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Ucraina: Odessa rifiuta Caterina la Grande a causa dell’invasione russa


I preparativi per smantellare il controverso monumento di Caterina la Grande di Odessa sono iniziati all’inizio di novembre, con il sito isolato e la figura dell’imperatrice russa coperta da un velo di plastica nera decisamente poco dignitoso. È caduta vittima di cambiamenti radicali nell’opinione pubblica mentre la brutale invasione di Vladimir Putin costringe gli ucraini […]

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Declino e irrilevanza dell’ASEAN e aperture future per la Cina


I recenti 40° e 41° vertici dell’ASEAN e relativi summit hanno messo a nudo la divisione e il persistente divario del raggruppamento regionale, esponendo l’incombente declino della rilevanza e del ruolo dell’organizzazione regionale di 55 anni, salvo una revisione significativa. L’ASEAN deve affrontare le questioni critiche che permangono, che continuano a plasmare la prospettiva e […]

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L’Ucraina ha bisogno di aiuto urgente per contrastare gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche


La Russia ha bombardato le infrastrutture elettriche e del gas dell’Ucraina dall’inizio dell’invasione a febbraio. Nell’ultimo mese, questi attacchi si sono intensificati drammaticamente mentre Mosca cerca di privare la popolazione civile ucraina di riscaldamento, acqua ed elettricità prima della stagione invernale. Questa campagna di attacchi aerei contro le infrastrutture civili ucraine sta sollevando timori di […]

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Vent’anni di Forum Sociale Europeo


Venti anni fa Firenze vedeva sfilare lungo le strade della città un milione di persone, in rappresentanza del mondo alter-mondialista e dei movimenti in lotta per la pace e il disarmo. Era il primo Forum Sociale Europeo, un evento immenso, pacifico e di massa, il più grande svoltosi in Europa, accolto da una città aperta, […]

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L’Ucraina sta abbandonando i discorsi su un ingresso accelerato nella NATO?


Un possibile cambiamento diplomatico nella guerra in Ucraina potrebbe essere passato in gran parte inosservato quando Kiev è sembrata segnalare che avrebbe potuto rinunciare alla sua aspirazione a diventare un membro della NATO. O almeno declassando la sua urgenza. All’inizio di novembre è stato riferito che l’amministrazione USA stava esercitando pressioni private sul Presidente Zelensky […]

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Giovanni Scipione Rossi – L’America di Margherita Sarfatti


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Alaa sospende lo sciopero della sete ma continua la lotta contro il regime di El Sisi


Il più noto dei prigionieri politici egiziani, protagonista della rivolta contro Hosni Mubarak del 2011, è tornato a bere l'acqua ma continua lo sciopero della fame. Il regime di El Sisi gli nega contatti regolari con la sua famiglia e l'avvocato. L'arti

di Valeria Cagnazzo –

Pagine Esteri, 15 novembre 2022 – Ha interrotto lo sciopero della sete il prigioniero egiziano Alaa Abd El-Fattah, che aveva smesso di bere il 6 novembre scorso, data dell’inaugurazione della COP27 nel suo Paese, dove il potere a dir poco autoritario del presidente Abdel Fattah El Sisi ha portato in carcere migliaia di prigionieri politici e dissidenti. Lo hanno reso noto sui loro account social le sue sorelle, Mona e Sanaa Seif. “Sono così sollevata”, ha scritto Mona, “Abbiamo appena ricevuto una lettera dalla prigione indirizzata a mia madre, Alaa è vivo, dice che sta bevendo di nuovo acqua dal 12 novembre scorso. E’ assolutamente la sua calligrafia. Una prova di vita, quantomeno. Perché ce l’hanno tenuta nascosta per 2 giorni?”.

twitter.com/sana2/status/15920…

La sorella fa riferimento alla lettera del fratello, pubblicata poco dopo online, nella quale Alaa Abd El-Fattah, che nei giorni scorsi era stato condotto in ospedale per un peggioramento delle condizioni cliniche, scrive alla madre: “Da oggi ritorno a bere, così puoi smettere di preoccuparti per me finché non mi vedrai con i tuoi occhi. I parametri vitali sono nella norma. Li sto misurando regolarmente e sto ricevendo cure mediche”.

twitter.com/FreedomForAlaa/sta…

Nonostante gli sia stato permesso di inoltrare questa lettera “breve” – promette che ne arriverà una più lunga – né ai familiari né al suo avvocato è stato concesso di fargli visita. “Semplicemente non permetteranno a nessuno di vederlo e appurare il chiaro impatto di un lungo sciopero della fame sul corpo di Alaa”, ha denunciato sua sorella Mona, “(Le autorità egiziane, ndr) vogliono che resti in piedi la loro narrativa: che Alaa non è in sciopero della fame e che la sua famiglia sta mentendo”.

SUL CASO DI ALAA ABD EL FATTAH E LA COP27 VI INVITIAMO A LEGGERE L’ARTICOLO PUBBLICATO L’8 DICEMBRE

di Valeria Cagnazzo –

Pagine Esteri, 8 novembre 2022È iniziata il 6 novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la ventisettesima COP, la Conferenza delle parti dell’United Nations climate change conference (COP27), che dovrebbe portare all’attuazione dell’Accordo di Parigi per l’emergenza ambientale. Una COP basata sui fatti e sulla pianificazione di strategie energetiche e ambientali da realizzare subito nei Paesi aderenti, questa la speranza del direttore esecutivo, Simon Stiell, che ha dichiarato: “Con il regolamento di Parigi sostanzialmente concluso grazie alla COP26 di Glasgow dello scorso anno, la cartina di tornasole di questa e di ogni futura COP è quanto le deliberazioni siano accompagnate dall’azione. Tutti, ogni singolo giorno, ovunque nel mondo, tutti devono fare tutto il possibile per evitare la crisi climatica”. Gli ha fatto eco il presidente della COP27, il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry: “La COP27 deve essere ricordata come la “COP dell’attuazione”, quella in cui ripristiniamo il grande consenso che è al centro dell’accordo di Parigi”. Ha, inoltre, sottolineato le catastrofiche conseguenze di un’”inazione miope” di fronte agli effetti del cambiamento climatico ed esortato ad agire immediatamente, nonostante le sfide geopolitiche e le difficoltà economiche dell’attuale periodo storico. Le sfide ambientali non sono senza dubbio meno importanti di altre, per quanto si sia arrivati alla ventisettesima assemblea delle Nazioni Unite per ribadirsi ancora una volta, sempre a parole, l’importanza di inserire la questione climatica nelle rispettive agende di governo.

La catastrofe ambientale nel frattempo ha raggiunto proporzioni spaventose e le sue conseguenze stanno “finalmente” – in francese “finelment” significa alla fine, ma si può leggere anche nell’accezione italiana, perché forse è vero che era necessario toccarle con mano – letteralmente bussando alle nostre porte. Se non si era mai avuto un ottobre così caldo, infatti, è perché il livello dei gas serra nell’atmosfera continua ogni anno a superare i record precedenti. La temperatura media del 2022, rivela il rapporto “Stato del clima globale nel 2022” dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) diffuso in apertura della COP27, è di 1,15 gradi sopra ai livelli pre-industriali.

Gli effetti sono la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai, inondazioni e alluvioni distruttive per gli insediamenti umani in tutto il mondo. A causa della siccità, milioni di persone nel 2022 sono state condannate alla malnutrizione, milioni sono state costrette a emigrare da aree desertificate o inondate, decine di migliaia sono state uccise da catastrofi climatiche. Il caldo, inoltre, favorisce la diffusione delle malattie e la proliferazione degli agenti patogeni. Secondo l’OMS, ogni anno, tra il 2030 e il 2050, ci saranno circa 250.000 morti in più per malnutrizione, diarrea, malaria e stress da caldo. A registrare le conseguenze più drammatiche per la vita umana sono i Paesi in via di sviluppo. Per questo motivo, tra i temi in cima all’ordine del giorno della COP27, che si concluderà il 18 novembre, dovrebbero esserci dei progetti di finanziamento e risarcimento per i Paesi più poveri, i meno inquinanti ma i più colpiti dall’inquinamento prodotto dai Paesi più industrializzati. Secondo molti attivisti, tuttavia, si tratterebbe di uno dei punti che incontrerà più ostilità alla sua effettiva attuazione nella “COP dei fatti”. A questo proposito, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, nel suo discorso di apertura, ha chiesto ai governi di tassare i profitti delle compagnie di combustibili fossili e di reindirizzare quel denaro ai Paesi in via di sviluppo, dove la popolazione piange le sue perdite a causa del cambiamento climatico. Il progetto dell’ONU si chiama “Primo allarme per tutti”, e dovrebbe raccogliere almeno 3,1 miliardi di dollari dai Paesi aderenti, al momento 50, tra il 2023 e il 2027. Da Sharm el-Sheikh, inoltre, il premier spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che la Spagna metterà a disposizione “un capitale iniziale di 5 milioni di euro” per il clima e la cooperazione multilaterale. Ursula von der Leyen ha promesso che la Commissione europea stanzierà un miliardo di euro per salvare le foreste. L’ex vice-presidente americano Al Gore ha ventilato il rischio di un miliardo di migranti economici in Occidente e delle conseguenze sociali, in termini di xenofobia e tensione, che questi potrebbero provocare. Grandi assenti, Cina e Russia. Tra i partecipanti all’assemblea dedicata a un impegno contro il clima che mette in prima linea le donne e le giovani generazioni, anche rappresentanti di regimi autoritari e restrittivi sui diritti umani. Tra i volti approdati a Sharm el Sheikh, anche il principe saudita Mohammed Bin Salman.

Anche Giorgia Meloni, in rappresentanza dell’Italia nel suo primo viaggio come primo ministro, accompagnata da Pichetto Fratin, ministro dell’ambiente, ha raggiunto la destinazione esotica della COP. Il primo incontro ufficiale quello con il Presidente Al Sisi, durante il quale, oltre ai temi di materia ecologica, i due leader sembrano aver definitivamente disteso le relazioni tra i rispettivi Paesi, incrinatesi dopo il rapimento e l’omicidio brutale compiuto dai servizi di sicurezza egiziani di Giulio Regeni, per discutere di forniture di gas, cooperazione industriale e collaborazione nel respingimento dei migranti nel Mediterraneo.

Sempre il 6 novembre scorso, mentre veniva inaugurata la COP27, non troppo lontano dalle sontuose sale della conferenza adibite per ospitare i leader mondiali, in un carcere egiziano succedeva qualcos’altro. Alaa Abd El Fattah iniziava lo sciopero della sete. L’informatico e attivista in carcere per la sua partecipazione alle manifestazioni della primavera araba, dopo 218 giorni di sciopero della fame il 6 novembre ha annunciato che avrebbe rinunciato anche all’acqua. Una decisione durissima in segno di protesta contro il suo arresto illegale e contro quello di migliaia di detenuti delle prigioni egiziane per reati di opinione (ne avevamo parlato qui), proprio in occasione del più importante evento sul clima che riunisce i rappresentanti di quasi tutto il mondo nel Paese che li detiene ingiustamente.

Dell’incompatibilità di un evento internazionale sull’ambiente con un sistema dittatoriale, che reprime con torture e arresti qualsiasi forma di dissenso, si erano accorti in molti, nei mesi scorsi, e non solo attivisti come Naomi Klein. In una lettera pubblicata mercoledì scorso, quindici premi Nobel hanno chiesto che in occasione della COP27 gli Stati chiedano libertà per Alaa Abd El Fattah e gli altri prigionieri politici egiziani. A firmare la lettera, indirizzata a diversi capi di Stato, Svetlana Alexievich, J. M. Coetzee, Annie Ernaux, Louise Gluck, Abdulrazak Gurnah, Kazuo Ishiguro, Elfriede Jelinek, Mario Vargas Llosa, Patrick Modiano, Herta Muller, Orhan Pamuk, Roger Penrose, George Smith, Wole Soyinka, and Olga Tokarczuk. Nel loro appello si legge “La voce potente di Alaa Abd El Fattah per la democrazia è vicina ad essere estinta, vi chiediamo di rifarle fiato leggendo le sue parole”. Ai premi Nobel, si sono uniti in questi giorni intellettuali e scrittori da tutto il mondo. fb.watch/gFJY3wqHk1/

Nel video, la scrittrice Arundhati Roy che aderisce all’appello #FreeAlaa Da Amnesty International, Greenpeace a diversi attivisti contro il cambiamento climatico hanno denunciato l’ipocrisia epocale di questo evento. Prima tra tutti Greta Thumberg, che non ha accettato che la conferenza climatica venga ospitata in un Paese dittatoriale che uccide gli attivisti per i diritti umani. Non parteciperà, quindi, alla COP27, neanche per gridare in faccia ai potenti che lì fanno solo “blah blah blah”, come aveva fatto un anno fa. Quest’anno, con la COP27 faranno qualcosa di peggiore: Thumberg parla di “greenwashing”. Sui suoi account social, ha denunciato le violazioni dei diritti umani nel Paese e l’ingiusta detenzione di Abd El Fattah. Il 30 ottobre, poi, si è unita al sit-in di fronte all’ufficio del Commonwealth e dello Sviluppo Estero a Londra organizzato dalle sorelle di Abd El Fattah per chiedere al governo inglese di intervenire per la sua scarcerazione.

Abd El Fattah sarebbe, infatti, cittadino egiziano e inglese, e secondo le sorelle Sanaa e Mona Seif Londra dovrebbe intervenire per liberarlo e riportarlo in Gran Bretagna. Secondo quanto dichiarato in questi giorni dal governo di Al Sisi, invece, Abd El Fattah non avrebbe mai completato le pratiche per ottenere la cittadinanza britannica e sarebbe “solo” un cittadino egiziano. E come tale verrà trattato. “Non è affatto una rassicurazione”, hanno risposto le sorelle. Quando le porte della COP27 si sono aperte, è proprio sugli account twitter di Sanaa Seif che si è letto che il fratello avrebbe bevuto il suo ultimo bicchiere d’acqua. Ore di tensione, durante le quali la stessa Sanaa si è recata direttamente a Sharm El Sheikh, per portare fisicamente la sua protesta nella sede della COP27. Per suo fratello, se nessuno tra i leader impegnati a promettersi svolte ecologiche e rivoluzioni verdi tra poltroncine e coffee break interverrà, la sopravvivenza potrebbe essere una questione di ore o di una manciata di giorni.

Il 7 novembre, con una climax di tweet pubblicati da Mona Seif, la famiglia ha fatto, inoltre, presente che dopo ore di attesa in carcere, la lettera settimanale di Alaa, l’unico strumento per il detenuto per comunicare con i familiari e con il mondo, non le è stata consegnata. Le guardie carcerarie avrebbero affermato che il prigioniero non aveva voglia di scrivere. Poco credibile, secondo i Seif, che iniziano a domandarsi se l’uomo sia ancora in vita.

twitter.com/AgnesCallamard/sta… Mentre Alaa Abd El Fattah smetteva di bere e Al Sisi stringeva la mano ai leader mondiali, per le strade egiziane almeno un centinaio di altri attivisti erano già stati arrestati, secondo l’Egyptian Commission for Rights and Freedoms, sempre per reati di opinione sui social. Sono vietate le manifestazioni nel Paese – mentre nei padiglioni della COP27 c’è un’intera area “Verde” apparentemente dedicata agli scambi di opinione liberi e democratici tra i giovani di tutto il pianeta. “Sulla strada verso la COP27, ricordate che molti Egiziani stanno pagando un prezzo pesante per la vostra presenza. Stanno avvenendo arresti per onorare la vostra presenza. Il minimo che possiate fare sarebbe mostrare un po’ di rispetto alle decine di migliaia nelle prigioni di Al Sisi”, ha scritto Sanna Seif. Sharm El Sheikh è militarizzata e costellata di posti di blocco, dove un controllo sul cellulare e un tweet di troppo potrebbe costare la prigione. Molte serrande sono chiuse. Il Paese tace imbavagliato. Il messaggio è chiaro: nessuno in Egitto deve parlare e raccontare, mentre i grandi del pianeta passeggiano a Sharm El Sheikh. Pagine Esteri

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Fr.#15 / Robo-vigili e Precrimine


Nel frammento di oggi: ad Arezzo arriva Robocringe / Algoritmi predittivi contro il crimine in Italia e UK / Meme e citazione del giorno.

I robo-vigili di Arezzo


La polizia municipale di Arezzo sarà presto un laboratorio di test di un nuovo prototipo di occhiali che ricordano Robocop, ma meno cattivo e più cringe. Gli occhiali hi-tech sembrerebbero dotati di una tecnologia che permette all’agente di visualizzare l’equivalente di uno schermo da 50” e al tempo stesso scansionare in tempo reale le targhe delle automobili in corsa.

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Grazie alla connessione con diversi database della pubblica amministrazione gli occhiali daranno all’agente informazioni rilevanti sul veicolo, come l’assicurazione, le revisioni, o eventuali fermi amministrativi. Alcuni articoli dicono che gli occhiali sarebbero anche in grado di valutare la velocità delle vetture, ma non ne sono sicuro.

Gli amministratori intervistati dicono che l’attività della polizia sarà più efficiente e i cittadini saranno più tutelati.

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Insomma, la tecnologia promette di tagliare un incredibile traguardo: i nostri prodi guardiani delle strade potranno finalmente emettere contravvenzioni senza muovere un muscolo, senza alcuna contestazione, mentre guardano una TV da 50”. Vi sentite più tutelati?

Gli algoritmi contro il crimine… forse


Sempre sulla falsa riga della tecnologia che permetterà alle forze dell’ordine di lavorare meno e tutelare meglio i cittadini vale la pena commentare un fenomeno che sta prendendo velocemente piede in Italia: gli algoritmi antimafia. Ci sono almeno due esempi che conosco.

Il primo è quello di Padova, dove pare che verrà usato un algoritmo predittivo per scovare le aziende a “rischio collusione con la mafia” per proteggere gli appalti del PNRR. L’algoritmo userà diversi indicatori, come il numero di dipendenti, il capitale sociale, le transazioni e così via. In pratica una mescola di tutte le informazioni rilevanti sulla vita di un’azienda — che non si sa bene come verranno trattate.

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I ricercatori ci tengono però a precisare, com’è ovvio che sia, che l’algoritmo non individua le aziende colluse, ma soltanto quelle a “rischio”. Ricordo ai cari lettori che il rischio altro non è che qualcosa che non esiste; un’ipotesi più o meno plausibile e probabile che potrebbe anche non verificarsi mai. Insomma, un’azienda segnalata a “rischio” collusione potrebbe non essere affatto collusa.

Il problema è evidente: persone innocenti potrebbero essere escluse dagli appalti pubblici sulla base di segnalazioni arbitrarie fatte da un algoritmo di cui non si conosce neanche il funzionamento. Qualcuno potrebbe dire che favorire certe aziende ed escluderne altre in modo arbitrario sia esattamente il modo in cui opera la mafia…

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Il secondo algoritmo antimafia arriva direttamente da una collaborazione europea tra forze di polizia. Si chiama I-CAN (Interpol Cooperation Against Ndrangheta) e il suo lavoro sarà quello di “intercettare le strategie espansionistiche dell'organizzazione criminale e anticipare la minaccia".

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A costo di ripetermi, anche in questo caso parliamo di “previsioni” che potrebbero non avere alcun riscontro nel mondo reale.

La buona notizia è che se la realtà non si sottometterà ai modelli predittivi, potranno sempre prendersela con la realtà e chiedere più finanziamenti per usare altri modelli predittivi fino ad azzeccarne almeno una. Come le previsioni climatiche, insomma.

La cattiva notizia è che la finestra di Overton si sta spostando verso l’accettazione dell’uso di algoritmi in grado di prevedere il futuro e anticipare la minaccia criminale. Nei film di fantascienza non finisce mai bene, ma fate pure voi. Chi sono io per dirvi come spendere i miei soldi?

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La Precrimine in UK


Un esempio di questa stupenda finestra di Overton ce l’abbiamo proprio in UK, dove Scotland Yard si è recentemente vantata di essersi dotata di algoritmi di profilazione per “fermare i potenziali criminali prima che commettano il crimine”. Nello specifico, l’algoritmo dovrebbe prevedere quali uomini potrebbero commettere violenze verso le donne.

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Vi chiedo, come potremmo mai definire un uomo che non ha ancora commesso alcun crimine?

Meme del giorno


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Citazione del giorno

It is with government, as Caesar said it was in war, that money and soldiers mutually supported each other; that with money he could hire soldiers, and with soldiers extort money.
Lysander Spooner

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Caspariae perpetua et firma Libertas

Nel confine fra l’Umbria e la provincia di Arezzo, sopra una lieve alzatura che fa da contrafforte all' Appennino, sorge il Villaggio di Cospaia, già capo-luogo della repubblica o meglio dello Stato Libero di questo nome, che dal 1440 al 1826 conservò la sua autonomia e indipendenza, quantunque si reggesse senza leggi scritte, senza capi, senza milizie, senza imposte…
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ANALISI. Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA? (Seconda parte)


Tutti i 6 membri del “The Squad” di Alexandra Ocasio-Cortez alla Camera sono stati rieletti. Di rilievo il successo di Maxwell Frost, il giovanissimo leader studentesco contro la diffusione delle armi nelle mobilitazioni di March for Our Lives. L'articol

Pagine Esteri, 15 novembre 2021 Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA di martedì 8 novembre? Rispondere a questa domanda non è affatto semplice, anche considerando che mentre scriviamo, sei giorni dopo l’election day, in alcuni stati si stanno ancora contando i voti, la maggioranza alla Camera non è ancora stata annunciata ufficialmente, così come il risultato di due elezioni per i governatori statali.

Ha vinto la sinistra Dem?

L’ala più progressista dei Democratici ha celebrato alcuni successi. Tutti i 6 membri del “The Squad” di Alexandra Ocasio-Cortez alla Camera sono stati rieletti e altri due deputati neoeletti, Summer Lee e Greg Casar vi si uniranno.
Il senatore Bernie Sanders ha salutato l’elezione di tanti altri deputati e senatori Dem, di cui aveva sostenuto la corsa alle primarie contro esponenti dell’ala centrista del partito. Fra essi, anche Maxwell Frost, il giovanissimo (classe 1997) leader studentesco che si batteva per il controllo della diffusione delle armi nelle mobilitazioni di March for Our Lives, la cui elezione è uno dei pochissimi segnali positivi per il Dem in Florida. In generale, l’affluenza dell’elettorato giovanile ha in parte compensato l’astensione delle altre classi d’età dell’elettorato Dem ed ha premiato largamente i democratici e in particolar modo i candidati più progressisti.

Attorno a Sanders, numerose organizzazioni indipendenti, come il Working Families Party, Our Revolution, Move On ed altre, stanno dimostrando un interessante protagonismo, mobilitandosi per i diritti riproduttivi delle donne, per la crisi climatica, per il salario minimo, per l’estensione della copertura sanitaria pubblica e i diritti delle comunità Lgbt+.

Sanders ha fortemente rivendicato, nei comizi tenuti per queste Midterm, il suo sostegno a Biden che ha fruttato i più grandi pacchetti di spesa pubblica per la classe media e lavoratrice nella storia recente USA. Questo nonostante nel mondo che lo circonda sia presente molta diffidenza se non frustrazione verso il presidente e l’ala moderata del partito. Ma la perdita della maggioranza alla Camera rischia di compromettere l’intero impianto su cui Sanders e l’ala progressista hanno fondato la loro azione al Congresso, poiché d’ora in poi ogni provvedimento di peso, soprattutto se comporta obblighi di spesa, dovrà passare dalle negoziazioni coi repubblicani. Difficile che nel nuovo quadro possano intensificarsi, come chiede Sanders, le politiche in grado di ridurre le enormi disuguaglianze che caratterizzano gli USA. Lo stesso Michael Moore, regista e riferimento di tutta l’ala progressive coi suoi post e podcast quasi quotidiani, ha esultato per aver ucciso la “red wave” repubblicana. Resta difficile immaginare però la prospettiva di quest’area se i prossimi due anni saranno nuovamente bloccati fra trattative e veti reciproci. In questo senso, anche la ricandidatura di Biden, oggi 79enne, nel 2024, confermata alcune settimane fa, sembra indebolirsi progressivamente.

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Alexandria Ocasio Cortez

Infine, se a parte DeSantis, di fatto, non ha vinto nessuno, qual è il quadro generale che esce dalle Midterm?I risultati hanno confermato l’estrema polarizzazione fra i due principali partiti, fotografata dall’equilibrio nei voti e da una campagna elettorale durissima. Secondo entrambi i contendenti era infatti in gioco in primo luogo la stessa democrazia nel Paese. Da una parte, i Dem hanno presentato i Repubblicani come il partito dominato da Trump, che ancora non riconosce la vittoria di Biden alle presidenziali, e che ha cercato di manipolare e limitare l’accesso al voto, nonché privare le donne del diritto all’aborto. Il “vote denying”, la negazione della sconfitta del 2020 e la “vote suppression”, cioè le difficoltà poste nel registrarsi e poter votare e la rimodulazione dei collegi (il “gerrymandering”) ad opera delle autorità statali per favorire una parte sull’altra.

Dall’altra, i Repubblicani accusano i democratici di voler limitare le libertà fondamentali degli americani ed i loro valori tradizionali, con l’intervento statale, l’aumento delle tasse, l’attacco al diritto di portare armi, la cosiddetta teoria gender. E utilizzando anche truffe elettorali (moltissimi candidati repubblicani sostenevano la teoria della “grande bugia” sulle elezioni 2020 e oggi stanno diffondendo accuse di brogli circa i ritardi nei conteggi in diversi stati).

Il sistema politico USA, pur diviso nei mille rivoli delle legislazioni dei 50 stati, è rigidamente ed istituzionalmente bipartitico, con moltissime cariche amministrative e giudiziarie decise, come per i parlamentari, da elezioni dirette in collegi uninominali, precedute da cicli di elezioni primarie gestite dagli stati. Questo dominio della logica maggioritaria impedisce di vedere rappresentata in maniera più rispondente alla realtà l’enorme complessità di una società che negli ultimi anni è in piena ebollizione. All’interno dei due partiti vivono organizzazioni e cordate, veri partiti nei partiti, capaci di raccogliere fondi e sostenere i propri candidati, ma non di scalfire il sostanziale equilibrio negli indirizzi fondamentali della politica USA. L’affluenza di queste Midterm, appena il 47%, è anche sintomo di ciò.

Quando invece gli elettori sono chiamati a decidere direttamente su temi di grande interesse con dei referendum, che accompagnano sempre, nei singoli, stati, queste grandi tornate elettorali, la situazione si mostra interessante e a tratti sorprendente, soprattutto se la paragoniamo allo scenario italiano. Decisamente più avanzata rispetto agli equilibri di Washington.

Innanzitutto, in Vermont, Michigan e California sono stati approvati testi che prevedono di istituire il diritto all’aborto. In altri stati come il Kentucky e Montana, sono stati bocciati testi che proponevano di limitarlo.
In Nebraska e Discrict Columbia, lo stato di Washington, sono stati approvati referendum per alzare significativamente il salario minimo oltre i 15$, la cifra della nota campagna che ha attraversato gli USA negli ultimi anni. In Nevada la soglia è stata alzata a 12$. Ancora, in New Jersey, Montana, Arizona è stato legalizzato tramite referendum l’uso terapeutico e anche ricreazionale della cannabis. In Oregon e Colorado sono stati legalizzati anche i cosiddetti “funghetti” allucinogeni. Pagine Esteri

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO

ANALISI. Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA? (Prima parte)


pagineesteri.it/2022/11/14/in-…

L'articolo ANALISI. Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA? (Seconda parte) proviene da Pagine Esteri.


pagineesteri.it/2022/11/15/mon…


in reply to Signor Amministratore ⁂

Hi @Michael Vogel , unfortunately I can't send you a message on matrix at heluecht:feneas.org. Can I ask you to connect with me? I would like to ask you a private question
Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Signor Amministratore ⁂
@Michael Vogel I sent you my message! I'm glad my report helped at least get your Matrix address updated... 😅



#uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato siamo noi…


Lo Stato siamo noi; il Governo è una nostra creatura; e lamentarsi del Governo, senza far nulla per renderlo migliore, è segno di animo fiacco. «Corriere della Sera», novembre 1917 L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato siamo noi… proviene da Fond
Lo Stato siamo noi; il Governo è una nostra creatura; e lamentarsi del Governo, senza far nulla per renderlo migliore, è segno di animo fiacco.


«Corriere della Sera», novembre 1917

L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato siamo noi… proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Italia – Francia: Roma preferisce Cipro


«Abbassiamo i toni» dice Giorgia Meloni, ma i toni nella sostanza non cambiano; Mattarella telefona a Macron; Tajani va a Bruxelles, forte della sua armatina Brancaleonina Malta-Cipro-Grecia, ma la sua omologa non c'è, è a Bali; il Trattato del Quirinale traballa, l'Europa a due velocità, con l’Italia nella parte 'lenta', ci torna attendere

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rant su spot televisivi

Ho sempre prestato eccessiva attenzione al linguaggio pubblicitario, quello televisivo in particolare.

E se certe cose non hanno tempo (come piazzare ore pasti tutti gli spot che fanno passare l'appetito), altre segnano vere e proprie ondate.

Ad esempio c'è stato il periodo della body positivity, in cui più o meno goffamente veniva inserito - finendo per evidenziarlo invece che integrarlo - qualche corpo o volto normale in contesti di usuale perfezione di corpi e volti televisivi.

Ora, sarà che i recenti fatti elettorali mi avranno un po' colpito, ma: non suona anche a voi un po' esagerata la presentazione patriottica del cioccolato ITALIANO con latte ITALIANO e nocciole ITALIANE? Lo dice proprio così. (Segue personaggio con espressione grottesca che scandisce "mmmh, SFITZERO?" e surreale risposta corale di bambini perfetti.)

in reply to J. Alfred Prufrock

re: rant su spot televisivi

non guardo tv da anni, ma forse ho compreso di quale pubblicità si tratti. La mia memoria non è mai stata buona, ma la parte finale credo sia rimasta invariata da diversi anni, no?

In ogni caso anche a me sembra esagerata ed un po' paradossale questa presentazione estremamente patriottica dato che, giustamente, sono loro stessi a riportare come il cacao venga dall'Ecuador: elah-dufour.it/en/ingredients


in reply to Informa Pirata

Aspetto la seconda parte.

Philip Dick è stato un grande, anche se non tutto era sempre scorrevole (magari in qualche caso c'è stato pure lo zampino del traduttore, che non l'ho letto in lingua). Di sicuro avanti, ai suoi tempi, oggi è più difficile capirne la genialità.

D'altronde, per dire, parlando di uno tra i più noti dei suoi capolavori,
::: spoiler spoiler
il 1992 per lui era il futuro
:::
, per noi un passato molto diverso e, sempre per dire,
::: spoiler spoiler
quegli androidi oggi sembrano un po' ingenui - perché dovrebbero torturare un ragno? Ma anche il protagonista: come fa ad essere tanto legato a una pecora e poi pensare che un rospo sia un buon sostituto?
:::
Certo, sono solo dettagli in una trama al tempo stesso semplice eppure molto complicata (che solo non confondersi coi vari personaggi non è poi così semplice o, almeno, ricordo [vagamente, che son passati un po' di anni], che un paio di volte ero tornato indietro per controllare chi fosse chi), però sono dettagli che un po' stonano (e non sono gli unici,
::: spoiler spoiler
tra tentativi di seduzione pensando in realtà di uccidere e poi rimanendo apparentemente vittime della seduzione stessa, o consigli di fare sesso con androidi per poi scoprire che l'unico che non lo ha fatto è proprio quello che lo consiglia - molto azzeccato, ma anche un po' sbilanciante: che c'entra la realtà con la fantascienza? 😁 ).
:::

Insomma son curioso di vedere se nella parte due qualcuno di questi temi viene discusso.

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Nel primo faccia a faccia Joe Biden e Xi Jinping concordano sulla necessità di “gestire la competizione”. Domani a Bali si apre il G20.


Rapporti da rivedereDue giorni di Consiglio Affari esteri europeo. Oggi si è tenuto l’incontro tra i 27 ministri degli esteri dell’Ue, mentre domani sarà il turno dei ministri della difesa.


Il problema non è il ricambio dell’élite politica, ma la sua competenza.


Sono sempre le stesse facce, dice un conduttore di talk show. In realtà da 30 anni le facce continuano a cambiare, perché i leader cercano pretoriani. Ma non cercano una classe dirigente. La retorica dell’antipolitica “Sono sempre le stesse facce”: è st

Sono sempre le stesse facce, dice un conduttore di talk show. In realtà da 30 anni le facce continuano a cambiare, perché i leader cercano pretoriani. Ma non cercano una classe dirigente. La retorica dell’antipolitica

“Sono sempre le stesse facce”: è stato così che nei giorni scorsi un noto conduttore di talk show ha liquidato la qualità del nuovo Parlamento, suscitando espliciti cenni di rassegnata condivisione tra gli ospiti in studio. Sentimento sgradevole, affermazione discutibile. Il 41% degli attuali parlamentari, infatti, è stato eletto per la prima volta lo scorso ottobre. Quattro su dieci, un’enormità per qualsiasi altra “professione”.

Nella passata legislatura i parlamentari alla prima esperienza furono persino più numerosi: quasi il 65% degli eletti, il 30% dei quali era al primo incarico politico. Per la Politica non fu, nei fatti, l’inizio di una nuova e illuminata era; tuttavia fu, statistiche alla mano, un record repubblicano. Ma a guardare i grafici si trattò solo del prevedibile picco di una tendenza ormai trentennale. È, infatti, dall’inizio della cosiddetta Seconda repubblica che in Parlamento aumenta la percentuale delle “facce nuove”, evidentemente a scapito delle “stesse facce” di sempre.

La spiegazione è nei fatti della Storia. Rasa al suolo per via giudiziaria la Prima repubblica, i pochi partiti che si salvarono e i molti che nacquero in seguito non si sono mai strutturati davvero e non hanno creato una vera classe dirigente. Alcuni sono scomparsi, più d’uno si è scisso, diversi hanno cambiato nome, molti continuano a nascere. Ma sono tutti, con la parziale eccezione del Pd, “partiti del leader”. Leader nuovi, certo, ma in realtà fragili e forse per questo veloci. Velocissimi. Veloci a imporsi, veloci a cadere. Leader che non desiderano guidare un esercito di legioni ma una guardia pretoriana. E la vogliono composta essenzialmente da fedelissimi utili (divisi tra “complici”, con voti e/o con relazioni) e inutili yes man (meglio se ricchi e/o popolari). Con una pletora tra eletti, dirigenti e militanti volutamente abbandonata nelle province dell’impero e solennemente consegnata a farsi presidio.

Leader precari, dunque, partiti destrutturati e verticistici, regole democratiche scarse, proscrizione del dissenso, visione politica miope, radici culturali esili, orizzonte temporale corto. Difficile pensare che in queste condizioni possa affermarsi e crescere un ceto politico solido, competente e destinato durare nel tempo.

Come avviene in tutte le professioni, in tutte le arti, in tutti gli sport e in tutte le religioni, chi vuole dotarsi di personale qualificato e affidabile assume, se serve, due o tre figure apicali da fuori, ma il resto del personale lo forma in casa. Lo forma incessantemente e più lo forma più si augura che resti in servizio. Nel mondo reale l’anzianità di servizio è un valore, il valore dell’esperienza. È considerata un titolo di merito, un motivo di fiducia, una garanzia di sicurezza. In Politica no. In Politica è considerata un’onta perché la Politica è ritenuta una cosa sporca, oltre che un privilegio. Ed è considerata così, la Politica, anche e soprattutto perché così da trent’anni la rappresentano i media, specie quelli televisivi.

Il problema, dunque, non sta nel ricambio dell’élite politica, mai stato così consistente, ma nella qualità e nella libertà d’azione di quel 50% di parlamentari per così dire “vecchi” e nelle capacità politica del 50% nuovo. Problema difficilmente risolvibile fintantoché i conduttori di talk show e la maggior parte dei loro ospiti non la smetteranno di incarnare i vizi che rimproverano ai politici (superficialità, conformismo, dipendenza dai sondaggi/share) alimentando al tempo stesso i peggiori sentimenti antipolitici e le più irrazionali aspettative messianiche. Di uomini nuovi ne abbiamo avuto fin troppi, sarebbe opportuno concorrere all’avvento degli uomini capaci. Ma perché ciò avvenga occorre restituire alla Politica la dignità che le è stata sottratta in trent’anni di retorica antipolitica.

Huffington Post

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Ron DeSantis, il repubblicano illiberale


E' considerato l'anti-Trump, anche se le posizioni di estrema destra sono uguali. Freddo, duro, per nulla carismatico, DeSantis non indica un ritorno al conservatorismo vecchia scuola. Piuttosto, si tratta di strategia e stile che distinguono i due forse candidati presidenziali repubblicani 2024. Funzionario repubblicano dell'indebolimento della democrazia liberale

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#uncaffèconLuigiEinaudi – Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile…


Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una di
Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare.


da …, Lo scrittoio del Presidente (1948-1955), Einaudi, Torino, 1956

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Cina – Arabia Saudita sempre più alleate


La cooperazione Cina - Arabia Saudita e la sua influenza geopolitica. I cambiamenti strutturali nel campo energetico globale e l'allontanamento dell'Occidente dalla Cina, hanno gradualmente modificato il rapporto tra i due Paesi

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Ucraina: droni russi, cosa è andato storto?


Dall’inizio della sua aggressione su larga scala contro l’Ucraina, la Russia ha dimostrato capacità relativamente scarse riguardo ai suoi veicoli aerei senza pilota (UAV), molto più poveri di quanto ci si aspetterebbe date le vaste risorse che Mosca ha dedicato a questo aspetto delle sue forze armate. Negli ultimi 12 anni, la Russia ha investito […]

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Destra al governo: risentimento, riscatto, rivincita, rimozione


“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) La vittoria-non vittoria delle destre alle ultime elezioni che pescano in sostanza nel proprio bacino di votanti rimescolandone […]

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G20 leaders are gathering in Bali in a context of growing international tensions: the war in Ukraine and other geopolitical rivalries, a looming economic crisis in both advanced and emerging countries, increasing risks of de-globalization, and little…


COP27 e il diritto ambientale sulle gambe dei giovani


Ancora pochi giorni, e poi, il 18 novembre, la COP27, che dal 6 novembre, sotto l’egida delle Nazioni Unite, è in svolgimento a Sharm el-Sheikh, in Egitto, chiuderà i battenti. Le aspettative per questa ‘conferenza delle parti’ erano molto contenute. Per giudicare i risultati ci sarà tempo. Un elemento, però, di questo ventisettesimo vertice annuale delle […]

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I filosofi di Putin: la lettura di Vasily Grossman al Cremlino


Cosa spinge Putin? Molti hanno tentato di rispondere a questa domanda. La maggior parte concludono, specialmente dopo l’invasione dell’Ucraina, che è malvagio, diabolico e un criminale di guerra. Potrebbe essere tutte queste cose, ma non ha iniziato in quel modo. Putin una volta era solo un altro medio ufficiale del KGB, non eccezionale. È chekist (un prodotto […]

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Per gli interessi nazionali USA occorre fermare Vladimir Putin in Ucraina


L’Ucraina è vittima di una guerra immotivata e ingiustificata lanciata dalla Russia di Vladimir Putin più di otto anni fa. L’ultima fase di questa guerra è l’invasione su vasta scala in corso iniziata il 24 febbraio 2022. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina “per tutto il […]

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C’è tempo


La gara al rilancio non ha senso ed è dannosa per tutti. Il più capace è quello che smorza per primo, avendo in mente la difesa degli interessi nazionali. Del problema degli sbarchi ci siamo occupati. Nella distribuzione degli sbarcati non ho mai creduto,

La gara al rilancio non ha senso ed è dannosa per tutti. Il più capace è quello che smorza per primo, avendo in mente la difesa degli interessi nazionali. Del problema degli sbarchi ci siamo occupati. Nella distribuzione degli sbarcati non ho mai creduto, in ogni caso non è fra le cose che stanno in cima agli interessi italiani. Dopo l’efficace tessitura fatta dalla presidenza Draghi, nei rapporti con la Francia, sarebbe una follia tornare all’insensato sparacchiare del primo governo Conte.

Il governo italiano è appena partito, l’opposizione non sembra godere di invidiabile salute, senza secessioni nella maggioranza di destra non esistono maggioranze alternative. Ciò comporta che il governo appena nato ha del tempo, tendenzialmente abbondante, davanti a sé. Visto che lo ha, se lo prenda. Con calma. Senza la fretta di dovere subito dimostrare tutto il dimostrabile. Tanto più che si è votati non per compiacere i votanti, ma per provare a realizzare le cose che si sono promesse. E ci vuole tempo.

È più facile prodursi in alcune azioni dimostrative che non in fatiche realizzative. Ma le prime volano via, mentre contano le seconde. Interpretare l’avvio del governo come continuazione della campagna elettorale può compiacere, ma porta male, perché incorpora una fretta che è assai cattiva consigliera. Il decreto legge su rave e invasioni ne è una dimostrazione, tanto che gli stessi autori ne auspicano la modifica, riconoscendone la necessità.

Alexis Tsipras, da sinistra, aveva costruito il successo elettorale soffiando sul fuoco di paure e proteste. Giunto al governo è stato subito pressato dal protagonismo alternativo del suo ministro dell’economia, Yanis Varoufakis, che lo incalzava chiedendogli di dimostrare coerenza e andare alla rottura dei vincoli europei. Tsipras scelse di rompere con Varoufakis, regalandogli il ruolo di adorato leader europeo di tutte le minoranze antagoniste e irrilevanti di sinistra, scelse di mettere in sicurezza i conti della Grecia. Il suo Paese gli deve molto. La sua capacità di fare politica (vera) gli ha conquistato un posto nella storia greca. E, dettaglio di passaggio, non gli ha fatto perdere voti (è Varoufakis che non li prende).

La Francia e l’Italia hanno comuni interessi nella più importante partita europea in corso: la modifica del patto di stabilità. Draghi è riuscito a rimediare a un guasto storico, interno all’Unione europea, ovvero che la Francia non facesse mai blocco con i latini, preferendo l’asse con la Germania. Per ottenere questi risultati occorre perizia e prudenza, mentre è puerile supporre che tutto si giochi su un miserevole tavolo del dare e avere.

Tanto è vero che l’importante unità europea è stata mantenuta sulla linea dura, nei confronti dei russi invasori, nonostante la Francia non sentisse proprio lo slancio e avesse ripetutamente provato a mediare (e i rifiuti di Putin a Macron restano la prova che voleva la guerra, non il negoziato), e nonostante per la Germania fosse un danno economico grande e permanente. Non serve la logica del baratto. Serve la capacità di inserire le questioni particolari nella logica dei più alti interessi nazionali e comuni. E se qualche nodo ferma il pettine, il saggio non ne forza la corsa, rompendolo o strappando lo scalpo, ma lo aggira per scioglierlo.

È un grosso guaio se chi governa non riesce ad essere protagonista delle scelte che compie, restando attore secondario che si esibisce per strappare un applauso alla propria tifoseria. Ed è un guaio anche peggiore se i nazionalismi raggiungono il grado di ottusità che spinge a non distinguere gli interessi che si confrontano, sollecitando solo la difesa dei propri colori. L’Italia in cui ci si rimproverava d’essere “al servizio” di altri Paesi era quella in cui si era: <<calpesti ,derisi/ perché non siam popolo,/ perché siam divisi>>. Il canto degli italiani. Dal suo incipit: Fratelli d’Italia. E si era <<pronti alla morte>>. Mentre altri canta: <<l’etendard sanglant est levé>> (Marsigliese).

Quello è il glorioso passato. Oggi siamo concittadini. Calma, quindi. E si badi al sodo.

La Ragione

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Come andrà l’Italia alla Ministeriale dello spazio?


Le prossime settimane avranno un gran peso per lo spazio italiano. E quanto ci preoccupa particolarmente è che se ne parla poco. O addirittura per niente. Le cronache, lo comprendiamo, sono piene di polemiche sterili e la vicenda degli sbarchi di profughi da un’Africa settentrionale devastata da un caos provocato dall’occidente è e resta un […]

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Incontro Xi e Biden: servirà loro leadership e coraggio


Solo questi due uomini possono spezzare la spirale discendente su Taiwan. Ecco una guida su come potrebbero sfruttare al meglio l'incontro di oggi. Le due parti devono mostrare un po' di vera leadership e coraggio prima che sia troppo tardi

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Presentazione del libro “Non diamoci del tu. La separazione delle carriere” di Giuseppe Benedetto. Prefazione di Carlo Nordio


La Fondazione Luigi Einaudi è lieta di invitarvi alla presentazione del novo libro del Suo Presidente. 30 novembre 2022 ore 17:30 presso Vicus Caprarius La Città dell’Acqua, Vicolo del Puttarello, 25, Roma Introduce: Giuseppina Rubinetti Relatori: Sabino

La Fondazione Luigi Einaudi è lieta di invitarvi alla presentazione del novo libro del Suo Presidente.

30 novembre 2022 ore 17:30 presso Vicus Caprarius La Città dell’Acqua, Vicolo del Puttarello, 25, Roma

Introduce: Giuseppina Rubinetti

Relatori: Sabino Cassese, Beniamino Migliucci, Carlo Nordio

Coordina: Andrea Cangini, Segretario General della FLE

Sarà presente l’autore

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ANALISI. Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA? (Prima parte)


Se c’è un vero vincitore di queste Midterm, questi è certamente Ron DeSantis, governatore della Florida. Ad oggi il 44enne si può considerare il principale rivale di Trump nella corsa delle primarie repubblicane per le presidenziali. L'articolo ANALISI.

di Antonio Perillo –

Pagine Esteri, 14 novembre 2022 – Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA di martedì 8 novembre?
Rispondere a questa domanda non è affatto semplice, anche considerando che mentre scriviamo, sei giorni dopo l’election day, in alcuni stati si stanno ancora contando i voti, la maggioranza alla Camera non è ancora stata annunciata ufficialmente, così come il risultato di due elezioni per i governatori statali.

Hanno vinto i Repubblicani?
Con ogni probabilità, in ogni caso, il partito repubblicano riprenderà il controllo della Camera dei Rappresentanti, la Camera bassa del parlamento a stelle e strisce che è stata rinnovata integralmente dal voto. I Democratici avevano ottenuto nel 2020 una pur risicata maggioranza di 221 membri, con la soglia della maggioranza assoluta posta a 218. Ad ora, con diversi seggi ancora in fase di scrutinio soprattutto in Nevada e California, i Repubblicani sono già sicuri di 212 seggi, ma secondo le previsioni dovrebbero raggiungere una quota fra 220 e222. I Rep avranno cioè debole maggioranza alla Camera, simile quella democratica nei primi due anni dell’amministrazione Biden, ma ben lontana dalle previsioni decisamente più rosee che i principali istituti di rilevamento e gli stessi Rep facevano alla vigilia. Il noto sito di sondaggi FiveThirtyEight, nelle sue simulazioni, considerava come probabili anche scenari con 240 o persino 250 seggi repubblicani. La delusione del GOP (il Grand Old Party repubblicano) è apparsa evidente nella cancellazione dei party già previsti per la notte delle elezioni.
La situazione per il GOP peggiora al Senato, che rinnovava un terzo dei suoi 100 componenti a queste Midterm. FiveThirtyEight assegnava una probabilità del 59% per i repubblicani di aggiudicarsi la maggioranza al Senato, che dal 2020 era sotto controllo democratico per il voto decisivo della vicepresidente Harris in un’aula spaccata a metà con 50 senatori Dem e 50 repubblicani.
Al momento, i Dem sono già certi di aver riconfermato il controllo sulla Camera Alta, con 50 seggi assegnati. Non avranno bisogno di attendere l’esito dei restanti del ballottaggio di dicembre per il seggio ancora conteso in Georgia. I democratici potrebbero quindi addirittura guadagnare un seggio rispetto al 2020, segnando una netta sconfitta del GOP.
Chi si aspettava quindi una “Red Wave”, un’onda rossa repubblicana, è stato quindi deluso. La maggioranza alla Camera sarà certo rilevante politicamente, ma il risultato del GOP è molto al di sotto di sotto delle aspettative in un tipo di elezione storicamente molto favorevole al partito che non esprime la presidenza.

Ha quindi vinto Biden?
Il Presidente ha espresso soddisfazione per i risultati. In un suo tweet ha parlato di un giorno positivo per l’America e per la democrazia e di una prestazione “forte” per i Democratici. Di certo quelle di questa settimana sono state fra le migliori performance della storia recente per il partito del presidente alle Midterm. Clinton e Obama, dopo i loro primi due anni di mandato, erano andati incontro a dei veri e propri disastri. Nel 2010, per dare un riferimento, i Dem del Presidente Obama persero 6 seggi al Senato e ben 63 alla Camera. Inoltre, la corsa nella quale il presidente si era più esposto personalmente, quella per il seggio senatoriale della Pennsylvania, è stata vinta dal democratico John Fetterman. Le dichiarazioni di Biden, che ha avuto ed ancora ha un indice di popolarità estremamente basso rispetto ai predecessori, sono in questo senso comprensibili.
Nonostante ciò, è difficile parlare di vittoria quando si perde la maggioranza in uno dei due rami del parlamento. In particolar modo nel contesto attuale. Negli ultimi due anni Biden ha dovuto battagliare ed affrontare gravose negoziazioni per far approvare i provvedimenti più significativi, in particolare quelli che prevedevano una forte spesa pubblica (come il pacchetto di aiuti per la pandemia, lo sconto per i prestiti degli studenti universitari e le misure contro l’inflazione) e riuscendoci il più delle volte coi soli voti democratici. La maggioranza repubblicana alla Camera renderà impossibile proseguire in questa maniera ed al Senato è in ogni caso inalterato il peso politico dell’ala più moderata dei Dem (rappresentata dai senatori Sinema e Manchin), che ha costretto Biden a ridimensionare diversi interventi.
Il leader della minoranza, fino a ieri, del GOP alla Camera, Kevin McCarthy, aveva annunciato in campagna elettorale dei cambiamenti nella politica USA di forte sostegno economico e militare all’Ucraina in caso di vittoria repubblicana. Vedremo nei prossimi mesi se la nuova maggioranza porrà nuove difficoltà al Presidente in uno dei settori in cui questi si è più caratterizzato e sicuramente uno dei più rilevanti di questa fase.
A tutto ciò si aggiunge il fatto, per i Dem, che in diversi stati controllati comodamente dai democratici, come le roccaforti New York e California, i candidati hanno mediamente preso molti meno voti in percentuale rispetto alla performance del presidente due anni fa. La scarsa affluenza dell’elettorato Dem è probabilmente sintomo del malumore per la fragilissima situazione economica ancora dominata dall’alta inflazione.

Ha vinto Trump?
Decisamente no, dati alla mano. E ciò rischia di pregiudicare le sue ambizioni per le elezioni presidenziali del 2024. Tantissimi candidati da lui sponsorizzati personalmente hanno perso la competizione nei loro seggi. In particolare, ad uscire ridimensionata è l’ala più di destra dei trumpisti, come il Freedom Caucus, l’organizzazione in parte erede del Tea Party.
Ma soprattutto, se c’è un vero vincitore di queste Midterm, questi è certamente Ron DeSantis, governatore della Florida rieletto a suon di voti. Nonostante nessuno dei due abbia ufficializzato la corsa, ad oggi il 44enne De Santis si può considerare il principale rivale di Trump nella corsa delle primarie repubblicane per le presidenziali. DeSantis ha vinto con 19 punti di vantaggio in quello che fino ad oggi era considerato uno “swing state”, cioè uno stato conteso alle presidenziali, ed il suo astro è in ascesa rispetto a quello del 76enne tycoon.
Trump ha in ogni caso previsto per il 15 novembre un “grandissimo annuncio” nella sua Mar-a-Lago, con ogni probabilità la formalizzazione della sua candidatura. E non ha lesinato attacchi a DeSantis, anche minacciando rivelazioni scottanti su di lui se dovesse decidere di correre per le presidenziali.
Il personaggio Trump è ben poco incline ad ammettere le sconfitte ed è improbabile, ad oggi, un suo passo indietro.
Quello che dicono queste Midterm è che l’ex presidente mantiene un importante presa sul partito repubblicano, avendo determinato la vittoria alle primarie di centinaia di candidati a lui vicini, ma non sembra garantire il successo alle elezioni generali. Grandi giornali come il New York Times ed il Washington Post hanno sottolineato la scarsa qualità dei candidati fedelissimi trumpiani, fra i quali spicca anche l’ex aderente a QAnon Marjorie Taylor-Greene (comunque rieletta). Ma anche FoxNews, la rete tv ultraconservatrice (e la più seguita durante le elezioni) considerata vicinissima a Trump, ha accusato l’ex presidente di aver determinato un successo repubblicano molto inferiore alle aspettative. La svolta di FoxNews è sicuramente un fatto di rilevanza enorme per quel mondo, con esiti difficili da prevedere.

(FINE PRIMA PARTE)

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🔸 Scuola, rinnovo del contratto: firmato l’accordo politico

🔸 Avviata la consultazione per l’attualizzazione del Piano Nazionale Scuola Digita…



L’epidemia di colera devasta Siria e Libano


Lo scarso accesso ad acqua pulita e a servizi sanitari fa propagare il contagio, in due Paesi dove la guerra ha distrutto i sistemi idrici e fognari e le sanzioni Usa hanno ridotto la popolazione in povertà. L’OMS parla di un’emergenza “senza precedenti”

di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 14 novembre 2022Senza precedenti – Continua a diffondersi l’epidemia di colera che alcuni mesi fa si è abbattuta sulla Siria e sul Libano. Soprattutto bambini tra le vittime, i più esposti al rischio di disidratazione acuta con la quale questa malattia può anche uccidere. “Nel 2022, le persone non dovrebbero morire di colera”, ha dichiarato Philippe Barboza, leader della commissione per l’emergenza colera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “Non c’è bisogno di un respiratore né di niente di complicato (per curarlo, ndr), ma la gente sta morendo semplicemente perché non ha accesso al sistema sanitario. E non è accettabile”.

Il colera è una malattia infettiva determinata dal batterio vibrio cholerae. L’infezione avviene attraverso l’ingestione di acque o cibi contaminati e può essere asintomatica, paucisintomatica o provocare una diarrea acquosa severa che alterando l’equilibrio idroelettrico dell’organismo può rivelarsi letale, se non trattata con un’adeguata reidratazione.

Nel mondo, colpisce tra 1.3 e 4 milioni di persone ogni anno, provocando tra le 21.000 e le 143.000 morti. La sua mortalità, a causa della crisi economica che si ripercuote sul diritto alla salute, è vertiginosamente aumentata. Secondo l’OMS, il tasso di fatalità dell’ultimo anno è tre volte superiore a quello dei cinque anni precedenti.

La malattia è al giorno d’oggi uno stigma dei Paesi poveri del mondo, perché la sua diffusione dipende da sistemi di depurazione delle acque inadeguati e da uno scarso accesso all’acqua potabile e a cure mediche di base.

Per questo, anche la Siria prima e successivamente anche il Libano sono sprofondati nell’incubo del colera, mentre i riflettori del mondo sono concentrati su altri scenari. Esordita a fine agosto, l’epidemia si è spostata in poco tempo attraverso il confine siriano fino a Beirut. Il vibrione isolato nei laboratori libanesi, infatti, sarebbe simile al patogeno circolante nella vicina Siria, secondo quanto dichiarato dall’OMS.

L’epidemia nata dall’Eufrate – In Siria, secondo il rapporto mensile sul colera pubblicato il 7 novembre scorso dall’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, tra il 25 agosto e il 29 ottobre sono stati registrati 30.219 casi di colera e 85 morti. I governatorati più colpiti Deir-ez-Zor, Ar-Raqqa, Aleppo e Al-Hasakeh. Si tratta della più grande epidemia di colera nel Paese dal 2009 a oggi. Anni di guerra e povertà che hanno distrutto infrastrutture e oltre due terzi degli impianti idrici alla base del contagio, probabilmente partito dalle acque del fiume Eufrate contaminate dalle fognature.

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Diverse ONG continuano a cercare di frenare la diffusione della pandemia, in un Paese che è, però, in ginocchio. L’OMS ha dichiarato di aver supportato la formazione di personale sanitario locale nella gestione del colera, con 11 corsi per 275 professionisti sulla diagnosi, il trattamento e il riconoscimento dei sintomi e segni di allarme. 51 ospedali sono stati destinati esclusivamente alla gestione di casi di colera, come altri 96 centri di salute primaria ai servizi di reidratazione orale, la prima linea terapeutica per i pazienti con forme non severe e ancora in grado di reidratarsi per bocca.

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Oltre alla gestione prettamente medica della malattia, sono stati stanziati fondi per favorire l’accesso ad acqua potabile, attraverso la distribuzione di ipoclorito di sodio per bonificare le falde acquifere in diversi governatorati, e distribuite nelle scuole, da parte dell’UNICEF (il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia), saponette e kit igienici. Si parla, tuttavia, di poche centinaia di posti letto negli ospedali o di kit di pulizia che da soli non saranno sufficienti ad arrestare un’epidemia che si moltiplica nella povertà dei Siriani, lasciati nella miseria da anni di guerra e ancora minacciati dal conflitto armato che vede le nuove unità di Al Qaeda tra i suoi principali attori.

Fino al Libano – Non è troppo diversa la situazione in Libano. Fino a pochi anni fa la perla del Medio Oriente, meta turistica da sogno con i suoi grattacieli e negozi sulle rive bianche di Beirut, anche il Paese dei cedri si trova in questi mesi a fronteggiare le piaghe della povertà, compreso lo stigma del colera, che marchia i Paesi non sviluppati o quelli colpiti dalle sanzioni economiche internazionali, come era successo all’Iraq di Saddam Hussein qualche decennio fa.

Non succedeva da decenni che il Libano si trovasse a fronteggiare una situazione simile. Dal 5 ottobre scorso, l’OMS ha registrato 1.225 casi confermati e 17 morti per colera (stime relative al 28 ottobre). Circa la metà dei colpiti sono bambini, in buona parte sotto i cinque anni di età. I distretti più colpiti sono al momento quelli di Akkar, Minnieh-Dinnieh, Baalbek, Zahle e Keserwan.

Una catastrofe annunciata da oltre tre anni di crisi economica causata da una corruzione non più sostenibile dalle casse dello Stato, disinvestimenti internazionali e sanzioni. A farne le spese come sempre la società civile, un tempo tra le più rigogliose in Medio Oriente, oggi costretta a contare i propri figli morti di gastroenterite. Tra i più fragili, i rifugiati siriani, oltre un milione nel Paese, che vivono nei campi profughi, facili serbatoi per il contagio.

In Libano scarseggia ormai l’acqua potabile, come anche l’energia elettrica. Interruzioni frequenti e prolungate di corrente hanno interrotto a loro volta il pompaggio dell’acqua e l’attività delle reti fognarie. Secondo quanto dichiarato da Ettie Higgins, rappresentante dell’UNICEF in Libano, all’Associated Press, “Abbiamo assistito purtroppo a un profondo crollo degli investimenti nei sistemi idrici e fognari nel Paese per un gran numero di anni. Si sono deteriorati al punto (…) che in molti casi non funzionano affatto”.

L’esplosione dell’epidemia di colera era inevitabile in queste condizioni. “Le tre stazioni di rifornimento (di acque reflue, ndr) erano tutte piene e si riversavano sulla costa”, racconta Higgins, “e le acque reflue non si riversavano in mare. Anche un solo caso di colera avrebbe significato una diffusione a macchia d’olio della malattia in tutto il sud”.

“La situazione in Libano è fragile, perché il Paese sta già combattendo altre battaglie, compreso il prolungato deterioramento politico ed economico”, ha dichiarato Abninasir Abubakar, rappresentante dell’OMS nel Paese. “Dobbiamo unire gli sforzi per assicurare alla popolazione l’accesso ai servizi sanitari, ad acqua pulita, alla sanificazione ed educarli su come comportarsi se qualcuno si ammala di colera”.

Vaccinarsi meno per vaccinarsi (quasi) tutti? – Se le misure delle ONG, delle Nazioni Unite e dell’OMS possono aiutare ad arginare la diffusione dei contagi, l’unico strumento per arrestare l’epidemia sarebbe la vaccinazione di massa della popolazione. Contro il colera, esistono due tipi di vaccini destinati alle emergenze epidemiche, somministrabili per bocca, efficaci nel proteggere l’individuo dalla malattia per circa sei mesi. Sia in Siria che in Libano, la situazione di emergenza imporrebbe una radicale distribuzione delle dosi vaccinali dalle città alle zone più rurali.

E’ quello che sta succedendo in alcuni distretti dell’area. Nelle regioni della Bekaa e di Akkar in Libano, ad esempio, dal 12 novembre e per una durata di 18 giorni, la campagna vaccinale del Ministero della Sanità Libanese impiegherà decine di squadre di medici e paramedici per vaccinare la popolazione casa per casa. Per la vaccinazione contro il colera in Siria, l’Italia ha da poco annunciato uno stanziamento di 500.000 euro e la Gran Bretagna di 2 milioni di sterline (oltre 2,2 milioni di euro). La situazione è, però, ancora più complicata.

Lo ha evidenziato lo stesso ministro della salute libanese, Firas Abiad, quando ha rivelato: “Abbiamo un problema con i vaccini anti-colera. Abbiamo chiesto alla comunità internazionale un approvvigionamento di vaccini, ma sfortunatamente ce n’è carenza, perché ci sono molte altre epidemie nel mondo”.

La carenza di vaccini è stata di fatto definita dall’OMS “senza precedenti”: nel 2022 non è stata solo la letalità del vibrione ad essere aumentata, ma si è registrata anche un’impennata di casi in tutto il mondo. Sono 29 i Paesi che attualmente stanno fronteggiando una epidemia di colera, almeno una decina in più rispetto agli anni passati. Così, a meno di due mesi dalla fine del 2022, le scorte del medicinale sono drammaticamente scarse: delle 36 milioni di dosi previste per quest’anno, 24 milioni sono già state spedite nel mondo e altre 8 milioni sono già state stanziate per campagne di vaccinazione emergenziale. Rimangono solo 4 milioni di dosi vaccinali da impiegare ancora, un numero insufficiente a qualsiasi pianificazione contro le epidemie attualmente in corso.

E’ per questo che l’OMS è arrivata in queste settimane alla drastica decisione di dimezzare la dose di vaccino somministrata per persona. “Un giorno triste”, lo ha definito Mike Ryan, direttore esecutivo del programma dell’OMS per le emergenze sanitarie. “Non avremmo dovuto farlo”, ha ammesso, “ed è una scelta unicamente basata sulla disponibilità globale di vaccini”.

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Una mossa inevitabile, vista la scarsità di dosi e la spaventosa epidemia colerica, che, però, non poggia su nessuna evidenza scientifica. Non è chiaro, infatti, se una dose vaccinale dimezzata sarà sufficiente a immunizzare l’ospite contro il vibrione. Indubbiamente, se lo proteggerà, lo farà per una durata di tempo minore, forse solo uno o due mesi, e i bambini, a causa dell’immaturità del loro sistema immunitario e della loro vulnerabilità, sarebbero quelli più a rischio di rimanere “scoperti” da questa nuova posologia. Non si poteva fare altrimenti, secondo l’OMS, se si voleva arrivare a più persone e in più Paesi possibile, ma promette una produzione e pianificazione delle risorse più adeguata per il prossimo anno.

Difficile crederci, però, soprattutto alla luce di quanto rivelato dal quotidiano inglese The Guardian, che il 14 ottobre in esclusiva ha rivelato che l’industria di uno dei due soli tipi di vaccino impiegati nelle situazioni di emergenza ne interromperà la produzione nei prossimi mesi. Si tratta di Shantha Biotechnics, casa farmaceutica indiana interamente controllata dal gruppo Sanofi, che ha dichiarato che in quanto “partner responsabile” aveva avvisato della decisione le organizzazioni mondiali per la sanità con tre anni di preavviso. “Per usare un eufemismo”, ha commentato Philippe Barboza, “una strategia deludente”. Pagine Esteri

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USA/ISRAELE. L’insuccesso elettorale trumpista rovina la festa di Netanyahu


Il futuro premier israeliano sperava in una sconfitta sonora dei Democratici e, più di tutto, in un indebolimento di Joe Biden che avrebbe lasciato mano libera al suo governo di estrema destra L'articolo USA/ISRAELE. L’insuccesso elettorale trumpista rov

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 11 novembre 2022 – Benyamin Netanyahu potrebbe dormire tranquillo tra due guanciali. Ha vinto le elezioni e ha umiliato suoi rivali di sinistra e di destra. Ha ricevuto messaggi di congratulazioni persino dal presidente turco Erdogan, uno dei suoi avversari più agguerriti. E il suo principale partner di governo, l’estremista di destra Itamar Ben Gvir, ieri omaggiava pubblicamente il suo mentore, il rabbino Meir Kahane leader del partito razzista Kach, assassinato 32 anni fa negli Usa, senza suscitare reazioni sdegnate.

Ha davanti una strada in discesa. E invece il premier israeliano in pectore tra non pochi tormenti ha passato la notte di mercoledì a seguire gli aggiornamenti elettorali dagli Stati uniti. La netta sconfitta democratica in cui sperava non c’è stata.

Un’ampia maggioranza repubblicana alla Camera unita a un comodo margine al Senato avrebbe fatto di Joe Biden un presidente debole. E i media americani avrebbero iniziato il conto alla rovescia per il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che resta un alleato naturale di Netanyahu nonostante le invettive lanciate dal tycoon alla fine del 2020. L’allora primo ministro israeliano scelse di congratularsi con il presidente eletto degli Stati uniti e di non credere alla tesi trumpista della vittoria rubata. Con un Biden nell’angolo, il leader della destra israeliana e i suoi alleati si sarebbero sentiti pronti a respingere qualsiasi ammonimento della Casa Bianca. Invece il presidente Usa è ancora in piedi e alcuni governatori democratici sono stati rieletti in importanti Stati. Il Partito democratico ha ottenuto risultati positivi oltre ogni aspettativa e appare in grado di contrastare le ambizioni di Trump che si accinge a candidarsi per le presidenziali del 2024. A rendere più amaro l’esito del voto americano a Netanyahu è stata la vittoria di Josh Shapiro, il prossimo governatore della Pennsylvania, sul trumpista Doug Mastriano molto gradito alle forze che comporranno il nascente governo israeliano.

I Democratici, è bene ricordarlo, non sono ostili a Israele, anche con un governo di destra. E lo hanno dimostrato in innumerevoli occasioni. Biden non ha riportato l’ambasciata Usa a Tel Aviv, ha stretto i rapporti con lo Stato ebraico e rinunciato (per ora) a rilanciare l’accordo internazionale (Jcpoa) sul programma nucleare iraniano. E starà dalla parte di Israele se Netanyahu nei prossimi due anni ordinerà alla sua aviazione di attaccare le centrali atomiche iraniane. «Siamo fratelli» e «faremo la storia insieme» avrebbe detto Biden congratulandosi con Netanyahu. Ma l’attuale Amministrazione non asseconderà, come aveva fatto Trump, tutti i piani dell’estrema destra al potere in Israele. Netanyahu dovrà tenerne conto.

L’ambasciatore statunitense in Israele Tom Nides ha avvertito in più di una intervista che la Casa Bianca respingerà qualsiasi tentativo del futuro governo israeliano di annettere la Cisgiordania palestinese come Netanyahu aveva provato a fare nel 2020 e che Itamar Ben Gvir, probabile ministro della pubblica sicurezza, intende inserire nel programma dell’esecutivo. «La nostra posizione è chiara: non sosteniamo l’annessione. Combatteremo qualsiasi tentativo in tal senso», ha detto Nides all’emittente pubblica Kan. I commenti dell’ambasciatore sono giunti ​​dopo che Yariv Levin, figura di primo piano della destra, aveva dichiarato che l’annessione della Cisgiordania è in cima all’agenda del futuro governo. Pagine Esteri

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Il GARR, la Scuola e la rete UNIRE


LA RETE GARR E LA RETE UNIRE
di Maria Laura Mantovani

In questo video Enzo Valente ci racconta perché è stata fatta la Rete GARR, una storia che parte dal 1986. Oggi si dovrebbe decisamente fare la rete UNIRE, siamo in tremendo ritardo: 36 anni dopo la nascita dell’idea della rete GARR.

Chi è Enzo Valente?

Un sognatore che ha contribuito a realizzare un sogno. Una persona che se è convinto di realizzare una cosa, la porta a termine. Sicuramente un leader. È stato il primo direttore del GARR.

Che cos’è la Rete GARR?

GARR è la Rete Italiana della Ricerca. Connette tra loro tutte le università e gli enti di ricerca italiani con tecnologie da sempre all’avanguardia, al fine di garantire prestazioni ai massimi livelli resi possibili con le apparecchiature esistenti. Di reti della ricerca come la rete GARR (#NREN ) ce ne sono nel mondo una ottantina, ogni Stato ha la propria, e tutte sono connesse tra loro, così che i ricercatori in tutto il mondo hanno a disposizione delle tecnologie per connettersi tra di loro tra le più performanti al mondo. La Rete GARR è una sicura eccellenza italiana. I tecnici e gli scienziati che l’hanno costruita e ogni giorno contribuiscono a migliorarla sono tra i migliori cervelli d’Italia nel loro ambito. Per questo devono essere considerati dei patrioti. Italiani che fanno grande l’#italia.

Che cos’è la Rete UNIRE e perché non c’è ancora?

UNIRE è la proposta di legge che vorrebbe istituire la Rete Italiana delle Scuole. Era Maggio 2020, Governo Conte 2, quando sono stati deliberati 400 milioni di euro per portare la #bandaultralarga in tutte le scuole. Un passaggio straordinario di miglioramento della connettività scolastica. Ma nonostante questo sforzo, che si sta portando a termine, quello che si sta realizzando non è ancora la Rete Unica Italiana delle Scuole, sono solo tanti cavi che connettono le scuole ad Internet e nemmeno con una gran qualità del servizio.

Cosa manca per fare la rete UNIRE? Manca un cervello che coordini il corpo, che faccia sinergia, che permetta di risparmiare denaro aumentando le prestazioni, che fornisca un ambiente dove le idee possono maturare e svilupparsi.

La Rete UNIRE si potrebbe realizzare da subito, perché già 135 milioni sono in un fondo dedicato a questo progetto. Si tratta ora di fondare il soggetto istituzionale che deve occuparsi di realizzare tutto ciò.

La rete UNIRE realizzerà, imitando il modello GARR, il coordinamento delle scuole italiane di ogni ordine e grado per l'accesso alla rete #INTERNET, oltre che la distribuzione di linee guida comuni ed un supporto tecnico centralizzato per risolvere i disservizi e per mantenere l’infrastruttura allo stato dell’arte.

UNIRE si occuperà inoltre del funzionamento della #didatticadigitale integrata e della #cybersecurity nelle scuole sia per le applicazioni usate che per i #datipersonali, con un'attenzione particolare al fatto che vengono trattati dati personali di bambini e ragazzi ossia di minorenni.

Infine la Rete sarà finalizzata alla realizzazione e alla gestione, attraverso un #privatecloud, dei servizi didattici e amministrativi della scuola.

Così anche le scuole italiane potranno vantare con UNIRE la propria eccellenza.

Vi invito a rivedere la storia del GARR in questo video per sognare come potrà essere bella la rete UNIRE

u.garr.it/4VhCS

DDL Rete UNIRE : senato.it/service/PDF/PDFServe…

Per chi vuole approfondire e vedere com'è la Rete GARR adesso, progettata per la velocità di 1 Terabit/s, può guardare questo video u.garr.it/s3Qae

in reply to Roberto Resoli

@nilocram @maupao Originariamente su Facebook, e depurato dai link interni a quella piattaforma.



L’incontinenza di Salvini, inguaia Meloni


Ancora una volta deve metterci una pezza il Quirinale. E a Bruxelles l'Italia è guardata con sospetto e diffidenza

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L'eurodeputata liberale olandese Sophie in 't Veld ha presentato martedì a Bruxelles la bozza dei risultati dell'indagine sullo #spyware e ha accusato la Commissione europea di ignorare la "grave minaccia per la democrazia" rappresentata dall'uso della tecnologia e i governi nazionali di non aver collaborato con la sua indagine
Di Jennifer #Rankin, inviata a Bruxelles per il #Guardian
theguardian.com/world/2022/nov…