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La ferocia al potere


Sarà pure vero che la signora Meloni è molto brava e intelligente, anche se circondata spesso da persone di dubbia capacità, ma certo in queste ultime settimane il comportamento del Governo è a dir poco molto discutibile, ma specialmente preoccupante. Preoccupante perché le mene di destra sempre più decise non sembrano frenabili, ma specialmente non […]

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Al Presidente La Russa rispondiamo: un figlio gay non è un avversario in un derby calcistico. La dichiarazione fintamente ironica del Presidente del Senato La


Messina Denaro, borghesia mafiosa e 41 bis | Comune-info

«Un’ampia conversazione con Umberto Santino, fondatore e direttore dello straordinario Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”. Santino – tra i primi, già negli anni Settanta, ad approfondire il concetto di borghesia mafiosa, oggi al centro delle attenzioni con l’arresto di Matteo Messina Denaro – ragiona delle trasformazioni della lotta a Cosa nostra, riprende il significato dell’espressione “mafia finanziaria” e spiega il suo punto di vista sul 41 bis e sul caso di Alfredo Cospito.»

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Perché il superbonus è un fallimento della nostra democrazia


Com’è stato possibile? Spesi 120 miliardi di bonus edilizi, circa 6 punti di pil. Due terzi del Pnrr (190 miliardi) che però è speso su un arco temporale più ampio. Il doppio delle risorse impiegate (60 miliardi) per affrontare la crisi energetica più gra

Com’è stato possibile? Spesi 120 miliardi di bonus edilizi, circa 6 punti di pil. Due terzi del Pnrr (190 miliardi) che però è speso su un arco temporale più ampio. Il doppio delle risorse impiegate (60 miliardi) per affrontare la crisi energetica più grave degli ultimi 50 anni. Le agevolazioni fuori da ogni logica economica, insieme alla cessione illimitata dei crediti d’imposta, hanno per giunta prodotto circa 50 miliardi di buco di bilancio. All’improvviso, con un decreto d’urgenza del governo per evitare che i conti pubblici saltino per aria, il paese si sveglia dalla favola del “gratuitamente”. Ma il Superbonus 110 per cento rappresenta di più di un disastro economico. Se si risponde alla domanda su come sia stato possibile, ovvero su come mai tutto ciò non sia stato impedito, ci si rende conto di essere di fronte a un fallimento della nostra democrazia.

Se una sciagura del genere si è verificata è perché molte cose nel nostro sistema non hanno funzionato. Paradossalmente, ma forse non troppo, la misura che più di tutte ha sconquassato le finanze pubbliche è quella che ha goduto dei consensi più ampi e trasversali. Non solo il M5s e il Pd, che il Superbonus l’hanno realizzato insieme a un pezzo di Terzo polo (Iv). Ma anche l’opposizione. Forza Italia è sempre stata al fianco delle imprese edili, così come la Lega: quella che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti definisce una “politica scellerata” è stata convintamente sostenuta dal suo leader Matteo Salvini.

Allo stesso modo Giorgia Meloni, che attaccava Mario Draghi per le correzioni delle storture del Superbonus al grido di “non si cambiano le regole in corsa”. “Se oggi il presidente del Consiglio (Draghi, ndr) si vanta di un 6 per cento di aumento del pil, lo deve al Superbonus” diceva Marco Osnato, attuale presidente della commissione Finanze della Camera. Nessuna opposizione politica, quindi.
Ma anche nessuna, o pochissime critiche dai media. La stampa, nella quasi totalità, si è allineata alla narrazione del settore delle costruzioni e all’idea che il Superbonus fosse il motore della crescita e non una discesa senza freni nel deficit. I giornali che generalmente invitano a fare attenzione ai conti e a fare presto quando c’è da correggerli, hanno applaudito a una misura che ha scavato come una talpa una voragine nel bilancio statale.

Anche l’accademia, con poche lodevoli eccezioni, è stata distratta. Mentre altre misure, come ad esempio Reddito di cittadinanza e Quota 100, hanno spinto gli economisti a produrre numerose analisi, il Superbonus nonostante la mole di risorse in gioco e le criticità evidenti è stato ignorato. Tanto che gli unici studi sono quelli fatti da organizzazioni di settore, che hanno prodotto stime con effetti moltiplicativi fantastici e quasi lisergici. Numeri che poi, sebbene palesemente surreali, sono stati rilanciati acriticamente dai media riproponendo con un timbro di (pseudo) scientificità la narrazione del bonus che si ripaga da sé.

Ma a mancare sono stati anche i controlli istituzionali. Non è chiaro come sia stato possibile che la Ragioneria generale dello stato abbia bollinato una misura con coperture che, a ora, si sono dimostrate inferiori di 50 miliardi rispetto alla spesa effettiva. Eppure non si trattava di qualcosa di imprevedibile, visto che a maggio 2020 l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) segnalava come il mix dell’agevolazione al 110 per cento e della cedibilità del credito aumentava il rischio di far lievitare i costi. Per giunta, già all’epoca, il presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro avvisava del “rischio sotto il profilo della classificazione contabile dei crediti d’imposta liberamente cedibili e utilizzabili in compensazione” con relativo impatto sul deficit. Esattamente ciò che sta accadendo ora dopo i rilievi di Eurostat.

La Ragioneria dello stato ha sottovalutato entrambi i rischi, sia quello dei costi sia quello contabile sulla “pagabilità” del credito. Ed è l’istituto che, insindacabilmente, avrebbe potuto e dovuto fermare il Superbonus fatto in quella maniera così scellerata che ora ha costretto il governo a intervenire d’urgenza.

Politica di governo e di opposizione, media, accademia, amministrazione pubblica. La voragine nel bilancio aperta dai bonus edilizi è la sommatoria dei fallimenti di quattro presidi che in una democrazia sana avrebbero dovuto impedire questo disastro. La vicenda del Superbonus mostra che oltre agli immobili sono tante le cose che nel nostro paese hanno bisogno di ristrutturazione ed efficientamento.

Il Foglio

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Italia-India, nel nome della Difesa. La visita di Meloni e l’accordo in arrivo


Il governo guarda all’India. A inizio marzo il primo ministro Giorgia Meloni atterrerà a Nuova Delhi, dove parteciperà alla conferenza Raisina Dialogue come ospite principale e incontrerà il premier Narendra Modi. I due si erano incontrati l’ultima volta

Il governo guarda all’India. A inizio marzo il primo ministro Giorgia Meloni atterrerà a Nuova Delhi, dove parteciperà alla conferenza Raisina Dialogue come ospite principale e incontrerà il premier Narendra Modi. I due si erano incontrati l’ultima volta a novembre, alla conferenza del G20 di Bali, dove si erano impegnati ad approfondire la relazione tra i rispettivi Paesi.

Secondo The Hindu, la visita “dovrebbe porre fine a un decennio di gelo” – causato dagli attriti per l’arresto dei due marò italiani, e non solo – e lasciarselo “saldamente alle spalle” grazie a una nuova cooperazione bilaterale in materia di difesa, che “probabilmente sarà annunciata” durante la visita del premier Meloni. “Si sta discutendo di un accordo generale sulla cooperazione bilaterale nel settore della difesa”, ha dichiarato una fonte diplomatica al quotidiano, aggiungendo che se i colloqui dovessero prolungarsi l’accordo sarà comunque pronto per la firma in tempo per la prossima visita di Meloni, a settembre, per il vertice del G20.

L’ex ambasciatore indiano in Italia Anil Wadhwa ha dichiarato a The Hindu che gli ultimi anni “hanno visto un continuo sforzo da parte di entrambe le parti” per superare le controversie del passato e concentrarsi sugli sforzi economici. Sebbene i legami bilaterali ne abbiano risentito, l’Italia è rimasta coinvolta nell’industria della difesa indiana attraverso realtà come Fincantieri, che fornisce il know-how per l’aggiornamento tecnologico e il potenziamento delle capacità della prima portaerei indiana, la INS Vikrant. Inoltre, pochi giorni dopo l’incontro tra Modi e l’allora premier italiano Mario Draghi a margine della riunione del G20 a Roma, il Ministero della Difesa indiano ha revocato il divieto imposto su Leonardo.

I lavori preparatori sono in corso. La scorsa settimana, il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego Di Cremnago (in rappresentanza del Ministro della Difesa Guido Crosetto) ha parlato con il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh a margine della fiera Aero India a Bengaluru. Ha incontrato anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Anil Chauhan, con il quale ha discusso della collaborazione nei settori della guerra aerea, subacquea ed elettronica. Dopodiché ha parlato ai rappresentanti governativi presenti al Conclave dei Ministri della Difesa, ponendo l’accento sulla necessità di espandere le relazioni con Nuova Delhi.

“L’interscambio con il nostro Paese, nell’intorno dei 14 miliardi, seppur in crescita del 42 per cento rispetto all’anno precedente, è decisamente inferiore al potenziale”, ha dichiarato Perego a Bangalore, sottolineando che le aziende italiane in più settori – tra cui quello navale, quello aeronautico, quello elettronico e delle munizioni – devono cogliere la “progressiva diversificazione di Nuova Delhi dalla dipendenza dalla Russia e la strategia ’Make in India’” come un’opportunità. “La mia presenza qui e soprattutto le prossime [presenze] dei vertici del governo italiano, insieme ai lavori volti alla sottoscrizione di un nuovo accordo di cooperazione nel settore della difesa, segnano una nuova stagione di enfasi delle relazioni fra i nostri due Paesi”.

Lo sforzo diplomatico è da leggere nel quadro della rinnovata centralità del quadrante indopacifico, a cui l’Italia guarda con interesse crescente. Roma è sempre più intenzionata a onorare il concetto di sicurezza indivisibile, considerato che in un mondo interconnesso, anche gli scenari geograficamente distanti hanno ripercussioni immediate anche vicino a casa. Dunque il sistema-Paese sta intensificando gli sforzi in Asia, specie attraverso gli accordi di difesa.

Di recente Italia e Giappone hanno elevato il loro rapporto a “partnership strategica” dopo aver avviato, insieme al Regno Unito, un progetto congiunto (noto come GCAP) per lo sviluppo dei caccia di sesta generazione. Come anticipato su queste colonne, il ministro Crosetto dovrebbe recarsi a Tokyo nei prossimi mesi. Un’altra probabile destinazione è l’Indonesia, dove il rappresentante della Difesa italiano incontrerebbe il suo omologo Prabowo Subianto – che ha già espresso il suo apprezzamento per “l’impegno dell’Italia nell’attuale quadro geostrategico e la sua eccellenza tecnologica”.


formiche.net/2023/02/meloni-mo…



Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a RaiNews24


Il 22 febbraio 2023 dalle ore 10:40 il Presidente Giuseppe Benedetto sarà ospite a RaiNews24. L'articolo Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a RaiNews24 proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/il-presidente-giusep

Il 22 febbraio 2023 dalle ore 10:40 il Presidente Giuseppe Benedetto sarà ospite a RaiNews24.

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I giochi mentali di Mosca: trovare l’ideologia nella Russia di Putin


Gli americani tendono a guardare all’ideologia con sospetto. In effetti, uno studioso ha proclamato che l’ideologia era “finita”. Nonostante questo rifiuto, l’ideologia continua a tornare nel discorso politico su entrambe le sponde dell’Atlantico. Inoltre, i recenti progressi della psicologia politica hanno mostrato forti differenze psicologiche tra conservatori e liberali autoidentificati, suggerendo che il conflitto politico lungo […]

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Turchia: lezioni post-terremoto


Siamo tutti scioccati dai massicci disastri sismici che si sono verificati uno dopo l’altro il 6 febbraio 2023, prima con una scossa di magnitudo 7,7 della scala Richter a Pazarcık Kahramanmaraş e poi con una scossa di magnitudo 7,4 a Elbistan, in Turchia. Abbiamo seguito le operazioni di ricerca e salvataggio in TV negli ultimi […]

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Una possibile soluzione per la guerra in Ucraina


Molti analisti di politica estera in tutto il mondo sembrano rassegnati a una guerra lunga, faticosa e dolorosa in Ucraina, alzando le mani per dichiarare che né l’Ucraina né la Russia hanno alcun evidente incentivo a raggiungere un accordo che ponga fine alla guerra. Di recente, gli ucraini hanno avuto uno slancio nell’Ucraina meridionale e […]

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“La qualità dell’Informazione”. Un piacere e un onore partecipare all’incontro organizzato da Laterza per interrogarsi sull’impatto della rivoluzione digitale su informazione e democrazia


Torna dall’8 al 10 marzo 2023 Fiera Didacta Italia, il più importante appuntamento fieristico della scuola italiana!

Quest’anno il Ministero dell’Istruzione e del Merito aumenta la propria partecipazione attraverso un grande stand che mette al centr…

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Firma il Manifesto “Per un Iran libero”


Per ogni donna, piccola o grande che sia Per ogni ragazzo e per ogni uomo Per ogni essere umano che ami la libertà Non è tempo di tiepide condanne. Non si può restare indifferenti di fronte a quello che da mesi accade in Iran. Dobbiamo condannare con forz

Per ogni donna, piccola o grande che sia

Per ogni ragazzo e per ogni uomo

Per ogni essere umano che ami la libertà

Non è tempo di tiepide condanne. Non si può restare indifferenti di fronte a quello che da mesi accade in Iran. Dobbiamo condannare con forza e senza compromessi le violenze del regime degli ayatollah, autorità guidate dall’odio e dal fanatismo religioso, che opprimono, seviziano e uccidono qualsiasi persona ritenuta impura. Le loro sono regole macchiate di sangue. Il loro credo è morte e violenza.

Eppure, il desiderio di libertà è più forte del terrore imposto dal regime. A differenza del passato, le proteste a Teheran e in tutto il Paese si stanno rivelando insopprimibili. Quella a cui assistiamo è una lotta tenace senza leader, ma guidata da una semplice richiesta: Jin, Jian, Azadi. Donna, vita, libertà.

Cancellare la femminilità e la bellezza è quello che desidera il regime. Comprimere ogni spazio di libertà è la sua missione, con la polizia morale che ritiene di rafforzare i propri principi con le bastonate e le autorità religiose che erogano condanne a morte contro “i nemici di Dio”.

Non possiamo restare inerti di fronte a minorenni violentate e uccise perché non indossano un velo, a madri costrette a tacere o a mentire per non fare la stessa fine delle figlie, a padri privati di ogni prospettiva per le proprie famiglie.

Le donne e gli uomini iraniani sanno che il tempo del regime sta finendo, in loro arde la fiamma della libertà. Le violenze e le minacce del regime non riusciranno a spegnerla.

Di fronte a tutto questo l’Occidente deve alzare la voce. La Fondazione Luigi Einaudi ha scelto di non voltare lo sguardo e di agire con ogni mezzo. Essere messaggeri di quello che sta accadendo, mettere a nudo i fatti anche quando rimordono la coscienza. Questa è la nostra scelta. Di più, questo è il nostro dovere. Un dovere morale, ancor prima che “politico”.

La nostra attenzione sarà costante. Incessante sarà la nostra richiesta alla classe politica italiana ed europea di azioni concrete. Solo un “salto di qualità” nella reazione internazionale potrà fermare le autorità iraniane.

Ricordiamoci di non dare per scontati i privilegi di cui gode il nostro mondo libero. Sono stati raggiunti dopo secoli di guerre e conflitti sociali: difendiamoli sempre e sempre con la stessa intensità.

La libertà è universale, né occidentale né orientale. Oggi ha un nuovo volto, è quello sorridente e radioso delle donne assembrate nelle piazze iraniane.

Non lasciamole sole. Uniamoci a loro e sosteniamole con ogni mezzo nella riconquista dei loro incomprimibili diritti. Per un Iran libero.

Firma il manifesto su Change.org

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Questa sera – ore 21.00 – sarò ospite di Marco Schiaffino a Doppio Click, la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di internet e delle nuove tecnologie. Parleremo di privacy e di trojan horse. Non perdetevi la puntata!

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Guerra in Ucraina: se Putin è Hitler, Zelensky è Churchill


Mentre la guerra infuria in Ucraina, tutto è beatamente pacifico sul fronte interno. Gli americani hanno abbracciato la narrativa ufficiale. Nessun film western ha mai tracciato la linea del bene contro il male in modo così chiaro o crudo. La Casa Bianca, il Congresso e la stampa insistono sul fatto che l’Ucraina è la vittima […]

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Manifesto “Per un Iran libero”


Per ogni donna, piccola o grande che sia Per ogni ragazzo e per ogni uomo Per ogni essere umano che ami la libertà Non è tempo di tiepide condanne. Non si può restare indifferenti di fronte a quello che da mesi accade in Iran. Dobbiamo condannare con forz

Per ogni donna, piccola o grande che sia

Per ogni ragazzo e per ogni uomo

Per ogni essere umano che ami la libertà

Non è tempo di tiepide condanne. Non si può restare indifferenti di fronte a quello che da mesi accade in Iran. Dobbiamo condannare con forza e senza compromessi le violenze del regime degli ayatollah, autorità guidate dall’odio e dal fanatismo religioso, che opprimono, seviziano e uccidono qualsiasi persona ritenuta impura. Le loro sono regole macchiate di sangue. Il loro credo è morte e violenza.

Eppure, il desiderio di libertà è più forte del terrore imposto dal regime. A differenza del passato, le proteste a Teheran e in tutto il Paese si stanno rivelando insopprimibili. Quella a cui assistiamo è una lotta tenace senza leader, ma guidata da una semplice richiesta: Jin, Jian, Azadi. Donna, vita, libertà.

Cancellare la femminilità e la bellezza è quello che desidera il regime. Comprimere ogni spazio di libertà è la sua missione, con la polizia morale che ritiene di rafforzare i propri principi con le bastonate e le autorità religiose che erogano condanne a morte contro “i nemici di Dio”.

Non possiamo restare inerti di fronte a minorenni violentate e uccise perché non indossano un velo, a madri costrette a tacere o a mentire per non fare la stessa fine delle figlie, a padri privati di ogni prospettiva per le proprie famiglie.

Le donne e gli uomini iraniani sanno che il tempo del regime sta finendo, in loro arde la fiamma della libertà. Le violenze e le minacce del regime non riusciranno a spegnerla.

Di fronte a tutto questo l’Occidente deve alzare la voce. La Fondazione Luigi Einaudi ha scelto di non voltare lo sguardo e di agire con ogni mezzo. Essere messaggeri di quello che sta accadendo, mettere a nudo i fatti anche quando rimordono la coscienza. Questa è la nostra scelta. Di più, questo è il nostro dovere. Un dovere morale, ancor prima che “politico”.

La nostra attenzione sarà costante. Incessante sarà la nostra richiesta alla classe politica italiana ed europea di azioni concrete. Solo un “salto di qualità” nella reazione internazionale potrà fermare le autorità iraniane.

Ricordiamoci di non dare per scontati i privilegi di cui gode il nostro mondo libero. Sono stati raggiunti dopo secoli di guerre e conflitti sociali: difendiamoli sempre e sempre con la stessa intensità.

La libertà è universale, né occidentale né orientale. Oggi ha un nuovo volto, è quello sorridente e radioso delle donne assembrate nelle piazze iraniane.

Non lasciamole sole. Uniamoci a loro e sosteniamole con ogni mezzo nella riconquista dei loro incomprimibili diritti. Per un Iran libero.

Firma il manifesto su Change.org

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Carnevale


I tempi cambiano e dalle sfilate sono quasi del tutto scomparse le maschere di zorro, pierrot, arlecchino, indiani e cowboy (se da bambini ci avessero rivelato che cowboy significava "mandriano", ci saremmo rifiutati anche noi di vestirci con lo Stetson in testa, il gilet e il cinturone). I punk sono stati sostituiti dai maranza. Resiste qualche pagliaccio, i darth fener, gli harry potter e le tartarughe ninja, ma solo perché i costumi sono stati conservati nell'armadio per farli indossare ai fratelli più piccoli. Le principesse e i supereroi rimangono sempre i più gettonati. Oggi che è martedì grasso va forte la maschera di Mercoledì.


Il biliardino delle #cosedagarante si arricchisce di un nuovo pezzo di storia: l’illustrazione che racconta della prima puntata di “A little privacy, please!” , il podcast di Radio Activa Plus, al quale ho avuto il privilegio di essere ospite e di presentare “La privacy degli ultimi”. Grazie a Sergio Aracu, Marco Trombadore e ad Alterales per il...


Giorgia Meloni va a Kiev in missione di guerra per accreditarsi a livello internazionale. È lì per assicurare a Zelensky la prosecuzione della fornitura di ar


La vicenda dei giornalisti italiani cui è stato revocato l'accredito o semplicemente è stato impedito di entrare in Ucraina. Di @Vincenzo_vita su @art_ventuno


Una triste coltre di silenzio avvolge la vicenda dei giornalisti italiani cui è stato impedito di entrare in Ucraina o è stato revocato l’accredito per poter svolgere la propria attività professionale. Vi è l’ordine di non parlarne?

@Giornalismo e disordine informativo

La prevista conferenza stampa di Giorgia Meloni, attesa in queste ore a Kiev dopo la visita di Biden, sarà l’occasione per sollevare il problema: quali sono le accuse mosse dai servizi segreti nei riguardi di chi non fa propaganda, bensì informazione sulla guerra? Vale anche in tale circostanza la solita terribile strategia del segreto, in base alla quale i misfatti e le atrocità non devono venire a conoscenza dell’opinione pubblica?

Il post di Vincenzo Vita è stato pubblicato su Articolo21



Unione Popolare aderisce e invita a partecipare a tutte le iniziative territoriali indette dal coordinamento Europe for peace dal 23 al 26 febbraio. Il 25 fe

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Domani – dalle ore 15.00 – parteciperò alla presentazione del volume “La Privacy dell’Era Digitale. Le Relazioni dei Presidenti dell’Autorità Garante 1997-2022”, a cura del nostro Presidente Pasquale Stanzione. L’evento, che si terrà a Roma presso Esperienza Europa – David Sassoli, potrà essere anche seguito in diretta streaming collegandosi al sito del Garante www.gpdp.it.


#Risentiamoli Cypress Hill - Black Sunday


“Black sunday” è stato il secondo disco del gruppo hip hop americano Cypress Hill, pubblicato il 20 luglio del 1993 da Ruffhouse e Columbia Records. Grande successo commerciale, “Black sunday” è un gigante dell’hip-hop, un monolite che diverte ancora a trent’anni esatti di distanza.

iyezine.com/risentiamoli-cypre…



La sinistra liberal progressista cancella l'idea stessa di sinistra | Kulturjam

«C’è oggi una sinistra liberal progressista che non ha niente a che fare con quella tradizione nel suo complesso, una sinistra neoliberale che tutta la sinistra, in tutte le sue varianti, ha sempre combattuto e che ha chiamato “destra”.

Ad accomunarla è l’odio con tutto ciò che è storia e ha storia, un odio verso la vita che nelle tradizioni prende forme, evolve, cresce. Il disprezzo verso le comunità, il tentativo di imporre un individualismo è isola, pensando che esista una sola forma di legame, quello che produce il consumo.»

kulturjam.it/costume-e-societa…



Oggi, alle 12.00, si terrà al Ministero dell’Istruzione e del Merito la presentazione del programma della sesta edizione di Fiera Didacta Italia, il più importante appuntamento fieristico dedicato all’istruzione e all’innovazione scolastica.


L’accordo transatlantico sui dati personali naviga in acque cattive. Contro il patto concordato dal Governo degli Stati Uniti e dalla Commissione Europea si è sollevata, infatti, una fronda parlamentare in seno all’Eurocamera. Così, secondo quanto rivelato dal quotidiano tedesco Die Welt, dopo tre anni di negoziati il “Trans-Atlantic Data Privacy Framework” (TADPF) rischia di subire...

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the men


Tutte caratteristiche che ho ritrovato in "New York City", nuovo album dei garage rockers statunitensi Men, sulle scene da ormai tre lustri e giunti oggi al nono album ufficiale, uscito a inizio mese su Fuzz Club Records (e che segna il debutto del quartetto di Brooklyn sull'etichetta inglese) e arrivato a tre anni dall'ultima fatica discografica "Mercy".
iyezine.com/the-men-new-york-c…

@Musica Agorà

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Cuba, un paese di 11 milioni di persone, è sotto un embargo illegale da parte del governo degli Stati Uniti da oltre sei decenni. Nonostante questo embargo, i


La scoperta di Antonio Gramsci - Giovanni D'Anna


Sin dai primissimi giorni del suo rientro in Italia, Togliatti iniziò una incessante opera di “divulgazione” della figura gramsciana

gramscionline.org/2020/09/29/g…

#gramsci



I falsari di André Gide


Primo e unico vero romanzo di André Gide, “I falsari” (1925) è un atto d’accusa nei confronti della letteratura per la mancanza di coraggio, lo scarso approfondimento e l’essere complice nella costruzione della menzogna; sorprendente e affascinante, diverso da qualsiasi altra cosa, mette in scena le vicende di un gruppo di personaggi disparati, moltiplicando i punti di vista, i generi e le linee narrative secondarie, distaccandosi così dalla tradizionale narrazione lineare.

iyezine.com/i-falsari-di-andre…

@L’angolo del lettore

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Gli adulti che questa mattina al liceo Michelangiolo di Firenze hanno aggredito studenti di un collettivo antifascista con inaudita violenza, hanno un volto ben


HO PERSO IL GUSTO, NON HA SAPORE


A scoppio ritardato scrivo anche io qualcosa di non-necessario su Sanremo.
Quest’anno non c’è stata una canzone che mi ha colpito particolarmente. È vero che a più riprese mi sono addormentato davanti alla TV, ma le esibizioni che perdevo, le recuperavo il giorno dopo su RaiPlay.
Ho visto qualche gag simpatica (gli interventi del solito immarcescibile Fiorello) e qualche piacevole sorpresa (Paola Egonu è stata la co-conduttrice più spontanea, paradossalmente anche quando leggeva). In generale però lo spettacolo mi è sembrato un po’ troppo costruito e in alcuni momenti anche un po’ stucchevole. Sarà che con il passare degli anni trovo sempre più noiose le confessioni e le prediche televisive fatte da chi ha il cXXo al caldo.
Per attirare l’attenzione su di sé, qualche artista ha azzardato – o “ha simulato” – uno scandaloso passionale colpo di testa: prendere a calci le rose, allungare il brodo all'infinito obbligando il pubblico a cantare un ritornello che non conosce, strusciarsi e baciarsi con l’influencer di turno, ecc... Ma dopo decenni di TV spazzatura oramai siamo tutti vaccinati (compreso i bambini) e la provocazione è diventata “Mission: impossible”.

Con questo non voglio dire che il Sanremo che ho visto sia tutto da buttare. Ci mancherebbe. Si sono esibiti anche dei bravi artisti. Qualcuno si è impegnato e ha fatto anche bene, tuttavia a distanza di una settimana dalla chiusura di Sanremo Venti23 (chiamarlo duemilaventitré non è più di moda) ricordo soprattutto due cose: la sanguigna “American Woman” di Elodie e Big Mama (per la cronaca: alla fine della canzone si sono baciate anche loro, ma nessuno ha montato polemiche) e la superba “Quello che non c’è” di Manuel Agnelli e gIANMARIA.
Lo so che sono di parte, perché adoro quella canzone e quel disco. E’ vero che gIANMARIA sembrava un pulcino bagnato, ma la performance di Manuel Agnelli e di Fabio Rondanini, batterista dei Calibro 35, è stata strepitosa.
Ma questo è camminare alto sull’acqua e su quello che non c’è.



Siamo tutti supereroi


Quando le masse, la stampa e il mondo intero ti dicono di muoverti, il tuo compito è di piantarti come un albero accanto al fiume della verità e dire a tutto il mondo - 'No, muovetevi voi.’

Tra il 2006 e il 2007 uscì uno degli archi narrativi più belli, secondo me, dell’universo Marvel: Civil War. Qualcuno magari avrà visto l’omonimo film, che però non c’entra niente.

Oggi voglio raccontarvi questa storia perché ha molto a che fare con la realtà che ci circonda e con l’attualissima diatriba tra chi vorrebbe incatenarci tra mille algoritmi e sistemi di sorveglianza di massa e chi invece preferirebbe semplicemente essere libero. C’è molto da imparare anche dai fumetti.

Civil War è una storia che parla di libertà, di privacy e dell’ingerenza arbitraria del governo. Potremmo dire che Civil War descrive ciò di cui parliamo ogni settimana su Privacy Chronicles.

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I veri supereroi sono iscritti a Privacy Chronicles

Civil War, la storia


Tutto iniziò con una squadra di giovani supereroi, i New Warriors. I sei si trovavano a Stamford, in Connecticut, per girare un reality-show chiamato “Superhuman High”. Durante le riprese vennero a sapere che nella città si trovava anche un gruppo di super-criminali, la Skeletal League, che proprio in quei giorni stavano progettando di rapinare una banca. L’occasione sembrò ghiotta per aumentare il rating televisivo del reality-show, così i New Warriors decisero di attaccare e cercare di catturare la Skeletal League in diretta TV.

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Purtroppo le cose non andarono come previsto. Durante i combattimenti uno dei supercriminali — Nitro — provocò un’esplosione proprio nel mezzo della città, che distrusse diversi quartieri e anche una scuola, uccidendo più di 600 persone — tra cui molti bambini.

Il drammatico episodio fu presto strumentalizzato dalla politica per attaccare tutti i supereroi che fino a quel momento agivano in modo indisturbato e spesso anonimo nel territorio degli Stati Uniti. Nel giro di pochissimo tempo il governo presentò un nuovo disegno di legge, chiamato Superhuman Registration Act.

L’atto, se approvato, avrebbe obbligato ogni “superumano” a registrarsi presso il governo e rendere nota la sua identità. Questo avrebbe consentito alle autorità di regolamentare le attività dei “supereroi”, supervisionarli, e — se necessario — sanzionarli. Il dibattito fu subito infuocato.

Da una parte c’era chi, come Tony Stark (Iron Man), prese subito le parti del governo. Secondo lui il Registration Act era semplicemente un atto dovuto. Un gesto di civiltà. La legge e la supervisione del governo avrebbero responsabilizzato tutti i supereroi, che quindi avrebbero smesso di agire in modo indipendente e al di fuori della legge.

Stark voleva evitare a tutti i costi il ripetersi di incidenti come quelli di Stamford ed era convinto che questo sarebbe stato possibile grazie a una forte legislazione per delimitare e regolamentare il campo d’azione dei supereroi.

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Dall’altra c’erano invece persone convinte che il Registration Act non fosse altro che un modo per violare le libertà fondamentali dei superumani, costringendoli a rivelare le loro identità segrete e rinunciare a ogni indipendenza.

Il principale sostenitore di questa tesi era Steve Rogers (Captain America). Secondo lui i supereroi avevano il dovere di agire moralmente e responsabilmente, ma come individui e non come macchine controllate dallo Stato. Steve credeva che il Registration Act avrebbe tolto ogni libertà di autodeterminazione ai supereroi, consegnando invece al governo il potere di manipolarli per finalità politiche.

I mass media, il pubblico e diversi gruppi di supereroi si divisero presto in due fazioni: da una parte quella pro-governo, capitanata pubblicamente da Tony Stark; dall’altra quella “ribelle”, condotta da Steve Rogers.

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Le due forze in campo divennero sempre più violente, fino a sfociare in una violenta guerra civile tra alcuni gruppi di supereroi fedeli a Tony Stark o Steve Rogers. La battaglia finale, che vide diversi feriti e morti, portò alla sconfitta di Captain America, che venne catturato e arrestato in quanto leader della fazione ribelle e anti-governativa.

L’arco narrativo si chiude con l’emblematica morte di Captain America, ucciso da un cecchino mentre veniva accompagnato in manette sulla scalinata del tribunale dove avrebbe dovuto essere giudicato per i suoi crimini durante la guerra civile.

Insieme a lui, morivano anche le speranze di libertà dei superumani, ormai condannati alla schedatura governativa.

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Qualche anno dopo gli eventi di Civil War si scoprì che il governo degli Stati Uniti da molto tempo era infiltrato fino alle sue posizioni apicali da agenti HYDRA (i nazisti dell’universo Marvel), e che il Superhuman Registration Act fu in verità un piano dei nazisti per sorvegliare e controllare i supereroi — unico vero ostacolo ai loro piani.

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Tony Stark o Steve Rogers?


Il mondo è in piena guerra civile. Proprio come raccontavano i fumetti Marvel 17 anni fa, anche oggi siamo circondati da due fazioni capitanate da vari Tony Stark e Steve Rogers. E come in Civil War, anche oggi la fazione vincente è quella dei Tony Stark.

Noi non abbiamo un Superhuman Registration Act, ma sistemi e leggi che Steve Rogers non avrebbe mai immaginato nel 2007. Schemi globali di identità digitale; sorveglianza totale delle comunicazioni; progetti per lo sviluppo di monete digitali di Stato e sorveglianza finanziaria; sistemi decisionali automatizzati e social scoring ; scatole nere obbligatorie sulle nostre auto…

L’effetto è lo stesso, anzi peggiore: sorveglianza totale delle nostre identità e delle nostre azioni. Per il “bene comune”.

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I Tony Stark del mondo ci dicono che l’anonimato e la privacy devono essere combattuti, perché deresponsabilizzano le persone. Essere anonimi è pericoloso; la libertà è pericolosa. Tenere alla propria privacy significa avere qualcosa da nascondere, o essere dei criminali.

Questi sono convinti di essere circondati da imbecilli senza alcuna moralità né principi. Il prossimo è un potenziale criminale o qualcuno talmente inaffidabile da non poter neanche gestire la sua stessa vita. E come Tony Stark, credono di essere tra i pochi illuminati a poter guidare il gregge con quel bastone chiamato governo. La legge è uno strumento di dominio per la creazione di una “società migliore”, a loro immagine e somiglianza.

E poi ci sono gli Steve Rogers. Loro sono convinti che l’essere umano abbia in sé tutti gli strumenti per agire moralmente, in modo autonomo e libero — senza per questo essere perseguito. Queste persone sanno che per agire moralmente, bisogna prima essere liberi. Che ogni individuo ha il diritto di creare la sua strada e agire secondo i suoi principi; che non può esserci alcuna libertà senza privacy, e che il governo non è altro che uno strumento di controllo delle persone per fini politici (di specifici gruppi di potere). Sì, la libertà è sporca. È caotica. A volte, pericolosa. Ma non importa.

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Paradimatico di questo pensiero è il celebre discorso di Steve Rogers a Peter Parker proprio durante la Civil War. Probabilmente uno dei migliori di tutto l’universo Marvel:

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Non importa ciò che dice la stampa. Non importa ciò che dicono i politici o le masse.

Non importa se l'intero Paese decide che qualcosa di sbagliato è qualcosa di giusto.

Questa nazione è stata fondata su un principio sopra ogni altro: la necessità di difendere ciò in cui crediamo, senza tener conto delle probabilità o delle conseguenze. Quando le masse, la stampa e il mondo intero ti dicono di muoverti, il tuo compito è di piantarti come un albero accanto al fiume della verità e dire a tutto il mondo -

'No, muovetevi voi.’

Tu, da che parte stai?





Mentre in UE l'identità digitale è tra i temi nodali, l'Italia sta facendo morire #SPID, la conquista più importante per la nostra cittadinanza digitale.
Perché da noi l'unica #eutanasialegale è quella sui nostri diritti...
Di @Luke_like su @wireditalia
wired.it/article/spid-c…

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Gabriel reshared this.



Oggi il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha incontrato al Ministero il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola (Fonags), per istituire un Tavolo permanente di confronto tra le associazioni delle famiglie e…


I due Hotel Francfort di David Leavitt


Dopo sei anni di silenzio, nel 2013 Leavitt torna con “I due Hotel Francfort”, un romanzo ambientato nel giugno del 1940, sui modi in cui le persone possono cambiare in circostanze eccezionali e non essere più le stesse.

È la fotografia di un’Europa alla viglia del disastro, che fa fatica a tenere in vita gli ultimi equilibri mentre dai confini di molte nazioni risuonano colpi di mortaio; una storia immersa nell’atmosfera tanto precaria quanto seducente del neutrale porto di Lisbona, città affollata di espatriati preoccupati di quello che stanno per perdere, in attesa di essere portati in salvo a New York dalla nave SS Manhattan. @L’angolo del lettore

iyezine.com/i-due-hotel-francf…

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Firenze: le foibe furono una vendetta


A #Firenze hanno intitolato ai "#martiri delle #foibe" uno slargo con un muro sbrecciato lordo di #graffiti, usato come parcheggio e come ricettacolo per i cassonetti della spazzatura.
Un gesto più di scherno che di omaggio.
Ogni tanto qualcuno spezza o danneggia in altro modo la targa con il nome, che nel febbraio 2023 è stato sostituita per la terza volta almeno.
Giusto in tempo perché venisse corretta con la scritta "#Vendetta".
Una valutazione gelida e realistica. Imporre a Firenze i piagnistei della propaganda difficilmente avrebbe portato a risultati diversi: in città è diffusa da decenni, specie tra le persone serie, la propensione a non sentire alcuna appartenenza per lo stato che occupa la penisola italiana e a comportarsi di conseguenza nei confronti dei suoi propagandisti.