RiSentiti
Il risentimento è improduttivo. In politica una pessima bussola (chiedere ad Enrico Letta). Quando si governa non solo è irragionevole, ma può creare danni notevoli. Se, poi, è il frutto della difficoltà che si incontra a conciliare le cose che si dissero per prendere voti con quelle che è opportuno fare, una volta che si è vinto, allora è un segno brutto assai. Il governo ha preso ad usare un tono risentito, come se le critiche alle cose che fa fossero dei fastidi evitabili, come se non siano stati loro per primi a rimaneggiare e cambiare od annunciare di modificare quel che aveva ancora l’inchiostro governativo fresco. Quell’atteggiamento è sbagliato. Non va taciuto, perché non stiamo parlando di questa o quella forza o personalità politica, ma del governo italiano. Del nostro governo.
Le cose dette dal sottosegretario Fazzolari, sulla Banca d’Italia e il suo essere influenzata dalle banche private che ne detengono il capitale, sono uno strafalcione che poteva andare bene in un comizietto presso la sezione rossa del partito comunista marxista leninista o presso quella nera del fascio combattente, ma non può stare in bocca ad un governante. Ovvio che le cose dette dalla Banca d’Italia possono essere discusse, ci mancherebbe, ma non in quel modo sguaiato e insensato.
Ma non è solo quello. È una buona cosa che la presidente del Consiglio, capo di un partito certo non noto per la passione europeista, reclami che ci sia più Unione europea nell’affrontare diversi problemi, ma prima di dire che quel che sta facendo non basta varrà la pena di ricordare d’essere alla guida del governo più finanziato da NGEU. Varrà la pena valorizzare l’intenzione della Commissione europea di cofinanziare l’avvio dei lavori per il ponte sullo stretto di Messina. Che avrebbe detto Meloni, capo dell’opposizione, se quell’intenzione fosse stata manifestata per un ponte francese, di cui i francesi andavano parlando da un cinquantennio? Bhe: il ponte sarà nostro. Se sarà. Non ha molto senso dire all’interno che non si riuscirà a spendere i fondi europei e all’esterno che ce ne vogliono di più. Ed è ben vero che lo schizzare in alto dei prezzi energetici potrebbe essere l’occasione di un fondo comune perequativo, quasi assicurativo, nel medio periodo, per i prezzi delle materie prime strategiche, ma quel genere di fondi esistono nelle Unioni, non mai nelle Confederazioni. E Meloni sostiene la seconda formula.
Ci vuole del tempo, per adattarsi. Va bene. Ma usare quei toni e quei temi risentiti declassa l’Italia da Paese che partecipa alla definizione delle politiche europee a entità dedita al reclamo, per ciò stesso in una posizione e in un ruolo marginalizzati. Reclamare e risentirsi significa essere privi di visione, assumere una postura sindacale, che non promuove, ma sminuisce l’Italia. I pugni li batte chi non ha abbastanza testa.
La campagna elettorale (di quasi tutti) è stata impostata all’insegna di un Paese in recessione, da portare finalmente alla crescita. Ma era falso. Spudoratamente falso. Complice un mondo dell’informazione che prima sceglie lo schieramento e poi come dare la notizia. Crescevamo e cresciamo. Più di quanto immaginassimo. È falso che la destra sia arrivata al governo nel momento peggiore della storia d’Italia (che fa ridere, anche solo a dirsi), mentre c’è arrivata in piena crescita. Il che comporta la difficoltà del paragone, andando incontro a un forte rallentamento. Comprensibile, ma chi governa non ne caverà le gambe cercando scuse e colpevoli esterni.
Subito dopo le elezioni ricordammo che la destra vincente era larga e legittima maggioranza in Parlamento, ma minoranza nel Paese. Questo dato politico suggerisce la necessità di cucire, non di strappare. Il governo durerà quanto la legislatura, ma che la legislatura duri cinque anni dipende da come governerà. Le opposizioni sono groggy, ma i vincitori devono trovare il passo e le parole di chi costruisce qualche cosa, non dello sterile risentimento.
L'articolo RiSentiti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
All’Italia resta un decennio per tornare a 500mila nascite. Poi sarà troppo tardi
La trappola demografica. Se le nascite in Italia proseguissero il percorso di diminuzione con il ritmo osservato nel decennio scorso (a cui si è poi aggiunta l’incertezza della pandemia) ci troveremmo ad entrare nella seconda metà di questo secolo con reparti di maternità del tutto vuoti.
Se le nascite in Italia proseguissero il percorso di diminuzione con il ritmo osservato nel decennio scorso (a cui si è poi aggiunta l’incertezza della pandemia) ci troveremmo ad entrare nella seconda metà di questo secolo con reparti di maternità del tutto vuoti. Lo scenario di zero nati nel 2050 difficilmente verrà effettivamente osservato – le dinamiche reali sono più complesse di una semplice estrapolazione – i dati però ci dicono che alto (oltre il livello di guardia) è diventato il rischio di un processo di declino continuo della natalità.
E’ bene essere consapevoli che le nascite in Italia non sono solo a livello basso, ma anche posizionate su una scala mobile che le trascina ulteriormente in giù. Questa scala mobile è rappresentata dalla struttura per età della nostra popolazione, la quale, per conseguenza della denatalità passata, è in progressivo sbilanciamento a sfavore delle generazioni giovani-adulte (la fonte di vitalità di un paese). Più il tempo passa, più diventa difficile (e se continua così tra pochi anni anche impossibile) invertire la curva negativa delle nascite.
La questione non è più se riusciremo ad evitare il declino della popolazione, oramai gli squilibri strutturali interni (nel rapporto tra generazioni più anziane e quelle più giovani, a sfavore di queste ultime) sono tali che anche nel caso di portare il numero medio di figli per donna ai livelli degli altri paesi europei, a parità di flussi migratori, avremmo comunque un numero di abitanti in maggior riduzione. Si tratta quindi di capire, nei margini di manovra che ci sono rimasti, se riusciremo ad evitare che le nascite entrino negli ingranaggi di una trappola demografica che le condanna ad una irreversibile diminuzione.
Questo scenario è quello più disastroso, perché oltre a diminuire la popolazione (con corrispondenti crescenti difficoltà a garantire servizi e condizioni di benessere minimo nelle aree interne e montane, già oggi in fase di spopolamento), ci troveremmo in tutto il paese non solo con sempre più anziani ma anche sempre meno persone che entrano nella fase della vita in cui si contribuisce alla crescita economica e a rendere sostenibile la spesa pubblica. Un circuito vizioso di questo tipo verrebbe ulteriormente accentuato dal fatto che i pochi giovani decideranno sempre più di prendere in considerazione la scelta di sottrarsi alla stringente tenaglia di indebitamento pubblico e invecchiamento
demografico spostandosi in altri paesi. Allo stesso tempo diventerà sempre più difficile attrarre immigrazione di qualità dall’estero.
Che sia diventato elevato il rischio di uno scenario di questo tipo lo si desume in modo evidente dai dati delle ultime previsioni Istat. Nello scenario mediano, quello considerato più verosimile, le nascite non arrivano a riportarsi al livello da cui sono scese nel decennio precedente (erano oltre 550 mila nel 2010), ma si limitano a tornare lentamente ai livelli precedenti l’impatto della pandemia (attorno a 420 mila), per poi però iniziare un percorso di riduzione che le vincola sotto le 400 mila. Nello scenario peggiore nemmeno tale temporanea e debole ripresa ci sarebbe. Nel percorso, invece, più ottimistico tra quelli delineati dall’Istat, le nascite arriverebbero a posizionarsi sopra le 500 mila. Un obiettivo ancora possibile, quindi, ma solo se l’inversione inizia subito e viene sostenuta in modo solido.
Il declino irreversibile delle nascite è quindi lo scenario da mettere al centro di ogni strategia di sviluppo del paese nei prossimi decenni, per anticipare e prepararsi a gestirne le conseguenze e per valutare l’impegno che siamo disposti oggi a mettere per evitarlo. In questo secondo caso l’azione non può che essere urgente e posta come obiettivo prioritario. Fare qualcosa con manovre che provano a mettere qualche euro qua e là, per poi vedere l’effetto che fa, è inadeguato e inefficace per la situazione in cui ci siamo posti.
Serve un obiettivo chiaro da raggiungere, mettendo in campo tutte le risorse e la capacità di implementazione necessarie, ma anche favorendo un consenso condiviso su risultati attesi e desiderati.
Nel mondo contemporaneo avere figli non è sentito come un obbligo e non è dato per scontato averli anche quando li si desidera. E’ una scelta libera che ha bisogno di condizioni adatte per poter essere realizzata positivamente.
Non è una scelta solitaria: serve attorno una comunità che ne riconosca il valore mettendo in campo politiche solide ed efficaci, all’interno di un clima sociale positivo. Non è una scelta indipendente dalle altre: ha bisogno di inserirsi in un processo di realizzazione personale e di benessere molto più articolato che in passato. Questo comporta prima di tutto la necessità di poter essere integrata positivamente con altre scelte. Autonomia dalla famiglia di origine e realizzazione di una propria sono strettamente dipendenti dalle politiche abitative e dalle politiche attive del lavoro per i giovani. La scelta di avere figli e quella di lavorare, non rinunciando alla propria realizzazione professionale, devono non solo essere compatibili ma diventare leva positiva reciproca una dell’altra. Indispensabili sono, su questo versante, misure sia di conciliazione che di condivisione tra madri e padri.
Questo significa, più in concreto, che la natalità non potrà aumentare se continueremo ad avere il record di NEET (i giovani che non studiano e non lavorano), pari circa al 30% nella fascia 25-34 anni. Conseguenza delle fragilità di tutto il percorso di transizione scuola-lavoro che porta a posticipare in età sempre più tardiva l’arrivo del primo figlio (l’età media in cui si diventa genitori è la più alta in Europa).
La natalità, inoltre, non può che aumentare assieme all’occupazione femminile, entrambe tenute basse dalla carenza di strumenti e servizi che armonizzano impegno di lavoro e responsabilità familiari. Inoltre un secondo reddito, in presenza di conciliazione e condivisione, riduce il rischio di povertà e favorisce le condizioni economiche per avere un figlio in più.
Infine, la natalità aumenta se si rafforza anche la consistenza della popolazione in età riproduttiva, contributo che può arrivare dall’immigrazione. Ma solo una immigrazione che trova condizioni per essere inclusa e bene integrata nel sistema sociale e nei processi di sviluppo del paese contribuisce alla vitalità demografica, in caso contrario si adatta presto al ribasso ai comportamenti riproduttivi autoctoni.
Questo significa che per rispondere alle trasformazioni demografiche e alle esigenze di sviluppo del paese la quota che davvero conta è quella di arrivare a 500 mila nascite entro i prossimi dieci anni. Perché non solo ci aiuta a non condannarci ad una trappola demografica che genera squilibri irreversibili, ma anche perché può essere ottenuta solo combinando politiche familiari con condizioni che portano al rialzo anche occupazione giovanile, partecipazione femminile al mercato del lavoro, immigrazione di qualità (in grado di rinsaldare la forza lavoro nel breve periodo). Per arrivare a tale obiettivo serve tutto un paese che si muove nella stessa direzione.
Il Sole 24 Ore
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Team 4 Peace - Lo sport come strumento per allenare alla pace. Concorso per le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, per contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razziale nell’ambito dello sport non agon…
Ministero dell'Istruzione
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La Russia deve smettere di pensarsi un impero se vuole prosperare come nazione
Quando l’URSS crollò nel 1991, la Federazione Russa abbracciò più o meno esattamente la stessa identità imperiale che i bolscevichi avevano ereditato dai loro predecessori zaristi generazioni prima. Fino a quando questo non cambierà, la Russia rimarrà una fonte di instabilità globale e una minaccia per la sicurezza europea, pur non riuscendo a raggiungere il […]
L'articolo La Russia deve smettere di pensarsi un impero se vuole prosperare come nazione proviene da L'Indro.
Maria Laura Mantovani: "No a Microsoft e Google nelle scuole, seguiamo l'esempio della Francia"
Segnalo l'articolo di Maria Laura Mantovani, (ex senatrice e portavoce m5s):
agendadigitale.eu/sicurezza/pr…
Cito il passo secondo me più saliente:
> Possiamo da genitori pretendere per i nostri figli che vengano messi nelle condizioni di comprendere il mondo digitale contemporaneo e possano acquisire gli strumenti di libertà per condurre la vita o dobbiamo accontentarci del lavoretto socialmente utile deciso per loro da entità lontane che li sfrutterà come schiavi? Educhiamo i bambini all’umile lavoretto socialmente utile, affinché possano accettarlo anche da grandi? Oppure al contrario possiamo pretendere che si fornisca la comprensione della differenza tra essere dipendenti da una piattaforma informatica che ti guida ovvero stabilire come essa funziona e saperla programmare?
Maria Laura Mantovani è prima firmataria del disegno di legge UNIRE[1] di cui potete leggere anche su Friendica[2].
[1] parlamento18.openpolis.it/sing…
[2] poliverso.org/display/0477a01e…
Il GARR, la Scuola e la rete UNIRE
LA RETE GARR E LA RETE UNIRE di Maria Laura Mantovani In questo video Enzo Valente ci racconta perché è stata fatta la Rete GARR, una storia che parte dal...poliverso.org
Conoscere per crescere. Colloquio tra giganti di Leonardo Musci e Lucrezia Conti (con le voci di Andrea Cangini e Michele Gerace)
#orientare #connessoalletuepassioni #regionelazio #FSE+
Partire dal passato per scoprire il futuro. Non lasciarsi sfuggire l’opportunità di approfondire le inclinazioni personali, gli interessi e le skills nella scelta del proprio futuro formativo, professionale e lavorativo, è fondamentale per i giovani. “Conoscere per crescere” è il progetto ideato dalla Fondazione Luigi Einaudi di Roma per orientare gli studenti degli Istituti d’Istruzione Superiore Marconi di Civitavecchia e Dante Alighieri di Anagni nell’ambito dell’avviso pubblico della Regione Lazio “ORIENTARE” finanziato con il Programma Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) 2021- 2027.
Approfondisci il progetto “Conoscere per crescere”
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Al Jazeera denuncia Israele alla Cpi dell’Aja: «Shireen Abu Akleh fu colpita intenzionalmente»
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 7 dicembre 2022 – Non si arrende Al Jazeera. Il network qatariota afferma di essere in possesso di nuovi elementi a sostegno della sua tesi di spari intenzionali da parte di uno o più soldati israeliani contro la sua corrispondente in Cisgiordania, la palestinese con cittadinanza statunitense Shireen Abu Akleh, uccisa a Jenin lo scorso 11 maggio. E ieri ha denunciato lo Stato di Israele alla Corte penale internazionale dell’Aja. «L’affermazione secondo cui Shireen sarebbe stata uccisa per errore in uno scontro a fuoco è completamente infondata», afferma la tv. Quest’ultimo sviluppo giunge dopo un’indagine del team legale di Al Jazeera che avrebbe fatto emergere «nuove prove basate su resoconti di testimoni oculari, l’esame di riprese video e risultati forensi». La risposta del premier israeliano uscente Yair Lapid è stata secca: «Nessuno interrogherà o indagherà i soldati dell’esercito israeliano. Nessuno ci può fare la morale sul comportamento in guerra, tanto meno la rete tv Al Jazeera». Il futuro ministro della Pubblica sicurezza e leader dell’estrema destra Itamar Ben-Gvir ha descritto Al Jazeera come «antisemita» e chiesto la sua espulsione.
Israele respinge l’idea che magistrati e commissioni d’inchiesta internazionali possano svolgere indagini sulle azioni del suo esercito e delle sue forze di sicurezza nei Territori palestinesi che occupa da 55 anni. Sostiene che il suo sistema giudiziario militare è in grado di giudicare in modo indipendente. Tuttavia, dati e statistiche esaminate dai centri per la difesa dei diritti umani, a cominciare dall’israeliano B’Tselem, evidenziano che solo in casi rari la magistratura militare israeliana, dopo le denunce presentate da civili palestinesi o in seguito ad offensive ed operazioni dell’esercito a Gaza e in Cisgiordania, ha chiesto l’incriminazione di soldati o agenti della guardia di frontiera (polizia). L’inchiesta, dice B’Tselem, di solito viene chiusa senza conseguenze per i militari. Si attende, ad esempio, l’esito di quella relativa a un caso della scorsa settimana. Ammar Mufleh, un palestinese di 23 anni, è stato fermato ad Huwara (Nablus) da un soldato israeliano. Un filmato mostra Mufleh tenuto per la testa dal militare. Il giovane, disarmato, sferra pugni sul braccio e sul torace del militare che a un certo estrae una pistola e gli spara contro più colpi, anche quando è a terra, uccidendolo all’istante. I palestinesi denunciano una «esecuzione a sangue freddo» simile, affermano, ad altre avvenute in questi ultimi anni in occasione di attacchi, spesso solo tentati o minacciati, all’arma bianca a soldati israeliani. Questi ultimi, aggiungono, sparerebbero intenzionalmente «per uccidere sul posto» l’aggressore. Il soldato di Huwara (un druso), intervistato da un tv israeliana, ha detto di aver aperto il fuoco perché si è sentito in pericolo di vita e perché il palestinese voleva prendergli il mitra. L’inchiesta, sostengono i palestinesi, non metterà in dubbio la sua versione.
Al Jazeera in ogni caso non intende accettare la spiegazione data da Israele dell’uccisione di Shireen Abu Akleh, ossia che la giornalista sia stata colpita «accidentalmente» da tiri dei soldati. Tesi accolta nei mesi scorsi da un team di investigatori statunitensi. «Le prove presentate alla Corte dell’Aja – ha spiegato l’emittente che ha anche mandato in onda un nuovo servizio d’inchiesta sull’accaduto – ribaltano le tesi delle autorità israeliane e confermano, al di là di ogni dubbio, che non c’erano scambi di colpi d’arma da fuoco nella zona dove si trovava la giornalista se non quelli indirizzati direttamente a lei dalle Forze di occupazione israeliane». «Le evidenze mostrano – ha proseguito la tv qatariota – che questa uccisione deliberata faceva parte di una campagna più vasta per colpire e silenziarci».
L’avvocato della tv, Rodney Dixon, ha spiegato che sta lavorando per identificare chi è direttamente coinvolto nell’uccisione di Abu Akleh. Al Jazeera vuole anche una indagine della Cpi sulla distruzione, durante la guerra del maggio 2021, da parte dell’aviazione israeliana, dell’edificio con la sua sede a Gaza city. Israele la giustificò con la presunta presenza nel palazzo di combattenti di Hamas. Pagine Esteri
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ARMI. La Leonardo DRS punta sulla produzione di droni-kamikaze
di Antonio Mazzeo*
Pagine Esteri, 7 dicembre 2022 – Il loro nome tecnico è loitering munitions o munizioni circuitanti; sono piccoli droni dotati di una testata esplosiva che possono essere teleguidati contro l’obiettivo anche a decine di chilometri di distanza. Si tratta cioè di veri e propri velivoli-kamikaze il cui impiego sta crescendo rapidamente e irresponsabilmente nei principali scenari di guerra internazionali. Leonardo SpA, l’holding militare-industriale a capitale pubblico, ha deciso di puntare sulla loro produzione ed esportazione, consapevole che nei prossimi anni i profitti saranno ragguardevoli. A curare l’affaire è stata delegata la società controllata che ha sede e stabilimenti negli Stati Uniti d’America, in stretta collaborazione con un’azienda del comparto bellico di Israele.
I dirigenti di Leonardo DRS (Arlington, Virginia) hanno reso noto che l’unità commerciale dei sistemi terrestri di St. Louis, Missouri, ha stipulato il 6 ottobre scorso un accordo con la SpearUAV Ltd. di Tel Aviv per sviluppare una versione delle munizioni aeree Viper su scala nanometrica “per andare incontro alle richieste emergenti di molteplici clienti militari statunitensi”.
“SpearUAV ha sviluppato Viper rapidamente in risposta alle lezioni apprese durante i recenti grandi conflitti”, spiegano i manager del gruppo israeliano. “Il sistema a lancio verticale fornisce agli operatori in linea di combattimento munizioni aeree convenienti, semplici da usare ed efficaci contro una varietà di bersagli, compresi quelli in posizione defilata. Piccole munizioni aeree come le Viper stanno rivoluzionando le piccole unità tattiche assicurando una precisione veramente letale nelle mani del singolo combattente”.
Ancora SpearUAV Ltd. afferma che queste nuove munizioni “forniscono una potenza di fuoco reattiva per distruggere minacce immediate come cecchini nemici e gruppi operativi”, riducendo “al minimo” i danni collaterali in terreni urbani complessi. Il Viper richiede un addestramento minimo all’uso, si adatta a tutte le tipologie di munizionamento esistenti e può essere equipaggiato con il sistema di controllo terrestre Ninox compatibile con Android, Microsoft Windows e Linux.
“Siamo molto entusiasti di questa nuova partnership che sfrutta la vasta esperienza di integrazione della piattaforma e sviluppo del carico utile di Leonardo DRS con le sinergie tecnologiche di SpearUAV”, ha dichiarato Aaron Hankins, general manager di DRS Land Systems. “Abbiamo riconosciuto la Spear come un’azienda all’avanguardia nel campo dell’intelligenza artificiale e della tecnologia dei sistemi a pilotaggio remoto. Viper espande i nostri attuali sforzi nel campo dei droni”. Più raccapriccianti le parole di Gadi Kuperman, a capo del consiglio di amministrazione di SpearUAV. “Vogliamo fornire agli utenti la possibilità di utilizzare Viper allo stesso modo con cui farebbero con qualsiasi altro pezzo di equipaggiamento da combattimento o munizione, come un proiettile o una granata”, ha commentato Kuperman. “Si tratta di uno strumento da campo di battaglia; è pronto e pensato per essere usato in qualsiasi momento e senza esitazione. E potrebbe esserlo da un soldato di fanteria o dagli equipaggi di piattaforme terrestri o navali“.
Drone killer israeliano Spike nlos
I mini-droni kamikaze sono stati lanciati ufficialmente all’inizio di ottobre quasi in contemporanea all’accordo tra Leonardo e SpearUAV. Una ventina di giorni dopo, come riportato dal sito specializzato Israeldefence, il ministro della difesa dell’Azerbaijan, Madat Guliyev, ha incontrato l’amministratore dell’azienda Gadi Kuperman per discutere sulla possibilità di rifornire le forze armate azere proprio con le nuove munizioni circuitanti Viper.
SpearUAV Ltd. opera dal 2017 nella progettazione e sviluppo di esplosivi e sistemi aerei a pilotaggio remoto per fini militari o di controllo sicuritario. La società annovera tra i principali clienti il ministero della difesa israeliano e i corpi militari di alcuni paesi partner. Gli azionisti e i manager provengono tutti dalle forze armate o dai servizi segreti di Israele: Gadi Kuperman è un ex colonnello dell’aeronautica militare che ha coordinato diversi programmi di riarmo aereo, mentre nel board di SpearUAV compaiono pure i nomi di Yossi Cohen (presidente), già direttore della famigerata agenzia di intelligence Mossad; Moshe Maor, ex direttore del gruppo aerospaziale e missilistico Rafael Advanced Defense Systems; Yaakov Barak, già generale e comandante delle forze terrestri; Shai Bar, ex colonnello a capo della divisione sistemi d’arma / engineering e conflitti a bassa intensità, poi ufficiale di collegamento della missione israeliana presso l’esercito USA.
In vista dell’espansione nei mercati internazionali, nel maggio 2022 SpearUAV ha rastrellato cospicui finanziamenti tra gli investitori privati ottenendo ben 17 milioni di dollari da una delle società israeliane specializzate nella produzione di droni da guerra e munizioni auto esplodenti, UVision Air Ltd.. Quest’ultima è stata fondata nel 2011 nella città di Tzur Yidal (distretto centrale) ed è presieduta dall’ex generale Avi Mizrachi, già capo del Comando centrale delle forze armate di Israele e successivamente responsabile vendite per l’area del sud-est asiatico di un’altra importante azienda bellica israeliana, Elbit Systems Ltd..
UVision Air Ltd. ha stabilito propri uffici di rappresentanza in India e negli Stati Uniti d’America dove ha anche ottenuto una importante commessa per fornire un sistema d’attacco con loitering munitions al Corpo dei Marines. Nell’ottobre 2021 la società ha sottoscritto una partnership strategica con la multinazionale tedesca Rheinmetall per progettare, produrre e commercializzare principalmente in Europa sistemi di armamento orbitante. In particolare le munizioni auto esplodenti del tipo “Hero” prodotte da UVision saranno integrate a bordo di alcuni dei più moderni veicoli militari di Rheinmetall come i blindati 8×8 Boxer CRV, i Lynx infantry fighting e i mezzi a pilotaggio remoto terrestri Mission Master.
Come ha documentato Flightglobal.com, la partnership industriale israelo-tedesca comporterà molto probabilmente la produzione di loitering munitions nel nostro paese. “L’accordo è stato sottoscritto da RWM Italia S.p.A., la consociata italiana del Gruppo Rheinmetall”, scrive la testata specialistica del settore aerospaziale. “RWM Italia condurrà il processo di europeizzazione dei sistemi Hero e i suoi stabilimenti, grazie alle capacità di sviluppo delle testate, introdurranno modelli innovativi per l’Hero, oltre a fornire la certificazione secondo gli standard UE e NATO”. Le nuove munizioni circuitanti accresceranno le “capacità anti-tank” dei potenziali clienti europei ma potrebbero armare pure le forze navali e aeree.
La produzione dei droni kamikaze in cooperazione con l’israeliana UVision dovrebbe interessare lo stabilimento RWM di Domusnovas in Sardegna. Intanto l’Esercito italiano ha deciso di rifornirsi del sistema di munizionamento “Hero-30” con una spesa di 4 miliardi di euro circa nei prossimi cinque anni. “Hero-30 di U-Vision è costituito da un tubo che all’interno contiene un drone azionato e interamente comandato da un solo uomo”, spiega la Difesa. “La versione originale ha un peso 3 Kg circa con un range operativo che varia dai 5 ai 40 km, con un’autonomia di volo di 30 minuti e azionato da un motore elettrico posteriore”. I mini-droni saranno consegnati alle Forze speciali di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri: rispettivamente il 9° Reggimento d’Assalto paracadutisti “Col Moschin”, il Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN, il 17° Stormo Incursori e il GIS – Gruppo Intervento Speciale. L’addestramento del personale all’uso degli Hero-30 sarà svolto in Israele presso il quartier generale di UVision; l’azienda fornirà inoltre il supporto logistico integrato, comprensivo di manutenzione basica e gestione/sostituzione di alcune parti di ricambio di consumo.
La fittissima connection militare-industriale italo-israeliana è enfatizzata dall’accordo di fusione firmato il 21 giugno negli USA da Leonardo DRS e RADA Electronic Industries Ltd., azienda con sede nella città di Netanaya (a una trentina di km a nord di Tel Aviv). La controllata statunitense di Leonardo SpA ha acquisito il 100% del capitale sociale di RADA in cambio dell’assegnazione del 19,5% delle proprie azioni ai titolari della società israeliana.
Fondata nel 1970, RADA Electronic Industries Ltd. occupa più di 250 dipendenti e possiede anche un centro di ricerca nell’High-Tech Park di Beer’Sheva (Negev) e uno stabilimento nella città settentrionale di Beit She’an. Il gruppo produce prioritariamente radar tattici militari e software avanzati; l’uomo di punta nel Consiglio di amministrazione è Joseph Weiss, ex comandante della Marina militare di Israele ed ex presidente del Cda di IAI – Israel Aerospace Industries Ltd., la più grande società del settore aerospaziale del paese. Joseph Weiss siede attualmente anche nel Cda dell’Istituto di Tecnologia “Technion” di Haifa e coincidenza vuole che sia pure direttore di UVision Air Ltd.. Pagine Esteri
*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).
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VIDEO. Bahrain: re Hamad accoglie il presidente israeliano Herzog, la popolazione lo contesta
della redazione
Pagine Esteri, 4 dicembre – Il presidente israeliano Isaac Herzog ha visitato oggi il Bahrain dove ha incontrato il re, Hamad bin Isa Al Khalifa. I colloqui si sono incentrati sull’espansione delle relazioni bilaterali, cominciate in maniera ufficiale dopo la firma degli Accordi di Abramo tra Israele e quattro paesi arabi nel 2020. Herzog ha descritto il suo viaggio come un «momento di grande importanza» per il Medio Oriente. Il presidente israeliano – che viaggia accompagnato da una delegazione di rappresentanti dell’industria e delle imprese – domani sarà ospite del presidente degli Emirati Arabi Uniti (Uae), Mohamed bin Zayed al Nahyan. L’incontro dovrebbe includere colloqui sulla cooperazione nel settore spaziale. Accolto con calore dal re del Bahrain, Herzog invece è stato duramente contestato dalla popolazione bahranita che sostiene i palestinesi e i loro diritti.
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ARMI. La Leonardo DRS punta sulla produzione di droni-kamikaze
di Antonio Mazzeo*
Pagine Esteri, 7 dicembre 2022 – Il loro nome tecnico è loitering munitions o munizioni circuitanti; sono piccoli droni dotati di una testata esplosiva che possono essere teleguidati contro l’obiettivo anche a decine di chilometri di distanza. Si tratta cioè di veri e propri velivoli-kamikaze il cui impiego sta crescendo rapidamente e irresponsabilmente nei principali scenari di guerra internazionali. Leonardo SpA, l’holding militare-industriale a capitale pubblico, ha deciso di puntare sulla loro produzione ed esportazione, consapevole che nei prossimi anni i profitti saranno ragguardevoli. A curare l’affaire è stata delegata la società controllata che ha sede e stabilimenti negli Stati Uniti d’America, in stretta collaborazione con un’azienda del comparto bellico di Israele.
I dirigenti di Leonardo DRS (Arlington, Virginia) hanno reso noto che l’unità commerciale dei sistemi terrestri di St. Louis, Missouri, ha stipulato il 6 ottobre scorso un accordo con la SpearUAV Ltd. di Tel Aviv per sviluppare una versione delle munizioni aeree Viper su scala nanometrica “per andare incontro alle richieste emergenti di molteplici clienti militari statunitensi”.
“SpearUAV ha sviluppato Viper rapidamente in risposta alle lezioni apprese durante i recenti grandi conflitti”, spiegano i manager del gruppo israeliano. “Il sistema a lancio verticale fornisce agli operatori in linea di combattimento munizioni aeree convenienti, semplici da usare ed efficaci contro una varietà di bersagli, compresi quelli in posizione defilata. Piccole munizioni aeree come le Viper stanno rivoluzionando le piccole unità tattiche assicurando una precisione veramente letale nelle mani del singolo combattente”.
Ancora SpearUAV Ltd. afferma che queste nuove munizioni “forniscono una potenza di fuoco reattiva per distruggere minacce immediate come cecchini nemici e gruppi operativi”, riducendo “al minimo” i danni collaterali in terreni urbani complessi. Il Viper richiede un addestramento minimo all’uso, si adatta a tutte le tipologie di munizionamento esistenti e può essere equipaggiato con il sistema di controllo terrestre Ninox compatibile con Android, Microsoft Windows e Linux.
“Siamo molto entusiasti di questa nuova partnership che sfrutta la vasta esperienza di integrazione della piattaforma e sviluppo del carico utile di Leonardo DRS con le sinergie tecnologiche di SpearUAV”, ha dichiarato Aaron Hankins, general manager di DRS Land Systems. “Abbiamo riconosciuto la Spear come un’azienda all’avanguardia nel campo dell’intelligenza artificiale e della tecnologia dei sistemi a pilotaggio remoto. Viper espande i nostri attuali sforzi nel campo dei droni”. Più raccapriccianti le parole di Gadi Kuperman, a capo del consiglio di amministrazione di SpearUAV. “Vogliamo fornire agli utenti la possibilità di utilizzare Viper allo stesso modo con cui farebbero con qualsiasi altro pezzo di equipaggiamento da combattimento o munizione, come un proiettile o una granata”, ha commentato Kuperman. “Si tratta di uno strumento da campo di battaglia; è pronto e pensato per essere usato in qualsiasi momento e senza esitazione. E potrebbe esserlo da un soldato di fanteria o dagli equipaggi di piattaforme terrestri o navali“.
Drone killer israeliano Spike nlos
I mini-droni kamikaze sono stati lanciati ufficialmente all’inizio di ottobre quasi in contemporanea all’accordo tra Leonardo e SpearUAV. Una ventina di giorni dopo, come riportato dal sito specializzato Israeldefence, il ministro della difesa dell’Azerbaijan, Madat Guliyev, ha incontrato l’amministratore dell’azienda Gadi Kuperman per discutere sulla possibilità di rifornire le forze armate azere proprio con le nuove munizioni circuitanti Viper.
SpearUAV Ltd. opera dal 2017 nella progettazione e sviluppo di esplosivi e sistemi aerei a pilotaggio remoto per fini militari o di controllo sicuritario. La società annovera tra i principali clienti il ministero della difesa israeliano e i corpi militari di alcuni paesi partner. Gli azionisti e i manager provengono tutti dalle forze armate o dai servizi segreti di Israele: Gadi Kuperman è un ex colonnello dell’aeronautica militare che ha coordinato diversi programmi di riarmo aereo, mentre nel board di SpearUAV compaiono pure i nomi di Yossi Cohen (presidente), già direttore della famigerata agenzia di intelligence Mossad; Moshe Maor, ex direttore del gruppo aerospaziale e missilistico Rafael Advanced Defense Systems; Yaakov Barak, già generale e comandante delle forze terrestri; Shai Bar, ex colonnello a capo della divisione sistemi d’arma / engineering e conflitti a bassa intensità, poi ufficiale di collegamento della missione israeliana presso l’esercito USA.
In vista dell’espansione nei mercati internazionali, nel maggio 2022 SpearUAV ha rastrellato cospicui finanziamenti tra gli investitori privati ottenendo ben 17 milioni di dollari da una delle società israeliane specializzate nella produzione di droni da guerra e munizioni auto esplodenti, UVision Air Ltd.. Quest’ultima è stata fondata nel 2011 nella città di Tzur Yidal (distretto centrale) ed è presieduta dall’ex generale Avi Mizrachi, già capo del Comando centrale delle forze armate di Israele e successivamente responsabile vendite per l’area del sud-est asiatico di un’altra importante azienda bellica israeliana, Elbit Systems Ltd..
UVision Air Ltd. ha stabilito propri uffici di rappresentanza in India e negli Stati Uniti d’America dove ha anche ottenuto una importante commessa per fornire un sistema d’attacco con loitering munitions al Corpo dei Marines. Nell’ottobre 2021 la società ha sottoscritto una partnership strategica con la multinazionale tedesca Rheinmetall per progettare, produrre e commercializzare principalmente in Europa sistemi di armamento orbitante. In particolare le munizioni auto esplodenti del tipo “Hero” prodotte da UVision saranno integrate a bordo di alcuni dei più moderni veicoli militari di Rheinmetall come i blindati 8×8 Boxer CRV, i Lynx infantry fighting e i mezzi a pilotaggio remoto terrestri Mission Master.
Come ha documentato Flightglobal.com, la partnership industriale israelo-tedesca comporterà molto probabilmente la produzione di loitering munitions nel nostro paese. “L’accordo è stato sottoscritto da RWM Italia S.p.A., la consociata italiana del Gruppo Rheinmetall”, scrive la testata specialistica del settore aerospaziale. “RWM Italia condurrà il processo di europeizzazione dei sistemi Hero e i suoi stabilimenti, grazie alle capacità di sviluppo delle testate, introdurranno modelli innovativi per l’Hero, oltre a fornire la certificazione secondo gli standard UE e NATO”. Le nuove munizioni circuitanti accresceranno le “capacità anti-tank” dei potenziali clienti europei ma potrebbero armare pure le forze navali e aeree.
La produzione dei droni kamikaze in cooperazione con l’israeliana UVision dovrebbe interessare lo stabilimento RWM di Domusnovas in Sardegna. Intanto l’Esercito italiano ha deciso di rifornirsi del sistema di munizionamento “Hero-30” con una spesa di 4 miliardi di euro circa nei prossimi cinque anni. “Hero-30 di U-Vision è costituito da un tubo che all’interno contiene un drone azionato e interamente comandato da un solo uomo”, spiega la Difesa. “La versione originale ha un peso 3 Kg circa con un range operativo che varia dai 5 ai 40 km, con un’autonomia di volo di 30 minuti e azionato da un motore elettrico posteriore”. I mini-droni saranno consegnati alle Forze speciali di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri: rispettivamente il 9° Reggimento d’Assalto paracadutisti “Col Moschin”, il Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN, il 17° Stormo Incursori e il GIS – Gruppo Intervento Speciale. L’addestramento del personale all’uso degli Hero-30 sarà svolto in Israele presso il quartier generale di UVision; l’azienda fornirà inoltre il supporto logistico integrato, comprensivo di manutenzione basica e gestione/sostituzione di alcune parti di ricambio di consumo.
La fittissima connection militare-industriale italo-israeliana è enfatizzata dall’accordo di fusione firmato il 21 giugno negli USA da Leonardo DRS e RADA Electronic Industries Ltd., azienda con sede nella città di Netanaya (a una trentina di km a nord di Tel Aviv). La controllata statunitense di Leonardo SpA ha acquisito il 100% del capitale sociale di RADA in cambio dell’assegnazione del 19,5% delle proprie azioni ai titolari della società israeliana.
Fondata nel 1970, RADA Electronic Industries Ltd. occupa più di 250 dipendenti e possiede anche un centro di ricerca nell’High-Tech Park di Beer’Sheva (Negev) e uno stabilimento nella città settentrionale di Beit She’an. Il gruppo produce prioritariamente radar tattici militari e software avanzati; l’uomo di punta nel Consiglio di amministrazione è Joseph Weiss, ex comandante della Marina militare di Israele ed ex presidente del Cda di IAI – Israel Aerospace Industries Ltd., la più grande società del settore aerospaziale del paese. Joseph Weiss siede attualmente anche nel Cda dell’Istituto di Tecnologia “Technion” di Haifa e coincidenza vuole che sia pure direttore di UVision Air Ltd.. Pagine Esteri
*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).
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#uncaffèconluigieinaudi – I dati attuali possono servire…
I dati attuali possono servire, se non di mezzo profetico, di ammaestramento per il prossimo avvenire
da Corriere della Sera, 27 giugno 1911
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La deriva neoliberista, un fantoccio mai esistito
A sinistra (come a destra per i migranti) ci si erge contro il liberismo. Affascinante, scrive Mario Seminerio, in un paese dove lo Stato intermedia metà del Pil. Un vano assioma di Luigi Einaudi
L’operazione è in tutto e per tutto analoga a quella tipica dei partiti destra, i quali, facendo leva sul senso di insicurezza e sul bisogno di protezione dei cittadini, drammatizzano la minaccia rappresentata dagli immigrati irregolari e si ergono a difensori di chi più ne teme la presenza. È con lo stesso spirito mistificatorio, e con analogo intento demagogico, che a sinistra c’è chi si erge ad argine contro una presunta deriva “liberista” che con tutta evidenza in Italia non c’è, ne mai c’è stata. Eppure, se ne parla come di un dato di fatto.
“Il modello neoliberista genera disuguaglianze sociali: va cambiato!”, intima infatti l’aspirante segretario del Pd Elly Schlein, con i vari Orlando e Provenzano a fargli da coro. Ma la cosa sorprendente è che ad accreditare la tesi è stato nientemeno che Romano Prodi, forse in qualità di grande elettore della Schlein. “35 anni di liberismo hanno devastato i diritti sociali”, ha infatti scritto nella propria biografia l’economista bolognese. Che pure è stato due volte a capo del governo italiano. Governi che, quelli sì, hanno messo mano alle regole del mercato del lavoro e della concorrenza. Ma di qui a sostenere che il liberismo sia diventato il Verbo nel Belpaese davvero ne corre.
“Confesso che sono sempre affascinato quanto qualcuno proclama di voler lottare contro il liberismo in un paese dove lo stato intermedia la metà del Pil”, ha ironizzato su Twitter l’economista (liberale) Mario Seminerio. Difficile dargli torto. Del resto, è noto: quando la demagogia chiama, il senso di realtà latita. Lo sapeva bene il capofila dei liberali italiani Luigi Einaudi, che agli albori della Repubblica già se la prendeva con “gli analfabeti del liberismo”, cioè di “un fantoccio mai esistito”.
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Demerito
Il merito: non ha senso pensare di poterlo praticare solo tra i banchi di scuola o dell’Università ma in primis nel mercato. Il merito funziona solo se si riconosce il demerito.
Ci si deve difendere dai luoghi comuni, come anche dall’ipocrisia. Fantastica la valorizzazione del merito, ma funziona solo se si riconosce il demerito. In una gara di velocità c’è chi arriva primo perché c’è chi arriva secondo, altrimenti si sarebbe trattato di uno che stava correndo da solo. E c’è uno che arriva secondo perché non manca il terzo ed esiste l’ultimo. Nel mondo dei moralisti da strapazzo non si può dire “ultimo”, ma lo era. Nulla di male, correva meno velocemente.
Ho visto anch’io il sondaggio cui si riferisce il professor Ricolfi, relativo al fatto che tantissimi italiani apprezzano il merito e desiderano sia valorizzato. Prima di festeggiare, però, m’è venuto in mente che siamo generalmente contrari all’evasione fiscale, salvo praticarla. Perché evasori sono sempre gli altri. È vero che ho pagato in bigliettoni il falegname per una riparazione senza fattura, ma volete forse paragonare questo a quelli che arrubbano i miliardi?! In effetti sì, trattasi di evasione. Qualche cosa di simile si produce anche nel campo del merito.
Il cattivo voto a scuola era una faccenda seria e sgradevole non in sé, che tanto tutti gli studenti hanno sempre saputo che non si producono tragedie, fra i banchi, per la normale attività didattica. Era sgradevole perché a casa avrebbero rincarato la dose: non esci, non vai a giocare, non ricevi amici e così via punendo il somaro. Da tempo a questa parte va già bene se da casa non partono per pestare il docente, suggerendogli d’essere severo con i potenti e non con i ragazzini e ricordandogli che è tutto un magna magna, sicché la pianti di fare il rompiscatole. Il lato civile di questa reazione si concretizza in un ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Per non dire di famiglie che hanno anche il timore di domandare all’interessato come vadano gli studi, dovesse traumatizzarsi il pargolo. La pretesa di cancellare la sfida e il dolore ha prodotto una dolorosa resa all’insipienza.
Il merito, poi, mica lo puoi promuovere sui banchi tralasciando d’averlo messo in cattedra. Sicché, al retorico consenso al merito, fatemi anche vedere l’indignata reazione alla millesima “regolarizzazione” dei presunti “precari”. Che poi non ha nulla di regolare, è fuori dai binari costituzionali e si pretende sia precario chi non sia stato debitamente sistemato.
Il merito sfiorisce se quotidianamente non s’esercita nella concorrenza, il che comporta non solo la costante misurazione dei risultati – con le classifiche che non siano solo il prodotto di iniziative volontaristiche – ma un metodo stabile per conoscere la realtà e, una volta conosciutala, per indirizzare i soldi dove producono più istruzione. Né ha un senso pensare che il merito possa essere praticato solo dentro i confini della scuola o, il cielo non voglia, dell’università, giacché ha un senso perseguirlo se, una volta usciti, si trova una società competitiva e meritocratica. Altrimenti è stato puro onanismo agonistico. Le cose perfette (per nostra somma fortuna) non esistono, ma di competitivo e meritocratico c’è il mercato. Quel luogo dove la signora sceglie il colore che le piace e il signore il profumo che lo rinvigorisce, con la conseguenza che vince chi è stato bravo a indovinarlo o anche solo a farglielo credere.
Ma nell’avere in uggia tutto questo mi pare che la destra e la sinistra facciano a gara. Non si sono divise le parti, si contendono la medesima. E lo hanno fatto perché nei sondaggi si chiede il merito senza accettare il demerito. La destra, magari, con una qualche maggiore enfasi sulla protezione dell’italianità, la sinistra con un poetico accenno alla socialità. Ma condividono l’avversità alla competizione che genera il perdente per dar vita al vincente. Il sei politico di sessantottarda memoria e il dazio protettivo di quel che altrimenti manco i nazionali comprerebbero non sono poi così diversi. Alla destra piace mostrarsi severa, senza severità. Alla sinistra mostrarsi solidale, senza solidarietà. Poi, a seconda di dove si trovano, in maggioranza o all’opposizione, cavalcano il medesimo cavallo, con o senza sella.
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Dall’ Ucraina a Taiwan, l’Occidente è brillante e decadente, incapace di ‘pensare la guerra’
Europa priva di una 'cultura di guerra'. Non riesce più a considerare la violenza come un mezzo legittimo per garantire determinati tipi di interessi. E, quanti americani possono immaginare cosa significherebbe una terza guerra mondiale?
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La sinistra dei pesci rossi - Contropiano
"Poi ci sono le elezioni e qui compare la recita. Più a sinistra che nella destra, che per sua natura in guerra e liberismo ci sguazza.
Invece la sinistra deve fare molta più commedia. Deve scoprirsi rivoluzionaria e trovare dei candidati che siano meno impresentabili dei suoi leader ufficiali. E poi deve naturalmente innalzare lo stendardo della lotta alla destra. Cosa che fa regolarmente da trent’anni, diventando sempre più di destra ad ogni appuntamento elettorale."
noyb win: Personalized Ads on Facebook, Instagram and WhatsApp declared illegal
vittoria noyb: Annunci personalizzati su Facebook, Instagram e WhatsApp dichiarati illegali L'EDPB ha deciso che tre Meta App (Facebook, Instagram e WhatsApp) non avevano una base giuridica per trattare i dati degli utenti dal maggio 2018. L'escamotage legale di Meta è stato respinto.
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Bando Progetto New Design 2022/2023: XIII edizione del concorso rivolto agli studenti del III, IV e V anno di tutti i Licei artistici statali e paritari.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Bando Progetto New Design 2022/2023: XIII edizione del concorso rivolto agli studenti del III, IV e V anno di tutti i Licei artistici statali e paritari. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Ucraina: le sanzioni colpiscono la Russia, ma il Cremlino tenta di aggirarle
Immediatamente dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’UE hanno imposto alla Russia pesanti sanzioni per restringere la sua economia e frenare il suo sforzo bellico. Essendo state aggiornate più volte da allora, queste sanzioni hanno aggravato gli effetti delle precedenti sanzioni imposte alla Russia nel 2014 dopo […]
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Il percorso ecologico verso la pace è possibile in Ucraina
Serve passare da una visione ristretta racchiusa nell'espressione 'Ordine Mondiale', a una visione più naturalizzata, definibile in 'Ordine Terrestre'. Indispensabile per salvare la scienza ambientale dalle conseguenze della guerra e per costruire le basi alla pace in Ucraina
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Il liberismo atlantista di Meloni, 'sovranista' solo in campagna elettorale - Kulturjam
"Giorgia Meloni è stata conservatrice solo nelle campagne elettorali, una volta salita al timone del paese, si è accodata al carrozzone del liberismo atlantista. Quando cadrà un posto per lei nel rotary di Renzi e Calenda è già pronto."
Sono riprese le lezioni di Scuola di Liberalismo – Gazzetta del Sud
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Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Giancristiano Desiderio sul tema “Etica e politica”
Dopo la lezione inaugurale, svoltasi lunedì 28 novembre, entra nel vivo l’edizione 2022, la dodicesima, della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratterà principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articolerà in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.
La seconda lezione si svolgerà lunedì 5 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, sulla piattaforma Zoom, e sarà tenuta da Giancristiano Desiderio (giornalista, scrittore, saggista e docente di Filosofia e Storia, nonché membro del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi), che relazionerà sull’opera “Etica e politica” di Benedetto Croce, il principale ideologo del Liberalismo novecentesco italiano.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università degli Studi di Messina.
Per le iscrizioni alla Scuola di Liberalismo 2022 di Messina ed ulteriori info riguardo il
Pippo Rao, Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
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L’invasione russa dell’Ucraina sta causando una crisi energetica nella vicina Moldavia
Quando i raid aerei russi hanno colpito le infrastrutture civili ucraine a metà novembre, le luci si sono spente anche in Moldavia. Allo stesso modo, un successivo bombardamento all’inizio di dicembre ha lasciato temporaneamente all’oscuro parti della Moldavia. La campagna di bombardamenti sulle infrastrutture della Russia ha intensificato una crisi energetica nel piccolo vicino dell’Ucraina […]
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AI Act: EU governments open door for biometric mass surveillance in public spaces
Today the ministers of the 27 Member States agreed on a general approach (i.e. a common position) on the future AI Act – the EU law that will regulate artificial intelligence technology and, crucially, the use of it for biometric mass surveillance. The general approach, which will be the Council’s negotiation mandate for trilogues with the European Parliament, is extremely weak when it comes to the use of AI for mass surveillance purposes, criticises Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party, Greens/EFA group):
“The position adopted today would enable a dystopian future of biometric mass surveillance in Europe, potentially exposing everybody to constant identification, monitoring their behaviour and analysing their emotions in public spaces. It would justify the permanent and ubiquitious deployment of face surveillance to look for the thousands of ‚victims‘, ‚threats‘ and suspects of ‚serious crime‘ that are wanted at any time. We must not normalise a culture of suspicion and side with authoritarian regimes which use AI for repression of civil society, for social scoring, human rights violations, and total surveillance.With error rates (false positives) of up to 99%, ineffective facial surveillance technology bares no resemblance to the targeted search that governments are trying to present it as. There is not a single example of real-time biometric surveillance preventing a terrorist attack, finding ‘missing children’ or such like.
We must stand up against biometric mass surveillance in our public spaces because these technologies wrongfully report large numbers of innocent citizens, systematically discriminate against under-represented groups and have a chilling effect on a free and diverse society. People who constantly feel watched and under surveillance cannot freely and courageously stand up for their rights and for a just society.
Legislation allowing for indiscriminate mass surveillance has consistently been annulled by the courts due to their incompatibility with fundamental rights. We must stand up for a society of trust and rights, not one of suspicion and division. Mass surveillance has no place in our society, and we will fight for a ban in the EU Parliament!“
The negotiations are heated in the parliament, where a center-left majority supports an ambitious ban on biometric mass surveillance covering both public and private spaces, both ‘in real time’ and ‘ex post’ recognition, extending to emotion recognition and crowd control.
The public opinion does not support the weak approach adopted today by the Council (cf. a YouGov representative survey 10 EU countries, March 2021).
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Putin e Zelensky finalmente sono d’accordo. Ecco perché è una brutta cosa
Nelle ultime settimane, i leader sia di Kiev che di Mosca hanno sostenuto che gli accordi di Minsk non valgono più la carta su cui sono stampati. Il problema è che così i due leader concordano che non è affatto chiaro quale possa essere la strada per una soluzione negoziata. Per ora è chiaro solo che i due partono da precondizioni opposte e inconciliabili, e che non è stata la Russia, come dice Zelensky, a utilizzare il tempo previsto dall'accordo per rafforzare le proprie forze prima di violare l'accordo. E' stata l'Ucraina
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A Firenze la Betlemme rinata e le meraviglie della Natività
Ormai siamo in clima natalizio, le vetrine dei negozi presentano al meglio i loro prodotti, nelle strade si avverte una particolare animazione, che non è ancora frenesia consumistica, luminarie e addobbi colorano le nostre città, a Firenze è riapparsa festosa e solenne la gigantesca ruota che tante polemiche suscitò lo scorso anno ma che stavolta […]
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Nunzio dell’Erba – Intellettuali laici
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Schlein e il decesso del Pd... - Contropiano
"Oggi li chiamano liberal-radical-progressisti per far dimenticare che il Pd della macelleria sociale è il loro partito, è quello che hanno finora sostento e votato. La candidata parla di diseguaglianze, clima e precarietà, ma gli ultimi della terra non vanno a sentirla, eppure sono ad un passo dal luogo dell’evento."
Cosa sono questi “Twitter Files”? Di @violastefanello su @ilpost
COSA SONO QUESTI “TWITTER FILES "?
Segnaliamo a tutta la comunità di !Giornalismo e disordine informativo questo articolo de #IlPost, a firma di @Viola Stefanello 👩💻
Un noto giornalista americano ha pubblicato alcune mail – forse fornite da Elon Musk – su come fu presa una delle più controverse decisioni di moderazione nella storia della piattaforma
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Fabián LU4EHF
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Fabián LU4EHF
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in reply to Fabián LU4EHF • • •@Fabián Bonetti @Signor Amministratore no problems here.
status.hetzner.com/
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Philip May
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