Prigionieri palestinesi in sciopero della fame contro Ben Gvir
di Michele Giorgio
(foto di Physicians for Human Rights)
Pagine Esteri, 22 marzo 2023 – Le misure sempre più restrittive imposte nelle carceri israeliane dal ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, alla fine hanno spinto i prigionieri politici palestinesi verso una protesta di massa. Ieri sera alcuni dei detenuti più noti, tra i quali Marwan Barghouti, Nael Barghouti e Mohammed al Tus (in prigione dal 1985), hanno cominciato un digiuno di protesta in anticipo sullo sciopero della fame che dovrebbe scattare oggi per gran parte degli altri prigionieri palestinesi (circa 5mila, centinaia dei quali non hanno mai subito un processo) mentre comincia il mese di Ramadan. La protesta – «Vulcano della libertà o del martirio» – è una risposta diretta alla decisione di Ben Gvir di «mettere fine» a quelle che per il ministro, uno dei leader dell’estrema destra israeliana, sarebbero le buone condizioni di vita, simili a un «campo estivo», di cui avrebbero goduto sino a qualche mese fa i prigionieri palestinesi.
Ben Gvir ha ordinato di effettuare ispezioni continue nelle celle, controlli capillari, la chiusura dei forni che producevano pane per i detenuti e la revoca di altre misure che, sempre a suo dire, garantivano ai palestinesi una «comoda detenzione». Lo sciopero della fame, come è già accaduto per proteste simili nelle carceri, sarà accompagnato dalla mobilitazione di attivisti, forze politiche e famigliari dei detenuti. Già ieri si sono tenuti raduni seguiti da veglie notturne in diverse località cisgiordane.
Nel frattempo, la Knesset controllata dalla maggioranza di estrema destra religiosa che sostiene il governo Netanyahu, ha approvato lunedì notte un emendamento ad una legge del 2005 relativa al ritiro israeliano dalla striscia di Gaza e da quattro piccoli insediamenti coloniali nella Cisgiordania settentrionale, nelle vicinanze di Jenin. In base a questo emendamento, sarà lecito per i coloni israeliani tornare nelle aree dei quattro insediamenti abbandonati. Di fatto è l’annullamento del disimpegno (ritiro) israeliano dalla Striscia di Gaza voluto nel 2005 dal premier di destra Ariel Sharon, che includeva anche l’evacuazione e distruzione delle quattro piccole colonie. Un ritiro molto limitato – imposto dalla impossibilità per Israele di mantenere il controllo e la sicurezza delle sue colonie a Gaza durante la seconda Intifada palestinese – ma che la destra più radicale ha sempre chiesto di revocare. «Adesso – ha proclamato l’altra sera la deputata ultranazionalista Limor Son Har Melech – dobbiamo riedificare quei quattro insediamenti e anche tornare a casa nel Gush Katif», ossia nell’area di colonizzazione ebraica che fino al 2005 si trovava nel sud della Striscia di Gaza.
L’Unione europea ha condannato l’approvazione dell’emendamento da parte della Knesset. «La decisione di abrogare alcuni articoli della legge sul disimpegno del 2005 nel Nord della Cisgiordania è controproducente per gli sforzi volti a ridurre le tensioni e ostacola la possibilità di perseguire misure di rafforzamento della fiducia e creare un orizzonte politico per il dialogo. La decisione della Knesset è un chiaro passo indietro», ha protestato Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell. Gli insediamenti, ha aggiunto, «costituiscono un grave ostacolo alla pace e minacciano la fattibilità della soluzione dei due Stati». Pagine Esteri
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Autonomia strategica e Difesa. Le lezioni ucraine per l’industria
L’indipendenza nazionale passa anche (e soprattutto) attraverso la sovranità tecnologica, un fattore cruciale in tutti i settori del sistema-Paese, ma che assume una valenza ulteriore nel caso della dimensione militare e del relativo comparto industriale. È quanto emerso nel corso del panel dedicato alla “Difesa e industria della Difesa”, parte del più ampio incontro organizzato dalla Fondazione Farefuturo, nel corso del quale si sono confrontati il presidente di Fincantieri e già presidente del Comitato militare dell’Ue, generale Claudio Graziano, e gli amministratori delegati di Elettronica, Domitilla Benigni, di Rheinmetall Italia, Alessandro Ercolani, e di Avio, Giulio Ranzo.
Consapevolezza della Difesa
In particolare, come registrato da Mauro Mazza, direttore editoriale di Farefuturo che ha moderato il panel, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina ci siamo accorti che “nulla è più come prima” e che la “nostra vita è cambiata, e non è stato un cambiamento in positivo”. Tutto questo ha modificato anche il senso e il ruolo della Difesa e della sua industria. Per il generale Graziano, infatti, il cambiamento era in atto già da tempo, e il 24 febbraio è servito solo per rendersene conto. “L’obiettivo del 2% del Pil alla difesa in ambito Nato o le iniziative europee di sicurezza erano in atto da prima del 2022” e l’invasione ha solo fatto tornare attuali parole come “guerra” e “ricerca della pace”. Tutto questo “richiede di essere preparati con maggiore consapevolezza nazionale”, come per esempio nell’avere sempre chiaro che “supportare l’Ucraina è un dovere, e che aiutando Kiev a difendersi, indirettamente difendiamo anche la nostra libertà”. Il nemico, per il generale, non è infatti direttamente ai nostri confini, ma poco al di fuori, in Ucraina e nel sud del mondo. Tutti questi problemi, tuttavia, non sono affrontabili da un solo Paese, ed è per questo che bisogna sostenere la costruzione di una Difesa europea e il rafforzamento di quella nazionale, in un’ottica di scala per cui, come l’architettura militar e l’autonomia strategica europea non sarebbe contro la Nato, ma per essere in grado di operare “da soli se necessario, insieme se possibile”, allo stesso modo la difesa nazionale dev’essere in grado di fare la stessa cosa con l’Ue e la Nato, ma rimanendo in grado di agire a sostegno dell’interesse nazionale italiano. “Questo lo si può fare solo con una industria forte, e per questo bisogna investire e far parte del quadro di sicurezza internazionale”.
La sfida digitale
Aspetto cruciale del nuovo scenario di sicurezza è l’emergere di nuove tecnologie e di nuovi domini di competizione, primo fra tutti quello del cyber-spazio. “La prima parte dell’invasione dell’Ucraina è stata una vera guerra ibrida, un guerra cyber” ha infatti registrato Domitilla Benigni, sottolineando quanto dal punto di vista della rete “siamo sotto attacco, in una situazione di pandemia digitale endemica, globale”, con una crescita esponenziale degli attacchi. Il problema sono i bassi costi degli attacchi, per cui servono solo competenze e software economici, e l’impossibilità di identificare con sicurezza la minaccia: “in una cyber-guerra non sai contro chi stai combattendo”. Di fronte a questa vera crisi digitale, la Nato ha inserito lo spazio cyber tra quelli coperti dall’articolo 5, per cui un Paese è autorizzato a rispondere a un attacco cyber come fosse convenzionale. L’Italia, però, non è rimasta a guardare “e ha accelerato sulle sue difese cyber” istituendo l’Agenzia per la cyber-sicurezza nazionale, implementando il perimetro di sicurezza cyber e costituendo presso il Comando operativo di vertice interforze il Comando operazioni in rete, il centro militare per operazioni cyber.
Vantaggio tecnologico
Naturalmente, cruciale per tutte queste sfide sarà la dimensione tecnologica, e il mantenimento di un costante vantaggio competitivo in termini di innovazione rispetto ai potenziali avversari. Tuttavia, “le tecnologie sono figlie di intuizioni e processi industriali” ha sottolineato Ercolani, registrando come se per le dottrine militari vale il principio quasi darwiniano di adattamento all’ambiente per il quale vengono sviluppate, lo stesso può dirsi per le tecnologie: “In assenza di un ambiente operativo per il quale testare, non sappiamo se funzionano”. Prima dell’invasione del 24 febbraio, in Europa in qualche modo era mancata l’idea di un ambiente che provasse l’efficacia delle dottrine e delle tecnologie. “Dalla guerra dobbiamo apprendere delle lezioni per il futuro, come il fatto che abbiamo ‘riscoperto’ che le guerre senza munizioni non si fanno”. L’Ucraina ha dimostrato come Europa (e Italia) non siano pronte ad affrontare le sfide del futuro da questo punto di vista. “Gli Usa producono 200mila colpi l’anno, numeri simili in Europa; in un giorno di guerra in Ucraina si sparano 9mila colpi al giorno, due milioni l’anno”.
Autonomie strategiche
Come confermato anche da Ranzo “il rateo di consumo di missili nel conflitto ucraino, in alcuni momenti di picco, ha superato in un giorno la produzione di un anno”. Una condizione che dovrebbe mettere in allarme sia l’Europa, sia gli Usa, “che pure hanno una produzione dodici volte superiore” a quella del Vecchio continente. Sono valutazioni, ha sottolineato ancora l’ad di Avio, che vanno fatte “in tempi calmi”. Come per gli attacchi cyber, “se ci si pone il problema della cyber-sicurezza dopo che un attacco è avvenuto, è troppo tardi”. La sovranità tecnologica, allora, è un qualcosa su cui ragionare quando si è in pace, per identificare “le aree da presidiare assolutamente, sia in Europa, sia a livello nazionale in modo da garantirci un contributo che non sia gregario, ma di leadership”. La guerra in Ucraina, allora, deve essere uno stimolo per ragionare sui diversi settori nei quali l’autonomia è necessaria. Ne sono esempi l’energia, “ma anche sul prossimo conflitto, più pericoloso, sui semiconduttori”, una risorsa scarsa e importante “posta sotto il rischio di indisponibilità perché concentrata in Paesi essi stessi oggetto di tensioni e contrasti geopolitici”.
La prigionia di Julian Assange - Documentario a cura di Al Jazeera
#JulianAssange
#UnitedStates
#WikiLeaks
In questo episodio di Fault Lines, esaminiamo cosa potrebbe significare il caso di Julian Assange per la libertà di stampa e le conseguenze che ha dovuto affrontare per la pubblicazione di segreti di stato. Nel 2010, il fondatore di WikiLeaks ha collaborato con altre organizzazioni mediatiche per pubblicare centinaia di migliaia di documenti statunitensi classificati sulle sue guerre in Iraq e Afghanistan. Rimane la più grande fuga di informazioni riservate fino ad oggi. È l'unico editore ad essere accusato per aver pubblicato questo materiale. Il cittadino australiano rischia una condanna a 175 anni ed è stato incriminato ai sensi dell'US Espionage Act per le attività che i giornalisti svolgono ogni giorno. È la prima volta che la legge viene usata contro un editore, facendo scattare un campanello d'allarme tra i sostenitori del Primo Emendamento. Nel frattempo, è detenuto nella prigione più dura del Regno Unito a causa di una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti
ytb.trom.tf/watch?v=76In01TZyj…
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In Cina e Asia – Xi a Mosca: La Cina è dalla parte della pace”
Xi a Mosca: La Cina è dalla parte della pace"
La Russia risponde alla visita di Kishida in Ucraina
Gli Usa hanno condiviso intelligence con l'India durante gli scontri con la Cina
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Esercitazioni militari tra Cina e Cambogiano
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PRIVACY DAILY 74/2023
COLOMBIA. Progressi e difficoltà della “Pace totale” del presidente Petro con le formazioni armate
dell’Agenzia DIRE
(Membri del Clan del Golfo colombiano in una foto dal sito infobae.com)
Pagine Esteri, 22 marzo 2023– Il Clan del Golfo, “l’organizzazione erede del paramilitarismo”, si sta dimostrando come previsto l’ostacolo più duro da affrontare per il governo del presidente Gustavo Petro nell’ambito della sua politica di ‘Pace totale’. Questo processo però “rappresenta una sfida enorme e necessaria e deve andare avanti”. L’analisi e l’auspicio sono del giornalista colombiano Eduardo Celis Mendez, ascoltato dall’Agenzia Dire dopo che il capo dello Stato ha reso nota la sospensione del cessate il fuoco bilaterale con il Clan del Golfo, uno dei tre gruppi militari con cui il governo aveva raggiunto una tregua a partire dallo scorso dicembre.
Petro ha comunicato la decisione al termine di un consiglio di sicurezza che si è svolto nel Bajo Cauca, sottoregione del dipartimento settentrionale di Antioquia, epicentro da oltre due settimane di una mobilitazione dei minatori denominata “Paro minero” che secondo il governo sarebbe finanziata e fomentata dal Clan. A determinare la rottura della tregua, primo passo della “Paz total” (la pace totale) al centro delle politiche del governo, un attacco “contro le forze di polizia” denunciato da Petro su Twitter. Stando a quanto riferito da media locali tra cui il quotidiano El colombiano, un attentato contro la forza pubblica si è verificato nel fine settimana lungo la strada che unisce Tarazà a Valdivia, località situate più di 100 chilometri a nord di Medellin, capoluogo di Antioquia e seconda città della Colombia. “Il Clan del Golfo è accusato dal governo di aver dirottato la mobilitazione dei minatori, che è reale”, spiega Mendez, consulente del think tank colombiano Fundacion Paz y Reconciliación, residente nella capitale Bogotà.
La milizia al centro dello scontro con il governo di Bogotà è stata fondata intorno al 2005 da ex dirigenti paramilitari e soprattutto dell’organizzazione armata nota come Autodefensas Unidas de Colombia (Auc), fra le protagoniste della fase più recente del conflitto che affligge la Colombia almeno dagli anni ’60. In una nota, il Clan ha respinto le accuse del governo, affermando di operare “con umilità, ma con dignità, in difesa degli interessi del popolo che ci ha appoggiato durante tutta la nostra esistenza”. L’organizzazione ha chiarito però di “continuare a essere interessata al processo di pace che porta avanti il governo, come dimostrato dalla recente nomina di una squadra di avvocati” per poter partecipare al processo che rientra nella definizione di Paz total.
“La mediazione con questo gruppo è molto complessa – premette però il giornalista interpellato dalla Dire – perché si tratta di una rete di organizzazioni criminali il cui obiettivo centrale è trovare risorse tramite il traffico di stupefacenti, le attività minerarie illegali e l’estorsione ai danni delle attività commerciali”. Esiste quindi “un interesse affinché anche il Clan del Golfo entri nel solco della giustizia e si è disposti a facilitarlo con alcune concessioni sul piano finanziario e penale”. Ma la situazione, ribadisce il consulente, “non è semplice”.
Diverso il discorso relativo agli altri due gruppi con cui si stanno portando avanti i negoziati della Paz Total, nella visione di Celis Mendez. “Con l’Ejército de Liberación Nacional (Eln) il processo è più strutturato. A questa organizzazione poi si riconoscono delle istanze di ribellione politica, è aperto un tavolo negoziale, e un calendario di incontri è stato già concordato”, riferisce il cronista.
Meno agevole, ma comunque in uno stato più avanzato di quello embrionale, il processo di avvicinamento con “quei gruppi delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc) che non hanno firmato gli accordi di pace del 2016 o che poi ne sono usciti, come l’Estado mayor central nel primo caso e la cosiddetta Segunda Marquetalia nel secondo”, prosegue il giornalista. “Ci sono una serie di problemi giuridico-legali ma soprattutto per quanto riguarda l’Estado Mayor central già sono state individuate delle figure che possano negoziare con il governo. Al momento queste persone sono in carcere ma una roadmap non è lontana dall’essere definita”. Pagine Esteri
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Fr. #23 / Di feticci e simulacri
Frammenti è la rubrica che riassume e commenta le notizie più interessanti della settimana e propone citazioni di autori famosi e meme. Un modo per restare informati con Privacy Chronicles, ma in modo leggero.
L’angelo della sorveglianza
Pare che a Napoli sia stato avviato un progetto per aiutare le vittime di minacce e stalking che prende il nome di “Mobile Angel”. È uno smartwatch con integrato un sistema di SOS e geolocalizzazione collegato alla centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli.
Una donna, che pare abbia ricevuto ripetute minacce di morte da parte dell’ex-marito, è la prima a possedere lo smartwatch: «Ora posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. Vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare1»
Purtroppo la sua serenità è malriposta. Se togliamo il potere rasserenante del feticcio tecnologico, non resta molto altro. In che modo uno smartwatch con geolocalizzazione e pulsante SOS potrebbe mai aiutare la povera donna in caso di aggressione da parte dell’ex-marito?
Non lasciarti tentare dai profeti della sorveglianza, iscriviti a Privacy Chronicles!
Il feticcio ha la stessa utilità di un santino di Padre Pio nella tasca dei pantaloni. Anzi, peggio: almeno il santino di Padre Pio non è uno strumento di sorveglianza e monitoraggio governativo.
Ma ancor più grave dell’irrazionalità, comprensibile, della povera donna, è la diffusione da parte delle istituzioni e dei mass media di un messaggio completamente fuorviante: “lo smartwatch contro i femminicidi”? Non scherziamo.
Perché convincere le persone a rinunciare alla loro privacy in cambio di un aberrante e infondato senso di sicurezza? Forse perché è molto più comodo avere una popolazione psicologicamente fragile, impaurita e sorvegliata che una popolazione di persone che rifiutano la sorveglianza e sanno difendere se stessi e il prossimo dalle aggressioni (di chiunque).
Volete fare il bene di queste donne? Insegnategli a sparare e date loro una licenza per portare armi da fuoco nella borsa.
Murabba, il nuovo ghetto hi-tech da 15 minuti
Pare che l’idea delle città da 15 minuti sia arrivata anche in Arabia Saudita. Da qualche tempo infatti gira voce che nelle capitale, Riyadh, vogliano costruire un nuovo e scintillante centro città che offra tutto ciò di cui hanno bisogno le persone a una comoda distanza di 15 minuti a piedi o in bici. Il tutto corredato da modernissimi e fichissimi mezzi pubblici.
Al centro del nuovo quartiere, che sarà di circa 19 km quadrati, un inquietante cubo 400x400 metri chiamato Mukaab. Un simulacro dell’ingegneria sociale che dovrebbe essere completato entro il 2030. Al suo interno centri commerciali, musei, e tante altre splendide distrazioni di massa.
Sarò sincero: sembra una trovata di marketing da parte di qualche fondo d’investimento con troppi soldi da riciclare. Non dubito però che una proposta del genere possa avere un certo appeal al giorno d’oggi. Chi non vorrebbe vivere in un quartiere iper tecnologico, super sorvegliato e pieno di sbrilluccicanti distrazioni utili a non pensare e spendere il più possibile?
Sempre sulle città da 15 minuti
Sempre sulle città da 15 minuti ho recentemente fatto un’intervista andata in onda la scorsa settimana su Lombardia TV. Per chi volesse vederla in differita è disponibile adesso anche online, basta cliccare qui.
Abbiamo parlato di diverse cose attinenti allo stato della sorveglianza di massa nel mondo e delle implicazioni per la nostra libertà. È un’oretta di discussione piacevole con Luigi Degan.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“A man that flies from his fear may find that he has only taken a short cut to meet it.”
― J.R.R. Tolkien
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Articolo consigliato
Effetto Panopticon e autosorveglianza
In un mondo in cui la sorveglianza di massa è sempre più pervasiva, sistematica e normale spesso dimentichiamo l’impatto psicologico che questo monitoraggio costante, sia online che offline, ha su tutti noi. Ancor più spesso, sottovalutiamo le conseguenze che questa ha nella…
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4 days ago · 7 likes · Matte Galt
Virgolettato preso da questo articolo di Open. Onestamente mi sembra una citazione inventata di sana pianta per far passare un certo messaggio, ma sicuramente mi sbaglio.
Ucraina: Xi Jinping va da Putin, ma Biden vieta la pace
Leggevo della notizia, semplicemente orrenda, di quel giovane napoletano che ha ucciso un suo coetaneo l’altro giorno perché quest’ultimo gli aveva sporcato una scarpa pulitissima bianca, forse comprata con i soldi di mammà! Un orrore insormontabile, specie se è visto in contemporanea alla volgarità, alla rozzezza, all’oscurantismo, alla cultura da postribolo, alla disgustosa espressione sempre […]
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Ucraina vs Russia: guerra e pace secondo ChatGPT
Qualche giorno fa, mi è venuta l’idea di verificare cosa aveva da dire il ChatGPT basato sull’intelligenza artificiale sulle questioni relative alla guerra in Ucraina. Devo dire che le sue risposte sono state una piacevole sorpresa dal punto di vista che mi sta a cuore: la pace. Ecco cosa ho chiesto e cosa mi ha risposto in un […]
L'articolo Ucraina vs Russia: guerra e pace secondo ChatGPT proviene da L'Indro.
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Holodomor: come la politica di collettivizzazione di Stalin ha ucciso milioni di ucraini
L’anno 1933 è passato alla storia come l’anno della scarsità in tutto il mondo e l’anno di Adolf Hitler. Per le strade delle città americane ed europee, molte persone hanno perso il lavoro a causa della Grande Depressione del 1929-1933. I cittadini attendevano in fila per ore per i beni di prima necessità: pane, farina, […]
L'articolo Holodomor: come la politica di collettivizzazione di Stalin ha ucciso milioni di ucraini proviene da L'Indro.
Calenda in Fondazione per parlare di separazione delle carriere: “Sono favorevole, è un principio di civiltà giuridica”
“La separazione delle carriere e ovviamente la separazione dei CSM rappresentano un principio di civiltà giuridica: chi indaga non può essere collega di chi ti giudica. È fondamentale per passare in questo paese da una cultura della magistratura contro l’imputato a un confronto per verificare la verità processuale e arrivare a una decisione giusta”, è quanto ha affermato Carlo Calenda nel corso del dibattito sostenuto nel pomeriggio con il presidente della Fondazione Luigi Einaudi Giuseppe Benedetto, che si è svolto a Roma presso la sede della Fondazione.
Un incontro che si inserisce nell’ambito di una serie di confronti che la Fondazione Luigi Einaudi ha avviato con tutti i leader delle forze politiche per affrontare il tema cruciale, relativo alla riforma della Giustizia, della separazione delle carriere dei magistrati.
Incalzato dal Segretario Generale Andrea Cangini, in merito alla proposta della FLE di eleggere una Assemblea di cento competenti, indicati dai partiti, per riformare la seconda parte della Costituzione, Calenda si è detto favorevole pur riscontrando però “un clima politico di conflitto permanente” che non agevola una soluzione. Il leader di Azione si è comunque detto disponibile ad aprire un dialogo, e a cercare punti di raccordo, con la maggioranza. Come, ad esempio, in merito al fisco, “è ragionevole – ha detto Calenda – che il Terzo Polo trovi una convergenza con la maggioranza sulla riforma fiscale in generale, e in particolare sullo Statuto contribuente, perché è praticamente la stessa riforma fatta da Draghi. L’unico problema è che c’è la flat tax, e se diventa la battaglia della flat tax, allora no. Ma credo che sulla riforma fiscale ci sia margine di lavoro”, ha concluso.
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Il mandato d’arresto per Putin segna una pietra miliare
Il mandato d’arresto del presidente russo Vladimir Putin per crimini di guerra segna una pietra miliare nella storia del diritto internazionale umanitario e una svolta nel conflitto in Ucraina. Qualunque disinformazione la Russia ei suoi alleati possano voler diffondere, qualunque confusione e dubbio gli oppositori politici della solidarietà con l’Ucraina possano tentare di schierare, le […]
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Due nuove monete targate Aeronautica. Tutto pronto per il centenario
L’Aeronautica Militare compirà i suoi primi cent’anni il 28 marzo 2023 e, per celebrare l’occasione, l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha coniato due monete celebrative appositamente dedicate alla Forza armata. Le due monete, da due e da cinque euro, entrano così a far parte della Collezione Numismatica 2023, identificabili sotto la denominazione “Cento anni dell’Aeronautica militare” e, a partire da oggi, verranno emesse ufficialmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Le monete celebrative
La prima moneta commemorativa coniata in occasione del centenario ha valore di due euro, a corso legale in tutti gli Stati membri dell’Unione e a circolazione ordinaria. Sono stati realizzati in totale tre milioni di esemplari, per un valore nominale di sei milioni di euro. La moneta si presenta anche nella sua versione da collezione, ha valore nominale di due euro ed è disponibile sia in versione Proof sia in Fior di Conio, con una tiratura rispettivamente di 13mila e 15mila pezzi, a cui si aggiunge il rotolino da 25 pezzi Fior di Conio in 10mila pezzi. La seconda moneta ha valore nominale pari a cinque euro ed è anch’essa disponibile in versione Proof con una tiratura di 5mila pezzi in totale.
La fase di realizzazione
L’autore, in entrambi i casi, è stato l’artista incisore della Zecca dello Stato, Valerio De Seta, che ha realizzato le facce nazionali delle due monete. Per quanto concerne il processo di coniatura vero e proprio, alcune monete sono state simbolicamente coniate dagli stessi vertici dell’Aeronautica militare, che si trovavano in visita all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nei giorni scorsi con l’obiettivo di assistere in prima persona al processo di realizzazione delle monete celebrative. A capo della delegazione di ufficiali che ha partecipato alla visita si trovavano il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Luca Goretti, e il sottocapo di Stato maggiore, Aurelio Colagrande. Insieme a loro, erano anche presenti il capo del quinto reparto Comunicazione della Forza armata, generale Giovanni Francesco Adamo e il generale ispettore capo nonché presidente del “Comitato centenario dell’Aeronautica militare”, Basilio Di Martino.
Il Centenario dell’Aeronautica militare
La data del prossimo 28 marzo segnerà infatti l’importante anniversario dalla costituzione dell’Aeronautica militare. Quel giorno di cent’anni fa, infatti, i servizi aeronautici precedentemente inquadrati nelle altre Forze armate ottennero la loro autonomia, con la denominazione di Regia aeronautica. Da allora, le forze aeree del nostro Paese sono state protagoniste di tutti i principali eventi per l’Italia, dalla terribile prova della Seconda guerra mondiale, fino alle operazioni di Air policing dei cieli della Nato.
I numeri del rapporto Nato 2022 tra Ucraina, opinione pubblica e spese per la difesa
Martedì il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha pubblicato il rapporto annuale per il 2022. “Siamo entrati in un’epoca di competizione strategica”, si legge nel documento. “Le potenze autoritarie stanno sfidando il sistema internazionale basato sulle regole”, con gli esempi dell’aggressione russa all’Ucraina e la crescente assertività cinese, mentre permangono minacce come il terrorismo, gli attacchi informatici e le ricadute sulla sicurezza del cambiamento climatico.
Di fronte a queste sfide, l’Europa e il Nord America sono uniti nella Nato. “Continuiamo ad adattarci a questa nuova realtà con una deterrenza e una difesa più forti e relazioni più profonde con i nostri partner in tutto il mondo. Abbiamo sostenuto l’Ucraina con circa 150 miliardi di euro di assistenza militare, umanitaria e finanziaria”, prosegue il dossier.
Tema centrale del rapporto è quello della spesa per la difesa, di cui si illustra la composizione. Il 2022 ha visto l’ottavo anno consecutivo di aumento della spesa degli alleati europei e del Canada. Dal 2021 al 2022, la spesa in difesa è aumentata del 2,2% in termini reali e, in totale, negli ultimi otto anni questo aumento ha aggiunto 350 miliardi di dollari al settore.
Nel 2022, sette alleati su trenta hanno rispettato la linea guida del 2% del Pil, un netto aumento rispetto al 2014, quando solo tre membri superavano la soglia. Un dato interessante è che gli Stati Uniti rappresentino il 54% del Pil aggregato dell’Alleanza, ma provvedano al 70% della spesa combinata. La spesa totale dell’Alleanza nel 2022 è stata stimata superiore a 1.000 miliardi di dollari.
Gli alleati hanno inoltre compiuto progressi nell’impegno a investire in nuove capacità. Queste consistono nel migliorare la prontezza, il dispiegamento, la sostenibilità e l’interoperabilità delle loro forze in linea con gli obiettivi.
Ulteriore tema analizzato dal rapporto è quello della percezione dell’Alleanza da parte dell’opinione pubblica. La Nato ha commissionato una serie di sondaggi in tutti i trenta Paesi membri tra il 7 e il 29 novembre 2022. Il principale dato che emerge è l’aumento del supporto popolare: il 70% degli intervistati voterebbe per rimanere nell’alleanza se questo fosse oggetto di referendum, otto punti in più del 2021. I risultati variano sensibilmente a seconda della geografia, con Polonia e Lituania tra i supporter più entusiasti e Slovacchia e Montenegro all’estremo opposto (pur con risultati intorno al 50%).
Collegata alla questione del supporto è la percezione di sicurezza dei cittadini. La maggioranza continua a ritenersi al sicuro nei propri confini nazionali, ma è in aumento la fetta di chi sostiene il contrario. Oltre all’aumento significativo del rischio percepito di una guerra che coinvolga la Nato, dal 15% del 2021 al 21% di oggi. Ultimo dato di grande rilevanza è la decisa scelta di proseguire il sostegno all’Ucraina, con quasi il 70% dei rispondenti favorevole o molto favorevole.
Davide Giacalone – Bambinate
Il dilemma è serio e complicato, privo di soluzioni ideali. Di certo non serve a nulla questa specie di corrida che è stata allestita, dimentica del fatto che prima dei desideri e dei capricci degli adulti vengono gli interessi dei bambini. Ci si deve occupare dei bambini, non prodursi in bambinate.
1. Senza un’apposita legge i sindaci possono incaponirsi quanto vogliono a registrare genitorialità dello stesso sesso, ma perderanno. Perché i genitori non è detto siano quelli dell’atto di registrazione (specie il padre, ma nel caso di falso e parto fuori dagli ospedali anche la madre), ma è certo che si tratta di una donna e un uomo.
2. La trascrizione è una cosa diversa, perché si tratta di recepire un atto già registrato altrove. Quindi quel bambino ha già due genitori e non trascrivendo l’atto gliene si toglie uno e forse anche due. Assurdo. Saggiamente il regolamento europeo stabilisce che un atto dell’anagrafe o di un tribunale di quale che sia Paese dell’Unione europea valga in tutti gli altri. Molto poco saggiamente, pensando agli adulti e non ai bambini, la maggioranza di destra ha voluto bocciarlo. Il che comporta una sfiducia anche nei tribunali italiani, dove numerose sono le sentenze di adozione speciale, basate sul sano principio che il bambino ha già in casa quei due “genitori” e se quello naturale finisse sotto a un treno rimarrebbe orfano totale.
Nel codice civile del 1942 (benché a governare fosse uno con figli fuori dal matrimonio) i figli “illegittimi” erano una classe inferiore, anche dal punto di vista ereditario. La cosa cadde a seguito della legge sul divorzio, del 1970. Ma si dovette attendere la riforma del 2012 perché sparisse ogni distinzione. A opporsi a tali legislazioni furono quelli che sostennero avrebbero annichilito la “famiglia tradizionale”. È una conquista della civiltà che oggi i loro eredi politici possano abbondantemente approfittare delle leggi che i loro predecessori avversarono. Magari cambino linguaggio.
3. Il difficile: se trascrivo in automatico genitorialità iscritte altrove legittimo la maternità surrogata, l’utero in affitto o, come si vuole che si dica in politicamente corretto: la gestazione per altri. a. Ritengo quella pratica inaccettabile, senza avere bisogno di chiamare in causa alcuna ragione religiosa. b. Non è accettata in gran parte dell’Ue e, semmai, anziché rigettare i regolamenti si dovrebbe provare a normare assieme. c. Ma esecrare non risolve la faccenda, perché quando si tratta di registrare o trascrivere il bambino è già nato, è già depositario di diritti (per lui no, non ci sono doveri) ed è meritevole di tutela.
Posto che non c’entra nulla questa fissazione collettiva dell’omosessualità, perché a quella pratica orrida ricorrono anche coppie etero, è qui che il dilemma diventa molto complicato. Perché se rifiuto di riconoscere quella nascita il bambino avrà comunque un genitore naturale, visto che il maschio o uno dei maschi dirà d’essere l’inseminatore e la donna o una delle donne d’essere l’inseminata, quindi,
ipocritamente, giro la pratica ai tribunali, che procederanno con l’adozione speciale in capo all’altro “genitore”. Se, all’opposto, registro in automatico introietto il risultato di un mercato sviluppatosi altrove. E non finisce, talché dovrebbero almeno provare a pensarci i commissionatori di gravidanze: nelle banche dei gameti vige l’anonimato, ma i tribunali del mondo civile vedono crescere le cause di maggiorenni che chiedono di conoscere l’identità dei genitori naturali. Che siano stati adottati o concepiti per conto terzi. E mi pare un’umana esigenza con valenza più forte di quella di chi vuole per forza un bambino. Ciò a tacere dell’epigenetica.
Muovendosi su questo terreno sconosciuto (prima non esisteva neanche la tecnica per arrivarci), sarà bene tenere a mente un principio: avere dei genitori è un diritto (talora menomato dalla cattiva sorte), avere dei figli è una possibilità, non un diritto. Serve procedere con delicatezza, non con la roncola.
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Arabia Saudita – Iran: la mediazione della Cina mette in luce politiche di sicurezza regionali imperfette
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Russia – Cina: quattro complicazioni per il precipitoso vertice Putin-Xi Jinping
La visita di stato del Presidente cinese Xi Jinping a Mosca, iniziata lunedì e prevista per tre giorni, sarà sicuramente ricca di fasti e cerimonie. Tuttavia, il suo contenuto rimane piuttosto incerto. Il Presidente russo Vladimir Putin, in termini molto cordiali, ha invitato la sua controparte cinese durante la loro videoconversazione il 30 dicembre. Ma […]
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Mandato di arresto della CPI per Putin: fine dell’impunità russa
La decisione della Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere un mandato di arresto nei confronti di Vladimir Putin per il suo presunto ruolo nella deportazione di bambini ucraini ha acceso un vivace dibattito. La mossa è veramente storica o meramente simbolica? Puntando il dito direttamente contro Putin, la Corte penale internazionale ha creato un’opportunità straordinaria […]
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Stato della risposta alla carestia nel Tigray
Di Duke Burbridge su TGHAT
L’ ultima settimana della distribuzione di cibo registrata nel Tigray conferma che la regione ha finalmente sperimentato il tipo di aumento della distribuzione di cibo che avrebbe dovuto verificarsi nelle settimane successive alla firma dell’accordo di Pretoria. A differenza dei picchi minori che si sono verificati da novembre, le razioni sono state distribuite ai tigrini che avevano urgente bisogno di assistenza dalla zona nord-occidentale, attraverso la zona centrale, alla zona orientale e giù attraverso la zona sud-orientale e meridionale. L’intera regione sarebbe sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di distribuzione di sei settimane, se non fosse per il fatto che diverse aree del Tigray rimangono sotto assedio da parte dell’esercito eritreo, delle forze regionali di Amhara e della milizia di Fano. Tuttavia, a causa del continuo uso della guerra d’assedio nel Tigray e di altri fattori, circa 1,6 milioni di persone non hanno ancora accesso all’assistenza alimentare di base.
Il grafico sottostante mostra lo stato attuale della risposta alla carestia nel Tigray. Il rosso rappresenta il numero di persone nel Tigray che hanno urgente bisogno di assistenza alimentare esterna. Questo è fissato a 5,3 milioni. Qualsiasi rosso visibile nel grafico riflette il numero di tigrini che muoiono di fame senza accesso ad aiuti alimentari esterni.
Il giallo rappresenta il numero di persone che hanno ricevuto una razione di cibo nelle ultime sei settimane. Questo è il periodo di tempo in cui una razione alimentare standard è progettata per fornire al beneficiario il 63% del suo fabbisogno calorico 1 Spesso viene fornita una razione inferiore, ma il cluster alimentare si impegna a ripulire i dati del conteggio. . All’8 marzo, poco più di 4 milioni di persone nel Tigray avevano ricevuto una razione di cibo nelle ultime sei settimane. Questo è il secondo più alto totale di sei settimane negli ultimi due anni e mezzo. Il livello più alto si è registrato in ottobre, appena prima della riconquista dei principali centri abitati nelle zone nord-occidentali e centrali del Tigray da parte dell’alleanza militare eritreo-etiope.
Il blu rappresenta le razioni distribuite nell’ultima settimana. L’ultima settimana registrata ha riportato che nel Tigray erano state distribuite 1,3 milioni di razioni, che è il livello più alto nei sei mesi coperti dal grafico e il secondo più alto dal 2020 2 La distribuzione totale per la settimana terminata il 7 settembre 2022 è stata leggermente superiore a 1.5 milioni.
Ripartizione della zona
Sulla base degli ultimi tre rapporti sulla distribuzione alimentare, la maggior parte delle zone del Tigray dovrebbe essere sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di sei settimane. Sfortunatamente, molti di coloro che nel Tigray hanno bisogno di assistenza alimentare e non l’hanno ricevuta nell’attuale round di distribuzione sono dietro un deliberato assedio da parte delle forze militari o paramilitari dell’Eritrea e dell’Amhara.
Nella zona sud orientale , nelle ultime tre settimane sono state distribuite 328.545 razioni, pari al 72% dell’obiettivo di sei settimane di 454.895. Senza gravi ostacoli segnalati in questa zona, dovrebbe essere possibile ripristinare la regolare assistenza alimentare all’intera popolazione target entro la fine di questo mese.
La zona centrale ha ricevuto il maggior numero di aiuti nel Tigray nelle ultime tre settimane registrate, con 1,2 milioni di razioni distribuite. Tuttavia, due woreda (Egela e Rama) lungo il confine con l’Eritrea rimangono sotto assedio da parte delle forze eritree. Secondo Goyteom Gebreegziabher (Goyteom tedesco), esperto senior presso il Bureau of Agriculture and Rural Development nel Tigray, nessun cibo è stato distribuito alla comunità ospitante ad Aksum (~12.500 abitanti) o agli 82.497 nuovi sfollati arrivati in quella città.
L’accesso agli aiuti è aumentato anche nella zona orientale con quasi 714.000 razioni distribuite nelle ultime tre settimane. Tuttavia, come la zona meridionale, anche la zona orientale ha tre woreda sotto assedio da parte delle forze eritree a Zalambessa Town, Gulomekeda e Irob. Dopo le ultime tre settimane, ci sono ancora più di 125.000 persone bisognose di aiuti alimentari nella zona orientale che non hanno ancora ricevuto una razione nell’attuale round di distribuzione. Secondo i dati forniti da Goyteom, coloro che non ricevono aiuti sembrano essere concentrati a Ganta Afeshum (~44.000), Bizet (~31.000), Gulomekeda (~27.000) e Irob (~16.600).
Nella zona meridionale, quasi 216.000 persone hanno ricevuto una razione di cibo nella prima settimana di marzo, che è stata la più grande distribuzione totale di una sola settimana nel 2023 finora. Nelle ultime tre settimane, circa il 70% della popolazione totale bisognosa di assistenza alimentare nella zona meridionale ha ricevuto una razione alimentare. Tuttavia, tre woreda della zona meridionale (Ofla, Zata e Chercher) rimangono sotto assedio e l’intera metà inferiore della zona è stata quasi completamente tagliata fuori dall’assistenza umanitaria almeno da gennaio.
Circa 400.000 persone nella zona nord-occidentale hanno ricevuto razioni di cibo nelle ultime tre settimane registrate, il che è dovuto principalmente a un forte aumento nella settimana terminata l’8 marzo. Questo è solo il 37% dell’obiettivo di distribuzione alimentare di sei settimane. La zona nord-occidentale si è rivelata particolarmente difficile da servire per il WFP, con blocchi durante tutto il giro di distribuzione sia nella parte settentrionale che in quella meridionale della zona.
Secondo i dati forniti da un operatore sanitario di Shire, c’è stata una certa distribuzione di cibo nella zona nordoccidentale alle popolazioni sfollate. I campi profughi di Shire hanno ricevuto aiuti alimentari tre volte da dicembre, mentre i campi di Hitsats e Selekleka hanno ricevuto aiuti due volte e Sheraro solo una volta. Secondo la fonte, attualmente ci sono ~205.000 sfollati interni a Shire, ~140.000 a Sheraro e ~13.000 a Hitsats. Questo non ha raggiunto abbastanza persone con cibo a sufficienza. Nel campo di Hitsats, la fonte conferma che ci sono stati 17 morti per fame a dicembre/gennaio.
La distribuzione di cibo alle comunità ospitanti (ovvero residenti non sfollati) nella zona nord-occidentale è aumentata significativamente nelle ultime due settimane, secondo la mia fonte in Shire e la corrispondenza con un rappresentante del WFP. A seconda della quantità di cibo distribuito, ciò potrebbe colmare il divario più significativo rimasto nella risposta alla carestia. Fino a poco tempo fa la presenza di soldati eritrei e della milizia fanese di Amhara ne bloccava l’accesso.
Nonostante il recente aumento della distribuzione di cibo, 1,6 milioni di persone nel Tigray, identificate come bisognose urgenti di assistenza alimentare, non hanno ricevuto una razione nelle ultime sei settimane. Di questo totale, circa 530.000 vivono a Mekelle e hanno ricevuto cibo otto settimane fa, che è ancora in un intervallo che fornisce un numero sufficiente di calorie per fermare un deterioramento della sicurezza alimentare. È anche possibile che abbiano ricevuto una razione durante il prossimo giro di distribuzione di cibo e non verrà segnalato fino a quando più zone non saranno pronte per iniziare il ciclo successivo. Altri 50.000 si trovano nella zona sud-est, che ha anche un accesso relativamente stabile al momento 3. Nonostante il più recente miglioramento delle condizioni nella zona sud-est, anche quest’area è stata duramente colpita dall’occupazione militare e dall’assedio. Vedi: Jan Nyssen et al, 2023. In che modo la comunità che circondava il monastero più antico del Corno sopravvisse alla guerra del Tigray? – Dabba Selama rivisitato. World Peace Foundation (Tufts University, Somerville, MA, USA) – Reinventare la pace. sites.tufts.edu/reinventingpea…
Ciò lascia più di un milione di persone nel Tigray, in condizioni di carestia, tagliate fuori dall’assistenza alimentare. Molti sono sfollati senza accesso ai loro campi, bestiame o beni. Altri hanno perso tutto a causa di saccheggi e saccheggi commessi dalle forze filogovernative. Tutti sono sopravvissuti a due anni e mezzo di guerra d’assedio e a due occupazioni militari di terra bruciata. Più di 600.000 zone nord-occidentali, epicentro della carestia del Tigray e profondamente colpite dalle tattiche di assedio utilizzate dal governo etiope. Altri ancora sono stati completamente tagliati fuori dagli aiuti negli ultimi due anni e mezzo, compresi il Tigray occidentale e i distretti lungo il confine eritreo nel Tigray centrale e orientale.
In attesa
L’aumento da settembre a ottobre 2022 è stato limitato e insostenibile perché il governo etiope stava usando la fame come arma di guerra contro il popolo del Tigray. Le cattive ragioni offerte per affamare i civili tigrini nel 2022 non esistono più. È logisticamente possibile consegnare cibo in ogni area del Tigray dove le persone muoiono di fame, ma alcune aree rimangono intenzionalmente bloccate in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario. Allo stato attuale delle cose, l’assedio del Tigray rimane una minaccia esistenziale per i gruppi etnici Kunama e Irob, nonché per centinaia di migliaia di civili del Tigray che non hanno fatto nulla per meritare una punizione così brutale.
La sicurezza alimentare è esistenziale, ma anche solo uno dei numerosi e urgenti bisogni di sopravvivenza umana nel Tigray di oggi. La quantità di ordigni inesplosi (UXO) in tutta la regione presenta un rischio per la salute pubblica sia immediato che a lungo termine. Un rapporto nell’ultimo aggiornamento del Centro di coordinamento delle emergenze del Tigray (17 marzo) ha documentato quasi 500 morti e feriti correlati a UXO diffusi dalla zona nord-occidentale fino alla zona orientale. I bambini rappresentano il 64% delle vittime e più della metà degli incidenti si sono verificati in aree destinate all’agricoltura o al pascolo. A parte l’ovvio trauma immediato inflitto da UXO alle vittime e alle famiglie, ogni incidente ha anche un impatto agghiacciante sulla produzione agricola se gli agricoltori hanno paura di arare i loro campi. Ulteriori rapporti dell’UNHCR nella zona orientale e da fonti personali nelle zone centrali e nordoccidentali indicano che sono necessarie risorse ora per affrontare i crescenti e legittimi timori di contaminazione da UXO dei terreni agricoli, in particolare negli agricoltori sfollati che sono recentemente tornati nei loro campi.
La distribuzione del cibo nel Tigray deve essere semplificata e stabilizzata affinché la popolazione possa concentrarsi sul compito di ricostruire la propria regione e la propria società dopo più di due anni di genocidio. I tigrini devono essere in grado di accedere ai beni di base per la sopravvivenza, ai servizi di base e ai loro beni. Hanno bisogno che le forze di occupazione vengano rimosse dal Tigray (con la loro ordinanza) in modo che le famiglie sfollate possano tornare alle loro case, i contadini possano tornare ai loro campi, i bambini possano andare a scuola e le comunità possano ricostruirsi e guarire. Questo deve avvenire presto in modo che il prossimo raccolto nel Tigray possa far uscire la regione dall’insicurezza alimentare a novembre.
Il numero di vite perse tra oggi e il prossimo raccolto di successo nel Tigray potrebbe essere determinato dal coraggio dei leader politici al di fuori dell’Etiopia per garantire che l’accesso agli aiuti continui ad espandersi e stabilizzarsi. Affinché il cibo arrivi alle famiglie affamate nel Tigray, deve superare una varietà di entità che hanno dimostrato la volontà e, a volte, l’ intenzione di far morire di fame la gente del Tigray. Ciò include diversi funzionari e interi ministeri del governo federale etiope , l’ esercito eritreo , il governo regionale di Amhara e il governo regionale di Afar. Ciascuno di questi gruppi sta attualmente assediando aree del Tigray o ha passato la maggior parte degli ultimi due anni a ostacolare l’assistenza alimentare mentre i tigrini muoiono di fame. Sarà necessaria la vigilanza da parte degli Stati Uniti per porre fine al clima di impunità che ha protetto il genocidio del Tigray.
Tutti i grafici e i dati di distribuzione in questo articolo sono tratti dagli aggiornamenti settimanali “Tigray Response Weekly Dashboard – Food Assistance” dall’Etiopia Food Cluster, che possono essere trovati su fscluster.org/ethiopia/documen…
FONTE: tghat.com/2023/03/20/state-of-…
Israele seguirà l’Arabia Saudita e farà un accordo con l’Iran?
Tra la raffica di commenti sull’accordo di normalizzazione facilitato dalla Cina tra l’Arabia Saudita e l’Iran, uno si è distinto come particolarmente intrigante: l’ex capo dell’agenzia di intelligence israeliana Mossad Efraim Halevy ha cautamente suggerito che potrebbe essere giunto il momento per Israele di dirigere le antenne verso Teheran. L’obiettivo sarebbe quello di esplorare se […]
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Appello delle donne arabe a conquistare i diritti negati
“Saluto tutte le delegate e i delegati che sono qua per dare una prospettiva alle donne non solo tunisine o arabe, ma a tutte coloro che lottano ogni giorno nel mondo per i loro diritti da conquistare o negati. Qualsiasi vittoria nel campo dei diritti è necessaria per creare una società internazionale più equa, sostenibile […]
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Oggi si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in collaborazione con l’Associazione “Libera.
Gli Accordi di Abramo e la dimensione europea: quali possibilità di cooperazione?
Lunedì 3 aprile 2023 alle 17.00, presso la sede della Fondazione Luigi Einaudi, in Via della Conciliazione 10, si terrà il convegno dal titolo “Gli Accordi di Abramo e la dimensione europea: quali possibilità di cooperazione?”
Speakers
Giulio Terzi di Sant’AgataPresidente IV Commissione Politiche UE – Senato
Alon BarAmbasciatore d’Israele in Italia
Naser M.Y. Al Balooshi
Ambasciatore del Regno del Bahrain in Italia
Youssef Balla
Ambasciatore del Marocco in Italia
Nicola Monti
AD Edison
Fiamma Nirenstein
Senior Member Jerusalem Center for Public Affairs
Gabriele Carrer
Giornalista presso Formiche.net e HuffPost
Moderatrice
Simona BenedettiniComitato Scientifico FLE
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EISI Empathy Index del Sistema Italia – Verso un indice nazionale di empatia nei processi decisionali e di informazione
Mercoledì 5 aprile 2023 alle ore 18:00, presso la Sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva si terrà il convegno “EISI Empathy Index del Sistema Italia – Verso un indice nazionale di empatia nei processi decisionali e di informazione”
Presenta l’indagine:
Francesco Schlitzer
Ne discutono:
Laura Boella
Andrea Cangini
Paolo Cirino Pomicino
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Massimo Nicolazzi – Elogio del petrolio
24 marzo, seminario “SICUREZZA DEI DATI E GESTIONE DEL RISCHIO IN AMBITO SANITARIO”
Venerdì 24 marzo sarò a Padova al Ciclo seminariale “Privacy e sanità” – “Sicurezza dei dati e gestione del rischio in ambito sanitario“, realizzato dall’Azienda ULSS6 Euganea con l’Accademia Italiana del Codice di Internet – IAIC.
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Andrea Russo
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