e speriamo di averla chiusa lì, con quella stolta narrativa. Meloni ha anche fatto sapere di avere chiesto, per fronteggiare i guasti sul fronte dell’energia, di strutturare debito comune «sul modello Sure». Dove la notizia non è averlo chiesto (lo aveva già proposto il governo precedente, in accordo con la Francia), ma l’essersi accorti che esiste un «modello Sure» e che è già attivo del debito comune. Benvenuti nella realtà, che non coincide affatto con la precedente «narrativa».

Debito comune significa vincoli comuni. Corresponsabilità nell’onorarlo significa meno margini di autonomia nella spesa pubblica, quindi nella legge di bilancio. E qui si torna al punto di partenza, senza ancora approdo. Se si hanno debiti, vincoli e responsabilità comuni, poi non si può pensare di spendere a piacimento. I bilanci e i contribuenti di altri Paesi Ue rispondono anche delle nostre scelte, per questa ragione vincolate. Lo si tenga presente, cambiando «narrativa».

A tal proposito: ci sono crediti inesigibili, soldi che devo legittimamente avere e che so essere non incassabili, nel qual caso – sebbene con dolore – devo cancellare quel credito. Vale anche per cartelle esattoriali, tasse e imposte non pagate. Ma perché siano inesigibili occorre che si sia fatto tutto il necessario per esigerli, altrimenti la cancellazione si chiama condono.

E il condono è uno schiaffo agli onesti. Una pernacchia in faccia. Come lo è avere stabilito delle multe per chi non si vaccina e poi toglierle spiegando che ha avuto ragione a sottrarsi a un obbligo. Tale «narrativa» è l’opposto di “legge e ordine”, essendo prepotenza e disordine.

A settembre l’occupazione è cresciuta di 46mila unità, lo 0,2% in un mese e 316mila in un anno, +1,4%. La maggior parte sono contratti a tempo indeterminato. Cresce anche il numero dei giovani disoccupati (23,7% nella fascia d’età 15-24 anni), ma questo ha un suo risvolto positivo: non sono persone che hanno perso il lavoro ma che si sono decise a cercarlo, ritenendolo possibile. Dati, questi, coerenti con la crescita della ricchezza nazionale, che è stata positiva anche nel trimestre previsto in negativo. Questa è la realtà, ben diversa dalla trasversale «narrativa» elettorale.

Crescita e serietà hanno reso possibili margini significativi per finanziare aiuti per le bollette, che si aggiungo a quelli già attivi. Il realismo aiuta a contare, senza sbagliare i conti.

La Ragione

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PODCAST. Meron Rapoport: “L’uomo forte del governo israeliano sarà il suprematista Ben Gvir”


Parla l'ex caporedattore di Haaretz, Meron Rapoport, oggi analista per varie testate giornalistiche: "Il futuro premier Netanyahu è dipendente dal leader dell'estrema destra che farà il possibile per attuare la sua agenda razzista. Sarà presa di mira in p

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 7 novembre 2022 – Le ripercussioni della vittoria di Benyamin Netanyahu e dell’estrema destra alle elezioni israeliane della scorsa settimana, sono ciò su cui si interrogano commentatori e analisti politici.

Si teme il rinfocolarsi della tensione interna in Israele per l’agenda che ha in mente Itamar Ben Gvir, il leader della formazione razzista Sionismo religioso divenuta la terza forza nella Knesset. Ma è reale anche il pericolo di una escalation di violenze nella Cisgiordania occupata.

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L’analista Meron Rapaport spiega le ragioni del successo di Ben Gvir e le possibilità che avrà di attuare il suo programma il leader di estrema destra.
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Fr.#14 / Fu il welfare a uccidermi


Nel frammento di oggi: Ammazzarsi per non pesare sulle casse dello Stato. Un breve sondaggio. Meme e citazione del giorno.

La morte, il miglior servizio di welfare


Uccidere i pazienti potrebbe portare a un risparmio per il sistema sanitario nazionale fino a 136 milioni di dollari. Così si leggeva nel 2017 sul sito della CBC canadese, che riportava i dati di uno studio della Canadian Medical Association. Per arrivare a queste conclusioni pare che i ricercatori usarono i dati pervenuti dall’Olanda e dal Belgio, dove la pratica dell’eutanasia è già legale da tempo.

L’eutanasia in Canada divenne legale dopo che la Corte Suprema ribaltò una storica sentenza che vietava il “suicidio assistito”. Arrivò poi la legge, il Bill C-14 (“medical aid in dying”, o MAiD), entrato in vigore nel 2016, che per la prima volta prevedeva la possibilità di eutanasia per gli adulti con malattie terminali. Qualche tempo dopo, la legge fu emendata per estendere l’ambito legale dell’eutanasia anche ad ogni adulto vittima di “sofferenze permanenti e intollerabili (enduring and intolerable suffering”) o “ragionevoli aspettative di morte (reasonably foreseeable death”). Da marzo 2022 l’eutanasia è un’opzione anche per adulti che soffrono di malattie mentali.

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Qualcuno potrebbe dire: se le persone vogliono morire, perché non aiutarle, risparmiando anche dei soldi pubblici? Purtroppo, la realtà è molto più grottesca di così. Le storie di persone “gentilmente spinte” verso la morte dal sistema si stanno moltiplicando a vista d’occhio.

Come Denise, in sedia a rotelle, che da sette anni cerca inutilmente un alloggio economicamente accessibile a Toronto che possa essere adeguato alle sue necessità. Denise non riesce, e ha iniziato a considerare un’altra opzione: il suicidio assistito. Due medici hanno già approvato la procedura.

O come Alan, che per 20 anni ha vissuto con dei dolori cronici e per 18 ha cercato di ottenere un intervento chirurgico che gli avrebbe risolto ogni problema. Purtroppo il sistema sanitario nazionale non l’ha mai approvato, riempiendolo invece di oppioidi. Così, dato che non può essere curato, ha deciso di farsi ammazzare.

O ancora, come Sathya, una donna di 44 anni che soffriva di SLA e che decise di farsi ammazzare dai medici, non a causa della sua malattia, ma a causa dell’assenza di un sistema di supporto adeguato da parte dello stato. Nelle sue ultime parole, dedicate agli amici e alla famiglia, scriveva: “Ultimately it was not a genetic disease that took me out, it was a system.”

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Quando l’uomo diventa un ingranaggio del sistema


L’eutanasia in Canada, che incentiva le persone che sono un “peso” per la società (leggi: casse dello Stato) ad ammazzarsi, è una finestra sul futuro del (post)welfare universale.

È il risultato della vittoria dell’ideologia del sacrificio personale a favore della collettività. È ciò che abbiamo intravisto anche nel 2020 e 2021, quando le masse, i medici e i politici chiedevano alle persone di sacrificare le proprie convinzioni e la loro libertà per evitare di pesare sul sistema sanitario.

Sempre più le persone stanno perdendo la loro individualità, per trasformarsi in parte di un ingranaggio il cui fine ultimo è la realizzazione del “bene comune” (che non esiste): animali sacrificali che confondono ideologia di stato e valori morali, finendo per annientare se stessi in un circolo vizioso che non genera altro che odio, divisione sociale e morte.

Questo è il futuro del welfare universale. E come sempre, per comprendere il futuro non c’è nulla di meglio che guardare al passato. Richard Theodore Ely, intellettuale economista e principale leader del movimento Progressista, che diede vita alla nostra idea di welfare universale, era un fervido sostenitore dell’eugenetica. Cos’è questa, se non la sua degna eredità?

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Gli incentivi funzionano


Che succederà quando gli stati occidentali concluderanno infine i loro progetti di identità digitale, sistemi interconnessi e profilazione1 continuativa della popolazione?

Che succederà quando inevitabilmente la pressione sociale verso categorie di persone già estremamente suscettibili, sarà tale da incentivarle ad ammazzarsi su parere del medico, invece di pretendere le cure per cui già pagano coi soldi estorti dalle tasse?

Che succederà quando una persona invalida o depressa si vedranno notificare dalla loro app di Stato qualcosa del tipo: “sappiamo che stai soffrendo, ecco perché hai diritto al suicidio assistito gratuito - contatta il tuo medico di fiducia”.

D’altronde, lo diceva già Colao: con l’identità digitale sarà lo Stato ad anticipare i bisogni delle persone. E tu hai davvero bisogno di ammazzarti, vero?

Un sondaggio


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Meme del giorno


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Citazione del giorno

They paint the world full of shadows and then tell their children to stay close to the light. Their light. Their reasons, their judgment. Because, in the darkness...there be dragons.
But it isn't true. We can prove that it isn't true. In the dark there is discovery, there is possibility, there is...freedom. In the dark, once someone has illuminated it...

Captain Flint (Black Sails)

Frammenti è la rubrica gratuita in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles.

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Sembra fantascienza ma non lo è: lo Stato già profila finanziariamente ogni cittadino. Dal 2021 in Italia il Ministero della Salute ha anche il potere di profilare la popolazione dal punto di vista sanitario. Ne ho parlato qui a gennaio.




Il Governo Meloni preoccupa: evidente ignoranza giuridica


I primi 'segnali' che giungono da Palazzo Chigi e dal Viminale non sono rassicuranti: tentazione/involuzione autoritaria, ma soprattutto testi scombiccherati, scritti da persone di evidente ignoranza giuridica. Pasticcioni. Decreti manifesto, pasticciati e confusi

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