Rileggendo il discorso di Haile Selassie I alla Società delle Nazioni Considerando il genocidio del Tigray
Dalla dottoressa Charlotte Touati su TGHAT.com
“Non c’è nessun esempio di un governo che stermini sistematicamente un popolo con mezzi barbari”, disse l’imperatore Haile Selassie
Il 21 marzo, la comunità tigrina e i difensori dei diritti umani si sono riuniti davanti al Palazzo delle Nazioni, dove siedono i delegati delle Nazioni Unite a Ginevra, per protestare contro la minaccia all’esistenza della Commissione internazionale degli esperti dei diritti umani in Etiopia (ICHREE) , su mandato del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra.
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L’ONU è nata dalla promessa “Mai più”, quindi i manifestanti di martedì chiedevano solo una cosa: far rispettare questa promessa, per tutti.
Il luogo e le circostanze mi hanno ispirato a fare alcune riflessioni.
Un genocidio qualificato basato sul suprematismo razziale
Per lo storico che sono, quello che si è svolto in Tigray negli ultimi 2 anni è un genocidio caratterizzato, nel senso etimologico della parola latina coniata da gens “ nazione ” + oc-cidere”uccidere”. Abiy Ahmed e Isayas Afeworqi hanno deciso a sangue freddo di eliminare l’intero popolo tigrino seguendo un piano di vecchia data. Il primo ministro etiope Abiy Ahmed, che dovrebbe proteggere i suoi cittadini, ha infatti dotato il suo Paese degli strumenti strategici, logistici e legali per raggiungere i suoi fini. Inoltre, ciò che è molto importante sottolineare nel caratterizzare un genocidio è l’ideologia che lo sottende, basata sul suprematismo razziale. In questo caso, Abiy Ahmed si è rivolto agli intransigenti nazionalisti Amhara, la nazione che tradizionalmente ha fornito gli imperatori e soggiogato le altre nazioni che compongono oggi l’Etiopia.
Se la comunità internazionale non è riuscita a fermare questa pulizia etnica, deve rendere giustizia ai sopravvissuti e, affinché ciò avvenga, deve essere condotta un’indagine indipendente . Questo è il mandato della Commissione internazionale di esperti in diritti umani sull’Etiopia. Le manovre del governo etiope per fermare i lavori della commissione sono illegittime. Uno Stato sospettato di crimini di guerra non può interferire nel processo che lo prende di mira, non può essere giudice e partito! Se oggi il Consiglio per i diritti umani si piega davanti all’Etiopia di Abiy Ahmed, apre il vaso di Pandora. Qualsiasi regime potrà bloccare indagini e responsabilità, è la fine della giustizia internazionale!
Questa guerra ha già visto violazioni senza precedenti del DIU – Diritto internazionale umanitario. La strumentalizzazione dell’aiuto umanitario per scopi politici e il suo utilizzo come merce di scambio nella negoziazione dell’accordo di cessazione delle ostilità dovrebbe mettere in guardia tutti i partner del governo di Abiy Ahmed che sta usando metodi sporchi. Questo si aggiunge al fatto che è inaffidabile, che è stato verificato più e più volte.
Chi si presenta come il settimo re, il nuovo imperatore, dovrebbe considerare che l’imperatore Haile Selassie era qui al Palazzo delle Nazioni di Ginevra per portare l’Etiopia nella Società delle Nazioni, primo paese africano ad entrare nel concerto delle nazioni nel 1923. Fu qui anche per fondare l’ONU nel 1948 dopo il disastro della seconda guerra mondiale. La lotta al genocidio è iscritta qui nel frontespizio delle istituzioni internazionali e infatti l’Etiopia è stata tra i primi paesi a firmare la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio nel 1948.
Un tragico colpo di scena: il governo etiope fa ciò che l’imperatore è venuto a denunciare
Molti etiopi non si riconoscono nel Re dei re, che simboleggia per loro l’imperialismo amhara. L’Etiopia è l’unico paese africano che non è stato colonizzato, ma è esso stesso un impero. Ma prendiamo gli ultranazionalisti Amhara al loro stesso gioco!
Il 30 giugno 1936, Haile Selassie fece un discorso alla Società delle Nazioni chiedendo aiuto contro l’aggressione italiana. Oggi, coloro che rivendicano la sua eredità commettono essi stessi gli stessi crimini. L’imperatore ha formulato il suo appello all’Occidente in amarico, una lingua che da qualche anno è diventata la lingua dell’incitamento all’odio contro i tigrini e del movimento No More diretto proprio contro l’Occidente.
Ecco la traduzione di alcuni estratti che metterò in parallelo con le azioni del governo etiope e dei suoi alleati durante la guerra del Tigray quasi 87 anni dopo. Basta invertire i ruoli, l’Italia fascista è il governo di oggi e l’Etiopia di allora è il Tigray in preda al genocidio.
L’imperatore Amhara inizia con queste parole: “È certamente senza esempio che un popolo sia stato vittima di una tale iniquità e sia abbandonato al suo aggressore. Né vi è alcun esempio di un governo che stermina sistematicamente un popolo con mezzi barbari, in violazione delle promesse più solenni. »
L’imperatore descrive poi l’uso dell’aviazione contro i civili e l’uso di armi non convenzionali, in particolare durante l’“accerchiamento di Mekelle”. Dai primi giorni di guerra, nel novembre 2020, il governo etiope ha bombardato civili, compresi i bambini di un asilo , ha utilizzato droni e ha diffuso malattie sessualmente trasmissibili utilizzando lo stupro come arma di guerra (che può essere considerata un’arma biologica).
Haile Selassie denuncia poi la doppia faccia del governo italiano, che ha firmato trattati di pace solo per distogliere l’attenzione della comunità internazionale (parla addirittura di accordi segreti) mentre preparava l’invasione dell’Etiopia. Il parallelo è sorprendente con il trattato di pace del 2018 tra Abiy Ahmed e Isayas Afeworqi, le cui clausole segrete includevano l’invasione del Tigray. Ma gli europei non volevano vedere che si trattava in realtà di un patto di sangue e hanno persino assegnato il premio Nobel per la pace ad Abiy Ahmed nel 2019, un anno dopo il cosiddetto accordo di pace. Di fronte alla cecità occidentale, non posso fare a meno di pensare al dottorato honoris causa conferito a Benito Mussolini dall’Università di Losanna nel 1937, un anno dopo il discorso di Haile Selassie.
L’imperatore spiegò così l’inazione dell’Europa: “Purtroppo per l’Etiopia, questo era il momento in cui alcuni governi ritenevano che la situazione europea richiedesse di ottenere, a tutti i costi, l’amicizia dell’Italia”. Oggi, la realtà politica avvantaggia il governo etiope perché è dimostrato che, nel contesto della guerra in Ucraina, i capi di stato occidentali in perdita di popolarità nel continente africano, risparmiano Abiy Ahmed per radunare l’Etiopia contro la Russia . Secondo Reuters, gli Stati Uniti e l’UE hanno raggiunto un accordo con il governo etiope che porterebbe alla prevista fine del mandato dell’ICHREE.
La fine del mandato dell’ICHREE sarà la fine del diritto internazionale
Conclude Haile Selassie: “Ho il dovere di informare i governi riuniti a Ginevra, responsabili della vita di milioni di uomini, donne e bambini, del pericolo mortale che li minaccia, descrivendo loro la sorte che hanno subìto Etiopia […] Ho deciso di venire io stesso per testimoniare il crimine perpetrato contro il mio popolo e per dare all’Europa un monito del destino che l’attende se si inchinerà al fatto compiuto.”
“Affermo che il problema ora all’esame dell’Assemblea è molto più ampio. Non è solo la liquidazione dell’aggressione italiana: è la sicurezza collettiva; è l’esistenza stessa della Società delle Nazioni; è la fiducia che ogni Stato deve riporre nei trattati internazionali […] A parte il Regno del Signore, non c’è nazione sulla terra che sia superiore all’altra”.
A tutto questo cosa possono ribattere gli ultranazionalisti che si proclamano costantemente il “Re dei re”?
Nel 2023, leggiamo ancora: “non è in gioco solo la risoluzione dell’aggressione etio-eritrea al Tigray, è la sicurezza collettiva; è l’esistenza stessa dell’ONU; è la fiducia che ogni Stato deve riporre nei trattati internazionali e nel diritto umanitario internazionale”.
Nel 1936, oltre a descrivere le sofferenze degli etiopi, l’idea dominante del discorso dell’imperatore etiope era quella di chiedere il rispetto delle regole internazionali. In caso contrario, se tutti i colpi sono consentiti, ciò metterebbe a repentaglio la pace per tutte le nazioni. E questo è quello che è successo. L’Europa, indifferente al dramma etiopico, subì la stessa sorte, devastata dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale. Il LN è scomparso. L’ONU è nata dalle sue ceneri. Dobbiamo imparare dai nostri errori e oggi, se l’ONU fa orecchie da mercante alle richieste di protezione e giustizia dei tigrini, non è direttamente in agguato una minaccia militare dall’Etiopia, ma la disintegrazione del diritto internazionale e, in ultima analisi, dell’ONU .
Il discorso del 1936 chiedeva: “Di fronte a un fatto compiuto, gli stati creeranno il formidabile precedente di piegarsi alla forza?” Nel 2023, gli Stati creeranno il precedente di piegarsi al governo etiope sospettato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità rinunciando a qualsiasi indagine, inaugurando così l’era dell’impunità?
La dott.ssa Charlotte Touati è una storica e ricercatrice affiliata all’Università di Losanna
FONTE: tghat.com/2023/03/27/rereading…
Sinite parvulos! Un suffragio veramente universale
Il punto centrale della questione è la partecipazione democratica dei cittadini nel quadro non solo italiano ma anche europeo. La democrazia vive in Europa una crisi di rappresentanza; ogni cittadino europeo partecipa infatti a diverse elezioni: quelle per il parlamento Europeo, quelle nazionali, quelle distrettuali (in Italia ormai solo per le regioni) e quelle municipali...
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OpenRequest: Pirates launch citizen participation website and seek suggestions on preventing corruption
Brussels, 28/03/2023 – The Pirate Party Members of the European Parliament are launching OpenRequest, a unique participatory tool giving citizens the opportunity to suggest issues that should be raised in the European Parliament. For example, citizen suggestions can trigger parliamentary questions to Commission or Council, research tasks to the European Parliament’s Research Service or the sending of an open letter by Members of the European Parliament. On top of that, the OpenRequest website publicly documents the status of the proposals.
The European Pirates have long advocated for more direct democracy and transparency in the European project, which this new tool promotes. In view of the recent Qatargate corruption scandal, Pirates specifically seek citizen suggestions on how the EU could better prevent corruption, conflicts of interest and intransparency.
Marcel Kolaja, Member and Quaestor of the European Parliament for the Czech Pirate Party, comments:
“The European Parliament should be the voice of the citizens. It is the only body of the European Union that the people directly elect. That’s why we want to give them more venues to get involved in the parliamentary process and to alert us to important topics for discussion.“
Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the German Pirate Party, comments:
“OpenRequest has proven a popular and successful tool of citizen participation when I was a Pirate Party member of a regional parliament in Germany. Now we are bringing it to the European level. Cultivating and extending citizen participation is a cornerstone of Pirate Party principles. Politicians should take their role as citizen representatives seriously and find the courage to ask the people for their input and suggestions.”
Markéta Gregorová, Member of the European Parliament for the Czech Pirate Party, comments:
“Both national and European politicians do not take enough account of the real composition of society. For a long time I have been pointing out that there is a lack of, for example, women or young people and various representatives of minorities with different life experiences. It is these groups who bring often neglected topics into the debate because they live them. Through OpenRequest, every citizen of the European Union can make a proposal and give visibility to topics that are not part of the political debate.”
Mikuláš Peksa, Member of the European Parliament and Chairperson of the European Pirate Party, comments:
“Dialogue is a central tool of a functioning and prosperous democracy. Unfortunately, in some countries we see that this necessary component of democracy is in decline. In Hungary and Poland in particular, opposition voices are being silenced. But our tool enables these people to make important input through our new website. It only takes a few minutes to make a proposal and it doesn’t have to be complicated, just a well expressed idea. We want to involve as many citizens as possible in the dialogue.”
CULTURA. La parola poetica di Ghassan Zaqtan nel suo In cammino invocano i fratelli
di Simone Sibilio*
Pagine Esteri, 28 marzo 2023 –
Quattro sorelle da Zakariya
Quattro sorelle scalano il colle
sono sole
vestite di lutto.
Quattro sorelle sospirano davanti al bosco.
Quattro sorelle
madide lettere leggono al buio.
Un treno da ‘Artuf
passava oltre la foto.
Un cavallo portava una ragazza da Zakariya
oltre la curva nitriva in pianura.
Sulla gola le nubi andavano lente.
Quattro sorelle da Zakariya,
sole
sul colle
sono vestite solo di lutto.
Questi versi tratti dalla raccolta Biografia in carbone (2003) del celebre poeta palestinese Ghassan Zaqtan sigillano l’incontro tra la memoria privata, familiare e l’esperienza collettiva di una vasta comunità espulsa dalla propria terra e perduta sui sentieri d’esilio.
Potremmo dire che è una poesia rappresentativa di una tendenza dominante nella letteratura palestinese degli ultimi anni, il ritorno sui luoghi perduti nel ’48 o nelle successive tragiche vicende della storia palestinese, attraverso la descrizione di un’esperienza reale o anche solo attraverso l’immaginazione, motore del dire poetico. Il villaggio di Zakariya menzionato dal poeta e da cui proveniva la madre, venne raso al suolo in seguito alla Nakba e sostituito dall’insediamento israeliano col nome ebraico di Zecharia, in una operazione di “sovrascrittura toponomastica” tipica delle politiche identitarie israeliane. In seguito ad Oslo, Ghassan Zaqtan ritorna su quel sito accompagnando la madre e partecipando a questa esperienza di riconnessione con i luoghi e i ricordi familiari. Quel momento intriso di senso di perdita e di tensione è immortalato in questi toccanti versi.
Zaqtan è uno di quegli intellettuali palestinesi nati negli anni ’50 che dopo un lungo peregrinare tra le numerose méte della diaspora, in seguito agli Accordi di Oslo nel 1993 ha avuto l’opportunità di rientrare in Palestina, ma come spiega in un’intervista:
«Si trattava di un ritorno limitato a una parte ristretta del luogo, regolata dalle condizioni e dalle politiche dell’occupazione, un ritorno incompleto in un luogo incompleto”.
Nato nel 1954 a Beit Jala, nei Territori Occupati, e figlio di Khalīl Zaqtan, noto poeta ed educatore a cui si deve l’apertura della prima scuola nel campo profughi di Deisha, alla periferia di Betlemme, ha vissuto in esilio la maggior parte della sua giovinezza. In Giordania ha insegnato educazione fisica nei programmi educativi dell’UNRWA, poi ha vissuto prima in Siria, poi in Libano e in Tunisia come altri intellettuali palestinesi esuli al seguito dell’OLP.
In ambito giornalistico ed editoriale, è stato caporedattore della prima rivista letteraria palestinese pubblicata nei Territori Occupati, di appartenenza dell’OLP, “al-Bayadir”, poi delle riviste “al-Shu‘ara’” e “Masharif”, e infine della pagina letteraria del quotidiano di Ramallah “al-Ayyam”. Nel 1996 insieme ad altri intellettuali ha fondato la Casa della Poesia di Ramallah, dirigendo dal 2004 al 2011 il Dipartimento Cultura e pubblicazioni del Ministero della Cultura. Oggi vive a Kobar, un paesino nei pressi di Ramallah, punto di osservazione privilegiato sui colli circostanti e da cui cogliere i segni del luogo e del tempo che abbondano nella sua poesia.
È autore di quattro testi in prosa (in italiano è disponibile Ritratto del passato, a cura di L. Ladykoff, Poiesis, Bari, 2008 – 2° ristampa, 2011) e di oltre una decina di raccolte poetiche, di cui l’ultima in uscita: Vado a sentire le meraviglie di mio padre. Ha inoltre conseguito numerosi riconoscimenti arabi e internazionali, tra cui il Griffin Poetry nel 2013 per la raccolta tradotta in inglese da Fady Jouda Like a Straw Bird it follows me and Other Poems e i premi arabi Mahmoud Darwish (2016) e Anwar Salman (2019).
Le sue prime raccolte poetiche apparse tra gli anni ’80 e la fine degli anni ‘90, Primo mattino (1980), Vecchie ragioni, (1982), Stendardi, (1984), L’eroismo delle cose, (1988), sono in parte attraversate dalle domande e istanze della poesia in voga in quegli anni, erede della stagione della letteratura d’impegno sociale e politico, volta alla sublimazione del rapporto del rapporto con la terra e il luogo. Tuttavia serbano già i semi dell’indirizzo estetico che la scrittura di Zaqtan intraprenderà, strutturata attorno a quella “poetica delle piccole cose” – in contrapposizione alle grandi narrazioni, all’eroismo della lotta, al martirio o alle inquietudini della realtà politica a lungo dominanti nella poesia palestinese del ‘900 – condensata in un verso libero tenue e ponderato, pervaso da atmosfere meditative e toni tutt’altro che declamatori.
Ma è in una fase successiva segnata dall’uscita di La tentazione del monte, (1998) e, soprattutto, di Biografia in carbone (2003) che si può tracciare l’inizio di un percorso che renderà la parola poetica di Zaqtan facilmente riconoscibile nel panorama letterario arabo. Da queste due raccolte emergono con più evidenza quelli che saranno inoltre gli elementi portanti attorno a cui si orienterà la sua ricerca poetica, sempre più aperta alle suggestioni della narratività:
– l’illuminazione del particolare, l’attenzione alle piccole cose, siano esse presenze materiali o simboliche del quotidiano che colmano i vuoti o registrano i moti dell’anima; l’attenzione per ciò che apparrebbe marginale o perduto, ma che la poesia recupera o ravviva, rendendolo elemento rivelatore del rapporto con il luogo e con il sé;
– la scrittura del paesaggio, laddove l’avvicendarsi di modalità descrittive naturalistiche o realistiche lascia spazio all’irruzione del surreale e dell’onirico, così trasportando repentinamente il lettore da ambienti naturali, vividi, chiari, a scenari cupi, surreali o persino da incubo;
– a queste due traiettorie è correlata l’articolazione della memoria che assume una pluralità di forme e declinazioni: memoria storica e dei luoghi perduti, attraverso cui poter accedere ad un passato cancellato, al contempo dolente e carico di vita, e dunque alle istanze dell’identità e del discorso politico; memoria intertestuale con cui intraprende il dialogo con i grandi poeti del passato, memoria degli assenti, le cui voci vibrano con vigore in numerosi suoi testi, componendo la partitura della dualità vita/morte.
L’esilio, il movimento nello spazio e nel tempo, il paesaggio, la memoria sono, dunque, componenti centrali nell’opera di Zaqtan, che si ritrovano nelle tre raccolte antologizzate nel volume in italiano In cammino invocano i fratelli. Versi scelti, a cura di S. Sibilio, uscito per le Edizioni Q di Roma nel 2019. Le raccolte, scelte di concerto con l’autore, sono rappresentative di un progetto organico, ovvero presentano tratti, temi, atmosfere comuni e, piùin generale, sono figlie di una comune ricerca. Si tratta di Come uccello di paglia, mi segue del 2008; Nessun neo mi rivela a mia madre del 2014; In cammino invocano i fratelli del 2015, le ultima due inedite in italiano.
In particolare il topos del ricordo e quello dell’assenza vengono articolati all’interno di una poetica dell’ordinario che disvela il suo rapporto con spazi e tempi plurimi, saldato dall’incessante ricerca intertestuale. La Palestina in questo opere dimora sullo sfondo di un poema abitato da soggettività spesso escluse da quelle narrazioni e dettagli di luoghi e scenari descritti. E dunque il paesaggio territoriale e poetico a volte sembrano fondersi in un unico spazio in cui si muovono persone comuni ma anche spettri, visioni, richiami alla tradizione araba o biblica. Particolarmente intenso è quello sguardo sul movimento migratorio di popoli illuminato o solo evocato nella raccolta che dona il titolo al volume In cammino invocano i fratelli. In cammino sono i diseredati, i dispersi, gli esuli che attraversano i territori del sogno e della memoria in cerca di riconnettersi con la propria storia e con il luogo vissuto. Ed è un cammino comune a tanti popoli, dai Palestinesi a partire dalla Nakba ad altri, accolti in questo testo aperto e votato a riferire di esperienze altre di dispersione nella storia. E lungo questo cammino uno dei fratelli invocati è il grande Mahmud Darwish con cui Zaqtan intesse un profondo dialogo, in più di un testo, un dialogo che lega passato a presente in un costante gioco di rimandi e allusioni alla vita di un popolo che resiste dopo ormai 75 anni con ogni mezzo possibile alla minaccia di cancellazione:
Qui c’è un albero rigoglioso che non vediamo, eppure possiamo ancora ricordare
mandorli, fichi, due peschi, molti susini e un albicocco sotto la finestra di tua madre.
Qui è la luce, dove un poeta vide una scala nel vento
e al risvegliò ci scagliò la visione
mentre il luogo a lui destinato era ormai un’orchestra di colombe
“ volano le colombe,
si posano le colombe”.
Zaqtan è in Italia per un giro di presentazioni di In cammino invocano i fratelli. Versi scelti. Sarà a Venezia giovedì 30 per una conferenza (ore 08,45) all’Università Ca’ Foscari nella sede di Ca’ Dolfin in compagnia del docente di letteratura araba e traduttore Simone Sibilio, del docente di arabo Bishara Obeid e del poeta Gianni Montieri; e venerdì 31 marzo, ospite di Incroci di Civiltà (ore 09,00 all’Auditorium Santa Margherita); a Roma il 2 Aprile presso lo spazio artistico RomartFactory con Luisa Morgantini, Wasim Dahmash e Simone Sibilio.
____________
* Simone Sibilio (Phd) insegna lingua e letteratura araba all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Le sue principali aree di ricerca sono la poesia araba moderna e contemporanea, la questione palestinese, la traduzione letteraria. Tra le sue maggiori pubblicazioni, Nakba. La memoria letteraria della catastrofe palestinese (Edizioni Q, II, 2015); In guerra non mi cercate. Poesia araba delle rivoluzioni e oltre (in collaborazione con O. Capezio, E. Chiti e F.M. Corrao, Le Monnier, 2018), Poesia araba moderna e contemporanea (Ipocan, Roma, 2022). Ha tradotto numerosi poeti arabi contemporanei tra cui Muhammad al-Fayturi, Talal Haidar, Moncef Ouhaibi, Ghassan Zaqtan, Najwan Darwish. È autore della silloge Una bussola per bandiera (Di Felice Edizioni, 2021).
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Geografie digitali di esclusione
Quando parliamo di Internet siamo ormai consapevoli del fatto che questo sia un mondo con una cultura, un’economia, un’etica e una politica proprie. Si pensi, ad esempio, alla cybercultura, alle criptomonete, e alle problematiche etiche e politiche che avvolgono tutte queste dimensioni. Chi più chi meno, siamo tutti informati e coscienti, anche grazie al fiorente dibattito contemporaneo...
Perché l'intervista a @CarloRovelli è così importante?
@Politica interna, europea e internazionale
Rovelli appartiene infatti a una classe sociale privilegiata, un'intersezione di competenze STEM di alto livello, attenzione alle dinamiche sociali ma senza fare politica, cosmopolitismo, multiculturalismo. E chiunque abbia frequentato quel tipo di persone sa che questo è il loro modo di pensare.Vede più lontano di noi.
Vede che il mondo è molto "più grande di quella che si autodefinisce comunità internazionale" e dire che quel mondo non è sbagliato (sì, sto banalizzando Luca Sofri) solo perché non rispetta i diritti umani o il diritto internazionale, è un errore
Un errore perché i "valori" dell'Occidente sono messi a dura prova proprio dalla classe dirigente dell'Occidente.3 esempi: il primo coinvolge tutto l'Occidente, un consesso che ha deciso di fare strame del #DirittoAllaConoscenza perseguitando #Assange
Il secondo riguarda l'Europa, sempre più tentata dalla sorveglianza di massa, utilizzando come scusa il terrorismo con #TERREG e la lotta alla pedopornografia con #Chatcontrol e (se escludiamo la Germania) nel più totale silenzio della politica
Il terzo ci riguarda da vicino, con il governo italiano che, forse nell'intento di innestarsi una coda ignifuga, stralcia i "crimini contro l'umanità" dal ddl di adeguamento del codice penale allo Statuto di Roma. Si vis impunitatem, para legem...
Ma sono così tante le occasioni in cui l'Occidente smentisce sé stesso: guerre di aggressione a stati sovrani con milioni di morti civili innocenti, abbandono dei migranti, persecuzione dei whistleblower, affari con tiranni sanguinari, repressione dei manifestanti!
Il concetto di Occidente può avere ancora senso nel rispetto dei diritti umani, i diritti civili e i diritti sociali. Se vogliamo dimostrare la propria superiorità verso il resto del mondo, iniziamo a farlo accogliendo quegli sfollati e dissidenti che vorrebbero raggiungerci.
Se l'Occidente è democrazia, allora invece di "esportarla", inizi a consolidarla al proprio interno migliorando gli strumenti di partecipazione democratica e invertendo l'attuale tendenza che tende a dare potere, istruzione e salute solo a una minoranza di pochi ricchi.
Non ascolteremo perciò Carlo Rovelli come esperto di geopolitica, ma il suo punto di vista sarà interessante da ascoltare sia in sé, sia per tutti i tentativi che ne seguiranno per sterilizzarne la portata.
Il video completo dell'intervista su La7
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@sabrinaweb71 @garlorobelli abbrova! 😄
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Lordi - Screem Writers Guild
In definitiva i Lordi al loro meglio che giocano in casa, magnificando la bellissima stagione dell’horror forse più ingenuo ma più vero.
iyezine.com/lordi-screem-write…
Lordi - Screem Writers Guild - 2023
Nuovo disco dei finlandesi Lordi, uno dei gruppi metal più conosciuti al mondo, che tornano con “Screem writers guild” su Atomic Fire Records.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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PODCAST. TURCHIA-SIRIA, terremoto già dimenticato dal mondo, immensi i bisogni dei civili
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 28 marzo 2023 – Nel devastante terremoto del 6 febbraio che ha colpito Siria e Turchia, hanno perso la vita almeno 50mila persone e sono rimasti coinvolti 24,4 milioni di persone. Migliaia di famiglie vivono in rifugi temporanei e faticano a procurarsi cibo e altri beni essenziali. La situazione appare grave in modo particolare nel nord-ovest della Siria dove il sisma si è aggiunto alle dure condizioni di vita in un territorio martoriato dalla guerra interna vissuta dal paese arabo dopo il 2011. A farci il quadro della situazione è Martina Iannizzotto, funzionaria del Programma Alimentare Mondiale, in questi giorni a Gaziantep.
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Martina Iannizzotto è una operatrice umanitaria con oltre venti anni di esperienza nella risposta ad emergenze. Ha lavorato in Serbia, Kossovo, Palestina, Siria, Libano, Turchia, Bangladesh e Colombia, con organizzazioni non-governative ed agenzie delle nazioni unite.
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In volo da un secolo. Il futuro dell’Aeronautica militare secondo Goretti
L’Aeronautica militare compie cento anni. Il 28 marzo 1923, infatti, l’Italia riuniva tutte le sue componenti militari aeronautiche in una nuova Forza armata autonoma. Un traguardo importante per l’Arma azzurra, tra le prime al mondo a raggiungere il secolo di vita
Generale, qual è il valore della ricorrenza, e che lezioni ci arrivano dalla storia dell’Arma azzurra?
Cento anni dell’Aeronautica militare. Un anniversario speciale nonché un’ulteriore occasione per mostrare agli italiani gli obiettivi di una Forza armata dinamica, utile al Paese e con forte propensione all’innovazione tecnologica. È l’occasione per ripercorrere l’evoluzione dell’impiego del mezzo aereo che mosse a Roma i primi passi, già all’inizio del Novecento, sull’aeroporto di Centocelle, grazie al pioniere del volo Wilbur Wright e da alcuni giovani ufficiali italiani. Da allora abbiamo fatto enormi passi in avanti, arrivando fino al dominio aerospaziale. L’anniversario sarà l’opportunità per raccontare chi siamo stati, cosa rappresentiamo oggi e soprattutto come vediamo il nostro domani.
Cos’è cambiato da quel 1923?
Sono cambiati gli uomini, gli aeroplani, l’organizzazione, ma non lo spirito, la dedizione e la passione che ogni giorno animano e guidano gli uomini e le donne in divisa azzurra. È una grande occasione per ricordare le gesta di chi ha costruito l’Arma, far conoscere i nostri ideali e le preziose capacità al servizio della collettività e delle istituzioni, e mostrare l’impegno della Difesa.
Cosa rappresentano le celebrazioni per questo secolo di vita?
Il centenario è una pietra miliare, un importante risultato. Fin dai suoi albori l’Aeronautica ha rappresentato un equilibrio tra tecnologia, passione, professionalità, lavorando quotidianamente come una squadra unita e coesa a servizio del Paese. Un secolo di storia che vogliamo condividere con gli italiani, e al tempo stesso con tutta la Difesa e con tutti i più importanti settori della società civile, dalla ricerca scientifica e accademica in generale alla cultura, all’industria aerospaziale e dell’informazione.
Oggi, l’Aeronautica è impegnata in tutti i principali scenari per l’Italia e le sue alleanze. Qual è l’importanza di questa proiezione internazionale?
Dai primi anni Sessanta l’Aeronautica è impegnata in contesti sensibili e in missioni internazionali. Basti pensare alle prime missioni in Africa con l’Onu per poi proseguire con le operazioni nella guerra del Golfo, in Kuwait, nei Balcani, in Eritrea fino ai fatti del 2001 e il successivo contributo alla sicurezza internazionale in Afghanistan, Iraq e Libia. Insomma, l’Aeronautica non è nuova a queste attività e ha un passato di impegni a favore della collettività e della sicurezza internazionale. Oggi l’Arma azzurra rinnova quell’impegno supportando la difesa del fianco est della Nato e partecipando alle operazioni di Air policing in Lituania, Estonia, Islanda, Polonia, Romania. Per dare un’idea del nostro impegno, nel 2022 abbiamo fatto più di 170 scramble e 550 ore di volo, tra attività reali e addestrative. Il 2023 lo abbiamo iniziato in Romania dove i nostri Eurofighter saranno schierati almeno fino all’estate e poi il nostro supporto a favore della Nato continuerà in Lituania fino a fine anno. Uno sforzo costante, continuativo che ha visto, vede, e vedrà uomini e donne in azzurro intenti ad assicurare l’impiego operativo dei mezzi a difesa dei cieli alleati.
Una proiezione globale che si fonda anche su solidi rapporti internazionali, dalle collaborazioni sul caccia del futuro con Tokyo e Londra alla International flight training school. Possiamo parlare di una vera air diplomacy?
I legami con i Paesi amici e alleati sono strettamente connessi alla sfida tecnologica. Questa rappresenta una nuova realtà che nasce dai moderni scenari operativi, caratterizzata anche da minacce asimmetriche, in evoluzione costante e non più limitate a un unico ambiente operativo. In questi scenari il Giappone è una nazione amica e un partner di importanza centrale e strategica per gli interessi dell’Italia. Il Gcap, il caccia di sesta generazione, insieme a droni, piattaforme di comando e controllo, satelliti e stazioni a terra, è un esempio di interessi comuni e future collaborazioni. Oggi, questo tipo di programmi necessitano investimenti immensi, che le singole nazioni non possono sostenere da sole. È successo con il Tornado, con l’Eurofighter e accadrà ancora. Per quanto attiene al Gcap, francesi e tedeschi hanno scelto una strada diversa ma è logico affermare che, molto probabilmente, quando le nazioni avranno definito i loro requisiti, vedremo le due piattaforme convergere. Per quanto riguarda il Giappone, la loro adesione al programma costituisce una grande opportunità per una migliore reciproca comprensione. Quella tra le nostre due aeronautiche è una collaborazione basata sulla fiducia reciproca. Il nostro legame è forte e stiamo cooperando in diverse aree, su vari programmi, compresa la International flight training school (Ifts) e l’utilizzo di piattaforme comuni, come l’F-35 e il tanker KC767. L’Ifts è un virtuoso esempio di sinergia istituzionale e industriale in grado di soddisfare la crescente domanda dell’Am e dei partner di formazione dei propri piloti. Un sistema addestrativo di valore assoluto già scelto da nazioni amiche, oltre Tokyo, come Austria, Germania, Qatar, Singapore, Canada e Arabia Saudita, che in esso trovano la competenza, la professionalità e la qualità per formare i propri piloti militari con i più alti standard esistenti. Il progetto mette a fattor comune il consolidato know how dell’Aeronautica nell’addestramento al volo e l’eccellenza dell’industria nazionale nell’ambito dei sistemi integrati per la formazione dei piloti militari. L’Ifts consentirà di raddoppiare l’attuale offerta formativa dell’Aeronautica attraverso il polo di Decimomannu, che si unirà a quello già esistente a Galatina. Circa ottanta piloti l’anno, tra italiani e stranieri, verranno formati in Italia.
Quest’anno celebriamo il passato dell’Aeronautica, ma qual è la visione per il futuro?
Quella di avere una Forza spiccatamente tecnologica, più snella, agile, reattiva, capace e sempre più coesa e utile al Paese. Oggi l’Am sta vivendo un processo di forte e continua trasformazione che tiene conto di un futuro incerto e difficile. Ciò impone uno strumento flessibile capace di stare al passo con un progresso tecnologico rapido e inarrestabile e con una velocità del cambiamento in continuo aumento. È un processo lungo e complesso che richiede tempo, impegno e determinazione, ma la via da seguire è chiara. Esploriamo nuovi orizzonti per utilizzare tecnologie abilitanti innovative che ci permettano di guardare al domani, e rimanere utili al mutare dei rischi e delle minacce. È la sfida che ci attende e che affrontiamo a testa alta, forti e orgogliosi delle nostre capacità, delle qualità, dei valori, della professionalità e della competenza del nostro personale che in cento anni ha dimostrato di saper operare professionalmente con passione, generosità, profondo amore e spirito di servizio per il nostro Paese e per la nostra gente. Le nuove tendenze evolutive impongono di pensare e pianificare oggi le sfide di domani, così da essere efficaci quando serve, potendo contare su capacità operative a marcata integrazione interforze, opportunamente dimensionate e sempre al passo con l’evoluzione tecnologica.
Cruciali per il futuro saranno le nuove dimensioni cyber e spaziale. In che modo si sta preparando l’Arma azzurra a queste sfide?
L’attuale scenario geopolitico e la crisi internazionale in corso hanno imposto una maggiore attenzione anche sulla sicurezza e sull’accesso allo spazio e al cyber-spazio. L’impiego diffuso delle tecnologie emergenti ha ampliato il campo d’azione delle sfide in tutti e cinque i domini, inglobando l’aerospazio e il mondo cibernetico, insieme a minacce come sciami di droni, missili ipersonici e IA. Lo spazio e l’aerospazio rappresentano l’ambiente operativo di riferimento dell’Aeronautica che, in ragione dell’evoluzione delle tecnologie e delle sfide, ogni giorno è chiamata a difendere il Paese da nuove minacce, come missili balistici o detriti spaziali, che devono essere identificate e tracciate già in orbita. L’Aeronautica è naturalmente proiettata a valorizzare e proteggere anche l’ambiente spaziale, fornendo la propria unica competenza a beneficio del Paese. Attraverso i programmi nazionali, le cooperazioni bilaterali e la partecipazione ai progetti industriali e di ricerca, la Forza armata è pienamente inserita nel sistema-Paese e opera per mantenere l’eccellenza nel comparto nazionale.
Tra questi programmi, il volo spaziale è l’estensione del dominio aereo, una sfida tecnologica in termini di sviluppo scientifico e imprenditoriale. L’Aeronautica sta lavorando per acquisire expertise nel settore. È stato finalizzato un accordo commerciale con Virgin Galactic per effettuare un volo suborbitale durante il quale si svolgeranno esperimenti scientifici in microgravità; di recente è stato anche firmato un accordo di collaborazione con Axiom per effettuare un volo orbitale e relativo addestramento nell’ambito della missione Ax-3 verso la Stazione spaziale internazionale. Anche la dimensione cyber, realtà trasversale e pervasiva di ogni dominio, ha una forte contiguità con l’Am. Si tratta di una sfida legata alla tecnologia e l’Aeronautica sta sviluppando con attenzione e determinazione gli strumenti per difendersi dai possibili attacchi.
La storia dell’Aeronautica è legata a quella dei suoi velivoli. Come saranno i mezzi di domani?
Con l’ingresso dei caccia F-35 abbiamo portato avanti l’integrazione tra velivoli di quarta e quinta generazione, con focus sulle modalità con cui i sistemi riescono a interagire tra loro e ad aiutarsi a vicenda. La tecnologia non si è fermata e oggi la sfida è quella di guardare avanti, verso il caccia di sesta generazione. Non sarà semplicemente un aeroplano che sostituirà l’Eurofighter ma un sistema di sistemi, un integratore, un elemento fondamentale per la Forza armata dopo il 2030. È un programma ambizioso e rappresenta per l’industria nazionale un’occasione unica per sviluppare tecnologie innovative, partendo dall’osservazione di quelle possedute o potenzialmente sviluppabili come l’IA, la bassa osservabilità, la fusione dei dati, l’intelligenza distribuita, la realtà virtuale, la propulsione alternativa, l’ipersonica, la connettività e altro ancora. Tutte tecnologie che hanno un’applicazione diretta in campo civile, con ricadute e benefici per tutto il Paese, necessarie per conferirgli il giusto ruolo a livello europeo e internazionale. Il caccia di sesta generazione è un programma già attivo e insieme a Londra e Tokyo stiamo sviluppando il Gcap. Una grande opportunità per l’Aeronautica e per il Paese con ampi benefici economici e industriali. Si attireranno infatti investimenti in ricerca e sviluppo e si offriranno vantaggi e opportunità per la prossima generazione di tecnici e ingegneri.
E per l’ala rotante?
Siamo promotori in Europa del Future vertical lift o Next generation high speed helo, nonché leader nel suo sviluppo e nella relativa crescita industriale, destinata ad aumentare nel tempo. Del resto è già avvenuto per l’F-35 per il quale, grazie alle competenze sviluppate, ora altre nazioni guardano con interesse a noi e al nostro polo di Cameri. Stiamo guardando avanti, verso una tecnologia superiore. La possibilità di volare in elicottero a una velocità doppia di quella possibile oggi, di effettuare manovre estreme e di fermarsi in un istante, costituirebbe un vero salto di qualità. Abbiamo bisogno di questo tipo di capacità e l’Ucraina ne è una dimostrazione. Gli elicotteri hanno subito molte perdite perché non possono difendersi dai missili surface-to-air emersi all’improvviso da aree boscose. Dobbiamo pensare all’ingresso in servizio di nuovi sistemi d’arma in grado di fronteggiare le sfide che si presenteranno nei prossimi trenta, quarant’anni. Sfide tecnologiche, ambientali e culturali prima che operative, portate da nuove minacce. Siamo di fronte a una complessità generale caratterizzata da un progresso tecnologico che avanza a velocità elevatissima e dove concetti come connettività, IA, cloud, big data, interoperabilità e multi dominio sono ormai i paradigmi di riferimento.
In che modo va valorizzato il rapporto con industria e ricerca?
L’impegno dell’Aeronautica nel mondo della ricerca e dello sviluppo è in continua crescita. Si sviluppano accordi e programmi di cooperazione con l’industria, Pmi e istituzioni di continuo e a tutti i livelli per creare e rafforzare sinergie che siano la spinta propulsiva per tutto il sistema-Paese. Abbiamo sottoscritto accordi con Leonardo, il Cnr, le università e singole istituzioni pubbliche per lavorare insieme in vari ambiti: accesso allo spazio, addestramento al volo, manutenzione dei velivoli attraverso la realtà virtuale e aumentata come il simulatore dell’Ifts Live virtual and constructive, biocarburante e altri ancora. Non dobbiamo fermarci qui ma rafforzare la filiera con industria e ricerca per essere il più predittivi possibile. La chiave è stimolare la ricerca e valorizzare nuovi strumenti di cooperazione sempre più virtuosi e capaci di valorizzare le expertise.
Un esempio sono gli hackathon, eventi in cui esperti e sviluppatori si riuniscono per realizzare in uno, due giorni un progetto dedicato. Questi rappresentano un’opportunità per conoscere e apprezzare idee proposte da giovani talenti che provengono da start up, centri di ricerca e università italiane, mondi con i quali la Difesa e l’industria devono saper dialogare per accrescere conoscenze, innovare e affrontare un futuro dove tecnologia e digitalizzazione continuano a evolvere verso realtà spesso non preventivabili. Ne abbiamo ospitato uno a Pratica di Mare, il primo hackathon aeronautico, l’Airathon appunto, su IA, blockchain e realtà aumentata virtuale e immersiva. Quell’evento è stato un virtuoso esempio che ha dato seguito a una serie di collaborazioni per consolidare competenze specifiche e mettere a disposizione strumenti efficaci e all’avanguardia.
Guardando ai prossimi cento anni dell’Arma azzurra, qual è il messaggio che vuole lanciare alle future generazioni di aviatori?
L’Aeronautica militare ha messo, mette e metterà sempre a disposizione di tutti coloro che aspirano a operare nella terza dimensione le proprie naturali e indiscusse competenze nel settore aerospaziale. Ai ragazzi, le giovani menti smart del nostro futuro, dico sempre: abbiate il coraggio di osare. L’Aeronautica guarda da sempre verso il futuro. Dal 1923 la nostra forza è sempre quella di osare, di guardare avanti con coraggio, spirito di squadra, motivazione e fame di cultura. Lo spazio è il futuro dei giovani, ai quali abbiamo l’obbligo di trasferire il massimo della nostra conoscenza, opportunità e gratitudine per tutti coloro che in questi cento anni hanno consentito di rendere grande l’Aeronautica militare.
Intervista apparsa sul numero 142 della rivista Airpress
Intervista al Presidente Giuseppe Benedetto per EXTREMA RATIO
Intervista all’Avvocato penalista Giuseppe Benedetto, Presidente della Fondazione Luigi Einaudi, sul suo ultimo libro “Non diamoci del tu. La separazione delle carriere”, edito da Rubbettino Editore. Un serio dibattito sulle regole del gioco della giustizia penale non può evadere la separazione delle carriere tra giudici e pm: questa, la profonda convinzione da cui muove l’Autore, fondando la sua riflessione su ragioni di rango prima di tutto giuridico, senza trascurare uno sguardo comparativo.
La carriera unica, infatti, rappresenta una peculiarità italiana soprattutto nei paesi liberal-democratici occidentali, ed esemplifica un’incoerenza del sistema interno, ancora oggi capace d’inibire il pieno compimento del processo accusatorio (introdotto più di trent’anni fa dalla Riforma Vassalli) e della riforma costituzionale del 1999, che volle incidere l’art. 111 Cost. nel segno del giusto processo e della parità delle parti di fronte ad un giudice terzo ed imparziale. Nel descrivere questa rappresentazione, Benedetto incalza sollevando l’attenzione sulle ulteriori e connesse storture dell’ordinamento, indicando una proposta di legge già depositata e giocando con le provocazioni sulla “riserva mentale” nella quale sembra arroccata la magistratura.
La discussione non riguarda la compromissione dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, ma appartiene all’esfoliazione del nostro sistema da vecchie e diffuse tracce inquisitorie. Tutto ciò che precede, infatti, attiene al rispetto del giusto processo.
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Concorso nazionale "Matteotti per le scuole": l'ottava edizione è rivolta agli alunni della scuola secondaria di I e II grado, per ricordare Giacomo Matteotti e la sua testimonianza di libertà e di democrazia.
Ministero dell'Istruzione
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Libertà nella rete e libertà della rete
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In Cina e Asia – L’Ue approva strumento anti-coercizione
I titoli di oggi:
Mar cinese meridionale, Scspi: "Operazioni Usa in aumento"
Cina, cittadino giapponese arrestato per spionaggio
Cina, Baidu cancella l'evento di lancio dell'omologo cinese di ChatGPT
Giappone e Usa annunciano accordo sui minerali della transizione energetica
Brics, l'ex presidente del Brasile alla guida della New Developement Bank
Myanmar, Min Aung Hlaing chiede "un'azione decisiva" contro gli oppositori
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Majority of credit bureau "CRIF" database illegal
La maggior parte del database del credit bureau "CRIF" è illegale Decisione della DPA austriaca sul caso noyb: I dati di milioni di austriaci devono essere cancellati
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PRIVACY DAILY 79/2023
Per il ciclo “i Mercoledì di Nexa”, mercoledì 12 aprile h.17: presentazione del libro "La rivoluzione informatica Conoscenza, consapevolezza e potere nella società digitale" di @EnricoNardelli
L'INCONTRO SI TERRÀ IN PRESENZA E ONLINE
Con l'avvento, a metà del secolo scorso, dei calcolatori elettronici, che apparivano in grado di svolgere quei compiti intellettuali tipici delle persone, l'umanità aveva iniziato a pensare di poter alleviare le sue fatiche mentali. La storia successiva ha mostrato che eravamo ottimisti e anche un po' superficiali. L'automazione realizzata attraverso la tecnologia digitale ha ancora forti limiti e spesso vincola il nostro spazio di libertà invece di aiutarci. Le "macchine cognitive" che la realizzano sono prive di ogni consapevolezza di ciò che fanno, di qualunque comprensione di ciò che producono e ignorano tutte le dimensioni che caratterizzano la società umana a parte quella esclusivamente razionale.
In parallelo, la riservatezza sulle nostre azioni e la nostra esistenza si sta assottigliando sempre di più, mentre piattaforme inizialmente pensate per facilitare le relazioni sociali e l'utilizzo dei servizi sono usate per influenzarci in modi nascosti e subdoli e per aumentare le disuguaglianze sociali, impoverendo le masse a scapito dei pochissimi che le controllano. Adesso è iniziata la diffusione di sistemi basati su tecniche di intelligenza artificiale, che hanno la potenzialità di esasperare ancora di più questa situazione.
È quindi in atto una vera e propria rivoluzione, la "rivoluzione informatica", che - come precedenti analoghe rivoluzioni, quella della stampa a caratteri mobili e quella industriale - cambierà radicalmente la nostra società. Dobbiamo però sviluppare un'automazione rispettosa e fidata, che ci aiuta facendoci risparmiare tempo, ci protegge da intromissioni indebite e supporta la crescita di comunità solidali. La sua realizzazione passa attraverso un'istruzione di massa sull'informatica, la disciplina scientifica e tecnologica che la rende possibile, obiettivo verso il quale molti paesi avanzati, in tutto il mondo, si sono già mossi.
LINK AL COMUNICATO
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Sette lezioni dalla Lettonia dopo un anno di invasione russa dell’Ucraina
È passato un anno da quando la Russia ha intensificato la sua guerra contro l’Ucraina fino a trasformarla in un’invasione su vasta scala. Quando abbiamo scritto delle prime reazioni lettoni all’attacco russo, abbiamo notato che la vicinanza geografica sia con l’aggressore che con la vittima faceva sentire i lettoni coinvolti emotivamente nel conflitto. La Lettonia si è […]
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L’inciviltà urbana non si combatte con l’inciviltà digitale
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“Il trattamento dei dati personali nell’attività investigativa” – Adempimenti e misure di sicurezza per l’investigatore nel rispetto della privacy (Editore Key)
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Le iniziative delle altre Autorità
Diritti umani: l’ipocrisia USA
In un momento in cui circa 3.897 persone, compresi i bambini, sono state uccise in 117 sparatorie di massa in soli tre mesi nel 2023 e altre 5.280 persone sono morte per suicidio nello stesso periodo, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha pubblicato il suo ‘2022 Country Reports on Human Rights Practices’, proclamandosi […]
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Il Sud del Mondo a lavoro per la pace in Ucraina
Traiettoria di conflitto precaria – Russia e Ucraina si stanno preparando per un’offensiva primaverile con livelli più elevati di coinvolgimento militare. Le ricadute nella regione sono state finora evitate, nonostante diversi attacchi di droni contro basi russe nella Crimea occupata e nella Russia occidentale, nonché il bombardamento del ponte di Kerch che collega la Crimea […]
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Onde elettromagnetiche per la biodifesa. Lo scudo di Elettronica
L’ambito della biodifesa ricopre un ruolo sempre più centrale per le Forze armate, in quanto la governance di questo dominio fornisce un importante strumento per la tutela della sicurezza nazionale di fronte a minacce virali. Questo è il cuore di quanto emerso dal workshop di Elettronica dedicato alla necessità di sviluppare competenze nazionali nell’ambito del dominio della biodifesa tenutosi oggi presso la sede del Segretariato generale della Difesa, a cui hanno partecipato rappresentanti delle Forze armate e delle istituzioni.
Le esigenze di biodifesa militare
Come illustrato dal segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano, la ricerca e l’innovazione tecnologica sono fondamentali per far fronte alle future minacce da agenti patogeni. Per questo SegreDifesa è impegnata nel sostegno a questo tipo di ricerche, in modo da rendere le Forze armate pronte ad affrontare le esigenze operative sempre più sfidanti e mitigare le future minacce derivanti da agenti patogeni. In linea con questo, il workshop ha permesso di identificare nuove caratteristiche del dispositivo antivirus realizzato da Elettronica E4Shield per poter rispondere agli standard ambientali militari in tutti i possibili teatri operativi. Per questo l’occasione ha permesso all’azienda non solo di presentare il proprio strumento, ma anche l’ulteriore app apposita, sviluppata grazie al coinvolgimento della controllata Cy4Gate, che permette di controllare e di aggiornare il dispositivo da remoto.
E4Shield
Come spiegato dal presidente e ceo di Elettronica, Enzo Benigni, il funzionamento di E4Shield “ha le stesse caratteristiche di un tradizionale sistema di difesa elettronica, che, in questo caso, attraverso l’utilizzo delle onde elettromagnetiche rende inattive le minacce virali, mandandole in risonanza”. E4Shield, infatti, può agire all’interno di ambienti chiusi, come scuole, mezzi di trasporto, aziende e riesce a inattivare il virus in aerosol, contribuendo così a mitigare ancor di più la minaccia rappresentata da agenti patogeni, come i virus. L’innovazione tecnologica del dispositivo si basa infatti su delle evidenze scientifiche riportate in diverse riviste di settore, tra cui uno studio pubblicato dalla rivista Nature, che hanno ampiamente dimostrato la capacità delle onde elettromagnetiche di inibire la carica virale degli agenti patogeni.
Le future evoluzioni
Per quanto riguarda i più recenti sviluppi, è emerso che il principio fisico alla base della tecnologia ha una valenza universale e, per questo motivo, si è deciso di procedere con nuove campagne di test. E4Shield, era infatti stata testata con successo per l’inattivazione in aerosol al 90% del virus Covid-19 e delle relative varianti conosciute, ottenendo anche la certificazione Ce e Sar (per dispositivi indossabili). Più recentemente sono stati condotti test con altri patogeni, ad esempio un ceppo rappresentativo dei virus dell’influenza stagionale, e, analogamente ai risultati ottenuti con Covid-19, si sono ottenuti risultati positivi al 90%. Sono ora in corso test per l’influenza aviaria e prossimamente verrà avviato lo studio della sua efficacia sui batteri.
Il Casd si candida a diventare polo accademico internazionale
Coordinare le varie aree di interesse strategico e diventare hub interistituzionale per formare militari e civili che operano nell’interesse del sistema Paese e del Patto Atlantico. È questo il “goal achieved” del Centro alti studi della Difesa. La certificazione di Scuola di Alta Formazione, rilasciata del Ministero dell’Università e della Ricerca, è prevista tra il terzo e il quarto trimestre 2023 e i parametri richiesti vanno verso la realizzazione. Si tratta dell’obiettivo imminente, ma non l’ultimo.
Quattro curricula per il ciclo di dottorato in corso stanno gettando le basi per la struttura scientifica che si realizzerà nel Casd e, proprio nei prossimi mesi, si definirà la componente docenti che guiderà la macchina accademica. A questa programmazione si aggiunge la candidatura, nel perimetro Nato, di centro di eccellenza grazie all’Executive Master in Strategic Leadership and Digital Transformation che ha già attratto circa 60 studenti provenienti da diversi paesi. Un riconoscimento che potrebbe rendere il Casd polo di riferimento mondiale nell’esclusiva proposta di alta formazione.
Ma se siamo tutti d’accordo sulla multidisciplinarietà della sfida, dobbiamo essere tutti d’accordo anche sul ruolo interistituzionale che il Casd dovrà assumere in qualità di baricentro degli “heads of government and private corporate”. Una direttrice percorribile anche attraverso la terza missione ma imprescindibile poiché gli attori coinvolti, di diversa entità giuridico-sociale, saranno essenziali nella realizzazione della stessa “value proposition”. Un esempio di sinergia tra attori pubblici e privati, ospitati in ambito accademico, è stato promosso lo scorso 23 marzo in occasione della XIV edizione della Cyber Warfare Conference.
Una opportunità per riconoscere al Casd il ruolo di interprete tra attori che parlano diverse lingue, esattamente come accade nei centri di eccellenza della Nato dove istituzioni e università si incontrano e interagiscono con aziende e professionisti privati per promuovere progetti di analisi, ricerca e sviluppo. Ma se in meno di due anni si è realizzata questa trasformazione, attraverso un’accelerazione tipicamente manageriale, lo si deve al Presidente del Centro Ammiraglio di Squadra Giacinto Ottaviani che ha avviato, sin dal suo insediamento, una fitta attività di confronto e ascolto con le alte rappresentanze del mondo universitario italiano.
Una trasformazione non facile se si pensa all’evoluzione nelle strategie di guerra che riconoscono al “quinto dominio” un pericolo quanto mai attuale e ancora tutto da definire. In relazione a questa minaccia, che non ha strumenti convenzionali, è asimmetrica e spesso non riconosce l’entità degli attori coinvolti, il Casd sarà chiamato a una responsabilità centrale per proteggere il confine reale e virtuale del Paese.
Export e cooperazione. Mariani presenta la ricetta di Mbda Italia
Un anno eccezionale per Mbda. Lo ha definito così il 2022 l’amministratore delegato di Mbda Italia e group director Sales and business development per il gruppo europeo, Lorenzo Mariani, illustrando i risultati della componente italiana del consorzio, riprendendo le parole del ceo Éric Béranger. A confermarlo sono i numeri portati da Mariani: “Outlook positivo per i prossimi due anni, confermati i ricavi a 4,2 miliardi di euro e un nuovo record con circa nove miliardi di euro di ordini acquisiti, che hanno portato il portafoglio ordini a 22,3 miliardi di euro”. Cifre e risultati che non risentono direttamente della guerra in Ucraina, quanto da un “cambiamento radicale nella percezione della società e del mondo del ruolo di una realtà come Mbda quale strumenti strategico per la sicurezza”.
Cambia l’approccio alla Difesa
Come confermato dal manager, infatti, “sui nove miliardi di monte ordini, abbiamo solo un ordine da meno di 300 milioni direttamente legato all’Ucraina, proveniente da un Paese confinante”. Il resto deriva dalla presa di coscienza di diversi Paesi che le previsioni di spesa ipotizzate per il prossimo decennio erano troppo diluite, e che il nuovo scenario internazionale necessitava di anticipare ai prossimi due o tre anni spese previste per il 2030. “Un effetto indiretto della crisi, ma soprattutto un nuovo atteggiamento nei confronti del settore della Difesa”.
Export
Importante per i risultati dell’anno passato è stato l’export, che ha visto totalizzare circa sei dei nove miliardi di ordini acquisiti, rispetto alla tradizionale ripartizione 50 e 50 tra mercato estero e domestico. Importanti i contratti per i Rafale degli Emirati Arabi Uniti, che di fatto affiancano il Qatar quale primo cliente in backlog, e con la Grecia, dove Mbda è presente soprattutto “col volto francese” grazie ai Rafale e le fregate Fdi equipaggiate con gli Aster. Il gruppo è presente anche in Arabia Saudita dove operano i Tornado e dove è in atto il contratto per l’aggiornamento di mezza vita degli Storm Shadow. L’Italia ha dato il suo contributo importante al gruppo, soprattutto con i Marte ER per gli NH-90 del Kuwait e gli Aster navali e gli Albatros NG, frutto di un “ottimo legame con Fincantieri per proporre pacchetti completamente italiani”, ha detto Mariani, che ha spiegato i vantaggi di un “approccio francese che presenti pacchetti nazionali con il sostegno del sistema-Paese”.
I risultati italiani
Dal mercato domestico arrivano circa tre miliardi di pacchetto ordini, con l’Italia molto in salita, la Francia che supera il miliardo e il Regno Unito leggermente in flessione, ma non lontano dal miliardo. Per l’Italia un “anno da ricordare” con numeri sopra il miliardo e in progressione “più che aritmetica” rispetto agli anni precedenti. “L’Italia ha contribuito in maniera determinante sui risultati del gruppo, in particolare per quanto arriva dalle cooperazioni”. I ricavi sono legati, anche per il nostro Paese, dall’export, a partire dalle consegne dei Marte per le difese navali e costiere del Qatar. “L’Ebit è salito molto grazie alle consegne estere e domestiche, e si avvicina al valore più alto del gruppo”. L’obiettivo dei prossimi anni è allineare la redditività italiana a quella del gruppo, con un Ros a due cifre.
Caccia di sesta generazione
Importante per il mercato domestico italiano anche l’avvio del programma sul caccia di sesta generazione Gcap, con i primi contratti che vedono Mbda Italia quale second tier. Qui le sfide saranno la definizione dei vari sistemi, dagli effettori all’intero weapon system, alle sfide di sviluppo tecnologico che dovranno essere affrontate dalla società e dall’intero consorzio industriale. Per quanto riguarda la partecipazione del gruppo a entrambi i progetti di sesta generazione, quello italo-ango-giapponese Gcap, e quello ibero-franco-tedesco Scaf, Mariani assicura che “esiste una strettissima muraglia cinese” tra i due programmi, con Mbda Uk e Italia impegnati sul Gcap e le divisioni di Parigi e Berlino sullo Scaf.
Programmi e sfide
Per l’azienda, i principali programmi in fase di svolgimento e sviluppo sono i lotti di Marte ER, in versione per il NH-90 e le batterie costiere, e la consegna degli Aster ai programmi di corvette e pattugliatori d’altura. È stato avviato il contratto per la produzione con la Francia dei Samp-T/NG e, in Italia, è arrivato il contratto dal valore di circa un miliardo per i missili Camm ER destinati all’Aeronautica e all’Esercito. Oltre ai programmi già avviati, ci sono le grandi sfide per il prossimo futuro, tra cui lo sviluppo di efficaci intercettori di minacce ipersoniche e l’incremento del rateo della produzione, chiesto “a gran voce” dai ministeri della Difesa europei, a partire da Italia e Francia. Qui la sfida è sicuramente impegnativa, dal momento che coinvolge l’intera filiera, dai fornitori ai produttori finali, e dove sarà fondamentale il contributo dello Stato.
GARANTISMI – ChatGPT o Psicologo? Sempre più persone “parlano” con la AI
In questa nuova puntata di #Garantismi insieme a Matteo Flora parliamo di come sempre più utenti si rivolgano a ChatGPT e alle AI Conversazioni per sottoporre domande e per consultarle sui temi di affetti, famiglia, relazioni, lavoro. .
YouTube entra nella casa dei liberali italiani e sovverte i nostri principi costituzionali
Nei giorni scorsi, un piccolo fatto di cronaca ci ha ricordato l’esistenza di un grande problema. È accaduto che, applicando le proprie, soggettive, politiche, YouTube abbia ritenuto di censurare un breve passaggio di un ampio intervento di Antonio Martino alla Scuola di liberalismo della Fondazione Luigi Einaudi. Un intervento in cui il professore dissentiva dall’obbligo vaccinale e contestava il green pass. YouTube è dunque entrata nella casa di liberali italiani e, sovvertendone le regole, ha imposto la propria logica. Una logica censoria.
Nella mail di spiegazioni inviata alla Fondazione Luigi Einaudi il concetto è esplicito: YouTube “non ammette” affermazioni relative ai vaccini contrarie al parere della scienza ufficiale. Segue quello che la società californiana chiama “avvertimento”. In effetti, una minaccia: per una settimana la Fondazione Luigi Einaudi non potrà utilizzare il proprio account, al terzo “avvertimento” il canale della Fondazione “sarà rimosso da YouTube”.
Personalmente, ero favorevole all’obbligo vaccinale così come al green pass, ma non è questo il punto. Il punto è che, da liberale, mai mi sognerei di impedire a chi la pensa diversamente da me di sostenere le proprie opinioni. È quello che YouTube ha fatto. E l’ha fatto nella finzione che il Web sia (ancora) una libera opzione è che chi vi accede debba di conseguenza sottostare ai principi morali ed etici della multinazionale che lo ospita. In effetti, non è più così.
“Affronteremo i piccoli editori come il ghepardo che insegue una gazzella ferita”, disse Jeff Bezos all’esordio di Amazon. La minaccia si è realizzata. Il Web ha dilaniato l’editoria e i media tradizionali e gli ha sottratto il controllo dell’informazione, della conoscenza, del dibattito e della formazione etica, politica, culturale e civile della persona e delle società. Un potere oggettivamente “pubblico”. Un potere che tocca e spesso travolge diritti costituzionali, responsabilità civili e norme penali cui i Giganti del Web dovrebbero, come tutti, sottostare. Hanno voluto la bicicletta? Devono guidarla secondo il codice della strada. Ma i codici non sono tutti uguali.
Tra i principi costituzionali investiti dalla crescita del Web ci sono senz’altro la libertà di espressione e quella di informazione. Articolo 21 della Costituzione italiana, punto fermo di ogni democrazia liberale: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Concetto ripreso dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Quello che sostiene che “ogni persona ha il diritto alla libertà di espressione” e che tale diritto “include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”. L’articolo 2 è ancor più secco, lapidario: “La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati”.
Ebbene, nell’epoca in cui il 60% dell’opinione pubblica si forma sui social, le responsabilità giuridiche e civili dei media tradizionali sono di fatto passare in capo ai Giganti del Web. E finché non si sarà trovato il modo di trasferire al mondo cosiddetto virtuale le norme e i principi riconosciuti nel mondo reale le basi del nostro vivere civile, e in sostanza della nostra democrazia, saranno appaltate al capriccio, alla convenienza e ai tic di quel pugno di uomini che fanno business del Web a livello globale.
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Italia-Israele, firmato l’accordo di collaborazione per la sicurezza nel Mediterraneo allargato
di Antonio Mazzeo –
Pagine Esteri, 23 marzo 2023. Accordo tra due think tank di Italia e Israele per avviare progetti di ricerca congiunti sulle questioni di geopolitica e sicurezza nel Mediterraneo allargato. A firmarlo nei giorni scorsi a Roma il presidente della Fondazione Med-Or Marco Minniti (ex ministro dell’Interno, Pd) e il direttore esecutivo dell’Institute for National Security Studies (INSS) di Tel Aviv, prof. Manuel Trajtenberg.
Quello tra la fondazione promossa e finanziata dall’holding del complesso militare-industriale Leonardo SpA e l’INSS di Tel Aviv è il primo memorandum di tale genere firmato tra un’entità italiana e una israeliana. “Per Med-Or l’avvio di questo rapporto di collaborazione è estremamente importante”, ha dichiarato l’ex titolare del Viminale. “Avremo modo di sviluppare progetti comuni di ricerca e di cooperazione scientifica su tematiche e in settori strategici che sono al centro dei nostri programmi di lavoro. INSS è infatti una realtà a livello internazionale, soprattutto per le sue attività su temi come sicurezza e geopolitica, e potremo lavorare per approfondire questioni sempre più rilevanti, per i nostri due paesi, anche alla luce degli straordinari cambiamenti di cui la regione del Mediterraneo è oggetto e che vedranno nei prossimi anni Italia e Israele sempre più coinvolti”.
L’accordo di collaborazione punta nello specifico all’organizzazione di eventi e seminari, in Italia e in Israele, su tematiche inerenti la politica estera, di difesa e sicurezza; lo sviluppo di programmi di scambi tra ricercatori dell’INSS e della Fondazione Med-Or; il finanziamento di borse di studio (erogate dall’istituzione di Leonardo) a studenti israeliani per corsi di master presso università italiane.
“L’INSS di Tel Aviv è un think tank indipendente e no profit, che grazie a una ricerca innovativa e dagli alti standard, e alla presenza di ricercatori provenienti dal mondo accademico e da quello della sicurezza e dell’intelligence israeliana, è ampiamente considerato, qualitativamente parlando, tra i migliori sulla difesa e sicurezza nella regione mediorientale e a livello internazionale”, enfatizza la Fondazione guidata da Marco Minniti.
Il presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti, e il direttore Esecutivo dell’INSS, Prof. Manuel Trajtenberg
Affiliato all’Università di Tel Aviv (la più grande istituzione accademica d’Israele con oltre 30.000 iscritti), l’Institute for National Security Studies ha svolto per conto delle autorità governative israeliane importati studi sulle questioni relative alle problematiche militari e strategiche, terrorismo, conflitti a bassa identità, spese militari nell’area mediorientale, cyber war, ecc.. L’INSS organizza meeting e conferenze a cui partecipano leader politici e i vertici delle forze armate (in particolare la conferenza annuale su Cybersecurity e Intelligence). Fondato nel 1977 come Centro per gli Studi strategici dell’Università di Tel Aviv dal generale (in pensione) Aharon Yariv, già capo intelligence dell’IDF, nel 1983 il Centro fu denominato “Jaffee Center for Strategic Studies” e nell’ottobre 2006 assunse il suo nome odierno, rendendosi autonomo economicamente dalla Tel Aviv University. Prima della sua trasformazione, il “Jaffee Center for Strategic Studies” è stato diretto dal generale Shlomo Gazit, ex capo della Direzione d’intelligence delle forze armate, “coordinatore” delle operazioni del governo israeliano nei Territori occupati dal 1967 al 1974 e finanche Presidente della Ben-Gurion University per otto anni dopo il suo ritiro dalla vita militare.
L’Institute for National Security Studies ha elaborato la cosiddetta “dottrina militare Dayhiya” che comporta “l’applicazione di forza sproporzionata e il causare gravi danni e distruzione alle proprietà e alle infrastrutture civili”. La dottrina è stata formalizzata alla vigilia del sanguinoso attacco contro Gaza del biennio 2008-09 con la pubblicazione di un paper da parte del colonnello (riservista) Gabriel “Gabi” Siboni, dal titolo Disproportionate Force: Israel’s Concept of Response in Light of the Second Lebanon War (ottobre 2008).
Il prof. Manuel Trajtenberg è direttore esecutivo dell’INSS dal maggio 2021. Economista con un dottorato all’Università di Harvard è stato fondatore e primo presidente del National Economic Council della Presidenza del consiglio dei ministri di Israele dal 2006 al 2009. Successivamente ha ricoperto per un quinquennio la carica di presidente del Comitato finanze e pianificazione del Consiglio nazionale per l’Istruzione superiore, nonché responsabile del Comitato per le trasformazioni sociali ed economiche istituito dal governo dopo le proteste di massa del 2011. Manuel Trajtenberg è stato anche parlamentare alla Knesset con l’Unione sionista (2015-17) e vanta una consolidata esperienza nel settore militare-sicuritario: già “esperto-consulente” della Direzione per la ricerca e lo sviluppo del Ministero della difesa (ente che in coordinamento con le industrie belliche promuove i programmi di sviluppo di nuovi sistemi e tecnologie militari); rappresentante del Brodet Committee per il bilancio della difesa dopo la Seconda guerra in Libano; membro del Comitato scientifico del gruppo industriale aero-spaziale Rafael Advanced Defense Systems durante il programma di sviluppo del sofisticato sistema “anti-missile” Iron Dome; membro del forum che ha dato vita alla Direzione nazionale cyber.
La Fondazione Leonardo Med-Or è stata istituita nel 2021 con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (Med) e del Medio ed Estremo Oriente (Or). “Leonardo Med-Or è nata per unire competenze e capacità dell’industria con il mondo accademico per lo sviluppo del partenariato geo-economico e socio-culturale”, spiegano i promotori. I settori di ricerca ed intervento comprendono innanzitutto la safety, la security, l’aerospazio e la difesa, in Italia e all’estero. La fondazione ha avviato diversi progetti di “cooperazione internazionale”: con il Regno del Marocco (borse di studio per studenti in collaborazione con il Mohammed Polytechnic University di Rabat e la LUISS di Roma); con le Repubbliche del Niger, Somalia,Libano e con enti governativi e centri di ricerca di Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Giordania, Qatar e Yemen.
Con il presidente Marco Minniti siede nel consiglio di amministrazione della Fondazione Med-Or, in qualità di direttrice generale, Letizia Colucci, contestualmente presidente del Cda di MBDA Italia (società leader nella produzione di sistemi missilistici avanzati, controllata in parte da Leonardo), membra dei Cda delle aziende aerospaziali Avio SpA ed e-Geos e di Telespazio Iberica. Dall’ottobre 2022 Med-Or può contare pure in un International Board di altissimo livello, composto da 26 persone (politici, manager industriali e docenti universitari) provenienti da 23 paesi di Europa, Stati Uniti d’America, Africa e Medio Oriente. Tra essi compare David Meidan, potente uomo d’affari ed ex funzionario del governo israeliano, “operativo nell’esportazione di alta tecnologia all’avanguardia prodotta in Israele”, così come è stato presentato all’evento ufficiale di costituzione della Fondazione Med-Or.
Prima di dedicarsi all’export militare, David Meian ha lavorato dal 1977 al 2011 con il Mossad, l’agenzia d’intelligence e spionaggio d’Israele, e con la super segreta Unit 8200, l’unità dell’esercito che opera in stretto contatto con gli enti spionistici statunitensi come la NSA – National Security Agency. “Uno dei suoi ruoli principali è stato stabilire relazioni non ufficiali con i paesi del Medio Oriente che non hanno relazioni diplomatiche con Israele”, ha spiegato la fondazione guidata da Marco Minniti. Qualche tempo fa David Meidan è stato inviato in Turchia dalle autorità di Tel Aviv per rafforzare le relazioni diplomatiche con il presidente Erdogan. In passato era stato pure coordinatore speciale per i prigionieri di guerra e i dispersi in azione per conto del primo ministro Nemjamin Netanyahu.
Nell’International Board di Med-Or siedono inoltre Sir Alex Younger, già Direttore del Secret Intelligence Service (MI6) del governo britannico e John Negroponte, vicesegretario di Stato USA dal 2007 al 2009 e prima ancora vice consigliere per la sicurezza con Ronald Reagan presidente (1987-1989), ambasciatore presso le Nazioni Unite (2001-2004) e direttore dell’Intelligence nazionale USA con George W. Bush (2005-2007).
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