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#24 / Di affitti e bene comune


Espropriazione digitale per il bene comune / Francia 2024, le Olimpiadi della sorveglianza / Chi costruirà le strade nel bitcoin standard? / Meme e citazione del giorno.

Venezia e Milano, a tutta forza verso il Bene Comune


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I Sindaci diventano ingegneri sociali con poteri pressoché illimitati di disporre della proprietà e dei loro sudditi, con un solo obiettivo: creare la loro personalissima versione di società perfetta. E non c’è nulla di strano: è proprio così che è nato lo stato sociale.

Il caro sindaco Brugnaro torna a far parlare della Sua città, che ormai è una gabbia (fisica e digitale) a cielo aperto. L’obiettivo è combattere gli affitti anonimi e centralizzare il controllo dei flussi turistici con piattaforme per la registrazione. Sì, anche i parenti da fuori sono turisti:

“Ci sarà un sistema centralizzato per registrare posti letto, vani e presenze. […]La città non può essere prenotabile all’infinito attraverso canali che sfuggono ad ogni verifica. Non possiamo più permetterlo. Riprendere il controllo delle presenze nelle case private diventa inevitabile […]

Non è più tempo di furberie, chi deciderà di affittare solo per 120 giorni deve sapere che in tutti gli altri 245 giorni avrà Polizia locale e Guardia di finanza alla porta. A controllare.”

Agli ingegneri sociali non piace Privacy Chronicles. A te?

A Venezia quindi le persone potranno affittare solo per 120 giorni all’anno. Qualcuno potrebbe dire: perché 120 e non 131 o 47? Non c’è alcun motivo razionale: al sindaco piace il numero 120, sia fatta la Sua volontà.

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Anche l’amico Beppe Sala, invidioso del potere Divino che è stato conferito a Brugnaro, chiede che gli venga concesso. È risaputo: chi affitta ai turisti toglie posti letto a chi a Milano ci vorrebbe vivere. Perché sì: la casa non è di chi la possiede, ma dello Stato, che decide qual è la migliore allocazione delle risorse.

È una lotta ideologica per un nuovo tipo di espropriazione digitale della proprietà privata. Non con poco eleganti e obsoleti atti di confisca, ma tramite sorveglianza di massa, leggi assurde e quel pizzico (q.b.) di ideologia collettivista che possa spingere le persone ad accettare ogni tipo di sacrificio per il bene comune.

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I Sindaci diventano ingegneri sociali con poteri pressoché illimitati di disporre della proprietà dei loro sudditi, con un solo obiettivo: creare la loro personalissima visione di società perfetta. E non c’è nulla di strano: è proprio così che è nato lo stato sociale.

La domanda sorge spontanea. Vi stancherete mai di farvi trattare come bestie da soma?

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Le Olimpiadi della sorveglianza


Recenti notizie1 ci dicono è passata la proposta per introdurre sistemi di riconoscimento facciale durante le Olimpiadi di Francia 2024. Le Olimpiadi, pare, saranno in realtà un test per vedere come si comportano questi sistemi e usarli poi per ogni evento sportivo, ricreativo o culturale su larga scala.

Alla proposta, che viene dai partiti di destra, si sono opposti i partiti di sinistra e i verdi. Non stupisce che sia così, considerando che destra e sinistra hanno da sempre idee diverse sulla sorveglianza di massa. Dimmi perché vorresti sorvegliare il prossimo e ti dirò da che parte stai.

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A destra risponderanno che è giusto sorvegliare la popolazione per finalità sicurezza, controllo dell'ordine pubblico e per combattere il crimine violento. A sinistra risponderanno che è giusto sorvegliare la popolazione per potenziare lo stato sociale, incentivare comportamenti corretti e per proteggere donne e bambini.

Ciò che è certo è che la sorveglianza di massa è sempre un’aggressione alla libertà e identità di ogni persona e che in nessun caso è giustificabile. In questo caso poi è assurdo: quanti francesi e turisti, compresi i bambini, finiranno con la loro faccia nei database della polizia francese, colpevoli di aver assistito a un evento sportivo?

Forse, prima di partecipare alle prossime Olimpiadi, sarà bene leggere questo articolo.

Chi costruirà le strade nel Bitcoin Standard?


Domanda provocatoria con cui il 27 marzo abbiamo aperto le danze insieme a Massimo Musumeci e , in una live YouTube.

Dentro la cornice dell’anarco-capitalismo e di Bitcoin sono tanti i temi affrontati e tante le domande da chi ci ha seguito live: strade, monopoli, sicurezza, giustizia, kalashnikov… e molto altro. Vi consiglio di guardare la live prima che i Poteri Forti la rimuovano!

youtube-nocookie.com/embed/ROc…

Meme del giorno


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Citazione del giorno

"Are not highways public goods, that is, items of necessity which cannot be supplied by the market? This is the common wisdom. I challenge it. I maintain that road socialism is no different in kind than any other type of socialism. It, too, suffers from the calculation problem identified by Mises and Hayek. As in the case of all other goods and services, the private sector can do a better job of providing roads."

Walter Block

Articolo consigliato


Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Smart city: sorveglianza ed economia comportamentale, i casi di Venezia e Ivrea

Oggi parliamo di due casi diversi ma uniti dallo stesso filo rosso, quello delle smart cities e dell’improvviso boom di sistemi pervasivi di sorveglianza e controllo del comportamento delle persone. La storia inizia con un tweet del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro…
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a year ago · 14 likes · 3 comments · Matte Galt
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france24.com/en/tv-shows/tech-…



Consigli per l'anti-sorveglianza fisica


Droni e telecamere. Come in cielo, così in terra: siamo sempre più circondati di telecamere. Qualche consiglio di anti-sorveglianza per diminuire il livello di esposizione.

Le nostre città sono sempre più popolate di telecamere, termoscanner, scanner Wi-Fi e Bluetooth e molto altro. E se guardiamo più in alto, anche i droni iniziano a sorvolare i nostri cieli.

Uno scenario non proprio idilliaco per chi soffre di quel disturbo della personalità chiamato voglia di privacy. Non è facile difendersi dall’occhio di Sauron, però può esserci qualche rimedio utile per difendersi dalla sorveglianza fisica, sia per chi soffre di questo disturbo della personalità che per chi invece volesse tutelarsi in situazioni delicate, come manifestazioni politiche.

Dicono che iscriversi a Privacy Chronicles crei disturbi della personalità. Ma non iscriversi è peggio.

I rapaci della sorveglianza


Iniziamo parlando proprio di droni. Non tutti i droni sono uguali. Esistono droni militari con incredibile autonomia e capacità offensive e droni “urbani” che invece oltre ad essere molto più piccoli hanno anche meno autonomia e non hanno (per ora) capacità offensive.

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Droni militari. Lo Sharp Sword (cinese) può caricare fino a 2.000kg di payload e bombe.

In diverse parti del mondo saper riconoscere un drone e riuscire a nascondersi può fare la differenza tra la vita e la morte. Neppure i droni militari di sorveglianza non devono essere sottovalutati, dato che questa è spesso la fase che precede un attacco.

Anche i nostri cieli si stanno velocemente riempiendo di droni.

Non è un segreto ad esempio che siano stati usati durante i lockdown per scandagliare parcheggi, strade e piazze e scovare i pochi temerari che osavano sfidare il temibile virus in barba a decreti legge e DPCM. Certo, sono diversi da quelli militari, ma con capacità di sorveglianza da non sottovalutare.

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Un decreto del 13 giugno 2022 ha anche recentemente abrogato la normativa precedente sui droni e agevolato di molto il loro uso per le forze dell’ordine come Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Oltre alle solite finalità “ombrello” di sicurezza pubblica, contrasto del terrorismo e prevenzione dei reati di criminalita' organizzata e ambientale, i droni possono ora essere usati per un sacco di cose, come previsto dall’articolo 3:

a) la Polizia di Stato per la:  
      1) sicurezza stradale; 
      2) sicurezza ferroviaria; 
      3) sicurezza delle frontiere; 
      4) sicurezza postale e delle comunicazioni;

b) l'Arma dei carabinieri per la: 
      1) sicurezza in materia di  sanita' e  igiene
      2) sicurezza in materia forestale, ambientale e agroalimentare; 
      3) sicurezza in materia di lavoro e legislazione sociale; 
      4) sicurezza del patrimonio archeologico, storico, artistico  e
culturale nazionale; 

c) il Corpo della guardia di finanza per: 
      1) la sicurezza del mare
      2) la sicurezza in materia di circolazione  dell'euro  e  degli
altri mezzi di pagamento; 
      3)  l'assolvimento  delle  funzioni  di  polizia  economica   e
finanziaria di cui all'art. 2 del decreto legislativo 19 marzo  2001,
n. 68. 

I droni più evoluti possono montare un payload di sorveglianza da brivido: scanner termico, telemetro laser, camere grandangolari ad altissima risoluzione e con zoom, visione notturna e tracking intelligente degli obiettivi.

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I muri hanno gli occhi


Tornando al livello del suolo, non devo certo dirvelo io: la situazione peggiora a vista d’occhio.

In quanto a numeri, la Cina è sempre leader globale, con circa 380 telecamere ogni 1000 persone. In Europa la situazione è migliore; siamo molto lontani da quei numeri. Londra, che è la città più videosorvegliata in Europa, conta circa 13.35 telecamere ogni 1000 abitanti. Alcune statistiche riportano un numero di molto superiore, ma dalle mie ricerche sembra che i numeri più alti tengano conto anche delle videocamere private. La città più sorvegliata d’Italia è invece Roma, che conta circa 1.71 telecamere per 1000 persone.

Insomma, una volta tanto non siamo messi male. Il numero però è destinato a salire vertiginosamente nei prossimi anni, dato che dal 2018 il governo italiano continua a mettere a disposizione fondi milionari per il finanziamento dei sistemi di videosorveglianza nei nostri comuni.

Il potenziamento dell’apparato di videosorveglianza non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. Se oggi avere sistemi di riconoscimento facciale sembra fantascienza, lo stesso non potrà dirsi fra qualche anno. Difendersi da questa roba non è facile, e la risposta migliore dovrebbe essere quella del netto e forte rigetto politico.

Purtroppo, la maggior parte delle persone semplicemente ignorano il problema. Non tanto per negligenza o indifferenza, quanto per l’opacità by design che circonda queste decisioni della pubblica amministrazione.

Quanti di voi conoscevano il decreto sui droni che ho citato prima? Quanti sono consapevoli delle delibere comunali che prevedono l’installazione o il potenziamento dei sistemi di sorveglianza? Quante volte invece la popolazione viene semplicemente messa di fronte ai fatti compiuti, con nuove e scintillanti telecamere sopra le loro teste?

D’altronde, come affermava Machiavelli1 in tempi meno sospetti, non c'è nulla di strano. La cospirazione è il miglior metodo di governo: “all’inizio il male è difficile da conoscere, ma facile da curare, ma col passare del tempo diventa facile da conoscere e difficile da curare; fin quando non vi è più rimedio". Oggi c’è una cospirazione per riempire il più possibile le nostre città e cieli di telecamere.

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Qualche consiglio di anti-sorveglianza fisica


Difendersi dall’ espropriazione violenta della nostra privacy non è mica facile, però ci sono degli accorgimenti utili da ricordare per diminuire l’esposizione quando siamo in pubblico.

Contro le telecamere volanti, l’ambiente e il meteo sono nostri amici: pioggia e nebbia mettono in difficoltà i droni, così come alberi, portici o altre strutture che possono nascondere una persona dall’alto. Anche nascondersi in una grande folla può essere utile, seppur molti droni oggi possono montare telecamere con tracking intelligente per identificare e seguire specifiche persone con segni distintivi.

Se invece splende il sole, usare materiale riflettente può aiutare a contrastare le telecamere dei droni e confondere i sistemi di sorveglianza. Anche cappelli, cappucci, sciarpe e ombrelli possono essere semplici ma funzionali strumenti per evitare lo sguardo dei rapaci della sorveglianza. Attenzione però, che essere gli unici icon un ombrello in testa in una giornata di sole potrebbe invece semplificare l’identificazione.

Contro i termoscanner, che potrebbero essere installati sui droni, è utile indossare materiale che abbia proprietà di isolamento termico, come la lana o alcune fibre sintetiche come il neoprene.

Le capacità di sorveglianza dei droni possono essere combinate con altre tipologie di monitoraggio a terra, come la localizzazione della persona tramite il monitoraggio bluetooth / wi-fi o tramite celle telefoniche. In questo caso si possono adottare diverse precauzioni:

  • Spegnere le funzioni wi-fi e bluetooth dei dispositivi in pubblico e disattivare il wi-fi scanning e il bluetooth scanning, che potrebbero rivelare lo smartphone anche con le funzioni wi-fi e bluetooth disattivate
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  • Usare una VPN per nascondere il proprio indirizzo IP, traffico e attività online (comprese, in caso, quelle via wi-fi)
  • Usare una sacca schermata (gabbia di Faraday) in cui tenere i dispositivi non in uso. Il miglior modo di bloccare un segnale è di farlo fisicamente!

Per quanto riguarda invece le telecamere a terra, è utile saper riconoscere le diverse tipologie.

Quelle CCTV di solito hanno una forma a cupola o a proiettile. Le più Quelle a cupola possono avere una rotazione di 360° e la forma rende difficile capire esattamente in che direzione stanno guardando. Di solito però non hanno un raggio d’azione molto lungo e sono situate in zone protette, al riparo dagli agenti climatici.

Le CCTV a proiettile (rettangolari e allungate) sono invece tipicamente installate all’esterno e hanno un raggio meno ampio di quelle a cupola, ma più lungo. Entrambe le tipologie possono essere dotate di visione notturna a infrarossi (IR). Alcuni modelli sono facili da riconoscere, perché hanno una serie di piccoli led intorno alla fotocamera principale. In altri casi potrebbero invece essere nascosti.

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Per quanto riguarda le telecamere con riconoscimento facciale, il discorso è più complesso. I modelli infatti sono uguali alle normali telecamere a proiettile, ma queste sono solitamente poste ad altezza inferiore, così da poter più facilmente osservare il viso delle persone. Ad esempio, potrebbero essere installate nei pressi di scalinate o passaggi obbligati.

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Non tutte le telecamere però sono fatte per riprendere le persone. Quelle LPR (License Plate Recognition) sono studiate appositamente per identificare targhe delle automobili. In alcuni casi sono dotate di algoritmi OCR (Optical Character Recognition) che trasformano l’immagine in dati alfanumerici che possono essere confrontati con database precostituiti. Come se fosse il riconoscimento facciale delle auto. Queste telecamere di solito hanno una forma più snella e allungata delle altre, e una seconda lente per le riprese ravvicinate. Come per quelle di riconoscimento facciale, spesso sono posizionate in modo tale da agevolare la lettura delle targhe.

Per le telecamere a terra valgono i consigli già detti per i droni, salvo che per le zone affollate: meglio evitarle. La pubblica amministrazione ha risorse limitate e le telecamere sono spesso installate nelle zone più frequentate delle città o più strategiche, come le stazioni.

Informarsi con le richieste FOIA per proteggersi


Un ultimo consiglio, non tecnico ma legale, è di informarsi su ciò che ha fatto o vuole fare il vostro Comune. Conoscere è il primo passo per proteggersi.

Sarà sufficiente fare una richiesta FOIA2 (accesso civico generalizzato) via posta elettronica (di solito all’URP) e chiedere tutta la documentazione relativa alla videosorveglianza. Il Comune avrà tempo 30 giorni per rispondervi e darvi copia di tutto ciò che hanno.

Nei documenti di solito sono indicate le finalità della sorveglianza, le zone, i sistemi usati e molte altre informazioni. In alcuni casi, queste informazioni potrebbero essere usate anche per costringere i Comuni a rimuovere le telecamere per violazione della normativa privacy europea. Ad esempio, per mancanza di informativa, cartellonistica, o valutazione d’impatto — un processo documentato per la valutazione dei rischi obbligatorio per legge.

Usiamo anche gli strumenti legali che abbiamo a disposizione!

La moda dell’anti-sorveglianza


Se i metodi tradizionali non dovessero bastare, sappiate che negli ultimi anni alcune azienda hanno iniziato a produrre abiti e accessori progettati appositamente per contrastare videocamere di sorveglianza e sistemi di riconoscimento facciale.

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Ho avuto modo di conoscere personalmente una di queste aziende, Cap_able, durante la Privacy Week 2022 (clicca qui per riguardare l'incontro). I loro capi di abbigliamento presentano dei pattern studiati appositamente per confondere gli algoritmi di riconoscimento facciale e rendere difficile l'identificazione della persona.

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Un’altra realtà, scoperta in questi giorni, è quella di Project Kovr. I capi non sono pensati per contrastare il riconoscimento facciale ma la sorveglianza tradizionale, anche ambientale (wi-fi / bluetooth).

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Le loro giacche sono infatti prodotte con materiale metallico, che oltre ad essere riflettente funziona anche come una gabbia di Faraday, bloccando quindi i segnali dai dispositivi riposti nelle tasche. Anche i capi di Project Kovr sono in vendita, ma in lumero limitato e non ho idea del costo.

E se l’anti-sorveglianza oggi è anche una moda, non dobbiamo però dimenticare che la privacy è prima di tutto una questione filosofica e politica.

Usare soluzioni attive per difendersi dal Panopticon è molto bello e utile, ma non possiamo neanche nasconderci per sempre come topi. Il miglior modo per non essere sorvegliati, è pretendere di non essere sorvegliati.

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"Et interviene di questa come dicono e’ fisici dello etico, che nel principio del suo male è facile a curare e difficile a conoscere, ma, nel progresso del tempo, non l’avendo in principio conosciuta né medicata, diventa facile a conoscere e difficile a curare. Cosí interviene nelle cose di stato; perché, conoscendo discosto, il che non è dato se non a uno prudente, e’ mali che nascono in quello, si guariscono presto; ma quando, per non li avere conosciuti si lasciono crescere in modo che ognuno li conosce, non vi è più remedio."

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#23 / Di feticci e simulacri


Nel frammento di oggi: feticci della sorveglianza contro i femminicidi / Simulacri dell'ingegneria sociale / Un'intervista sulle città da 15 minuti / Meme e citazione del giorno.

L’angelo della sorveglianza


Pare che a Napoli sia stato avviato un progetto per aiutare le vittime di minacce e stalking che prende il nome di “Mobile Angel”. È uno smartwatch con integrato un sistema di SOS e geolocalizzazione collegato alla centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli.

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Una donna, che pare abbia ricevuto ripetute minacce di morte da parte dell’ex-marito, è la prima a possedere lo smartwatch: «Ora posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. Vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare1»

Purtroppo la sua serenità è malriposta. Se togliamo il potere rasserenante del feticcio tecnologico, non resta molto altro. In che modo uno smartwatch con geolocalizzazione e pulsante SOS potrebbe mai aiutare la povera donna in caso di aggressione da parte dell’ex-marito?

Non lasciarti tentare dai profeti della sorveglianza, iscriviti a Privacy Chronicles!

Il feticcio ha la stessa utilità di un santino di Padre Pio nella tasca dei pantaloni. Anzi, peggio: almeno il santino di Padre Pio non è uno strumento di sorveglianza e monitoraggio governativo.

Ma ancor più grave dell’irrazionalità, comprensibile, della povera donna, è la diffusione da parte delle istituzioni e dei mass media di un messaggio completamente fuorviante: “lo smartwatch contro i femminicidi”? Non scherziamo.

Perché convincere le persone a rinunciare alla loro privacy in cambio di un aberrante e infondato senso di sicurezza? Forse perché è molto più comodo avere una popolazione psicologicamente fragile, impaurita e sorvegliata che una popolazione di persone che rifiutano la sorveglianza e sanno difendere se stessi e il prossimo dalle aggressioni (di chiunque).

Volete fare il bene di queste donne? Insegnategli a sparare e date loro una licenza per portare armi da fuoco nella borsa.

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Murabba, il nuovo ghetto hi-tech da 15 minuti


Pare che l’idea delle città da 15 minuti sia arrivata anche in Arabia Saudita. Da qualche tempo infatti gira voce che nelle capitale, Riyadh, vogliano costruire un nuovo e scintillante centro città che offra tutto ciò di cui hanno bisogno le persone a una comoda distanza di 15 minuti a piedi o in bici. Il tutto corredato da modernissimi e fichissimi mezzi pubblici.

Al centro del nuovo quartiere, che sarà di circa 19 km quadrati, un inquietante cubo 400x400 metri chiamato Mukaab. Un simulacro dell’ingegneria sociale che dovrebbe essere completato entro il 2030. Al suo interno centri commerciali, musei, e tante altre splendide distrazioni di massa.

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Sarò sincero: sembra una trovata di marketing da parte di qualche fondo d’investimento con troppi soldi da riciclare. Non dubito però che una proposta del genere possa avere un certo appeal al giorno d’oggi. Chi non vorrebbe vivere in un quartiere iper tecnologico, super sorvegliato e pieno di sbrilluccicanti distrazioni utili a non pensare e spendere il più possibile?

Sempre sulle città da 15 minuti


Sempre sulle città da 15 minuti ho recentemente fatto un’intervista andata in onda la scorsa settimana su Lombardia TV. Per chi volesse vederla in differita è disponibile adesso anche online, basta cliccare qui.

Abbiamo parlato di diverse cose attinenti allo stato della sorveglianza di massa nel mondo e delle implicazioni per la nostra libertà. È un’oretta di discussione piacevole con Luigi Degan.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

“A man that flies from his fear may find that he has only taken a short cut to meet it.”
― J.R.R. Tolkien

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Articolo consigliato


Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Effetto Panopticon e autosorveglianza

In un mondo in cui la sorveglianza di massa è sempre più pervasiva, sistematica e normale spesso dimentichiamo l’impatto psicologico che questo monitoraggio costante, sia online che offline, ha su tutti noi. Ancor più spesso, sottovalutiamo le conseguenze che questa ha nella…
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2 months ago · 7 likes · Matte Galt

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Virgolettato preso da questo articolo di Open. Onestamente mi sembra una citazione inventata di sana pianta per far passare un certo messaggio, ma sicuramente mi sbaglio.



Effetto Panopticon e autosorveglianza


Effetto Panopticon, autosorveglianza e teoria del nudge. Così si avvera la profezia di Tocqueville: dalla democrazia alla tenue tirannia.

In un mondo in cui la sorveglianza di massa è sempre più pervasiva, sistematica e normale spesso dimentichiamo l’impatto psicologico che questo monitoraggio costante, sia online che offline, ha su tutti noi. Ancor più spesso, sottovalutiamo le conseguenze che questa ha nella definizione dei rapporti di potere tra individuo e Stato.

Una buona metafora dello stato attuale della sorveglianza a cui siamo sottoposti è il Panopticon, ideato dal filosofo Jeremy Bentham nel 18° secolo. Il Panopticon di Bentham era un design circolare di una prigione, che consentiva a una sola guardia situata in una torre centrale di osservare tutti i detenuti senza che loro sapessero se erano osservati o meno in uno specifico momento.

L’idea era che questo meccanismo, che dava la sensazione di sorveglianza costante, potesse portare i detenuti a comportarsi "bene” senza alcun input.

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Questo concetto si collega direttamente anche all’idea di nudging. Entrambi sono strettamente correlati allo stato della sorveglianza governativa a cui siamo sottoposti. Con l’articolo di oggi quindi esploriamo queste connessioni e le loro implicazioni.

Lascia stare il Panopticon. Iscriviti e abbraccia l’effetto Privacy Chronicles.

L’effetto Panopticon


Con effetto Panopticon si può intendere il modo in cui la percezione di essere continuamente osservati riesca a creare un senso di insicurezza costante nell’osservato e portarlo quindi a influenzare il suo comportamento in modo inconscio. Ciò che succede nella pratica è che al crescere della sensazione di sorveglianza, la persona osservata tenderà a conformarsi alle aspettative del contesto in cui si trova.

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Questo è ancor più vero quando il contesto è quello di una società governata da leggi complesse, difficili da comprendere e perfino da conoscere. In questo contesto le persone, non sapendo ciò che è lecito fare o non fare, tenderanno a standardizzare sempre più i loro comportamenti sulla base delle aspettative. Spesso, queste aspettative sono anche artificialmente portate avanti da specifiche agende dei mass-media.

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Fr.#22 / Di tasse e sacrifici umani


Nel frammento di oggi: tasse, sorveglianza di massa e sacrifici umani per placare i sinistri Dei del Clima / Addio SPID, bentrovata identità digitale unica / Meme e citazione del giorno

Frammenti è la rubrica che riassume e commenta le notizie più interessanti della settimana e propone citazioni di autori famosi e meme. Un modo per restare informati con Privacy Chronicles, ma in modo leggero.

Tax (and surveil) the rich


Pare che 130 europarlamentari, socialisti e democratici di sinistra, abbiano proposto di extra-tassare i super-ricchi con patrimoni oltre i 50 milioni di euro per “ridurre le disuguaglianze e contribuire a finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale”.

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I migliori tra noi diranno che è giusto; anzi doveroso. Che chi più guadagna, più deve contribuire.

I peggiori, invece, potrebbero sostenere che non è un contributo, né una partecipazione. Semmai, una espropriazione forzosa e violenta non consensuale.

Purtroppo l’espropriazione forzosa non si limita certo al patrimonio, ma anzi inizia proprio con l’invasione ingiustificata della sfera personale di queste persone. Anzi — un’invasione ingiustificata della sfera personale di tutti noi.

Eh sì, perché prima di extra-tassare gli ultra-ricchi, bisogna trovarli. E per trovarli non c’è altra soluzione se non assoggettare l’intera popolazione a meccanismi di sorveglianza di massa finanziaria, secondi come perversione solo all’atto di rubare al prossimo per portare avanti le proprie, opinabili e personalissime, battaglie politiche.

Privacy Chronicles non chiede sacrifici umani, né espropriazione violenta. Se ti piace, ti iscrivi, altrimenti amici come prima.

Vincerà ancora una volta l’etica sinistra1 che, giustificando ogni violenza, ritiene l’individuo sempre sacrificabile a favore di un fantomatico bene collettivo che non esiste? Ancora una volta vi convinceranno che è giusto sacrificare la vostra privacy e la proprietà di chi è colpevole di avere troppo per il bene comune?

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Stai fermo, è per il bene di tutti

Avanti tutta sull’identità digitale nazionale


E se vi piace l’idea di rinunciare a privacy e proprietà per soddisfare la sete di sangue dei sinistri Dei Verdi, sarete molto felici di sapere che i lavori per l’identità digitale nazionale (e poi europea) proseguono a gonfie vele.

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A me non piaceva lo SPID, così come non mi piace nessuno schema di identità digitale statale. Devo però ammettere che era il male minore. D’altronde, lo diceva anche l’AGID. Abbiamo bisogno di SPID, perché:

Principio della libertà di scelta dell'utente. Ogni cittadino potrà scegliere l’IdP che vorrà e smettere di usare un provider se lo desidera.

Nessuna banca dati centralizzata delle identità. Per proteggere la privacy degli utenti, ogni IdP sarà responsabile dello svolgimento in modo sicuro delle attività connesse, mentre ogni service provider – pubblico o privato – avrà accesso solo ai dati di cui ha bisogno per erogare il servizio.


Libertà di scelta e privacy? Nossignori, non scherziamo. È stato bello finché è durato ma ora si tira dritto: nessuna libertà di scelta e nessuna privacy. Sarà papà Stato a gestire tutto e avere il monopolio assoluto sulle nostre identità.

Non abbiate fretta però, il vero giro di boa lo avremo quando finalmente l’agenda climatica potrà usufruire di un’identità digitale unica per ogni singolo cittadino europeo. L’extra-tassazione dei super-ricchi sarà un bel ricordo lontano.

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Meme del giorno


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In Italia è più intorno al 60%

Citazione del giorno

When plunder becomes a way of life for a group of man in a society, over the curse of time they create for themselves a legal system that authorizes it and a moral code that glorifies it.

Frédéric Bastiat

Articolo consigliato


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Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile

L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro…
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8 months ago · 11 likes · 1 comment · Matte Galt

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3. fig. Infausta, sfavorevole, avversa (per il prevalere, nelle antiche tradizioni popolari, della credenza che gli auspìci provenienti da sinistra fossero di cattivo augurio): presagi s., tempi s.; che fa presagire sventure e danni, lugubre.



Dalla UK all'UE: il dramma silenzioso della crittografia E2E


Due proposte di legge in UK e UE (Online Safety Bill e Chatcontrol) rischiano di far fuggire le aziende che offrono servizi di comunicazione sicura, come Signal.

Il famoso software di comunicazione sicura, Signal, potrebbe cessare i suoi servizi in UK e — presumibilmente — anche in UE. Il motivo è una legge chiamata Online Safety Bill.

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Dell’Online Safety Bill abbiamo già parlato insieme, ma per i nuovi lettori e per gli smemorati facciamo un breve riassunto degli episodi precedenti per capire cosa diavolo sta succedendo.

La cura per la sorveglianza di massa? Privacy Chronicles: due volte a settimana, anche a digiugno.

Tutto iniziò quando nel 2020 USA, UK, Nuova Zelanda, Australia e Canada decisero di sottoscrivere un accordo internazionale chiamato “Voluntary Principles to Counter Online Child Sexual Exploitation and Abuse”. Il documento affrontava il delicato tema di come combattere la diffusione di immagini e video pedopornografici online, con alcune proposte e principi che avrebbero dovuto guidare l’azione internazionale.

Nello stesso periodo, anche l’UE decise di fare lo stesso, emanando una strategia copia-carbone di quell’accordo internazionale. Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea pubblicarono così tre proposte di legge per combattere la pedopornografia online: EARN IT (USA), Online Safety Bill (UK) e Chatcontrol (UE).

Il trittico oggi propone, più o meno con le stesse modalità, di sottoporre a sorveglianza di massa e analisi automatizzata dei contenuti (testo, immagini, video) tutte le nostre comunicazioni elettroniche, per “scovare” potenziali pedofili.

In base a queste leggi, aziende come Signal sarebbero chiamate a introdurre nei loro sistemi delle modalità di scansione dei messaggi e rimozione dei contenuti su richiesta delle autorità.

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Il problema è che per farlo potrebbero essere obbligate a indebolire i loro stessi sistemi di crittografia end-to-end (E2E) con backdoor o fantasiosi mezzi per individuare questi contenuti pedopornografici, come affermato anche dal Garante Privacy europeo la scorsa estate:

[…] potrebbe incidere pesantemente sulle scelte tecniche dei prestatori, soprattutto in considerazione del tempo limitato a loro disposizione per conformarsi a tale ordine e delle pesanti sanzioni cui andrebbero incontro qualora non vi si conformassero. In pratica ciò potrebbe indurre alcuni prestatori a cessare l’utilizzo della E2EE.


Ecco allora che le aziende saranno poste di fronte a un tremendo bivio: rispettare la legge, violando la privacy e libertà delle persone oppure fuggire per evitare pesanti sanzioni?

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Fr.#21 / Di truffatori e complottisti


Nel frammento di oggi: Polli d'allevamento e nudging / Emissioni CO2 e la ricarica dell'iPhone / I complottisti secondo Repubblica

Frammenti è la rubrica che riassume e commenta le notizie più interessanti della settimana e propone citazioni di autori famosi e meme. Un modo per restare informati con Privacy Chronicles, ma in modo leggero.

Come polli d’allevamento


Ieri ho fatto una chiacchierata insieme a Francesco Carbone, nel suo podcast “Il Truffone”.

Un’oretta estremamente piacevole passata a discutere principalmente di sorveglianza digitale e identità digitale. Centrale il concetto di nudging, cioè quei meccanismi opachi che portano a standardizzare i comportamenti umani e renderli prevedibili. Un concetto estremamente potente che quando arriva sulle scrivanie dei ministeri e dei pianificatori centrali si trasforma in uno strumento di ingegneria sociale delle masse.

Ascolta Il Truffone ep. 221

Ogni tentativo, da parte dello Stato, di razionalizzare, semplificare e standardizzare la società ha sempre portato alla creazione di forze autoritarie, che spesso sfogano in veri e propri totalitarismi e tragedie umane.

E poi abbiamo parlato anche di come funziona Substack e del motivo che mi ha portato a sceglierlo. La chiusura, in bellezza, su Bitcoin: spenderlo o non spenderlo?

Vuoi dirmi che ancora non sei iscritto a Privacy Chronicles!?

Devi ricaricare l’iPhone? Sì, ma mettiti in fila…


L’aggiornamento iOS 16.1 ci ha portato una nuova funzionalità che per un momento placherà, forse, la sete di sangue degli eco-socialisti. Pare infatti che gli iPhone siano ora in grado di ottenere una previsione in tempo reale delle emissioni di CO2 nella zona in cui si trova il dispositivo, per attivare o disattivare la ricarica in base a queste.

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In sostanza: se la rete elettrica nella tua zona sta inquinando “troppo”, il tuo iPhone smette di caricarsi. Se invece sta inquinando “poco”, allora puoi ricarcare. La funzione è attiva by default e — per ora è attiva solo per gli utenti degli Stati Uniti e può essere disattivata.

Che dire, credevo che i lockdown energetici sarebbero arrivati dalla fonte, e invece pare che saranno i nostri dispositivi a impedirci la ricarica. Sarà certamente molto interessante quando sistemi del genere saranno connessi a identità digitale e conto bancario — pardon, wallet CBDC. I soliti noti vi diranno che è giusto così. Che anche ricaricare il telefono è una questione di responsabilità sociale. E in fondo, devi anche meritartelo…

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Smettetela di fare i complottisti!

L'ultimo delirio dei negazionisti climatici: le città da 15 minuti solo per segregare le masse. I complottisti accusano: "Altro che smog: volete solo controllarci"

È inutile che ci giriamo intorno. Siamo tutti dei maledetti complottisti. Così scrive Jaime D’alessandro su Repubblica: tutto quello che vi ho detto è falso. Non c’è alcun desiderio di controllarci e limitare sempre di più le nostre libertà. I quartieri chiusi da cui non si può entrare e uscire liberamente sono per il nostro bene; per avere una metropoli più equa e sostenibile.

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Se ci tieni a leggere l’articolo…

All’autrice dell’articolo non posso rispondere se non con la Scommessa di Pascal:

“Esaminiamo allora questo punto, e diciamo: “Un piano per sorvegliare, controllare e soggiogare la popolazione mondiale esiste o no?” Ma da qual parte inclineremo? La ragione qui non può determinare nulla: c'è di mezzo un caos infinito.

All'estremità di quella distanza infinita si gioca un giuoco in cui uscirà testa o croce. Su quale delle due punterete? Secondo ragione, non potete puntare né sull'una né sull'altra; e nemmeno escludere nessuna delle due. Non accusate, dunque, di errore chi abbia scelto, perché non ne sapete un bel nulla.

[…] Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose: l'errore e l'infelicità.

Mettiamola così: se ho ragione io, probabilmente non finirò ghettizzato in una metropoli piena di telecamere, riconoscimento biometrico, identità digitale e social scoring pure per pisciare il cane e divieto di possesso di qualsiasi tipo di proprietà privata. L’autrice di Repubblica invece sarà lì a contare i punti che le rimangono sul wallet con l’iPhone che non si carica.

Se invece ha ragione lei e siamo dei poveri complottisti, vivremo tutti felici e contenti nel miglior mondo possibile. Fate la vostra scommessa, amici. Perché come disse Ayn Rand: puoi ignorare la realtà, ma non puoi ignorare le conseguenze dell’aver ignorato la realtà.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

“Non importa ciò che dice la stampa. Non importa ciò che dicono i politici o le masse. Non importa se l'intero Paese decide che qualcosa di sbagliato è qualcosa di giusto.

Quando le masse, la stampa e il mondo intero ti dicono di muoverti, il tuo compito è di piantarti come un albero accanto al fiume della verità e dire a tutto il mondo —

'No, muovetevi voi.’

Captain America

Leggi gli altri Frammenti



In Cina e Asia – Xi Jinping incontra i leader dei paesi dell’Asia centrale


In Cina e Asia – Xi Jinping incontra i leader dei paesi dell’Asia centrale asia centrale
I titoli di oggi:

Xi Jinping incontra i leader dei paesi dell'Asia centrale
Cina, inaugurato un nuovo ente regolatore per la finanza
Tiktoker fanno causa al Montana dopo il ban
Singapore: seconda condanna a morte per possesso di marijuana in tre settimane
Myanmar, l'indagine Onu rivela i dati sui fornitori di armi alla giunta
Filippine, Sara Duterte lascia il partito Lakas-Cmd

L'articolo In Cina e Asia – Xi Jinping incontra i leader dei paesi dell’Asia centrale proviene da China Files.




Dal Baltico all’Africa. Crosetto presenta l’impegno della Difesa italiana


Dodicimila militari, impegnati in 43 missioni internazionali, con lo scopo di potenziare, e in qualche caso creare, quel livello di sicurezza presupposto per la democrazia e la pace. Questo il cuore dell’intervento del ministro della Difesa, Guido Crosett

Dodicimila militari, impegnati in 43 missioni internazionali, con lo scopo di potenziare, e in qualche caso creare, quel livello di sicurezza presupposto per la democrazia e la pace. Questo il cuore dell’intervento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, in audizione nelle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali nell’ambito dell’esame delle deliberazioni adottate dal Consiglio dei ministri il 1° maggio 2023. “L’impiego dello strumento militare per il 2023 vedrà i nostri militari operare con una media di circa 7.500 unità” per missione, ha spiegato il ministro, riportando un “onere finanziario complessivo pari a 1,31 miliardi”.

Le missioni

La delibera in esame, nel dettaglio, prevede per il prossimo anno l’impegno dello strumento militare in 43 missioni: 39 proseguono dall’anno precedente, di cui 35 prorogate fino al 31 dicembre 2023 mentre quattro solo al 31 maggio 2023. Queste ultime rappresentano le missioni di nuovo avvio, per le quali è prevista una spesa complessiva di dodici milioni. “La delibera – ha spiegato Crosetto – è in linea con la postura nazionale valutata in seno alle principali organizzazioni internazionali assicura il contributo significativo dei nostri militari”. Delle diverse missioni, nove sono all’interno della Nato, tredici dell’Ue, sette delle Nazioni Unite, mentre quattordici sono attivate all’interno di specifiche coalizioni o su base bilaterale.

Spese per la Difesa

Di fronte a questi crescenti impegni, è riemerso anche il tema delle spese per la Difesa. “Dobbiamo rispettare i patti internazionali presi con la Nato di raggiungere il 2%” ha detto Crosetto, aggiungendo che “se qualcuno pensa che questo sia trasformato immediatamente in armamenti non conosce le idee di questo governo né dell’attuale ministro della Difesa”, sottolineando il valore di supporto alla crescita e alla stabilizzazione che le Forze armate possono fornire ai Paesi interessati dalle operazioni italiane, ponendosi al fianco di quei “Paesi amici” che ne chiedono l’intervento. “I fondi della Difesa debbono creare sicurezza, e la sicurezza si crea in modi diversi” ha detto il ministro, ricordando come “la cornice di sicurezza creata dalle Forze armate è il presupposto per democrazia e pace”, impossibili “se non c’è sicurezza, e la sicurezza si crea grazie all’impiego delle Forze armate e delle forze di polizia”.

Fianco est

L’impegno della Difesa, naturalmente, si concentrerà in primis sulla minaccia derivata dall’invasione russa dell’Ucraina, con la partecipazione alle iniziative messe in atto dalla Nato. Qui l’impegno prevede circa 3.400 unità e seicento mezzi e materiali terresti, oltre a cinque unità navali e circa trenta assetti aerei. In particolare è previsto anche “il dislocamento nel Mar Baltico di un’unità navale con capacità di difesa aerea e missilistica, quale contributo al rafforzamento dello spazio aereo polacco e dell’area euro-atlantica”. Crosetto ha inoltre spiegato che aldilà degli altri impegni già consolidati prima dello scoppio del conflitto, è previsto anche l’avvio di un ulteriore impegno in Slovacchia, “con il dispiegamento di un sistema di difesa anti-aerea e anti-missilistica Samp-T”.

Addestramento ucraino

Prosegue anche l’impegno italiano nell’addestramento dei militari ucraini, non solo quelli destinati a utilizzare il sistema Samp-T, attualmente in Italia per finalizzare la propria formazione, ma anche prendendo parte all’iniziativa dell’Unione europea “di assistenza militare all’Ucraina (Eumam Ucraina), mirata a supportare le forze armate ucraine attraverso attività di addestramento e crescita delle loro capacità operative eseguite in maniera distribuita sul territorio di diversi Paesi membri dell’Unione”. Con una durata iniziale prevista in circa due anni, la missione avrà un comando operativo a Bruxelles e due comandi tattici in Polonia e Germania.

Vertice di Vilnius

L’audizione arriva in vista del vertice Nato di Vilnius, previsto a luglio. Il ministro ha voluto rimarcare come, nonostante ci richiamino “per il livello del nostro investimento in Difesa rispetto al Pil” rimaniamo i secondi contributori della Nato: “Lo siamo stati negli ultimi venti anni, mentre altri, con capacità superiori alle nostre, non hanno dato e non danno un supporto simile a quello fornito dal nostro Paese”. Al vertice, importante sarà anche sottolineare ulteriormente all’Alleanza Atlantica la dovuta attenzione per il fianco sud, “per dire che esiste il fianco Est – dove tutti siamo sempre più impegnati – ma esiste anche un fianco Sud, fondamentale per i destini europei e della Nato”.

Fianco sud

L’impegno italiano si concentrerà, infatti, anche nella principale area di interesse strategico nazionale del Mediterraneo allargato, a partire dall’Africa, la cui crescente fragilità “sempre più oggetto di penetrazione da parte della Russia e della Cina, sia sul piano militare che economico” è caratterizzata “da una condizione di instabilità fuori controllo, generata da problemi endemici connessi con le difficoltà politiche, economiche e sociali” in particolare in Libia, nel Sahel e in Corno d’Africa, ha spiegato Crosetto, preoccupato soprattutto per la presenza di mercenari e milizie straniere, che “crea le basi per fomentare situazioni di instabilità” richiamando il caso del Sudan, dove “non si può escludere un ruolo di influenza esercitato da alcuni militari stranieri”

La sicurezza alla base della stabilità

“La sicurezza del continente africano si basa sulla possibilità di far crescere le condizioni economiche di quel continente” ha spiegato ancora il ministro, “e le missioni internazionali possono creare sicurezza aprendo ospedali e scuole, insegnando a lavorare e facendo cooperazione universitaria”. Un impegno che deve essere necessariamente di lungo periodo. “Non ha senso andare in alcuni Paesi, investire molto, costruire condizioni di sicurezza e andarsene via, avendo come unico risultato quello di aver formato ottime forze di polizia o militari, ma senza aver dato un aiuto a portare un ulteriore sviluppo economico, crescita sociale e culturale”.


formiche.net/2023/05/crosetto-…



Taiwan Files – Elezioni 2024: Hou Yu-ih, l’ex poliziotto scelto dal Guomindang


Taiwan Files – Elezioni 2024: Hou Yu-ih, l’ex poliziotto scelto dal Guomindang 7224381
Chi è il candidato presidente del principale partito d'opposizione e perché è stato scelto. Altre manovre in vista del voto. Le esercitazioni annuali Han Kuang e la visita di Liz Truss. Il via libera alle adozioni per le coppie dello stesso sesso. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)

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Il G7 e il grande gioco Usa-Cina tra Asia centrale e Pacifico


Il G7 e il grande gioco Usa-Cina tra Asia centrale e Pacifico 7224339
Si apre il summit del G7 a Hiroshima: nuove sanzioni alla Russia, ma si parla anche di Pechino. Meloni incontra Kishida, mentre Biden cancella le tappe in Papua Nuova Guinea e Australia per il vertice Quad. Un colpo all'affidabilità degli Usa nella regione, mentre Xi ospita a Xi'an i leader dell'Asia centrale

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Assad torna al vertice arabo ma la scomunica Usa frena la ricostruzione della Siria


Gli Stati uniti e l’Europa continuano ad opporsi alla normalizzazione delle relazioni con la Siria e applicano pesanti sanzioni contro Damasco e le parti che avviano rapporti economici e commerciali con il paese arabo. L'articolo Assad torna al vertice a

della redazione

Pagine Esteri, 19 maggio 2023 – Il presidente siriano Bashar Assad oggi per la prima volta in oltre dieci anni parteciperà a Gedda a un vertice arabo regionale ed effettuerà una visita nella ricca petromonarchia dal 2011, anno di inizio del conflitto in Siria in cui sono rimaste uccise tra 350mila e mezzo milione di persone, molte delle quali civili oltre a miliziani islamici e soldati dell’esercito siriano. Milioni di siriani durante la guerra hanno lasciato il loro paese e sono profughi in Libano, Turchia e Giordania, altri milioni sono sfollati interni. In bilico fino al 2015, Assad ha poi ripreso il controllo di gran parte della Siria grazie anche ai suoi alleati Russia e Iran. I contatti diplomatici tra Damasco e i paesi arabi si sono intensificati dopo il terremoto del 6 febbraio che ha colpito la Turchia e la Siria uccidendo più di 50.000 persone.

La presenza di Bashar Assad al vertice della Lega araba scrive un nuovo capitolo delle relazioni tra paesi arabi dopo oltre un decennio di tensioni. Ma difficilmente aprirà la strada alla ricostruzione della Siria. Gli Stati uniti e l’Europa continuano ad opporsi alla normalizzazione delle relazioni con la Siria e applicano pesanti sanzioni contro Damasco e le parti che avviano rapporti economici e commerciali con il paese arabo. Ciò potrebbe impedire ai paesi arabi ricchi di petrolio di affrettarsi a sbloccare i fondi per progetti economici e infrastrutturali in Siria. Usa ed Europa affermano che la ripresa dei rapporti con Damasco dovrà avvenire sulla base di ciò che stabiliscono le risoluzioni che i paesi occidentali hanno imposto negli anni passati al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e che puntano alla rimozione di Assad dal potere.

A dare il via libera definitivo al reintegro della Siria nella Lega Araba è stata proprio l’Arabia Saudita che pure aveva finanziato e armato vari gruppi islamisti radicali intenzionati a rovesciare Assad. Le relazioni tra i due paesi sono state a dir poco turbolente da quando Assad è diventato presidente nel 2000, in seguito alla morte del padre ed ex presidente, Hafez Assad. Damasco e Riyadh avevano interrotto le relazioni nel 2012, al culmine del conflitto siriano. Poi nell’ultimo anno è cominciato un rapido riavvicinamento e la scorsa settimana hanno concordato di riaprire le loro ambasciate. Ad aprile, il ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad ha visitato Riyadh e il suo omologo saudita, il principe Faisal bin Farhan, è giunto a Damasco per incontrare Assad. Mekdad ha anche preso parte alla riunione dei ministri degli Esteri arabi a Gedda mercoledì prima del vertice.

A promuovere i nuovi rapporti con Damasco è stato in particolare il controverso principe ereditario saudita Mohammed bin Salman – di fatto già alla guida del regno – nel pieno dell’offensiva diplomatica che ha portato Riyadh a migliorare le sue relazioni con l’Iran, a ristabilire i legami con la Siria e, in apparenza, a prevedere la fine della guerra nello Yemen che è stata alimentata proprio dalla coalizione militare a guida saudita intervenuta nel 2015.

Il cambiamento si è accelerato da quando l’Iran e l’Arabia Saudita, le principali potenze arabe sciite e sunnite della regione, hanno concordato di ristabilire le relazioni diplomatiche in un accordo mediato dalla Cina a marzo. Sebbene il programma nucleare iraniano rimanga una fonte di tensione, la diplomazia ha allentato una serie di rivalità. Contribuiscono anche i cambiamenti geopolitici. Gli alleati arabi degli Usa mettono in dubbio l’impegno a lungo termine di Washington nella regione mentre altre potenze, in particolare la Cina, esercitano una crescente influenza. L’Arabia saudita e gli Emirati hanno compreso che i loro interessi sono sfavoriti da un Medio Oriente altamente polarizzato. Al contrario tendono a svilupparsi disinnescando i conflitti. Pagine Esteri

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di Ezio Locatelli* - Come da impegni assunti nella recente Conferenza di Organizzazione riprendiamo la pubblicazione del notiziario “dire fare rifondazione


Sapevamo


La cosa impressionante è che lo sappiamo. Sta succedendo in Emilia-Romagna, ma è già successo e succederà altrove. Anche il vocabolario si ripete uguale e si deve stare attenti a non cadere nella trappola modello pandemia, ovvero prendere parte a un dibat

La cosa impressionante è che lo sappiamo. Sta succedendo in Emilia-Romagna, ma è già successo e succederà altrove. Anche il vocabolario si ripete uguale e si deve stare attenti a non cadere nella trappola modello pandemia, ovvero prendere parte a un dibattito di cui non si capiscono neanche i termini: bombe d’acqua, terreno impermeabilizzato e così via andando. Qui non si tratta di avere una propria spiegazione del “dissesto idrogeologico”, per usare un’altra frase fatta, come non si trattò di averlo sulle proteine spike: si tratta di osservare la realtà e comprendere che il non meravigliarsi, il sapere già che sarebbe accaduto, soltanto non sapendo il dove e il quando, è un’aggravante.

Sappiamo che quando si smette di parlare di siccità si comincia a parlare di alluvioni, quando s’essicca il discorso sui danni per la mancanza di acqua comincia il cordoglio per i morti provocati dall’acqua. E, a dispetto dell’ironia macabra, le due cose non sono in contraddizione, ma una accompagna e segue l’altra, per poi ripassarsi il testimone. E ogni volta si ricomincia con il racconto del disastro e il sottofondo delle responsabilità. Laddove la responsabilità più grossa è collettiva: lo sappiamo, ma non ne traiamo le conseguenze. Questo non è fra i problemi più sentiti, si preferisce metterlo nel reparto “fatalità”. Ma non è una fatalità.

Quando non piove si deve lavorare alla pulizia dei corsi d’acqua, alla predisposizione di aree in cui possano espandersi senza creare danni. Non è un programma innovativo ma sapienza antica, puntualmente non soltanto negletta ma contrastata. Perché chi prova a rimuovere ostacoli o a lavorare sui fondali corre il rischio di beccarsi una denuncia. Vige un’idea di rispetto della natura che non ha la minima idea di cosa sia la natura. Come si vede anche con la popolazione degli animali selvatici.

Basta dire “cementificazione” per bloccare ogni intervento che corregga i corsi e il loro defluire o che metta in sicurezza l’abitato. Ma il cemento non uccide nessuno e non deturpa niente, salvo che lo si metta nel posto sbagliato e nella quantità sbagliata. I soldi ci sono, mancano progetti e fatti.

Poi si apre l’infinita discussione sulle cause: è l’uomo ad avere alterato il clima (nel qual caso faccia penitenza) o il clima muta per i fatti suoi (nel qual caso si porti pazienza)? Un doppio schiaffo alla razionalità. Il futuro industriale coincide con un cambio delle fonti energetiche e dei sistemi produttivi, fare penitenza non serve a nulla e provare a conservare il passato serve soltanto a fallire. Su quel fronte bisogna mettere ricerca e innovazione, non contrizione. E se c’è un vantaggio immediato per chi produce sporcando si deve lavorare a che duri il meno possibile, non a fargli concorrenza sporcando di più. E se anche il clima muta per i fatti suoi, sappiamo che il modo per non esserne vittime non è guardare il cielo ma attrezzarsi per terra, adeguarsi ai cambiamenti, imparare dagli errori.

Anche la pandemia che ci ha colpito tre anni fa non era la prima sperimentata e non sarà l’ultima, ma è costata meno e si è usciti più in fretta perché la si è affrontata senza millenarismi, con i vaccini, superando la confusione iniziale e mettendo in campo un’azione europea coordinata. E quel che si è imparato si spera non sia dimenticato. Anche in quel caso si sarebbe (e si è) potuto perdere tempo a discettare delle cause, ma a liberarci è stata la reazione alle conseguenze.

Possiamo e dobbiamo apprezzare l’enorme valore della solidarietà, il coraggio dei soccorritori, la prontezza della Protezione civile, l’abnegazione di pompieri e forze dell’ordine. Ci concentreremo sul rimediare ai danni, sapendo bene che la reattività dei cittadini è un elemento fondamentale del lesto riscatto, mentre il delegare tutto ai piani di ricostruzione – restando inerti – è un sistema per vivere un futuro di lavori non completati. Ma prima di tutto sappiamo di dover fare i conti – e in fretta – con quei cambiamenti e di non avere alcuna alternativa al farli.

La Ragione

L'articolo Sapevamo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Questa notte un vile e gravissimo atto intimidatorio è stato perpetrato nei confronti del compagno Antonio Currò, segretario cittadino di Messina di Rifondazi


Nuovo corridoio ferroviario tra Russia e Iran


La Russia e l’Iran hanno stipulato un accordo per la creazione di un nuovo corridoio ferroviario che aiuterà i due paesi ad aggirare le sanzioni e ad espandere i commerci a oriente L'articolo Nuovo corridoio ferroviario tra Russia e Iran proviene da Pagi

di Redazione

Pagine Esteri, 18 maggio 2023 – La Russia e l’Iran hanno stipulato un accordo per la creazione di una nuova tratta ferroviaria tra Resht e Astara, che sarà lunga circa 164 km e aumenterà l’efficienza economica della rotta transcaspica. La nuova tratta collegherà le sezioni del corridoio di trasporto internazionale Nord-Sud (Instc), un percorso multimodale che collega India, Iran, Azerbaigian, Russia ed Europa.
La ferrovia Astara-Resht-Qazvin, che si snoderà lungo l’angolo sud-occidentale del Mar Caspio, costituisce un collegamento centrale del più lungo Instc, sottolinea il giornale iraniano “Financial Tribune”. La sezione transfrontaliera della ferrovia, ad Astara, tra Iran e Azerbaigian, è stata inaugurata ufficialmente il 29 marzo 2018, mentre la sezione Resht-Qazvin, all’interno dell’Iran, è stata realizzata il 6 marzo 2019. Pertanto, l’anello mancante è la sezione ferroviaria che parte dalla città di Resht, capoluogo della provincia di Gilan, fino alla città di Astara, nell’omonima provincia al confine azero. «Il corridoio ha un enorme potenziale per creare entrate sostenibili che possono competere con le nostre esportazioni di petrolio», ha dichiarato il vice capo di gabinetto per gli affari politici del presidente iraniano, Mohammad Jamshidi.

Il documento è stato firmato a Teheran dal ministro dei Trasporti russo, Vitalij Savelyev, e dal ministro delle Strade e dello sviluppo urbano iraniano, Mehrdad Bazrpash. Il presidente russo, Vladimir Putin, che ha partecipato alla cerimonia in videoconferenza, ha sottolineato che la nuova linea ferroviaria ridurrà il tempo di transito delle merci da San Pietroburgo a Mumbai (in India) da 45 a 10 giorni. Il leader russo ha inoltre notato che la nuova rotta di trasporto darà “un contributo pratico tangibile” per garantire la sicurezza alimentare globale. «La nuova linea ferroviaria è destinata a essere utilizzata anche per il trasporto di cibo e altri prodotti del complesso agroindustriale, che sarà destinato sia ai consumatori in Iran che ai Paesi del Golfo persico e dell’Africa», ha spiegato.

Come ha riferito l’agenzia di stampa russa “Tass”, Mosca e Teheran finanzieranno congiuntamente la progettazione, la costruzione e la fornitura di beni e servizi che riguardano la nuova sezione ferroviaria.
L’ambasciatore della Repubblica islamica a Mosca, Kazem Jalali, ha dichiarato che «i lavori di costruzione dovrebbero iniziare presto, al massimo entro ottobre, inizierà la parte esecutiva dell’attuazione del progetto dell’Instc».

Alla domanda sul costo della costruzione, a marzo, il vice direttore delle Ferrovie russe, Sergey Pavlov, aveva risposto che «il calcolo approssimativo attualmente previsto è di 1,6 miliardi di dollari».

Secondo il “Financial Tribune”, l’ostacolo principale al progetto, in termini di costruzione e attuazione, è stato il finanziamento, soprattutto a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti all’Iran. Secondo un precedente accordo tra l’Iran e l’Azerbaigian, entrambe le parti si erano impegnate a fornire 500 milioni di dollari ciascuna per la costruzione della ferrovia Resht-Astara. Nel 2016, la Banca internazionale azera aveva firmato un accordo con l’Iran per l’assegnazione di un prestito di 500 milioni di dollari a questo scopo. Tuttavia, l’accordo e il prestito non sono mai stati attuati a causa delle «pesanti sanzioni statunitensi sulla rete bancaria iraniana», ha spiegato il vice direttore delle Ferrovie russe. Il recenteinasprimento delle relazioni tra Iran e Azerbaigian, poi, hanno reso del tutto inattuabile il progetto e costretto il governo di Teheran a cercare altri finanziatori.

Secondo Vali Kaleji, esperto di Asia centrale e studi caucasici per l’istituto di ricerca e analisi “Jamestown Foundation”, con sede a Washington, l’Iran considera una priorità l’espansione dei corridoi di trasporto merci verso l’Unione economica eurasiatica (Uee), guidata da Mosca, al fine di «sfruttare al meglio l’accordo commerciale preferenziale Uee-Iran ». Un altro motivo per cui la costruzione della ferrovia Resht-Astara è essenziale, secondo Kaleji, è il transito delle merci tra India, Iran e Russia, che avevano fondato l’Instc nel 2002. «A causa delle sanzioni imposte a Mosca dall’Occidente, il volume degli scambi commerciali e di transito tra India e Russia è aumentato in modo significativo. La rete ferroviaria iraniana collegata a Bandar Abbas è, per questo motivo, una delle più importanti opzioni di transito in India, in grado di trasportare merci a Resht». – Pagine Esteri

L'articolo Nuovo corridoio ferroviario tra Russia e Iran proviene da Pagine Esteri.




Rilasciata la rel. 2023.05-rc (release candidate).
Se vuoi aiutare a trovare qualche bug e, si spera, risolverlo prima del prossimo rilascio, dai un'occhiata al nuovo ramo e segnala i problemi che incontri.

Il motivo principale di questo primo RC è la correzione di un bug nell'area di notifica. Inoltre i punti salienti della prossima versione sono:

- correggere un bug che impediva la ricerca di @-handles, e
- un'implementazione OWA migliorata.


Friendica 2023.05 Release Candidate available

We have just branched off the 2023.05-rc branches from the current development branch of Friendica. If you want to help finding rough edges and hopefully fix them before the upcoming release, please checkout the new branch and report problems that you encounter.

The main reason for this early RC is fixing a bug in the notification area that Tek informed us about. In addition the highlights of the next release are

  • fixing a bug that prevented the search for @-handles, and
  • an improved OWA implementation.


What is Friendica


Friendica is a decentralised communications platform, you can use to host your own social media server that integrates with independent social networking platforms (like the Fediverse or Diaspora*) but also some commercial ones like Twitter.

How to use the 2023.05 RC Version of Friendica


If you want to help in the release process, you can checkout the 2023.05-rc branch from the git repositories (core and addons).
git fetch
git checkout 2023.05-rc
git pull
bin/composer.phar install --no-dev
Note that you only need to pull the composer dependencies in the core repository.

Should the upgrade process of the database get stuck


If you encounter this, please initiate the DB update manually from the command line by running the script
./bin/console dbstructure update
from the base of your Friendica installation. If the output contains any error message, please let us know using the channels mentioned above.

What to do with Quirks


The 2023.05-rc phase is meant to identify and preferable resolve quirks and bugs that should not be in the 2023.05 release, but have slipped through so far. So if you switch your node to the 20232.05-rc version of Friendica, please let us know about rough edges you find, either at the issue tracker (github account required), in the support forum or in the development forum.

Thanks a lot for helping with the release :


friendi.ca/2023/05/18/friendic…




Einaudi: il pensiero e l’azione – “Il Giornalista” con Andrea Cangini


Rubrica “Einaudi: il pensiero e l’azione” L'articolo Einaudi: il pensiero e l’azione – “Il Giornalista” con Andrea Cangini proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/einaudi-il-pensiero-e-lazione-il-giornalista-con-andre


Forza Emilia-Romagna!, la raccolta fondi


L’Emilia-Romagna devastata dalle alluvioni chiama, il gruppo Monrif (con le sue testate cartacee e online Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno) risponde. Da ieri è infatti attiva una raccolta fondi per dare un aiuto concreto

L’Emilia-Romagna devastata dalle alluvioni chiama, il gruppo Monrif (con le sue testate cartacee e online Quotidiano Nazionale,
il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno) risponde. Da ieri è infatti attiva una raccolta fondi per dare un aiuto concreto alle popolazioni colpite in questi giorni. Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica, durante una visita al giornale lo disse senza se e senza ma: «Il vostro quotidiano è una istituzione». E un’istituzione ha dei doveri e un ruolo che è anche sociale. Il Carlino diede via a un crowdfunding ante litteram, pioneristico in Italia, con la sottoscrizione a favore dei figli delle vedove della Prima Guerra Mondiale, sul finire degli anni Dieci del secolo breve. Poi, dalla Basilica di Santo Stefano al Nettuno di Bologna fino ai terremoti d’Emilia e delle Marche, è stata una lunga e continua storia di solidarietà e aiuti. Ora l’impegno per l’Emilia-Romagna devastata, nei giorni in cui anche la provincia di Pesaro s’è scoperta più fragile. Tutte le persone che vogliono contribuire alla raccolta fondi potranno quindi donare tramite bonifico al conto corrente bancario ‘Editoriale Nazionale Srl – Un aiuto per l’EmiliaRomagna’ – IBAN IT23 M 05387 02411 000003844487. Invece, per contribuire dall’estero vale lo stesso Iban ma bisogna aggiungere anche il codice Bic/swift: BPMOIT22XXX. Il conto è aperto presso la Bperbanca s.p.a. Agenzia 12 di Bologna. I fondi raccolti confluiranno in un conto della RegioneEmilia-Romagna e andranno a sostenere la Protezione Civile dell’Emilia-Romagna per interventi urgenti e assistenza alle popolazioni sfollate.

Subito tanti i testimonial accanto al nostro giornale. Il cantautore bolognese Cesare Cremonini, che coi Lunapop ha cantato quei colli ora sbriciolati, ha immediatamente condiviso il nostro appello: «Chi può, in questo momento durissimo per tutta la nostra regione, può donare per aiutare le popolazioni colpite, grazie alla raccolta lanciata da Qn -il Resto del Carlino. Forza Emilia-Romagna!». Per il cardinale Matteo Zuppi, custode della fede bolognese e da tempo anche capo della Cei, «la solidarietà è sempre la risposta di fronte alle calamità. L’abbiamo visto nella pandemia Covid, deve essere così anche nella ‘pandemia’ della guerra e lo vediamo pure in questo diluvio che ha tragicamente portato via la vita di 9 persone e case, beni e ricordi a decine di migliaia di cittadini. Non solo, questa alluvione che ha colpito le città della Romagna, ha messo in ginocchio anche la montagna, pensate all’Appenino bolognese: ecco perché la solidarietà è l’unica risposta. Un po’ di solidarietà è come il ramoscello d’ulivo che segna la fine per il diluvio di Noè. La solidarietà dà speranza, è condivisione, per questo tutti donino alla vostra sottoscrizione».

Ravennate doc, dunque proveniente dalle zone colpite, è Federico Marchetti, l’imprenditore-papà del colosso del lusso digitale Yoox-Ynap e ora a capo della Task force sulla moda sostenibile del re Carlo d’Inghilterra: «Partecipo anche io all’iniziativa di Qn-Carlino – dice invitando chi può a donare –.In queste ore ho chiamato il sindaco di Ravenna Michele De Pascale per esprimergli vicinanza e fargli i complimenti per come ha gestito anche l’informazione nei confronti dei cittadini. Gli ho offerto il mio aiuto concreto. Io ci sono: nonostante sia partito da Ravenna a 19 anni, mi considero un romagnolo al 100%». Sui social network, intanto, ieri Vasco Rossi ha espresso solidarietà all’Emilia-Romagna: «Sono vicino a tutte le persone colpite da questa terribile alluvione». E pure Laura Pausini, che ha visto la sua Solarolo sott’acqua, scrive ai suoi concittadini: «Vi penso e cerco di essere di aiuto nel modo più sincero possibile».

Il Resto del Carlino

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Giovanna Capelli La Francia in questi anni è stata attraversata da fenomeni di grande mobilitazione sociale , di lunga durata contro le politiche neoliberi


Tre Vuoti


Il primo partito è il più trascurato. Gli si rivolge un omaggio retorico e subito ce ne si dimentica. È quello di chi non va a votare. Anche questo, però, come i due schieramenti in gara, si divide in due opposte correnti. Astenuti, destra e sinistra: ved

Il primo partito è il più trascurato. Gli si rivolge un omaggio retorico e subito ce ne si dimentica. È quello di chi non va a votare. Anche questo, però, come i due schieramenti in gara, si divide in due opposte correnti. Astenuti, destra e sinistra: vediamoli.

Fra quanti non vanno a votare, sempre più numerosi, c’è chi ritiene che tanto non ci sono grandi differenze e non valga la pena spendersi. Ma con due opposte versioni: da una parte quelli per cui non si corrono rischi, quindi si può restare ad osservare senza partecipare; dall’altra quelli che non vedono opportunità, quindi non saprebbero come decentemente partecipare. Non basta fare appelli insipidi al voto, al dovere civico e altre inutili cose, servirebbe che le forze politiche, senza distinzione di schieramento, s’interrogassero su cosa di loro stesse non convince gli astenuti del secondo gruppo. L’offerta del falso bipolarismo, anno dopo anno, perde clienti. Dovranno pur prenderne atto.

Le elezioni amministrative restano tali, si elegge il sindaco e il Consiglio comunale, mica il Parlamento. I risultati sono influenzati da fattori locali, ci sono molte liste civiche e alcuni candidati hanno una forza propria che diventa irrilevante su scala nazionale. Ciò non cancella alcune evidenze.

La destra vince, ma non stravince. Rispetto alle brancaleonate della sinistra la coalizione di destra è riconoscibile proprio perché vincente. Quando non lo era aveva compenti che stavano al governo e altre all’opposizione, con eguale discendenza norcina. Epperò è evidente che c’è una componente crescente, Fratelli d’Italia, che sarebbe la teoricamente più a destra e, invece, è quella che più desidera affrancarsi dall’isolamento che la destra ideologica comporta. Dall’occidentalismo al ruolo in Unione europea alla prudenza in economia, la distanza fra i vincenti di destra e i perdenti di destra cresce.

La sinistra perde, ma è capace anche di trionfi. Che le creano problemi. Giustamente, dal loro punto di vista, i capi della destra avevano scelto di chiudere, assieme, la campagna a Brescia. Sapevano che quella era una posta importante. L’hanno persa. Ma a vincere non è il Pd radicalizzatosi, bensì il suo opposto: una candidata di area laica e socialista, che va alle urne senza allearsi con i pentastellati. E vince al primo turno. Scena analoga a Udine. La sinistra che sconfigge la destra ha candidati che prendono voti al centro, e non sono alleati di quelli che il Pd ha scelto come alleati.

Se esistessero la politica e i partiti politici, questi sarebbero gli argomenti in discussione. Da una parte e dall’altra, puntando a recuperare i renitenti. Se non esistono, se sono tre vuoti impacchettati, stiamo perdendo tempo a parlarne.

La Ragione

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News da Marte #16 | Coelum Astronomia

"In questo 16esimo appuntamento della rubrica vediamo le ultime notizie sulla missione del rover cinese Zhurong e le più recenti operazioni di Curiosity e Perseverance. Ne approfittiamo anche per un piccolo approfondimento tecnico di astrofotografia marziana."

coelum.com/news/news-da-marte-…

#16


GERUSALEMME. La “Marcia delle bandiere” di Israele nella zona palestinese della città


Negli ultimi anni la Marcia delle bandiere si è rivelata un’occasione per gli ultranazionalisti di lanciarsi in intimidazioni se non in aggressioni a danno dei palestinesi L'articolo GERUSALEMME. La “Marcia delle bandiere” di Israele nella zona palestine

della redazione

Pagine Esteri, 18 maggio 2023 – A Gerusalemme si prevede oggi una giornata di forte tensione. Decine di migliaia di ultranazionalisti israeliani terranno la Marcia delle Bandiere nella parte palestinese della città. Si tratta dell’evento principale del “Giorno di Gerusalemme”, la ricorrenza annuale in cui gli israeliani celebrano ciò che descrivono come la “riunificazione” della città sotto il controllo dello Stato ebraico avvenuta nel giugno del 1967 con l’occupazione militare della zona araba (Est) di Gerusalemme (non riconosciuta dalla comunità internazionale).

Intenzione degli organizzatori è quella di indirizzare il lungo corteo nella città vecchia di Gerusalemme attraverso la Porta di Damasco, l’ingresso principale della casbah, e di sfilare nel quartiere musulmano fino al piazzale del Muro del Pianto sventolando le bandiere di Israele. Negli ultimi anni, e si teme che possa accadere anche oggi, la Marcia delle bandiere si è rivelata un’occasione per gli ultranazionalisti, specie quelli più giovani, di lanciarsi in intimidazioni se non in aggressioni vere e proprie a danno dei palestinesi che incontrano sulla loro strada. Anche per questo i negozi della città vecchia oggi resteranno chiusi. Inoltre, i partecipanti alla Marcia delle bandiere con ogni probabilità intoneranno in massa cori come “Morte agli arabi”, “Possa il tuo villaggio bruciare”, “Vi manderemo tutti a Gaza”, come è avvenuto in questi ultimi anni.

È opinione diffusa che la presenza al potere del governo di estrema destra religiosa guidato da Benyamin Netanyahu offra ulteriori incentivi ai manifestanti di affermare con forza il controllo di Israele anche sulla Gerusalemme palestinese. Alla marcia è peraltro prevista la partecipazione di numerosi ministri, tra i quali quello della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, e del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, entrambi leader di partiti di destra estrema. La polizia ha dispiegato oltre 3mila poliziotti a protezione della manifestazione.

Già questa mattina centinaia di attivisti e religiosi di destra hanno sfilato nel complesso della Spianata delle moschee. Non si sono registrati incidenti di rilievo con i fedeli palestinesi. Nel pomeriggio decine di migliaia di persone cominceranno a radunarsi nel centro di Gerusalemme per la marcia che inizierà nella parte ebraica della città per poi procedere verso quella palestinese. Quindi dalla Porta di Damasco andranno al Muro del Pianto. Le donne invece marceranno passando per la Porta di Giaffa.

L’ong Ir Amim ha chiesto di impedire alla Marcia delle bandiere di entrare nella parte orientale di Gerusalemme e di impedire violenze a danno dei palestinesi. «Gli estremisti di destra vogliono attraversare il quartiere musulmano e la Porta di Damasco limitando il movimento dei palestinesi e cantando ad alta voce ‘Morte agli arabi’. Questa è una marcia piena di odio nel cuore dello spazio palestinese», ha twittato Ir Amin. Alcune decine di attivisti anti-marcia terranno sit in di protesta in diversi punti di Gerusalemme. Pagine Esteri

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Oggi ultimo appuntamento con L'Ora di Costituzione! Il Prof. Luciano Violante illustrerà agli studenti i Rapporti politici (dall’art. 48 all’art. 54).

Seguite qui la diretta streaming dalle ore 10.30 ▶️ youtube.



In Cina e in Asia – Quanto è difficile per l’Europa staccare la spina dalla Cina


In Cina e in Asia – Quanto è difficile per l’Europa staccare la spina dalla Cina ue
I titoli di oggi: Quanto è difficile per l’Europa staccare la spina dalla Cina Via la “propaganda politicizzata” dalle sedi delle ambasciate cinesi Huawei aumenta l’interesse nei settori tradizionali delle città cinesi Comici multati dalle autorità per una battuta sull’esercito cinese Al via il primo corso di formazione per i funzionari locali cinese Disaccoppiamento o de-risking? L’Unione europea è alla ...

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ECUADOR. Muerte Cruzada. I blindati dell’esercito circondano il palazzo della presidenza


Il presidente Guillermo Lasso ha sciolto il parlamento e chiesto nuove elezioni. Università e scuole sospendono le attività. Ora la parola alla Corte Costituzionale L'articolo ECUADOR. Muerte Cruzada. I blindati dell’esercito circondano il palazzo della

di Davide Matrone –

Pagine Esteri, 18 maggio 2023.

Ecuador: scioglimento delle Camere ed elezioni anticipate

di Davide Matrone

Muerte Cruzada

Il Presidente della Repubblica dell’Ecuador, Guillermo Lasso ha firmato la Muerte Cruzada come prevede l’articolo 148 della Costituzione Politica dell’Ecuador in vigore dal 2008. Alle ore 7 della mattina del 17 maggio il Presidente della Repubblica in un discorso della durata di quasi 15 minuti, ha annunciato lo scioglimento delle Camere e quindi le elezioni anticipate.

“Ecuadoriani! L’Ecuador ha la necessità di un nuovo patto politico e sociale che gli permette di uscire fuori dalla grave crisi politica in cui si trova e che ogni giorno di più si rende insostenibile”, queste le prime parole del discorso alla nazione del Presidente in presenza dei rappresentanti del Gabinetto Presidenziale. Durante l’annuncio un’assenza ha fatto colpo: quella del Vicepresidente della Repubblica Alfredo Borrero che ha raggiunto Lasso solo in un secondo momento al Palacio Carondelet. Al momento nessuna chiarificazione rispetto a questa importante assenza.

La causa per la quale si è applicata la Muerte Cruzada di ieri è la terza secondo la quale si aziona quando c’è crisi politica e grave difficoltà interna. Tuttavia, ci sono delle voci contrarie da parte dell’opposizione che dichiarano che lo scioglimento delle Camere è incostituzionale in quanto non si applicherebbe in nessuno dei casi consentiti dalla Costituzione. Molti esponenti politici ieri hanno dichiarato che quest’atto imporvviso avviene perché il Presidente non vuole sottoporsi all’impeachment. A sostenere questa posizione c’è l’ex candidato alla Presidenza Rabascall ed anche l’ex Presidente della Repubblica, Rafael Correa. Inoltre, altri politici di Pachakutik sostengono che c’erano molte probabilità che Lasso venisse destituito dal Parlamento perché vi era una maggioranza che superasse i 92 voti sufficienti per la mozione di sfiducia.

Giudizio Politico

Con quest’atto, si pone fine a un periodo di ingovernabilità nel paese che non aveva altri sbocchi. Ieri, inoltre, si era insediata la seduta parlamentare per continuare il giudizio politico contro Lasso accusato da una parte del Parlamento di appropiazione indebita per un contratto della compagnia pubblica di trasporto petrolifero Flopec e Amazon Tanker. L’evento di ieri era giàentrato nella storia politica del paese in quanto è stata la prima volta nella storia del paese che un Presidente dovesse presentarsi in Parlamento e difendersi da gravi accuse da parte del Parlamento. Il Presidente ha pronunciato un intervento di 50 minuti (aveva a disposizione 3 ore secondo il regolamento dell’Assemblea) e non ha dato risposte e chiarificazioni convincenti rispetto alle accuse contro di lui. Piuttosto ha cercato di difendersi attaccando quegli assembleisti che l’hanno ostacolato e appoggiato l’impeachment. La sua affermazione “vi accuso” ripetuta in più occasioni, è diventata addirittura virale nelle reti sociali del paese in poco tempo e per qualche ora. Lasso si è autoproclamato assolutamente innocente in quanto le accuse sono infondate e “sostenute da un’assoluta immaginazione” e accusa i legislatori delle opposizione di essere stati ossessionati contro di lui e contro il suo governo, di aver voluto ostinatamente prendere il potere in 4 occasioni perché spinti dal rancore. Infine li accusa per aver trascorso più tempo a costruire il processo contro di lui che a fare leggi per il bene del paese. Il giudizio politico contro Lasso, si costituisce dopo una serie di ricerche effettuate dal mezzo di comunicazione digitale La Posta che aveva scoperto una fitta trama di corruzione in cui presumibilmente ci sarebbe stato il coinvolgimento del Presidente e di altri funzionari del Governo. Una volta depositati gli atti al Parlamento dell’Ecuador, quest’ultimo ha costituito una Commisione d’Inchiesta parlamentare che ha lavorato per un tempo fino a giungere alla conclusione che bisognasse continuare il processo politico. In due occasioni il Parlamento ha votato a favore del proseguimento dell’impeachment. Dall’inchiesta del mezzo La Posta a ieri son trascorsi 4 mesi; un tempo sufficiente a erosionare quel poco di leggitimità di cui “godeva” Presidente Lasso. Secondo l’ultimo sondaggio dell’impresa Market si riscontrava una disapprovazione del 82.6% da parte del popolo dell’Ecuador verso la gestione del governo in carica. Due i punti maggiormente criticati: la gestione economica e la questione della sicurezza.

Le prime reazioni

Una volta firmato lo scioglimento delle Camere si sono registrate una serie di eventi importanti. Il primo è stato quello delle Forze Armate che in forma congiunta hanno dichiarato di voler rispettare la Costituzione e la legge del paese e di non avere nessun altro interesse se non quello di vigilare per il bene degli ecuadoriani. Questa presa di posizione è stata poi accompagnata dall’arrivo di blindati e dell’esercito alla capitale Quito che hanno circondato il Palacio Carondelet (sede della Presidenza della Repubblica), i Ministeri e tutte le principali Istituzioni dell’Ecuador. Dopo si sono susseguite una serie di dichiarazioni da parte di alcuni Ministri tra i quali quelle della Ministra dell’Educazione che ha dichiarato che nel paese le attività scolastiche sarebbero continuate con regolarità. Tuttavia, nella stessa giornata di ieri alcune scuole elementari e medie, situate nel centro storico della città e in prossimità dei Ministeri, hanno interrotto le loro attivitá didattiche. Lo stesso ha fatto l’Università Centrale dell’Ecuador che attraverso un comunicato ha dichiarato la sospensione temporanea dei lavori accademici. La CONAIE alle ore 14.00, attraverso il suo presidente Leonidas Iza ha convocato tutta la sua base all’unità convocando l’Assemblea Permanente dei Popoli Indigeni dell’Ecuador. Il già ex presidente del Parlamento Virgilio Saquisela ha dichiarato di rispettare l’atto presidenziale e di attendere con responsabilità il verdetto della Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi in queste ore. Nella stessa giornata di ieri, inoltre, si è registrata la presenza di rappresentanti diplomatici di paesi stranieri che si sono recati al Palazzo Presidenziale dell’Ecuador.

Prossimi sviluppi

Dopo quanto successo ieri, si possono presentare vari scenari. Il primo: la Corte Costituzionale dell’Ecuador potrebbe accogliere la muerte cruzada e quindi proseguire con il processo di convocazione di elezioni anrticipate. In questo caso entrerebbe già in azione il Consiglio Nazionale Elettorale che in una settimana comincerà il processo elettorale. Il paese, nel frattempo, sarà governato per un periodo di 6 mesi dal Presidente Lasso che attraverso decreti presidenziali governerà l’ordinario. Questo sembra essere lo scenario più probabile al momento. Il secondo: la Corte Costituzionale potrebbe respingere per inconstituzionalità la muerte cruzada e quindi si ritornerà al Parlamento che continuerà con l’impeachment presidenziale. Terzo e quarto caso: Convocazione di manifestazioni di piazza o scioperi che porterebbero ad un’ulteriore crisi politica e sociale e una risposta autoritaria del governo. Al momento questa pista è da scartare cosi come quella dell’intervento dei militari e l’istaurazione di un regime militare.

Al momento, c’è sicuramente incertezza e preoccupazione in Ecuador. Un paese che attraversa una grave crisi sociale con l’aumento esponenziale della criminalità in tutto il paese e in particolare nelle Regioni di Esmeraldas, del Guayas e di Santo Domingo dove le bande criminali hanno conquistato sempre più territori. Nel frattempo giá emergono alcuni nomi dei primi candidati presidenziali come quello di Fernando Villavicencio vicino al Presidente Lasso, dell’avvocato di Guayaquil Pedro Granja e riappaiono alcune figure politiche che si sono già candidati a elezioni municipali e politiche come Yaku Perez (al quasi ballottaggio alle elezioni del 2021), Hervas candidato a sindaco di Quito. Nelle prossime ore, con il pronunciamento della Corte Costituzionale avremo più chiara la situazione in un paese sempre più in balie delle onde.

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Terza e ultima giornata di Forum PA!
Il Capo del Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Jacopo Greco, interverrà oggi, nell’Arena del Forum, all’evento dal titolo “PNRR e Coesione: com…


1946-2023: i 77 anni dello statuto speciale della Regione Siciliana – 19 maggio 2023


Terzo appuntamento del ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi a celebrazione dei 77 anni dello Statuto Speciale della Regione Siciliana Venerdì 19 maggio 2023 – ore 11.00 Istituto di Istruzione Superiore “G. Galilei – T. Campailla” P

Terzo appuntamento del ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi a celebrazione dei 77 anni dello Statuto Speciale della Regione Siciliana

Venerdì 19 maggio 2023 – ore 11.00
Istituto di Istruzione Superiore “G. Galilei – T. Campailla” Piazzale Baden Powell, 10 – 97015 Modica (RG)

Relatori: Marco Sammito, Giuseppe Tringali, Gian Marco Bovenzi

Approfondisci l’intero ciclo di seminari

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Li Hui in Ucraina, Xi riceve a Xi’an i leader dell’Asia centrale


Li Hui in Ucraina, Xi riceve a Xi’an i leader dell’Asia centrale ucraina
L'inviato speciale incontra il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, nel viaggio cinese a Kiev più rilevante da febbraio 2022. Intanto, nell'antica capitale della Via della Seta va in scena il primo summit tra i leader di Pechino e delle 5 repubbliche ex sovietiche senza la Russia

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Dialoghi: Pechino e il mondo: quali lingue straniere si studiano in Cina?


Dialoghi: Pechino e il mondo: quali lingue straniere si studiano in Cina? lingue straniere
Tra studenti all’estero e studenti “da app”, la storia delle lingue straniere in Cina racconta un percorso fatto di interessi individuali e di relazioni internazionali che danno forma al mondo del lavoro e della cultura di oggi. “Dialoghi” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio di Milano

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Alla popolazione dei comuni dell'Emilia Romagna sommersi da acqua e fango e ai familiari delle vittime esprimiamo la solidarietà e il cordoglio del Partito del


“Si è  parlato in queste ore in comunicati stampa e/o in dichiarazioni televisive e social che l’effetto Meloni non si è esaurito ed il contrario;


Proiezione HACKING JUSTICE
v.o. sub ita. 89 min.
ingresso libero gratuito

Sala CGIL
Via E. Dandolo 8

22 maggio 2023
Ore 20.



La Meloni ha morso il cane autieuropeista, ma i giornali hanno ignorato la notizia


Secondo una cattiva interpretazione della vecchia regola per cui a fare notizia non è il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane, i giornali hanno bellamente ignorato il discorso pronunciato ieri da Giorgia Meloni al Consiglio d’Europa riunito

Secondo una cattiva interpretazione della vecchia regola per cui a fare notizia non è il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane, i giornali hanno bellamente ignorato il discorso pronunciato ieri da Giorgia Meloni al Consiglio d’Europa riunito a Reykjavik. C’è da credere che se il presidente del Consiglio italiano avesse parlato male dell’Europa la notizia sarebbe stata colta e, per così dire, valorizzata. Ne ha invece parlato bene, benissimo, e di conseguenza nessuno ne ha dato conto. Eppure, la professione di europeismo enunciata da un leader politico sostanzialmente antieuropeista fino allo scorso semestre dovrebbe avere valore di notizia non meno dell’uomo che morde il cane.

Infatti ha morso, Giorgia a Meloni, eccome se ha morso. La Giorgia Meloni presidente del Consiglio ha letteralmente sbranato la Giorgia Meloni leader dell’opposizione, fino a cancellarne ogni passata traccia politica. Del resto, che qualcosa di profondo fosse cambiato l’ha detto all’inizio del suo discorso islandese. “La guerra in Ucraina – ha esordito Meloni, evidentemente riferendosi alle aspettative di pace – ha messo in discussione certezze sulle quali ci eravamo per troppo tempo ingenuamente adagiati”. Con l’attacco militare di Putin a Kiev tutto è, appunto, cambiato. Più o meno quello che è successo con il passaggio della Meloni dall’irresponsabilità dell’opposizione alle responsabilità del governo. E infatti: “Il Consiglio d’Europa – ha detto la premier davanti ai capi di Stato e di governo dei paesi membri – è la casa di tutti gli europei” ed “europea è la nostra comune identità”. Un’identità “fondata sui valori di libertà, democrazia, giustizia, uguaglianza tra gli uomini”. Valori che “l’eroico popolo ucraino” sta difendendo in prima persona al posto nostro.

Il cambio di paradigma è netto, radicale. Giorgia Meloni si è evidentemente resa conto del fatto che non è pensabile governare l’Italia contro l’Europa e ha di conseguenza innestato la retromarcia. Per un decennio ha fatto leva sulla vecchia identità post missina, per un decennio ha alimentato l’euroscetticismo, per un decennio ha cavalcato ogni onda che si levava dalla società per andare ad infrangersi contro l’establishment. Soprattutto contro “l’establishment tecnocratico europeo”. Poi, più nulla.

Che sia realpolitik o reale convinzione è difficile dirlo. Certo è che da quando si trova a capo del governo Giorgia Meloni ha ribaltato i canoni della propria narrazione pubblica nel tentativo evidente di rassicurare i partner e di dare una nuova identità a se stessa e al proprio partito. Quella di Meloni è un’operazione a cavallo tra politica e cultura. Un’operazione eminentemente identitaria, utile tanto a lei quanto all’Italia. Ma se i giornali continuano ad ignorarla rischia di rivelarsi un’operazione clandestina.

Huffington Post

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Amnesty: numero delle esecuzioni nel 2022 è il più alto da cinque anni


L'organizzazione per i diritti umani ha registrato 883 esecuzioni in 20 Stati, con un aumento del 53% rispetto al 2021. L'articolo Amnesty: numero delle esecuzioni nel 2022 è il più alto da cinque anni proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/

Comunicato di Amnesty International

Pagine Esteri, 17 maggio 2023 – Hakamada Iwao, giapponese ormai quasi novantenne, ha trascorso 45 anni nel braccio della morte, perlopiù in isolamento. Amnesty International segue la sua vicenda da decenni, perché Hakamada non solo è stato il prigioniero che ha trascorso più tempo al mondo in un braccio della morte, ma anche perché la sua è la condanna di un innocente.

Nel 1968 Hakamada è stato giudicato colpevole dell’omicidio del suo datore di lavoro, della moglie e dei loro due figli. Per i decenni successivi, ha lottato per dimostrare che la sua confessione di colpevolezza era stata estorta dopo interminabili interrogatori gestiti con costanti pestaggi e intimidazioni. Dopo alterne vicende giudiziarie, uscito dal braccio della morte nel 2014, finalmente nelle ultime settimane l’Alta Corte di Tokio ha ammesso che ha diritto a un nuovo processo.

Proprio quando la Dichiarazione universale dei diritti umani compie 75 anni, la notizia della revisione del processo di Hakamada apre alla speranza di un lieto fine per questa storia lunga quasi mezzo secolo. Un lieto fine che è frutto anche dell’impegno incessante di Amnesty International contro la pena di morte e altre violazioni dei diritti umani. Per sostenere ogni giorno questo impegno, fondamentale è stato il supporto di chi negli anni ha donato all’Organizzazione il suo 5×1000. “Per molti anni, attraverso il 5×1000 in favore di Amnesty International Italia, abbiamo finanziato iniziative, mobilitazioni, appelli ed eventi in favore di Hakamada Iwao. Anche grazie alle tante persone che hanno deciso di sostenerci in questo modo, finalmente ce l’abbiamo fatta” dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Scrivere ancora tante altre storie a lieto fine: questo l’impegno dell’Organizzazione, che ha di recente pubblicato il Rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo. Dall’analisi di Amnesty International, emerge come il numero delle esecuzioni registrate nel 2022 sia il più alto da cinque anni. L’organizzazione per i diritti umani ha registrato 883 esecuzioni in 20 stati, con un aumento del 53% rispetto al 2021. Il notevole incremento, che non tiene conto delle migliaia di condanne a morte presumibilmente eseguite in Cina, i cui dati rimangono un segreto di stato, dipende dagli stati dell’area Medio Oriente – Africa del Nord, il cui totale è salito da 520 nel 2021 a 825 nel 2022. Nell’ultimo anno, sono cinque gli stati in cui sono state riprese le esecuzioni: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore.

“Non si può mai accettare – spiega Noury – che lo stato uccida per mostrare che non si deve uccidere. Ma quando a rischiare l’esecuzione è un innocente o addirittura viene messo a morte un innocente, è ancora più inaccettabile. Hakamada Iwao per ora è salvo. La vita di tante persone, condannate alla pena capitale per reati che non hanno commesso, è ancora in pericolo: come quella dello scienziato Ahmadreza Djajali, che da sette anni rischia l’impiccagione per ciò che non ha mai fatto: la spia. Per questo, il 5×1000 in favore di Amnesty International Italia può salvare vite umane”.

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