«La democrazia non è a rischio, quello che manca al Paese sono politici davvero capaci» intervista a Sabino Cassese su Il Messaggero
L’ex giudice della Consulta: i cittadini devono valutare i programmi, invece di pensare all’allarme destra
Professor Sabino Cassese, le preoccupazioni per la possibilità che Giorgia Meloni vada a Palazzo Chigi le sembrano giustificate?
«Se si è schierati da una parte opposta sì, perché si teme di essere perdenti; se la preoccupazione invece riguarda la tenuta del sistema politico costituzionale introdotto 74 anni fa, le preoccupazioni non sono giustificate. Ritengo che libertà e democrazia, ai diversi livelli del potere politico (cioè Unione europea, Stato, regioni, comuni) siano sufficientemente radicati per non temere che una forza politica, di destra o di sinistra, possano metterli in dubbio. Diversi i timori che possono sorgere da esperienze recenti di altri Paesi, come l’Ungheria. Ma ritengo che un certo grado di verticalizzazione del potere possa essere realizzato senza violare lo Stato di diritto e le libertà, perché l’Italia ha anticorpi sufficienti per mettere in guardia e correggere derive o illiberali, o non democratiche. Se questi non bastassero, ci sono i vincoli esterni di degasperiana memoria, sui quale tanto insistette Guido Carli».
Perché anche i suoi alleati di centrodestra sembrano così ostili a questa ipotesi? Sono solo calcoli politici? Meloni capo del governo sancirebbe la fine di una lunga stagione della politica italiana, in cui il polo conservatore si è identificato in Berlusconi e nella Lega.
«La fluidità e la frammentazione dell’elettorato italiano, che si riflettono nelle forze politiche, nonché le ulteriori suddivisioni tra le forze politiche (non dimentichiamo i guelfi e i ghibellini), fanno sì che alla concorrenza tra le coalizioni si accompagni la concorrenza nelle coalizioni».
C’è anche una motivazione sessista?
«Mi auguro proprio di no: sono 74 anni che vige la Costituzione; essa dispone che tutti i cittadini sono eguali, indipendentemente dal sesso. Il fatto che la leader di Fratelli d’Italia sia donna dovrebbe, al contrario, giocare a suo favore, visto che finora alla Presidenza del Consiglio dei ministri sono andati uomini e che dei circa 5mila membri del governo solo meno del 7 per cento è stato di sesso femminile».
A Fratelli d’Italia viene rimproverata la sua origine di partito di destra radicale e nostalgica.
«Più che storie pregresse credo che sia importante il giudizio degli italiani sui programmi. Mi aspetto che cittadini maturi valutino le forze politiche in base alle risposte che esse danno a domande del tipo seguente: vi preoccupa il calo demografico del nostro Paese e quale rimedi pensate di poter introdurre per evitarlo? Come vorreste porre rimedio alle debolezze del servizio sanitario nazionale, che conoscevamo e che sono state messe in luce dalla pandemia? Quali provvedimenti proponete di adottare per contrastare il declino della scuola, migliorare il tasso di scolarizzazione del nostro Paese, aumentare gli anni della scuola dell’obbligo, evitare gli abbandoni, motivare gli insegnanti? Questi ed altri problemi simili debbono essere il metro di paragone per giudicare le forze politiche, quando si presentano all’elettorato».
L’altra critica che si rivolge a Fratelli d’Italia riguarda la carenza di una classe dirigente adeguata: le sembra un partito in grado di esprimere figure politiche e amministrative di livello, adeguate a guidare il Paese in un momento così difficile?
«Non conosco a sufficienza i quadri dirigenti di Fratelli d’Italia. So che nella nostra tradizione buoni politici sono venuti o dall’esperienza delle amministrazioni locali, oppure dalle professioni, oppure dalla classe insegnante. Se potessi dare un consiglio alle forze politiche, suggerirei di portare in Parlamento anche qualche persona che si è formata nell’alta amministrazione, perché la politica separata dall’amministrazione corre il rischio della irrealtà. Penso che le forze politiche dovrebbero riservare qualche posto tra i candidati a tecnici capaci, per ripetere l’esperienza fatta da altri politici in passato (penso a Craxi che volle Giugni in Parlamento perché sapeva che i problemi del lavoro sarebbero stati centrali in quegli anni). Insomma, una classe dirigente si forma nella società civile, nelle sue strutture. Questo perché le strutture di partito sono divenute, ormai da numerosi anni, esangui. I partiti, che dovrebbero essere lo strumento principale della democrazia del Paese, sono essi stessi non democratici».
Intervista di Pietro Piovani su Il Messaggero
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TUNISIA. Saied festeggia la sua nuova costituzione
di Eliana Riva
Pagine Esteri, 27 luglio 2022 – Dopo proteste, manifestazioni, accuse, colpi di mano e denunce di tentativi di golpe, il 27,5% dei tunisini accorsi alle urne approva la nuova costituzione proposta dal presidente Kais Saied.
Una costituzione controversa perché rende più forte la figura del presidente, che concentra nelle sue mani maggiori poteri. Un particolare, questo, che rappresenta per le opposizioni una pericolosa retromarcia verso la recentemente superata storia autoritaria della Tunisia. Era solo il 2011, infatti, quando il presidente Ben Ali, in carica da 23 anni, è stato rovesciato dalle proteste popolari che proprio a partire dalla Tunisia hanno dato vita alle cosiddette “Primavere arabe”.
Ma il vento di cambiamento non ha portato troppo lontano: la Tunisia vive una terribile crisi economica e le giovani generazioni (giovani esattamente come quelle che nel 2011 avevano dato vita alle proteste) rimangono senza lavoro e senza futuro. Il maggiore dei partiti emersi fin dalle prime votazioni dopo il rovesciamento di Ben Ali, Ennahdha, così come altri schieramenti, è stato lungamente diviso e divisivo, la corruzione ha dilagato per anni e l’allontanarsi della politica dalle condizioni materiali della popolazione ha lasciato campo libero all’islamismo fondamentalista che ha trovato terreno fertile (l’ISIS recluta un numero crescente di giovani).
Kais Saied, un populista, ex professore universitario, indipendente e fuori dai giochi partitici, è stato eletto nel 2019 con il “mandato” di affrontare la corruzione endemica e il senso di impunità dei vertici politici. Dopo circa 2 anni dall’inizio del suo mandato non molto era cambiato e la popolazione, costretta a vivere in condizioni ancora più difficili a causa della pandemia da Covid-19, ha organizzato una serie di manifestazioni di protesta. Il 22 settembre del 2021 uno di questi cortei è giunto fin sotto il parlamento per chiedere le dimissioni del governo. Saied, dopo aver sciolto il parlamento, ha annunciato misure eccezionali e nominato personalmente la commissione che avrebbe dovuto redigere la nuova costituzione con modifiche sostanziali in senso presidenziale. Saied non ha mai fatto mistero delle sue convinzioni politiche in tal senso: l’accentramento dei poteri consentirebbe, a suo dire, maggiore spazio di manovra per le riforme necessarie a combattere la corruzione. Ha candidamente affermato di non credere nei partiti e di preferire un sistema politico alternativo, basato su un potere presidenziale centralizzato e non più equamente diviso con il parlamento.
Insieme alle manifestazioni di supporto si sono tenuti cortei di protesta contro le mosse del presidente.
Le misure eccezionali stabilite da Saied gli permettono di governare con decreti presidenziali, come accadeva con il governo di Ben Ali. Le opposizioni hanno parlato di tentato golpe e hanno chiesto il sostegno degli organismi internazionali. Questi ultimi, però, a parte esprimere “preoccupazione” per ciò che stava avvenendo, hanno nei fatti sostenuto le manovre del presidente.
Nonostante la nomina di una apposita commissione e gli inviti generici di Saied agli altri rappresentanti politici per lavorare insieme alla nuova costituzione, è stato il presidente stesso a scrivere e pubblicare la sua proposta, quella che è stata oggetto del referendum dei giorni scorsi.
Le opposizioni hanno chiesto di boicottare il voto, dichiarando che la nuova costituzione riporterebbe la Tunisia ad essere governata da un solo uomo con poteri forti e hanno chiamato manifestazioni di protesta.
Dopo gli exit poll, i sostenitori di Saied hanno celebrato la vittoria del referendum, per il quale ha votato meno del 30% della popolazione, circa un quarto degli iscritti nelle liste elettorali. Di questi più del 90% ha votato sì.
Saied ha raggiunto il luogo dei festeggiamenti e, anche se i risultati non sono ancora ufficiali, ha parlato di “un momento storico” per la Tunisia e il suo popolo.
Saied continuerà a governare per decreto fino a dicembre, quando dovrebbero tenersi nuove elezioni. Da quel momento, con la nuova costituzione in vigore, avrà autorità suprema sugli atti parlamentari.
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La “NATO del Pacifico” in allerta per l’accordo tra Cina e Isole Salomone
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 27 luglio 2022 – Non c’è solo la vicenda di Taiwan ad accendere la competizione geopolitica e militare tra Pechino e Washington. In un clima già reso incandescente dall’invasione russa dell’Ucraina, un nuovo braccio di ferro oppone ora gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare nell’Oceano Pacifico. Nelle scorse settimane, infatti, Pechino ha sottoscritto un accordo di cooperazione sulla sicurezza con il governo delle Isole Salomone, uno stato insulare di neanche 800 mila abitanti che però si trova in una posizione strategica nel Pacifico Meridionale, 1800 km ad est dell’Australia.
A confermare l’accordo con l’ex colonia britannica resasi indipendente nel 1978 – segnale evidente dell’aumento dell’influenza cinese nell’area – è stato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Wang Wenbin. Secondo il funzionario l’accordo prevede una cooperazione tra le due parti «nel mantenimento dell’ordine sociale, nella protezione della vita e dei beni delle persone, nell’assistenza umanitaria e in reazione ad eventuali disastri naturali». Inoltre, ha aggiunto il dirigente della diplomazia cinese, l’accordo «non si rivolge contro terze parti» e punta alla «stabilità sociale e a lungo termine» nello stato insulare.
“No a una base militare cinese”
L’ennesimo avvicinamento nei confronti della Cina da parte delle Salomone ha generato una dura reazione degli Stati Uniti e dell’Australia, oltre che di alcuni paesi dell’area. Il timore di Washington e Canberra è che l’accordo di sicurezza rappresenti la premessa per l’apertura di una base navale cinese nell’arcipelago. Si tratterebbe della seconda base militare cinese all’estero, dopo quella aperta nel 2017 a Gibuti, nel Corno d’Africa, in un’area dove l’influenza cinese negli ultimi anni è cresciuta considerevolmente.
Dopo le veementi critiche ricevute, il primo ministro delle Salomone Monasseh Sogavare ha negato che l’accordo con Pechino preveda l’installazione di una base dell’Esercito Popolare di Liberazione sul suolo del suo paese. Comunque, in base all’accordo – il cui contenuto esatto rimane riservato – su richiesta del governo di Honiara la Cina potrà inviare nell’arcipelago forze militari e di polizia, e far attraccare le sue navi militari nei porti dello stato insulare.
Il colpaccio cinese nel cortile di casa di Washington e Canberra
L’avvicinamento alla Cina delle Salomone, tradizionalmente inserite nella sfera d’influenza di Washington, è stato repentino quanto rapido. Subito dopo la sua elezione nel 2019, Sogavare ha infatti allacciato per la prima volta relazioni diplomatiche con Pechino dopo aver disconosciuto l’indipendenza di Taiwan e 36 anni di rapporti con la “provincia ribelle” cinese. Nel 2021, poi, le Salomone hanno siglato un accordo con la Cina grazie al quale hanno potuto vaccinare parte della propria popolazione contro il Covid19 mentre gli investimenti di imprese cinesi nello stato insulare si sono moltiplicati in cambio della concessione ad alcune aziende di Pechino del diritto di rimettere in funzione la miniera d’oro di Gold Ridge. Tra le infrastrutture finanziate dal governo cinese ci sono nuove strade e la costruzione di un grande stadio che potrebbe consentire a Honiara di ospitare i Giochi del Pacifico del 2023. Imprese cinesi stanno cercando di affittare o acquistare grandi appezzamenti di terreno o intere isole.
L’orientamento di Sogavare verso Pechino è stato però uno dei fattori scatenanti, insieme alle conseguenze della crisi economica, alle critiche contro la corruzione del governo (accusato di svendere il paese agli stranieri) e alla storica rivalità tra le isole di Malaita e Guadalcanal, delle proteste che hanno infiammato le Salomone nel novembre scorso. I manifestanti si sono ripetutamenti scontrati con le forze dell’ordine e si sono resi protagonisti di saccheggi e incendi soprattutto ai danni delle attività commerciali di cittadini cinesi, tentando di fare irruzione all’interno del parlamento e di assaltare la residenza del primo ministro. Tre persone avevano perso la vita a causa di un incendio doloso appiccato ad un edificio nella Chinatown di Honiara. Durante la sommossa sono state incendiate anche una caserma della polizia e una scuola superiore.
Per placare la ribellione e riportare l’ordine erano dovute intervenire anche militari e poliziotti provenienti dall’Australia e dalla Papua Nuova Guinea. È in seguito a questi fatti che alcune indiscrezioni hanno annunciato la firma di un accordo di sicurezza con Pechino, poi confermata dalla pubblicazione di una bozza dell’intesa, mentre alcuni addestratori della polizia cinese arrivavano a Honiara per coadiuvare le locali forze dell’ordine.
Contro l’accordo si sono schierati il governo dell’isola di Malaita – che ha deciso di mantenere rapporti economici e politici con Taiwan – e l’opposizione parlamentare. Per il leader della minoranza, Matthew Wale, l’intesa, definita troppo generica, avrebbe più a che fare con la «sopravvivenza politica del primo ministro (…) che con la sicurezza nazionale delle Salomone».
Salomone, cartello di protesta contro gli accordi con Pechino
Le minacce di Washington
Nonostante le rassicurazioni del premier Sogavare, Washington è rapidamente passata dalle proteste alle minacce. «Crediamo che la firma di un tale accordo potrebbe aumentare la destabilizzazione nelle Isole Salomone e costituirebbe un precedente preoccupante per tutta la regione delle isole del Pacifico» ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price.
«Rispettiamo la sovranità delle Salomone, ma se venissero presi provvedimenti per stabilire una presenza militare cinese permanente de facto, allora avremmo significative preoccupazioni e risponderemo a queste preoccupazioni» ha affermato Daniel Kritenbrink, l’incaricato Usa per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico, che nei giorni scorsi ha visitato Honiara insieme a Kurt Campbell, delegato di Biden per i rapporti con l’Indo-Pacifico. Durante la visita, la delegazione statunitense ha anche annunciato la riapertura dell’ambasciata di Washington nelle Salomone, chiusa ormai nel 1993. Per cercare di contrastare le mosse cinesi e di convincere Sogavare a desistere, non solo Washington ma anche Canberra ha spedito una delegazione alle Salomone, per poi far tappa alle Isole Figi e in Papa Nuova Guinea. Anche Tonga, la Micronesia, la Nuova Zelanda e il Giappone hanno ufficialmente espresso la propria preoccupazione per il memorandum siglato da Honiara e Pechino.
L’Australia sempre più interna alla “Nato del Pacifico”
Aspre critiche sono state espresse anche dal governo australiano, che nel 2017 aveva firmato un accordo di sicurezza con il precedente governo delle Salomone e che ha fornito ingenti aiuti economici all’arcipelago. Dal 2003 al 2019, inoltre, proprio l’Australia ha guidato una Missione di Assistenza Regionale (Ramsi) composta da forze di vari paesi incaricate di stabilizzare il paese dopo anni di disordini e caos economico.
Il primo ministro australiano Scott Morrison ha avvisato Sogavare che il suo paese considera l’eventuale presenza militare cinese alle Salomone come “una linea rossa” invalicabile. Il titolare australiano della Difesa, Peter Dutton, ha addirittura affermato che il suo paese dovrebbe prepararsi ad un’eventuale guerra, mentre alcuni opinionisti e funzionari hanno incitato il governo a invadere l’arcipelago per impedire la penetrazione militare di Pechino nel Pacifico Meridionale.
Nei mesi scorsi Canberra ha abbandonato la tradizionale politica estera, che ricercava buone relazioni con Pechino, per entrare esplicitamente nell’alleanza ordita da Washington nel Pacifico in funzione esplicitamente anti-cinese.
Nel settembre del 2021 gli Stati Uniti, l’Australia e la Gran Bretagna hanno annunciato la formazione un accordo militare e di sicurezza basato nella regione indo-pacifica, denominato Aukus. Canberra è stata premiata da Washington con la vendita di alcuni sottomarini nucleari – che inizialmente dovevano essere acquistati dalla Francia – che verranno posizionati in una nuova base navale di cui l’Australia ha annunciato la realizzazione sulla costa orientale del paese.
Inoltre l’Australia è entrata anche nel Quad (Dialogo quadrilaterale di sicurezza), un’alleanza strategica per ora informale guidata da Washington che comprende anche Giappone e India.
Pechino tesse la sua tela nel Pacifico
Di fronte a quella che la Cina ha ribattezzato una «Nato del Pacifico», denunciando la «mentalità da guerra fredda» degli Stati Uniti, Pechino ha annunciato che adotterà contromisure, una delle quali potrebbe essere proprio l’estensione della sua presenza all’interno di quello che Canberra e Washington considerano il proprio “cortile di casa”. Negli ultimi anni, poi, Pechino ha fornito assistenza medica e di protezione civile ad alcuni paesi del Pacifico Meridionale alle prese con disastri naturali o con le conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia. Inoltre la Repubblica Popolare ha stretto velocemente le relazioni con le Isole Figi, dove vivono ormai più di diecimila cinesi e il cui premier, Frank Bainimarama (un ex militare giunto al potere tramite un colpo di stato) appare molto sensibile alle esigenze di Pechino. Anche l’arcipelago delle Kiribati, su pressioni cinesi, ha deciso di interrompere le relazioni con Taiwan e di rafforzare quelle con la Cina. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.
LINK E APPROFONDIMENTI:
theguardian.com/world/2022/apr…
nytimes.com/2022/03/24/world/a…
nytimes.com/2021/11/27/world/a…
limesonline.com/rubrica/cina-i…
formiche.net/2022/04/usa-cina-…
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Biden all’expo delle armi di Israele. Oggi la firma del patto anti-Iran
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 14 luglio 2022 – Si chiama «Mead» (Middle East Air Defense) e ha lo scopo di collegare i sistemi antiaerei di Israele e dei paesi arabi suoi alleati per impedire all’Iran di usare droni e missili. In particolare – ma non si dice – se Israele lancerà un attacco contro le centrali atomiche iraniane innescando l’inevitabile risposta di Teheran contro Tel Aviv e alcune capitali arabe del Golfo. Per il «Mead» e altri programmi di rafforzamento militare di Israele, Joe Biden è giunto ieri in Medio oriente. Un viaggio fino al 16 luglio che lo porterà anche a riconciliarsi con l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman (Mbs). Un paio di anni fa Biden e non pochi Democratici lo descrivevano come il mandante dell’assassino del giornalista Jamal Khashoggi. Ora il principe sarà riabilitato nel nome dell’alleanza con i Saud che dura da 80 anni e degli interessi supremi degli Stati uniti.
Dopo l’arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, dove è stato accolto dal premier ad interim Yair Lapid, il presidente americano ha ribadito che le relazioni tra i due paesi alleati sono «più forti e più profonde di quanto non siano mai state» e ricordato che questa è la sua decima visita in Israele. «Ogni volta è una benedizione – ha detto – perché la connessione tra i nostri due popoli è viscerale». Poi è passato alla sostanza, affermando che gli Stati uniti ribadiranno «il ferreo impegno verso la sicurezza d’Israele» e continueranno a potenziare l’integrazione dello Stato ebraico nella regione.
Che Biden si sia precipitato, poco dopo l’atterraggio dell’Air Force One, ad osservare e a farsi spiegare le capacità delle ultime armi prodotte dalla tecnologia militare israeliana, è una indicazione precisa delle finalità della sua visita. Il «briefing» tenuto dal ministro della difesa Gantz si è svolto in uno degli spazi dell’aeroporto di Tel Aviv. A Biden sono stati mostrati i sistemi Arrow, David’s Sling, Iron Dome e l’intercettore laser in fase di sviluppo Iron Beam che quasi certamente otterrà un finanziamento da parte dell’Amministrazione. Armamenti e sistemi di difesa antiaerea che Biden ritiene alcuni dei pilastri dell’alleanza militare, con a capo Israele, che intende costruire nella regione.
«Con il presidente Biden discuteremo di questioni di sicurezza nazionale e della costruzione di una nuova architettura di sicurezza ed economia con le nazioni del Medio Oriente, in seguito agli Accordi di Abramo e ai risultati del Vertice del Negev…e della necessità di rinnovare una forte coalizione globale che fermi il programma nucleare iraniano», ha confermato da parte sua il premier Lapid. «Una volta – ha aggiunto rivolgendosi a Biden – ti sei definito un sionista. Hai detto che non bisogna essere ebrei per essere sionisti. Sei un grande sionista e uno dei migliori amici che Israele abbia mai conosciuto».
Biden che ha fatto visita allo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, e incontrato due sopravvissute all’Olocausto, nei suoi discorsi ha anche detto di essere un sostenitore della soluzione a Due Stati (Israele e Palestina). Ma quando domani a Betlemme incontrerà il presidente dell’Anp Abu Mazen, non andrà oltre la promessa di un po’ di aiuti economici ai palestinesi. A Betlemme Biden non vedrà la famiglia della giornalista palestinese (con passaporto Usa) Shireen Abu Akleh, uccisa l’11 maggio a Jenin. Gli avevano chiesto un colloquio per discutere della dichiarazione di Washington secondo cui le forze israeliane non hanno ucciso intenzionalmente la giornalista anche se probabilmente ne erano responsabili. Il segretario di stato Blinken ha invitato gli Abu Akleh a Washington per un incontro con «funzionari», ma non con Biden.
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The Queen Is Dead Volume 66 - Motorpsycho / My Sleeping Karma
Tornano i Motorpsycho con un disco che ancora una volta guarda al futuro partendo da un passato ancora non scritto. " Atma " dei My Sleeping Karma è il secondo ed ultimo disco di questa puntata, un disco oscuro ed ipnotico, ad altissimi livelli.
Senza capo né coda
A destra sostengono d’essere tre alleati, l’uno diverso dall’altro, ma chi sarà il leader, chi guiderà l’alleanza e, quindi, chi andrà a Palazzo Chigi lo decideranno gli elettori. Nel senso che lo sarà e ci andrà chi dei tre prenderà più voti. Sembra una teoria democratica, in realtà è una vigliaccata. Gli elettori decidono da chi farsi rappresentare nelle Assemblee legislative, forse (ma questo è negato da tempo) decidono chi vince, ma non possono decidere chi guiderà un gruppo politico, perché la democrazia funziona all’opposto: le forze politiche stabiliscono quale è la loro linea politica e chi la incarna, salvo gli elettori premiarla o meno. Se si capovolge il ragionamento non si ottiene più democrazia, ma più tasformismo, per giunta ipocritamente ispirato a un falso senso democratico: mi piego alla volontà degli elettori.
Un elettore di destra vota Fratelli d’Italia perché apprezza la linea nettamente filo atlantica, però prende più voti la Lega e deve sorbirsi un governo guidato da chi inneggiava a Putin. Non ha senso. È un imbroglio. Oppure vota per il centro popolare europeo ed europeista, rappresentato da Forza Italia, e poi si becca un governo guidato dall’estrema destra eurorepellente o da un sovranista antieuropeo. Non ha senso. È un imbroglio.
Oltre a essere un imbroglio è una dichiarazione preventiva di inaffidabilità, un annuncio d’incoerenza, una manifestazione di guide che si mettono al seguito: siamo i rappresentati di un’idea, ma se per andare al governo ci tocca sostenere l’opposto lo facciamo di buon grado, perché lo hanno deciso gli elettori. Non ha senso. La democrazia è altra cosa: sostengo una tesi e con quella governerò, se avrò i voti, altrimenti farò l’oppositore. In fondo “una tesi vale l’altra” è anche peggio di “uno vale uno”
Solitamente ricorre un’obiezione: già governiamo assieme in regioni e comuni, sicché funzionerà anche al governo nazionale. A parte il fatto che non è vero, perché già ripetutamente non ha funzionato, forse sfugge alla destra che questa era la tesi sostenuta dai comunisti, nel secolo scorso: governiamo con i socialisti negli enti locali, perché non dovremmo farlo al governo nazionale? Perché sono cose diverse, difatti i voti non li ebbero mai.
A proposito di sinistra: encomiabile l’entusiasmo ripetitivo con cui annunciano di avere irreversibilmente rotto con il mondo pentastellato, ma l’affidabilità di tale stabilità fa a cazzotti con il fatto che ancora una decina di giorni addietro sostenevano l’opposto. Con altrettanto ripetitivo entusiasmo. Quel che era strategico ieri è divenuto inaccettabile oggi. Il che depone maluccio sulle capacità di visione strategica.
E c’è di più: il contenuto più convincente della sinistra è l’intenzione di opporsi alla destra, il che dimostra una povertà di contenuti che non è manco lontanamente verdeggiata dai riferimenti ambientali, una povertà spiazzata da una destra che fa decidere agli altri quale sarà la liea politica e il capo. Così si viaggia verso le urne senza né capo né coda.
Il migliore riassunto lo si legge in forze politiche che hanno governato assieme e assieme hanno scelto (giustamente) di proteggere la sicurezza energetica dell’Italia con nuovi interlocutori e approvvigionamenti, compreso il gas liquido, salvo poi, a Piombino, fare a gara a chi capeggia la protesta contro il rigassificatore. Senza che i vertici nazionali intervengano a correggere le rappresentanze locali. Partiti senza linea univoca, senza capo e con code che si dimenano come quelle perse dalle lucertole.
Brutto debutto di campagna elettorale. Elenchi di buone cose senza cenno alcuno a strumenti e tempi. Sgravi e aumenti promessi senza cenno alcuno alle coperture. Ecologismo non smaltibile. Il tutto sperando che a renderlo un friccico attraente provvedano le contrapposizioni personali, solo che, viste le persone, l’effetto è opposto.
Intanto alla maturità passa il 99.9% e nessuno pensa di dovere dire o fare qualcosa. Stipendifico ed esamificio. La scuola che sembra piacere.
La Ragione
L'articolo Senza capo né coda proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
“Noi liberali puri non staremo con chi fa alleanze pre-elettorali” intervista a Giuseppe Benedetto su Il Giornale
Nella grande corsa al centro, c’è un aggettivo oggi particolarmente in voga: liberale, «solo che in troppi ne abusano e qualche volta lo confondono con liberal, che in America sta per liberaleggiante e progressista, un concetto tipicamente di sinistra». A mettere i puntini sulle «i» è Giuseppe Benedetto, presidente di Fondazione Einaudi, centro di ricerca costituito nel 1962 da Giovanni Malagodi che promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero liberale.
Lei presiede il neonato comitato di garanzia dei liberali, democratici, repubblicani europei. Lo avete presentato il 7 luglio assieme Carlo Calenda e Benedetto della Vedova, segretario di +Europa. Ora però quei liberali sembrano pronti ad allearsi con il Pd di Enrico Letta. Deluso?
«Ho sempre sostenuto che le alleanze pre-elettorali sono una bufala tipica soltanto della politica italiana. Sono quelle che non si basano su una identità culturale e politica ma sono solo strumentali ad acchiappare voti contro qualcuno e poi, inesorabilmente, determinano l’ingovernabilità».
Quindi è deluso o no?
«Purtroppo rispetto al 7 luglio, i tempi sono precipitati e ci troviamo incredibilmente alla vigilia del voto. Personalmente preferisco attenermi alle dichiarazioni programmatiche fornite da Azione, +Europa, e Italia Viva che si riconoscono nel gruppo dei liberali europei Renew Europe. E che quindi devono correre da soli perchè un partito di vera ispirazione liberale non può che far parte di un polo terzo».
Però intanto i movimenti al centro sembrano proprio orientati a rimpinguare i voti del polo di centrosinistra.
«Se saranno coerenti correranno da soli, ma se dovessero fare alleanze pre-elettorali, noi non ci saremo; il nostro compito è solo quello di fornire il patrimonio di idee del pensiero liberale e repubblicano, confrontandoci con l’European Liberal Forum che comprende una 50ina di fondazioni come la nostra. Ma non sarà un caso se da 25 anni non vado a votare…».
In quanto liberali sostenevate il governo Draghi. Che cosa pensa dei transfughi di Forza Italia?
«Guardi, il vero errore è stato non sostenere l’elezione di Draghi al Colle, che avrebbe dato all’Italia un settennato di garanzie. Quanto ai transfughi, a fine legislatura non mi scandalizzano. Non come i 300 che hanno cambiato casacca a legislatura in corso. Ripeto, 300. Pensi in 50 anni di prima Repubblica lo hanno fatto in 17…».
L’intervista di Mimmo Di Marzio su Il Giornale
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Ucraina: oltre il grano, la tregua
Bombardando Odessa, la Russia ha fatto capire che vuole Odessa, osserva l’accordo sul grano e vuole trattare. Come riprendere il dialogo con la Russia da parte di Draghi?
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Germania a secco … di acqua e gas
In questa estate vissuta pericolosamente dall'Unione, e della Germania in primo luogo, al problema gas si aggiunge quello dell'acqua. Il Reno è a secco
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Protocollo d'intesa tra Ministero dell’Istruzione e Cometa Formazione, per favorire l'acquisizione di competenze tecnico-professionali e la realizzazione di iniziative educative e formative.
Info ▶️ miur.gov.
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Etiopia, MSF – Medici Senza Frontiere Spagna Non è in Grado di Accedere al Tigray
La presidente di MSF – Medici Senza Frontiere Spagna, Paula Gil, in missione per aggiornarsi sull’iter processuale ed investigativo per i 3 operatori umanitari ammazzati in Tigray, non ha potuto accedere alla regione.
“Oltre un anno dopo l’uccisione dei nostri tre colleghi nella Regione del Tigray, il 24 giugno 2021, avevo sperato di incontrare le famiglie in lutto e continuare le nostre discussioni sul caso con il Governo Federale dell’Etiopia”, ha detto oggi 26 luglio 2022 la presidente Paula Gil, “Invece, non mi è stato concesso il permesso da le autorità per visitare Tigray, il che significa che non ho potuto rendere omaggio alle famiglie di Tedros e Yohannes, i nostri due colleghi etiopi brutalmente assassinati, né informare le famiglie sui progressi della revisione interna dell’incidente da parte di MSF . . Non ho potuto incontrare alcun rappresentante del Governo Federale per continuare la discussione sulla loro indagine sull’uccisione dei nostri tre staff, nonostante le richieste inviate ai ministeri degli Esteri, della Giustizia e della Difesa.”
Il blocco c’è ma non si vede, è subdolo e di difficile imputazione in quanto sono volontà, volontà politiche. P
eculiare e sintomatico anche il fatto che nonostante la dichiarazione di “tregua umanitaria” promossa dal governo etiope il 24 marzo 2022, anche le merci, il materiale umanitario, cibo, sementi, medicinali non possono essere distribuiti al 90% della popolazione del Tigray, in quanto c’è un blocco sul carburante.
Altro punto degno di nota è che il giornalismo si è fermato in Afar, regione in cui passa l’unica strada che rende possibile il passaggio dei camion con fornitura umanitaria e salvavita per il Tigray.
Ci si chiede però come mai quei giornalisti ferenji (stranieri) che si trovano in Etiopia per documentare di Tigray fanno interviste a persone di etnia tigrina al di fuori della regione?
Perché si fermano in Afar a chiedere ai testimoni tigrini, ma non entrano in Tigray a raccogliere testimonianze dirette? Per poter vedere con i propri occhi lo stato degli ospedali, di come vivono le persone e di quello che succede per esempio a Irob ed in altre zone rurali?
Come fanno a confutare e confermare le risposte aneddotiche di camionisti che gli dicono che “non ci sono blocchi” sugli aiuti umanitari in Tigray? Si fidano solo perché gli è stato detto da questi autisti che hanno consegnato senza alcun problema a Mekellé? E come possono sapere che la merce sia stata consegnata a tutte le persone che ne hanno vitale bisogno?
Sono domande aperte per le quali ad oggi non è data risposta né ufficialmente dal governo centrale né ufficiosamente da altre fonti. Non è dato ancora sapere il perché non si facciano aprire altre strade verso il Tigray oltre al cordone ombelicale via Semera, Afar. Dopo molti mesi il governo, avendo anche stanziato a marzo 2022 diverse decine di migliaia di unità militari, soldati nella regione Amhara su linea di confine con il Tigray, si potrebbe ipotizzare che potrebbe avere la forza e la sicurezza di rendere accessibili e protette diverse altre vie. Una decina sarebbero le strade potenziali, ma distrutte volontariamente dalle forze di difesa governativo etiope e dalle truppe alleate eritree.
Mentre ARTE Tv ha pubblicato un reportage recente sul Tigray sottolineando che sono immagini rubate, uscite in maniera clandestina.
Non è questo segno che ci siano ancora restrizioni pesanti per volontà politiche verso lo stato regionale del Tigray composto da 7 milioni di persone ancora confinate?
Newsletter 26/07/2022 - Dossier sanitario: il Garante privacy sanziona due Asl per accessi abusivi - Ricerca medica: via libera del Garante Privacy al consenso a "fasi progressive" - Pa: attenzione a quando si pubblicano dati on line - Garanti Ue: lo Spa
NEWSLETTER N. 493 del 26 luglio 2022 Dossier sanitario: il Garante privacy sanziona due Asl per accessi abusivi Ricerca medica: via libera del Garante Privacy al consenso a "fasi progressive" Pa: attenzione a quando si pubblicano dati on line Garanti...
RILEGGIAMO
RILEGGIAMO “Non piangete la mia morte” di Bartolomeo Vanzetti, edito da Barbès
iyezine.com/non-piangete-la-mi…
“Non piangete la mia morte” di Bartolomeo Vanzetti, edito da Barbès
In questo volume sono raccolti alcuni scritti di Bartolomeo Vanzetti, pescivendolo piemontese emigrato nel 1908 negli Stati Uniti all’età di vent’anni: “Una vita proletaria”, le lettere ai familiari e la requisitoria che egli fece ai giudici che di l…In Your Eyes ezine
“Luglio col bene che ti voglio (vedrai non finirà)”
Estate. Umidità. Canicola. Cicale. Sudore.
Questi gli ingredienti di questi giorni. Nell’ordine che preferite.
Mentre cerco di raccogliere le idee e convogliarle in un qualcosa che abbia un senso logico, l’occhio mi cade sul calendario e mi rendo conto che siamo in quel periodo dell’anno in cui dilaga sui social network la triste gara a chi posta per primo le immagini del 20 luglio 2001.
iyezine.com/luglio-col-bene-ch…
“Luglio col bene che ti voglio (vedrai non finirà)”
Mentre cerco di raccogliere le idee e convogliarle in un qualcosa che abbia un senso logico, l’occhio mi cade sul calendario e mi rendo conto che siamo in quel periodo dell’anno in cui dilaga sui social.....Marco Valenti (In Your Eyes ezine)
Fare voto
Turarsi il naso e votare per la centralità democristiana, fu l’invito di Indro Montanelli, nel 1976. Il Partito comunista, strettamente legato alla Mosca sovietica, puntava al “sorpasso”. Che non ci fu, né ci sarebbe poi stato.
Oggi il problema non è turarsi il naso, tanto più che i seguaci della Mosca imperialista si trovano sia a destra che a sinistra. Oggi si devono aprire gli occhi.
Quel che si vede non è bello. Ma si vive e si sceglie nel presente e nel reale. Non trovare l’ottimo non è un buon motivo per agguantare il pessimo. Una bussola elettorale si può usare, per scegliere la direzione a ragion veduta.
Primo punto cardinale: votare contro gli “altri” è da sciocchi. Intanto perché gli uni e gli altri sono ancora nel medesimo governo. C’è di più, perché il Pd pensa sé stesso come unico difensore dell’“agenda Draghi”, i fuoriusciti pentastellati sono ancora lì che piangono perché Draghi era il difensore degli interessi italiani (avendo fatto l’opposto di quel che loro stessi avevano cominciato a fare nel 2018), mentre FI e Lega giurano che avrebbero tanto voluto un Draghi bis, uguale al primo, ma senza lo stellario, che da cinque che erano divennero milioni di milioni, come i salami.
Votare gli uni per fermare gli altri è privo di razionalità. Piuttosto, vista tanta concordia sul Draghi che non c’è più, si facciano dare una copia del programma di governo, che peraltro sostennero, e la firmino come impegno per il futuro. Altrimenti sono, come s’è dimostrato sui tassisti, dei bugiardi.
Secondo punto cardinale: gli elettori valutino quanto i loro preferiti intendano veramente, come dicono, proseguire sul cammino tracciato. Non si tratta di giudicare la coerenza, che saremmo ridicoli anche solo a porci il problema, dopo le orge trasformiste. È questione più immediata e materiale: la Banca centrale europea ha varato un meccanismo di contenimento degli spread, che è illimitato nella portata, ma condizionato nelle premesse.
Si devono avere i conti in ordine, quindi non avere colpe rispetto alla speculazione che agisce. Si deve avere un programma di contenimento della spesa pubblica, ovvero l’opposto dello scostamento di bilancio che chiedevano a gran voce e Draghi negava (c’è pure quello, nell’agenda).
E si deve essere in regola con gli adempimenti del Pnrr. Ovvero continuare le riforme. Il che si lega al primo punto: sono pronti, tutti i partecipanti alla maggioranza Draghi, a sostenere quel che proposero anche se le elezioni fossero vinte dagli altri? Nel caso (probabile) di risposta evasiva, vuol dire che si sta puntando allo sfascio per impedire al vincitore di governare. Non proprio una condotta patriottica.
Terzo punto cardinale: atlantismo ed europeismo non sono due voci del menù, ma ingredienti del solo piatto che ci ha messi sulla strada della prosperità economica, della libertà e della sicurezza. Ovvio che dentro la Nato e dentro l’Ue ci stai sostenendo i tuoi interessi e le tue idee, ma altrettanto ovvio che chi anche solo immagina di poterne essere fuori è un nemico degli interessi indisponibili dell’Italia.
A sinistra c’è chi se la prese con i “vincoli” e se la prende con la Nato. A destra c’è chi ama la Nato e detesta l’Ue. Vale per tutti: le scelte fatte da uomini come De Gasperi e Parri (si veda l’ottava pagina) furono sagge, inscindibili e non revocabili. Aggiungere un “ma” significa già imbrogliare.
Quarto punto cardinale: tutti hanno fallito nel mettere in coerenza sistemi istituzionale ed elettorale. Ciascuno non sarà capace di governare seguendo le bubbole che s’appresta a raccontare.
Tutti hanno avuto e hanno alleati incoerenti con quel che dicono. Da questo punto di vista più li osservi e meno li voti. Il fetore si sente anche a naso turato. Ma ciò deriva anche da noi, da elettori che chiedono le riforme riguardino sempre gli altri. Quel che si vede e quel si fiuta è frutto dei nostri voti. Da qui a settembre cercheremo di capire se cambiare possa non essere il disertare.
L'articolo Fare voto proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Giovanni Arpino – Il buio e il miele
L'articolo Giovanni Arpino – Il buio e il miele proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
THE QUEEN IS DEAD VOLUME 65 – SUPASONIC FUZZ / BLACK CAPRICORN
Per il primo disco non ci allontaniamo di molto dalla sede di In Your Eyes e siamo ad Imperia per il nuovo lavoro dei Supasonic Fuzz, uno dei migliori gruppi liguri e non solo per quanto riguarda hard rock stoner e fuzz. Per chiudere un grandissimo ritorno, quello dei sardi Black Capricorn con " Cult of blood " dove si vola altissimi.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 Sul sito del Ministero pubblicati i dati sugli esiti degli Esami di Stato
🔸 Scuola, il Mef autorizza l'assunzione di 94.
HAZEL SCOTT
iyezine.com/hazel-scott
HAZEL SCOTT
HAZEL SCOTT: Groovie Records etichetta discografica, distributore e produttore musicale con sede a Lisbona dal 2005.In Your Eyes ezine
Sono disponibili i dati sugli esiti degli Esami di Stato del primo e del secondo ciclo di istruzione.
Li trovate qui ▶️ miur.gov.
Non è successo niente: Draghi lascia il posto al suo pilota automatico
"Così, proprio mentre Draghi abbandona Palazzo Chigi sbattendo la porta, la sua spregiudicata agenda politica neoliberista rientra dalla finestra attraverso il nuovo strumento di politica monetaria della BCE. Davanti al fallimento politico dell’ennesimo governo tecnico imposto al Paese, la classe dirigente europea rispolvera l’arma del ricatto del debito che tanto efficace si è dimostrata, in passato, come strumento di disciplina delle economie europee a suon di spread.
Gli eventi di questi ultimi giorni ci ricordano anche che, quale che sarà l’esito delle elezioni del prossimo 25 settembre, il programma di governo è già pronto ed è scritto nero su bianco nel PNRR, messo a punto dall’esecutivo Draghi e vincolante per chiunque uscirà vittorioso dalle urne per tutta la durata della legislatura, pena l’esplosione dell’instabilità finanziaria sotto la spinta della BCE."
La divinità chiamata Welfare
Oggi vi parlo di welfare, cioè quell’ideologia malsana che da più di 200 anni ormai ci perseguita.
Encyclopaedia Britannica descrive lo stato di welfare come “un concetto di governo in cui lo Stato gioca un ruolo centrale nella protezione e promozione del benessere economico e sociale dei suoi cittadini. Lo stato di welfare di solito include anche servizi come la scuola pubblica, la sanità pubblica e case popolari.”
Penso che la diffusione dell’ideologia del welfare sia stata l’inizio del tracollo della civiltà umana, e credo che oggi rappresenti il pericolo più grande per la nostra libertà, privacy e autodeterminazione. Prima di spiegarvi il perché vorrei però ripercorrere la nascita dello stato di welfare negli Stati Uniti, attraverso l’incredibile lavoro di Murray Rothbard, che ne scrisse sapientemente nel suo libro “The Progressive Era”.
Ideologia e potere economico
Il seme del welfare venne piantato in America all’inizio del 19° secolo. Secondo Rothbard il welfare fu il prodotto dell’unione d’intenti di una particolare ideologia e del potere economico di alcune grandi corporazioni.
L’ideologia di cui parla Rothbard è quella protestante del “Postmillennial Pietism”, che durante i primi anni dell’800 si diffuse, soprattutto in nord America a macchia d’olio. Come vedremo, questa dottrina religiosa fu il carburante ideologico per la nascita e proliferazione del movimento Progressista, che attraverso un’azione statale sempre più paternalistica arrivò a creare nelle prime decadi del 1900 ciò che oggi conosciamo come stato di welfare.
Da una parte avevamo quindi una legione di intellettuali protestanti alla ricerca di potere e prestigio, dall’altra grandi corporazioni che cercavano di ottenere il monopolio di mercato attraverso l’intervento di Stato. Queste due forze, insieme, avevano tutto ciò che serviva per sfruttare il potere statale a proprio piacere.
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Il PD non è alternativo alla destra - Contropiano
«Su ogni tema di fondo del governo da trent’anni il PD fa scelte di destra liberista, tali che a volte permettono persino alla destra ufficiale di scavalcarlo “a sinistra”.
[...]
Da trent’anni i dirigenti del partito democratico fanno capire che in fondo votare non conti nulla. Perché le scelte di politica internazionale, economica, sociale sarebbero tutte sostanzialmente obbligate. Lo vuole l’Europa, lo vuole la NATO, lo vogliono i mercati, lo vuole la fedeltà euroatlantica.
[...]
Il Partito Democratico è uno dei primi responsabili dello smottamento a destra della politica italiana e non ha alcuna vera credibilità nell’essere un ostacolo ad essa. A parte la propaganda che gli forniscono i mass media confindustriali.
Il PD non è alternativo alla destra perché è anch’esso un partito di destra, che da trent’anni occupa il campo della sinistra.
La vera crisi democratica del paese è l’assenza di una vera alternativa alla destra. Quella che bisogna provare a costruire, alle elezioni e dopo di esse.»
🟣 Dopo quattro anni di lotte per il diritto alla privacy, @noyb.eu ha fatto un salto di qualità e presentato una quantità record di denunce.
Leggi tutto nel loro Rapporto Annuale 2021:
noyb.eu/en/annual-report-2021-…
Annual Report 2021 out now!
2021 marks noyb’s fourth year of fighting for the right to privacy. We have taken things up a notch by filing a record-breaking amount of complaints:noyb.eu
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Gente marcia su Roma: è Facta?
Il Governo Facta II è stato in carica dal 1º agosto[1] al 31 ottobre 1922[2] per un totale di 91 giorni, ovvero 2 mesi e 30 giorni. Si dimise il 28 ottobre, in seguito al rifiuto del re Vittorio Emanuele III di firmare il decreto sullo stato d’assedio con cui si intendeva contrastare la Marcia su Roma dei gruppi fascisti. Fonte: it.wikipedia.org/wiki/Governo_… Le ciscostanze in cui...
Annual Report 2021 out now!
Relazione annuale 2021 in uscita! il 2021 segna il quarto anno di lotta di noyb per il diritto alla privacy. Abbiamo aumentato il numero di denunce, raggiungendo un livello record
Che cos'è Bookwyrm e come importare dati da altri servizi
Un grazie a @FediTips da cui riprendo questo post
BookWyrm è una piattaforma di social reading aperta e federata ed è l'alternativa del Fediverso a GoodReads di Amazon.
Maggiori informazioni su BookWyrm sono disponibili all'indirizzo joinbookwyrm.com/it e un elenco di server a cui è possibile collegarsi all'indirizzo joinbookwyrm.com/instances.
È possibile seguire l'account del progetto all'indirizzo @BookWyrm, e gli account di BookWyrm possono essere seguiti da Mastodon ecc.
È possibile importare i dati dei libri in BookWyrm da GoodReads, LibraryThing, StoryGraph, OpenLibrary e Calibre.
Per importare i dati, prima esportateli dall'altro servizio come file CSV, poi accedete al vostro account BookWyrm, andate su Impostazioni > Importa, selezionate il tipo di dati e poi cercate il file CSV che avete esportato dall'altro servizio. Selezionate l'impostazione corretta della privacy, quindi fate clic su "Importa".
#BookWyrm #SocialReading #FediTips #Fediverse #Fediverso #GoodReads #LibraryThing #StoryGraph #OpenLibrary #Alternatives #Calibre #Books #Book #Library #libri #Letture
@informapirata :privacypride: @Alessandro @Poliverso
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Sei un ricercatore o una ricercatrice?
Ciao!
Cerchiamo un ricercatore o una ricercatrice nel periodo tra settembre e dicembre 2022, per un progetto di analisi e approfondimento sul tema della tutela dei diritti digitali in Italia.
La figura scelta affiancherà la lead researcher svolgendo un lavoro di raccolta e analisi di dati e informazioni, contatto con alcune realtà associative e creazione di contenuti su due tematiche in particolare: la censura di comunità marginalizzate online (lgbtq+, migranti, realtà politiche dal basso) e l’assegnazione di benefit sociali ai migranti.
Requisiti fondamentali richiesti sono:
- Interesse per i temi della privacy, dell’anonimato, della sicurezza informatica e dell’ingiustizia sociale;
- Visione politica della tecnologia e del dominio digitale nel quale viviamo;
- Background di ricerca sul tema dell’immigrazione e della discriminazione di comunità vulnerabili;
- Conoscenza delle realtà associative italiane nel settore dell’immigrazione;
- Laurea triennale e/o magistrale in Sociologia e ricerca sociale o affini;
- Capacità di scrittura e di analisi.
E’ preferibile avere avuto almeno una recente esperienza di lavoro in team di ricerca sociale in Italia o all’estero.
Oltre a ciò è richiesta una buona conoscenza della lingua inglese, dell’ambiente macOs o Windows, del funzionamento delle Pubbliche amministrazioni italiane e della gestione migratoria nel nostro paese.
La collaborazione è autonoma e si svolgerà indicativamente a partire dalla prima settimana di settembre. Il compenso è di 3.200 euro lordi, comprensivi di eventuale ritenuta d’acconto o IVA, a fronte di un impegno richiesto di 2 giorni a settimana.
La collaborazione si svolgerà da remoto, anche se ogni due settimane è previsto un incontro di coordinamento a Milano.
Le candidature sono aperte fino al 25 agosto 2022.
Se siete interessati inviateci il vostro curriculum vitae allegando anche una lettera di motivazione a:
vi contatteremo appena possibile!
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...qualcuno ha notizie di che fine abbia fatto l'istanza rizomatica.org? ...non è più raggiungibile...
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Come la nostra impronta digitale sociale ci frega
Questa storia, più pratica che mai, è secondo me incredibile.
Non solo dimostra a cosa possano arrivare le loli con troppo tempo libero, tipo me; mostra come chiunque tra noi abbia una specie di "impronta digitale personale" che, se non adeguatamente mascherata, ci può far identificare.
Note importanti
Prima di iniziare, peró, devo precisare qualche cosina.
Visto che l'unica cosa che io voglio è condividere una storia che ritengo essere interessante ed avere qualche spunto di riflessione - ed il mio hobby non è rovinare la vita alle persone - alcuni dettagli sono omessi dal racconto, mentre altri invisibilmente alterati, al fine di rispettare la privacy del soggetto della storia. I suoi nomi vecchi e nuovi saranno letteralmente sostituiti, rispettivamente, da "Deadname" e "Censurato".
Il tutto, comunque, diventerà chiaro leggendo.
Un ricordo speciale
Allora, questa storia a dire il vero inizia almeno 8 o 9 anni fa.
Non ricordo con esatta precisione quando, ma diciamo che in quel periodo scoprii Deadname. Creava contenuti sul Web e, oltre al fatto che mi piacevano molto, non c'è granché da dire in più.
Un po' di tempo dopo, con mio gran dispiacere, annunciò che avrebbe smesso di creare nuova roba. Da un giorno all'altro disse tipo che gli spazi social che al tempo erano i suoi correnti non rappresentavano più la sua persona, o una roba simile.
Poco più tardi, inoltre, ha anche fatto sparire i suoi vecchi contenuti dalla rete.
Ai tempi non avevo la minima idea di cosa potesse intendere con un discorso simile ma, riguardando indietro con la mia attuale conoscenza, sia riguardo la mia persona che ciò che ho scoperto essere la sua, ho capito perfettamente cosa significa quella frase.
Intanto, nonostante Deadname fosse diventato solo un ricordo passato, gli anni continuano a scorrere e la Terra continua a girare.
In alcune occasioni, il suo personaggio ritorna alla mente, non soltanto a me da sola, ma anche ad altre persone che si ricordano di cosa era.
Per dire, a volte io ed una mia amica, parlando in privato, essendo noi in primis in tale situazione personale, abbiamo scherzato dicendo cose del tipo "Deadname ha cancellato tutto perché doveva transare".
E così, ogni volta, si rideva. Se una cosa del genere, pensata e detta a caso basandoci sul niente, si fosse mai rivelata come vera, allora saremmo ufficialmente diventate Distributrici Universali Ufficiali Basate di redpills.
Una (apparentemente) nuova personalità
Ad ogni modo, torniamo ai giorni nostri; a poche settimane fa, precisamente.
Come praticamente sempre, ero al PC, a fare cose e vederne sul Web. Ad un certo punto, non ricordo nemmeno esattamente come, mi imbatto in un profilo di Censurato, che trovo avere delle cosine interessanti.
Decido di vedere un suo video e, immediatamente, appena lo apro, c'è qualche dettaglio che mi coglie di sorpresa. La voce, in particolare, mi sa di modulata in modo inaccurato. È un concetto che non saprei esattamente spiegare. Insomma, parliamo di quel genere di modulazione che in molte persone non suscita dubbi a parte un "mi sembra strana questa voce", ma che a me, avendo io un'esperienza personale simile (ma direi più fallimentare), fa pensare "ma questa persona è transgender?"
Evidentemente però, in quel momento avevo tra le mani questioni più importanti, perché, tra tutti i suoi profili pubblici, decisi di guardare soltanto al volo le biografie, qualche post testuale originale, alcuni ricondivisi, delle foto tra cui alcuni selfie, e appena qualche secondo di altri video.
Non ho trovato alcun'indicazione, nemmeno velata, al fatto che potesse essere transgender. Mi scoccio subito, chiudo tutto, e torno al mio.
Giusto qualche giorno dopo, mi imbatto nuovamente sul profilo di Censurato. Un diverso video attira la mia attenzione, quindi inizio a guardarlo.
Più ascolto la voce, però, e più il tutto ha un certo che di familiare. In appena un minutino capisco che, la voce stessa, il modo di intonarla, e anche un po' come era realizzato il video.. tutto, tutto aveva un retrogusto di Deadname, nonostante i due personaggi fossero di genere praticamente opposto.
Le indagini cominciano
Decido di far sapere immediatamente questa cosa all'amica di prima che, curiosamente, dice di aver pensato la stessa cosa.
La posta in gioco stavolta è davvero troppo grossa per far finta di nulla, quindi iniziamo via chat a raccogliere elementi, di qualunque tipo, che possano coincidere tra Censurato e Deadname, incrociando tutto quello che possiamo ottenere dell'una persona, e quel poco che ci rimane dell'altra.
Si inizia dagli interessi, che paiono combaciare tutti, anche i più strani. Persino il gusto nei meme di nicchia sembra lo stesso.
Anche alcuni dettagli personali e sociali - come sulla sua famiglia, il suo stato culturale, o la zona in cui vive - sono coerenti con il passato di Deadname (anche se questi dettagli li ricordava solo la mia compagna di indagini, io no).
Qualche contenuto ancora disponibile online, perchè creato in collaborazione con altri creatori, è stato utile a rinfrescare la memoria riguardo ulteriori piccoli dettagli, sulla sua infanzia ad esempio.
Colpo grosso!
Tutte queste scoperte però, per quanto curiose, potrebbero essere state benissimo una serie di coincidenze.
Il colpo davvero grosso, che ha levato ogni dubbio, lo abbiamo però fatto perché:
- Alcuni segni fisici particolari, comparati tra foto di Censurato e alcuni pochi video cancellati (ma che noi conserviamo da anni!) di Deadname, combaciano perfettamente;
- Uno dei servizi online usati da Deadname ai tempi conserva una cronologia, pubblicamente accessibile, di tutti i cambi di username effettuati; l'account che fu creato con il nome di Deadname ha cambiato nel tempo nome, proprio in Censurato.
Caso risolto
Ed è esattamente così, con dettagli sia piccoli che grandi che combaciano perfettamente tra di loro, che il puzzle è ufficialmente completo: i due personaggi investigati sono lo stesso individuo.
La redpill detta senza sapere, quindi, si è rivelata tale.
Io, comunque, non ho idea del perché Censurato abbia dovuto necessariamente imbarcarsi in questa impresa per far perdere le proprie vecchie tracce. Capisco, adesso, perché abbia voluto cancellare i suoi vecchi contenuti: perché il personaggio che in essi figurava non corrisponde più a ciò che è la sua persona odierna a livello di genere - ma non capisco perché far finta che il passato non ci sia mai stato.
Direi che sono abbastanza felice di aver ritrovato dopo tanti anni, anche se come un personaggio un po' diverso, la stessa persona che riusciva ad intrattenermi in passato, e sono felice che ancora abbia la passione di fare ciò che di bello faceva.
L'impronta digitale sociale
Questa storia - che direi a lieto fine, perchè ho svelato un mistero per me importante - ha in sé un lato oscuro ben in vista: si può dire che provi l'esistenza di un'impronta digitale sociale, così mi piace chiamarla, che ogni persona ha.
Con questo termine intendo un vero e proprio identificativo univoco, che permette un po' a chi vuole, se le condizioni base sono soddisfatte, di inquadrare una specifica persona sempre e comunque, nonostante eventuali suoi cambi parziali d'identità.
Quest'impronta la vedo come composta da tutto ciò che è oggettivamente vero su un dato individuo: le cose che gli piacciono, quelle che hanno formato la sua personalità, le sue connessioni sociali, le sue caratteristiche corporee, e le cose che fa o ha mai fatto, oltre a chissà quali altri elementi che ora dimentico.
Non parliamo nemmeno di qualcosa di strettamente legato al mondo online, chiaramente, anche se in alcuni casi, come abbiamo visto ora, alcune cose di noi che toccano Internet vanno a formare elementi forti dell'impronta.
Come proteggersi
Finchè non lo si sta facendo per sfuggire, per dire, alle conseguenze di un'immoralità compiuta, voler resettare la propria impronta sociale, per vivere nel mondo come una persona totalmente nuova, è legittimo; per questo ho protetto l'identità della persona nella storia.
Ma quindi, come si fa?
Proteggersi dal tracciamento è possibile, ma non è affatto semplice. Esattamente come per proteggere i propri computer dal tracciamento Web bisogna usare browser come Tor Browser che - quando comunicano con altri computer - omettono alcuni dati e ne mascherano altri, per proteggere la nostra identità personale dal tracciamento sociale bisogna evitare di condividere troppo di sé con il mondo, arrivando persino a mentire se necessario.
Indubbiamente è impossibile nascondere quali sono alcune delle cose che ci appassionano, se abbiamo il desiderio di condividere le stesse con il mondo, e magari scoprire persone a noi affini.
Altre cose, però - ad esempio, che parenti hai, il nome del tuo primo animale domestico, che posti frequenti, o come è iniziata la tua passione per qualcosa - se stai cercando di cancellare il tuo passato per porti come una persona totalmente nuova, è meglio non dirle ai quattro venti.
Come la nostra impronta digitale sociale ci frega - blogoctt - sitoctt
Questa storia, più pratica che mai, è secondo me incredibile. Non solo dimostra a cosa possano arrivare le loli con troppo tempo libero, tipo me; most...sitoctt.octt.eu.org
Landini in ginocchio da Draghi: il triste declino del sindacato italiano | La Fionda
"Ci sarebbe da ridere, se non fossimo tanto delusi e depressi nel vedere quanto sta accadendo nel paese, quanto gli ultimi continuino a soffrire nella loro solitudine, quanto il sindacato si venda e si svenda tradendo la Costituzione. Il pesce puzza dalla testa, vero, ma adesso è il momento che la coda dica qualcosa e che qualcuno (politicamente) voli fuori dalla finestra."
today.it/politica/draghi-dimis…
Draghi annuncia le sue dimissioni
Lo ha annunciato durante il Consiglio dei ministri, iniziato dopo il colloquio fra il premier e il Capo dello Stato MattarellaRedazione (Today)
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Sono svegli, alla microsoft…
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Ha-ha-ha.wav by Nizerg
Microphone: AKG C414 Preamplifer: Dbx 286a Audio-Interface: Makie Onyx 1220i (Mixier)Freesound
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giuglionasi
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