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Aiuto per trattamento antitarlo


A tutto il Fediverso, ripeto, a tutto il Fediverso.

Allarme, ripeto allarme.

May Day, May Day!

Da notti sento qualcosa che si sta sgranocchiando l'armadio nella mia camera da letto, temo siano tarli.

Devo fare un trattamento antitarlo ma non l'ho mai fatto, e in più sono un uomo moderno, di quelli che non sanno fare niente (al contrario degli uomini di una volta, che sapevano fare tutto).

Qualcuno di voi ha esperienza di trattamenti del genere?

Non datemi link a pagine che ne parlano, quelli li trovo da me, cerco gente che l'ha fatto per davvero.

Basta Trump, basta Vance, basta Musk, da oggi vi voglio tutti concentrati sul mio armadio.

Passo.

in reply to Massimiliano Polito 🇪🇺🇮🇹

@max esistono degli appositi veleni li trovi sia dai consorzi agrari che nei negozi di bricolage. Con grande pazienza ed una buona siringa, devi ispezionare il legno e iniettare il veleno in ogni buchetto che trovi. Quindi inserisci nel buchetto uno stuzzicadenti, che ha due funzioni: 1 ti ricorda che quel buco è già stato trattato.
2 il tarlo se c'era resta murato dentro fino a che muore.
Quando hai finito il trattamento su tutto il mobile avrai un Novello San Sebastiano..
A quel punto con una lametta o con un cutter tagli tutti gli stuzzicadenti in maniera da tappare il foro a livello, in funzione del colore del mobile passerai qualcosa per mascherare l'esistenza degli stuzzicadenti e quindi darai un prodotto a finitura.
Buon lavoro
in reply to Maurizio

@maurizio

Ti ringrazio molto.

Purtroppo non vedo buchi... ripasserò con una lente di ingrandimento ma possibile che siano così piccoli da essere invisibili?

Ho perlustrato gli interni e la parte superiore, le pareti esterne non ancora in maniera approfondita ma sono trattate e ho pensato che se fossi stato un tarlo avrei preferito entrare dall'alto, dove c'è il legno più grezzo, non trattato.

A dire il vero all'interno ci sono buchi ma sono fori fatti ad hoc, hanno un diametro da 5mm, una volta c'erano delle viti che tenevano qualcosa poi è stato smontato il "qualcosa" e sono rimasti i buchi. Sono anche quelli buchi a rischio?



EDRi-gram, 2 April 2025


What has the EDRis network been up to over the past two weeks? Find out the latest digital rights news in our bi-weekly newsletter. In this edition: DSA complaint X, New civic coalition for journalists and civil society, imagining EU-topia, & more!

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Il ritorno di Mariani in Mbda e le sfide future della missilistica europea

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Lorenzo Mariani ha (nuovamente) assunto il ruolo di Executive group director sales & business development, nonché managing director, di Mbda Italia, succedendo a Giovanni Soccodato. Mariani ritorna dunque in Mbda Italia dopo un periodo in Leonardo, dove ha ricoperto il



Cantieristica, il nucleare ha il potenziale per rivoluzionare il settore. Ecco come

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Il nucleare potrebbe rappresentare una svolta, non solo per l’autonomia energetica nazionale, ma anche per il settore della cantieristica. Il dibattito sulla possibilità di un ritorno del nucleare in Italia sta aprendo a diverse prospettive circa l’impiego di nuove tecnologie



Oggi in occasione della Giornata mondiale per la Consapevolezza sull'Autismo il Palazzo dell'Istruzione è stato illuminato di blu.

Il Ministro Giuseppe Valditara ha invitato le scuole a organizzare momenti di condivisione e di approfondimento.

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Sicurezza cyber, la chiave è la partnership tra umano e intelligenza artificiale


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Le capacità di protezione e difesa nella cyber security possono essere migliorate in un mix di collaborazione arricchita ed efficacia aumentata attraverso l’impiego di un “ibrido operativo” formato dall'individuo e agenti di AI.



Attacco informatico via Teams: un semplice messaggio può compromettere la tua azienda!


Con l’uso crescente di strumenti di collaborazione come Microsoft Teams, le aziende devono essere consapevoli dei rischi legati a possibili attacchi informatici. Implementare misure di sicurezza avanzate e formare adeguatamente gli utenti diventa essenziale per contrastare le minacce. In risposta a questo problema, Microsoft ha annunciato l’introduzione di notifiche di sicurezza in Quick Assist, progettate per avvisare gli utenti di possibili tentativi di truffa legati al supporto tecnico. Inoltre, si consiglia alle organizzazioni di limitare o disattivare l’uso di Quick Assist e altri strumenti di accesso remoto, qualora non siano strettamente necessari, per ridurre il rischio di compromissione.

Un attacco sofisticato con vishing e strumenti legittimi


Un recente rapporto del Cyber Defence Centre di Ontinue ha documentato un attacco in cui gli hacker hanno utilizzato una combinazione di ingegneria sociale, vishing (phishing vocale) e software di accesso remoto per infiltrarsi nei sistemi aziendali.

La tecnica di attacco prevedeva l’invio di un messaggio su Microsoft Teams contenente un comando PowerShell dannoso. Approfittando della fiducia degli utenti nelle comunicazioni interne, il cybercriminale si spacciava per un tecnico IT per convincere la vittima ad eseguire il comando e a concedere accesso remoto attraverso Quick Assist. Questa tattica è coerente con le tecniche adottate dal gruppo Storm-1811, noto per utilizzare vishing e strumenti di supporto remoto per ottenere il controllo dei dispositivi bersaglio.

Il payload e l’installazione della backdoor


Dopo aver ottenuto l’accesso iniziale, gli attaccanti hanno sfruttato il sideloading DLL per eseguire codice malevolo attraverso un file binario firmato e legittimo di TeamViewer.exe, che ha caricato un modulo dannoso TV.dll.

Questo approccio consente di eludere i sistemi di sicurezza, poiché l’eseguibile sembra autentico. La seconda fase dell’attacco ha comportato l’esecuzione di una backdoor basata su JavaScript tramite Node.js (hcmd.exe), la quale ha stabilito una connessione persistente ai server di comando e controllo degli aggressori.

Grazie alle funzionalità socket, gli hacker potevano eseguire comandi da remoto senza essere rilevati facilmente.

Strategie di rilevamento e prevenzione


La catena di attacco osservata rientra in diverse categorie del framework MITRE ATT&CK, tra cui:

  • T1105 – Trasferimento di strumenti malevoli
  • T1656 – Impersonificazione
  • T1219 – Utilizzo di software di accesso remoto
  • T1218 – Esecuzione tramite binari firmati
  • T1197 – Abuso dei lavori BITS

Per mitigare il rischio di simili attacchi, gli esperti di sicurezza consigliano alle aziende di limitare l’uso di strumenti di accesso remoto non indispensabili e di disabilitare le connessioni esterne a Teams. Inoltre, la formazione dei dipendenti su tecniche di ingegneria sociale e phishing vocale è fondamentale per ridurre la probabilità di cadere vittima di queste sofisticate campagne malevole.

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Ucraina, disinquinare la discussione pubblica sul conflitto


Valigia Blu evidenzia le omissioni, le incongruenze e alcune distorsioni presenti nell’articolo di Kuperman.
Buona lettura


A Toothbrush Hacked, in Three Parts


It’s official, we’re living in the future. Certainly that’s the only explanation for how [wrongbaud] was able to write a three-part series of posts on hacking a cheap electric toothbrush off of AliExpress.

As you might have guessed, this isn’t exactly a hack out of necessity. With a flair for explaining hardware hacking, [wrongbaud] has put this together as a practical “brush-up” (get it?) on the tools and concepts involved in reverse engineering. In this case, the Raspberry Pi is used as a sort of hardware hacking multi-tool, which should make it relatively easy to follow along.
Modified image data on the SPI flash chip.
The first post in the series goes over getting the Pi up and running, which includes setting up OpenOCD. From there, [wrongbaud] actually cracks the toothbrush open and starts identifying interesting components, which pretty quickly leads to the discovery of a debug serial port. The next step is harassing the SPI flash chip on the board to extract its contents. As the toothbrush has a high-res color display (of course it does), it turns out this chip holds the images which indicate the various modes of operation. He’s eventually able to determine how the images are stored, inject new graphics data, and write it back to the chip.

Being able to display the Wrencher logo on our toothbrush would already be a win in our book, but [wrongbaud] isn’t done yet. For the last series in the post, he shows how to extract the actual firmware from the microcontroller using OpenOCD. This includes how to analyze the image, modify it, and eventually flash the new version back to the hardware — using that debug port discovered earlier to confirm the patched code is running as expected.

If you like his work with a toothbrush, you’ll love seeing what [wrongbaud] can do with an SSD or even an Xbox controller.


hackaday.com/2025/04/02/a-toot…



When data never dies: How better GDPR enforcement could minimise hate and harm


Lax enforcement of the GDPR has had far-reaching consequences for many people and collectives in the EU, especially those most vulnerable. Through a story based on real life experiences of people, this blog highlights the gap between the GDPR’s promise of protection and its current reality of weak enforcement, and the opportunity EU lawmakers have with the ongoing GDPR Procedural Regulations to take bold steps to protect our data rights.

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Building bridges for digital rights: The Civic Journalism Coalition


EDRi, EDRi member ECNL, Lighthouse Reports have launched the Civic Journalism Coalition – a space to strengthen investigative reporting, protect journalists from surveillance, and advocate for digital rights policies at the EU level.

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Utopian dreams, sobering reality: The end we start from in EU’s approach to technology


We imagine a day in the near-future, when EU lawmakers commit to building a world where people, our planet, and democracy flourishes – and heed to civil society’s long-standing collective demands to achieve this. But in reality, we seem to be getting farther and farther away from this utopian scenario, and are preparing for a sobering next few years in the EU tech policy space.

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The Security Playbook


EDRi affiliate SUPERRR is challenging “Security Theater” as a societal maneuver.

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Surveilling Europe’s edges: when research legitimises border violence


In May 2024, EDRi member Access Now’s Caterina Rodelli travelled across Greece to meet with local civil society organisations supporting migrant people and monitoring human rights violations, and to see first-hand how and where surveillance technologies are deployed at Europe’s borders.

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Yaroslav Zheleznyak è un deputato della Rada ucraina eletto nelle liste di Holos, partito liberale, atlantista ed europeista. Giovedì scorso ha pubblicato un post sul suo canale Telegram dopo aver letto il nuovo accordo sui minerali proposto dagli Stati Uniti a Zelensky e quel che descrive è al limite dell’estorsione. Zheleznyak sintetizza così: “Il testo che ho visto è semplicemente orribile: tutte le 18 sezioni. Questo non è più un memorandum d'intenti quadro, come lo era prima dello scandaloso incontro nello Studio Ovale). Si tratta di un accordo molto ampio e molto chiaro, e non è a nostro favore"

Queste le condizioni del nuovo accordo:

La formazione di un consiglio di cinque membri per la gestione del fondo che verrà creato per accumulare i profitti, tre dei quali provenienti dagli Stati Uniti, tutti con pieno potere di veto.
L’elenco delle risorse naturali inserite nell’accordo è ampliato rispetto al precedente e ora comprende anche petrolio e gas da giacimenti vecchi e nuovi.
Gli USA non prevedono alcun ulteriore investimento per la difesa ucraina in quanto ritengono di aver già contribuito nel 2022.
Gli USA hanno diritto di prelazione su tutti gli investimenti in progetti infrastrutturali e nello sfruttamento delle risorse minerarie dell'Ucraina, compresi petrolio e gas e le infrastrutture energetiche
Kiev dovrà destinare il 50 per cento dei ricavi derivanti da nuovi progetti infrastrutturali e dallo sfruttamento delle risorse naturali al fondo per la copertura delle spese statunitensi dall'inizio della guerra, mentre gli Stati Uniti avrebbero diritto all'intero profitto più un rendimento annuo del 4 per cento fino al recupero del loro investimento.
Il contratto è a tempo indeterminato ed ogni modifica potrà essere fatta solo previa accettazione da parte degli USA.
Le imprese americane avranno tutti i vantaggi sullo sfruttamento delle risorse. Anche in caso di una nuova guerra. L'intesa prevede un indennizzo in caso di blocco dell'estrazione per cause di forza maggiore, e un regime fiscale speciale che riduce le tasse per le aziende statunitensi.
Gli USA non si impegnano in nessuna garanzia di sicurezza.
Di un accordo del genere si potrebbe dire una sola cosa: il pizzo della mafia è meno oneroso. Zelensky ha abbozzato una reazione a dir poco blanda, con un solo sussulto, anche di un certo rilievo, quando ha dichiarato che non riconosce i soldi ricevuti dagli USA come debito. Ma è l’unica scintilla, pure soffusa. Il presidente ucraino non ha infatti rifiutato l’accordo e anzi è pronto a venire incontro agli interessi USA e alle volontà di Trump, aprendo alla firma in tempi brevi dell’accordo. La richiesta massima da parte sua sarà l’inserimento di garanzie di sicurezza, ma non sul resto dell’accordo.

Gli USA fanno gli USA, la storia ce lo insegna e l’Ucraina è l’ennesima vittima, forse una delle più grandi. Le fasi sono sempre le stesse: prima ti adulano, poi ti mandano in guerra e alla fine ti spolpano. Hanno sempre fatto così, con ogni stato “amico”. Eppure, nonostante la realtà sia così chiara, in Europa si decide per un riarmo da 800 miliardi inutile e atto solo a salvare un settore industriale in discesa libera e con una Germania che rischia di entrare in una crisi produttiva senza precedenti. L’Ucraina in tutto ciò non ricava nulla. Stellantis e Volkswagen sì.

A distanza di 11 anni da Euromaidan e 3 dall’inizio dell’intervento russo alcune conclusioni le possiamo tirare, anzi, ribadire. L’Ucraina è un mezzo con la quale gli Stati Uniti hanno cercato e cercano di rimandare la fine della loro egemonia sul mondo, producendo una instabilità senza precedenti in tutto il mondo. L’Europa è in piena isteria, causata da una crisi produttiva industriale sempre più pesante e dall’estrazione continua di capitali da parte degli “alleati” USA, che sono obbligati dal loro sistema economico semi deindustrializzato a disossare il vecchio continente per non far scoppiare la bolla finanziaria, che intanto si ingrossa.

Dal canto suo la Russia in questi 11 anni ha fatto più volte la sua unica richiesta: non espandere ulteriormente la NATO verso i propri confini. Una richiesta che, come riferito da Stoltenberg poco dopo l’inizio dell’intervento di Mosca, era una precondizione per impedire l’invasione del suolo ucraino e che la NATO ha rigettato immediatamente. Lo stesso Peskov, portavoce del Cremlino, aveva riferito riguardo l’assenza di ogni ostacolo da parte russa per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, in quanto non intacca la questione della sicurezza dei confini russi. L’Europa ha preferito garantire gli interessi USA a discapito dei propri.

Alla luce di questo nuovo accordo sui minerali proposto da Trump a Zelensky, che oltretutto non comprende tutta la lunghissima ricostruzione del paese, già preda di aziende multinazionali occidentali che si sfregano le mani per i profitti che faranno, dovremmo farci una domanda:

Dobbiamo salvare l’Ucraina dai russi o dagli Stati Uniti?

Forse la verità è quella che quelli che vengono chiamati “putinisti pacifinti” ripetono da anni. L’Ucraina è solo una vittima, non dei russi, ma di un occidente decaduto che cerca con le unghie e con i denti di rifiutare un mondo che non accetta più la sua violenta egemonia. La cosa migliore per Zelensky sarebbe voltarsi, rivolgere le armi verso Ovest e far finire lui la guerra. Se solo avesse reamente il potere di farlo, ma non ce l’ha.



Trump, un lupo impazzito che vuole passare per agnello.


In un discorso al congresso di qualche giorno fa, #TRUMP, alias #postus ha dichiarato "In qualunuque modo ci tasseranno, noi tasseremo loro!"

Il riferimento è ovviamente ai dazi, e la domanda dunque sorge spontanea: com'è possibile che per moliti americani Biden non si potesse eleggere in quanto ormai "rimbecillito", ma alla fine ci ritroviamo questo qui? Questo vi pare normale?

Certo, Trump dice tutte queste cose con lucidità, probabilmente, tanto da far sorgere un'altra domanda.

Cosa vi ricorda qualcuno che crea un problema e poi vuol far credere di essere le vittima quando gli altri rispondono al problema da lui stesso causato?

Come si chiama questa situazione, che ora non mi sovviene? Ah, sì! Putin.

Fateci caso, la dialettica è esattamente la stessa. Non credo che servano ulteriori dimostrazioni.

#russia
#usa
#putin
#paraculo
#statiuniti
#dazi



Windows 11: Scoperto un Nuovo Trucco per Evitare l’Account Microsoft


Microsoft continua la sua strategia per costringere gli utenti di Windows 11 a usare un account Microsoft durante l’installazione del sistema operativo, chiudendo una dopo l’altra le scappatoie che permettevano di utilizzare un account locale. Ma la comunità degli utenti non si arrende e ha appena scoperto un nuovo trucco che rende il processo più semplice che mai!

Microsoft vs. account locali


Sin dal rilascio di Windows 11, Microsoft ha progressivamente reso più difficile la creazione di account locali, spingendo gli utenti verso un modello basato su servizi cloud. L’azienda giustifica questa scelta con la necessità di migliorare la sicurezza e l’integrazione con i suoi servizi, ma per molti utenti ciò rappresenta una forzatura che limita la libertà di scelta.

In passato, esistevano diverse soluzioni per aggirare questa restrizione, come l’uso di comandi nascosti o script dedicati. Tuttavia, Microsoft ha chiuso molte di queste porte, rendendo più complicato evitare la creazione di un account online. Ora, però, è emersa una nuova scappatoia!

Il nuovo metodo per bypassare l’account Microsoft


Il colosso di Redmond ha recentemente rimosso il noto script ‘BypassNRO.cmd’ dalle build di anteprima di Windows 11, rendendo più difficile aggirare l’obbligo dell’account Microsoft. Sebbene fosse ancora possibile intervenire manualmente nel Registro di sistema, il processo risultava più scomodo e complicato per gli utenti meno esperti.

Ma sabato scorso, un utente di X con il nickname “Wither OrNot” ha svelato un metodo molto più semplice. Il trucco? Un semplice comando che apre una finestra nascosta per la creazione di un account locale!

Ecco come fare:

  1. Durante l’installazione di Windows 11, quando viene visualizzata la schermata “Connettiamoci a una rete”, premere Shift + F10 per aprire il prompt dei comandi.
  2. Digitare il comando start ms-cxh:localonly e premere Invio.
  3. Si aprirà una finestra per la creazione di un account locale.
  4. Inserire i dati richiesti e cliccare su Avanti.
  5. La configurazione proseguirà senza richiedere un account Microsoft!


Sicurezza e implicazioni del metodo


Se da un lato questa soluzione permette di mantenere il controllo sul proprio dispositivo, dall’altro va considerato il possibile impatto sulla sicurezza. Microsoft promuove l’uso di account online per abilitare funzionalità come la sincronizzazione dei dati, il ripristino password e una maggiore protezione contro il furto di credenziali. Tuttavia, alcuni utenti vedono queste misure più come un vincolo che un vantaggio.

Utilizzare un account locale può aumentare la privacy e ridurre la dipendenza dai servizi cloud di Microsoft, ma bisogna ricordarsi di adottare buone pratiche di sicurezza, come l’uso di password robuste e l’attivazione di misure di protezione locali.

Conclusione


Microsoft eliminerà anche questa possibilità? È ancora presto per dirlo. Tuttavia, a differenza del vecchio script ‘BypassNRO.cmd’, questo comando sembra essere più profondamente integrato nel sistema operativo, il che potrebbe renderne più difficile la rimozione.

Ancora una volta, la community dimostra di saper aggirare le limitazioni imposte da Microsoft, riaffermando il diritto degli utenti di scegliere come gestire i propri dispositivi. Il confronto tra chi difende la libertà di utilizzo e la visione cloud-first dell’azienda di Redmond continua senza sosta!

Nel frattempo, chi desidera mantenere il controllo sul proprio dispositivo ha ancora una possibilità. Per quanto tempo? Lo scopriremo solo nei prossimi aggiornamenti di Windows 11!

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A Bologna la prima storica partita di Rugby nel Metaverso


Bologna, 27 marzo 2025 – In un contesto in cui la trasformazione digitale si intreccia con le sfide dell’inclusione sociale, la Fondazione Olitec si conferma come punto di riferimento nazionale nella promozione di tecnologie emergenti a vocazione umanistica.

È quanto emerso anche nell’ultimo articolo pubblicato da una delle più autorevoli testate locali, che ha messo in luce il contributo dell’ecosistema Olitec nell’ambito del progetto promosso da Fondazione Carisbo, Comune di Bologna, Fondazione Golinelli e altre istituzioni di prim’ordine nelle attività educative e sociali che coinvolgono donne, giovani e categorie svantaggiate. Tra le iniziative più visionarie spicca il progetto “Sport & Metaverso” ideato da Erika Morri, che utilizza la realtà immersiva per portare i valori dello sport nelle scuole secondarie e nei contesti a rischio di abbandono scolastico.

Attraverso ambienti digitali tridimensionali e simulazioni interattive, i ragazzi possono sperimentare dinamiche di squadra, superare ostacoli, allenare la concentrazione e apprendere, divertendosi, come la disciplina sportiva possa diventare strumento di crescita personale e collettiva. fragili.

Cuore pulsante di numerosi progetti BRIA (Bioinformatica, Realtà Immersiva, Intelligenza Artificiale), la Fondazione Olitec è riuscita a costruire negli ultimi anni un modello di impatto che integra formazione, ricerca e collocamento, affermandosi come catalizzatore di rigenerazione territoriale. Le sue iniziative, spesso sviluppate in sinergia con istituzioni pubbliche e private, mettono al centro la persona, in particolare i giovani che rischiano di restare esclusi dalle traiettorie di crescita del Paese. In molte scuole secondarie italiane, grazie alla collaborazione con dirigenti scolastici, insegnanti ed educatori, i percorsi BRIA vengono introdotti come veri e propri laboratori di orientamento e innovazione. I ragazzi imparano non solo competenze tecniche, ma anche a lavorare in gruppo, a risolvere problemi, a esplorare nuove professioni emergenti in ambiti come la sanità digitale, l’edilizia smart e la sostenibilità ambientale. Questo approccio olistico permette di creare comunità educanti in cui la tecnologia diventa ponte tra il presente dei ragazzi e il loro futuro possibile.

«Abbiamo voluto che la tecnologia tornasse ad essere strumento e non fine, e che servisse a costruire futuro in contesti dove c’erano solo porte chiuse», ha dichiarato Massimiliano Nicolini, direttore del dipartimento ricerca della Fondazione Olitec e ideatore del manifesto BRIA. «Nel nostro progetto ‘Tech & Hope’, ad esempio, portiamo donne vulnerabili ad apprendere competenze d’avanguardia per inserirle nel mondo dell’impresa con dignità e autonomia. Questa è la nuova frontiera dell’innovazione etica».

Protagonista e ideatrice di questo cambiamento è Erika Morri, ex giocatrice della nazionale italiana di rugby e fondatrice del progetto “Sport & Metaverso”, da sempre impegnata nel sociale e nella promozione dei diritti dei più giovani. «Quando incontriamo questi giovani, spesso ci colpisce lo smarrimento di chi non riesce a immaginare il proprio futuro. Ma attraverso i percorsi scolastici BRIA, portati nelle scuole grazie all’impegno della Fondazione Olitec, si riaccende in loro una scintilla. Ritrovano curiosità, consapevolezza delle proprie capacità, e una visione concreta di ciò che possono diventare. È un processo educativo che li trasforma dall’interno, facendoli sentire finalmente protagonisti del proprio destino», ha dichiarato. Morri ha inoltre sottolineato come l’attività sportiva immersiva nel metaverso aiuti i ragazzi a sviluppare la capacità di collaborazione, la gestione emotiva e l’autostima, inserendo l’allenamento del corpo e della mente in una narrazione moderna e coinvolgente. «Con ‘Sport & Metaverso’ – ha aggiunto – abbattiamo il muro tra il digitale e la realtà. Lo sport diventa un linguaggio universale che parla ai giovani con i codici che appartengono alla loro generazione».

Lo sottolinea anche Elisabetta Bracci, esperta in economia dell’impatto sociale e componente dell’osservatorio sull’innovazione educativa: «Olitec è un esempio raro di fondazione che sa coniugare visione strategica e prossimità reale. I loro progetti non sono calati dall’alto, ma nascono dentro i territori, e con le persone. Questo rende ogni investimento generativo, sostenibile e replicabile».

Questo programma innovativo unisce l’educazione sportiva con l’esplorazione delle tecnologie immersive, offrendo ai giovani un’esperienza formativa unica in cui i valori dello sport – come la lealtà, la cooperazione e la resilienza – vengono vissuti e potenziati attraverso ambienti virtuali immersivi. Iniziative come queste stanno suscitando l’interesse di numerosi stakeholder, anche a livello europeo, e trovano ispirazione nell’idea che l’innovazione debba restituire possibilità laddove ci sono state ingiustizie.

La Fondazione Olitec si conferma così non solo un laboratorio di tecnologia avanzata, ma una fucina di speranza concreta, dove la scienza incontra l’empatia e la formazione si trasforma in rinascita.

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Torvalds furioso: “Distruggete questa spazzatura!” Il codice del kernel Linux sotto accusa


Tutti gli aggiornamenti dei driver grafici della serie DRM-Next sono stati inseriti con successo nel kernel Linux 6.15, ma lo stesso Linus Torvalds non era soddisfatto di uno dei componenti. Il codice in questione è un codice di test chiamato “hdrtest” incluso nella build principale del kernel e, secondo Torvalds, lascia “spazzatura” nell’albero sorgente. Con il suo tipico tono schietto, ha affermato che il codice “dovrebbe essere distrutto”, almeno dal punto di vista degli sviluppatori.

In una lettera alla mailing list pubblicata recentemente, Torvalds ha scritto che era irritato dall’introduzione della “odiosa spazzatura hdrtest” e che a) rallenta la build perché viene eseguita come parte di una build allmodconfig completa, anziché come un test separato su richiesta; b) lascia file casuali nelle directory include, ingombrando l’albero sorgente.

Ha fatto notare che in precedenza c’erano state lamentele in merito e che il codice non avrebbe dovuto essere inserito nel ramo principale in questa forma. “Perché questi test vengono eseguiti come parte di una build normale? — Torvalds era indignato. “Non aggiungiamo file di dipendenza casuali che corrompono l’albero sorgente.”

Ha anche aggiunto che era grazie a “git status” che si lamentava dei file spazzatura aveva notato il problema. Ma la cosa peggiore è che questi file interferiscono con il completamento del nome quando si lavora nella console. E aggiungerli a .gitignore, secondo lui, avrebbe solo mascherato il problema, non lo avrebbe risolto.

Ha finito per disabilitare temporaneamente hdrtest, contrassegnandolo come BROKEN. “Se vuoi eseguire questo hdrtest, fallo come parte dei tuoi test. Non far vedere agli altri quella cosa disgustosa sul tuo albero. È meglio renderlo un target di build separato come make drm-hdrtest piuttosto che parte della build standard”, ha concluso.

A prima vista, potrebbe sembrare che stiamo parlando di testare il supporto HDR (High Dynamic Range), soprattutto perché di recente Linux ha lavorato attivamente sulla gestione del colore e sulla gamma dinamica estesa. Tuttavia, a un esame più attento si è scoperto che “hdr” in questo caso significa header, ovvero file C-header. Il codice hdrtest è per il nuovo driver Intel Xe e viene utilizzato per verificare che gli header DRM siano scritti correttamente, siano autosufficienti e superino la verifica kernel-doc. Vale a dire, questo è un banale controllo di qualità dei file di servizio, semplicemente implementato in modo non riuscito.

Quindi l’intero ramo DRM-Next è già arrivato in Linux 6.15, ma ora gli sviluppatori devono ripulire le loro tracce, altrimenti Torvalds si assicurerà personalmente che hdrtest scompaia dal kernel principale.

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Why the LM741 Sucks


First of all, we’d like to give a big shout-out to [Afrotechmods]! After a long hiatus, he has returned to YouTube with an awesome new video all about op-amp characteristics, looking at the relatively awful LM741 in particular. His particular way of explaining things has definitely helped many electronics newbies to learn new concepts quickly!

Operational amplifiers have been around for a long time. The uA741, now commonly known as the LM741, was indeed an incredible piece of technology when it was released. It was extremely popular through the 1970s and onward as it saved designers the chore of designing a discrete amplifier. Simply add a few external components, and you have a well-behaved amplifier.

But as the years went on, many new and greatly improved op-amps have been developed, but either because of nostalgia or reticence, many in the field (especially, it seems, professors teaching electronics) have continued to use the LM741 in examples and projects. This is despite its many shortcomings:

  • Large input offset voltage
  • Large input offset current
  • Low gain-bandwidth product
  • Miserable slew rate of only 0.5V/uS

And that’s not even the full list. Newer designs have vastly improved all of these parameters, often by orders of magnitude, yet the LM741 still appears in articles aimed at those new to electronics, even in 2025. There are literal drop-in replacements for the LM741, such as the TLC081 (not to be confused with the similarly named FET-input TL081), which has 32 times the slew rate, 10 times the gain-bandwidth product, and an input offset voltage almost 2 orders of magnitude better!

So, check out the full video below, learn about op-amp parameters, and start checking out modern op-amps!

youtube.com/embed/e67WiJ6IPlQ?…


hackaday.com/2025/04/01/why-th…



Bastian’s Night #420 April, 3rd


Every Thursday of the week, Bastian’s Night is broadcast from 21:30 CET (new time).

Bastian’s Night is a live talk show in German with lots of music, a weekly round-up of news from around the world, and a glimpse into the host’s crazy week in the pirate movement aka Cabinet of Curiosities.


If you want to read more about @BastianBB: –> This way


piratesonair.net/bastians-nigh…



An Elegant Writer for a More Civilized Age


One of the most exciting trends we’ve seen over the last few years is the rise of truly personal computers — that is, bespoke computing devices that are built by individuals to fit their specific needs or wants. The more outlandish of these builds, often inspired by science fiction and sporting non-traditional layouts, tend to be lumped together under the term “cyberdecks”, but there are certainly builds where that description doesn’t quite stick, including the Cyber Writer from [Darbin Orvar].

With a 10-inch screen, you might think it was intended to be a portable, but its laser-cut Baltic birch plywood construction says otherwise. Its overall design reminds us of early computer terminals, and the 60% mechanical keyboard should help reinforce that feeling that you’re working on a substantial piece of gear from yesteryear.
There’s plenty of room inside for additional hardware.
The Cyber Writer is powered by the Raspberry Pi Zero W 2, which might seem a bit underpowered, but [Darbin] has paired it with a custom minimalist word processor. There’s not a lot of detail about the software, but the page for the project says it features integrated file management and easy email export of documents.

The software isn’t yet available to the public, but it sounds like [Darbin] is at least considering it. Granted, there’s already distraction-free writing software out there, but we’re pretty firm believers that there’s no such thing as too many choices.

If you’re looking for something a bit more portable, the impressive Foliodeck might be more your speed.

youtube.com/embed/sIItE5ro-ko?…


hackaday.com/2025/04/01/an-ele…

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A Forgotten Photographic Process Characterised


Early photography lacked the convenience of the stable roll film we all know, and instead relied on a set of processes which the photographer would have to master from film to final print. Photographic chemicals could be flammable or even deadly, and results took a huge amount of work.

The daguerreotype process of using mercury to develop pictures on polished metal, and the wet-collodion plate with its nitrocellulose solution are well-known, but as conservators at the British National Archives found out, there was another process that’s much rarer. The Pannotype uses a collodion emulsion, but instead of the glass plate used by the wet-plate process it uses a fabric backing.

We know so much about the other processes because they were subject to patents, but pannotype never had a patent due to a disagreement. Thus when the conservators encountered some pannotypes in varying states of preservation, they needed to apply modern analytical techniques to understand the chemistry and select the best methods of stabilization. The linked article details those analyses, and provides them with some pointers towards conserving their collection. We look forward to someone making pannotype prints here in 2025, after all it’s not the first recreation of early photography we’ve seen.


hackaday.com/2025/04/01/a-forg…



Il caso Morse Corp.: una storia di cybersecurity e difesa


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Si combatte una delle battaglie più critiche del nostro tempo: la protezione dei dati sensibili che riguardano la sicurezza nazionale. Ma cosa succede quando chi è incaricato di proteggere queste informazioni fallisce? Questa è la storia di Morse Corp., un contractor della difesa che ha imparato



Joint Letter: Henry VIII powers in Data Use and Access Bill could undermine election integrity


openrightsgroup.org/app/upload…
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To Sir Chris Bryant MP, Minister of State at the Department for Science, Innovation and Technology

To Rt Hon Angela Rayner MP Secretary of State for Housing, Communities and Local Government and Deputy Prime Minister

As organisations and individuals concerned with health functioning of democracy, we welcomed the commitment in the Kings Speech to “strengthen the integrity of elections”. We are therefore writing to alert you to the potential for abuse of new powers in the Data Use and Access Bill to remove constraints on the way that political parties use data, and urge you to ensure amendments to prevent such abuse.

Clauses 70(4) and 71(5)1 give the Secretary of State discretion to determine and vary the conditions under which personal data can be processed. We note the 3rd Report of the House of Lords Constitution Committee stated that they “are not satisfied that the case has been sufficiently made to entrust the powers in these clauses to secondary legislation.”2

The new Henry VIII powers would allow any future government to change the rules with minimal parliamentary oversight. Such changes could be timed to advantage the governing party of the day, for example by allowing practices it was ready to deploy, while other parties were not.

They could also be passed in such a manner that there was little or no time for the ICO or Electoral Commission to issue guidance to Political Parties on any new ‘legitimate interest’ basis for a political party to process voter data for election purposes. This would undermine the integrity of elections.

The use of data by parties is very difficult to enforce. The ICO has struggled to be critical or enforce against practices except in extreme circumstances, precisely because it needs a close relationship with political parties3. Moreover, political parties have limited resources, but live in a high stakes environment; they are under pressure do whatever they can do win elections. This can lead, as Open Rights Group recently found, to poor security and to unethical profiling and data mining of voters, unethical attempts to obtain commercial data sets, as well as questionable use of online advertising techniques.4

Any future government will be under internal party pressure to loosen the rules on use of personal data, in order to further any advantage they may have. The powers in the bill give those future governments the means to do so, and to time these changes in such a way that other parties cannot respond. The Bill increases the likelihood of looser rules, undermining democratic trust, by making trivially easy for a government to rewrite them to their short term advantage.

We hope we can work with you to amend the law to ensure how parties process political data can’t be changed with a statutory instrument.

Signed by

Unlock Democracy
Fair Vote UK
Big Brother Watch
Keep Our NHS Public
Open Rights Group
Privacy International
Good Law Project

Prof Vian Bakir, 
Professor of Journalism & Political Communication, Bangor University
Prof Angela Daly, Professor of Law and Technology, University of Dundee
Prof Charlotte Heath-Kelly, Professor of Politics and International Studies, University of Warwick

1 https://publications.parliament.uk/pa/bills/cbill/59-01/0179/240179.pdf

2publications.parliament.uk/pa/…publications.parliament.uk/pa/… paragraph 13

3 https://ico.org.uk/media/action-weve-taken/2259371/investigation-into-data-analytics-for-political-purposes-update.pdf

4 Moral Hazard: Voter Data Privacy and Politics in Election Canvassing Apps, (January 2025) Open Rights Group openrightsgroup.org/publicatio…

Briefing: Henry VIII powers threaten democracy and UK adequacy


Read ORG’s briefing on executive powers in the Data Use and Access Bill.
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openrightsgroup.org/publicatio…



Democracy groups warn of threat ‘Henry VIII’ powers pose to future election integrity


Democracy organisations, privacy groups and academics have written to government ministers to warn that powers in the Data Use and Access (DUA) Bill could threaten the integrity of future elections.


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The draft Bill includes ‘Henry VIII’ powers that could allow a government to make changes to how political parties use the public’s data without having to pass a new law. Clauses 70(4) and 71(5) give the Secretary of State discretion to determine and vary the conditions under which personal data can be processed.

JOint Letter


HENRY VIII powers in Data Use and Access Bill could undermine election integrity
Read now

Executive powers and electoral integrity


These changes could be timed to the advantage of the governing party over its opponents – for example to allow practices that the ruling political party was ready to deploy. The signatories have pointed out that if such changes were made prior to an election, there may be insufficient time for the ICO or Electoral Commission to issue guidance to Political Parties on any new ‘recognized legitimate interest’ basis for a political party to process voter data for election purposes. This could undermine the integrity of a General Election.

A House of Lords Select Committee has shared similar concerns. The 3rd Report of the House of Lords Constitution Committee stated that they “are not satisfied that the case has been sufficiently made to entrust the powers in these clauses to secondary legislation.”

James Baker, Programme Manager at Open Right Group said:

“Political parties are stuck in an arms race as to how they can use data to reach and influence potential voters in order to win elections.

“It’s therefore vital that there are clear and fair rules for how political parties are allowed to use our data. Any changes to these rules must be properly scrutinized by parliament.

“This not just about how our data is being used, it’s about the future of our democracy. At a time when public trust in politicians is low, the Government must act to prevent the Data Bill enabling future abuses of power.”

Tom Brake, Director of Unlock Democracy said:

“A few months before the General Election, Lucy Powell MP, now the Leader of the House, talked of Labour’s commitment to “doing legislation better”, with “better planning, better drafting and better scrutiny”. The Henry VIII powers contained in the Bill mean the DUA Bill fails to deliver on those commitments. It must be amended so that it does.”

The letter’s signatories are calling on ministers to amend the Bill to ensure powers to create a statutory instrument to create a recognized legitimate interest basis for sharing personal data can’t be applied to political parties.

Notes to Editor

Henry VIII power are delegated legislative powers that allow the government to override or amend legislation through statutory instruments (SIs). These are passed without meaningful parliamentary scrutiny and no SI has been rejected by the House of Commons since 1979”.

The DUA Bill contains 87 examples of such powers. Read ORG’s briefing on this here.

Last year, an Open Right Group report highlighted the challenges in enforcing how political parties use our data. Moral Hazard: Voter Data Privacy and Politics in Election Canvassing Apps raised concerns about the privacy and security of canvassing apps used by political parties, and raised the question of whether voters’ data is being used unlawfully.

Briefing: Henry VIII powers threaten democracy and UK adequacy


Read ORG’s briefing on executive powers in the Data Use and Access Bill.
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JPMorgan fa la storia: numeri veramente casuali grazie all’informatica quantistica!


La banca americana JPMorgan Chase per la prima volta al mondo ha generato e verificato numeri realmente casuali utilizzando un computer quantistico. Questo sviluppo potrebbe rappresentare un passo importante verso il miglioramento della sicurezza nel mondo digitale e potrebbe trovare applicazione in settori quali la crittografia, il trading e le lotterie online.

Lo Studio è stato pubblicato sulla rivista Nature e descrive come gli specialisti bancari, insieme ai laboratori nazionali Argonne e Oak Ridge, nonché all’Università del Texas ad Austin, hanno utilizzato un computer quantistico di Quantinuum (una sussidiaria di Honeywell) per generare numeri casuali. Dopodiché gli scienziati hanno dimostrato per la prima volta matematicamente che i dati ottenuti erano realmente casuali e non pseudo-casuali, come solitamente accade.

In realtà i generatori di numeri casuali convenzionali utilizzati nei sistemi informatici non sono completamente casuali. Si basano su algoritmi matematici predefiniti che, se eseguiti sugli stessi dati, produrranno sempre lo stesso risultato. Ciò rende tali sistemi potenzialmente vulnerabili, soprattutto se si considera la crescente potenza di calcolo. l’interesse degli hacker criminali e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

In passato altre aziende si sono occupate della generazione di numeri casuali, tra cui Quantinuum, i cui prodotti sono già utilizzati nei data center e nei contatori intelligenti. Tuttavia, la JPMorgan è riuscita non solo a ottenere tali numeri, ma anche a confermarne la reale casualità. Ciò è particolarmente importante per i settori mission-critical come la finanza e la sicurezza delle infrastrutture, in cui ogni elemento deve essere verificabile e sicuro.

“Questo potrebbe essere utile ovunque sia importante dimostrare che un numero è veramente casuale, come nelle lotterie o quando si effettua revisione contabile” ha affermato Konstantinos Karagiannis, direttore del quantum computing presso la società di consulenza Protiviti. Non è stato coinvolto nello studio, ma ha sottolineato: “Nella crittografia, è tutta una questione di prova: o il sistema è sicuro o non lo è. Non ci sono mezzitoni.”

Il lavoro è durato un anno: da maggio 2023 a maggio 2024, i crittografi della JPMorgan hanno sviluppato uno speciale algoritmo per un computer quantistico, dopodiché hanno utilizzato i supercomputer del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti per verificare i risultati.

Si tratta di una svolta, afferma il responsabile del progetto Marco Pistoia, a capo della ricerca sulle tecnologie applicate presso JPMorgan: “Il passo successivo è capire dove possiamo applicarlo”.

Le possibili applicazioni spaziano dalla creazione di criptovalute più efficienti dal punto di vista energetico al gioco d’azzardo online e persino alla selezione automatizzata dei seggi elettorali per le verifiche elettorali. Tutto ciò in cui è importante la casualità completa e verificabile può trarre vantaggio dalla nuova tecnologia.

L’interesse per l’informatica quantistica sta crescendo rapidamente: sebbene per ora sia ancora nelle mani dei ricercatori, è chiaro che la sua potenza supera di gran lunga le capacità dei computer classici. L’unico problema è la difficoltà a trovare applicazioni pratiche e l’elevato costo delle attrezzature.

JPMorgan investe attivamente in questo settore da sei anni, individuando opportunità nella finanza, nell’intelligenza artificiale, nell’ottimizzazione e soprattutto nella crittografia. “Per noi la tecnologia quantistica è strategica”, ha affermato Pistoia. Lui e il suo team stanno ora studiando come utilizzare l’informatica quantistica per l’apprendimento automatico, l’ottimizzazione del portafoglio e la determinazione del prezzo dei derivati.

L'articolo JPMorgan fa la storia: numeri veramente casuali grazie all’informatica quantistica! proviene da il blog della sicurezza informatica.



Si è insediato oggi l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, ricostituito con decreto ministeriale n.


Malfunctional Timekeeping With The Vetinari Clock


Lord Vetinari from the Discworld series is known for many things, but perhaps most of all a clock that doesn’t quite keep continuous time. Instead, it ticks away at random increments to infuriate those that perceive it, whilst keeping regular time over the long term. [iracigt] decided to whip up a real world version of this hilarious fictional timepiece.

The clock itself is an off-the-shelf timepiece purchased from Target for the princely sum of $5. However, it’s been deviously modified with an RP2040 microcontroller hidden away inside. The RP2040 is programmed to tick the clock at an average of once per second. But each tick itself is not so exact. Instead, there’s an erraticness to its beat – some ticks are longer, some shorter, in the classic Vetinari style. [iracigt] explains the nitty gritty of how it all works, from creating chaos with Markov chains to interfacing the RP2040 electronically with the cheap quartz clock movement.

If you’ve ever wanted to build one of these amusements yourself, [iracigt’s] writeup is a great place to start. Even better, it was inspired by an earlier post on these very pages! We love to see the community riff on a theme, and we’d love to see yours, too – so keep the tips coming, yeah? Video after the break.

youtube.com/embed/3vpgnc2ZdwQ?…


hackaday.com/2025/04/01/malfun…



How shareholders can stop media outlets from 'bribing' Trump


We’re not your lawyers and this article isn’t legal advice. Talk to your attorney before taking any legal action.

Paramount executives are currently grappling with the decision of whether to settle President Donald Trump’s $20 billion lawsuit against the media conglomerate’s CBS News unit for allegedly editing an interview in favor of Kamala Harris. Companies including ABC’s parent, Disney, and Mark Zuckerberg’s Meta have already settled Trump’s legally dubious claims.

Federal Communications Commission Chair Brendan Carr has opened an investigation into CBS’ alleged “distortion” in conjunction with Trump’s lawsuit against Paramount, and has even threatened media outlets’ license renewals pending compliance with the administration’s policies. Paramount executives reportedly fear that Trump’s FCC will block its proposed merger with movie studio Skydance if it doesn’t settle Trump’s lawsuit.

Yet, The Wall Street Journal has reported that at least some Paramount executives are hesitant to write a check. Not because they care about the First Amendment or the precedent that settling would set for journalists. It’s because they’re scared of getting sued. As they should be — here’s why.

A settlement of a frivolous lawsuit by Trump to secure approval of a merger could amount to bribery. The case would be especially strong if Trump’s team has made clear to CBS, as it reportedly did to Meta before the social media platform settled its own litigation with Trump, that it needs to pay to play. Penalties can be imposed under both U.S. criminal law and the Sherman Antitrust Act.

But the Trump administration is unlikely to prosecute bribes it solicits. So the burning question (and the one that’s likely giving those executives cold feet) is: Can shareholders of Paramount, or other news publishers the administration extorts, do anything about it? After all, this is up to $20 billion of company funds we’re talking about.

The short answer is yes.

Shareholders can file what are known as derivative lawsuits when the company and therefore the values of their shares are harmed, even if the shareholders are not directly harmed. Any shareholder has the option to step into the shoes of Paramount and sue the board or officers on behalf of the company. The court docket would read Paramount v. Paramount.

That means shareholders who care about press freedom and want the press to thrive don’t need to worry about the economic implications of “suing the press” the way they might in other kinds of litigation. If the shareholder wins, the news outlet wins and recovers the monetary damages, not the shareholders.

Yes, the company might need to incur legal fees (although it can later sue to recover those from the executives), but in many cases that’s a drop in the bucket compared to the value recovered by holding executives accountable for waste and illegality.

A settlement of a frivolous lawsuit by Trump to secure approval of a merger could amount to bribery.

There are a few important legal requirements to be able to file a derivative suit. For example, one must be a shareholder at the time of the settlement and throughout the entire lawsuit. Selling all of one’s shares at any point in the process would invalidate the suit.

Technically, shareholders must also file a presuit demand letter on the company. This is a letter demanding that the board of directors bring the suit themselves instead of the shareholders. We say “technically” because filing this letter can be a strategic mistake that can cost the lawsuit, and there are exceptions to the requirement that can help avoid the land mines. It’s important to consult your lawyer about this requirement.

Importantly, if a court agrees that the settlement payment constitutes an illegal bribe, company officials cannot claim that paying was in the company’s best interests. An illegal act like bribery negates such defenses. The “business judgment rule,” which generally requires courts to refrain from second-guessing corporate officers’ good faith decisions, does not apply to bribery.

Derivative suits — and board elections — are the only real tools available to shareholders to keep their company executives in check. On their face, derivative suits seem complex and difficult to maintain, but in practice they’re an effective tool for regulating the behaviors of company officials.

For example, Trump ally and former casino boss Steve Wynn — another fan of frivolous defamation lawsuits against the press — knows a thing or two about shareholder’s derivative suits. Wynn Resorts’ officers and directors, including Wynn, agreed to pay $41 million in 2019 following a derivative shareholder suit for their failure to stop Wynn’s alleged sexual misconduct. It meant that the officers and directors, and not the shareholders, incurred the losses the company faced due to their wrongdoing.

At the end of the day, Paramount and its shareholders will be severely affected by a bribe costing even a fraction of the $20 billion Trump’s lawsuit demands, especially if paying off the government undermines CBS’ ability to report on it effectively or otherwise harms its reputation and reduces its viewership.

If those costs are borne by the company itself and not its directors, they could even lead to budget and job cuts, harming CBS journalists and journalism. It would also establish a dangerous precedent: that this administration can abuse its power to pressure media companies into doing its bidding.

Filing a derivative claim immediately after any settlement takes place could not only help shareholders minimize damages to media companies but also could help put a stop to these arguably illegal and definitely unethical settlement agreements. Corporate executives know that — they’re hoping you don’t.


freedom.press/issues/how-share…



#Ucraina, diplomazia in contromano


altrenotizie.org/primo-piano/1…


Shrinking Blinky As Far As Possible


Many of us know the basic Blink Arduino sketch, or have coded similar routines on other microcontrollers. Flashing an LED on and off—it doesn’t get much simpler than that. But how big should a blink sketch be? Or more importantly, how small could you get it? [Artful Bytes] decided to find out.

The specific challenge? “Write a program that runs on a microcontroller and blinks an LED. The ON and OFF times should be as close to 1000 ms as possible.” The challenge was undertaken using a NUCLEO-L432KC Cortex-M4 with 256 K of flash and 64 K of RAM.

We won’t spoil the full challenge, but it starts out with an incredibly inefficient AI & cloud solution. [Artful Bytes] then simplifies by switching to an RTOS approach, before slimming down further with C, assembly, and then machine code. The challenge was to shrink the microcontroller code as much as possible. However, you might notice the title of the video is “I Shrunk Blinky to 0 Bytes.” As it turns out, if you eliminate the digital code-running hardware entirely… you can still blink an LED with analog hardware. So, yes. 0 bytes is possible.

We’ve featured the world’s smallest blinky before, too, but in a physical sense rather than with regards to code size.

youtube.com/embed/9FTUa-2eIDU?…


hackaday.com/2025/04/01/shrink…