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N. 186/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: La prima udienza della causa legale di Donald Trump contro la società di consulenza di un ex ufficiale dell’MI6 è fissata presso l’Alta Corte.L’ex presidente degli Stati Uniti ha presentato un reclamo per la protezione dei dati contro la Orbis Business Intelligence, fondata da Christopher Steele, che in...


Journa.host e la proprietà dei server Mastodon. Una storia sulla fragilità emotiva e professionale dei giornalisti

@Giornalismo e disordine informativo

Riportiamo le riflessioni di Laurens Hof, autore della newsletter fediversereport

Il server Journa.host , un server Mastodon dedicato ai giornalisti, ha trasferito la proprietà. Con ciò arrivano domande riguardanti le aspettative tra i proprietari/operatori del server e le persone che utilizzano il server. Il server Journa.host è iniziato come un progetto incentrato sulla comunità, con il finanziamento iniziale del Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism presso la Craig Newmark Graduate School of Journalism della CUNY. Recentemente la proprietà del server è stata trasferita alla Fourth Estate Public Benefit Corporation. Questa organizzazione gestisce anche il server Mastodon newsie.social e, fino a poco tempo fa, anche il progetto verifyjournalist.org (la cui proprietà è stata recentemente trasferita a The Doodle Project).

Questo trasferimento di proprietà del server ha innescato una discussione da parte del giornalista etiope Zecharias Zelalem, che si è allontanato dal server journa.host a seguito di questo trasferimento di proprietà. Nei suoi post sottolinea i rischi reali che derivano dall'essere un giornalista, soprattutto nel suo contesto. Il trasferimento dei dati personali dei giornalisti e il controllo della loro presenza sui social media alla nuova proprietà senza alcun preavviso e spiegazione solleva interrogativi sulle considerazioni dei precedenti proprietari su questo trasferimento. Uno dei punti sollevati è che ci sono poche informazioni disponibili sull'identità del nuovo proprietario, Jeff Brown. È comprensibile che i giornalisti si sentano a disagio quando non è chiaro chi sia responsabile di una parte importante della loro presenza digitale. Allo stesso tempo, la maggior parte dei server non è finanziariamente sostenibile e non si può presumere che anche i server che ricevono finanziamenti da luoghi affidabili rimangano operativi per sempre quando i fondi si esauriscono. Nel frattempo, sotto la nuova proprietà, journal.host consentirà nuovamente la registrazione di nuove applicazioni per il server journal.host.

Dan Hon ha scritto un articolo interessante sulla situazione, tracciando parallelismi con il nuovo libro di Cory Doctorow "The Internet Con", che vale la pena leggere. Sta anche ospitando un incontro digitale per piccoli gruppi "Giornalismo, notizie e social network federati", organizzato anche in risposta a questa conversazione. Qui puoi trovare ulteriori informazioni su questo incontro "Hallway Track".

Le nostre considerazioni sulla vicenda

Quando abbiamo creato l'istanza mastodon poliversity.it, dedicata agli accademici e ai giornalisti, ci siamo resi conto che mentre gli accademici hanno iniziato a frequentarla, i giornalisti l'hanno praticamente disertata, preferendo stare dentro istanze generaliste come mastodon.uno o la gigantesca mastodon.social Ma altri hanno preferito iscriversi nelle due istanze tematiche anglofone più grandi dedicate al giornalismo, newsie.social e journa.host.
Il motivo dichiarato è che i giornalisti preferivano stare nei luoghi più comodi, più frequentati o più esclusivi. Insomma, preferivano Un posto al sole...

Ma questa individuazione dell'istanza del fediverso più affollata nasconde la pigrizia tipica della maggior parte dei giornalisti oltre alla impellente necessità di mettersi in mostra. Quando abbiamo creato la nostra istanza dedicata al giornalismo, abbiamo sempre affermato che si doveva trattare di una soluzione temporanea, in attesa di fare in modo che i giornalisti stessi creassero delle proprie istanze, legate alla piattaforma editoriale per cui già lavoravano o ai consorzi di cui fanno parte alcuni dei migliori giornalisti italiani ed esteri.

Invece questi progetti non sono ancora nati. In questo senso, troviamo che le lamentazioni di Zecharias Zelalem siano stucchevoli: non riguardano l'orgoglio del giornalismo, ma la semplice lamentela del giornalista che si vede cambiare padrone, che si vede cambiare il soggetto ospitante
Anche l'accusa nei confronti di Jeff Brown ossia quella di non essere un giornalista, è una cosa volgare che manca totalmente l'obiettivo: Il fatto è che Jeff Brown non deve essere un giornalista ma al massimo deve essere un bravo "editore"!
Il punto però è che il fediverso consente a ciascun giornalista o a ciascun gruppo di giornalisti di essere editore di se stesso. L'incapacità di comprendere la realtà da parte proprio di quei soggetti che dovrebbero raccontarle, è al nostro avviso l'aspetto più problematico e in un certo senso oscena di tutta questa vicenda.


Welcome! Lots of individual news stories this week, with some implications about how the network currently functions and operates. WordPress is actively expanding the network by allowing all blogs on the free wordpress.com plan to become part of the fediverse. While discussions about server ownership put questions at what is expected to be an operator of a fediverse server.

WordPress.com officially connects to the fediverse


The major news of the week is that WordPress.com now can connect to the fediverse via the ActivityPub plugin. A few weeks ago I already reported on the official launch of the plugin (which had been in beta for a long while), when it became available for people who are self-hosting their WordPress site. It is now also available for everyone who uses WordPress via WordPress.com, including people on a free plan. The news got some significant attention by other tech news sites as well. Current usage of the new connection can be seen here.

People in the fediverse are understandably excited by this development, and frame it in a hopeful perspective of growth, for example, by focusing on how many websites run WordPress that can now join the fediverse. The fediverse and its cultural conventions are currently dominated by the microblogging side of the community. The potential inflow of blogs and websites into the fediverse poses new questions that deserve contemplation. These issues are not new, fediverse software like WriteFreely and Plume have been around for years. What is different is how people in the fediverse are positioning WordPress in a context of growth, by accentuation how many websites on the internet run WordPress. They ask the reader explicitly to imagine a future in which millions of WordPress websites have connected to the fediverse. The prospect of millions of sites connected to the fediverse also makes questions about current culture and norms in the fediverse more top-of-mind: How do current social norms around search and indexing in the fediverse collide with the different expectations around search on the rest of the web? What does a good user experience looks like for a feed that contains posts with less than 500 characters, interspersed with a blog post of 10.000 words? What does content moderation look like in a world where there are thousands, if not millions of websites connected to the fediverse, that are all effectively their own servers?

Journa.host and server ownership


The Journa.host server, a Mastodon server that is dedicated to journalists has transferred ownership. With it come questions regarding expectations between server owners/operators and people that use the server. The Journa.host server started as a community-centric project, with initial funding The Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism at the Craig Newmark Graduate School of Journalism at CUNY. Recently the ownership of the server was transferred to the Fourth Estate Public Benefit Corporation. This organisation also runs the Mastodon server newsie.social, and until recently the verifiedjournalist.org project as well (who’s ownership got transferred to The Doodle Project recently).

This move of server ownership sparked a thread by Ethiopian journalist Zecharias Zelalem, who moved away from the journa.host server as a result of this transfer of ownership. In his posts, he points the actual real risks that come with being a journalist, especially so in his context. Transferring journalists’ personal data, and control of their social media presence, to new ownership without any real notice and explanation does raises questions about the considerations from the previous owners about this move. One of the points that was raised is that there is little information available on the identity of the new owner, Jeff Brown. It is understandable for journalists to get uncomfortable when it is unclear who is responsible for an important part of their digital presence. At the same time, most servers are not financially sustainable, and even servers who get funding from reputable places cannot be assumed by default to stay in operation forever when funding runs out. Meanwhile, under the new ownership journa.host will allow new applications for signups again for the journa.host server.

Dan Hon wrote an interesting article on the situation, and drawing parallels with Cory Doctorow’s new book ‘The Internet Con’, which is worth reading. He is also hosting a small group digital meeting ‘Journalism, News, and Federated Social Networks’, which got set up as a response to this conversation as well. You can find more about this ‘Hallway Track’ meeting here.

IFTAS moderator needs assessment


IFTAS, the non-profit organisation for Trust and Safety on the fediverse, has released the results of their recent assessments of the needs of fediverse moderators. The entire results can be found here, and are worth checking out. Some of the noteworthy results: few servers (17%) have 24 hour moderator coverage. Most servers lose money, and most moderators are unpaid. Half of the respondents use shared block lists, such as Oliphant’s lists. What also stands out is the variety of moderator communities that are in use, that all only are used by a small part of the moderator community. There is not a clear single community for moderators that is used by the de-facto default.

On Bluesky interoperability


With Bluesky getting more popular, the conversation of interoperability between the fediverse and Bluesky/ATProtocol has come up again. In the GitHub for the AT Protocol, Bluesky engineer Brian Newbold gives a detailed answer about the various parts of interoperability between the network. The direct answer is that “it is not on the Bluesky roadmap”, but the answer also identifies which parts of interoperability could probably work, which parts are difficult from a technical perspective, and which parts are hard from a cultural perspective. Another interesting suggestion that came up is the possibility of fully embedding posts on its opposite platform, allowing for a kind of quote-posting across networks.

Mastodon user count update


Eugen Rochko gave a short update this week, indicating that the joinmastodon.org website had been undercounting data for the period between October 2nd and October 9th. The undercounting accounting for some 400k MAU and 2.3m total accounts, which only happened during the timeframe of the previous week. This got picked up by some media outlets and spread around the feeds. However, the news was framed mainly in the context that Mastodon had a lot more users than expected, which is not really correct: Mastodon has the expected amount of users, and news of the gain in numbers should have been properly accompanied with an equal loss in the week before. Getting reliable data about user numbers is fairly difficult, with multiple sources providing quite different values. joinmastodon.org lists 1.8M MAU for Mastodon currently, while fedidb.org gives 1.4M MAU for the entire fediverse. It is unclear which of these sources is more reliable. Personally, I tend to use fedidb.org, as this provides data over time, so trends can be visible.

Twittermigration report


Tim Chambers has been documenting the Twitter Migration (X Migration now) over the last year, releasing an extensive report every quarter. The latest update for Q3 2023 has just been released, and it’s worth checking out. It documents in detail the many issues that X currently faces. It also gives some good data on the growth and usage of Threads. After an explosive launch, reading 100M accounts in a week, activity cooled significantly immediately after. In the months that followed, growth and usage has stabilised. Threads is now estimated to grow at 1 million accounts every two weeks, roughly four times as much as Bluesky is currently growing.

The report indicates that the other two main beneficiaries of the X migration are Mastodon and Bluesky. One way that the report measures this is by looking how many X accounts have a handle for their account on a different network in their profile. The mentions of Mastodon are significantly bigger than Bluesky here, but are stagnating, while Bluesky’s numbers are rapidly growing. This trend is also visible in the account signup numbers for both Mastodon and Bluesky.

The report also distinguishes a Developer migration, and notes organisations that are currently working on providing ActivityPub integration, such as Automattic with WordPress, Flipboard, Mozilla, as well as other networks such as Threads, Tumblr and Post.news. No organisation is talking about using the AT Proto network currently. This is why the report quotes Nilay Patel (from February 23), where he states that ActivityPub is where the app developers are. This seems to be holding up regarding companies and organisations, who are all focused on ActivityPub. Individual hobby developers seem to be a different matter though, where the AT Protocol seems to be of significant interest: the largest individual developer community for ActivityPub has less than 200 users, while the Discord for developers for AT Protocol has almost ten times as much, close to 2000.

The links


  • SURF, the Mastodon project the Dutch higher education system, has a chance to win the European Commission’s Open Source Observatory award.
  • Confirmation that Mozilla’s new fediverse server, mozilla.social, will use people’s Firefox account to log in.
  • A podcast about the fediverse from the perspective of advertisers
  • A podcast by Manton Reece, the creator of micro.blog, about ActivityPub support in WordPress.com and its impact on Micro.blog
  • Renaud Chaput is now officially the CTO for Mastodon. As the organisation still has very limited funding, this is currently still a volunteer position.

That’s all for this week. If you want to receive this update every Sunday directly in your mailbox, subscribe below:

fediversereport.com/last-week-…

#activitypub #bluesky #fediverse #mastodon #wordpress


Questa voce è stata modificata (1 anno fa)
in reply to rag. Gustavino Bevilacqua

Dài @GustavinoBevilacqua conosci troppo bene il fediverso per capire che non è questo il punto! Se hai bisogno di sicurezza, non devi cercare la "fiducia" di nessuno, ma devi solo avere il "controllo"!

Se vuoi usare l'istanza di un altro, il minimo che devi (Minimo che DEVI) fare è iscriverti con protonmail e collegarti con TOR project.

L'ottimale è crearti una tua istanza e comunicare solo con sistemi crittati (matrix, signal, session, etc)

@outlook @poliversity @giornalismo

in reply to macfranc

@GustavinoBevilacqua aggiungo infine che nessuno deve

> dimostrare che Jeff Brown non è uno delle tante Wanna Marchi della rete, che cerca solo polli da mungere… sarà una buona notizia.

Questo è indifferente, così come lo è il fatto che sia o non sia un giornalista (per me è un "editore di fatto" e si posiziona nell'intervallo tra Wikileaks ed Elon Musk!): quello che conta è chi sei tu, utente che ti iscrivi là dentro...

@outlook @poliversity @giornalismo



N. 185/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’intelligenza artificiale nell’assistenza sanitaria è un argomento sempre più importante, che sarà discusso al World Health Summit che si terrà la prossima settimana a Berlino. L’intelligenza artificiale ha il potenziale per migliorare i trattamenti dei pazienti, ma presenta anche dei rischi: dalla raccolta e l’utilizzo dei dati ai...


N. 184/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Mentre l’IA spinge la consapevolezza della necessità di un uso etico dei dati, Ketch e The Ethical Tech Project hanno commissionato uno studio unico nel suo genere per valutare la relazione tra l’intenzione di acquisto e la fiducia nel marchio e le pratiche aziendali rigorose in materia di...


Etiopia, crisi umanitaria dimenticata in Tigray & ingiustizia legittimata dall’ ingerenza occidentale.


Arrivata la condanna di 40 organizzazioni per la mancata estensione del mandato per l’ Etiopia della commissione investigativa ICREE – International Commission of Human Rights Experts on Ethiopia, da parte dell’UNHRC e l’abbandono dell’indagine sui diritt

Arrivata la condanna di 40 organizzazioni per la mancata estensione del mandato per l’ Etiopia della commissione investigativa ICREE – International Commission of Human Rights Experts on Ethiopia, da parte dell’UNHRC e l’abbandono dell’indagine sui diritti umani in Etiopia delle Nazioni Unite.


La segnalazione di Tigrai TV
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Mercoledì 4 ottobre non c’è stata la volontà politica da parte dell’ Europa e degli USA di rinnovare il mandato alla commissione di esperti di diritti umani ONU per l’Etiopia. L’ennesimo abuso da parte “occidentale” di non rispettare il “mai più”.


Approfondimenti:


Le organizzazioni sottolineano il ruolo fondamentale svolto dall’ICHREE come unico organismo internazionale indipendente che indaga sulle gravi violazioni dei diritti umani in Etiopia, tra cui la fame armata, gli abusi e le diffuse violazioni dei diritti umani.

Condannano l’inazione dell’UNHRC come una “grave inadempienza ai doveri e un disprezzo per la continua sofferenza di civili innocenti nel Tigray, Oromia, Amhara e in altre regioni dell’Etiopia”.


Italia: la diaspora del Tigray sul ruolo dell’ICHREE [intervista Radio Ondarossa]


Giovedì 5 ottobre viene rilasciato il REPORT dell’ OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità che riporta la catastrofica situazione degli ospedali e delle strutture in Tigray, dopo 2 anni di guerra dai risvolti genocidi e quasi 1 anni di tregua.

Oggi, dopo 3 anni è l’86% delle strutture sanitarie risultano devastate, in una regione che ha quasi 7 milioni di persone (tra civili, rifugiati eritrei e più di 1 milione di sfollati tigrini). C’è ancora grossa carenza di materiale igienico sanitario e medicinali. Link al REPORT

L’unico ospedale risultato essere rimasto miracolosamente attivo anche durante i 2 anni di guerra e che ha ricevuto recentemente un finanziamento di 6 milioni di euro è Kidane Mihret della missione salesiana di Adwa. L’ospedale attualmente fornisce servizi medici a oltre 70.000 persone, compresi gli sfollati interni.

Lo stesso giorno Reuters comunica che USAID ha ripreso le attività di fornitura di supporto alimentare umanitario ai rifugiati in Etiopia. A giugno 2023 USAID aveva sospeso tali attività sulla pelle di 20 milioni di persone dipendenti dal suoi aiuto. Nell’anno fiscale 2022, l’USAID ha sborsato quasi 1,5 miliardi di dollari in assistenza umanitaria all’Etiopia, la maggior parte dei quali aiuti alimentari.

Anche WFP – World Food Programm ha sospeso le sue attività per lo scandalo della diversione del materiale alimentare. Nel saccheggio, in questo crimine sono stati accusati e implicati alti funzionari di governo e dell’ esercito etiope.

Giovedì 5 ottobre 2023: sono passati esattamente 190 giorni da quando WFP e USAID hanno sospeso la fornitura alimentare umanitaria per 5,6 milioni di persone nello stato regionale del Tigray.

Lunedì 9 ottobre 2023 il WFP Ethiopia rilancia la notizia della ripresa attività del WFP per il sostegno dei rifugiati in Etiopia. Dal comunicato ufficiale si legge:

“Circa 35.000 persone fuggite dal Sudan in Etiopia negli ultimi sei mesi necessitano urgentemente di assistenza alimentare, mentre l’Etiopia ospita anche altri 850.000 rifugiati, provenienti principalmente dalla Somalia, dal Sud Sudan e dall’Eritrea. Le distribuzioni del WFP riprenderanno nelle regioni di Somalia, Gambella, Benishangul Gumuz, Oromia, SNNP e Afar, fornendo ai rifugiati cereali, legumi, olio vegetale e sale. Alcuni riceveranno parte del loro diritto sotto forma di assistenza in denaro. “


Tigray non pervenuto, giustamente, visto che si parla di rifugiati e non di sfollati interni, IDP, più di 1 milione di persone di origine tigrina che causa guerra sono stati costretti a scappare dalle proprie case e trovare salvezza altrove. Oggi la maggior parte occupano edifici scolastici, per cui si è creato anche un cortocircuito con i milioni di ragazzi e studenti che dovrebbero tronare a scuola.

Gli sfollati vengono schedati: mercato dei dati biometrici


USAID per prevenire il furto e la diversione di cibo. per le persone bisognose, prevede di implementare la raccolta di dati biometrici (impronte digitali, scansione del’liride…) per poter dare accesso ai servizi come conto corrente e pagamenti. La raccolta di dati biometrici vengono grazie ad aziende terze che mettono a disposizione la tecnologia alle agenzie umanitarie.

L’Etiopia è solo uno dei tanti Paesi in giro per il mondo e soggetto a crisi umanitarie in cui le agenzie umanitarie risultano utilizzare la raccolta di di dati biometrici.

Qui si apre un nuovo capitolo sulla società globalizzata sorvegliata con implicazioni e rischi per le persone profilate (migranti, richiedenti asilo, rifugiati…), diritti digitali e grossi interessi.


Approfondimenti:


Oggi, ottobre 2023, ci sono ancora 80.000 rifugiati del Tigray nel vicino Sudan, persone scappate fin dai primi istanti di guerra dal 4 novmebre 2020. Dopo 3 anni sono ancora in cerca di normalità, sopravvivendo in campi di accoglienza in un Paese che oggi è devastato dal’lennesima guerra. Save The Children recentemente ha indicato che sono 19 milioni di bambini sudanesi a non poter andare a scuola a causa della devastazione dopo 6 mesi dall’inizio del conflitto che sta ancora imperversando.

Martedì 10 ottobre 2023 Alice Wairimu Nderitu, Sottosegretario Generale e Consigliere Speciale delle Nazioni Unite per la Prevenzione del Genocidio, ha lanciato un avvertimento sull’aumento del rischio di genocidio e di atrocità correlate in Etiopia. Ciò avviene mentre i conflitti violenti si intensificano in varie regioni del paese, tra cui Amhara e Oromia.

Ha sottolineato che l’accordo raggiunto un anno fa sulla cessazione delle ostilità nella regione del Tigray è in gran parte fallito, sottolineando la necessità di un’azione internazionale.
97661869766188
Alice Wairimu Nderitu ha dichiarato che:

“La sofferenza dei civili non dovrebbe essere normalizzata o accettata, e la prevenzione deve essere la priorità attraverso un’azione coordinata”


Ha anche fatto riferimento ai suoi precedenti avvertimenti negli ultimi tre anni e a un rapporto di settembre della Commissione internazionale di esperti sui diritti umani sull’Etiopia. Nderitu ha chiesto la fine immediata delle violazioni di ampia portata commesse da tutte le parti a partire da novembre 2020.

Venerdì 13 ottobre 2023 l’ ICHREE pubblica il rapporto finale prima della conclusione del suo mandato e invita alla vigilanza internazionale sul conflitto in Etiopia.

Citazione di quanto riporta Addis Standard sulle dichiarazioni dei membri della commissione ONU di esperti di diritto umanitario in Etiopia.

“Nel rapporto pubblicato al termine della 54a sessione del Consiglio per i diritti umani, la commissione ha implicato le forze federali etiopi, le truppe eritree e le milizie regionali alleate in sistematiche uccisioni di massa, diffusi stupri e riduzione in schiavitù sessuale di donne e ragazze, fame forzata, sfollamento e detenzioni arbitrarie di civili.

Ha accusato le forze del Tigray di portare avanti la propria campagna di omicidi, violenza sessuale, saccheggi e distruzione in quella che il presidente della commissione Mohamed Chande Othman ha descritto come “una scala sconcertante e una continuità di violenza” contro i civili coinvolti nel fuoco incrociato.

Pur sottolineando che i suoi risultati sono probabilmente solo la punta dell’iceberg, la commissione ha affermato di non avere tempo o risorse sufficienti per prendere una decisione su potenziali genocidi o crimini di sterminio. Ma Othman ha sottolineato la necessità vitale di indagini più approfondite per stabilire i fatti e le responsabilità legali.

Con il suo mandato terminato dopo la presentazione di oggi, la commissione ha lanciato un severo avvertimento che la strada verso la giustizia non deve finire qui. Ha espresso grave preoccupazione per la continua presenza delle forze eritree nel Tigray, affermando che le loro violazioni sia prima che dopo i recenti accordi di cessate il fuoco sottolineano come l’impunità generi ulteriori atrocità.

L’esperta della Commissione Radhika Coomaraswamy ha affermato che le speranze di responsabilità interna sono “estremamente remote”, lasciando le vittime alla disperata ricerca di un’azione regionale e internazionale. Il collega esperto Steven Ratner ha definito un duro colpo per le vittime il fatto che il lavoro della commissione sia stato interrotto prematuramente, sottolineando che “è essenziale che questo lavoro continui”.

Othman ha esortato la comunità internazionale a non dimenticare le vittime del conflitto. Ha chiesto un monitoraggio rafforzato delle condizioni sul campo e una giurisdizione universale per i procedimenti giudiziari all’estero. Considerando il rischio allarmante di ulteriori crimini se lasciato senza controllo, la commissione ha affermato che il suo rapporto finale non deve essere l’ultima parola. Giustizia e responsabilità sono vitali per una pace sostenibile, ha sottolineato Othman.

La bozza di mozione per estendere la Commissione internazionale di esperti sui diritti umani sull’Etiopia non è stata rinnovata ed è scaduta il 4 ottobre, nonostante i ripetuti appelli delle principali organizzazioni per i diritti umani di tutto il mondo che ne chiedevano l’estensione.

Nelle settimane precedenti a questa scadenza, i membri della Commissione hanno lanciato l’allarme sull’alto rischio di continue atrocità in assenza di indagini indipendenti sulle violazioni dei diritti umani in corso nel paese. Hanno espresso profonda preoccupazione per il rischio di ulteriori crimini contro i civili dato il clima instabile in Etiopia.

I gruppi internazionali per i diritti umani hanno sottolineato la necessità vitale che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite utilizzi il suo mandato per aiutare a prevenire le violazioni dei diritti e rispondere a emergenze come quelle ampiamente documentate nell’ultimo rapporto della Commissione.”


Mentre l’ICHREE pubblica il suo ultimo REPORT continuano abusi, violenze ed occupazione in Tigray.

E’ indiscrezione di questi giorni di ottobre che tramite un servizio di Tigrai TV che ha intervistato sfollati interni nati ad Humera, area del Tigray occidentale ed ospitati oggi nei campi di accoglienza ad Adwa e dintorni, hanno recentemente denunciato attività di pulizia demografica: registrazione da parte di ONG che li registrano cambiandone i luoghi di nascita. Motivazioni e nomi di queste realtà per ora risultano ingoti, ma per giustizia e trasparenza bisognerebbe che qualcuno debba indagare ed approfondire.


Approfondimento:

Etiopia, la pulizia etnica persiste nonostante la tregua in Tigray


Mentre il resto del mondo rincorre l’ennesima guerra, l’ennesima crisi umanitaria per volontà politiche e per interessi e nuove risorse dei signori della guerra, non bisognerebbe dimenticare quelle recentemente passate, ma che hanno prodotto conseguenze per cui ci sono ancora milioni di persone disperate che stanno cercando di sopravvivere in ogni modo.

Trasparenza e giustizia sono le colonne portanti per stabilità e pace, tutto il resto è solo rumore.


tommasin.org/blog/2023-10-13/e…

Gazzetta del Cadavere reshared this.



Le campagne di disinformazione a vantaggio delle forze politiche più populiste, si basano già da anni sull’uso dei media digitali. Ora si aggiunge l’intelligenza artificiale (AI) come ulteriore potente strumento. È quanto emerge dal recente studio del Centres for European...


Verso un ecosistema di scienza aperta. Il contributo di Bonfire nel realizzare un framework modulare per applicazioni social federate

Bonfire sta costruendo un framework modulare per applicazioni social federate, tra cui microblogging, gestione delle attività o moderazione dei contenuti assistita dall'intelligenza artificiale. All'interno di Bonfire, è possibile creare diversi plugin per scopi come la collaborazione nella ricerca, la pubblicazione pre-stampa e la revisione tra pari. Inoltre, un sistema di riconoscimento e verifica chiaro e verificabile potrebbe supportare la creazione di un ecosistema federato di scienza aperta.

All'interno di Bonfire, è possibile creare diversi plugin per scopi come la collaborazione nella ricerca, la pubblicazione pre-stampa e la revisione tra pari. Inoltre, un sistema di riconoscimento e verifica chiaro e verificabile potrebbe supportare la creazione di un ecosistema federato di scienza aperta.

Una massiccia adozione di protocolli federati da parte delle istituzioni accademiche aiuterà a potenziare le implementazioni della scienza aperta e a includere le comunità non accademiche nel processo di produzione della conoscenza. Immaginiamo che queste implementazioni vengano realizzate all'aperto, attraverso un processo di co-progettazione che unisce scienziati, ricercatori e attivisti. Questo sforzo collettivo garantirà che le funzionalità sviluppate soddisfino i meticolosi standard degli strumenti accademici sfruttando al tempo stesso l’esperienza utente dei social network. La nostra aspirazione è che ciò possa innescare conversazioni significative e ampliare l’accessibilità delle discussioni scientifiche a un pubblico più ampio, promuovendo una comunità di conoscenza globale vivace, inclusiva e interconnessa.

Qui il post completo pubblicato da @Equipo Nibö :niboe: e Biogarabatos post sul blog di @Bonfire

@Scuola - Gruppo Forum

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Le classifiche delle migliori università del mondo lasciano il tempo che trovano

@Universitaly: università & universitari

Periodicamente ottengono grandi attenzioni, e l'Italia sembra sempre arrancare, ma non è chiaro a chi servano veramente

Nonostante l’indubbia attenzione che ottengono, però, queste classifiche sono da anni molto criticate. Un po’ perché si basano su criteri arbitrari, che riflettono poco la moltitudine di ruoli sociali e culturali che le università svolgono sul territorio. Un po’ perché sono progettate quasi sempre sulla base del sistema d’istruzione inglese e statunitense, che riflette male come funzionano le università nel resto del mondo. Un po’, semplicemente, perché non è chiaro a cosa servano, se non a indirizzare attenzione e fondi verso le società che le stilano e le università che figurano ai primi posti.

L'articolo di @Viola Stefanello 👩‍💻 è qui su Il Post

in reply to Poliversity - Università ricerca e giornalismo

Fantastico modo di pensare! In effetti è proprio vero: gli osservatori influenzano ciò che osservano in questo caso e come l'hai scritto tu è perfetto.

È deprimente allo stesso modo che qualcosa che teoricamente sarebbe interessante (statistiche delle università a priori sarebbero anche cose utili) finisca per essere una forte fonte di influenza degli studenti e delle università. I fini di queste agenzie di classifiche non sono nobili...

in reply to ConstipatedWatson

@ConstipatedWatson
Legge di Goodhart: quando una misura diventa un obiettivo, cessa di essere una buona misura. L'intero sistema capitalista è costruito in violazione di questa legge.

L reshared this.




È fondamentale non dare più spazio ai negazionisti climatici: la nostra risposta di Valigia Blu a un lettore sull’articolo dei quattro fisici italiani ritirato dalla casa editrice

@Giornalismo e disordine informativo

Si poteva lasciare l’articolo con le sue criticità e vedere cosa generava? Fatto sta che la casa editrice, una di punta nel settore accademico, tra le motivazioni della ritrattazione ha scritto che “L’addendum non è stato considerato adatto alla pubblicazione” e “la ritrattazione è stata la linea d'azione più appropriata per mantenere alti i livelli dei contenuti scientifici pubblicati sulla rivista”. L’articolo rimane comunque sul sito e chiunque può leggerlo.

La vicenda ci dice che i direttori delle riviste dovrebbero essere un po' più attenti quando pubblicano articoli con analisi e conclusioni potenzialmente controverse. Questo non vuol dire che non debbano essere pubblicati, ma solo che vale la pena assicurarsi che vengano esaminati in modo approfondito e attento prima di pubblicarli

in reply to Novman

@Novman hai una conoscenza così profonda dei meccanismi alla base del processo di pubblicazione degli articoli scientifici, tale da farti sospettare che questo sia un caso di censura?
in reply to Poliversity - Università ricerca e giornalismo

Stavo commentando i toni, non l'articolo. In qualsiasi campo scientifico si prova e si vede. Come è successo per il presunto superconduttore ad alta temperatura. Non si parla di negazionista della superconduttività. Toni come questi sono adatti ai piazzisti televisivi o ai propagandisti di bassa lega, non a degli scienziati. Sinceramente mi piacerebbe leggere uno studio approfondito sull'influenza dei cicli solari sul clima ( visto che siamo in periodo interglaciale ) , ma visto questo clima da piazzisti, mi sa che non lo leggerò mai. Poi, per carità, ridurre l'inquinamento è sacrosanto, ma fatto con questi toni porta solo problemi. Basta vedere la chiusura delle centrali nucleari in Germania a favore del carbone o assurdità distopiche come le mega Ztl, quando poi si fanno immatricolare SUV giganteschi o si favoriscono tecnologie perlomeno dubbie come il pellet.