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Il comunicato strafottente con cui Casa Pound giustifica e minimizza il pestaggio squadristico ai danni del giornalista Andrea Joly è tipico di un'organizzazio


Ci associamo alla lettera che Walter Massa, presidente nazionale dell’Arci, ha inviato alle deputate e ai deputati di tutti i gruppi parlamentari per chiedere di sostenere la proposta di legge in discussione alla Camera sulla liberazione anticipata speciale per contrastare il sovraffollamento delle carceri. Nel deserto parlamentare di autentico garantismo e di autentica attenzione alla funzione emendativa della pena, sosteniamo senza riserve la PdL Giachetti per l’aumento a 60 giorni di detrazione di pena ai fini della liberazione anticipata. Il sovraffollamento carcerario sta trasformando luoghi di detenzione in luoghi di prigionia e morte – dichiarano Maurizio Acerbo, Giovanni Russo Spena e Gianluca Schiavon a nome di Rifondazione comunista – Sinistra europea – dove l’unico modo per far sentire la voce delle persone ristrette è la rivolta, come, per ultimo, nel carcere di Gorizia o il suicidio.
Il Parlamento riscopra la Costituzione e provi, almeno, a evitare nuove condanne della Corte europea per i diritti dell’uomo e voti la PdL.


La spinta di entusiasmo, energia, ottimismo necessaria per far partire la raccolta delle firme sul quesito totalmente abrogativo dell’Autonomia Differenziata, ha superato le aspettative più rosee. I primi due giorni di raccolta, 20 e 21 luglio, centinaia e centinaia sono stati i banchetti organizzati in tutta Italia, da Trapani a Udine, con migliaia di firme raccolte, che potrebbero portare con questo ritmo al referendum popolare per dire no definitivamente al progetto eversivo del governo Meloni-Salvini. Il governo ha portato avanti la legge Calderoli incurante della volontà popolare e delle voci autorevoli di costituzionalisti, economisti, istituzioni, sindaci, Banca d’Italia, Confindustrie del Sud, Commissione europea e persino la CEI.

I primi due giorni di raccolta, 20 e 21 luglio, centinaia e centinaia sono stati i banchetti organizzati in tutta Italia, da Trapani a Udine, con migliaia di firme raccolte. File, addirittura, si sono registrare in molte località, cittadine e cittadini impazienti di firmare, una risposta al di sopra delle più rosee previsioni.

Contestualmente, venivano pubblicati dalle maggiori testate italiane sondaggi in merito all’indice di gradimento dell’autonomia differenziata presso cittadine e cittadini, che spiega la forte affluenza ai banchetti. Le scorciatoie che il governo ha usato non sono piaciute a molti; la devoluzione di funzioni fondamentali alle Regioni nemmeno; lo spacca-Italia, con il suo carico di ulteriore aumento delle diseguaglianze tra Nord e Sud e tra ricchi e poveri in ogni Regione d’Italia non è gradito a buona parte dei cittadini e delle cittadine.

I comitati Per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti, che vedono nella raccolta firme e nell’auspicabile referendum il coronamento di 6 anni di lavoro incessante su questo tema, sono stati in prima fila nel sostenere l’iniziativa e sin da oggi sono stati protagonisti di un numero straordinario di banchetti. Ma non siamo soli, e questo ci dà una forza straordinaria. La Cgil si è assunta la responsabilità (oggi condivisa con la Uil) di chiamare associazioni, comitati, partiti politici per questa grande prova di democrazia; La Via Maestra è oggi il punto di raccordo di questa mobilitazione referendaria per sconfiggere l’egoismo proprietario che è alla base della cosiddetta “secessione dei ricchi”.

A sua volta il Tavolo NO AD, partecipe alla raccolta delle firme, ha riunito sindaci, associazioni, costituzionalisti, sindacalismo confederale e di base, partiti presenti e non presenti in Parlamento, contribuendo a costituire un ampio schieramento di forze contro ogni Autonomia Differenziata, per non far passare l’idea che i diritti siano esigibili sulla base del certificato di residenza. Con il referendum contro l’Autonomia Differenziata vogliamo sostenere l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, restituendo la parola ad un popolo che dimostra di tenere alla propria libertà, ai diritti fondamentali e ai principi fondamentali della Carta costituzionale. I banchetti, nella loro composizione plurale, sono la dimostrazione della generosa disponibilità di tutti e tutte – dai soggetti più significativi a quelli numericamente meno consistenti – a un impegno che sfida il caldo, l’estate e persino la disinformazione che pervicacemente ha accompagnato (quando non assecondato) l’affermarsi della de-forma Calderoli.

Ora sta a noi scrivere una storia diversa: con costanza, con entusiasmo, con fatica e convinzione, riaffermiamo i valori della Repubblica una e indivisibile e dell’uguaglianza dei diritti, che nel tempo qualcuno ha tentato di scipparci. Negli snodi importanti della storia, bisogna stare uniti.

Il momento giusto è ora, non lasciamocelo scappare.

Marina Boscaino,
portavoce nazionale
Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica



Condanniamo con forza l’aggressione ad opera di militanti di Casa Pound nei confronti del giornalista della Stampa Andrea Joly che si “era permesso” di fotografare momenti di un ritrovo di Casa Pound nei pressi di un loro locale. È da tempo che Rifondazione chiede lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste. Abbiamo subito sulla nostra pelle l’aggressione squadrista di queste organizzazioni come quando Eleonora Forenza e alcuni suoi collaboratori sono stati aggrediti da militanti di Casa Pound durante una manifestazione pacifica a Bari. Per tale aggressione è in corso un processo che già ha condannato in primo grado un militante di tale organizzazione, giudicato colpevole di aver fatto parte di un gruppo con «finalità antidemocratiche proprie del partito fascista esaltando e minacciando e usando la violenza e il metodo squadrista quali strumenti di partecipazione politica». E nel corso di questi anni, con governi diversi, aggressioni, devastazioni di sedi, minacce, sono divenute continue per noi, per organizzazioni democratiche, per cittadini immigrati. Cosa aspettiamo quindi? Che avvenga una concreta ricostituzione del partito fascista? magari col tacito consenso di esponenti del governo che ora, apparentemente, condannano l’accaduto e poi non disdegnano la partecipazione a feste e commemorazioni varie organizzate proprio da queste formazioni. La stampa libera fa paura a questi soggetti e questo purtroppo ci riporta a tempi bui che non vogliamo possano ritornare. Ci appelliamo quindi al Presidente della Repubblica quale garante della Costituzione per chiedere il rispetto della XII Disposizione. Ci uniamo a Anpi e a tutte le organizzazioni antifasciste per chiedere lo scioglimento immediato di Casa Pound ribadendo che la Costituzione è e resta antifascista

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Rita Scapinelli, responsabile antifascismo, Partito della Rifondazione Comunista Sinistra Europea



Ottolina TV - Oggi i nostri Clara e Gabriele intervistano Paolo Ferrero, ex segretario di Rifondazione Comunista e ex Ministro del Lavoro, per presentare l'u


Rifondazione Comunista oggi 20 luglio, che in tante e tanti ricordano con rabbia e dolore, sarà in Piazza Alimonda, quella che per noi è da quel giorno del 2001 “Piazza Carlo Giuliani, ragazzo”. Non è memoria retorica, è giustizia mancata, sono i colpevoli dei giorni della Diaz, di Bolzaneto, della repressione nei cortei, che hanno soltanto fatto carriera, che non hanno pagato per i loro crimini. È parte della nostra storia che non dimentica chi c’era e che ormai appartiene anche a chi se ne sente raccontare. A chi rammenta come, contro le zone rosse che proteggevano i potenti del G8, centinaia di migliaia di persone accorsero a dire che il mondo era da un’altra parte, che la globalizzazione dei mercati, fondata sull’esclusione dai diritti, ci avrebbe visto sempre strenui oppositori. E, per la prima volta, in questo 20 luglio, non sarà con noi il compagno Arnaldo Cestaro, recentemente venuto a mancare. Torturato come tante e tanti alla scuola Diaz, si deve alla sua tenacia la sentenza con cui la Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU) ha condannato, tardivamente, l’Italia, per quegli infami pestaggi. 23 anni dopo gli stessi Stati protagonisti di quella repressione, stanno trascinando il pianeta verso la follia di una guerra che potrebbe rivelarsi senza fine. Carlo che ha pagato con la sua giovane vita, la volontà di opporsi al potere dei dominatori del pianeta, Arnaldo come le tante e i tanti che non hanno dimenticato, ci ricordano che oggi più che ieri è importante restare dalla parte giusta della barricata.

Maurizio Acerbo: Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista
Claudia Rancati e Jacopo Ricciardi Co- Segretari Regionali di Rifondazione Comunista Liguria



di LAURA TUSSI*

Un’alleanza della società civile invita la capitale svizzera Berna ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e a vietare gli ordigni di distruzione di massa atomici

La Svizzera deve aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, ossia il TPNW/TPAN. È quanto chiede un’iniziativa lanciata martedì scorso a Berna, capitale svizzera, il cui centro storico è patrimonio mondiale Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che contribuisce alla costruzione della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza e cultura. Questa iniziativa della società civile è anche sostenuta da diverse personalità celebri e conosciute nell’ambito dell’attivismo per la pace e della politica e anche vari rappresentanti della rete e campagna internazionale ICAN che si è spesa – e tuttora si dedica – moltissimo per la proibizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari.

Un Trattato Onu che rappresenta una autentica rivoluzione nel mondo del pacifismo e un importante principio di salvezza e riscatto per l’umanità nel suo complesso

Il TPNW è stato negoziato nell’ottobre del 2017 a Palazzo di Vetro, a New York, la sede delle Nazioni Unite alla presenza di 122 nazioni e della società civile organizzata nella rete e campagna internazionale ICAN che si è tanto spesa e prodigata per il disarmo nucleare universale così da conseguire il Premio Nobel per la pace nel dicembre 2017. In questo consesso, per la firma e l’approvazione del TPNW erano presenti prestigiosi nomi e personalità del pacifismo italiano e internazionale.

La Svizzera importante stato depositario del diritto storico internazionale e umanitario, anche per le Convenzioni di Ginevra

La Svizzera ha svolto un ruolo importante in questa trattativa per la firma del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, prima di decidere di non firmarlo nel 2018. La trattativa per il disarmo nucleare contiene un divieto esplicito e completo e paradigmatico di questi ordigni: il loro impiego, la minaccia di impiego, la fabbricazione, lo stoccaggio, l’acquisizione, il possesso, lo stazionamento, la trasmissione e la sperimentazione.

L’entrata in vigore del TPAN/TPNW con la ratifica di ben 70 Paesi

Entrato in vigore nel 2021, il TPNW/TPAN è stato ratificato da 70 Stati, tra cui per esempio Irlanda e Austria, ma non dalle potenze nucleari né dalla maggior parte dei loro alleati europei od occidentali, naturalmente sotto il controllo e l’egida Nato/Usa. Alla fine di marzo, il Consiglio federale della Svizzera ha rifiutato di riconsiderare la sua posizione, sostenendo e approvando il fatto che non è nell’interesse della Svizzera aderire al TPAN.

Allo stato Svizzero spetta la decisione di promuovere la pace universale con la ratifica del Trattato Onu

Alimentare e non vietare la promozione della pace, in quanto, durante una conferenza stampa di qualche giorno fa, il consigliere agli Stati Carlo Sommaruga ha ricordato la sua mozione a favore dell’adesione al trattato, adottata dal Parlamento nel 2018. Allo stato attuale, spetta al popolo votare per superare il rifiuto del Consiglio federale di attuare la volontà del Parlamento.

La campagna internazionale ICAN si è espressa a Berna per la ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi nucleari

In un momento e soprattutto nella tragica congiuntura attuale di violenza, odio, morte e guerra, in cui il disarmo nucleare continua a essere una priorità della politica estera svizzera, “chiediamo che alle parole seguano finalmente i fatti”, ha aggiunto e proclamato Annette Willi, della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), la coalizione di Ong che è stata insignita del premio nobel per la pace collettivo in cui sono coinvolti i pacifisti a livello mondiale e sono chiamati in causa nella testimonianza di disarmo e invitati all’azione nonviolenta e alla nonviolenza in azione per suffragare ulteriormente il Premio Nobel per la pace.

La minaccia delle armi nucleari è reale e non era così immane da molto tempo

In questo contesto, il TPNW annuncia un cambiamento di paradigma necessario e urgente nel campo del disarmo nucleare. Più Stati sosterranno, il TPNW, ossia il Trattato emanato dall’ONU e dal mondo pacifista e che rappresenta una vera rivoluzione per l’umanità intera, maggiore sarà la pressione sulle potenze nucleari.

La Svizzera depositaria delle Convenzioni di Ginevra è ulteriormente chiamata in causa per la ratifica del Trattato Onu e per proibire e vietare le armi nucleari

Il consigliere nazionale della Svizzera Marc Jostha da parte sua nettamente sottolineato che la Svizzera è depositaria delle Convenzioni di Ginevra del 1949, che costituiscono il nucleo del diritto storico e internazionale umanitario.

L’impiego delle armi nucleari contrasta nettamente con i dettami e i principi del Diritto Internazionale e ogni Nazione in possesso degli ordigni nucleari, secondo il Trattato Onu, è considerata criminale

Le armi nucleari, per la minaccia di cui sono portatrici e per l’emergenza umanistica ancor prima che umanitaria che costituiscono, sono per loro stessa natura contrarie ai principi del diritto storico internazionale, in quanto uccidono indiscriminatamente, causano sofferenze inutili e violano i più fondamentali diritti umani alla vita e alla sicurezza e potrebbero cancellare la storia dell’intero genere umano dall’infinità dell’universo.

La Svizzera ha un grande peso e un importante ruolo nella promozione della pace e nello svolgimento della diplomazia internazionale

La Svizzera dovrebbe svolgere un ruolo attivo nella promozione della pace e della sicurezza a lungo termine, e, pur essendo un piccolo Paese, ha un grande peso e un importante ruolo nella diplomazia internazionale.

Secondo il comitato promotore, la mancata adesione al trattato rompe con la tradizione della Svizzera e mina la sua credibilità in termini di neutralità e aiuto umanitario e impegno storico per il disarmo nucleare universale.

Berna città nodale per la proibizione degli ordigni nucleari, in quanto capitale svizzera, il cui centro storico è patrimonio mondiale Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che contribuisce alla costruzione della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza e cultura

Berna deve svolgere un ruolo attivo nella promozione della pace e della sicurezza a lungo termine. E per sempre. Il nostro proclama, in qualità di pacifisti e nel ruolo della società civile e dei cittadini dal basso, si basa proprio sulla proibizione delle armi nucleari.

Il ruolo delle capitali europee e mondiali al fine di disarmare dal nucleare tutto l’ecosistema terrestre ha inoltre validità effettiva e schiacciante con la possibile capacità di travalicare e porre fine alla prepotenza Usa/Nato e alla viralità e recrudescenza e crudeltà delle guerre in corso e dei genocidi in atto ovunque su tutto il nostro pianeta.

* da www.transform.it

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Dopo lo storico pronunciamento della Corte di Giustizia Internazionale sarebbe doveroso imporre subito sanzioni a Israele come a suo tempo al Sud Africa dell’apartheid.

Gli Usa, l’UE e governo Meloni smettano di essere complici dell’occupazione illegale dei territori palestinesi, del regime di apartheid e del genocidio del popolo palestinese.

Si rispetti la legalità internazionale e la si smetta di accusare di antisemitismo chi è solidale con il popolo palestinese. E si lanci subito un segnale. Come giustamente si fece a suo tempo con il Sudafrica, si impedisca ad Israele di partecipare alle prossime Olimpiadi di Parigi.

Purtoppo l’UE, con l’elezione di Frau Genocide Von der Leyen e di Roberta Metzola, ha confermato alla sua guida due complici silenti del genocidio e dell’occupazione, due campionesse della doppia morale e del doppio standard coloniale occidentale.

Fermare la guerre e il genocidio del popolo palestinese sarà possibile solo grazie alla mobilitazione dei popoli, per obbligare governi succubi e parlamentari ipocriti e complici ad agire, come quelli che a parole sostengono il popolo palestinese e poi votano Von der Leyen.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea



di Franco Ferrari - Il completamento degli scrutini relativi al voto per il nuovo Parlamento europeo permette di tracciare un panorama più preciso dei risul


Rifondazione Comunista sostiene la scelta del Sindaco De Toni

Accogliamo con soddisfazione la decisione del Comune di Udine di non concedere il patrocinio alla partita Italia – Israele.

Sappiamo bene che le motivazioni profonde di questa scelta, che riteniamo tanto coraggiosa quanto giusta, forse non sono del tutto sovrapponibili alle posizioni del Partito della Rifondazione Comunista, che legge nell’azione del governo israeliano un chiaro ed esplicito intento di genocidio nei confronti del popolo palestinese, a cui va da sempre tutta la nostra solidarietà.

E tuttavia esprimiamo con fermezza la nostra piena adesione alla posizione del Sindaco De Toni, in particolare apprezziamo le sue parole riportate dalla stampa:

Mi chiedo perché, invece di fare sterili polemiche su questo patrocinio, non si colga l’occasione – tutti insieme – per sollecitare il Governo italiano a chiedere un cessate il fuoco per mettere fine ad una tragedia che ha già causato troppi morti”.

Riteniamo infatti che le polemiche intorno al patrocinio negato siano strumentali a dare fuoco alle polveri delle tensioni politiche e sociali che, su tutti i fronti, una certa destra fomenta in questa città.

E condividiamo il fatto che il sostegno alla pace debba coinvolgere tutti e tutte, dalle istituzioni alla cittadinanza.

Non ci stupisce che al diniego di Udine risponda la ex sindaca di Monfalcone, oggi parlamentare europea, Anna Maria Cisint, offrendo la disponibilità della città a ospitare l’evento o, quantomeno, la nazionale di Israele.

Dichiara la Cisint: “La città di Monfalcone sarebbe sommamente onorata ad ospitare l’incontro Italia-Israele e si rende disponibile a offrire patrocinio e strutture per celebrare questo importante appuntamento sportivo” La crociata di Anna Cisint, ex sindaca leghista di Monfalcone, contro la comunità islamica non si ferma e passa anche da qui.

Al Sindaco De Toni, in questo frangente, va il nostro appoggio.

Anna Manfredi
Segretaria circolo di Udine Rifondazione Comunista



Il 16 luglio si è svolta la riunione del Comitato Politico Nazionale del PRC-S.E che ha approvato la composizione delle commissioni politica e regolamento, per la realizzazione del nostro XII Congresso che si terrà dal 10 al 12 gennaio 2025

COMMISSIONE POLITICA – 32 Componenti

Acerbo Maurizio (segr. naz.le)

Bertolozzi Paolo (coord. naz. GC),

Allocati Valeria

Bilanceri Fulvia

Boscaino Marina

Camposampiero Anna

Caro Esposito Antimo

Coccia Elena

Colaprice Vincenzo

Evola Barbara

Favilli Paolo

Ferrero Paolo

Forenza Eleonora

Ghidorzi Mara

Greco Dino

Guerra Tonia

Iannone Christian

Lai Enrico

Leoni Roberta

Marotta Antonio

Martinelli Nicolò

Marzocchi Chiara

Mordenti Raul

Palagi Dmitrij

Patta Antonello

Pegolo Gianluigi

Piraccini Antonella

Poguisch Tania

Rinaldi Rosa

Testi Mirna

Villani Roberto

Zanella Gabriele

Supplenti:

Coppa Anna Rita

Ferrari Franco

Ferretti Giovanni

Galletta Giada

COMMISSIONE REGOLAMENTO – 15 Componenti

Alessandri Daniela

Alfonzi Daniela

Barbera Giovanni

Bettarello Claudio

Capelli Giovanna

Fars Marco

Ferrari Eliana

Galieni Stefano

Locatelli Ezio

Mauri Maura

Meloni Vito

Montecchiani Rossana

Ruffini Daniela

Scapinelli Rita

Tecce Raffaele

Supplenti:

Fedi Veruschka

Funghi Giada

Gandini Riccardo

Vento Stefano

La proposta è stata approvata con 111 voti favorevoli e 4 asetensioni



La rielezione di Ursula von der Leyen è una pessima notizia per l’Europa. È stata confermata alla presidenza della Commissione una guerrafondaia pericolosa che non ha fatto nulla per evitare la guerra e di tutto per non fermarla, una complice del genocidio dei palestinesi, la presidente dei ricchi e delle multinazionali.
Si tratta di un voto che si accompagna con quello sulla risoluzione che autorizza a colpire con armi europee il territorio russo e al rifiuto di discutere ieri della situazione a Gaza.
Su questo terreno va visto il sostegno dei Verdi che hanno detto addio al pacifismo.
La riconferma di Ursula von der Leyen porta il segno della guerra, del riarmo, del ritorno all’austerity neoliberista con il Patto di Stabilità con i massicci tagli antipopolari della spesa sociale. È grave che Ursula von der Leyen sia stata confermata nonostante la condanna della sua mancanza di trasparenza nelle relazioni con le multinazionali nel caso Pfizer.
Chi l’ha votata sarà complice consapevole anche della guerra a migranti e richiedenti asilo che troverà attuazione piena col Patto per le migrazioni nel 2026, modello colonialista del XXI secolo.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea



La repentina revoca della nomina di Giusto Catania a dirigente scolastico del Liceo Classico Umberto I di Palermo è un episodio molto grave che puzza di maccartismo e di regime.

Non appena è stata resa nota la nomina è apparso sui social un attacco di Azione Studentesca al “comunista Giusto Catania” per il suo impegno politico-amministrativo. Viene da pensare che l’Ufficio Scolastico Regionale abbia immediatamente recepito le pressioni del partito di governo.

Come ha denunciato lo stesso Giusto Catania alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia si sarebbero attivati contro la sua nomina. A questa pubblica accusa non hanno risposto gli interessati ma un Sindacato di dirigenti scolastici che ha a sua volta attaccato chi ha subito la discriminazione politica.

La lunga militanza politica di Giusto Catania è sempre stata nel segno del rispetto della Costituzione e dei principi dell’antifascismo, della lotta contro la mafia e per il progresso democratico e civile. Giusto Catania è stato parlamentare europeo di Rifondazione Comunista e assessore comunale per un decennio. Come dirigente scolastico lavora da anni nel quartiere Cep all’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino ed è stato promotore della Rete per la cultura antimafia nelle scuole.

E’ inaccettabile che un dirigente scolastico subisca questo atto di discriminazione politica. Bisogna fare piena luce su questa vicenda che è davvero inquietante.

A Giusto la solidarietà delle compagne e dei compagni di Rifondazione Comunista.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Frank Ferlisi, segretario federazione di Palermo del Partito della Rifondazione Comunista



di Paolo Ferrero dal Fatto quotidiano - Dopo la sciagurata approvazione da parte del parlamento della legge proposta dal governo sull’autonomia differenzia


di Marco Bersani - Vietato parlare di austerità. Salvo poi metterla in campo senza alcuna esitazione. Sembra questo il mantra della comunicazione politica,


Il video che ormai è diventato virale è agghiacciante. Un gruppo di ragazze, in fuga dall’Eritrea e ospitate nel Punto di Accoglienza Diffusa, avamposto di solidarietà a Ventimiglia, hanno provato a varcare la frontiera entrando in un camion e sperando di passare inosservate. Il camionista se ne accorge, intima loro di scendere e, mentre lo fanno, le prende a cinghiate con violenza. Chissà se l’uomo con la cinghia e tanta cattiveria in corpo conosce le ragioni di tale intrusione nel veicolo? Ma lo sanno bene coloro che in Europa, da decine di anni, con un’ampia maggioranza, impediscono l’abolizione del Regolamento Dublino, quello che obbliga a chiedere protezione nel primo Paese UE in cui si arriva. L’80% delle donne e degli uomini che raggiungono l’Italia vorrebbe poter andare in posti dove i loro diritti sono maggiormente rispettati, dove si hanno parenti e magari si parla anche una lingua già conosciuta. E quelli che si ergono a lanciare ipocriti allarmi sull’immigrazione incontrollata, dovrebbero saperlo che garantire a chi arriva la possibilità di scegliere dove andare renderebbe meno distruttivi anche i viaggi. Il Patto sull’immigrazione che entrerà in vigore fra meno di 2 anni, sarà la pietra tombale sulla possibilità di modificare questi meccanismi. Chi lo ha votato e lo sostiene ne è miserabile complice.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Stefano Galieni, resp nazionale immigrazione Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

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  di Raul Mordenti*   Ci sono tre aspetti delle recenti elezioni francesi che, credo, possono insegnarci qualcosa: la centralità dell'antifascis


Lo scorso 9 aprile il Senato ha approvato all’unanimità la legge che istituisce l’Ordine delle professioni pedagogiche ed educative costituito dall’albo dei pedagogisti e da quello degli educatori professionali socio-pedagogici.

Educatori e pedagogisti saranno dunque obbligati ad iscriversi ai loro rispettivi albi entro il prossimo 6 agosto per poter esercitare la propria professione.

Come Giovani Comunisti/e contestiamo questa legge (sulla quale maggioranza e opposizione si sono trovati d’accordo) non solo per la sua inutilità in quanto i lavoratori hanno già dimostrato di essere in possesso dei requisiti necessari ad esercitare la professione al momento dell’assunzione, ma anche per i costi che si ripercuoteranno ogni anno sulle loro tasche, come l’iscrizione all’albo, i corsi di formazione e l’assicurazione.

Non è con un albo che si valorizzano due importanti professioni come quelle educative e pedagogiche, ma con il riconoscimento di un salario più dignitoso di quello che viene corrisposto loro attualmente.

Uniamo quindi la nostra voce a quella dei sindacati di base chiedendo il ritiro della legge 55/2024 e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro qualora qualcuno rifiuti d’iscriversi all’albo.

Simone Antonioli, coordinamento nazionale Giovani Comunisti/e



Loredana Fraleone*

Quando fu approvata l’autonomia scolastica del ministro Luigi Berlinguer, in applicazione della legge Bassanini del 1997, fummo tra i pochi a considerare quella riforma l’inizio di una deriva aziendalista, che avrebbe snaturato la Scuola della Costituzione, la sua indipendenza e il diritto allo studio. In Parlamento Rifondazione Comunista naturalmente votò contro

Tra i tre regolamenti, che corredavano il provvedimento, vi era quello che consentiva alle scuole di fruire di fondi erogati da privati, quello più pericoloso, paradossalmente proprio per l’autonomia delle scuole.

A distanza di un ventennio, abbiamo la costituzione di una “Fondazione per la Scuola Italiana”, che per ora fruisce del contributo di Leonardo S.p.A., UniCredit, Enel Italia S.p.A, Autostrade per l’Italia, Banco BPM, tutti potentati economici, che lungi da porsi il problema costituzionale del diritto allo studio, intendono mettere le mani su uno dei pochi presidi rimasti, il più importante sicuramente, che conserva una certa indipendenza dal mercato e dall’impresa.

Siamo stati profeti inascoltati, ai tempi della riforma Berlinguer che usando una parola positiva, nel senso comune, come autonomia, abbagliava docenti, sindacati, associazioni, che non vedevano l’inevitabile deriva che il provvedimento avrebbe comportato. Oggi, in una Scuola logorata, deprivata da troppo tempo delle risorse economiche indispensabili, la “Fondazione per la Scuola Italiana”, che si pone l’obiettivo di raccogliere milioni di euro da “offrire” alle scuole attraverso progetti e altro, avrà buon gioco a imporre o semplicemente condizionare l’impianto culturale di un mondo sempre più fragile, guidato da un Ministero dell’Istruzione e del Merito subito disponibile a firmare un protocollo d’intesa con la Fondazione. Tra i promotori, spicca la Leonardo S.P.A, tra le maggiori imprese produttrici di armi, in Europa e nel mondo, in continua crescita economica, i cui affari sono ovviamente legati alla guerra, sulla quale conta molto il capitalismo del settore per accumulare profitti. La Leonardo S.P.A. ha già rapporti col Ministero e con le scuole, lavorando sulla militarizzazione della cultura diffusa, in nome di “valori” che riportano ai primi decenni del Novecento e puntano oggi a un nuovo “credere, obbedire e combattere”.

Se poi si arrivasse a 20 sistemi scolastici differenti con l’autonomia regionale promossa da Calderoli, le fragili barriere della Scuola della Costituzione cadrebbero rovinosamente, insieme a un diritto allo studio da tempo sempre meno tutelato, a vantaggio del “merito” di essere obbedienti, subalterni, acritici e disciplinati.

* Responsabile Scuola Università Ricerca del PRC/SE



“Trieste, detenuti in rivolta nel carcere di via Coroneo dal tardo pomeriggio di giovedì 11 luglio. (…) Sarebbero cento i partecipanti alla rivolta, iniziata intorno alle 19.00. Alcuni detenuti si sono affacciati alle finestre e attraverso le inferriate hanno fatto cadere degli stracci incendiati. Urla dall’interno della struttura, sia dalla parte degli uomini che delle donne. Libertà, si sente gridare…” Questo è quello che siamo venuti a conoscere dalle agenzie, che segnalano altri momenti di tensione, in Regione FVG, nel CPR di Gradisca d’Isonzo, istituzione criminogena.

Si tratta di una situazione disumana, necessariamente destinata ad esplodere. Sappiamo, infatti, che nel carcere di Trieste “ci sono 260 detenuti per 150 posti” e che “da mesi c’è un clima di tensione (…), ci sono detenuti che dormono anche in 10 in una cella, anche vicino al water. Ci sono persone con problemi psichiatrici che dovrebbero stare da soli e invece sono in due in cella” (così sostiene l’avv. Mascia, delegato della camera penale per il carcere). E’ una situazione di abbrutimento decisamente anticostituzionale se le pene, per la nostra Carta (art. 27), “non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. A Trieste, come altrove, non è così. Lo dice l’elevato numero di suicidi nelle prigioni italiane: 54, finora, nell’anno in corso (nel 2022 se ne registrarono 84; almeno 70 nel 2023). 13 morti, inoltre, nel caos del 2020 (dal 7 al 9 marzo), in piena emergenza covid: morti presto dimenticati, cancellati.

Rifondazione comunista-Sinistra europea, con il meglio delle associazioni di giuristi, ritiene urgente riportare la Costituzione e la CEDU in carcere. Bisogna, in concreto, ridurre i detenuti e le detenute attraverso riti processuali e pene alternative. La giustizia, in Italia, continua invece a proteggere i “colletti bianchi” e a essere garantista a senso unico: delinquenti della razza padrona vengono trattati come “prigionieri politici”, anche se solo messi agli arresti domiciliari; mentre per gli altri si dovrebbe buttar via la chiave per sempre (frase che si sente sempre più spesso).

Il nostro garantismo è diverso da quello oggi purtroppo dominante, ed è indirizzato a tutte e a tutti “qualunque colpa sia” (come scrisse Erri De Luca). E’ necessaria una svolta culturale e politica, anche in questo campo. Ora che la crisi -almeno a Trieste- sembra rientrata, occorre cominciare ad agire avviando riforme di struttura e ripensando alle prigioni con senso di giustizia per il tramite di concreti provvedimenti. Servono a questo, le “crisi”, a segnalare ciò che è intollerabile. Ma dalle carceri si evince il tasso di civiltà di un Paese: quello dell’Italia è bassissimo.

Gianluca Schiavon, responsabile nazionale giustizia PRC-SE
Gianluca Paciucci, segretario provinciale PRC (Trieste)



di Ezio Locatelli* - E’ stata una scelta politica ancor prima che rievocativa quella di dedicare la tessera del 2024 di Rifondazione Comunista a Lenin, a c


Ringraziamo gli inquirenti per aver identificato e arrestato - da quel che leggiamo - i responsabili dell'assalto con bastoni alla nostra festa e di altri atti

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Appello ai Consigli regionali, alle forze politiche che amministrano le Regioni per una convergenza unitaria sull’abrogazione totale della legge 86/2024 sull’autonomia differenziata


Carlo Lattanzio, morto nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 luglio a Colle Isarco vicino a Vipiteno, in Alto Adige, è stato ucciso da una politica cinica e c


L’aggressione vigliacca, frutto di quell’ignoranza da troppo tempo sdoganata, che non giustifica il razzismo profondo, di cui ha pagato le spese il nostro c


Ciao, Come forse avrai saputo, ho subito un processo civile da parte della ASL RM1 relativo all’esperienza della Ex Lavanderia. L’ennesimo di una lunga s



Nilo Di Modica* La superficie interessata è di 130 ettari tra il parco e Pontedera. Il progetto, approvato nel decreto Infrastrutture il 24 giugno, deve ess


Ramon Mantovani   In questo articolo non mi propongo di analizzare ed esprimere pareri sui risultati elettorali francesi di domenica scorsa. Mi riconosco


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