Senza carri, per Kiev la strada è il dominio aereo. L’opinione del gen. Tricarico
Tra le tante anomalie dottrinarie che il conflitto russo ucraino sta elargendo a piene mani, una in particolare sta mettendo radici diffuse che rischiano di divenire profonde, irreversibilmente: quello dei carri armati ad alta efficacia come unica soluzione per liberare i territori invasi dagli omologhi carri russi. Una valutazione questa quantomeno parziale se non proprio errata.
Ormai la peculiare situazione di scenario dovrebbe far comprendere che il bandolo della matassa sta nell’acquisizione della superiorità aerea. E che come al solito una confrontazione militare non può iniziare senza acquisire il controllo dei cieli; nel caso ucraino non pare un risultato complicato, stante l’improbabilità che i russi possano contare sul governo indisturbato degli spazi aerei annessi, come avvenuto per i territori sottostanti.
Se quindi, come è ragionevole pensare, Zelensky è ancora padrone dei propri spazi aerei o ne può acquisire il controllo con contenuto impegno, i mezzi migliori per liberarsi dai carri armati, i più efficaci e soprattutto più sicuri sono quelli aerei, come elicotteri da combattimento, droni e, qualora se ne potesse creare la disponibilità, le cannoniere volanti, vere e proprie armi micidiali in quei contesti contro bersagli mobili, i cosiddetti target di opportunità.
Con rispetto alle dovute differenze – ma solo dimensionali, non certo qualitative – nel conflitto dei Balcani del 1999, i carri serbi furono neutralizzati uno ad uno degli A10, dagli F16 e dai droni ancora agli albori dell’uso militare, che venivano appunto utilizzati per la ricerca e per “l’illuminazione laser” dei bersagli contro cui avrebbe fatto fuoco un velivolo in abbinamento cooperativo al drone. E nei Balcani i primi giorni (due o tre non di più, se non ricordo male) furono dedicati all’acquisizione della superiorità aerea, che fu poi agevole mantenere per tutta la durata del conflitto.
In altre parole, l’esercito ucraino dovrebbe neutralizzare, ammesso che ve ne siano, i sistemi di difesa aerea che i russi dovessero aver predisposto nell’area. Bonificata la quale, non comporterebbe rischi eccessivi il mettersi alla ricerca dei carri russi e di altri bersagli, facendo affidamento su una intelligence sul terreno che sicuramente non manca o su quella che i Paesi alleati stanno fornendo con continuità, puntualità e dovizia di dettagli.
Inoltre, da parte Ucraina, andrà fatta una scelta inevitabile a salvaguardia o meno degli equipaggi di volo: tener conto o trascurare la minaccia contraerea con i missili portatili all’infrarosso? Si tratta di sistemi di difficile individuazione e pertanto rischiosi per i piloti ucraini fino ad una quota di cinquemila metri circa. Si dovrà vietare ai piloti a volare sotto questa quota o si accetterà il rischio di scendere di quota di volta in volta e rischiare di incappare in un missile all’infrarosso?
Questa è la strada che mi sentirei di suggerire e di strutturare agli amici ucraini, con l’aiuto di tutti, magari a integrazione di un irrobustimento della componente terrestre e bypassando cosi il poco comprensibile e tanto meno condivisibile ostacolo tedesco.
Francia: le pensioni della discordia
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) Ad aprile scorso, presentando le presidenziali in Francia, discutevo dei diversi progetti politici tra i contendenti. Di destra, centro e […]
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Il mistero della neve di Encelado | Passione Astronomia
"Uno strato di neve insolitamente profondo ricopre Encelado, la luna di Saturno, e gli scienziati hanno alcune ipotesi su come potrebbe essersi formato"
Questa è la più dettagliata panoramica della Via Lattea mai realizzata | Passione Astronomia
"Ci sono voluti 2 anni di lavoro, 10 terabyte di dati e ben 21.400 esposizioni, ma il risultato finale è strabiliante. Mostra 3,32 miliardi di oggetti celesti ed è una delle foto più belle mai scattate alla nostra galassia."
Francesco Rocca e il “fascismo sostanziale” di certa sinistra che nega la funzione rieducativa della pena
Non conosco Francesco Rocca e non ho rapporti col centrodestra da quando, lo scorso 20 luglio, votai la fiducia a Mario Draghi in Senato. Epperò, c’è qualcosa che non torna.
Non torna, ad esempio, il fatto che più d’un giornale di sinistra accusi il candidato del centrodestra alla Regione Lazio di essere più o meno fascista e al tempo stesso di essersi macchiato di un reato in gioventù. Il reato fu in effetti orribile: spaccio di eroina. Francesco Rocca aveva 19 anni. Fu arrestato, nel 1987 fu condannato, collaborò con la giustizia, scontò una condanna a tre anni e due mesi di reclusione.
Ora, secondo la Costituzione italiana e secondo i principi universali dello Stato di diritto su cui si fonda il nostro ordinamento giudiziario, la funzione della pena non è afflittiva, ma rieducativa. Vige, cioè, il presupposto che la persona possa redimersi. Presupposto negato, spesso, da una certa destra, che la sinistra qualifica “fascista”, la quale ha fatto del “buttare la chiave” la propria retorica.
Ebbene, il giovane Francesco Rocca ha sbagliato e per il suo errore ha pagato. Poi si è rifatto una vita. Si è laureato in Giurisprudenza, ha lavorato come avvocato per la Caritas, è infine diventato presidente della Croce Rossa italiana. Eppure, Repubblica non è il solo giornale a iniziare le proprie cronache con una inesorabile “spacciava eroina” (articolo di Francesco Merlo del 16 gennaio). Si comincia così, per poi dargli di fascista a causa della propria militanza politica nelle organizzazioni giovanili del Movimento sociale italiano. Titolo emblematico: “Commissario Rocca, il nero di Ostia dalla galera al palazzo”. Viene, allora, da domandarsi quale sia, nella becera semplificazione dei giorni nostri, la differenza tra fascismo formale e fascismo sostanziale. Viene da chiedersi se davvero il bel mondo progressista sia così lontano da quel determinismo fascista il cui teorico incombere tanto li allarma.
Francesco Rocca si è difeso dicendo grossomodo così: “Ero giovane, ho sbagliato, ma del resto anche Eugenio Scalfari sbagliò nel celebrare il fascismo in gioventù”. Non l’avesse mai fatto. Michele Serra, sempre su Repubblica, lo ha subito canzonato e in un certo senso bastonato. “Scalfari ha fatto e scritto in favore della democrazia italiana, e dunque dell’antifascismo, più di quanto Rocca potrebbe fare per il post fascismo…”, ha scritto. Come se l’essere stati antifascisti a fascismo sconfitto fosse la stessa cosa dell’essere stati antifascisti a fascismo imperante.
Poi è venuta fuori l’inchiesta giudiziaria ai danni del patron di Unicusano Stefano Bandecchi. Si è allora saputo che Bandecchi, accusato di evasione fiscale, ha dato ben 10mila euro di contributo elettorale a Francesco Rocca (che poi li ha restituiti) e giù titoli e articoli per mettere in evidenza l’insano rapporto tra il candidato del centrodestra e l’evasore fiscale. Il quale, sia detto per inciso, aveva finanziato anche il Pd, il candidato del Terzo Polo D’Amato, il Movimento 5 Stelle…
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Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Annamaria Anselmo sul tema “1984 di Orwell”
Nono appuntamento della XII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratta principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articola in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.
La nona lezione si svolgerà lunedì 23 gennaio, dalle ore 17 alle ore 18.30, sulla piattaforma Zoom, e sarà tenuta dalla prof.ssa Annamaria Anselmo (Ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “1984” di George Orwell, celeberrimo romanzo di fantascienza distopica (scritto nel 1948) che racconta le vicende ambientate in un ipotetico mondo futuro dominato da un governo di stampo totalitario, capeggiato dal “Grande Fratello”: un misterioso personaggio che nessuno ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita dei cittadini, mediante l’uso di speciali teleschermi.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università di Messina.
Pippo Rao Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
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Quinquennio
Ogni tanto lo ripetono, come fosse un’improvvisa scoperta o una sicurezza incerta, sicché meglio rammentarla a sé stessi: dureremo cinque anni. Tutto sta a capire cosa significhi, quell’auspicato lustro. Che una legislatura duri cinque anni è scritto nella Costituzione, entrata in vigore il primo gennaio del 1948. Non una novità. Lo stesso testo prevede che il Presidente della Repubblica possa sciogliere prima, ma perché ciò avvenga non basta un capriccio, occorre che in Parlamento non ci sia più una maggioranza funzionante. Il che porta al governo: durante tutto il corso della legislatura i parlamentari sono sempre gli stessi, salvo luttuosi trapassi, quindi il primo governo che riceve la fiducia può avere durata quinquennale, pari alla legislatura, se i fiduciosi votanti non cambiano idea. A far cadere un governo non è chi non lo ha mai voluto, ma chi lo volle e ci ha ripensato. Che dureranno cinque anni, quindi, lo dicano a sé stessi. Sperando di convincersi.
Veniamo subito alle questioni di contenuto, le sole che contano, le sole su cui si dura utilmente o inutilmente o non si dura proprio. Prima un’osservazione che spero induca prudenza: la maggioranza parlamentare (non il governo, qui la confusione diventerebbe velenosa) propone riforme costituzionali, convinta – come tanti – che la stabilità, la durata quinquennale, sia faccenda costituzionale. Non è mai vero, in nessun sistema. Si vince prendendo più voti e si governa mantenendo il consenso. In democrazia governare non è sinonimo di comandare. Si è ripetuto alla noia che l’Italia ha sempre avuto governi di breve durata, ma dal 1948 al 1992 ne conto quattro: centrismo, centrosinistra, parentesi solidarietà nazionale e pentapartito. Con frequenti ribilanciamenti e incarnazioni, è vero, ma se guardate alle altre democrazie europee troverete le stesse varianti, semmai i nostri governanti (Andreotti su tutti) assai più stabili – direi intramontabili – che altrove. Dunque intendono durare cinque anni, in questo quadro costituzionale. A quel che si vede ora, non saranno certo le opposizioni a rendere più difficile il traguardo. I demolitori, semmai, li hanno dentro.
A mettere in difficoltà il ministro Nordio, a far tremare le giuste, ragionevoli e fin ovvie cose che sostiene non è l’opposizione politica in Parlamento (posto che una parte di quella, Azione, lo sostiene), ma l’urto corporativo delle Procure. Tanto che è toccato a un ex pm avvertire il pericolo che la politica si lasci intimidire dai pm. Allora: la maggioranza e il governo reggono alla grande l’opposizione parlamentare, ma reggono quella delle Procure? Non si divideranno, sotto quella pressione, e Nordio si dimetterà? Serve a nulla appellarsi al quinquennio, piuttosto dovrebbero passare ai fatti: a parte i decreti buco e pezza, da che parte comincia e in che tempi la riforma della giustizia? Gli aspetti costituzionali vanno nella pentola delle altre riforme o vengono cucinati a parte? Le risposte servono ora, non nell’arco dei quinquennio.
Che il governo cambi dei funzionari, anche alti, ci sta. Ma non è bello sorridere all’idea che il ragioniere generale paghi i 44 rilievi alla legge di bilancio. Pensare che debba plaudire è come volere un sistema d’allarme antincendio che non diffonda allarme e non irrori i presenti.
Si cambi pure il direttore generale all’Economia, ma quale indirizzo si fornisce al nuovo? Servono indicazioni sul negoziato del patto di stabilità, sulla vendita di titoli del debito, sulla gestione dei pacchetti azionari di società quotate in Borsa. A noi importa poco che sia Tizio o Caio, ma se prendo Tizio perché più competente e coerente con l’indirizzo del governo è buona cosa; se prendo l’amico perché tanto fanno la stessa cosa è faccenda mediocre; se la preferenza va a chi farà quel che dico, senza farmene discutere in Parlamento, è pessima faccenda.
Le risposte non possono attendere cinque anni, perché senza quelle sarebbe un pentaspreco a marinare nel nulla. Ammesso che, in quel modo, il quinquennio non si riduca a un quinto.
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Scatenare
Non sta scritto da nessuna parte che il 2023 debba essere un anno di sconfitte e recessione. Tutto sta a non innamorarsi delle sconfitte e della recessione, quali ottime giustificazioni delle mancate realizzazioni. All’alba del 2021 l’Italia era in condizioni miserevoli, sotto il peso di una recessione brutale e con un mondo politico sfasciato. In quelle condizioni abbiamo inanellato un biennio di crescita senza pari nel recente (e anche meno recente) passato. Nessun miracolo, ma fiducia trasmessa a imprese e lavoratori. Troppo facile prevedere malanni in un anno che sarà di rallentamento economico globale, ma meglio prenderla con il piglio di Mario Moretti Polegato (Geox): possiamo crescere, l’Unione europea ha un ruolo crescente, continueremo a vivere in un mondo di scambi globali.
Ricordiamoci che noi cittadini Ue siamo meno del 7% della popolazione globale, generiamo il 25% della ricchezza globale prodotta ogni anno e consumiamo il 50% della spesa sociale mondiale. Siamo una ricca potenza, spesso all’insaputa di tanti polemisti europei ma antieuropei. Che la presidente della Commissione europea parli di un fondo comune per lo sviluppo industriale, finanziato con emissioni di titoli europei, è un punto rilevante. Ha ragione il governo tedesco a osservare che molti fondi europei sono ancora non spesi, ma – anziché trarne motivo per battibecchi improduttivi – se ne colga il contenuto rilevante: abbiamo molta energia ancora da mettere a frutto. Che la presidente della Banca centrale europea ribadisca l’opportunità delle scelte anti inflattive, come farà anche oggi (sperando abbia un testo scritto da leggere), è cosa ovvia e rientra nella missione istituzionale, ma anziché avviare geremiadi sarebbe bene osservare che i tassi sono cresciuti (assai meno che negli Usa), che sappiamo tutti che cresceranno di qualche cosa ancora ma che lo spread scende e si tiene basso. Vuol dire che, in assenza di mattane, gli investitori non vedono un rischio maggiore. Il che rende irragionevole che vogliano suggerirlo loro taluni ministri italiani.
Oltre tutto, se si ratificasse di gran carriera il Mes, si darebbe maggiore forza al disegno che fu di Draghi e Macron di farne una agenzia capace di assorbire i titoli dei debiti pubblici che la Bce – lentamente e gradualmente – venderà. Con il che il nostro debito pubblico rimarrebbe un macigno, ma poggiato su affidabili colonne. Se il motore produttivo globale rallenterà, nel 2023 avremo una spinta minore dalle esportazioni ma avremo una spinta maggiore dagli investimenti, grazie ai fondi Ngeu. Cerchiamo di fare in modo di non mettere anche quelli nella triste lista del non speso. E avranno un effetto propulsivo fantastico se messi in sinergia con riforme e investimenti privati.
Non è una confortante premessa che si discuta di intercettazioni come se fossero la giustizia italiana, per giunta facendo finta di non sapere che si chiamano con lo stesso nome cose assai diverse. Il risultato non sarà sapere chi è più per la giustizia, ma accertare che piacciono le discussioni più inutili. Non è confortante neanche sapere che, come hanno ripetutamente chiarito i conti di “Itinerari previdenziali”, mentre ai pensionati che hanno pagato i contributi si taglia l’adeguamento della pensione a quelli che non lo fecero e hanno le minime si fanno
ulteriori regali. Non è rassicurante sapere che la spesa per l’assistenza è cresciuta fra il 2008 e il 2021 del 97,7%, ovvero il triplo della spesa pensionistica, passando da 73 a 144,2 miliardi. Tanto più che i poveri crescono assieme alla spesa per la povertà e si ha la cattiva impressione che non siano i poveri in aumento a generare la spesa, ma la spesa in aumento a generare i poveri, ovvero quanti si mettono nella condizione di potere prendere quei soldi.
Recessivo è tenersi strette le idee che generano assistenzialismo, il pietismo senza pietà. Aiutare i poveri non è spendere perché restino tali ma investire, riformare, cambiare, formare e scatenare. Le condizioni ci sono.
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Guerra in Ucraina: la Comunità caraibica cambia idea
Subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, il blocco della Comunità dei Caraibi (CARICOM) ha condannato inequivocabilmente l’atto, sottolineando : “I principi di rispetto della sovranità, integrità territoriale, non ingerenza negli affari interni di un altro stato sovrano, il divieto della minaccia o dell’uso della forza e la risoluzione pacifica di tutte le […]
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Gli Stati Uniti devono contenere la Cina in Africa?
Il vertice dei leader USA-Africa del mese scorso mirava a competere con Cina, Russia, Turchia, Emirati Arabi Uniti (UAE) e altre nazioni per “l’influenza” in Africa, un continente che sta crescendo in importanza. Secondo il New York Times , la Cina, che di recente ha donato ben 60 miliardi di dollari in aiuti e prestiti alle […]
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From Lecco – Italy – to Ethiopia, machinery to produce shells seized
Equipment for manufacturing armaments blocked at customs in Genoa. Destination (prohibited) Ethiopia. The exporter is a company from Lecco, three suspects
GENOA / LECCO – According to what was revealed by the Fiamme Gialle and by officials of the Customs Office of Genoa, they traveled with documents generically certifying the presence of a “parallel lathe” and “hot forming machines”, in reality with that instrumentation built by a company from Lecco, it would have been possible to produce armaments, specifically cartridge cases.
Nothing illegal if the destination of those machines hadn’t been Ethiopia, an African country affected by a serious humanitarian crisis in the Tigray region and where wars are underway with huge losses of civilians and violations of human rights.
Precisely because of the conflict, already in October 2021, the European Parliament adopted a resolution calling on EU states to block the export of arms to Ethiopia.
youtube.com/embed/2HK5iVajElk?…
The soldiers of the Provincial Command of the Guardia di Finanza of Genoa and the customs officials therefore seized the machinery in question , in the absence of the necessary authorisations.
The service activity, the financiers explain, originated from a customs inspection carried out in October which “made it possible to ascertain, inside two containers that arrived in the customs areas of the port of Genoa for subsequent export to the Ethiopia – reads the note from the Gdf – the presence of a ‘grooving’ and a ‘trimming’ machine accompanied by user manuals and instructions for the production of shell cases , although the exporter, a company based in Lecco, had presented documents generically certifying the presence of a ‘parallel lathe’ and ‘hot forming machines’, without any reference to the manufacture of military materials”.
It is an instrumentation worth over 3 million euros , now subject to seizure, at the disposal of the Public Prosecutor of Genoa. Three people are under investigation on charges of “export of military materials without the required authorization” and “ideological falsehood committed by private individuals in a public deed”.
The financiers searched the various offices of the Lecco company.
FONTE: lecconotizie.com/cronaca/lecco…
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
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Le opere di Gramsci su LiberLiber
Liber Liber è una biblioteca digitale accessibile gratuitamente, creata da una organizzazione di volontariato che ha come obiettivo la promozione di ogni espressione artistica e intellettuale.
Nella biblioteca si possono trovare alcune opere di Antonio Gramsci.
liberliber.it/online/autori/au…
Antonio Gramsci
Antonio Francesco Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937) è stato un politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano.Liber Liber
Che tempo che fa
Scoperti due buchi neri supermassicci in collisione | Passione Astronomia
"In mezzo a una collisione galattica, ci sono i due buchi neri supermassicci in rotta di collisione tra i più vicini mai osservati.
[...]
Una tale fusione può apportare sufficiente materiale nei buchi neri da innescare violente esplosioni che modellano la formazione stellare e altri processi astrofisici che hanno luogo nelle galassie che ospitano i buchi neri stessi."
Antonino Campaniolo 👣 likes this.
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Vuoi vedere le tendenze in tutto il Fediverso?
Dai un'occhiata: freebird.network/
Ti mostrerà gli hashtag di tendenza entro intervalli di 1 ora, 12 ore e 24 ore.
Come possiamo sostenere la privacy dei dati e la libertà personale mentre facciamo passi da gigante verso un mondo di trasparenza del cervello? L'intervento di @nxthompson e @NitaFarahany
COME POSSIAMO SOSTENERE LA PRIVACY DEI DATI E LA LIBERTÀ PERSONALE MENTRE FACCIAMO PASSI DA GIGANTE VERSO UN MONDO DI TRASPARENZA DEL CERVELLO? LA CONFERENZA DI NICHOLAS THOMPSON E NITA A. FARAHANY
Siamo pronti alla trasparenza del cervello?
Segnaliamo a tutta la comunità @Etica Digitale una discussione con Nicholas Thompson e Nita A. Farahany che si è tenuta giovedì a Davos durante il World Economic Forum (WEF) che immaginiamo possa interessare gli account di coloro che si interessano di tecnologia, lavoro e risvolti etici (per esempio i follower di @informapirata :privacypride: @Etica Digitale @Tech Workers Coalition Italia ).
In particolare, Nita Farahany, avvocato interessato ai temi etici del Transumanesimo e autrice di "The Battle for Your Brain", durante il suo intervento "Ready for Brain Transparency?" ha affrontato diverse questioni nodali e ha previsto che nel "futuro a breve termine" i dispositivi di interfaccia mentale diventeranno "il modo principale con cui interagiamo con tutto il resto della nostra tecnologia"; ha anche sottolineato che le principali aziende tecnologiche come Meta stanno "studiando modi per rendere questi dispositivi universalmente applicabili" al resto della nostra tecnologia.
La promessa della neurotecnologia di migliorare la vita e di ottenere informazioni sul cervello umano sta crescendo: quella sulla trasparenza del cervello sarà quindi una battaglia fondamentale per evitare che un sogno transumanista divenga un incubo del controllo
Il video dell'intervento è disponibile a questo link
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Ma chi costruirebbe le strade?
Ieri ho avuto il piacere di parlare di anarco-capitalismo, scuola austriaca e molto altro insieme a TheOrangeWay (@Nespa_Bis) in un’intervista del suo Arancione Podcast. Durante l’intervista abbiamo ripercorso e discusso insieme di un interessante episodio del podcast di Saifedean “Who will build the roads w/ Walter Block”, in cui ha intervistato Walter Block.
Walter Block è un economista austriaco e anarco-capitalista che insegna alla School Business di New Orleans. Come moltissime persone, anche lui da giovane era il tipico statalista “liberal” (cioè di sinistra). Fu lui stesso ad affermare: "In the fifties and sixties, I was just another commie living in Brooklyn”. Il suo percorso di redenzione iniziò però nel migliore dei modi, assistendo a una lezione di Ayn Rand. Fu sufficiente una chiacchierata con lei e la lettura di Atlas Shrugged per rinnegare le sue radici socialiste. Fu poi grazie a Rothbard che si convertì definitivamente all’anarco-capitalismo.
Block è famoso per aver scritto il libro Defending the Undefendable in cui affronta e demolisce diversi dogmi statalisti da un punto di vista libertario. La sua intervista offre molti spunti interessanti su cui discutere, che volevo riproporvi anche in forma scritta.
Non tratterò tutti i temi affrontati durante la puntata, quindi per chi volesse qui è disponibile il podcast in cui ne parlo con TheOrangeWay:
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La prassiologia e l’azione umana
Il primo argomento toccato da Saifedean e Block è quello della scuola austriaca e della praxeology. Per praxeology o prassiologia s’intende quella teoria della scuola austriaca che sostiene che:
- Esistono assiomi fondamentali (leggi economiche) che sono assolutamente veri
- I teoremi dedotti sulla base di questi assiomi sono quindi assolutamente veri
- Di conseguenza, non c’è alcun bisogno di testare né premesse né conclusioni
- In ogni caso, questi teoremi non sarebbero testabili
L’assioma fondamentale della prassiologia è l’esistenza dell’azione umana, di cui Mises scrisse sapientemente. Gli esseri umani esistono ed agiscono. Da questo assioma fondamentale e assolutamente vero nasce e si sviluppa poi tutta la teoria economica austriaca. Alcune delle implicazioni più dirette che arrivano da questo assioma fondamentale sono: la relazione tra scopo e mezzo, le preferenze temporali (alte o basse), la legge del beneficio marginale decrescente, e così via. È l’assioma dell’azione umana che distingue la teoria economica austriaca da tutte le altre.
Rothbard definisce questo assioma come una “legge della realtà”, derivante proprio dall’osservazione della realtà che ci circonda.
Attenzione però: né Mises né libertari o austriaci dicono nulla sulle ragioni dell’azione umana. Non c’è alcun assioma in merito alla razionalità o correttezza dell’azione umana. L’unico postulato è che gli esseri umani agiscono: hanno uno scopo e usano ogni mezzo possibile per raggiungerlo.
Secondo Ayn Rand sono i “valori” ciò che spingono l’uomo ad agire. I valori sono ciò che un individuo agisce per ottenere e perseguire così la sua felicità. Potrebbe essere denaro, ma anche un altro tipo di beneficio psicologico. Un esempio calzante arriva proprio dal protagonista di The Fountainhead, l’architettoHoward Roark. In un passaggio del libro decide di rifiutare un’importante commessa che gli avrebbe fatto guadagnare una piccola fortuna, perché il progetto non era ciò che lui avrebbe voluto fare. Ad Howard Roark piacciono i soldi e gli sono utili, ma non è il denaro il “valore” che lo spinge ad agire. Bensì, la voglia di creare qualcosa di suo, senza ingerenze.
È anche per questo motivo che Rothbard disse che nella “scienza dell’azione umana” è impossibile testare le conclusioni che arrivano dalle leggi economiche fondamentali: i fatti che riguardano la vita e la storia umana sono talmente complessi e con cause diverse tra loro che è impossibile isolarli e testarli in laboratorio.
Il socialismo stradale
Block prosegue poi su quello che lui chiama socialismo stradale: il monopolio di Stato sulle strade. Lo fa partendo da una semplice osservazione: più di 35.000 persone muoiono ogni anno sulle strade in america.
Gli osservatori dicono che le cause sono molte e diverse: velocità elevata, errori del guidatore, guida in stato di ebrezza, eccetera. Nessuno osa però constatare una verità banale: quando un bene o servizio ha dei problemi, solitamente è colpa del management.
Facciamo l’esempio di un ristorante che fallisce. I motivi, superficialmente, possono essere molti: il cibo faceva schifo, il posto era sporco, la posizione non era ideale, e così via. Ma queste sono solo cause indirette. La causa primaria del fallimento è il proprietario, che non ha assunto uno chef migliore, non ha assicurato un’adeguata pulizia del locale, e non ha scelto con accortezza la posizione in cui aprire il ristorante. La causa ultima ricade sempre sul management.
Chi è il manager del servizio di mercato chiamato strada? Lo Stato. Ciò che è vero per il restante 99.9% dei beni e servizi di mercato deve necessariamente essere vero anche per le strade. Non è quindi assurdo dire che lo Stato è la principale causa delle morti sulle strade.
Il problema principale, derivante proprio dal monopolio assoluto dello stato, è che non possiamo sperimentare soluzioni diverse. Ad esempio, non possiamo differenziare le velocità in base al contesto specifico o sperimentare tipologie diverse di corsie. Non possiamo neanche sperimentare con diversi materiali e soluzioni di manutenzione.
Se ci fossero strade private con diversi proprietari potremmo verificare empiricamente le differenze sul numero di morti in base alle soluzioni proposte. Magari scopriremmo che la velocità non è sempre un fattore rilevante. O magari scopriremmo che in alcune strade, per il contesto specifico, è opportuno aumentare alcuni tipi di controlli o prevedere specifiche misure di sicurezza. Quello che invece abbiamo oggi è un monopolista che applica le stesse regole e le stesse tecnologie a condizioni estremamente diverse.
Lo abbiamo studiato tutti e non c’è nessuno che oserebbe negarlo: i monopoli sono sempre a danno dei clienti. La competizione libera crea sempre prodotti migliori proprio grazie alla trial & error e ai meccanismi premiali di mercato. Ciò che funziona viene usato e acquistato, ciò che non funziona muore. Lo vediamo con qualsiasi altra attività: servizi postali, sanità, scuola, sicurezza. In tutti questi casi la soluzione privata è più efficiente e meno costosa dell’alternativa statale.
A questo punto lo statalista dirà: ma se le strade fossero tutte private qualcuno potrebbe decidere di non farti più uscire di casa!
Certo, amico statalista. Ma considera questo: un’attività imprenditoriale nasce per servire i clienti. È l’unico modo in cui l’imprenditore — che ha investito tempo e risorse per costruire e mantenere la strada — può guadagnare e rimanere sul mercato. Inoltre, è chiaro che in un mondo dove le strade sono tutte private l’acquisto di una casa si porterebbe dietro anche un contratto per l’utilizzo delle strade adiacenti. Se l’imprenditore decidesse di violare unilateralmente quel contratto, i clienti avrebbero mezzi per rivalersi. E in ogni caso, non passerebbe molto tempo prima che tutti i clienti a cui è stato vietato l’ingresso si trasferiscano altrove, andando a premiare il competitor. Il mercato tenderebbe naturalmente ad eliminare gli attori malevoli, perché nessuno li pagherebbe.
Le strade sono beni essenziali, sì. Come il cibo. Eppure mi sembra che il (semi)libero mercato alimentare funzioni bene. In 35 anni di vita devo ancora trovare qualcuno che si rifiuti di vendermi cibo per qualche motivo. E se anche fosse, il mondo è pieno di altri che non vedono l’ora di farlo. Perché per le strade dovrebbe essere diverso?
La confusione tra moralità e legalità
Passiamo ora ad un altro argomento amato dagli statalisti: vietare le attività che non gradiscono. L’errore gravissimo e imperdonabile di tutti gli statalisti, socialisti e comunisti in generale è di sovrapporre moralità e legalità fino a non distinguerli più.
Per lo statalista è assolutamente corretto vietare, quindi rendere illegale, ciò che reputa immorale. Nella storia, e ancora oggi, abbiamo innumerevoli esempi: divieto di vendita degli alcolici, di droga, di armi, o di organi umani; divieto di fumo; divieto di prostituzione o rapporti omosessuali; divieto di aborto; divieto dello sport e delle attività ludiche la domenica.
Tutte queste attività a un certo punto della nostra storia sono state vietate in quanto considerate immorali. Non è un caso che lo stato sociale, massima espressione dello statalismo, sia nato proprio da radici religiose (protestanti): da uomini che volevano usare lo Stato come strumento per epurare la società da vizi e azioni che ritenevano immorali. Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di leggere questo articolo sul tema.
Eppure, moralità e legalità sono questioni ben distinte tra loro. La moralità — o etica — è ciò che guida l’azione dell’uomo e ci permette di distinguere tra giusto e sbagliato. Ma ciò che è giusto e sbagliato non può mai acquisire una dimensione collettivista e statalista. Sia Mises che Ayn Rand ci ricordano che ognuno di noi agisce con tutti i mezzi possibili per conseguire la propria felicità. I valori che ci permettono di conseguire la nostra felicità potrebbero però essere immorali per gli altri.
L'anarco-capitalista, al contrario degli statalisti, distingue invece tra moralità e legalità. La filosofia libertaria non è una teoria morale, ma una teoria legale. Questo è particolarmente vero se guardiamo alla filosofia di Rothbard e Hoppe. Tutto ciò che non viola la proprietà privata e la vita di una persona dovrebbe essere legale, pur se immorale.
Esempi palesi sono la prostituzione, l’omossessualità o le droghe. Molti pensano che sia immorale prostituirsi, avere rapporti omosessuali o vendere droga. Per questo, secondo loro, dovrebbero anche essere attività illegali. Ma da un punto di vista libertario non ha senso. Queste attività non violano in alcun modo il principio di non aggressione e dovrebbero pertanto essere libere.
In linea teorica, in un mondo libertario perfino i supermercati potrebbero scegliere di vendere eroina. L’eroina è una brutta storia, ma non per questo dovrebbe esserne vietata la vendita. E non sarebbe neanche un problema, poiché il mercato riuscirebbe ad equilibrarsi senza alcun bisogno di divieti. Nessun supermercato si sognerebbe di vendere eroina in una comunità che lo reputa generalmente immorale, per non rischiare di perdere clienti e fallire.
Purtroppo, quando agli statalisti non piace qualcosa e hanno un sufficiente numero di persone che la pensano come loro, allora credono sia giusto assumere qualcuno (le forze dell’ordine) per aggredire coloro che invece la pensano diversamente. Se vogliamo, è proprio questa scelta di aggredire con la forza qualcuno che agisce in modo pacifico per il raggiungimento della propria felicità ad essere immorale.
Attenzione al momento in cui qualcuno reputerà immorale inquinare, mangiare carne o proteggere le proprie comunicazioni e transazioni economiche attraverso protocolli di crittografia. Se ci pensate, è già un processo in atto.
Perché è accettabile proporre l’uso di sistemi di monitoraggio e analisi dell’impatto CO2 delle transazioni personali o di limitazione all’uso delle automobili? Perché inquinare è immorale.
Perché è accettabile proporre leggi di sorveglianza di massa delle transazioni economiche e per il divieto di strumenti di crittografia per la protezione della privacy delle comunicazioni e delle transazioni? Perché nascondersi dallo stato è immorale.
E così via.
Non tutto è un diritto
Infine, vorrei accennare a un’osservazione molto acuta di Block: bisogna distinguere tra la capacità di ferire le persone a livello emotivo o psicologico e violare i loro diritti (proprietà, vita, libertà).
Ad esempio, se chiedo a una bella ragazza di uscire e lei mi ride in faccia mandandomi via, potrei essere ferito emotivamente. Ma lei è libera di farlo. Ho il diritto di chiedere che sia vietato di rifiutare malamente le persone? Non credo.
O ancora, se nessuno chiede alla ragazza brutta della classe di andare al ballo della scuola, lei potrebbe rimanerci molto male e magari anche arrivare a deprimersi e suicidarsi. Qualcuno dovrebbe essere obbligato legalmente a chiederle di ballare? Non credo.
E questo è molto importante, perché oggi si fa una gran confusione tra azioni che possono avere un impatto negativo sulla persona, senza però violare il principio di non aggressione, e azioni che invece lo violano. Un pugno in faccia non è allo stesso livello di un brutto insulto.
Oggi invece vediamo sempre più spesso la nascita di leggi che vorrebbero tutelare la salute emotiva delle persone contro il cosiddetto "hate speech". Il Digital Services Act in UE è un esempio: c'è un paragrafo specifico in cui si afferma che i social network dovrebbero censurare ogni contenuto che possa ferire o mettere a repentaglio la salute mentale di qualcuno.
Questa è la follia dello statalista woke, che giustifica la violazione di libertà altrui per evitare che qualcuno lo ferisca dicendogli che solo le donne possono partorire o che le tasse sono un furto.
Ascolta l’intervista su Arancione Podcast per approfondire tutti gli altri temi di cui abbiamo parlato e facci sapere cosa ne pensi:
Quelli con portalampada sono una selezione ridotta, scarsamente disponibile anche perché giustamente preferita quando si trova in negozio.
Come può essere una scelta sensata un lampadario da buttare via quando muore il led?
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Can Kicker - Can Kicker
Per un certo periodo, a sangue ormai caldo e con un po’ di buon tempo libero, mi sono molto concentrato sul termine “Grunge” e ho riflettuto su cosa mai volesse significare in musica. @Musica Agorà @Poliverso notizie dal fediverso
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20 gennaio 2023. Messaggio di Alfredo Cospito al proprio difensore
Il sottoscritto Alfredo Cospito comunica al proprio avvocato Flavio Rossi Albertini che in pieno possesso delle mie capacità mentali mi opporrò con tutte le forze all'alimentazione forzata.
Saranno costretti a legarmi nel letto.
Dico questo perché ultimamente mi è stata adombrata la possibilità di un T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio). Alla loro spietatezza ed accanimento opporrò la mia forza, tenacia e la volontà di un anarchico e rivoluzionario cosciente.
Andrò avanti fino alla fine. Contro il 41 bis e l'ergastolo ostativo.
La vita non ha senso in questa tomba per vivi.
Cospito Alfredo.
Just € 5,5 Million on WhatsApp. DPC finally gives the finger to EDPB.
Solo 5,5 milioni di euro su WhatsApp. La DPC finalmente dà il benservito all'EDPB. Dopo Facebook e Instagram, è stata emessa una terza decisione su WhatsApp. Il DPC sembra aver limitato il caso al "miglioramento del servizio" e alla "sicurezza", ignorando le questioni fondamentali.
Non sono d'accordo con quanto scrive Concita De Gregorio su La Stampa...
(testo ed immagine dalla pagina FB de La Stampa)
Non mi preoccuperò, nello scrivere queste righe, delle reazioni che scatenerà sui social domattina. Ce la posso fare, devo solo pensare alla vita di prima. Era sano lavorare senza la preoccupazione preventiva del sabba infernale che comunque, anche se ti sforzi di ignorarlo, non ignora te. […]
Amici: usciamo dai social. Non esistono senza di noi. Si sono impadroniti delle nostre vite per il semplice motivo che gliele abbiamo consegnate. Vivono del nostro sangue che gli forniamo ogni giorno […]. Ma se non gli dessimo materia, ai mangiamorte, ci pensate? Non esisterebbero. […]
Le persone migliori che conosco non sono sui social. Senza offesa per chi ci campa e lo capisco: i mestieri di una volta non ci sono più, questo è il mondo come va, bisogna arrangiarsi e starci. Però ripeto: statisti, inventori, poeti, navigatori, gente che pensa e scrive e lavora a costruire mondi. Gente che accudisce persone. Gente che lavora tutto il giorno e che poi si dedica a chi ha intorno, fisicamente: che parla e guarda in faccia chi c'è. Non sono sui social. Non hanno il tempo per farlo, né l'interesse. Hanno da fare.
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MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
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MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
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Campagna "Noi non paghiamo": al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud cena e concerto
Il 14 gennaio 2023 il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud ha ospitato una cena di sottoscrizione e un concerto dei cuneesi #LouTapage e dei #MalasuerteFiSud, band che attorno al CPAFiSud gravita da quasi venticinque anni. Entrambe le iniziative, gremite, sono servite a sostenere la campagna #Noinonpaghiamo.
La #Lega ha deplorato anche di recente l'esistenza del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud -che da trentaquattro anni ospita iniziative in cui i "valori" occidentali sono volta per volta confutati, svalutati, disprezzati, disconfermati o semplicemente derisi- e ha deplorato anche l'iniziativa specifica.
Due ottimi motivi per dare a entrambe le cose rilievo in ogni sede. Si è quindi pensato di pubblicare qualche video su Youtube, di scriverne sul Cinguettatore, su Instagram e su Blogger.
Tra i brani suonati dai Lou Tapage una cover di Fabrizio de André esplicitamente dedicata a Alfredo #Cospito, al momento in cui scriviamo vicino ai novanta giorni di sciopero della fame in segno di protesta contro il duro regime carcerario cui è sottoposto al sostanziale fine di chiudergli la bocca.
Ripetiamo.
Cospito è nato a #Pescara e non a #Shiraz e non è nemmeno una bella ragazza.
Soprattutto, certe cose vanno benissimo se fatte a #Tehran, a l'#Avana, a #Minsk o a #Caracas: gli appassionati di #raveparty si mettano fiduciosi sulla strada per #Kiev, troveranno l'approvazione dell'intero gazzettificio peninsulare e delle madri non sposate che si atteggiano a difensori dei valori cattolici cui il gazzettame ha tirato la volata per anni. Attenzione a non sbagliare latitudini perché nell'"Occidente" della democrazia da esportazione l'esistenza delle pecore nere non è prevista e basta una scritta su un muro per vedersela con la gendarmeria politica nel tripudio delle tolleranze zero e dei giri di vite che sono la passione degli stessi gazzettieri di cui sopra.
Fitness normativa: TLC vs OTT. Ora che la multa del #GarantePrivacy irlandese a #Meta ha cambiato lo scenario della pubblicità online, 4 Tlc europee ambiscono a rivoluzionare il settore
FITNESS NORMATIVA: TLC VS OTT. ORA CHE LA MULTA DEL #GARANTEPRIVACY IRLANDESE A #META HA CAMBIATO LO SCENARIO DELLA PUBBLICITÀ ONLINE, 4 TLC EUROPEE AMBISCONO A RIVOLUZIONARE IL SETTORE!
Quattro delle più grandi società di telecomunicazioni europee hanno formalmente informato la Commissione europea di una joint venture per costruire una piattaforma tecnologica per la pubblicità digitale, secondo una comunicazione depositata, pubblicata lunedì (9 gennaio).
Secondo il documento pubblicato un gruppo di pesi massimi delle telecomunicazioni, tra cui Deutsche Telecom, Orange, Telefonica e Vodafone, vuole "offrire una soluzione di identificazione digitale a norma privacy per supportare le attività di marketing e pubblicità digitale di marchi ed editori".
L'articolo di Luca Bertuzzi continua su Euractiv
Big European telecom operators seek EU antitrust clearance for online advertising bid
Four of Europe’s largest telecom companies formally informed the European Commission of a joint venture to bLuca Bertuzzi (EURACTIV)
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La mamma umana di Lillo
in reply to Antonino Campaniolo 👣 • • •Non mi è mai piaciuto essere iscritta ad un social, ma in questo finalmente si 😄
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