Non siamo partiti bene
Settembre
che le nuvole del settembre
lente percorrono
mentre le prime foglie
crollano giù dai rami
e adunano umidore per i sentieri
intanto che nel cielo
gli alberi si denudano
così come di sera
quando cadono le ombre
giù dalle cime
s'incupisce la terra
e in alto si rivelano
i disegni dei monti
e delle stelle
miei boschi
vi è tanta pace
in questa vostra muta
rovina
che in pace ora alla mia
rovina penso
e sono come chi
stia sulla riva di un lago
e guardi miti le cose
rispecchiate dall'acqua.
Eleonora reshared this.
Non credo che si riuscirà mai a fare abbastanza giustizia delle calunnie che ha ricevuto ma è curioso che Benedetto XVI venga criticato non per la sua manifesta incapacità di poter gestire la macchina Vaticana, affidando tutto alla coppia b&b Bagnasco e Bertone, ma per ciò che non ha mai fatto: avere occultato quelle infamie che lui per primo non solo è riuscito a svelare, ma che è anche riuscito a combattere quasi sempre con successo.
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Molte disposizioni del Digital Markets Act riguardano pratiche dei fornitori di servizi di piattaforme di base (c.d. gatekeepers) aventi ad oggetto i dati personali. Pertanto, è naturale domandarsi se i diversi obblighi definiti nel DMA siano compatibili con il GDPR e se i gatekeeper possano ottemperare senza problemi ad entrambi i provvedimenti normativi. Sebbene il DMA affermi che esso coesisterà armoniosamente con il GDPR, sorgono comunque interrogativi sull’interazione tra questi due strumenti.
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Propaganda governativa sul MSI
"Il M.S.I. ha trasportato verso la #democrazia milioni di italiani usciti dalla sconfitta della seconda guerra mondiale, che il Movimento Sociale Italiano è stato un movimento della #destra sempre presente nelle dinamiche democratiche di questa Nazione, che è arrivato al #Governo addirittura prima del congresso che lo trasformò in Alleanza Nazionale; ha infine tamponato, nei momenti più bui degli anni di piombo, le derive terroristiche".
Alessandro Draghi, consigliere comunale a Firenze per il partito di maggioranza relativa.
Il MSI alle elezioni del 1948 ebbe cinquecentomila voti alla Camera e duecentomila al Senato; una discrepanza in cui i "ragazzi di Salò", adolescenti nel 1945, ebbero certamente un loro peso. Il rimanente dell'elettorato scelse altri traghetti e non volle saperne di avere come Caronte il partito che raccoglieva parecchi fra i superstiti decision makers
di una guerra peggio che persa perché iniziata in modo vergognoso, condotta in modo vergognoso e infine persa in modo vergognoso.Il MSI fu sempre presente nelle istituzioni grazie alla stessa democrazia rappresentativa che avrebbe voluto stroncare, non certo nelle dinamiche democratiche in cui veniva abitualmente evitato.
Nei momenti più bui degli anni di piombo il FUAN della romana via Siena tamponò le derive terroristiche dando vita ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Chissà cosa non avrebbe fatto se si fosse trattato di agevolarle. L'esecutivo in carica non ama le lingue straniere, assicura un San Giuliano livoroso verso i radical chic invece che verso i "progressisti eleganti".
Il che è ottimo motivo per ricorrervi ogni volta possibile.
Isole dei pirati e utopie cripto-anarchiche
Come facciamo noi estremisti — amanti della libertà e della non violenza — a creare una comunità di persone che condividono gli stessi principi, se tutto il mondo è spartito tra violente bande armate che si fanno chiamare stati-nazione e non c’è alcun luogo in cui rifuggiarsi?
La storia ci insegna che non è facile, seppur esistano esempi di successo. In alcuni casi frutto di una fortunata serie di eventi, come nel caso di Cospaia. In altri, frutto di colonizzazione di nuovi territori inesplorati, come nel caso dell’America, che nel 1776 si rese infine indipendente dal Regno Unito.
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Oggi però il mondo è molto diverso da quello che conoscevano gli abitanti di Cospaia o da Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman.
Eppure, non tutto è perduto. Anzi — forse per la prima volta nella storia umana abbiamo gli strumenti per ribaltare completamente i paradigmi creare delle vere e proprie comunità libertarie. Per vedere come, ripercorreremo insieme brevemente il pensiero di Timothy May, uno dei fondatori dei Cypherpunk.
Pirate Utopias
Ma cosa ci vieta oggi di colonizzare un’isola sperduta nel pacifico e creare lì una comunità libertaria? Niente — è pieno di bellissime isole in vendita. Sarebbe però un esperimento estremamente complicato e destinato a non durare nel tempo.
Prima di tutto, l’isola dei pirati non potrebbe dichiararsi indipendente da ogni altro Stato al mondo, sarebbe una condanna a morte. Chi ha guardato la serie “Black Sails” saprà bene quale potrebbe essere la reazione degli Stati limitrofi. Gli amici pirati-libertari sarebbero presto dichiarati pericolosi terroristi da eliminare al più presto, per non dare il cattivo esempio.
L’era delle sanzioni Usa è arrivata al capolinea? - Contropiano
"Per molti anni, gli USA hanno usato efficacemente l’arma delle sanzioni (unilaterali, non decisa dall’Onu) per imporre il loro ordine mondiale e mettere in riga i Paesi ribelli.
[...]
Ma, fatalmente, questo approccio ha indotto a poco a poco il resto dal mondo a organizzarsi e cercare scappatoie per liberarsi dallo strapotere statunitense."
Dadi Romani: 2 Esemplari
Sono moltissimi i dadi romani giunti fino ai giorni nostri, da quelli ordinari a sei facce fino agli icosaedri che vedete qui sotto (icosaedri). Insomma, delle piccole opere d’arte che farebbero la felicità di ogniContinue reading
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Prestiti: TAN, TAEG e tutto quello che c’è da sapere per richiedere un finanziamento oggi
Una delle modalità più diffuse per entrare in possesso di maggiore liquidità è la richiesta di un prestito. Le ragioni per le quali ci si rivolge a una società finanziaria per ottenere un finanziamento possono essere varie, anche se in genere le più comuni sono per far fronte a spese impreviste, per avviare dei lavori […]
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‘Qatargate’: il gioco delle parti e la ricerca della verità
Lo scandalo che da giorni attanaglia la più ‘democratica’ delle istituzioni che governano l’Unione europea, il Parlamento UE, pare avviarsi alla conclusione con l’udienza che la (ora ex) vicepresidente del Parlamento europeo, la greca Eva Kaili, dovrebbe avere in giornata con gli inquirenti belgi che cercano di capire come sia entrata in possesso di una […]
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Proteste in Iran: la rigidità USA fa comodo al regime di Teheran
Le proteste che dalla metà di settembre interessano l’Iran sono seguite con attenzione (e non senza preoccupazione) dalla comunità internazionale. Innescate dalla morte di Mahsa Amini dopo il suo fermo a Teheran da parte della Gasht–e Ershad (la ‘polizia morale’ iraniana) e presto estesesi a buona parte del Paese, essa hanno visto dapprima la partecipazione […]
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‘Tacabanda’: corpi musicali sociali e istituzionali
‘Tacabanda’ è un modo di dire: ‘su e incominciamo a fare musica per strada, nelle feste, nelle commemorazioni, nei teatri internazionali’. Non è una deminutio della musica ed, anzi, è capitale sociale reale e biglietto da visita istituzionale. La forza delle bande musicali è promuovere la musica e sensibilizzare la comunità all’apprendimento musicale attivo. È un orientamento […]
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Post-Qatar 2022: una roadmap per gli attivisti
Qatar 2022 ha messo a tacere il mito della separazione tra sport e politica. Come in Qatar, è probabile che i diritti umani, dei lavoratori e LGBT siano a sinistra, a destra e al centro mentre altri Stati del Golfo e del Nord Africa si spostano al centro della scena come ospiti e offerenti di […]
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La scelta di Putin sull’Ucraina
Il Presidente Vladimir Putin ha dato ai suoi commentatori una buona ragione per scavare nella storia per capire la sua logica. La libera scelta dovrebbe negare qualsiasi motivo intrinseco per cui la storia si ripeta. D’altra parte, ogni cosa agisce in modo prevedibile secondo le sue circostanze e le pressioni a cui è soggetta. Putin […]
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Sul sito del Ministero ecco la nota informativa che spiega diffusamente come si svolgeranno le prove dell'Esame di Stato 2023 conclusivo del secondo ciclo.
La trovate qui ▶️ miur.gov.it/documents/20182/67…
Ministero dell'Istruzione
Sul sito del Ministero ecco la nota informativa che spiega diffusamente come si svolgeranno le prove dell'Esame di Stato 2023 conclusivo del secondo ciclo. La trovate qui ▶️ https://www.miur.gov.it/documents/20182/6735034/m_pi.AOODPIT.Telegram
Thailandia: Palang Pracharat nella bufera
Per la Thailandia il 2022 è stato segnato da due trend critici: il rilancio dell’economia e, paradossalmente, il declino del partito politico di governo, Palang Pracharat (PPRP). Anche le rivelazioni riguardanti i gangster cinesi transnazionali collusi con burocrati e politici thailandesi, l’orribile massacro di scolari nel nord-est della Thailandia e l’ascesa di un nuovo leader […]
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RiGovernare
In democrazia “governare” non è sinonimo di “comandare”, si deve anche convincere. Non solo il giorno delle elezioni, dato che il consenso non è solo benefico alla democrazia, ma anche una condizione per far funzionare le cose. Il che, naturalmente, incorpora anche il dissenso, giacché questo è il bello e anche la forza delle democrazie.
Al contrario di quel che talora si legge e si ascolta, circa i presunti “novizi”, la destra che oggi governa non è affatto nuova a questa funzione. Nuovo è il suo equilibrio interno, ma, per il resto, sono tutte persone che sono già state al governo o che con i governi hanno collaborato. Sono rigovernanti. Nell’accezione toscana del termine “rigovernare”, c’è anche il rimettere a posto, ripulire, sistemare. Ma si deve esserne capaci. Si tratta, del resto, della parte più convincente delle cose dette e in parte fatte dal governo, di cui s’è sentita eco anche nelle parole della presidente del Consiglio (non useremo “premier” non perché non sia italiano, ma perché si tratta di uno strafalcione istituzionale, una dimostrazione d’ignoranza costituzionale e non parteciperemo a quest’orgia del travisamento).
Piuttosto che cercare sempre le contraddizioni, nella (scontata) non scomparsa del Covid preferisco scorgere un’opportunità, consistente nella continuità. La destra (senza Forza Italia) si era opposta alle chiusure, salvo ricredersi vedendole adottate da tutti, mentre era rimasta contraria all’obbligo di vaccinazione. Sta di fatto che le chiusure le abbiamo alle spalle e nessuno le desidera, proprio per il successo della campagna di vaccinazione. Anziché polemizzare inutilmente, sarebbe bene rilanciare quella campagna. A meno che non si sia portato il cervello all’ammasso della superstizione. Non ci sarebbe contraddizione, ma saggio sfruttamento della continuità. Per il resto, è suggestivo vedere gli euroscettici, quando non direttamente eurofobici, chiedere costantemente che sia l’Europa (si chiama Unione europea, comunque) a dovere decidere e intervenire. Lo prendiamo come tardivo ravvedimento.
Al contrario di quel che ha fatto il senatore Monti, intervenendo nel dibattito parlamentare, non ci siamo stupiti della prudenza che ha assicurato, nella legge di bilancio, l’equilibrio dei conti. L’avvisaglia c’era eccome, consistita nell’opposizione di Fratelli d’Italia (i vincitori), in campagna elettorale, agli scostamenti di bilancio. Reclamati dai due alleati (gli sconfitti). Bene così.
È stato imprudente e inappropriato annunciare, da parte di governanti, che si era in ritardo e non si sarebbero rispettati tutti gli impegni presi per i fondi del Pnrr. Uno scaricabarile imbarazzante ed inutile, visto che il barile sarebbe cascato sulla testa dell’Italia. Il risultato è stato in continuità e in adempimento. Bene così.
Dell’inutile decreto “rave” abbiamo scritto ieri, intanto bene che da quello “Piantedosi” siano state escluse materie disomogenee e non meno inutili. Ci sfugge cosa cambi per le navi Ong. La realtà è che quanti pensano di fermare gli sbarchi con i decreti e chi strilla ai decreti che creno naufraghi commettono il medesimo errore: pensano che siano i decreti a cambiare la realtà. Semmai il contrario.
Chiunque sia all’opposizione considera scandalosi gli “scudi penali” offerti all’Ilva. Chiunque governi li mette. La realtà è che quella roba è ingovernabile se non si fissa un obiettivo e non lo si mantiene fermo negli anni. Fin qui si è cambiato in continuazione e il risultato non è commendevole.
Meloni ha detto di fidarsi degli alleati. Non poteva dire altro. Purtroppo, dal 1994, dopo il voto si creano due parlamenti: uno popolato dall’opposizione e l’altro da una maggioranza che contiene un’opposizione. La differenza, rispetto al passato, è che Meloni può fidarsi dell’opposizione esterna, che pesta alacremente l’acqua nel mortaio.
RiGovernare non sia il tornare periodicamente al governo, ma il sistemare le cose in modo che sia possibile governare. La possibilità c’è, la capacità vedremo.
L'articolo RiGovernare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
LibSpace con Davide Giacalone
La guerra di Putin in Ucraina
Fin dai tempi più remoti le guerre hanno rappresentato il principale strumento di regolazione delle relazioni interumane. Come affermava il filosofo inglese Thomas Hobbes, l’uomo nel suo stato iniziale era un animale piuttosto violento ( homo homini lupus ) e, per questo, nei rapporti con i suoi pari regnava la regola della guerra, all’interno della […]
L'articolo La guerra di Putin in Ucraina proviene da L'Indro.
L’anno che arriva
Il 2022 è iniziato in netta ripresa dopo un anno, il 2021, in cui l’Italia ha fatto numeri veramente molto significativi. Certo, incorporavano il rimbalzo rispetto al 2020, che era stato un anno terribile per tutti gli europei e in generale per i mercati aperti, ma era stato molto duro per l’Italia: noi abbiamo vissuto nel 2020 una recessione molto più forte di quanto non abbia colpito altri paesi europei. Nel 2021 abbiamo avuto una crescita molto più forte di quella di altri, anche perché appunto incorporava un rimbalzo rispetto a una recessione molto profonda.
Il 2022 è iniziato con quella ripresa ancora molto vivace e in corso, e per nostra fortuna siamo riusciti a mantenerla tale. Il ’22 si chiude con una crescita record: nei 2 anni (’21-’22) facciamo numeri che sono nettamente superiori alla media europea e sono sconosciuti all’Italia se non si ricorre alla memoria, agli anni ’50. Nonostante questo abbiamo vissuto una campagna elettorale fatta fra agosto e settembre il cui racconto collettivo era il racconto di un paese in recessione, che andava molto male e che bisognava in qualche modo fare qualcosa perché ripartisse la crescita, e tutto questo era irreale, perché il paese stava crescendo. Chiudiamo il 22 con numeri record, con numeri importanti di crescita e adesso andiamo incontro a un 2023 in cui la crescita rallenterà ma al tempo stesso si metteranno in cantiere gli investimenti che serviranno a riprendere un passo più veloce nel ’24-’25 e negli anni a seguire.
Gli investimenti possibili nel 2023 sono dovuti in grandissima parte ai fondi europei di Next Generation EU, da qui un nostro legame indissolubile con l’Unione Europea, fatto di ideali e di consapevolezza che è l’area più ricca e più libera del mondo, e fatta anche di convenienza, perché i soldi sono soldi e non guastano. Il 2022 purtroppo a febbraio aveva quasi cambiato aspetto: l’attacco insensato, imperialista, violento, inaccettabile, inescusabile della Russia all’ Ucraina aveva gettato sul mondo un’oscura ombra di guerra che purtroppo ci siamo portati dietro e ce la porteremo dietro ancora nel ’23. Però è successo qualcosa di molto importante: le democrazie occidentali non si sono disunite, gli interessi particolari non hanno in nessun modo prevalso sull’interesse generale politico di condanna della Russia, abbiamo avuto la forza di affrontare sanzioni che di primo acchito erano un danno per noi, ma che sono efficaci nel mettere in ginocchio l’economia russa, perché sono loro che vanno alla rovina, non noi. Noi siamo usciti, il pericolo l’abbiamo passato, pagando ma l’abbiamo passato. La Russia adesso inizia la sua discesa agli inferi. Mentre noi crescevamo più della media dell’Unione Europea, ma comunque cresceva anche l’Unione Europea, la Russia era già in recessione e sarà in recessione violenta nel corso dell’anno prossimo.
Questa unità dei paesi occidentali è un fatto importante, è una grande conquista, è un valore politico inestimabile, e in coda a quest’anno ’22 abbiamo visto riemergere la pandemia con il fatto che in Cina il tentativo di bloccare tutti, di usare la repressione per non diffondere il virus è stato molto ma molto meno efficace di quello che qui abbiamo fatto noi con le vaccinazioni, con la profilassi, con le mascherine, quello che siamo riusciti a fare è un grande successo È un peccato che questo non si possa dirlo senza sentirsi accusare di essere fuori dalla realtà, perché la retorica di chi ama gli errori e di chi ama i fallimenti per potersi far risarcire è quello di dire che le cose vanno sempre male. Bene, nel 2022 sono andate bene e se noi ne saremo consapevoli, questo si trascinerà e si porterà anche nell’anno avvenire.
È l’occasione buona per fare i migliori auguri.
youtube.com/embed/8XqZYG20G2E?…
L'articolo L’anno che arriva proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Borsa: canapa, timida chiusura positiva per Canada e USA
Entrambe le principali piazze borsistiche a livello mondiale nel settore della Canapa, cioè Canada e USA, chiudono entrambe con valori timidamente positivi, dopo tre settimane in rosso cupo. Qualche segnale di ripresa? Nient’affatto, la volatilità è stata paradossalmente la costante di tutto l’anno borsistico, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina, con tutto quel che ne è […]
L'articolo Borsa: canapa, timida chiusura positiva per Canada e USA proviene da L'Indro.
USA: dalla retorica alla realtà, la politica estera di Biden in rassegna
Fin dai primi giorni della sua amministrazione, il Presidente Biden ha cercato di tracciare una netta distinzione tra il suo approccio e quello del suo predecessore, Donald Trump. Si è impegnato a mettere la diplomazia al primo posto, riparare le alleanze logorate dalla retorica nazionalista di Trump e ricongiungersi a diversi accordi internazionali chiave, inclusi […]
L'articolo USA: dalla retorica alla realtà, la politica estera di Biden in rassegna proviene da L'Indro.
"Le morti e le catastrofi create dalla tempesta invernale non sono semplicemente un evento naturale. La disuguaglianza sociale e l’incapacità del sistema di affrontare anche i bisogni più elementari della vita moderna è un risultato diretto del sistema capitalista.
Miliardi vengono spesi per guerre senza fine, sostenendo il sistema bancario e i mercati azionari per i ricchi, ma i bisogni fondamentali della classe operaia, dei poveri e degli anziani rimangono senza risposta. Solo quando la classe operaia prende il controllo della produzione e la società è gestita democraticamente per i bisogni di tutti e non per i profitti di pochi, i grandi problemi sociali possono essere affrontati."
Guerra in Ucraina: problema di identità
La guerra di aggressione lanciata dalla Russia in Ucraina lo scorso febbraio mette in discussione i confini di questi due Paesi. Dal 2014 e dall’annessione della Crimea, Mosca contesta e viola i confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina, una contestazione ulteriormente rafforzata dalla nuova serie di annessioni di territori ucraini annunciata a ottobre. Intervistata nell’ambito delle Tribunes […]
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Pelé: una superstar globale e un’icona culturale
Pelé, la prima superstar mondiale del calcio, è morto all’età di 82 anni. Per molti tifosi, il brasiliano sarà ricordato come il migliore che abbia mai giocato . Per altri va oltre: era il simbolo del calcio giocato con passione, gusto e sorriso. In effetti, ha contribuito a forgiare un’immagine del gioco, che ancora oggi […]
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USA: la ricerca sulla marijuana entra nella storia con la firma ufficiale di Biden
Il presidente Joe Biden è entrato nella storia venerdì, diventando il primo presidente americano a firmare una legge di riforma specifica sulla marijuana. Biden ha apposto la sua firma sulla legge bipartisan Medical Marijuana and Cannabidiol Research Expansion Act, ha annunciato la Casa Bianca. La storica legge, che intende facilitare lo studio della pianta da parte […]
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Israele: il nuovo governo Netanyahu fa drizzare i capelli - Kulturjam
"Il nuovo governo Netanyahu si è presentato con una formazione talmente estremista da suscitare forti perplessità anche tra gli storici alleati d’Israele, come il Partito Repubblicano degli Stati Uniti, oltre a far drizzare i capelli ai suoi oppositori."
Stream svelano le bufale del mainstream - L'Indipendente
"«Dopo mesi di indagini, numerosi funzionari affermano in privato che la Russia potrebbe non essere responsabile degli attacchi ai gasdotti Nord Stream». In un lungo articolo, il Washington Post spiega che non ci sono prove che la Russia sia in qualche modo coinvolta nelle esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2.
[...]
Il Washignton Post ora dimostra che la stampa avrebbe dovuto mostrare più cautela nell’accusare Mosca. Anche perché, tra gli indiziati, ci sono anche gli Stati Uniti: Washington non ha mai fatto mistero della sua contrarietà al gasdotto Nord Stream 2 e per diversi anni si è opposta alla realizzazione del progetto, con lo scopo di impedire il vincolo tra Russia ed Europa."
Le parole che mancano in difesa delle ragazze di Teheran e Kabul
Le stanno spezzando. Una per una, giorno. Una per una, giorno dopo giorno, per mano di carnefici impuniti e con ogni evidenza impunibili, visto che la strage metodica e parallela delle giovani ribelli di Teheran e Kabul va avanti nel silenzio della parte «buona» del mondo. Per
«ottime» ragioni di geopolitica o di affari, il consesso delle nazioni democratiche si limita a manifestare preoccupazione, disappunto, più qualche ipocrita quanto flebile allarme.
Si fa persino fatica a reggere le sommarie descrizioni di quello che centinaia di ragazze in Iran come in Afghanistan stanno subendo sui loro corpi, la devastazione che le porta a morti atroci, mascherate senza vergogna da incidenti, malori improbabili e improvvisi, con la minaccia ai familiari di sostenere la menzogna, pena la ripetizione del supplizio sulla pelle viva di altre figlie, mogli, madri, nonne, donne. È vero che ci sono anche tanti maschi, puniti con identica crudeltà per aver sostenuto l’accenno di ribellione che le loro amiche, compagne, vicine di casa,
parenti, conoscenti o sconosciute, hanno avuto il coraggio esasperato di tentare. Onore a loro, come a quel professore universitario di Kabul che ha strappato in diretta tv tutti i suoi diplomi perché «se mia sorella non può studiare, io non posso accettare di continuare ad educare». Se gli va bene, verrà «rieducato» come i giocatori della nazionale di calcio iraniana che agli ultimi Mondiali in Qatar si erano rifiutati di cantare l’inno nazionale, restando a bocca chiusa.
Ma per una volta nella Storia la ribalta non è degli uomini. Di fronte all’omicidio brutale di Mahsa Amini, 22 anni, massacrata dalla Polizia Morale perché sorpresa a Teheran con il velo che lasciava intravedere qualche ciocca di capelli (16 settembre 2022); di fronte al divieto per le giovani afghane di frequentare anche l’università (20 dicembre 2022), penultima privazione in ordine di tempo, visto che l’ultima è il divieto alle società di telefonia di vendere carte Sim a persone di sesso femminile; di fronte a queste ulteriori gocce di umiliazione, sono proprio gli esseri umani di sesso femminile ad aver preso la piazza e la scena contro la segregazione a cui sono sottoposte. Vanno a manifestare il loro «ora basta», consapevoli di quello che le attende, lasciando biglietti di probabile congedo («non so se tornerò da voi ma so che non posso non andare»), sfidando a mani nude e capo scoperto milizie con turbanti e bastoni che somigliano ai kapò dei Lager.
Una rivoluzione contro l’apartheid di genere, nelle dittature teocratiche dei talebani e degli ayatollah, a cui manca un Mandela che la rappresenti e che sia in grado di mobilitare un consenso fuori dalle mura di questi Stati prigione. Ma Mandela era un maschio, e questo dato di natura fa già da solo tutta la differenza. Essere donna non è un titolo di demerito in sé ma di fatto coincide, ovunque e variamente, a una condizione a vari gradi svantaggiata. In molte parti del pianeta, e l’elenco dei Paesi coinvolti è sterminato, questo svantaggio diventa sopruso, prevaricazione, privazione dei diritti primari, riduzione in uno stato di subalternità che confina con la schiavitù e spesso schiavitù diventa. Donna è meno, in genere poco, spesso niente, a parte la funzione esclusiva di incubatrice stabilita da leggi biologiche immutabili.
La doppia e inumana repressione scattata quasi in contemporanea in Iran e Afghanistan capita in un contesto paradossale, dove per esempio in Europa sono proprio delle donne a capo delle principali istituzioni: Ursula von der Leyen (Commissione), Roberta Metsola (Parlamento), Christine Lagarde (Banca centrale). A parte Giorgia Meloni, prima presidentessa del governo italiano, che ha appena definito «inaccettabile» la scelta di sangue voluta da Teheran, da nessuna di loro risulta sia ancora venuta una parola forte a conforto delle giovani sorelle che rischiano, e a centinaia perdono, la vita pur di rivendicare il più elementare dei bisogni: smettere di essere trattate da esseri inferiori.
La fine di questi inattesi inverni di lotta e di speranze è prevedibile e fosca. La disparità delle forze in campo, il totale abbandono internazionale che isola le giovani combattenti, abbandono che riguarda anche i loro coetanei che abitano Paesi più civili, la presa d’atto di essere avanguardie senza alcun esercito che si ingrossi alle loro spalle, tutto questo renderà ancora più feroci gli aguzzini e aumenterà nelle eroiche manifestanti quelle paure e quelle angosce che sono l’anticamera della resa. Non a caso, dopo più di 100 giorni di disorientamento, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha improvvisamente ritrovato la voce: «Non mostreremo misericordia al nemico». E quando arresteranno Khadim al-Sharia, 25 anni, la campionessa di scacchi che è andata in Kazakistan per i campionati del mondo e si è mostrata in pubblico coi capelli sciolti e senza hijab, quando storceranno il suo sorriso in una smorfia, perché questo succederà, allora forse verrà riconvocato un ambasciatore, come ha già fatto il nostro ministro Tajani, per dire che così non si fa.
L'articolo Le parole che mancano in difesa delle ragazze di Teheran e Kabul proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Tehran convoca l'ambasciatore per proteste formali
La Repubblica Islamica dell'#Iran ha convocato l'#ambasciatore dello stato che occupa la penisola italiana.
A #Tehran, dove governano persone appena un po' più serie di certe madri non sposate che si arrogano il ruolo di paladini della tradizione cattolica, non amano ingerenze negli affari interni.
La Repubblica, nata da una #rivoluzione vera e poco colorata -non da quelle che piacciono alle gazzettiste- per otto anni ha combattuto contro mezzo mondo nella #Guerra Imposta e difende se stessa e le proprie istituzioni come qualsiasi altro stato sovrano.
ISRAELE. Futuro nero: Lgbt+, giudici e diritti nella morsa del Bibi III
di Michele Giorgio*
Pagine Esteri, 29 dicembre 2022 – Susciterà timori, solleverà interrogativi e animerà dibattiti il programma del governo che il risorto premier Benyamin Netanyahu, sotto processo per corruzione, farà giurare oggi alla Knesset. Il più a destra della storia della storia di Israele. Non perché i suoi ministri più estremisti come Itamar Ben Gvir (Pubblica sicurezza) e Bezalel Smotrich (Finanze), leader dei partiti accusati di razzismo Otzmah Yehudit e Sionismo Religioso, minacciano di attuare politiche più dure e punitive contro i palestinesi sotto occupazione militare da 55 anni. Dei diritti dei palestinesi non importa a nessun governo in giro per il mondo, le eccezioni sono rare. L’intenzione annunciata di dare un nuovo e più forte impulso alla colonizzazione israeliana nei Territori occupati non è poi diversa da quella realizzata dai governi precedenti. E l’esclusività nella biblica Terra di Israele alla piena autodeterminazione riservata solo al popolo ebraico e negata ai palestinesi dal primo ministro Netanyahu, è già affermata nella legge fondamentale, approvata nel 2018 dalla Knesset, che proclama Israele-Stato solo della nazione ebraica e non di tutti i suoi cittadini.
Dell’esecutivo messo in piedi da Netanyahu si parlerà tanto anche nelle comunità ebraiche, negli Usa più che in Europa, perché minaccia i diritti della comunità Lgbt+, perché punta a limitare i poteri dei giudici e la libertà di espressione, perché vorrebbe fare della religione sempre di più il fondamento dello Stato. E per tanti altri motivi che alcuni commentatori locali, vicini al centrosinistra, hanno elencato ogni giorno da quando lo scorso primo novembre la destra radicale e religiosa ha vinto le elezioni legislative, a conferma della tendenza all’estremismo che contagia settori sempre più larghi dell’opinione pubblica israeliana.
Uno di questi opinionisti, il noto scrittore David Grossman, ieri sulle pagine del quotidiano Haaretz, facendo riferimento a leggi in fase di elaborazione che ridimensionano la Corte Suprema, legittimano discriminazioni per motivi religiosi e favoriscono la costituzione di «una milizia privata nei Territori (palestinesi occupati)», ha dipinto il governo nascente come una minaccia «per il nostro futuro e per quello dei nostri figli». «Le dimensioni della catastrofe – ha scritto Grossman – vengono ora alla luce. Netanyahu rischia di scoprire che dal punto in cui ci ha portato non c’è una via di ritorno. Il caos che ha creato non potrà essere annullato o ammaestrato». Grossman in sostanza prova a scuotere Netanyahu, gli chiede di fermarsi prima che sia troppo tardi. Lo scrittore invece dovrebbe rendersi conto che Netanyahu non ha concesso così tanto alla destra estrema perché è debole e ricattabile a causa, si dice, dei suoi problemi con la giustizia. Lo ha fatto perché ideologicamente è vicino a quella parte politica. Non a caso ha destinato ben 125 milioni di dollari al partito religioso omofobo Noam che avrà l’incarico di salvaguardare «l’identità ebraica». La nomina a speaker della Knesset di Amir Ohana, un esponente gay del Likud, il partito di Netanyahu, è vista da più parti come una cortina fumogena per le politiche che le forze più conservatrici dell’esecutivo intendono attuare nella società.
Questa mattina gruppi di dimostranti di sinistra dovrebbero raggiungere Gerusalemme con un convoglio di automobili da Tel Aviv e si raccoglieranno di fronte alla Knesset. Si tratta però di piccole formazioni, fra cui Peace Now, Bandiere nere, Israeliani e palestinesi per la pace, associazioni Lgbt. E si è appreso che, dopo i comandi militari, anche cento ex diplomatici israeliani hanno pubblicato una lettera aperta rivolta a Netanyahu in cui esprimono la preoccupazione che la politica preannunciata del suo nuovo governo pregiudicherà i rapporti esteri di Israele. Non certo con il governo di destra di Giorgia Meloni, che all’inizio del 2023 sarà accolta con grandi onori in Israele dal governo di estrema destra di Netanyahu.
Il premier israeliano respinge le critiche, nega che saranno negati diritti e nei giorni scorsi ha accusato di sedizione il primo ministro uscente Yair Lapid. Netanyahu ieri ha fatto sapere che andrà tutto per il meglio, dentro e fuori Israele, grazie ai suoi progetti. Anche se con ogni probabilità ci scapperà un attacco aereo israeliano all’Iran (che lui invoca da anni). Ha annunciato, tra le altre cose, l’estensione degli Accordi di Abramo con i vicini arabi. Non si fida di lui re Abdullah II di Giordania, custode dei luoghi santi islamici e cristiani a Gerusalemme. In un’intervista alla Cnn il sovrano hashemita ha sottolineato che c’è «preoccupazione» per possibili violazioni da parte israeliana dello status quo sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto
ilmanifesto.it/futuro-nero-lgb…
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netico
in reply to Franc Mac • • •Franc Mac
in reply to netico • •Tutto ciò, chiamiamolo il contesto", rende anzi ancora più eccezionale la sua lucidità nel combattere come ha fatto lui la pederastia impunita di così tanta parte del clero.
netico
in reply to Franc Mac • • •netico
Unknown parent • • •@DunPiteog Tutto vero. @macfranc
Consiglio l'ascolto di ilpost.it/2022/06/23/la-bomba/
La bomba
Il Post