ANALISI. Egitto: il Golfo si è comprato El Sisi ma ora è stanco di pagare
di Michele Giorgio
(Abdel Fattah el Sisi e gli altri leader arabi al vertice di Abu Dhabi – foto Presidenza Emirati arabi uniti) –
Pagine Esteri, 27 gennaio 2023 – Accompagnato da cinque ministri e da alti funzionari governativi, Abdel Fattah el Sisi martedì è arrivato a New Delhi per una visita di stato di tre giorni e ha avuto colloqui con il primo ministro Narendra Modi con il quale condivide una visione a dir poco autoritaria del potere. Le due parti firmeranno accordi importanti ma l’India non potrà fare molto per aiutare l’Egitto alle prese con una crisi finanziaria ed economica devastante che rischia di farlo precipitare nel baratro in cui è già caduto il Libano. I punti in comune tra i due paesi arabi sono parecchi, a cominciare dal crollo della sterlina egiziana nel cambio con il dollaro simile a quello della lira libanese, passando per l’inflazione galoppante fino al rapido impoverimento della classe media in un paese dove già il 30% dei 104 milioni di abitanti vive in miseria. Un quadro che inquieta gli Stati arabi. Anche Israele osserva con attenzione gli sviluppi alla luce dei rapporti stretti con il Cairo nelle questioni di sicurezza.
Come dare una mano a El Sisi è stato uno dei temi del vertice «Prosperità e stabilità nella regione» tenuto ad Abu Dhabi il 18 gennaio dove ufficialmente si sarebbe discusso solo di cooperazione, di Yemen e delle provocazioni sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme da parte del nuovo governo israeliano. Le ricche monarchie del Golfo, che già hanno aiutato con non pochi miliardi di dollari El Sisi dopo il suo colpo di stato nel 2013 contro il nemico comune, i Fratelli Musulmani, sono pronte a fare la loro parte ma solo entro una certa misura. Il sostegno richiesto invece è ingente. L’Egitto ha urgente bisogno di valuta estera. Le sue riserve ammontano a soli 24 miliardi di dollari e una parte di esse sono dell’Arabia saudita e degli Emirati che hanno depositato diversi miliardi di dollari nelle banche egiziane per garantire gli aiuti finanziari internazionali richiesti dal Cairo. Di recente l’Egitto ha ottenuto un prestito dal Fondo monetario internazionale di tre miliardi di dollari. Ma è una goccia di fronte al mare del debito complessivo egiziano di oltre 220 miliardi di dollari di cui quello estero sfiora i 160 miliardi.
Così non mancano gli interrogativi anche tra gli alleati arabi sulle politiche economiche del presidente egiziano e le sue manie di grandezza che si sono materializzate in questi anni in faraonici progetti infrastrutturali che hanno svuotato le casse pubbliche, come l’espansione del Canale di Suez, la costruzione di una nuova capitale nel deserto e varie superstrade. Progetti che El Sisi difende con forza. Il commentatore arabo Mashari a Dhayidi qualche giorno fa sulle pagine del quotidiano saudita Asharq al Aswat, megafono della famiglia reale, è andato in soccorso del presidente egiziano descrivendolo come un alleato «prezioso» per Riyadh e il leader di un paese «fondamentale per la difesa della sicurezza regionale». Dhayidi ha ricordato che il coordinamento tra Egitto, Arabia saudita ed Emirati è essenziale per sconfiggere le «minacce esistenziali» (l’Iran) e per «eliminare il caos nella regione» (gli Houthi yemeniti). Malgrado ciò l’Arabia saudita non ha partecipato al vertice di Abu Dhabi alimentando voci secondo le quali la famiglia Saud non sarebbe più disposta ad immettere altri miliardi di dollari nell’economia egiziana fuori controllo.
Riyadh non ha più bisogno di comprare la politica estera di El Sisi, quindi non regalerà al Cairo decine di miliardi di dollari. Anche perché il principe ereditario Mohammed bin Salman ha bisogno di quei miliardi per completare il suo piano nazionale Vision 30 persino più faraonico dei progetti di El Sisi. Al World Economic Forum di Davos, il ministro delle finanze saudita Mohammed al Jadaan ha chiarito che il regno cambierà la sua politica di aiuti esteri. «Eravamo soliti concedere sovvenzioni dirette e depositi senza alcun vincolo. Ora lavoriamo con le istituzioni internazionali per vedere che siano prima attuate riforme (nei paesi da sovvenzionare, ndr)» ha affermato. Personalità dei media vicine ai leader arabi del Golfo, come il giornalista Amr Adib, hanno apertamente criticato le politiche economiche del Cairo. Così lo scorso autunno El Sisi aveva mestamente riconosciuto che «Amici e alleati credono che lo Stato egiziano non sia in grado di rialzarsi dopo avergli fornito per anni l’assistenza per risolvere crisi e problemi». Il presidente egiziano comunque non sarà abbandonato al suo destino. Un El Sisi debole è ancora più manipolabile a favore degli interessi dei paesi del Golfo. Pagine Esteri
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Il potere politico è stato “invaso” dall’ordine giudiziario
Se i problemi della giustizia continuano ad essere trattati come ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini (e dei Neri e dei Bianchi), non vi sono vie di uscita. Vediamo quali sono i problemi, uno per uno, e quale giudizio dare sulla situazione e sulle proposte.
1) Lo stato della giustizia.
Al termine del terzo trimestre dell’anno scorso, erano pendenti complessivamente 4 milioni e 400 mila cause civili e penali. La situazione dell’arretrato è migliorata nell’ultimo decennio, ma è egualmente grave: è da maglia nera nell’area del Consiglio d’Europa, secondo i dati della Commissione europea per l’efficienza della giustizia. Perché un giudizio di primo grado, civile o penale, venga concluso è necessario, in media, un tempo tre volte superiore a quello europeo; in appello il tempo è sei volte superiore per un giudizio civile e dieci volte superiore per un giudizio penale; in Cassazione è nove volte superiore per un giudizio civile e due volte superiore per un giudizio penale. Se questi sono i dati, si può dire che la giustizia non abbia bisogno di una riforma profonda?
2) L’opera della ministra Marta Cartabia.
Ha avviato e realizzato la creazione dell’ufficio per il processo, ha avviato, con due apposite deleghe, seguite dai decreti delegati, la riforma dei processi civili e penali, ha affrontato la questione della separazione delle carriere, delle porte girevoli tra politica e magistratura, dell’ordinamento giudiziario e dell’elezione del CSM. Si è discusso a lungo, animatamente e con ingiustificato allarmismo, nei giorni scorsi, della questione dell’ampliamento dei processi a querela di parte per i reati minori. E si è rilevato che non dovevano esservi inclusi i reati contro la persona e il patrimonio, quando aggravati dal metodo mafioso (un problema, peraltro, che già si poneva per qualsiasi reato procedibile a querela da quando esiste l’aggravante mafiosa, cioè dagli anni Novanta). Il governo in carica ha preparato un correttivo, esteso a un altro problema che addirittura esiste dal 1930 e che riguarda tutti reati procedibili a querela: non si può eseguire un arresto in flagranza se è assente o irreperibile la vittima e non può quindi essere presentata una querela. Si può negare che mai era stato fatto tanto, nella direzione giusta, in così poco tempo, e che il giudizio positivo sull’intero disegno di riforma — assai esteso — non può esser diminuito dalla correzione operata, limitata ad aspetti molto circoscritti e peraltro prevista dalla stessa legge di delega, che dava al governo il potere di correggere i decreti delegati?
3) La disciplina delle intercettazioni.
I dati del Ministero della Giustizia dicono che nel 2021 sono state 95 mila, tre volte quelle che si fanno in Francia e più di trenta volte quelle che si fanno nel Regno Unito, due Paesi che hanno ora più di 8 milioni di abitanti rispetto all’Italia (ma meno infiltrazioni mafiose di quelle del nostro Paese). Il costo annuale, in Italia, è di 200 milioni, e ogni Procura faceva fino a ieri per conto suo, tanto che un decreto interministeriale del 6 ottobre dell’anno scorso ha dovuto definire in maniera uniforme prestazioni, obblighi dei fornitori, garanzie di durata, comunicazioni amministrative, procedure di fatturazione, controlli e monitoraggio. Sulle intercettazioni la questione è se debbano essere uno strumento generale o (come oggi avviene) limitato a taluni reati particolarmente gravi; se possano essere estese a procedimenti penali o persone diverse da quelle per cui le intercettazioni sono autorizzate dal giudice; se debbano coinvolgere anche i reati connessi; se e in quali limiti debbano essere rese pubbliche. Alcuni limiti sono stati disposti due anni fa con la riforma del ministro Orlando, ma sembrano insufficienti. Lo dimostra la pubblicità data a una conversazione intercettata in Veneto qualche giorno fa, tra persone non indagate. Come si può negare che il rispetto della libertà e della vita privata delle persone richieda norme più stringenti, limitate strettamente a particolari reati, alle sole persone indagate e con rigido rispetto della riservatezza, come dispone espressamente anche la Costituzione? Tanto più che le intercettazioni non possono esser considerate mezzo esclusivo di prova e che la pubblicità che in modi diversi finiscono per avere inquina il dibattito pubblico e si presta ad usi politici diparte.
4) La giustizia nello spazio pubblico.
Rispetto all’immagine tradizionale del magistrato appartato, silenzioso, che parla con le sentenze, rispettato nella società, l’attuale immagine pubblica del magistrato (quale si evince dal comportamento di quelli più chiassosi) è molto diversa: loquace, battagliero, onnipresente, sindacalizzato, circondato da crescente sfiducia. Il pubblico ha l’impressione che la magistratura costituisca un corpo che prende parte alla politica dei partiti, quindi non imparziale: vede magistrati in servizio attivo impegnati nella preparazione delle leggi, ai vertici del corpo esecutivo della giustizia (il ministero), operanti in regioni ed enti locali con funzioni amministrative. E tutto questo mentre più di 4 milioni di controversie attendono un giudizio. Qualche volta, il magistrato-procuratore appare come un giustiziere pronto a comprimere quelle libertà di cui dovrebbe essere il difensore istituzionale. La stessa circostanza che la giustizia sia divenuta uno dei principali problemi politico-partitici segnala un’anomalia del sistema, perché dalla giustizia ci si aspetta un passo diverso rispetto a quello della politica, in quanto essa è legittimata dal diritto, non dal voto. Si ha, quindi, l’impressione che i magistrati che stanno sulla ribalta stiano facendo un danno a sé stessi, al proprio ruolo e alla categoria alla quale appartengono, perdendo autorevolezza, apparendo meno imparziali e distruggendo quell’immagine di terzietà e quel patrimonio di fiducia che la magistratura deve assolutamente conservare.
5) Che cosa è urgente fare.
Se questa è la situazione della giustizia, occorre porre rapidamente rimedio alle principali disfunzioni. L’ordine giudiziario non sarà veramente indipendente finché occuperà i vertici del ministero, perché indipendenza comporta separatezza dal potere esecutivo. In secondo luogo, una giustizia che arriva in ritardo — generando nel processo penale elevati tassi di prescrizione dei reati — è necessariamente ingiusta e quindi occorre misurare la performance e aumentare la produttività, anche attraverso la digitalizzazione su cui ha puntato la recente riforma, ciò che si può fare senza interferire con la piena indipendenza. In terzo luogo, occorre creare un archivio e un osservatorio delle migliori pratiche (che vi sono e sono facilmente identificabili), perché tutti vi si ispirino. Infine, ci si dovrebbe rendere conto che magistrati combattenti, anche negli studi televisivi e sui giornali, finiscono per essere (o per essere considerati) magistrati di parte. La Costituzione si preoccupa di assicurare l’indipendenza dell’ordine giudiziario da invasioni esterne. È accaduto il contrario: l’affermarsi di magistrati combattenti, organizzati in associazioni che ritengono l’ordine giudiziario un corpo separato dotato di autogoverno, salvo partecipare all’attività legislativa e amministrativa, e quindi scavalcare la separazione dei poteri, ha finito per creare una politicizzazione endogena del corpo.
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VIDEO. Bombe su Gaza, lanci di razzi, scontri tra coloni israeliani e palestinesi a Gerusalemme
della redazione
Pagine Esteri, 27 gennaio 2023 – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà oggi per una sessione di emergenza sul raid sanguinoso compiuto ieri dall’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, in cui sono stati uccisi nove palestinesi, tra cui una donna anziana. La riunione è stata richiesta da Cina, Francia e anche dagli Emirati, il principale alleato arabo di Israele nel Golfo. Un dato che testimonia la grande risonanza che hanno avuto nella regione le uccisioni a Jenin. La tensione dopo il raid è molto alta ed è stato ucciso un altro palestinese a Ram, a nord di Gerusalemme. Da Gaza sono stati lanciati razzi verso il sud di Israele. Alcuni sono stati intercettati, altri sono caduti senza fare danni. L’aviazione israeliana ha poi colpito presunti siti del movimento islamico Hamas. Le prossime ore si annunciano cariche di tensione in Cisgiordania e anche Gerusalemme dove migliaia di palestinesi affluiranno sulla Spianata delle moschee per le preghiere del venerdì. Ieri in tarda serata gruppi di coloni e di estremisti di destra israeliani sono scontrati con i residenti palestinesi nella zona di Porta Nuova nella città vecchia di Gerusalemme. Intanto si cerca di interpretare la decisione dell’Autorità nazionale palestinese di interrompere, in risposta al raid a Jenin, il coordinamento di sicurezza con Israele. Un passo invocato da anni dalla popolazione palestinese che, se confermato, potrebbe avere importanti riflessi. In passato però è già stato annunciato in diverse occasioni dall’Anp senza che la decisione avesse poi riscontri concreti sul terreno. Pagine Esteri
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Certo che i medici italiani hanno l’età media più alta d’Europa. Ma questa non è l’eccezione cui rimediare, bensì la regola di cui tenere conto. Quell’età media è la più alta non perché i giovani non vogliano fare i medici, ma perché i giovani scarseggiano e la nostra età media cresce ogni anno. Il che discende dall’andamento demografico, sicché si tratta di una questione con cui si devono necessariamente fare i conti.
Spostare l’età di pensionamento dei medici a 72 anni, sebbene su base volontaria, serve a ridurre l’emergenza nell’immediato, non a risolvere il problema. Se la metà a più di 60 anni, comunque, al massimo entro un decennio, ammesso vogliano tutti lavorare più a lungo, ce ne saranno la metà di oggi. E se l’età media degli infermieri è più bassa ciò non discende da una maggiore vocazione giovanile a quel lavoro, ma dal fatto che molti sono immigrati.
Il lato positivo di questa assai difficile situazione è che dimostra quanto sia illusorio continuare a spostare in avanti l’affrontare tre problemi: a. la natalità; b. l’immigrazione (e di che qualità); c. il sistema pensionistico. Non potremo essere un mondo di vecchi assistiti da vecchi con vecchi che finanziano la pensione dei vecchi. Dopo di che gli stessi che sostengono sia un diritto andare in pensione il prima possibile si ritrovano, una volta cambiato argomento, a sperare che i medici non ci vadano neanche all’età prevista dalla legge (che è ben più alta di quella reale, 67 contro 63). Politica cieca.
L'articolo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, #27gennaio, è il #GiornodellaMemoria. Il Ministero dell’lstruzione e del Merito si unisce ai momenti di riflessione sul significato profondo di questa giornata.Telegram
Data Protection Day: Are Europeans really protected?
Giornata della protezione dei dati: Gli europei sono davvero protetti? La Giornata europea della protezione dei dati ricorda la firma del primo quadro europeo di protezione dei dati nel 1981. Oggi, il GDPR ha lo scopo di consentire ai cittadini di esercitare il loro diri
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Privacy e sicurezza degli smartphone: sistemi operativi alternativi
Recentemente su Privacy Chronicles abbiamo parlato del concetto di comunità virtuale e di comunità cripto-anarchica, ripercorrendo il pensiero di Timothy May — cofondatore dei Cypherpunk e autore del Crypto Anarchist Manifesto e molti altri interessanti saggi.
Come visto, per costruire comunità cripto-anarchiche abbiamo bisogno di tre elementi1 essenziali. Uno di questi è il possesso di nodi (computer) privati, cioè senza la presenza di spyware. Più facile a dirsi che a farsi. Oggi infatti molti software e sistemi operativi pre-installati nei nostri dispositivi (laptop, tablet, smartphone, ecc.) possono essere considerati a tutti gli effetti degli spyware, anche se non direttamente “malevoli”.
Oltre ad essere un elemento fondamentale per la costruzione di comunità libertarie, avere un computer o smartphone privo di spyware è anche un ottimo punto di partenza per migliorare la propria privacy e sicurezza dei dati.
Mi piacerebbe quindi oggi iniziare a parlare proprio di come ottenere uno smartphone sufficientemente privato. Per farlo, ho deciso di scrivere questo articolo con l’aiuto di turtlecute.
Seguo turtlecute su diversi canali e, come me, è impegnato nella divulgazione per temi come privacy e Bitcoin. Potete seguirlo sia sul suo canale Telegram @privacyfolder che nel suo podcast “Il Priorato di Bitcoin”.
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Cos’è la privacy
Per prima cosa, come già specificato più volte su queste pagine, è bene chiarire ancora cosa si intende per privacy2:
Privacy non è:
- Avere qualcosa da nascondere
- Anonimato (per capire meglio la differenza leggi questo articolo)
Privacy è:
- Il diritto di essere liberi da ingerenze di terzi nella nostra vita privata
- Una meta-libertà: una libertà che abilita e rende possibili altre libertà, come la libertà di pensiero, la libertà di espressione, o la libertà di movimento
- È anche il potere di mantenere alcune informazioni confidenzialirispetto alla collettività. Ad esempio, le nostre comunicazioni o transazioni. La privacy ha quindi a che fare con ciò che diciamo o facciamo.
Purtroppo la condizione di default oggi è invece l’opposto: siamo spesso totalmente esposti a espropriazioni forzate di dati e attività di sorveglianza, oltre che inermi contro ingerenze di terzi nella nostra vita. Possiamo però fare qualcosa per mitigare questi problemi.
La (mancanza di) privacy nel quotidiano
È una normalissima mattina, ti alzi dal letto e il tuo assistente Google ti dice che il tempo nella tua zona è sereno. Mentre aspetti il caffé leggi il feed delle notizie del giorno, tutte in sintonia con le tue opinioni e interessi.
Salendo in macchina noti subito che Google Maps ti segnala un ingorgo prima del semaforo fuori casa. Chissá come fa a sapere che proprio in quel preciso punto ci sono un numero definito di auto in fila, tanto da avvertirti e informarti anche sul ritardo previsto. Finalmente arrivi in ufficio e inizi a organizzare la tua prossima trasferta: prenoti il volo e l'hotel e in automatico il tuo smartphone aggiunge tutte le informazioni sul volo e sul pernottamento al tuo Google Calendar.
In pausa pranzo, mentre guardi un video su YouTube ti esce una pubblicitá sul cibo per cani. Tu non hai un cane, ma la tua nuova fidanzata sì. Di ritorno a casa, ricordi al tuo assistente vocale di impostare la sveglia e attivare l’app di monitoraggio del sonno.
Questo è uno spaccato di quotidianeità come quella di tante persone. La tecnologia ci assiste e supporta in ogni aspetto della nostra vita, ma uno strumento in particolare è particolarmente pericoloso: lo smartphone. Che siate dall'amante, in bagno, al lavoro o a ballare in discoteca non lo lasciate mai a casa — è parte integrante della vostra vita; un’estensione della vostra mano, nonché la maggiore miniera di estrazione dati al momento sulla faccia della terra.
Google Play Services: il peggior spyware
Possiamo dividere il mondo dei dispositivi mobili in due grandi famiglie principali: il mondo Apple con sistema operativo iOS e il mondo Google con Android.
Questi sistemi operativi non sono cosi diversi nel modo in cui tracciano gli utenti, ma hanno una grossa differenza alla base: il sistema Android è open source, totalmente visibile, modificabile e copiabile in ogni sua parte — l’iOS di Apple invece no. Se siete interessati a potenziare la vostra privacy, Android è sicuramente il miglior sistema operativo da cui partire.
Andiamo però con ordine: come fa il telefono a monitorare tutto ció che facciamo?
In ogni dispositivo Android è installata a livello di sistema un’applicazione chiamata Google Play Services. Questa ha potere di amministratore sul vostro dispositivo e serve, a detta di Google, a far funzionare parti fondamentali delle applicazioni e del sistema operativo. Cosa può fare un applicativo come questo? Risposta veloce e semplice: tutto!
Google Play Services ha i permessi per visualizzare ogni cosa sia installata e presente sul dispositivo, leggere quello che scrivete, acquisire dati sui vostri copia-incolla, accedere alla fotocamera e attivare il microfono senza che possiate saperlo, analizzare i vostri file, monitorare i tempi e modalità d’uso del telefono. Ma può anche analizzare acquisire dati sulla vostra posizione, analizzare la rete wi-fi a cui siete collegati e aggregare questi dati con le persone geo-localizzate vicino a voi.
Ad esempio, se un altro dispositivo passa 12 ore al giorno nel vostro stesso luogo — che su Google Maps risulta essere un appartamento privato e non un azienda — gli algoritmi lo identificheranno come un coinquilino/convivente, e di conseguenza i network pubblicitari di profilazione proporranno inserzioni riguardanti anche i loro interessi e abitudini.
Le enormi capacità di acquisizione e aggregazione di questi dati da parte dei sistemi operativi permettono anche agli Stati di sviluppare tecnologie e servizi per utilizzarli come preferiscono. Ad esempio, conoscere in anticipo e bloccare manifestazioni di protesta mentre queste si stanno organizzando, o tracciare gli spostamenti di specifiche persone in modo molto semplice.
Come proteggersi? I sistemi operativi alternativi
Il primo passo per potenziare la propria privacy è sicuramente cambiare il sistema operativo con uno open source. Android ci permette ampia libertà di modificare il sistema operativo, in quanto sistema open source basato su linux android.
Sui dispositivi Android possiamo installare sistemi operativi alternativi, togliere i maledetti Google Play Services e adottare protezioni aggiuntive come Tor e VPN che, se usate in maniera corretta, possono dare un enorme supporto nel difendere privacy e dati.
Al momento il 'gold standard' dei sistemi operativi privacy-oriented è sicuramente GrapheneOS, disponibile peró solo per i dispositivi Google Pixel. Questo sistema operativo è particolarmente incentrato sulla sicurezza del dispositivo. Come saprà chi ha già letto questo articolo, la sicurezza al 100% non esiste. È molto importante quindi ridurre il più possibile la superficie di rischio adottando le misure migliori per proteggere gli asset da minacce plausibili, che è quello che fa GrapheneOS. Ad esempio, eliminando il codice non necessario e configurando in modo più sicuro alcune funzioni tipiche degli smartphone come NFC, Bluetooth, Wi-Fi e telecamera.
Per approfondire il modo in cui GrapheneOS riduce la superficie di rischio contro vulnerabilità e vettori di attacco consiglio la lettura di questa pagina sul loro sito. Oltre a GrapheneOS esistono anche altri buoni sistemi operativi alternativi, come CalyxOS, LineageOS, DivestOS e E/OS.
Descrivere in questo articolo per filo e per segno tutto il procedimento per creare un setup di privacy con ognuno di questi sistemi operativi sarebbe estremamente lungo e complesso, però oggi possiamo dare qualche consiglio.
- Utente novizio: potrebbe essere molto complicato cambiare sistema operativo del telefono. L’ideale è provare per lo meno a disinstallare tutte le app che non usate sul telefono, tenere il piú possibile wi-fi, bluetooth e le funzioni di localizzazione disattivate. Rimuovete dalle impostazioni i permessi superflui alle app e usate il piú possibile i servizi da browser (cose come paypal, facebook, twitter ecc).
- Utente interessato: oltre le cose sopra citate, potrebbe essere opportuno disattivare le app Google, grazie a software come Android Gui Debloater, e valutare di usare applicazioni come orbot o invisible pro per sfruttare Tor — proteggendo così anche i dati durante il transito.
- Utente avanzato: l’ideale sarebbe usare un dispositivo Pixel, installare GrapheneOS, seguire una guida per configurare il sistema, come questa (turtlecute.org/android) ed eventualmente personalizzarlo in base alle esigenze.
Per chi non avesse tempo, capacità o voglia, turtlecute offre anche servizi per la configurazione di smartphone con sistemi operativi alternativi, attraverso il canale Telegram privacyphoneita.
Vantaggi e svantaggi
I vantaggi principali, per quanto riguarda il dispositivo, sono diversi. Ad esempio, telefono più veloce, senza inutili spyware, e molta più batteria disponibile durante il giorno. Sarete inoltre al sicuro da accessi nascosti ai vostri dati a livello di sistema operativo e si avrà una drastica riduzione di condivisione e trasferimento di dati verso soggetti terzi. Infine, avrete la gestione di ogni aspetto del dispositivo nelle vostre mani.
Gli svantaggi invece sono principalmente due, ma probabilmente minori rispetto ai benefici. Alcune applicazioni purtroppo necessitano di Google Play Services per funzionare. Nello specifico, tutti gli applicativi di casa Alphabet — tranne Maps e qualche altra app super spiona come Tinder. In ogni caso, la maggior parte delle app funzionano perfettamente. Occasionalmente, potrebbero arrivare notifiche in ritardo, in quanto solitamente passa tutto attraverso i server Google.
Come valutare i rischi di sicurezza?
Usare un sistema operativo alternativo e open source è sicuramente utile, ma sarebbe anche utile imparare a valutare i rischi di sicurezza a cui tutti noi siamo soggetti. Quale modo migliore di farlo se non attraverso la metodologia OpSec?
Threat modeling, l'arte di valutare i rischi
A maggio vi ho raccontato la storia dell’Operations Security — dalle sue origini, parlando dell’inchiesta Purple Dragon della NSA (National Security Agency) durante guerra del Vietnam, fino alla National Security Decision Directive (NSDD) 298 di Reagan nel 1988…
Read more
8 months ago · 2 likes · Matte Galt
Per approfondire leggi l’articolo “Isole dei pirati e utopie cripto-anarchiche”
Per i più interessati, qui c’è anche una breve antologia sul concetto di privacy
#Maturità2023, annunciate le discipline della seconda prova scritta dell’Esame conclusivo del secondo ciclo.
Potete cercarle attraverso l'apposito motore di ricerca ▶ visualizzamaterieesame.static.…
Ministero dell'Istruzione
#Maturità2023, annunciate le discipline della seconda prova scritta dell’Esame conclusivo del secondo ciclo. Potete cercarle attraverso l'apposito motore di ricerca ▶ https://visualizzamaterieesame.static.istruzione.Telegram
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Il Rosso e il Nero | Universo Astronomia
"La regione rappresenta un eccellente laboratorio per studiare i processi di formazione stellare: le stelle massicce hanno effetti devastanti sull’ambiente circostante, attraverso i loro venti stellari, l’intensa radiazione e persino le esplosioni di supernova quando giungono al termine della loro breve vita."
Autonomia strategica e tecnologica. L’accordo sul caccia di sesta generazione
Una piattaforma nazionale di lavoro collaborativo per lo sviluppo del Global combat air programme (Gcap), il progetto per la realizzazione del caccia di sesta generazione che l’Italia sta portando avanti con Regno Unito e Giappone. È questo il nodo centrale dell’accordo stretto tra il team italiano di aziende che partecipa al programma internazionale, composto da Leonardo, in qualità di partner strategico, Elettronica, Avio Aero e MBDA Italia per supportare l’azione del ministero della Difesa nella seconda fase di sviluppo del sistema, quella di concept & assessment, e nelle attività di dimostrazione del programma. Per il programma, l’Italia ha già stanziato sei miliardi di investimenti da dedicare ad attività di ricerca e sviluppo tecnologico su aree di interesse strategico. Presupposto che consentirà alle industrie nazionali di partecipare alla futura fase di sviluppo del sistema.
Il Gcap
Il progetto Gcap, conosciuto anche come Tempest, prevede lo sviluppo di un sistema di sistemi integrato per il combattimento aereo, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso e provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione alla penetrazione in profondità, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al Gcap di essere multidominio fin dalla sua concezione, progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
Il ruolo delle industrie italiane
Il risultato è importante anche per la partecipazione delle industrie del nostro Paese al programma. Leonardo, Avio Aero, Elettronica, MBDA Italia e l’intera filiera della Difesa nazionale sono infatti coinvolte da protagoniste al progetto, un programma che coinvolgerà anche università, centri di ricerca e Pmi nazionali. A livello internazionale, poi, le realtà industriali collaboreranno allo sviluppo delle tecnologie insieme ai rispettivi campioni di Regno Unito e Giappone, come BAE Systems Mitsubishi Heavy Industries, Rolls-Royce, IHI Corporation, Mitsubishi Electric e le divisioni UK di Leonardo e MBDA.
Eccellenza internazionale
Per l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, l’accordo rappresenta “un tassello cruciale in un percorso che punta a rendere disponibili quelle tecnologie innovative che assicureranno alle nostre capacità di difesa il necessario salto generazionale”. Un fattore che contribuirà soprattutto a raggiungere per il nostro Paese “il più alto livello di eccellenza e di autonomia strategica”. Importante, per il manager del gruppo di piazza Monte Grappa, anche la rilevanza internazionale che un progetto come il caccia di sesta generazione assicura alle realtà italiane. Con il Gcap “le aziende italiane giocano un ruolo fondamentale per il futuro dell’industria della difesa, anche a livello internazionale” ha sottolineato infatti Profumo, registrando il contestuale rafforzamento delle capacità delle nostre Forze armate e i ritorni positivi in termini di “progresso tecnologico, economico e sociale per l’intero sistema-Paese”
Le necessità del contesto geopolitico
“Il contesto geopolitico che stiamo vivendo sottolinea quanto sia di vitale importanza raggiungere l’adeguato livello di prontezza, di interoperabilità e di disponibilità di tecnologie, per essere preparati a gestire le crisi che ci investono”, ha ricordato il presidente e amministratore delegato di Elettronica, Enzo Benigni, sottolineando come la partecipazione qualificata dell’industria italiana nel programma Gcap possa diventare un “patrimonio nazionale, europeo e internazionale, contribuendo a rendere concreti i concetti di autonomia strategica e di sovranità tecnologica”, che porterà il comparto nazionale ed europeo dall’era Typhoon “ultimo grande programma europeo di sviluppo di una piattaforma aerea, a quello di una piattaforma aerea di sistemi di sesta generazione”.
Investimenti e collaborazioni
Per Riccardo Procacci, amministratore delegato di Avio Aero, il programma Gcap “contribuirà a fornire un supporto adeguato alle Forze armate”, soprattutto alla luce dello “sfidante contesto geopolitico attuale” che “necessita di soluzioni tecnologiche che mettano al centro l’eccellenza operativa e la capacità di adattamento ai futuri scenari”. In questo senso, fondamentale sarà non solo mettere a disposizione le capacità industriali e le eccellenze tecnologiche, ma anche continuare a investire nello sviluppo di soluzioni all’avanguardia con il supporto e il coinvolgimento di “università, i centri di ricerca e le Pmi”.
Sistemi complessi di difesa aerea
Il coinvolgimento di queste realtà, tra l’altro dovrà essere gestita “in modo cooperativo le tecnologie a supporto del sistema di sistemi” relative anche agli effector, ha registrato l’executive group director Sales and business development di MBDA Group e amministratore delegato di MBDA Italia, Lorenzo Mariani, aggiungendo come “Tali tecnologie saranno alla base dei sistemi complessi per la difesa aerea nazionale. La capacità di contrastare le minacce più sfidanti sarà un elemento chiave delle prestazioni del sistema di combattimento aereo di sesta generazione”.
Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Davide Giacalone e Francesco Pira sul tema “Il liberalismo ed il totalitarismo nelle forme di comunicazione”
Decimo appuntamento della XII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratta principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articola in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.
La decima lezione si svolgerà giovedì 26 gennaio, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’aula “V. Tomeo” del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina (sita al 1° piano del plesso in Via Malpighi n. 1, Messina). Dopo una presentazione introduttiva da parte del prof. Pippo Rao (Direttore Generale della Scuola), seguirà un dibattito sul tema “Il Liberalismo ed il totalitarismo nelle forme di comunicazione”, sempre di grande attualità e ricco di spunti di riflessione; le relazioni saranno svolte da Davide Giacalone (giornalista, scrittore e saggista, direttore del quotidiano “La Ragione – LeAli alla Libertà”, nonché Vice Presidente della Fondazione Luigi Einaudi) e dal prof. Francesco Pira (Docente di Comunicazione e Giornalismo presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina). Della lezione sarà realizzata anche una diretta streaming sulla pagina Facebook della Scuola di Liberalismo di Messina.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università di Messina.
Pippo Rao Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
L'articolo Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Davide Giacalone e Francesco Pira sul tema “Il liberalismo ed il totalitarismo nelle forme di comunicazione” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
EU Justice and Home Affairs Council meeting in Stockholm on “going dark” myth: secure encryption must not be turned off!
Today, EU Justice and Home Affairs Ministers are meeting informally in Stockholm to discuss, among other things, the fight against organised crime in the digital age. A debate on access to electronic evidence (“eEvidence”) is scheduled for the afternoon, focusing on the notion of “going dark”. “Going dark” describes the alleged diminishing ability of law enforcement agencies to access the content of online communications by the increasing use of encryption in everyday communication technologies and services.
Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) comments:
“The fairy tale of ‘going dark’ demonstrates that surveillance ideologues will not rest before they have destroyed all privacy and intimacy and invaded all safe spaces. The truth is that governments have never had as far-reaching and comprehensive an access to our private lives as they do today in the digital era. We have never lived as safely or as long as we do today.
With their plans to break secure encryption, EU governments are willing to sacrifice the overall security of our private communications, public networks, business secrets and even state secrets for short-term surveillance desires. Opening the door to foreign intelligence services and hackers is completely irresponsible and puts whistleblowers and people who rely on secure communication channels at risk. There is no such thing as a secure back door!
Looking at the investigations of recent terrorist incidents in Europe, it becomes clear that traditional instruments of law enforcement such as house searches or observations are often more effective in tracking down perpetrators and collecting information. However, these methods are time-consuming and more cost-intensive than seemingly simple technical solutionism. In many cases, perpetrators acted without relying on encryption and had long been known to authorities. Weakening encryption and thus putting us all under general suspicion threatens to destroy both security and privacy!”
Tigre - Contro Tigre
A differenza di molti altri gruppi OI! i nostri presentano un cantato meno "stentoreo" ed enfatico per i canoni ai quali siamo abituati, la voce si presenta anzi più sboccata ed irriverente, insomma molto punk, e questo segna un indubbio punto a loro favore.
@Musica Agorà #punkrock #musica
iyezine.com/tigre-contro-tigre
Tigre - Contro Tigre - 2022
Ad aggiungersi alla prestigiosa lista dei portabandiera di un qualcosa che è molto di più di un genere musicale ci pensano i Tigre che, con i quattro pezzi di questo mini, segnano il loro primo rumoroso vagito.Il Santo (In Your Eyes ezine)
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La prima vittima della guerra
magazine.cisp.unipi.it/la-prim…
Un articolo di Maria Chiara Pievatolo - @Maria Chiara Pievatolo
«Dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti è cresciuto sempre di più il cosiddetto “complesso militare-industriale”: che conseguenze ha avuto tale sviluppo sulla qualità dell’informazione e della democrazia? E come ha condizionato le relazioni internazionali e il ricorso alla guerra negli ultimi trent’anni? In questo articolo apparso sul Bollettino telematico di filosofia politica, Maria Chiara Pievatolo, filosofa politica dell’Università di Pisa, prova a rispondere a queste domande partendo dai libri di Stefania Maurizi sul “caso Assange” e di Nico Piro sull’attuale tendenza a stigmatizzare il pacifismo e i pacifisti. L’analisi dello stato dell’informazione e della democrazia al tempo delle “guerre infinite” viene svolta con gli strumenti della filosofia, in particolare con le categorie sviluppate da Immanuel Kant nei suoi Scritti politici. Una domanda attraversa l’articolo: i cittadini e le cittadine sono correttamente informate e messe nelle condizioni di poter influenzare le decisioni dei loro governi in materia di spesa militare, ricorso alla guerra, costruzione della pace? La risposta è negativa o, comunque, assai problematica. La volontà degli Stati Uniti e degli alleati occidentali di coprire i crimini di guerra commessi e di giustificare il ricorso alla guerra per “esportare la democrazia” e “difendere i diritti umani”, passa attraverso la propaganda militare e la persecuzione giudiziaria dei giornalisti scomodi, come Assange. La prima vittima della guerra, insieme alla verità, è allora proprio la democrazia, sempre più avvelenata da una narrazione bellicista che divide il mondo in “buoni” (noi) e “cattivi” (gli altri), e lascia poco spazio per la risoluzione diplomatica delle controversie.˚»
La prima vittima della guerra
Dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti è cresciuto sempre di più il cosiddetto “complesso militare-industriale”: che conseguenze ha avuto tale sviluppo sulla qualità dell’informazi…Scienza & Pace Magazine
Il Garante Privacy, in linea con quanto stabilito dal Consiglio d’Europa, ritiene di estrema delicatezza l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale per finalità di prevenzione e repressione reati.
Se questi sono i suggerimenti del #GarantePrivacy, come mai la legge di bilancio prevede una voce di spesa espressamente dedicata alla videosorveglianza? E perché non viene fornita alcuna informazione precisa relativa alla tipologia di sistema di videosorveglianza che i comuni potranno introdurre?
L’assenza di tali informazioni rende difficile un’analisi effettiva dei rischi e delle opportunità di tali sistemi.
Di Francesca Doneda per #PrivacyNetwork
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Bando di concorso "Inventiamo una banconota", iscrizioni entro il 3 febbraio 2023.
Gli studenti dovranno realizzare il bozzetto di una banconota immaginaria sul tema: “Il grande caldo, il grande freddo”.
Info ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Bando di concorso "Inventiamo una banconota", iscrizioni entro il 3 febbraio 2023. Gli studenti dovranno realizzare il bozzetto di una banconota immaginaria sul tema: “Il grande caldo, il grande freddo”. Info ▶️ https://www.Telegram
Cambiano i governi ma restiamo una colonia irrilevante del liberismo atlantista | Kulturjam
"L'indipendenza e autorevolezza dell'Italia è sbandierata solo nelle campagne elettorali poi, una volta saliti al timone del paese, tutti si accodano al carrozzone del liberismo atlantista, anche quando produce evidenti danni all'interesse nazionale."
VIDEOSORVEGLIANZA O CONTRO-SORVEGLIANZA?
La legge di Bilancio 2023 prevede un rifinanziamento dell’ammontare di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024, e 2025 finalizzato a potenziare ulteriormente gli interventi in materia di sicurezza urbana. In particolare, la disposizione intende rifinanziare per il triennio 2023-2025 l’autorizzazione di spesa per gli interventi di installazione, da parte dei comuni...
A proposito del disastro di #Libero e #Virgilio, ricordiamo a tutti coloro che usano quel provider per attività lavorativa che...
COSA È UNA VIOLAZIONE DEI DATI PERSONALI (DATA BREACH)?
Una violazione di sicurezza che comporta - accidentalmente o in modo illecito - la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, conservati o comunque trattati.
Una violazione dei dati personali può compromettere la riservatezza, l’integrità o la disponibilità di dati personali.
Alcuni possibili esempi:
- l’accesso o l’acquisizione dei dati da parte di terzi non autorizzati;
- il furto o la perdita di dispositivi informatici contenenti dati personali;
- la deliberata alterazione di dati personali;
- l’impossibilità di accedere ai dati per cause accidentali o per attacchi esterni, virus, malware, ecc.;
- la perdita o la distruzione di dati personali a causa di incidenti, eventi avversi, incendi o altre calamità;
- la divulgazione non autorizzata dei dati personali.
garanteprivacy.it/regolamentou…
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Riservisti anche per il cyber. Le ragioni secondo l’avv. Mele
“La possibilità di dotarsi di una propria capacità cyber, sia offensiva che difensiva” rappresenta uno degli “elementi imprescindibili atti a garantire l’efficacia d’impiego delle Forze armate”, ha spiegato oggi Guido Crosetto, ministro della Difesa, illustrando le linee programmatiche del suo dicastero nel corso dell’audizione con le commissioni riunite Difesa della Camera e Affari esteri e Difesa del Senato. Il ministro, ha indicato tra le linee di azione da seguite la revisione dello strumento della riserva.
“Negli ultimi 20 anni la Riserva Selezionata ha arricchito i nostri contingenti con professionalità specifiche quanto mai necessarie anche negli scenari moderni”, ha spiegato con riferimento ad analisti, esperti di informatica ed elettronica e alcune figure nel campo ingegneristico. “Questo strumento va ora integrato, per numero e qualità, con una ulteriore aliquota di ‘completamento’ da alimentare sia con il personale che lascia il servizio attivo dopo una ferma prefissata sia, se necessario, con personale privo di pregresse esperienze militari”, ha aggiunto.
“Le parole del ministro Crosetto sono importanti e rappresentano una svolta”, commenta l’avvocato Stefano Mele, partner e responsabile del dipartimento cybersecurity law dello Studio legale Gianni & Origoni. “Anche alla luce dei recenti sviluppi geopolitici con la guerra in Ucraina, è cruciale creare una ‘Civilian Cyber Force’ nel ministero della Difesa con una riserva da chiamare in casi di esigenze specifiche o di crisi di natura cibernetica non gestibili dalle aliquote già in forza. In questo contesto, assume un’importanza decisiva la cooperazione civile-militare anche per il settore cyber”, aggiunge.
L’avvocato avanza poi un’altra proposta: una modifica alla normativa vigente per “creare uno specifico ruolo Interforze in ambito cyber (con l’indicazione di peculiari specialità operative, tecniche, gestionali e legali), al fine di essere competitivi nelle assunzioni e soprattutto nel mantenimento nella forza armata delle risorse arruolate e formate. Garantire, di conseguenza, tutto il percorso di carriera anche agli ufficiali che vogliano specializzarsi e restare nel ruolo cyber”.
In relazione all’introduzione nel nostro ordinamento delle misure di intelligence di contrasto in ambito cibernetico, invece, l’avvocato Mele individua un ulteriore miglioramento possibile: “Creare un assetto altamente specializzato formato da operatori intelligence e militari qualificati nelle operazioni cibernetiche, il quale lavori fianco a fianco quotidianamente per creare i presupposti operativi utili al presidente del Consiglio dei ministri per sfruttare, in caso di necessità, l’opzione della reazione legittima nel ciberspazio ad un attacco subìto”, conclude.
Le libere donne di Magliano di Mario Tobino
@L’angolo del lettore
Questo romanzo – scritto dal 1950 al ’52 – nasce dalla rielaborazione delle cartelle cliniche compilate nel manicomio di Maggiano, diretto per anni dallo stesso Tobino, e racconta il tentativo dell’autore di umanizzare la vita del manicomio condivisa con le proprie pazienti.
iyezine.com/le-libere-donne-di…
Le libere donne di Magliano di Mario Tobino - 1952
Negli anni precedenti l’età degli psicofarmaci e della riforma Basaglia, un medico vive in un reparto psichiatrico femminile. Le libere donne di Magliano di Mario Tobino.Marco Sommariva (In Your Eyes ezine)
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Israele distrugge la comunità di Araqib, nel Negev, per la 212ª volta | Infopal
"Si ritiene che la demolizione di al-Araqib e di altre cittadine nel Negev sia una politica israeliana sistematica volta ad espellere la popolazione nativa dal Negev e a trasferirla in aree governative, con l’obiettivo di aprire la strada all’espansione e alla costruzione di colonie per le comunità ebraiche."
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Piano nazionale di educazione all’immagine per le scuole: le iniziative sono volte a introdurre il linguaggio cinematografico e audiovisivo nelle scuole di ogni ordine e grado, come strumento educativo in grado di facilitare l…
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Piano nazionale di educazione all’immagine per le scuole: le iniziative sono volte a introdurre il linguaggio cinematografico e audiovisivo nelle scuole di ogni ordine e grado, come strumento educativo in grado di facilitare l…Telegram
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EYELESS IN GAZA – PHOTOGRAPHS AS MEMORIES
@Musica Agorà
iyezine.com/eyeless-in-gaza-ph…
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Il sistema schiavista italiano che abolisce il Rdc e chiede giovani super qualificati gratis | Kulturjam
"Il lavoro gratuito è schiavismo e quando anche le pubbliche istituzioni lo pretendono, vuol dire che tutto il sistema è diventato schiavista. E che tutto il sistema che fa profitto e ricchezza sul lavoro sottopagato e gratuito. E che una classe imprenditoriale e una classe politica che diffondono lo schiavismo meritano solo il rifiuto e la lotta totale."
Il capitalismo militarizzato fuori da ogni controllo democratico | AFV
"Il capitalismo non ha un’essenza, se non quella di mutare in continuazione. E forse la sua mutazione attuale consiste nell’emergere di un capitalismo centrato sulla potenza militare.
Questo diviene il sistema dominante che organizza tutti gli altri sistemi sociali, il che implica un enorme potere dell’apparato militare-industriale."
Auguri a tutti gli operatori dell'informazione! Oggi si celebra San Francesco di Sales che 100 anni fa venne proclamato Patrono dei Giornalisti. Ecco i consigli di Pio XI per l'occasione...
OGGI SI CELEBRA SAN FRANCESCO DI SALES CHE 100 ANNI FA VENNE PROCLAMATO PATRONO DEI GIORNALISTI
@Giornalismo e disordine informativo
«Ma vorremmo che da queste solenni ricorrenze precipuo vantaggio ritraessero tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina. Ad essi è necessario, nelle discussioni, imitare e mantenere quel vigore, congiunto con moderazione e carità, tutto proprio di Francesco. Egli, infatti, con il suo esempio, insegna loro chiaramente la condotta da tenere. Innanzi tutto studino con somma diligenza e giungano, per quanto possono, a possedere la dottrina cattolica; si guardino dal venir meno alla verità, né, con il pretesto di evitare l’offesa degli avversari, la attenuino o la dissimulino; abbiano cura della stessa forma ed eleganza del dire, e si studino di esprimere i pensieri con la perspicuità e l’ornamento delle parole, in maniera che i lettori si dilettino della verità. Se si presenta il caso di combattere gli avversari, sappiano, sì, confutare gli errori e resistere alla improbità dei perversi, ma in modo da dare a conoscere di essere animati da rettitudine e soprattutto mossi dalla carità. E poiché non consta che il Sales sia stato dato a Patrono dei ricordati scrittori cattolici con pubblico e solenne documento di questa Apostolica Sede, Noi, cogliendo questa fausta occasione, di certa scienza e con matura deliberazione, con la Nostra apostolica autorità diamo o confermiamo, e dichiariamo, mediante questa Lettera Enciclica, San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e Dottore della Chiesa, celeste Patrono di essi tutti, nonostante qualsiasi cosa in contrario.»
cc @Antonio Spadaro @civcatt@mastodon.uno @Marco Vitale🇻🇦🇮🇹🇪🇺🇺🇦
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Bria - Country Covers Vol.2
Bria è una musicista e cantante del gruppo post-punk Frigs e fa parte del gruppo di Orville Peck il famoso crooner country pop uno dei più grandi innovatori moderni del country americano, e nel tempo libero fa dischi deliziosi per conto suo come questo. “Country Covers Vol.2”, pubblicato da Sub Pop Records, è un ep composto da sei piccoli capolavori di rifacimenti di canzoni country in chiave country pop e moderna, fresca e molto valida.
iyezine.com/bria-country-cover…
@Musica Agorà @Poliverso notizie dal fediverso @arte
Bria - Country Covers Vol.2
Bria è una musicista e cantante del gruppo post-punk Frigs e fa parte del gruppo di Orville Peck il famoso crooner country pop uno dei più grandi innovatori moderni del country americano, e nel tempo libero fa dischi deliziosi per conto suo come ques…Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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