Privacy Daily – 31 maggio 2022
UE: Il rilevamento dei contenuti su Internet e la tutela dei minori online
Le coraggiose proposte avanzate dalla Commissione europea per tenere sotto controllo la diffusione di materiale pedopornografico (CSAM) su Internet sono probabilmente alcune delle misure più aggressive finora nella battaglia per proteggere i bambini online, scrive Dan Sexton, direttore tecnico della Internet Watch Foundation (IWF), un’organizzazione no-profit britannica per la sicurezza dei bambini.
Austria: piano d’azione del Governo contro il deep fake
Il governo austriaco ha pubblicato mercoledì (25 maggio) un piano d’azione per combattere i deep fake, con l’obiettivo di affrontare meglio la disinformazione e l’incitamento all’odio. A livello dell’UE, diversi testi legislativi cercano anche di affrontare la crescente questione. La digitalizzazione avanzata, che è stata accelerata dalla pandemia, sta portando a un rapido aumento dei deep fake, un tipo di media basato sull’intelligenza artificiale che ritrae qualcuno che fa o dice cose che non sono mai realmente accadute.
euractiv.com/section/disinform…
Newsletter dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali
Il Garante sanziona Uber per complessivi 4 milioni e 240mila euro – Email aziendale: il collaboratore esterno ha gli stessi diritti del dipendente – Recupero crediti non corretto: Garante privacy sanziona una finanziaria – Telemarketing: sanzionata un’azienda per mancato riscontro a un cliente
garanteprivacy.it/home/docweb/…
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A che punto è Wu Ming? Riprendiamo tutti i fili (o quasi) - Giap
I due-anni-che-sappiamo, la scrittura di UFO '78, i sentieri su cui tornare, i progetti in corso. Prendi il tuo stetoscopio e vattene.Wu Ming (Giap)
“Dieci anni sono troppi nel processo Ruby-ter. Così giustizia ingiusta” intervista di Sabino Cassese su Il Giornale
Il Professor Sabino Cassese intervistato da Il Giornale: "Votare Sì ai cinque referendum in attesa che intervenga il Parlamento"
🧪 Si è svolta giovedì 26 maggio, a Roma, la cerimonia di premiazione dei Giochi della Chimica!
🏆 In 99 hanno affrontato la sfida finale per il podio, undici i vincitori assoluti nelle tre classi di concorso, 8 le menzioni speciali. La gara nazionale si è svolta in presenza e hanno partecipato studentesse e studenti provenienti da tutte le regioni italiane.
✉ Ai partecipanti è arrivato anche un messaggio davvero speciale, quello di Papa Francesco, che ha scritto loro: “Alimentate sempre la passione per la ricerca, per la vita e per le opere buone”.
Qui i dettagli ▶ miur.gov.it/web/guest/-/scuola…
Altro che società #3i... qui bisognerà chiamarla #4i perche anche l' #incompetenza è ormai diventata un vero e proprio asset strategico...
(grazie a @sonoclaudio@mastodon.uno per la segnalazione)
cybersecurity360.it/legal/priv…
Data breach, Inail nei guai per tre violazioni: multa dal Garante privacy per 50mila euro
Inail ha comunicato al Garante privacy di aver rilevato tre violazioni dei dati personali successe tra maggio 2019 e aprile 2020, in diverse occasioni e con modalità differenti: tutte riguardano le pratiche di infortunio o malattia professionale nel …Nicoletta Pisanu (Cyber Security 360)
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«La comunità di hacker, cittadini e cittadine, attivisti ed attiviste che ha creato MonitoraPA vuole anzitutto ringraziare le 3399 Pubbliche Amministrazioni che dopo la nostra segnalazione hanno rimosso i tracciatori di Google #Analytics dai propri siti web istituzionali.»
Il resoconto di @Shamar con lo stato dell'arte e i nuovi sviluppi del progetto #MonitoraPA
#privacy #GDPR
monitora-pa.it/2022/05/30/ongo…
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EP, CHE PASSIONE! Brundle, Cuir, Glueman, Thee Linquents, Kat Haus, Klint
EP, CHE PASSIONE! Brundle, Cuir, Glueman, Thee Linquents, Kat Haus, Klint
Ho cominciato per caso, con due 45 giri della Muster, e ora non mi riesce più fermarmi. La cassetta, il 7” e l’uscita solo su piattaforma digitale, sono come ho iniziato, ho continuato e imperterrito proseguo nella mia avventura punk:
iyezine.com/ep-che-passione-br…
EP, CHE PASSIONE! Brundle, Cuir, Glueman, Thee Linquents, Kat Haus, Klint
Brundle, Cuir, Glueman, Thee Linquents, Kat Haus, Klint // Una grande storia collettiva ed orizzontale che sente la necessità di andare avanti a dispetto di crisi economiche, guerre e pandemie.In Your Eyes ezine
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Newsletter del 30/05/2022 - Revenge porn: primi interventi del Garante privacy a tutela di potenziali vittime - Data breach: Garante privacy, sanziona Inail per 50mila euro - Piattaforma per il contrassegno unificato disabili europeo: ok del Garante priva
NEWSLETTER N. 490 del 30 maggio 2022 Revenge porn: primi interventi del Garante privacy a tutela di potenziali vittime Data breach: Garante privacy, sanziona Inail per 50mila euro Piattaforma per il contrassegno unificato disabili europeo: ok del Gar...
Poste italiane: “Nessun attacco hacker. Problemi informatici dovuti a disguido tecnico: in via di risoluzione”
Killnet non ha preso di mira Poste italiane. “Un disguido tecnico”, fa sapere il Gruppo, “dovuto a un aggiornamento informatico, ora in via di risoluzione”, è stata la causa dei problemi informatici registrati questa mattina in diversi uffici postali. Quindi, è stato un problema tecnico interno di Poste a causare il rallentamento dei sistemi informatici, nel giorno in cui collettivo filorusso Killnet aveva annunciato per oggi “un colpo irreparabile all’Italia”.
Ma, al momento, non si registrano attacchi informatici a siti della pubblica amministrazione, ad infrastrutture che erogano servizi essenziali e strategici per l’Italia né privati la cui immagine si identifica con il paese Italia.
Nonostante questo, l’allerta è massima. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, attraverso il suo CSIRT Italia (Computer Security Incident Response Team) raccomanda di implementare con effetto immediato, ove non già provveduto, le azioni suggerite dallo CSIRT Italia (cfr. sezione Riferimenti), con particolare riguardo alle mitigazioni delle vulnerabilità maggiormente sfruttate da attori malevoli di matrice russa ed alle misure di mitigazione degli attacchi di tipo DDoS. Si raccomanda, inoltre, in particolare i soggetti identificati nella sezione “sintesi”, di mantenere un attento controllo sulle infrastrutture IT h24 teso a individuare evidenze di attacchi o comunque anomalie, rispetto alle quali si richiede di dare comunicazione tempestiva allo CSIRT Italia.
Riferimenti
csirt.gov.it/contenuti/analisi…
csirt.gov.it/contenuti/attacch…
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May 30, 2022, 09:03
👉Your Chance to join the @noybeu Team as a #Trainee! 😊
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 PCTO, Bianchi e Orlando hanno firmato il Protocollo per la sicurezza con INL e INAIL
🔸 #EsamidiStato2022, al via la campagna social del Ministero dell’Istruzione
🔸 Il Ministro Patrizio Bianchi ha incontrato il suo omologo georgiano Chkhenkeli
🔸 Carta dello Studente, nuove indicazioni per richiederla
🔸 Trofeo Smart Project Omron, premiati i progetti vincitori
🔸 Olimpiadi Europee della Fisica: 4 argenti, un bronzo e una menzione speciale per la squadra italiana
🔸 “La Scuola in Tivù”, come rivedere le lezioni su Rai Scuola
Per conoscere notizie e approfondimenti di questa settimana dal mondo della scuola ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/newsle…
Iscrivetevi per rimanere sempre aggiornati ▶️ miur.gov.it/web/guest/iscrizio…
Privacy Daily – 30 maggio 2022
La guerra in Ucraina mostra la necessità di un accordo globale sulla privacy dei dati, affermano i funzionari dell’UE
L’invasione russa dell’Ucraina sta esercitando maggiore pressione sui governi verso un accordo globale sulla privacy dei dati in considerazione che gli strumenti di comunicazione digitale continuano a crescere di importanza, hanno affermato funzionari UE. L’invasione di Mosca mostra una “linea di demarcazione” più netta tra i paesi democratici con regole per proteggere la privacy e le nazioni più autoritarie che potrebbero utilizzare in modo improprio i dati, ha affermato Bruno Gencarelli, un funzionario responsabile della negoziazione di accordi internazionali sui dati per conto dell’Unione europea.
wsj.com/articles/ukraine-war-s…
Ucraina: il commissario per i diritti umani ha rilasciato una guida alla protezione dei dati sulla legge marziale
Il commissario parlamentare ucraino per i diritti umani ha elaborato una guida per la protezione dei dati personali ai sensi della legge marziale a seguito dell’invasione russa. La guida include tra l’altro basi legali per il trattamento dei dati personali da parte di agenzie governative, responsabilità aggiornate per proteggere i dati personali per proprietari e gestori, basi legali per le organizzazioni coinvolte nell’aiuto di beneficenza ai cittadin, protezione dei dati dai criminali informatici e dei dati da attività fraudolente.
ombudsman.gov.ua/news_details/…
Groenlandia servizi sanitari “gravemente limitati” a causa di un attacco informatico
“I servizi del servizio sanitario sono quindi fortemente limitati e ci si deve aspettare un aumento dei tempi di attesa e alcuni sperimenteranno di andare invano in orari concordati. Ovviamente continueranno a essere soddisfatte richieste acute e puoi contattare il servizio sanitario telefonicamente”, ha affermato il governo in una dichiarazione a commento del grave attacco informatico ai servizi sanitari della Groenlandia. “L’analisi tecnica mostra attualmente che non ci sono stati danni ai dati dei cittadini e che non sono stati copiati, ma le indagini sull’entità dell’attacco informatico sono ancora in corso. Il servizio sanitario riferirà quando le operazioni saranno normalizzate”, ha affermato il governo.
therecord.media/greenland-cybe…
AA.VV – TODO MUERE SBXV (SACRED BONES)
Secondo le liner notes di “Todo Muere SBXV”, il momento più esplicativo della compilation è la cover di “Boys at School” degli SPELLING da parte degli Institute, un “azzardo estetico”, che in casa Sacred Bones, in effetti, non è una novità.
iyezine.com/aa-vv-todo-muere-s…
AA.VV - TODO MUERE SBXV (Sacred Bones)
TODO MUERE SBXV (Sacred Bones): Secondo le liner notes di “Todo Muere SBXV”, il momento più esplicativo della compilation è la cover di “Boys at School” degli SPELLING da parte degli Institute, un “azzardo estetico"...In Your Eyes ezine
Le storie delle scuole: educazione al digitale a Busto Arsizio.
Info ▶️ pnrr.istruzione.it/storie/educ…
Iscrivetevi per rimanere sempre aggiornati ▶️ miur.gov.it/web/guest/iscrizio…
Iscrizione Newsletter - Mi - Ministero dell'istruzione
THE CHRISTIAN FAMILY – THE RAW AND PRIMITIVE SOUND OF
a Voodoo Rhythm Records, da sempre, è più di una label musicale: è una garanzia. Se siete irrecuperabili reietti della società e/o balordi outsider in cerca di gente, situazioni e vibrazioni musicali altrettanto anticonformiste che operino fuori dai circuiti mainstream, siano suonate con imperizia tecnica e in bassa fedeltà,
iyezine.com/the-christian-fami…
THE CHRISTIAN FAMILY – THE RAW AND PRIMITIVE SOUND OF
Christian Family, un duo proveniente da Arizona (Phoenix) e Los Angeles e formato da Ann Seletos alias "Sister Ann" (batteria, voce e urla) con un passato nelle Cherie Cherie e Soft Shoulder, e Daniel Schircliff alias "Brother Daniel" (chitarra e voc…In Your Eyes ezine
Il metaverso deve essere open source
Hacker’s Dictionary. Due idee contrapposte alla base dell’evoluzione di Internet e del Web, quella consumistica e quella proprietaria dei giganti della tecnologia, l’altra comunitaria, autorganizzata dal basso e fondata su interoperabilità e decentralizzazione
di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 26 Maggio 2022
Immaginato dallo scrittore cyberpunk Neal Stephenson nel 1992 come un mondo creato al computer, con la tecnologia odierna il Metaverso può essere due cose: un ambiente grafico, tridimensionale, immersivo, basato sulla realtà virtuale e aumentata dove produrre e consumare, oppure un differente modo di collaborare usando Internet.
La prima opzione, quella su cui le grandi compagnie hanno investito $40 miliardi, somiglia a un gioco di ruolo in cui un nostro doppione digitale interagisce con altri soggetti rappresentati graficamente nello scenario virtuale.
La seconda è quella che già esiste grazie alla Blockchain, alle Dao (organizzazioni autonome decentralizzate) e agli Nft. La blockchain ha disintermediato la compravendita di beni fisici e immateriali, creato nuovi mercati, come quello dell’arte e della musica digitale accessibili come Nft, e organizzazioni distribuite con scopi specifici e una governance collaborativa.
Il Metaverso su cui stanno investendo le grandi piattaforme come Google e Meta è una versione aggiornata di Second Life, il social network dei primi anni 2000 che permetteva di costruire la propria presenza virtuale come si fa oggi nei videogames Minecraft e Fornite ma con l’aggiunta della Wii, una console di videogiochi basata sul movimento del corpo. Con caschi e occhiali per realtà virtuale e interfacce aptiche l’esperienza nel Metaverso retroagisce sul nostro stesso corpo fisico.
In questo mondo ci si incontra, si gioca, si compra e si vende secondo le logiche del capitalismo estrattivo. Nel Metaverso turbocapitalista, evoluzione dei social network come Facebook, infatti, il codice software è proprietario, l’esperienza condizionata dalle regole dettate dal padrone, l’identità legata a software e hardware commerciali e i profili decisi da chi li vende. Il Metaverso turbocapitalista è un mondo chiuso.
Nel secondo caso, invece, tutto parte dal basso e l’interazione dipende dalle regole stabilite dalla comunità. Alla base di questa seconda idea di Metaverso ci sono i diritti di accesso e proprietà detenuti dai partecipanti, l’azione collettiva e il riuso del software in una logica di decentralizzazione. Il Metaverso comunitario è un mondo aperto.
Ricapitolando: un Metaverso aperto è decentralizzato, consente agli utenti di controllare la propria identità, applica i diritti di proprietà, garantisce che il valore prodotto dalle interazioni venga accumulato per gli utenti e non per le piattaforme. Questo Metaverso aperto è trasparente, permissionless (senza autorizzazione) e componibile perché tutti possono creare liberamente al suo interno.
Il Metaverso aperto si compone come i mattoncini lego grazie a due principi: interoperabilità e apertura del codice sorgente che può essere sempre riusato e orchestrato attraverso la proprietà dei token, gli asset nativi delle reti.
Il decentramento è il suo principio generale: non è posseduto o gestito da una singola entità per evitare la deriva competitiva ed estrattiva delle piattaforme centralizzate. Senza la decentralizzazione, la forza dell’innovazione che si sviluppa ai margini, viene ostacolata. I diritti di accesso e di proprietà consentono di trasferire oggetti, esperienze e identità verso altri metaversi nel caso in cui si voglia abbandonare la piattaforma.
Con la crittografia e la blockchain si può fare: creando una identità sovrana che vive in rete e non dipende da fornitori di identità come le Big Tech e i loro servizi centralizzati (il social login o il single sign-on) evitando così raccolte massive di dati finalizzate al marketing politico e commerciale.
dicorinto.it/testate/il-manife…
Il metaverso deve essere open source | il manifesto
Due idee contrapposte alla base dell'evoluzione di Internet e del Web, quella consumistica e quella proprietaria dei giganti della tecnologia, l'altra comunitaria, autorganizzata dal basso e fondata su interoperabilità e decentralizzazionecostanza fraia (il manifesto)
📊 Scuola, finanziamento complessivo pari a 159 milioni di euro per arredi, strumenti didattici e attrezzature digitali nella scuola dell’infanzia.
👉 C’è tempo fino al 17 giugno per partecipare all’avviso dal titolo “Ambienti didattici innovativi per la scuola dell’infanzia”.
L’obiettivo del bando, finanziato grazie ai Fondi Strutturali Europei (PON e REACT EU), in coerenza con gli obiettivi del #PNRR, è quello di promuovere l’innovazione didattica con la creazione di ambienti e spazi innovativi, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale.
Qui tutti i dettagli ▶ miur.gov.it/web/guest/-/scuola…
Sandro Gozi: lo spazio per una Renew italiana è enorme. Non dobbiamo unire le sigle ma dare realtà a un progetto
Il secondo turno delle presidenziali francesi si sono concluse con un grande sospiro di sollievo per la Francia ma soprattutto per l’Europa.
Sì. Sinceramente, se in febbraio ci avessero detto che avremmo vinto col 52 per cento ci avrei messo la firma, nel senso che le tendenze non erano incoraggianti. Questo significa che la vittoria, ben più larga, è una vittoria di Emmanuel Macron. Ho visto che in Italia sembra quasi che la vincitrice sia stata Marine Le Pen, mentre il vincitore è Emmanuel Macron. Un vincitore fra l’altro che segna la storia, perché dai tempi di De Gaulle è la prima volta che un Presidente uscente senza coabitazione, cioè con la maggioranza anche parlamentare, riesce a rivincere le elezioni. È inoltre la prima volta in assoluto da quando il mandato presidenziale è di cinque e non più di sette anni, che un presidente riesce a succedere a sé stesso. Avevano fallito sia Sarkozy che Hollande. Per una figura che era stata presentata dai classici soloni del socialismo e del gaullismo come un incidente della storia, e che continua ad esser vissuto in Italia come un incidente della storia, è una bella soddisfazione farla, la storia.
Il voto di Mélenchon è stato importante. La sua indicazione di voto chiara. Le analisi indicano che il 42 per cento circa del suo elettorato ha preferito Macron mentre il 45 ha deciso di astenersi. Macron, dal canto suo, ha dichiarato che certamente sarà scelto un capo del governo molto attento alle questioni sociali. È questa la strada che verrà perseguita?
Il nuovo primo ministro o la nuova prima ministra francese…
È una notizia? Ci sta dicendo che una donna potrebbe rivestire questa carica?
Sì, potrebbe. In ogni caso il presidente, o la presidente, sarà scelto con un metodo più inclusivo. Anche le riforme saranno adottate con un metodo più orizzontale, attraverso un largo coinvolgimento. Questo è un metodo chiaramente diverso da quello del Macron del 2017, e che richiede anche dei protagonisti diversi. Ritengo quindi che ci sarà un cambio di primo ministro e anche che ci possano essere cambiamenti importanti nella composizione di un governo che dovrà rispettare gli impegni presi da Macron, primo fra tutti quello di mettere l’ecologia al centro dell’azione di governo. Ne saranno prova i due ministri incaricati della conversione ecologica, uno per le questioni industriali e uno per quelle territoriali. Saranno poi in rilievo tutti i vari temi sociali, soprattutto quelli dell’uguaglianza e delle nuove opportunità. Vengono così in primo piano l’importanza della scuola e del sistema sanitario per la necessità di attuare gli impegni assunti a favore delle persone più fragili e più svantaggiate. Questo, insieme ad un fortissimo orientamento europeo, dovrà caratterizzare la prima fase del nuovo mandato di Macron e del suo governo.
Una delle analisi più interessanti di queste elezioni è stata fatta da Giovanni Diamanti, che ha rilevato come Macron abbia vinto nelle città, perfino nelle loro periferie, mentre il voto per Le Pen proviene dalle zone rurali, dai cittadini che hanno sentito più fortemente i disagi degli ultimi anni di crisi. Questo è un messaggio importante anche per l’Italia che andrà al voto?
Assolutamente sì. Il voto è molto chiaro, basti pensare che a Parigi Macron ha vinto con l’85 per cento dei voti al secondo turno e nelle grandi città vince comunque ampiamente, mentre Le Pen vince nei comuni con meno di 30 mila abitanti e nelle zone rurali e agricole. Questo indica la priorità di Macron di dare risposte a chi ha scelto la sua sfidante, e queste risposte si trovano proprio nelle istanze di coesione territoriale e sociale. Facciamo un esempio. Macron ha dichiarato che la Francia dovrà diventare il primo Paese al mondo a conseguire la neutralità dal punto di vista delle emissioni derivanti da gas, petrolio e carbone. Si tratta un grande obiettivo, ma che deve essere conseguito in modi che mobilitino l’opinione pubblica. Macron dovrà cioè spiegare a quegli operai, a quelle persone delle zone rurali perché la loro vita cambierà in meglio. Perché ci sarà un migliore sviluppo territoriale, perché ci saranno investimenti per una mobilità sostenibile che colleghi le periferie ai grandi centri, perché saranno promossi nuove imprese e nuovi posti di lavoro proprio sui territori più disagiati. Questo è il lavoro che dovrà fare proprio per rispondere a questa divisione del Paese. Io credo che da questo confronto elettorale siano uscite più d’una Francia, segnatamente quattro. Questa delle zone rurali è una, poi c’è quella dei giovani e degli elettori di sinistra delusi, ancora c’è la Francia oscurantista che ha votato Zemmour e Le Pen, e infine la Francia che ha rinunciato, che si è astenuta in una misura questa volta senz’altro molto alta. A queste diverse realtà Macron dovrà parlare in maniera più diretta e convincente.
Nella stessa domenica del secondo turno francese ci sono state le elezioni in Slovenia, dove il candidato liberale ha vinto sul candidato populista, e finalmente si è prodotta una rottura nel fronte di Visegrad.
Sono due segnali molto importanti, che indicano che i populisti e i nazionalisti si possono e si devono battere, e che chi esce isolato da questa tornata elettorale è certamente Viktor Orbán, che sperava di avere all’Eliseo Marine Le Pen, così come lo sperava Vladimir Putin. Entrambi invece si ritrovano Emmanuel Macron, leader liberale, democratico, in prima linea sui temi dello Stato di diritto e della protezione delle libertà fondamentali, e quindi in prima linea nell’interpretare e nel realizzare un modello di democrazia liberale nettamente alternativo al modello di democrazia illiberale teorizzata e purtroppo praticata con successo da Orbán. Il fronte Visegrád poi è finito anche perché non c’è più Babis nella Repubblica Ceca, la Slovacchia ha appunto cambiato corso e la Polonia ha posizioni distanti da quelle di Orbán per effetto dell’aggressione di Putin all’Ucraina.
Andiamo alla questione Russia-Ucraina. Questa netta affermazione conferisce a Macron maggior forza, anche come presidente di turno, per promuovere un dialogo con Putin?
Sì, per me Macron era l’unico vero leader europeo in circolazione, ed è ora enormemente rafforzato da questa conferma che gli dà più forza ed influenza. È famosa la battuta di Kissinger secondo la quale egli avrebbe tanto voluto parlare con l’Europa, ma aveva bisogno di un numero di telefono e di un nome. Ecco, Kissinger oggi potrebbe fare il numero dell’Eliseo e parlare con Macron, e questo ruolo il presidente francese lo metterà a disposizione dell’Europa anche con riferimento agli avvenimenti in Ucraina. Macron non parla più dal massacro di Bucha con Vladimir Putin, ma finché rimarrà lui al Cremlino, lui sarà l’interlocutore. Prima di cominciare questo dialogo, però, la scelta è netta: pieno sostegno militare, economico e umanitario all’Ucraina, perché più aiutiamo l’Ucraina, più aiutiamo la resistenza ucraina, più prepariamo le condizioni per una pace possibile. Le sanzioni, che secondo me vanno rafforzate includendo gas e petrolio, vanno di pari passo con la necessità di trovare una soluzione politica, non c’è contraddizione. Macron adopera un linguaggio diverso da quello di Biden, ma è impegnato tanto quanto gli americani nel sostenere l’Ucraina.
Possiamo finalmente dire che l’Europa c’è. Lo si è visto dapprima durante la pandemia, anche se la ripresa che è scaturita dalla scommessa dell’Europa è adesso frenata dalla guerra, ma l’Europa in quella circostanza c’è stata, e la condivisione del debito è un fatto inimmaginabile. Adesso c’è una posizione molto unita sulla questione ucraina.
L’Europa ha realizzato l’impensabile reagendo alla crisi sanitaria con la condivisione del debito e con un piano d’intervento che è maggiore, in termini assoluti, del Piano Marshall, e di cui l’Italia è stata il principale beneficiario. Anche sulla vicenda ucraina l’Unione mostra di esserci, anzitutto perché è la prima volta che si usa il bilancio europeo per fornire armi a un popolo aggredito e poi perché si sta muovendo nella giusta direzione con le sanzioni, anche se credo debbano essere celermente rafforzate. L’Europa ha mantenuto un’unità che non era affatto scontata, e adesso dobbiamo adottare nuove decisioni in materia di strategia militare. Il documento della bussola strategica, benché non rivoluzionario, appare utile. Contiene due punti che, ritengo, Macron innanzitutto vorrà immediatamente realizzare, due punti che fanno veramente la differenza. Da una parte la costituzione di una forza di reazione rapida, un battaglione europeo di 5 mila uomini. Ricordo che la prima volta che se ne parlò fu a Helsinki nel 1999 e dovevano essere 60 mila, ma già avere una forza di intervento rapido di 5 mila uomini significherebbe che domani, in un caso come quello dell’Afghanistan, a Kabul, si potrà mantenere una protezione grazie all’intervento europeo. Il secondo aspetto è la volontà di realizzare un’industria comune per la difesa europea. È evidente che ci sarà sempre una concorrenza tra francesi, italiani, tedeschi eccetera, ma il fatto di voler unire le forze e di sviluppare attraverso il bilancio europeo nuovi progetti per la difesa, fin dall’inizio europei, può fare la differenza dando concretezza all’intenzione di Macron di realizzare un’autonomia che ci renderà anche molto più credibili e affidabili di fronte ai nostri amici e alleati americani. C’è una cosa che Biden ha detto a Roma quando incontrò Macron a margine del G20, e che per me è molto importante: è nell’interesse degli USA che gli europei sviluppino una propria forza di difesa. Quindi il dibattito che nega la necessità di una difesa europea per effetto dell’intervenuta rivitalizzazione della NATO è fasullo. La NATO stessa ha bisogno che diventiamo adulti nella nostra sicurezza. Siamo stati degli adolescenti che hanno messo la propria sicurezza nelle mani dello Zio Sam, che ora ci dice che siamo cresciuti e che dobbiamo assumerci le nostre responsabilità.
Parliamo infine dell’Italia e delle elezioni che si avvicinano. Ci sarà anche da noi il successo di una forza liberale che avrà poi modo di contare sulla formazione di un governo assumendo proposte tipiche dei liberali europei?
Lo spazio per una Renew italiana è enorme. Il punto è che dobbiamo abituarci a pensare in grande. Quando si parla di liberalismo o di proposta liberaldemocratica, bisogna abbandonare il tema della testimonianza. Dobbiamo diventare maggioranza ed è possibile farlo se si superano le frammentazioni tra forze politiche e culturali che si collocano in questo campo. È assolutamente fondamentale che si apprenda la lezione francese: nel 2017 Macron era quinto nei sondaggi con il 15 per cento. Se noi dessimo queste percentuali ai rappresentanti italiani dell’area liberale si sentirebbero i re di Roma, e invece così perderemmo tutti. Se allora Bayrou non avesse deciso di ritirarsi a favore di Macron, oggi parleremmo di un’altra storia. È questo che voglio dire ai protagonisti di del fronte liberale in Italia: non esaltatevi perché passate dal 3,8 al 4,3, perché non serve assolutamente a nulla. Dobbiamo aggregare le forze, che non significa unire le sigle, ma dare realtà a un progetto. Se gli italiani vedono che c’è una forza fatta di personalità della società civile, delle professioni, delle imprese, della politica, che si mostra unita, quando i sondaggi la daranno a due cifre, allora vedrete che la dinamica sarà completamente diversa. Secondo me il macronismo in Italia passa dall’unione di forze che sono in questo spazio centrale. Matteo Renzi, Carlo Calenda, Benedetto Della Vedova, Emma Bonino, ma che cosa aspettate? Pensate davvero che il vostro 3,8 o il vostro 5 per cento possa cambiare il volto del Paese e il vostro futuro? Dobbiamo avere l’ambizione di essere maggioranza. Se avremo la capacità di costruire questa alleanza, allora avremo la credibilità di dire al Partito Democratico: ma come fai a pensare il tuo futuro con Giuseppe Conte, che ha dovuto aspettare il risultato francese per scegliere tra Macron e Le Pen? E potremo dire a Forza Italia, a un ministro come Renato Brunetta: ma come fai, tu che giustamente ti ritrovi nella proposta di Macron, a pensare che il tuo futuro sia con Salvini o con Meloni, presidente del gruppo al Parlamento europeo che accoglie quei bulgari che hanno fatto il saluto fascista? Ecco come si può rivoluzionare la politica italiana, e sono convinto che ciò sia possibile.
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Senza gentilezza più poveri di umanità
C’è un medico di pronto soccorso in un ospedale calabrese che parla con gli occhi: prima di tutto alla sua equipe, ormai abituata a non dover tendere le orecchie ma a cogliere lo sguardo.
Quando si avvicina alla persona che lo attende, lo raggiunge alle labbra offrendogli l’orecchio e poi sussurrargli poche sillabe. L’altro orecchio è per le persone che stanno intorno. Il primo effetto che produce questo suo avanzare è produrre intorno un grande silenzio. Si muove con eleganza, si fa spazio senza doverlo chiedere e, paradosso, ognuno degli astanti capisce che deve raggiungere il suo posto, un metro, due, tre, meglio l’altra stanza di casa o la porta d’uscita.
Quanto avrà studiato, questo medico, per maturare questo stile d’approccio che non fuoriesce di tanto in tanto – così come confermato da altre voci consultate -, ma si rivela piuttosto come una postura professionale? Avrà studiato molto sicuramente, e alla fine ha fatto una scelta. Importante – avrà pensato – è realizzare un intervento efficace e lì dove è richiesto non c’è tempo per ammaestrare folle, far tacere voci, coprire con la propria quella altrui.
C’è solo bisogno di gentilezza, umiltà e salvaguardia delle cose primarie. Anche queste trasmettono autorevolezza, e di questa c’è bisogno perché lì dove c’è una persona che soffre l’avvicinarsi del medico è peculiare, unico nel suo genere, essenziale, e di forte penetrazione: andare al centro del problema ed evitare di perdercisi intorno. Questo sa il medico, e come lui non lo sa nessuno, neanche l’affetto e il legame più intimo con colui che è da soccorrere.
Vale qui ripetere il contrario, ovvero quello che diffusamente accade in simili frangenti? Ne sono piene le cronache e ne sono piene le teste di quelli che ne hanno dette e ascoltate di cotte e di crude, comprese quelle basse e infime.
Si tratta di eccezioni, ossia di scene che si verificano solo nei casi di pronto soccorso? No, purtroppo sono scene, queste assai scadenti, che troviamo e aiutiamo ad alimentare in molti altri teatri della nostra vita quotidiana: uffici, mezzi di trasporto, luoghi pubblici, forse anche chiese e santuari, reparti d’ospedali, senza escludere il cimitero.
Se le cose stanno così – e pare che così e anche peggio stiano – è segno che manca qualcosa. Dire “manca” è esagerato? Scaliamo di un gradino e mettiamola in questi termini, scriviamo: forse abbiamo messo tra parentesi “la gentilezza”, non da oggi, ma da qualche decennio. Stiamo provando e riprovando a farne a meno, e al suo posto abbiamo introdotto, in dose massiccia e giorno dopo giorno al rialzo di intensità: la rudezza che si fa rozzezza che si fa inciviltà che si fa sopraffazione e poi violenza. Abbiamo abbassato l’astina e ci sta precipitando addosso un sacco di melma (con la elle dove starebbe meglio la erre).
Come se la gentilezza potrebbe mai essere la virtù dei deboli e non dei forti, degli animi poco virili e non di quelli marcatamente umani, abbiamo e stiamo pretendendo di procedere in tutte le pieghe e le insenature dell’umana convivenza. Senza accorgerci che così facendo stiamo sottraendo umanità al nostro essere uomini e donne, anziani e bambini. E tutto questo si chiama povertà. Sì, riconosciamolo: siamo più poveri e anche afflitti, e feriti torniamo a casa la sera e ne usciamo al mattino, forse con dentro l’animo il malcelato proposito di farci anche noi soldati di quella considerata il giorno prima rustica genia. Non si spiega altrimenti, perché è così che se ne infittiscono le truppe.
Si potrà fare mai qualcosa? Certo. Una rivoluzione. La sola degna di questo nome, che è poi l’unica realmente efficace. Dovrebbe avere i connotati di un cambiamento di mentalità. Basta un giorno? No, occorre qualche decennio. Sarà opportuno scendere in piazza? No. Occorre calarsi dentro sé stessi. Tutti insieme? No. Ognuno per conto suo. Dentro l’animo di ciascuno, sia pure accantonata in qualche ripostiglio da rivisitare, qualcosa c’è e va portata in superficie.
C’è un aiuto che potrebbe venire dall’esterno. Impostare in ogni città un assessorato, denominato, appunto, “della gentilezza”. In molte realtà italiane l’hanno fatto. Ultimamente ad Orvieto, dove responsabile è una professoressa di lettere e filosofia in pensione. Non dovrebbe costare molto questo organismo assai semplice nella struttura. C’è la rete e ci sono le biblioteche, non dovrebbe essere difficile trovare connessione e scambio. Si instaura un bel dialogo, si conosce, si studia, si ascolta e si divulga.
Il tutto con gentilezza, per far tornare in mezzo a noi quella perduta che –ahinoi – si è portata via un pezzo consistente della nostra umanità.
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Enzo Amendola: delineare una forma sempre più ambiziosa di Unione Europea. L’Ucraina ha diritto alla resistenza in base alla Carta dell’ONU
Uno spiraglio a una guerra devastante nel cuore dell’Europa viene proprio da una proposta di pace avanzata dall’Italia. Quali sono, per quello che è possibile dire, i termini di questa proposta?
Noi affermiamo un bisogno. Che la politica e il negoziato abbiano una forza superiore alle atrocità di ciò che si va compiendo, e quindi testardamente cerchiamo di indicare i possibili termini per la riapertura del negoziato. Stessa cosa fa l’Italia con i propri alleati, poiché è evidente che come Unione siamo uniti nella difesa del popolo e delle Istituzioni ucraine, per il diritto alla sovranità che la Carta dell’ONU le riconosce, dandole la facoltà di resistere all’invasore. Noi sappiamo che il prolungarsi della guerra produce atrocità e vittime civili, e la politica non è ciò che segue allo sforzo bellico ma è ciò che è negato dallo sforzo bellico, e quindi la priorità che volgiamo affermare è quella di riaprire, in qualunque forma e in qualunque luogo, termini anche che portino al dialogo tra le parti. Ovviamente la precondizione è il cessate il fuoco, ma dalla Russia non arrivano ancora risposte adeguate su questo.
E’ giusto parlare di pace, come l’Italia e l’Europa fanno dal primo giorno di guerra, ma è corretto precisare che la resistenza dell’Ucraina è una resistenza per la democrazia e la libertà. In fondo gli ucraini stanno difendendo i nostri principi e valori fondamentali.
L’Ucraina ha diritto alla resistenza in base alla Carta dell’ONU. È un Paese sovrano, libero, con Istituzioni proprie, che si può poi discutere quanto siano fragili. Ma è un diritto sancito che un Paese pacifico, che non ha offeso i suoi Paesi confinanti, che non ha dichiarato nessuno sforzo bellico, possa difendersi. Quello che ha portato la UE a sostenere Zelensky sta nel fatto che il popolo ucraino è legato a questo, alla salvaguardia del diritto internazionale. E poi perché il nostro vicino russo, con cui ci sono rapporti commerciali e culturali, scambi che nel corso degli ultimi decenni si sono rafforzati, ha violato le regole della convivenza pacifica. Il nostro sostegno alla resistenza ucraina è il sostegno a un diritto a scegliere il proprio futuro, la propria traiettoria. Questo non poteva vederci voltati dall’altra parte ad attendere gli esiti dell’invasione militare. Tra l’altro l’Ucraina ha con la Russia un rapporto che va al fondamento stesso del Stato russo, si tratta di secoli di commistione non solo di lingua ma di legami culturali, religiosi, di scambi commerciali: questa è una guerra fratricida che ha portato il popolo ucraino in armi a difendere i propri diritti, rompendo quindi anche dei legami storici. Per tutte queste ragioni l’UE ha la responsabilità politica di far cessare il conflitto, di difendere il diritto negoziale ucraino e soprattutto di difendere un popolo che è stato violentato dalle armi russe.
La Francia sembra aver gelato le richieste dell’Ucraina di entrare rapidamente nell’Unione Europea, parlando di un processo che potrebbe durare 15 o 20 anni. La soluzione potrebbe essere la Confederazione Europea proposta dal segretario del Partito democratico, Enrico Letta?
A norma dei Trattati il processo di integrazione di un candidato avviene con tempi purtroppo lunghi, e la burocrazia è dovuta a dei processi di riforma, di adeguamento della legislazione nazionale a quella europea. Ma noi sappiamo che siamo a un tornante della storia in cui non può prevalere soltanto la procedura ma deve valere anche il sentimento politico, innanzitutto verso i Balcani occidentali, che sono parte della comunità europea, poi dell’Ucraina e degli altri paesi che potrebbero rischiare la stessa sorte. Per queste ragioni Enrico Letta ha parlato di una Confederazione, cioè di uno spazio politico che faciliti l’allargamento dei membri dell’UE. Ma lo stesso Macron il 9 maggio ha parlato di una comunità politica europea, quindi di uno spazio similare a quello indicato da Letta. Bisognerà, da qui al 23 giugno, quando la Commissione europea proporrà una strada, ragionare non soltanto di procedure ma anche di visione di un’Europa del futuro, che sarà certamente più grande ma che dovrà essere anche più unita.
L’Europa in due anni ha fatto passi da gigante: la condivisione del debito per affrontare la crisi derivante dal diffondersi del Covid e poi una forte unione per attivare pacchetti di sanzioni sempre più duri contro la Russia, resasi colpevole di aver aggredito uno stato libero e sovrano. Cosa manca a questo punto all’Europa per essere considerata una potenza mondiale?
La storia europea negli ultimi anni ha visto l’esplosione con effetti drammatici della pandemia con effetti drammatici sulla coesione sociale, e poi la guerra, che è tornata nel nostro continente. Di qui le nostre responsabilità, che vanno oltre gli effetti economici sulla tenuta sociale che ci riguardano. La risposta è stata all’altezza dei bisogni. L’altezza per costruire politiche fiscali non soltanto solidali ma anche improntate ad investimenti per rafforzare e cambiare la nostra economia, la nostra industria, la nostra coesione sociale. Sono scelte che secondo me descrivono un’Europa che non può tornare a quella pre-Covid, con le regole di un mondo che non esiste più. Ora bisognerà, nella congiuntura drammatica del conflitto in Ucraina, reggere l’unità e allo stesso tempo descrivere i salti di integrazione che dobbiamo fare. Penso all’unione per l’energia, a politiche di governance economica improntate alla stabilità ma anche agli investimenti, a politiche di coesione sociale finanziate dai fondi europei ma anche ad investimenti nella transizione ecologica e nella tecnologia digitale, che ha bisogno anche di un pilastro sociale per accompagnare il mondo del lavoro e delle imprese in questo momento. Quindi l’unità serve per affrontare le crisi ma anche per delineare le novità che sono necessarie per il nostro continente nello scrivere questa storia nuova.
Il 9 maggio, in occasione della festa europea, la Conferenza sul futuro dell’Europa ha concluso i suoi lavori frutto di una non di discussioni e collaborazioni tra cittadini e politici. Cosa pensa del rapporto finale che è stato presentato alle Istituzioni europee?
La Conferenza per il futuro dell’Europa, che è stata inaugurata una anno fa dal compianto presidente David Sassoli, è un esperimento di democrazia partecipativa realizzato anche grazie ad una piattaforma digitale che ha disintermediato tutte le procedure burocratiche di discussione: ognuno poteva iscriversi nella propria lingua e proporre idee e soluzioni. Credo che si tratti di un meccanismo che rafforza la democrazia rappresentativa, e soprattutto risponde a quella ricorrente e stereotipata critica secondo cui i cittadini sono lontani dall’Europa. Aver costruito questo percorso tra istituzioni europee, istituzioni nazionali, parlamenti, governi, rappresentati selezionati dei cittadini, ha prodotto delle indicazioni, ha prodotto i caratteri di una visione di cambiamento dell’Europa. Sarebbe stato paradossale che questi lavori si concludessero con report che dicevano che l’Europa è bella così com’è. Dobbiamo prendere sul serio queste indicazioni. Alcune possono essere assunte a trattati esistenti. Altre credo che bisognerebbe avere il coraggio di innestarle anche con dei cambiamenti dei trattati. Molte di queste materie, cito l’unione per l’energia e i mercati regolatori, cito il green e la trasformazione digitale che abbiamo già realizzato in alcuni negoziati, ma anche la configurazione delle norme che guardano l’Unione che deve affrontare una competizione globale, credo che meritino degli approfondimenti. Solo per citare la governance economica, alcuni dati del patto di stabilità e crescita sono basati su dati macroeconomici degli anni Ottanta. È passato un po’ di tempo e alcune regole, che spesso non vengono applicate, meriterebbero di essere cambiate. Noi come Italia siamo aperti ai cambiamenti. Per rafforzare l’Unione, non per aprire un inutile dibattito, per darle più strumenti. La sanità, per esempio. Prima del Covid non c’era l’unione europea della sanità, c’era solo un coordinamento. La spinta dei cittadini è sempre utile perché indirizzata al cambiamento, ai bisogni e agli interessi materiali di ogni giorno.
La vittoria di Macron in Francia ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti gli europeisti. Dal voto francese arriva però anche una forte domanda di protezione sociale, dove affondano le radici del populismo. L’Italia, che andrà al voto tra pochi mesi, cosa può e deve apprendere dal risultato delle presidenziali francesi?
Gli effetti economici dello shock pandemico e del conflitto pesano anzitutto sulle fasce deboli, pesano sulle industrie che vedono materie prime e costi dell’energia a rischio, come a rischio è la ripresa che appariva l’anno passato molto potente. L’Europa non è assente, lo dico anche per noi italiani. Abbiamo per la prima volta fondi sufficienti, tra il Next Generation e i fondi ordinari del bilancio europeo. Abbiamo la possibilità di un regime di investimenti di quaranta miliardi solo per quest’anno. Ciò implica la possibilità di allargare le opportunità del nostro Paese di non limitarsi a lenire le ferite delle crisi ma di investire su quelli che saranno i settori della nuova competizione. Questo sarà fondamentale. Io credo che questo sia il migliore antidoto a chi dice che l’Europa è lontana e ci danneggia. Sinceramente, quando un Paese come il nostro riceve più di trecento miliardi per i prossimi sei anni, io avrei un po’ di pudore a sostenere cose come queste. Quello che sta a noi è delineare una forma sempre più ambiziosa di Unione europea perché nel mondo contemporaneo, con crisi che superano qualunque confine, l’unità dei ventisette è necessaria, perché nessuno può pensare che chiudere i confini, con un nazionalismo fuori tempo, sia in grado di risolvere le crisi. Credo quindi che questo sia l’atteggiamento: avere una sovranità condivisa in un processo di integrazione che deve guardare non solo ai rapporti tra i ventisette, ma ai rapporti tra l’Europa come continente e attore globale, e il mondo, che è sempre più competitivo, pieno di nuove opportunità ma anche di enormi rischi.
La Commissione Europea ha deciso che saranno sospesi per un altro anno gli obblighi del Patto di Stabilità. Che segnale è?
Si tratta di una scelta improntata al realismo, perché vediamo il rallentamento dell’economia per l’effetto dell’invasione russa, e allora è bene essere saggiamente orientati verso una coesione sociale, orientati a tenere il mercato europeo, ma soprattutto le economie nazionali, allineate a una forte prudenza ma anche a una forte cooperazione. La scelta del commissario Gentiloni è stata molto saggia.
Stiamo per andare a votare, sottosegretario. Che forma dovrebbe avere un partito moderno? Ha ancora senso parlare di centrodestra e centrosinistra?
I fondamenti di una visione contrapposta tra noi progressisti e i conservatori sono radicati non solo negli slogan, ma in come proponiamo soluzioni per i nostri società, nel come aggrediamo le grandi rivoluzioni come quella ecologica e quella digitale. La nostra parte, quella progressista, si fida dei cambiamenti e in essi vuole costruire sempre più protezione sociale ed equità, anche nuove forme di welfare appropriate per il mondo che cambia. La mia parte viene da un passato composito, di grandi e differenti culture, ma ha anche un futuro con fondamenti anche nel lavoro che si fa a livello europeo. Sarà un dibattito spero non tra chi crede nell’Europa e chi no. Mi augurerei un dibattito un po’ più maturo nel nostro Paese. L’Europa, quando abbiamo fatto scelte fondamentali per l’interesse nazionale, ha rafforzato la cosiddetta sovranità, non l’ha indebolita, quindi mi auguro che questo dibattito sia superato. Meglio essere leader in un Europa di un continente che lavora per la propria sovranità, per la propria autonomia strategica a livello globale, che declamare una sovranità a casa nostra che poi invece non produce nessun miglioramento per gli interessi nazionali. Io spero che questo dibattito venga rimosso, ma a volte ho dei dubbi. Ciò che sarà fondamentale, invece, come è stato in Germania e in Francia, sarà il dibattito sui livelli di crescita e protezione sociale. Non c’è una forte crescita se non ci sono meccanismi di protezione sociali adeguati ai cambiamenti, soprattutto per i segmenti più deboli della nostra società, che devono essere inclusi in un grande cambiamento che sta avvenendo non soltanto a livello nazionale, ma a livello internazionale. Questo credo sia il vero terreno su cui le due differenti opzioni si misureranno, a condizione di partire da una base di realtà, perché ciò in cui il populismo non ha aiutato in questi ultimi anni, in alcune forme politiche non solo in Italia ma in Europa, è a dire la verità, a vedere la realtà, a indicare i cambiamenti globali, a suggerire le motivazioni per cui su taluni aspetti anche della nostra coesione sociale ci sono stati gravi contraccolpi. Dobbiamo aver fiducia, nel progresso tecnologico e nell’umanismo che deve alimentare, con la sua cultura, i grandi cambiamenti.
L'articolo Enzo Amendola: delineare una forma sempre più ambiziosa di Unione Europea. L’Ucraina ha diritto alla resistenza in base alla Carta dell’ONU proviene da ilcaffeonline.
🌳 Il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Transizione Ecologica insieme per la tutela dell’ambiente con la Carta per l’educazione alla biodiversità!
🌿 La sostenibilità richiede uno sforzo collettivo da parte di tutta la comunità educante: per questo, alla Carta possono aderire le scuole di tutto il territorio nazionale, diventando parte del cambiamento promosso dal Piano #RiGenerazioneScuola.
🌻 La Carta sarà ulteriormente rilanciata il 3 giugno, durante un evento istituzionale che si terrà presso la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, a Roma.
Aderisci anche tu con la tua scuola ▶ istruzione.it/ri-generazione-s…
Garantismi – Cancellarsi dalle APP: su Apple diventa più facile!
Con Matteo Flora a Garantismi parliamo delle APP sull’App Store di Apple che rischiano grosso se non implementeranno la funzione di cancellazione dei dati.
Guarda il video:
youtube.com/embed/3jB0UZV0jv8?…
Franc Mac
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