Se pensate che i servizi pubblici facciano acqua da tutte le parti, ancora non avete visto niente.
I tagli entrano nel vivo di quel che sono destinati ad essere: un massacro sociale.
La patriota sapeva che avrebbe accoltellato alle spalle gli idioti che l'hanno votata e con essi, tutti gli italiani. Lo sapeva gia' in campagna elettorale e non era poi cosi difficile individuare i suoi reali interessi. Era sufficente considerare il suo vissuto invece di innamorarsi delle sue menzogne urlate nei mercati rionali dove si guarda bene dal tornare a viso scoperto...
Lacrime e sangue come ai tempi della riforna Fornero, quella che dovevano abolire e che invece hanno reso peggiore costringendo le persone a lavorare ancora di piu'.
Ma una buona notizia c'e'; gli extraprofitti non saranno toccati nemmeno a questo giro ed i miliardari possono continuare a stare sereni.
Finche' c'e' la Meloni, il principio fondante di frodatore e parassiti, farla franca, e' saldamebte custodito.
Themis & Metis di Francesca Scoleri
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ERDOGAN CONTRO ISRAELE: PRIMA O POI VERRÀ FERMATO
Tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali, in particolare l'ONU, devono fermare Israele senza perdere altro tempo”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha condannato l'operazione di terra di Israele in Libano e ha esortato le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali a fermare Israele senza “perdere altro tempo”.
L'esercito israeliano ha dichiarato di aver lanciato un'offensiva di terra in Libano e che le sue forze hanno ingaggiato scontri martedì, intensificando il conflitto dopo una settimana di intensi attacchi aerei che hanno ucciso centinaia di persone.
Erdogan ha anche paragonato Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, a Hitler.
"Proprio come Hitler, che si vedeva in uno specchio gigante, è stato fermato, Netanyahu sarà fermato allo stesso modo”.
-CGTN Europe
Intervento di Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, al Dibattito Generale svoltosi nell’ambito dei lavori della 79esima sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU
New York, 28 settembre 2024
I punti principali dell’intervento:
• Oggi il mondo si trova nuovamente a dover affrontare sfide di enorme portata, le quali ci richiedono di unire le forze, anziché scegliere lo scontro e la brama di perseguire il dominio globale.
• Per la Maggioranza mondiale è evidente che il clima di scontro e l’egemonismo non risolveranno neppure una delle problematiche esistenti a livello globale. Essi si limitano a rallentare artificiosamente il processo oggettivo che sta portando alla formazione di un ordine mondiale multipolare.
• La Russia si schiererà sempre dalla parte dei principi legati all’impegno congiunto, alla verità e al diritto, alla pace e alla cooperazione in favore della rinascita di quelli che furono gli ideali definiti dai padri fondatori [delle Nazioni Unite].
• I livelli inauditi di arroganza e aggressività raggiunti dalla politica occidentale nei confronti della Russia non solo sviliscono il significato stesso del principio di “cooperazione globale” promosso dal Segretario Generale dell’ONU, ma stanno ostacolando sempre di più il funzionamento dell’intero sistema di governance globale, compreso il lavoro del Consiglio di Sicurezza.
• Il Segretariato delle Nazioni Unite non può esimersi dal cercare di appurare la verità in quelle situazioni che vanno a intaccare in maniera diretta la sicurezza globale, ed ha l’obbligo di ottemperare scrupolosamente all’Articolo 100 della Carta dell’ONU, che stabilisce che esso debba agire in maniera imparziale ed evitare di lasciarsi tentare dalla possibilità di assecondare singoli Paesi; tanto meno se si tratta di quelli che esortano apertamente non alla cooperazione, ma bensì a una divisione del mondo tra “prati fioriti” e “giungle”, o anche tra “coloro che pranzano al tavolo della democrazia” e coloro che invece “si ritrovano sul menù”.
• Desidero ricordare, in particolare ai colleghi del Segretariato ONU, che la Carta delle Nazioni Unite non tratta soltanto di integrità territoriale. Nel primo articolo della Carta viene sancito l’obbligo di rispettare i principi di uguaglianza dei diritti e di autodeterminazione dei popoli.
• Un ordine mondiale più giusto presuppone, senza dubbio, un ampliamento della rappresentanza del Sud globale presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Noi ribadiamo la nostra posizione a sostegno delle candidature del Brasile e dell’India e, al tempo stesso, la nostra approvazione delle già note iniziative avanzate dall’Unione Africana.
Israele dichiara “non grato” il capo dell’Onu, vietandogli l’ingresso
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, è stato dichiarato «persona non grata» in Israele e gli è stato vietato l’ingresso nel Paese. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Israel Katz, che ha aggiunto: «Chiunque non possa condannare inequivocabilmente l’odioso attacco dell’Iran a Israele, come hanno fatto quasi tutti i paesi del mondo, non merita di mettere piede sul suolo israeliano. Questo è un Segretario generale che deve ancora denunciare il massacro e le atrocità sessuali commesse dagli assassini di Hamas il 7 ottobre, né ha guidato alcun tentativo di dichiararli un’organizzazione terroristica».
L'Indipendente
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Von der Leyen über alles
La riconfermata presidente della Commissione UE punta a costruire un’Europa ancor più filo-atlantica e visceralmente anti-russa, sotto lo sguardo compiaciuto di Washington.
Malgrado il declino economico a cui sta andando incontro l’Unione Europea, e due conflitti alle porte che ne rendono ancor più precaria la situazione geopolitica, Ursula von der Leyen (al suo secondo mandato alla guida della Commissione UE) sta vivendo il suo momento di gloria.
Con Francia e Germania, i due paesi leader dell’Unione, indeboliti dalle rispettive crisi interne, von der Leyen può usufruire di un ulteriore margine di manovra. Se il Parlamento europeo approverà la nuova Commissione presentata la scorsa settimana, ben pochi potranno farle ombra.
Come ha osservato il politologo Alberto Alemanno, professore di Diritto europeo a Parigi, la riconfermata presidente sarà circondata da “yes men”, mentre le principali figure del suo primo mandato – l’olandese Frans Timmerman (Commissario per il clima), la danese Margrethe Vestager (Commissario per la concorrenza) – si apprestano a uscire di scena.
Anche il francese Thierry Breton, Commissario per il mercato interno e uno dei principali avversari della von der Leyen, ha dovuto gettare la spugna, sostituito dall’ex ministro degli esteri, e fedelissimo di Macron, Stéphane Séjourné.
Nominata “la donna più potente del mondo” da Forbes nel 2022, von der Leyen ha organizzato la nuova Commissione in un modo che, secondo molti osservatori, è una lezione di “accentramento del potere”.
Secondo Sophia Russack, ricercatrice presso il Centre for European Policy Studies di Bruxelles, la leader tedesca ha utilizzato l’approccio del divide et impera, proponendo la creazione di sei vicepresidenti esecutivi, ognuno dei quali sarà responsabile di un gruppo di commissari, con una catena di comando che rimane tuttavia vaga e confusa.
Le posizioni chiave (economia e produttività, commercio e sicurezza economica) sono andate a due suoi fedeli alleati del precedente mandato, il lettone Valdis Dombrovskis e lo slovacco Maroš Šefčovič, che riferiranno direttamente a lei.
L’olandese Wopke Hoekstra, un altro fedelissimo, conserverà la poltrona di Commissario per il clima acquisita alla fine del 2023 subentrando a Timmerman.
“La nuova struttura della Commissione europea, confondendo i portafogli tra i membri e declassando lo status di vicepresidente a posizioni esecutive, lascia intendere una trasformazione da organo collegiale in ufficio presidenziale”, ha sostenuto Alemanno.
L’accentramento di poteri compiuto dalla von der Leyen è in realtà frutto di un processo in atto da anni. La presidente della Commissione “sta completando un processo di ‘presidenzializzazione’ che era iniziato con Barroso ed era proseguito con Juncker”, ha aggiunto lo stesso Alemanno.
Come ha spiegato ottimamente il giornalista Thomas Fazi nel suo recente report “The silent coup: the European Commission’s power grab”, fin dalla sua nascita la Commissione fu creata come un’istituzione sovranazionale scarsamente soggetta al controllo democratico.
Il problema si è accentuato allorché essa si è trasformata da mero organismo tecnico in attore pienamente politico che gioca un ruolo chiave all’interno dell’Unione.
Negli ultimi anni la Commissione ha sfruttato una serie di “emergenze” (la crisi dell’euro, la Brexit, il Covid-19, la guerra in Ucraina) per accrescere in maniera incontrollata la propria autorità attraverso l’adozione di “misure straordinarie”.
I maggiori sconfitti nel suo processo di trasformazione in organismo verticistico e non democratico, chiarisce Fazi, sono i popoli europei.
In particolare, von der Leyen ha utilizzato la crisi ucraina per espandere i poteri esecutivi della Commissione, sottolinea ancora Fazi, arrivando a definire una politica estera sovranazionale dell’Unione – anche in tema di difesa e sicurezza, materie sulle quali l’organismo da lei presieduto non ha formalmente giurisdizione.
Subito dopo averne assunto la presidenza nel 2019, von der Leyen stabilì velleitariamente che l’UE sarebbe dovuta diventare un “attore geopolitico” che avrebbe contribuito a plasmare l’ordine mondiale. A tal fine, l’Unione avrebbe dovuto imparare a “parlare il linguaggio del potere”.
Ancora una volta, si trattava di un processo di centralizzazione che sottraeva autorità ai governi nazionali, in assenza di qualunque controllo democratico da parte delle popolazioni teoricamente rappresentate da tali governi.
Kubilius e la “squadra baltica”
Espandendo il mandato della Commissione alle politiche di sicurezza e difesa grazie al conflitto ucraino, von der Leyen ha in realtà assicurato un allineamento ancor più stretto dell’Unione alle politiche degli USA e della NATO.
La novità del suo secondo mandato è la creazione di un Commissario per la difesa, la cui poltrona andrà ad Andrius Kubilius, ex primo ministro della Lituania. Kubilius non avrà delle forze armate a propria disposizione, ma si occuperà dell’industria della difesa europea cercando di spingere verso una maggiore integrazione della produzione.
Egli si dedicherà anche alla costruzione di corridoi per facilitare il trasporto di materiale bellico sul territorio europeo, e si impegnerà ad aggregare la domanda di equipaggiamento militare fra i diversi paesi membri.
Lo scorso giugno, von der Leyen ha stimato che il settore europeo della difesa avrà un fabbisogno di 500 miliardi di euro nel prossimo decennio, anche se non è chiaro da dove proverrà una simile quantità di denaro.
Kubilius farà parte di un’ampia “squadra baltica”, visceralmente russofoba, all’interno della nuova Commissione. Fra i suoi ranghi figurano Kaja Kallas, ex premier estone, che sarà responsabile della politica estera e di sicurezza europea oltre che vicepresidente esecutivo (VPE) della Commissione, la finlandese Henna Virkkunen, a sua volta VPE e Commissario per la tecnologia, il polacco Piotr Serafin, Commissario al bilancio, e il già citato Dombrovskis.
Della nascita di questa squadra si è compiaciuto l’Atlantic Council, uno dei think tank più influenti negli USA, e fra i più attivi a sostegno dell’Ucraina in chiave anti-russa.
Diversi articoli da esso pubblicati sostengono che la creazione di questa “squadra” segnala il fatto che l’UE considera la Russia come la sua “principale minaccia”. Tali articoli affermano che appoggiare Kiev è per l’Unione un investimento essenziale nella propria sicurezza.
L’auspicio americano è che Kubilius raccolga un sostanziale appoggio militare e finanziario a favore dell’Ucraina, in quanto la “resilienza” di quest’ultima sarebbe parte integrante di una più ampia architettura di sicurezza per l’Europa.
Una UE al servizio degli USA
L’Atlantic Council sottolinea però anche che la nomina di Kubilius non segna la nascita di una nuova alleanza militare: l’UE non deve invadere il campo della NATO, né la sua leadership militare né la sua esclusiva competenza nel definire i piani di difesa.
Il compito dell’Unione deve essere invece quello di creare una struttura complementare alla NATO, in particolare stilando norme giuridiche, incentivando i paesi membri a rafforzare le proprie capacità militari, e consolidandone il coordinamento.
Un altro articolo dello stesso think tank afferma che l’UE dovrà trovare la volontà politica per “riallocare risorse” sottraendole ai settori tradizionali, come l'agricoltura e i fondi regionali, a vantaggio dell’industria della difesa, delle tecnologie emergenti, e dell'innovazione.
Gli autori del pezzo osservano che personaggi come Kaja Kallas, Andrius Kubilius e Piotr Serafin sono
irriducibili atlantisti che apprezzano l'impegno di Washington in Europa e sono convintamente concordi nel sostenere l'Ucraina. Essi provengono da stati membri storicamente orientati verso Washington, e probabilmente continueranno a promuovere questa filosofia nei loro nuovi incarichi a Bruxelles.
L’articolo auspica inoltre che
con atlantisti in ruoli rilevanti di politica estera ed economia, Washington possa vedere una UE desiderosa di promuovere un più ambizioso programma di sicurezza e difesa, che includa – e non escluda – gli Stati Uniti in tale sforzo, soprattutto nel finanziamento di progetti industriali di difesa.
In altre parole, l’Atlantic Council ritiene che la nuova Commissione possa favorire una militarizzazione dell’Unione (anche a scapito di altri settori economici), in stretta collaborazione con l’industria bellica statunitense.
Lo stesso articolo sostiene che la riconferma di “volti familiari” come Valdis Dombrovskis e Maroš Šefčovič nella nuova Commissione fa ben sperare in tema di coordinamento delle politiche commerciali ed industriali con Washington, in particolare per quanto riguarda le politiche di “de-risking”, ovvero di divorzio economico dalla Cina.
L’articolo prosegue affermando che la composizione e i programmi della nuova squadra lasciano presagire che von der Leyen sia seriamente intenzionata a realizzare la visione di una “Commissione geopolitica” le cui priorità saranno probabilmente gradite a Washington.
In conclusione, scrivono gli autori, “la crescente apprensione dell’Europa nei confronti della Cina, e l’attenzione rivolta a una maggiore competitività e innovazione, richiederanno probabilmente una maggiore collaborazione con gli Stati Uniti”, e la nuova squadra della von der Leyen dovrebbe spingere Washington a considerare l’UE come un partner sempre più “collaborativo”.
In altre parole, gli USA vedono nell’Unione guidata dalla von der Leyen un docile partner, che asseconderà le politiche statunitensi di guerra commerciale contro Pechino e di dura opposizione militare contro Mosca.
-di Roberto Iannuzzi-
[Fonte: https://robertoiannuzzi.substack.com/p/von-del-leyen-uber-alles]
giornalismolibero.com/come-met…
lindipendente.online/2024/09/3…
lindipendente.online/2024/09/3…
Anche in Austria non si terrà conto della scelta elettorale del popolo. Ormai è palese che, se il risultato delle elezioni non è quello che vuole la cosiddetta élite, allora viene ignorato.
Di seguito i punti principali di un articolo:
Bloomberg: L’estrema destra austriaca vince le elezioni, ma sarà l’establishment a governare
⭕️ Le forze politiche tradizionali austriache hanno promesso di non permettere al Partito della Libertà di estrema destra di formare un governo dopo le elezioni nazionali di domenica. È stato l’ultimo tentativo di arginare la crescente ondata di populismo in Europa.
▪️Il modo in cui riusciranno a raggiungere questo obiettivo, ripetendo la strategia di Germania e Francia, sarà oggetto di lunghi negoziati di coalizione che inizieranno nei prossimi giorni.
▪️Nonostante il Partito della Libertà abbia ottenuto per la prima volta il maggior numero di voti alle elezioni nazionali, è improbabile che il suo leader Herbert Kickl possa svolgere un ruolo nel prossimo governo austriaco.
▪️Tutti gli altri partiti che otterranno seggi in parlamento hanno promesso di non collaborare con lui, privando il suo gruppo del 50% necessario per formare un governo.
▪️Ciò lascia la porta aperta ai partiti al secondo e terzo posto - il Partito popolare conservatore del cancelliere Karl Nehammer e i socialdemocratici - per unire le forze per governare il paese al posto del partito di Kickl.
Mentre il Partito della Libertà potrebbe fare storie pubbliche per non aver ricevuto il mandato di formare un governo, Kickl probabilmente si accontenterà di ottenere il sostegno popolare per l’opposizione, afferma Marcus Howe, analista del rischio geopolitico presso VE Insight.
"Questo potrebbe andare a vantaggio di Kickl, poiché sosterrà che la coalizione è composta da perdenti... Scommetterà giustamente sulla sua disfunzione e impopolarità, sperando che ciò rafforzi il Partito della Libertà per le prossime elezioni",
ha detto Howe .
▪️L'unificazione dei due principali partiti tradizionali dell'Austria era lo schema standard per il governo del paese. Più della metà dei governi successivi alla seconda guerra mondiale sono stati formati in questo modo. Il Partito della Libertà si è occasionalmente unito a uno dei partiti – l’ultima volta nel 2017 nel gabinetto di Sebastian Kurz – ma non è mai stato il gruppo dominante.
▪️Aprire i colloqui con il Partito della Libertà su una potenziale coalizione sarebbe “sconsiderato”, ha detto Nehammer domenica. L'UDC “manterrà la parola data” e non formerà un governo con il movimento di estrema destra finché Kickl rimarrà il suo leader.
💢💢💢
https://t.me/radio28tv
ivdp.it/articoli/ursula-la-des…
"Deterrenza nucleare". Le parole esatte di Putin e cosa cambia ora - Dalla Russia - L'Antidiplomatico
lantidiplomatico.it/dettnews-d…
‼️Under Jens Stoltenberg as Secretary General of NATO true peace was achieved‼️
“Peace has been preserved, freedom has been safe guarded, that makes NATO the most successful alliance in History.”
And the image's below proves NATO definition of Peace.
‼️Sotto Jens Stoltenberg come Segretario Generale della NATO è stata raggiunta la vera pace‼️
"La pace è stata preservata, la libertà è stata salvaguardata, questo rende la NATO l'alleanza di maggior successo nella storia".
E l'immagine qui sotto dimostra la definizione di Pace della NATO.