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⏰ Domani, 20 aprile, nuovo appuntamento con L'Ora di Costituzione, l'iniziativa dedicata a raccontare i principali articoli della Carta agli studenti delle scuole medie e superiori.


Università, Economia, Politica, Istituzioni e Giornalismo nell’opera di Luigi Einaudi: Il giornalismo – 29 maggio 2023


La sterminata produzione giornalistica di Luigi Einaudi, specie sul Corriere della Sera, oltre a trattare temi tipici del giornalismo economico, spazia su profili più ampi e diversi e consente di riflettere sul ruolo attuale del giornalismo, anche nel suo

La sterminata produzione giornalistica di Luigi Einaudi, specie sul Corriere della Sera, oltre a trattare temi tipici del giornalismo economico, spazia su profili più ampi e diversi e consente di riflettere sul ruolo attuale del giornalismo, anche nel suo rapporto con gli “altri” poteri, soprattutto quello politico e quello giudiziario.

Relatori
Massimo Nava, Editorialista del Corriere della Sera;
Davide Giacalone, giornalista e Vice Presidente della Fondazione Luigi Einaudi
Andrea Cangini, giornalista e Segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi

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Università, Economia, Politica, Istituzioni e Giornalismo nell’opera di Luigi Einaudi: L’Università: La politica e le istituzioni– 22 maggio 2023


Luigi Einaudi, Uomo politico consente di affrontare tematiche legate ai temi attuali, quali l’impianto costituzionale, il ruolo dei referendum, il ricorso eccessivo alla normazione anche in sede penale, il mutato ruolo del Presidente della Repubblica, le

Luigi Einaudi, Uomo politico consente di affrontare tematiche legate ai temi attuali, quali l’impianto costituzionale, il ruolo dei referendum, il ricorso eccessivo alla normazione anche in sede penale, il mutato ruolo del Presidente della Repubblica, le autonomie regionali etc.

Relatori
Bartolomeo Romano, Ordinario di Diritto Penale nell’Università di Palermo e Consigliere giuridico del Ministro della Giustizia
Antonella Sciortino, Ordinario di Diritto costituzionale
Gaetano Armao, Associato di Diritto amministrativo

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Università, Economia, Politica, Istituzioni e Giornalismo nell’opera di Luigi Einaudi: L’economia – 15 maggio 2023


Il seminario affronterà il pensiero economico di Luigi Einaudi, anche nella sua esperienza di Governatore della Banca di Italia, e verificherà l’eventuale attualità delle sue proposte. Relatori Emanuele Alagna, Direttore Banca D’Italia sede di Palermo Fab

Il seminario affronterà il pensiero economico di Luigi Einaudi, anche nella sua esperienza di Governatore della Banca di Italia, e verificherà l’eventuale attualità delle sue proposte.

Relatori
Emanuele Alagna, Direttore Banca D’Italia sede di Palermo
Fabio Mazzola, Ordinario di Politica economica, Prorettore Università di Palermo
Andrea Mario Lavezzi, Ordinario di Economia Politica

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Marongiu & i Sporcaccioni - Welcome to Bisiacaria


Marongiu & i Sporcaccioni sono i ragazzi del bar che fanno musica nel tempo libero, e che hanno i nostri problemi, ma li sfogano raccontando la vita di provincia attraverso una musica davvero piacevole e che ti rende leggero, nel senso che parla di cose che chi ha vissuto e vive in provincia vede ogni giorno. @Musica Agorà

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Università, Economia, Politica, Istituzioni e Giornalismo nell’opera di Luigi Einaudi: L’Università – 8 maggio 2023


L’Università – 8 maggio 2023 Il seminario approfondirà il mondo dell’accademia e le prospettive della ricerca e dell’insegnamento, anche nei rapporti con le imprese e con i progetti di finanziamento europei. Relatori Armando Plaia, Ordinario di diritto pr

L’Università – 8 maggio 2023

Il seminario approfondirà il mondo dell’accademia e le prospettive della ricerca e dell’insegnamento, anche nei rapporti con le imprese e con i progetti di finanziamento europei.

Relatori
Armando Plaia, Ordinario di diritto privato e Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza;
Aldo Schiavello, Ordinario di Filosofia del diritto e Coordinatore del Dottorato in Diritti umani;
Giuseppe Di Chiara, Ordinario di Diritto processuale penale, Coordinatore del Dottorato in Pluralismi giuridici e Direttore della Scuola per le professioni legali.

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#NotiziePerLaScuola

Concorso Nazionale "La legalità come strumento di realizzazione personale", rivolto agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado di istruzione.



La teologia della liberazione palestinese: dalla reinterpretazione delle Scritture alla decolonizzazione della mente


E' l’elaborazione di una «teologia della liberazione civica» in linea col pensiero di Edward Said. Reinterpretare le Scritture e decolonizzare la mente e la pratica religiosa dei palestinesi cristiani. L'articolo La teologia della liberazione palestinese

di Caterina Bandini*

Pagine Esteri, 19 aprile 2023 – «L’occupazione è un peccato contro Dio»: questo il postulato del documento Kairós Palestina: un momento di verità. Una parole di fede, speranza e amore dal cuore delle sofferenze dei palestinesi, pubblicato in arabo l’11 dicembre 2009 dal Consiglio ecumenico delle Chiese di Terra santa[1]. Ispirato al Kairós sudafricano, un documento pubblicato nel 1985 da una maggioranza di preti neri per denunciare il regime di apartheid, Kairós Palestina rappresenta il culmine di un lungo percorso di sensibilizzazione e politicizzazione delle Chiese palestinesi.

I palestinesi cristiani che vivono in Israele-Palestina sono circa 171 000 su una popolazione palestinese totale di più di 7 milioni di persone. La maggior parte si trova all’interno dello Stato d’Israele (120 000), 40 000 vivono nella Cisgiordania occupata, 10 000 a Gerusalemme e meno di un migliaio nella Striscia di Gaza. La minoranza cristiana ha una composizione eterogenea: i fedeli appartengono a ben 13 Chiese diverse, che vengono divise localmente tra «orientali» (Chiesa greco-ortodossa, armena, siriaca, ecc.) e «occidentali» (Chiesa cattolica romana, anglicana, luterana, ecc.). La maggioranza dei cristiani appartiene alla Chiesa greco-ortodossa (detta anche arabo-ortodossa o semplicemente ortodossa), la quale detiene il controllo del maggior numero di Luoghi santi; la seconda comunità più numerosa è quella cattolica di rito latino.

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Le Chiese palestinesi sono state o sono tutt’ora al centro di conflitti tra l’alto clero, appoggiato dai poteri stranieri e dalla loro presenza missionaria, ed il laicato palestinese. La Chiesa greco-ortodossa in particolare, che possiede un importante patrimonio immobiliare, ha venduto terreni e immobili dapprima al governo britannico, poi ai coloni sionisti e alle autorità israeliane. Inoltre, la dimensione transnazionale delle Chiese di Terra santa ha contribuito ad alimentare in seno alla società palestinese la diffidenza nei confronti dei cristiani, sospettati di collaborare con l’occidente colonizzatore. Ciò spiega, in parte, la preponderanza di attivisti cristiani tanto nel movimento nazionalista degli anni ‘30 quanto nel movimento di liberazione nazionale che si sviluppa dopo la Nakba. L’importanza di Kairós Palestina è dovuta al fatto che per la prima volta non sono i fedeli ad impegnarsi politicamente contro l’occupazione israeliana, bensì gli alti livelli della gerarchia ecclesiale.

La pubblicazione del documento rappresenta l’apice di un movimento nato in seno alla comunità protestante che coinvolge clero e laicato sin dalla prima Intifada (1987-1993) (Kuruvilla, 2013). Ispirandosi alla teologia contestuale, alla teologia della liberazione sud-americana e alla critica post-coloniale della Bibbia, il reverendo anglicano Naim Stifan Ateek, all’epoca pastore della Cattedrale di San Giorgio a Gerusalemme, pubblica nel 1989 Justice, and Only Justice: A Palestinian Theology of Liberation (Ateek, 1989), considerato il testo fondatore della teologia della liberazione palestinese. Nel libro, Ateek spiega che la lettura dell’Antico Testamento pone delle difficoltà specifiche ai palestinesi cristiani. I concetti di «popolo eletto» e «terra promessa» o ancora il racconto mitologico dell’Esodo assumono un significato politico nel contesto israelo-palestinese, dove l’idea di una continuità perfetta tra il popolo ebraico nella Bibbia e lo Stato d’Israele ha offerto una legittimità storico-religiosa all’impresa sionista. Secondo Ateek, se la Bibbia è stata strumentalizzata fino a diventare un elemento importante nel conflitto, può anche diventare un elemento della soluzione. I palestinesi cristiani devono quindi elaborare una lettura palestinese dell’Antico Testamento. Una comprensione universalista della natura di Dio sul piano teologico non significa che tutte le parti della Bibbia abbiano lo stesso valore per i cristiani: i libri dei Profeti, ad esempio, dove Dio fa prova di compassione nei confronti di altri popoli, rappresentano un’evoluzione rispetto ai libri dell’Esodo e di Giosuè caratterizzati dalla tradizione nazionalista e militarista degli zeloti.

Altri autori hanno partecipato allo sforzo di decolonizzazione dell’Antico Testamento, come il reverendo luterano Mitri Raheb (Raheb, 1995). Questo movimento teologico ed intellettuale è andato di pari passo con un’opera di arabizzazione e palestinizzazione delle Chiese che, fino ad allora, solo la Chiesa melkita aveva compiuto. Nella seconda metà del XX secolo, l’arabo sostituisce le lingue straniere nella liturgia, i membri del clero provengono sempre di più dalla popolazione locale e le istituzioni cristiane cominciano a rivendicare esplicitamente la loro appartenenza alla nazione palestinese. Anche la Chiesa cattolica romana prende parte a questo processo e s’impone come uno degli attori principali del movimento di teologia della liberazione contribuendo alla sua diffusione fuori dagli ambienti protestanti. La nomina, nel 1987, di Michel Sabbah a capo del Patriarcato latino di Gerusalemme rappresenta una tappa importante: primo (e finora unico) patriarca palestinese nella storia dell’istituzione, durante il suo mandato (1987-2008) Sabbah ha saputo coinvolgere la gerarchia cattolica romana nelle questioni politiche locali, prendendo posizione contro l’occupazione e per la pace, e incoraggiando l’impegno politico dei cristiani.

I teologi-attivisti si focalizzano sulla comunità cristiana internazionale. Uno degli obiettivi principali del movimento consiste a contrastare la diffusione del sionismo cristiano, una corrente di pensiero che appoggia l’esistenza dello Stato d’Israele come Stato esclusivamente ebraico sulla base di una lettura letterale dell’Antico Testamento (Nederveen-Pieterse, 1991). Il sionismo cristiano si è progressivamente affermato nelle comunità evangeliche statunitensi e sud-americane ed alcuni esponenti di questa corrente hanno un legame molto stretto col potere politico israeliano, il che contribuisce a marginalizzare il cristianesimo palestinese sulla scena internazionale. Dalla fine degli anni ‘80 ad oggi, varie organizzazioni palestinesi cristiane della società civile si sono impegnate nella creazione di circuiti di turismo e pellegrinaggio alternativi (come i cosiddetti pellegrinaggi «delle pietre vive») volti a far conoscere la realtà dell’occupazione ai cristiani provenienti da tutto il mondo (Feldman, 2011).

6646744Ed è proprio quest’interesse pronunciato nei confronti della comunità internazionale, a discapito delle comunità cristiane locali, che viene oggi criticato da una nuova generazione di teologi palestinesi. Essi considerano che l’opera dei padri fondatori Naim Ateek et Mitri Raheb e di tutti coloro che si sono ispirati al loro modello presenta una dimensione coloniale inerente alla struttura, la costruzione e gli obiettivi che gli autori si sono posti (Munayer e Munayer, 2022). Volendosi opporre al sionismo cristiano, Ateek e Raheb si sono rivolti ai cristiani occidentali e non ai cristiani palestinesi; hanno preso spunto quasi esclusivamente da teologi maschi, bianchi e occidentali; non hanno adottato un approccio intersezionale, esaminando di fatto un’unica dimensione dell’oppressione palestinese (da parte dell’occidente e dello Stato d’Israele) e tralasciandone altre (sessismo, classismo, islamofobia).

La nuova generazione propone l’elaborazione di una «teologia della liberazione civica» in linea col pensiero di Edward Said, uno dei primi a indicare la necessità di una lettura palestinese della Bibbia (Masalha e Isherwood, 2014). Non si tratta più soltanto di reinterpretare le Scritture, ma di decolonizzare la mente e la pratica religiosa dei palestinesi cristiani. Dall’advocacy sulla scena internazionale all’empowerement delle comunità locali, l’obiettivo principale di questa nuova teologia più contestuale e meno cristiana è il dialogo all’interno della società palestinese, in particolare fra cristiani e musulmani. Teologi e attivisti pubblicano più in arabo che in inglese[2], s’ispirano all’iconografia ortodossa più che a quella protestante o latina e prendono a modello figure cristiane della resistenza palestinese, come la giornalista Shireen Abu Aqleh uccisa nel maggio 2022 dall’esercito israeliano. Prodotto di questa rinascita teologica, una rivista accademica palestinese è stata recentemente fondata con l’obiettivo di creare uno spazio di discussione sul tema del cristianesimo palestinese in arabo e inglese. Il comitato editoriale del Journal of Palestinian Christianity è composto dal reverendo luterano Munther Isaac e due giovani teologi, Yousef AlKhoury e John Munayer, tutti e tre affiliati all’università evangelica palestinese di Betlemme, il Bethlehm Bible College[3]. Pagine Esteri

NOTE

[1] Per la versione italiana del documento: kairospalestine.ps/sites/defau…

[2] Si veda la pagina in arabo del sito Come and See – The Christian Website from Nazareth: comeandsee.com/ar/

[3] La presentazione della rivista è disponibile qui: files.constantcontact.com/6d0f…

Letture consigliate:

Ateek, Naim Stifan (1989) Justice, and Only Justice: A Palestinian Theology of Liberation. Maryknoll, Orbis Books.

Feldman, Jackie (2011) “Abraham the Settler, Jesus the Refugee: Contemporary Conflict and Christianity on the Road to Bethlehem”, History & Memory, 23 (1): 62-95.

Kuruvilla, Samuel Jacob (2013) Radical Christianity in Palestine and Israel: Liberation and Theology in the Middle East. Londra e New York, IB Tauris.

Masalha, Nur, Isherwood, Lisa (a cura di) (2014) Theologies of Liberation in Palestine-Israel. Indigenous, Contextual, and Postcolonial Perspectives. Eugene, Pickwick Publications.

Munayer John S., Munayer, Samuel S. (2022) “Decolonising Palestinian Liberation Theology: New Methods, Sources and Voices”, Studies in World Christianity, 28 (3): 287-310.

Nederveen-Pieterse, Jan (1991) “The History of a Metaphor: Christian Zionism and the Politics of Apocalypse”, Archives de sciences sociales des religions, 75: 75-103.

Raheb, Mitri (1995) I am a Palestinian Christian. Minneapolis, Augsburg Fortress Press.

6646746*Caterina Bandini è sociologa e attualmente ricercatrice presso il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) e l’Università di Nantes nell’ambito di un progetto collettivo sulla sinistra “radicale” israeliana. Ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi con un’etnografia dei movimenti religiosi per la pace e i diritti umani in Israle-Palestina, dove ha condotto numerosi periodi di ricerca sul campo dal 2015 ad oggi. Si occupa principalmente di attivismo e movimenti sociali, relazione fra politica e religione, risoluzione dei conflitti, studi post-coloniali e settler colonial studies. È autrice dell’articolo “ʻLa terre ne nous appartient pas, nous lui appartenonsʼ. Usages militants de la théologie et recompositions identitaires en Israël-Palestine”, Critique Internationale (pubblicazione prevista per fine 2023) e curatrice (con Marion Lecoquierre) del volume tematico “Le colonialisme de peuplement : applications empiriques et approches critiques”, Revue Internationale de Politique Comparée (pubblicazione prevista per fine 2023). Sul tema del cristianesimo palestinese ha pubblicato: “Catholiques français et chrétiens palestiniens : pour une sociologie relationnelle de la solidarité”, Les Cahiers d’EMAM, 32 (2020).

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In Cina e Asia – Von der Leyen: "Non giremo le spalle alla Cina”


In Cina e Asia – Von der Leyen: von der leyen
Von der Leyen: "Non giremo le spalle alla Cina"
Ucraina: Macron vuole coordinare i negoziati di pace con la Cina
Xi a Kim: "Insieme per affrontare cambiamenti complessi e seri"
Aperta indagine dopo incendio in un ospedale di Pechino
Proteste dei "fogli bianchi": manifestante racconta la propria esperienza
Veicoli elettrici: i marchi cinesi contano per l'80% delle vendite domestiche
Il Bangladesh userà lo yuan per centrale nucleare russa

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Filippine: gli USA rafforzano la tenaglia militare contro la Cina


Gli Stati Uniti hanno ottenuto dal governo delle Filippine altre quattro basi dove dispiegare i propri soldati per rafforzare l'accerchiamento della Cina L'articolo Filippine: gli USA rafforzano la tenaglia militare contro la Cina proviene da Pagine Este

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 19 aprile 2023 – La competizione economica e geopolitica tra Stati Uniti e Cina sta scivolando sempre più velocemente verso il confronto sul piano militare.
Mentre la tensione si alza soprattutto intorno a Taiwan – la provincia ribelle di cui Pechino pretende la reintegrazione nel territorio nazionale – Washington rafforza le sue posizioni nel quadrante Indo-Pacifico dando vita ad una vera e propria tenaglia che accerchia la Repubblica Popolare dal Giappone fino all’Australia, passando per la Corea del Sud e le Filippine.
Al di fuori del proprio territorio nazionale Washington possiede, caso unico al mondo, circa 700 installazioni militari distribuite in 80 diversi paesi nei cinque continenti. Solo in Corea del Sud gli Stati Uniti possono contare su 56 mila soldati, ai quali occorre aggiungere i 25 mila dispiegati in Giappone.

Nelle ultime settimane, poi, gli Stati Uniti hanno rafforzato in maniera consistente la propria presenza nelle Filippine, suscitando la dura reazione di Pechino.

Per Washington quattro nuove basi militari nelle Filippine
All’inizio di aprile, il governo di Manila ha formalizzato l’ubicazione di altre quattro basi militari sul proprio territorio nelle quali le forze armate statunitensi potranno mantenere una consistente presenza sulla base dell’Accordo di cooperazione militare rafforzata (Enhanced Defence Cooperation Agreement, Edca) siglato con Washington nel 2014 e dell’Accordo sulle forze in visita (Vfa) del 1998.

L’Edca, che i due paesi hanno informato di voler ulteriormente potenziare, consentiva già a un elevato numero di militari statunitensi di utilizzare cinque basi filippine per portare avanti varie attività e per realizzare piste di decollo, magazzini, alloggi ed altre infrastrutture. Washington, tra l’altro, aveva già annunciato lo stanziamento di 82 milioni di dollari per potenziare le infrastrutture nelle cinque basi già utilizzate, che formalmente rimangono sotto il controllo di Manila.
Poi, lo scorso 2 febbraio, i due governi hanno annunciato l’estensione dell’accordo dopo un incontro nella capitale filippina tra il presidente Ferdinando Marcos Jr e il segretario americano alla Difesa, Lloyd Austin.

Tre dei nuovi siti militari – situati a Isabela, Zambales e Cagayan – concessi alle truppe statunitensi si trovano nell’isola settentrionale di Luzon, a soli 400 km da Taiwan, e comprendono la base navale di Santa Ana e l’aeroporto di Lal-lo. La quarta infrastruttura militare invece si trova sull’isola di Balabac, nella provincia di Palawan, la più vicina all’atollo delle Spratly, al centro di un aspro contenzioso territoriale tra la Cina e le Filippine. Pechino infatti adduce rivendicazioni storiche per rivendicare la propria sovranità su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, pur essendo stata sconfessata nel 2016 dalla Corte permanente arbitrale dell’Aja dell’ONU che ha dato ragione alle Filippine.

Nelle scorse settimane la tensione nell’area è tornata ad accendersi. Il 6 febbraio la guardia costiera delle Filippine ha accusato un’imbarcazione militare cinese, impegnata in un’operazione di pattugliamento, di aver puntato una “luce laser” contro l’equipaggio di un naviglio filippino nel Mar Cinese Meridionale, a circa 20 km dalle isole Spratly.

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Il dietrofront di Manila
Durante il suo mandato, il discusso presidente Rodrigo Duterte aveva dato vita ad una svolta nelle relazioni internazionali, allontanandosi da Washington e stringendo maggiori relazioni con Pechino. Ma da quando è entrato in carica nel luglio del 2022 il nuovo presidente Ferdinando Marcos Jr (figlio dell’ex dittatore Ferdinando Marcos, deposto nel 1986) ha invertito la rotta ripristinando e sviluppando la tradizionale alleanza politica e militare con gli Stati Uniti.

D’altronde le Filippine sono state formalmente una colonia statunitense dalla fine del XIX secolo – quando furono cedute a Washington dalla Spagna dopo la sconfitta di quest’ultima in un conflitto diretto con Washington – fino al 1946, per rimanere comunque nell’area di influenza della superpotenza. All’inizio degli anni ’90 si assistette a una forte riduzione della presenza militare statunitense nell’arcipelago, con il ritiro della maggior parte dei 15 militari presenti da decenni nelle due grandi basi di Clark Field e Subic Bay.

La situazione è cambiata con la firma dell’Accordo di cooperazione militare tra Manila e Washington del 2014 che ha permesso agli Stati Uniti di stanziare di nuovo un gran numero di truppe nell’arcipelago asiatico.

Washington: “contenere l’espansionismo della Cina”«I nuovi siti rafforzeranno l’interoperabilità degli Stati Uniti e le forze armate filippine e ci consentiranno di rispondere assieme (…) a una serie di sfide condivise nella regione dell’Indo-Pacifico, inclusi i disastri naturali e umanitari”, ha dichiarato la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh, ma è più che ovvio che l’accordo risponde principalmente alla necessità di Washington di rafforzare il proprio dispositivo militare nella regione per contrastare l’influenza cinese.

Il comandante della Difesa delle Filippine, Carlito Galvez, ha messo le mani avanti, affermando che il patto militare che concede agli USA l’usufrutto a tempo indeterminato di quattro nuove basi punta esclusivamente a rafforzare la deterrenza. «La situazione geopolitica sta diventando sempre più precaria. I nostri progetti nell’ambito dell’Edca (…) non sono concepiti per l’aggressione. Non ci stiamo preparando per la guerra. Piuttosto, puntiamo a sviluppare le nostre capacità di difesa contro eventuali minacce alla nostra sicurezza».

Il capo di stato maggiore congiunto delle forze armate statunitensi, Mark Milley, è stato però molto più sincero. La Repubblica Popolare, ha accusato il generale nel corso di un’audizione al Senato federale di Washington, «sta tentando di diventare la potenza regionale egemone (…) Per questo puntiamo ad accedere alle basi e alla supervisione, e siamo impegnati in un riposizionamento nel Pacifico occidentale». «I paesi della regione si stanno armando, e tutti, con rarissime eccezioni, vogliono la presenza degli Stati Uniti nella regione» ha affermato Milley citando l’acquisto di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare da parte dell’Australia e la corsa agli armamenti intrapresa dal Giappone.

A rincarare la dose, nel corso di un’intervista alla Cnn, è stato l’ambasciatore USA a Tokyo, Rahm Emanuel. «Si guardi all’India, alle Filippine, all’Australia, agli Stati Uniti, al Canada o al Giappone. Negli ultimi tre mesi tutti questi Paesi hanno avuto un confronto di qualche tipo con la Cina. A Pechino non possono essere scioccati dal fatto che questi stessi Paesi assumano delle iniziative per proteggersi o per scoraggiare attacchi» ha accusato il diplomatico.

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Militari statunitensi e filippini durante le manovre militari congiunte

La reazione di Pechino
Ovviamente, il rafforzamento della presenza militare statunitense nelle Filippine ha suscitato la dura reazione del governo della Repubblica Popolare Cinese. A marzo una delegazione del Ministero degli Esteri di Pechino in visita a Manila ha avvertito che l’estensione dell’Edca «trascinerà il paese negli abissi del conflitto geopolitico e finirà col danneggiarne l’economia». Nel corso di una conferenza stampa, l’ambasciatore cinese a Manila Huang Xilian è stato ancora più esplicito quando ha affermato che le Filippine stanno soffiando sul fuoco delle tensioni regionali: «Ovviamente, gli Usa vogliono approfittare dei nuovi siti militari per interferire nella situazione nello Stretto di Taiwan, per perseguire i propri obiettivi geopolitici e portare avanti la propria agenda anti-cinese a spese della pace e dello sviluppo delle Filippine e della regione».

Esercitazioni congiunte tra USA e Filippine
La scorsa settimana, però, le forze armate delle Filippine e degli Stati Uniti hanno realizzato le più massicce esercitazioni militari congiunte di sempre, mobilitando circa 17500 soldati di entrambi i paesi (di cui più di 12 mila statunitensi) più un centinaio di australiani, il doppio rispetto al 2022. Le imponenti manovre, denominate “Balikatan” (spalla a spalla), hanno simulato operazioni di sbarco anfibio e di combattimento aereo e attività di addestramento a fuoco vivo. Nei giorni precedenti le forze armate cinesi avevano invece simulato, poche centinaia di km più a nord, attacchi missilistici e incursioni aeree contro obiettivi a Taiwan.

Contemporaneamente, alla fine di una riunione interministeriale – che ha coinvolto i titolari degli Esteri e della Difesa – tra Washington e Manila i due paesi hanno diffuso un comunicato congiunto in cui accusano Pechino di compiere alcune “manovre illegali” nel Mar Cinese Meridionale. A tal proposito, il presidente filippino Marcos Jr ha usato toni belligeranti: «Questo Paese non perderà un centimetro del suo territorio. Continueremo a difendere la nostra integrità territoriale e sovranità in conformità con la nostra Costituzione e con il diritto internazionale».
Nel corso della riunione gli Stati Uniti hanno formalizzato un piano volto alla consegna alle Filippine, nei prossimi anni, di radar, droni, aerei da trasporto militare e sistemi di difesa aerea e costiera. – Pagine Esteri

6644509* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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PRIVACY DAILY 96/2023


L’industria sanitaria è in subbuglio negli Stati Uniti. Al centro del ciclone, una serie di provvedimenti federali sulla privacy che sta complicando il modo in cui le aziende commercializzano i loro servizi online. La Federal Trade Commission ha aperto la strada a questa nuova iniziativa, sanzionando le aziende di teleassistenza per aver violato la privacy... Continue reading →


Il tramonto dei diritti in India


Il tramonto dei diritti in India india
Quando il leader del Congresso, Rahul Gandhi, è stato condannato a due anni di carcere per aver “diffamato” Narendra Modi è stato soltanto dell'ultimo passo lungo un processo involutivo che ormai da diversi anni contraddistingue la cosiddetta "democrazia più grande del mondo". Una nostra analisi in partnership con Gariwo Onlus.

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Fr.#27 / La buona e doverosa sorveglianza


Nel frammento di oggi: tutti i dati degli abbonamenti ai trasporti pubblici al Fisco / A New York arrivano i robot-spia / Roma promette l'espropriazione digitale / Meme e citazione del giorno.

Parere positivo per la sorveglianza dei dati sugli abbonamenti al trasporto pubblico


Con un recente comunicato il Garante Privacy ci informa di aver dato parere positivo all’invio telematico dei dati sugli abbonamenti ai mezzi pubblici all’Agenzia delle Entrate. La comunicazione dei dati degli abbonamenti di tutti i cittadini italiani sarebbe propedeutica alla compilazione della dichiarazione dei redditi precompilata.

Le comunicazioni saranno facoltative per soggetti pubblici e privati peri periodi d’imposta 2023 e 2024 e poi obbligatorie a partire dal periodo d’imposta 2025 e riguardano i trasporti locali, interregionali e regionali.

Certo, è strano però che il Garante non abbia sollevato alcuna contestazione a questa comunicazione massiva di dati, considerando che non più di tre anni fa criticava duramente lo schema dell’Agenzia delle Entrate per la fatturazione elettronica, adducendo proprio l’enorme potere informativo e di profilazione derivante dall’accentramento di dati:

prevedono la profilazione di tutti i contribuenti, anche minori d’età, e […] si ritiene invece necessario, attesi i rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati approfondire separatamente l’istruttoria al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione, al fine di individuare idonee garanzie…1


In ogni caso, sono certo che col parere positivo del Garante non ci sarà alcun rischio e potremo dormire sonni tranquilli, consapevoli che è tutto per il bene comune.

Anche Privacy Chronicles ha ricevuto parere positivo dal Garante Privacy. No, non è vero. Ma è un bene o un male?

Per fortuna ci protegge anche da ChatGPT, perché quello sì che è pericoloso.

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A New York arrivano i robot spioni


La polizia di New York si è recentemente dotata di alcuni giocattoli tecnologici che entreranno presto a far parte dell’armamentario dei buoni agenti impegnati a preservare la sicurezza della città2.

Saranno due robot diversi, che fanno cose diverse. Ci sarà “Digidog”, chiamato anche Spot, che aiuterà gli agenti a gestire situazioni pericolose evitando di mettere a repentaglio la loro vita. Spot è un robot-cane di cui si parla da molti anni, sviluppato da Boston Dynamics — azienda molto famosa nel campo della robotica.

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Spot è probabilmente tra i robot più avanzati al mondo e può fare un sacco di cose, come andare in ricognizione con telecamere e sensori vari. Pare che secondo il Sindaco sia cruciale per mantenere la città sicura:

The robotic mobile K-9 device is part of a number of technological rollouts the city said is "crucial" in keeping the city safe.


Viene da chiedersi quali siano state le valutazioni sulle quali hanno deciso che adottare un robot-cane fosse assolutamente fondamentale per la sicurezza della città. Data l’utilità cruciale di Spot, dobbiamo aspettarci che i pastori tedeschi delle unità cinofile saranno presto sostituiti da questo gran bel pezzo di (costosa) tecnologia?

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Il secondo pezzo è invece più goffo ma decisamente più spione di Spot. Si chiama K5 Autonomous Security Robot (ASR) ed è letteralmente una cabina mobile di sorveglianza che grazie all’intelligenza artificiale potrà anche riconoscere potenziali minacce alla sicurezza pubblica. Dicono che verrà usato in campus, centri commerciali e altri luoghi strategici che hanno bisogno di più sorveglianza. C’è sempre bisogno di più sorveglianza, no?

Sicuramente servirà un po’ di tempo per abituarsi a queste presenze, ma non ho dubbi che i buoni cittadini di New York ne saranno in grado. D’altronde, i loro cugini cinesi sono già ben abituati da tempo a vedere girare in città robot automatizzati per la sorveglianza di massa. Però hey, è per la nostra sicurezza.

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Anche Roma si dà all’espropriazione digitale


Dopo Venezia, Milano e Bologna, anche a Roma arriva il virus dell’espropriazione digitale. Secondo la Presidente del I Municipio di Roma il turismo deve essere limitato; Roma non può essere un dormitorio per turisti. Strano, considerando che fino a qualche tempo fa tutti ci raccontavano di come il turismo fosse l’oro dell’Italia.

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In ogni caso, la soluzione espropriativa è molto semplice e sempre la stessa: codici identificativi, piattaforme digitali, limiti agli affitti e all’apertura di B&B, monitoraggio continuativo. Secondo la Bonaccorsi infatti è necessario e assolutamente urgente obbligare i “portali online e i motori di ricerca a pubblicare solo annunci delle strutture dotate di codice identificativo rilasciato dal comune”.

C’è da dire che rispetto al Sindaco di Venezia almeno non ha ancora minacciato gli abitanti di ritrovarsi il picchetto di agenti della guardia di finanza h24 davanti al portone di casa.

Ma non lamentatevi: lo fanno per il vostro bene.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

“The world, viewed philosophically, remains a series of slave camps, where citizens – tax livestock – labor under the chains of illusion in the service of their masters.”
Stefan Molyneux

Articolo consigliato


Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Il cielo sotto Skynet

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2 months ago · 8 likes · 2 comments · Matte Galt

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Germany insists in major revision of the EU Chat Control proposal to protect fundamental rights


Germany will not support the EU Commission’s „Chat Control“ proposal of a regulation on Child Sexual Abuse unless major changes are implemented, a leaked position paper reveals: … https://netzpolitik.org/2023/bundesregierung-innenministerium-setzt-sich-

Germany will not support the EU Commission’s „Chat Control“ proposal of a regulation on Child Sexual Abuse unless major changes are implemented, a leaked position paper reveals:

1) The country opposes „client-side scanning“ on personal devices and wants to exclude end-to-end encrypted messages from scanning. Audio communications and phone calls would also be exempted from scanning.

2) As for server-side mass scanning of private communications and cloud storage, the government „reserve[s] the right to make additional requests at a later date“, questioning the „permissibility“ of such scans in view of fundamental rights. Indeed the European Parliament’s Research Service found only last week that the globally unprecedented scanning orders proposed by the EU Commission would stand in Court only if they were targeted and „specific with regards to the group of individuals to be monitored“.

3) The German government also insists that no voluntary mass scanning by providers in the absence of an order should take place, as currently practised by various US services such as Facebook/Instagram Messenger, Gmail, outlook.com.

4) The proposed age verification requirements for communications services „must allow for anonymous or at least pseudonymous use of the services in question“. It is feared that these requirements could effectively mean the end of anonymous e-mail or messenger accounts, which can be essential for whistleblowers.

Pirate Party MEP Patrick Breyer, shadow rapporteur (negotiator) for his group in the Civil Liberties Committee (LIBE) and long-time opponent of mass scanning of private communications, comments:

„The EU Commission’s globally unprecedented proposal of indiscriminately searching the content of any private correspondence and photos is increasingly falling apart. A Chinese-style mass surveillance scheme as extreme as this doesn’t exist anywhere else in the free world for a reason: It would inflict a death blow to the security and secrecy of communications as well as the right to communicate anonymously, which protect children, victims, whistleblowers, dissidents, industry, governments and many more.

What we really need instead of untargeted chat control and identification obligations for age verification is obliging law enforcement agencies to have known exploitation material removed from the internet, as well as Europe-wide standards for effective prevention measures, victim support and counselling, and for effective criminal investigations.”


patrick-breyer.de/en/germany-i…




CELEBRITÀ DI INTERNET E STUDIOSI DI MEME. Viola Stefanello a teatro...

Stavolta pr la comunità @Etica Digitale (Feddit) pubblichiamo qualcosa di più leggero.

INTERNET! MEME!! SOCIAL!!! CREATOR!!!! CONTENUTI!!!!! RYAN BRODERICK!!!!!! UNO SHOW SULLA CULTURA DI INTERNET

Come dice il titolo: una serata a metà tra la stand-up comedy e il game show per scoprire se le celebrità di internet e gli studiosi di meme sanno cose (e cosa sanno), e dimostrare che si può parlare di internet offline senza essere cringe.

Il superospite sarà @Ryan Broderick (ex Buzzfeed, oggi Garbage Day), arrivato direttamente dall’America, mentre @Viola Stefanello 👩‍💻 (giornalista de Il Post) condurrà due ore di digressioni, presentazioni Powerpoint e cose allucinanti varie raccontate da accademici, artisti, memer, tiktoker e altre persone che di lavoro postano online.

Con chi?!

Sul palco si alterneranno Eterobasiche, Giulio Armeni (Filosofia Coatta), Giada Arena, Valentina Tanni, Silvia Dal Dosso (Clusterduck), Daniele Zinni (Inchiestagram).

Quando?!

Mercoledì 10 maggio alle 21 spaccate.

Dove?!

A BASE Milano, via Bergognone 34, fermata Porta Genova M2. **Chi c'è dietro?!

ACQUISTA IL BIGLIETTO!

LINK ALL'EVENTO MOBILIZON

La locandina dello spettacolo


Celebrità di internet e studiosi di meme. Celebrità di internet e studiosi di meme: cosa sanno? sanno cose?? scopriamolo insieme!
Inizia: Mercoledì Maggio 10, 2023 @ 9:00 PM GMT+02:00 (Europe/Rome)
Finisce: Mercoledì Maggio 10, 2023 @ 11:30 PM GMT+02:00 (Europe/Rome)
<b>CELEBRITÀ DI INTERNET E STUDIOSI DI MEME: COSA SANNO? SANNO COSE?? SCOPRIAMOLO INSIEME!</b></p><p>L'evento: <i>INTERNET! MEME!! SOCIAL!!! CREATOR!!!! CONTENUTI!!!!! RYAN BRODERICK!!!!!!</i></p><p>Come dice il titolo: una serata a metà tra la stand-up comedy e il game show per scoprire se le celebrità di internet e gli studiosi di meme sanno cose (e cosa sanno), e dimostrare che si può parlare di internet offline senza essere cringe.</p><p>Il superospite sarà <b>Ryan Broderick</b> (ex Buzzfeed, oggi <b>Garbage Day</b>), arrivato direttamente dall’America, mentre <b>Viola Stefanello</b> (<b>Il Post</b>) condurrà due ore di digressioni, presentazioni Powerpoint e cose allucinanti varie raccontate da accademici, artisti, memer, tiktoker e altre persone che di lavoro postano online.</p><p><b>Con chi?!</b> Sul palco si alterneranno <b>Eterobasiche</b>, <b>Giulio Armeni</b> (Filosofia Coatta), <b>Giada Arena</b>, <b>Valentina Tanni</b>, <b>Silvia Dal Dosso</b> (Clusterduck), <b>Daniele Zinni</b> (Inchiestagram).</p><p><b>Quando?!</b> Mercoledì 10 maggio alle 21 spaccate (Apertura porte h. <b>20:00</b>)</p><p><b>Dove?!</b> A BASE Milano, via Bergognone 34, fermata Porta Genova M2. **Chi c'è dietro?!</p><p><b>La serata è organizzata da Viola Stefanello (Il Post), Valerio Bassan (Ellissi), Iconografie e BASE Milano.</b></p><p><b>Vieni?!</b></p><p>Questo è un evento 18+</p><p>Presentato da Oxa srl impresa sociale.



UK data reform bill revived after lengthy legislative delay  


The UK’s data reform bill, set to revamp the country’s post-Brexit data protection regime, was debated in Parliament on Monday (17 April) after being shelved for several months.


euractiv.com/section/data-priv…



Sudan e Arabia saudita mettono in crisi gli Accordi di Abramo


Netanyahu si dice fiducioso sugli sviluppi delle intese del 2020. Ma il conflitto interno tra Al Burhan e Mohammed Dagalo ha bloccato la firma del trattato di pace tra Israele e Sudan. E Riyadh dopo la riconciliazione con Teheran ora riceve Hamas L'artic

di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 18 aprile 2023 – Israele starebbe partecipando agli sforzi per ridurre l’escalation il Sudan, almeno così riporta il quotidiano Yisrael Hayom vicino al governo Netanyahu. Non solo, secondo il giornale, rappresentanti del capo della giunta militare golpista Abdel Fattah al-Burhan e del comandante paramilitare Mohamed Hamdan Dagalo sono stati in contatto con Israele mentre l’esercito regolare e le Forze di supporto rapido si combattevano senza esclusione di colpi e nelle strade giacevano decine di corpi di militari e civili uccisi. È possibile, se si tiene conto delle preoccupazioni in casa israeliana. Il Sudan è uno dei quattro paesi arabi che hanno normalizzato i rapporti con lo Stato ebraico aderendo agli Accordi di Abramo del 2020 e ora, scrive sempre Yisrael Hayom, la firma dell’accordo di pace con Khartoum va nel freezer.

È una brusca frenata alle intenzioni più volte espresse dal primo ministro Netanyahu di rafforzare i rapporti di Israele con i membri attuali delle intese del 2020 e di allargarli ad altri paesi arabi. E se il Sudan, povero ma importante per la sua posizione strategica, va nel congelatore, si assottigliano pure le possibilità per il governo israeliano di portare negli Accordi di Abramo la ricca e influente Arabia saudita. Un obiettivo che Netanyahu credeva di avere a portata di mano appena un paio di mesi fa. Non solo Riyadh all’inizio di marzo si è riconciliata con la nemica Teheran e il processo di avvicinamento tra i due paesi va avanti, ma l’Arabia saudita adesso stringe i rapporti con le leadership palestinesi, allontanando l’obiettivo fondamentale degli Accordi di Abramo: normalizzare le relazioni di Israele con i paesi arabi dimenticando l’occupazione militare dei Territori palestinesi.

Occupazione israeliana che, almeno in apparenza, la casa regnante saudita non intende mettere da parte tanto da accogliere nelle ultime ore prima a Gedda il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e poi a Riyadh il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, una visita questa di eccezionale significato se si tiene conto dei rapporti di fatto inesistenti per anni tra l’Arabia saudita e il movimento islamico palestinese. Sviluppi che generano malumore a Tel Aviv e non fanno piacere anche all’Anp. Haniyeh era atteso da funzionari sauditi con i quali avrebbe discusso di una serie di questioni palestinesi e regionali e dei 68 militanti del movimento islamico detenuti in Arabia Saudita. Con Haniyeh c’erano due pezzi da novanta di Hamas: il «ministro della guerra» Saleh Arouri e il capo dell’organizzazione all’estero Khaled Meshaal. Il gelo tra Riyadh e Hamas era sceso nel 2007 quando il movimento islamico palestinese aveva preso con la forza il controllo di Gaza a danno dell’Anp. Per Hamas riconciliarsi con i Saud significa anche esercitare pressioni su Riyadh affinché non normalizzi le relazioni con Israele.

Netanyahu lo sa, perciò la svolta saudita è un altro boccone amaro mentre la sua coalizione di governo perde consensi. Se si svolgessero adesso le elezioni perderebbe la maggioranza secondo un sondaggio. Avrebbe soltanto 52 seggi in parlamento, a fronte degli attuali 64. Dati che sono frutto dell’ondata di contestazione popolare per la riforma giudiziaria presentata dal governo che sta avendo ricadute anche sull’economia. L’agenzia di rating Moody’s ha declassato venerdì le prospettive economiche di Israele da positive a stabili, citando proprio le recenti proteste contro la riforma della magistratura. Per Netanyahu e il ministro delle finanze Smotrich invece «L’economia di Israele è stabile e solida e con l’aiuto di Dio rimarrà tale». Pagine Esteri

L'articolo Sudan e Arabia saudita mettono in crisi gli Accordi di Abramo proviene da Pagine Esteri.



Deerhoof - Miracle-Level


I fatti dicono che: Miracle-Level è il diciannovesimo album in studio dei Deerhoof ed è il loro primo cantato interamente in giapponese. C’è di che meravigliarsi, ma non di che impaurirsi. Tolti i testi, di cui la maggior parte di noi non capirà un acca,¹ la musica è quella dei Deerhoof che abbiamo imparato ad amare, appena appena più pop e diretta di quella fuoriuscita dalle prove precedenti, ma sempre piacevolmente unica e bislacca. E il giapponese sembra aderire come un guanto alle strutture sghembe, alle melodie appiccicose e a quelle malinconiche, agli scatti rumoristici più o meno imprevisti, alla voce di Satomi Matsuzaki ovviamente, ma pure, incredibilmente, a quella di Greg Saunier. @Musica Agorà

iyezine.com/deerhoof-miracle-l…

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Parole belle, giuste e definitive di Luciana Littizzetto su Enea, il bambino


#CTCF

Puoi ascoltarle su Raiplay dal minuto 1:59:36:
raiplay.it/video/2023/04/Che-t…

Oppure leggerle qui:
"Caro Enea, bel cicciottino di 2 kg e mezzo, cucciolo di specie umana, super-millenial, classe 2023. Piccolo avannotto che dai le tue prime bracciate nel mare tempestoso della vita.
Perché la tua mamma dopo averti tenuto nella sua pancia per nove mesi ha pensato che saresti stato meglio lontano da lei. Credo che questa decisione le sia costata molto cara, sai Enea. Così ti lasciato in una culla per la vita a Milano.
Le culle per la vita non ci sono solo a Milano sai. Ci sono in tante città d’Italia. Ci sono a Napoli, Varese, Parma, Padova, Firenze e Roma. Più di una in ogni regione. E funzionano così: Appena la mamma appoggia il bambino in quella piccola cuccia calda scatta un sensore collegato con l’ospedale più vicino che allerta i medici che intervengono subito.
Per questo non credere mai a quelli che dicono che la tua mamma ti ha abbandonato. Non ti ha abbandonato, ti ha affidato. Son due verbi molto diversi sai…quando crescerai lo capirai.
Abbandonare significa mettere in pericolo, fregarsene di cosa succederà dopo, vuol dire che non te ne importa niente.
Affidare invece è diverso. È avere così tanta fiducia nell’altro da chiedergli di custodire la cosa che più ti sta a cuore.
Semplicemente le mani di mamma hanno incontrato altre mani. È stata una catena d’amore Enea caro.
Non succede solo a te sai. Pensa che in Italia capita a 400 bambini all’anno. E la maggior parte trova una nuova famiglia già dall’ospedale.
Sai, per noi adulti la vita è un casino e a volte siamo costretti a fare cose che non vorremmo. Sembra strano dirlo a te che di settimane su questa terra ne hai così poche ma ti assicuro che più invecchi più le cose si complicano.
Non so come mai la tua mamma l’abbia fatto e se vogliamo davvero rispettarla non dobbiamo neanche chiedercelo. Al contrario. Dobbiamo custodire il suo segreto con rispetto, silenzio e soprattutto compassione.
Sappi comunque che mamma, con il suo gesto pieno di amore e di dolore, ha messo in moto una catena di protezione che nei decenni in Italia abbiamo reso sempre più forte…
E che parte dagli ospedali, fino ad arrivare ai tribunali dei minori, agli assistenti sociali, ai genitori affidatari, a quelli adottivi.…
E questa catena sta dentro una cosa che si chiama Stato e serve apposta per tutelare i diritti di tutti, neonati, bambini, mamme e papà perduti e fragili. Famiglie tradizionali e famiglie non tradizionali.
Perché non è vero che la società non esiste. Esiste eccome. E dobbiamo fidarci di lei.
Porti un nome importante, Enea, il nome di un signore fuggito da una città in fiamme per cercare una nuova vita e una nuova casa… la stessa cosa è capitata a te… quell’altro Enea ce l’ha fatta, sono sicura che ce la farai anche tu.
Ti auguro di diventare tutto ciò che si sogna da bambini: astronauta, calciatore, Harry Potter, pilota di Ferrari, dentista di Leoni in Africa, rockstar come i Maneskin…sosia di Chiattillo o mimo ai semafori.
Sono certa che avrai al tuo fianco una mamma e un papà al 100% che ti ameranno moltissimo. Ti ameranno un botto. Non dubitarne mai neanche un secondo.
Purtroppo la vita a volte somiglia alla scuola guida: le partenze in salita sono difficili, certo, ma se impari a farle, poi non ti spaventa più nulla.
Benvenuto pulcino di Pasqua. Ti riempiamo di baci. Luciana."

#CTCF



GLI INSEGNANTI DANESI USANO LE APP PER CONTROLLARE L'UMORE DEI PROPRI STUDENTI

@Etica Digitale (Feddit)

Le aziende affermano che il software può aiutare a migliorare il benessere, ma alcuni esperti temono che potrebbe avere l'effetto opposto. Di Arian Khameneh su Technology Review

Ci sono poche prove che una quantificazione di questo tipo possa essere utilizzata per risolvere problemi sociali e promuovere l'abitudine all'autosorveglianza fin dalla tenera età potrebbe alterare radicalmente il rapporto dei bambini con se stessi e tra di loro in un modo che li fa sentire peggio. piuttosto che migliore. "Difficilmente possiamo andare in un ristorante o a teatro senza che ci venga chiesto come ci sentiamo dopo e spuntando caselle qua e là", afferma Karen Vallgårda, professore associato all'Università di Copenaghen che studia storia della famiglia e dell'infanzia. "C'è una quantificazione delle emozioni e delle esperienze che sta crescendo, ed è importante che ci chiediamo se questo sia l'approccio ideale quando si tratta del benessere dei bambini".

NB: Gli scolari danesi sono nel bel mezzo di una crisi di salute mentale che uno dei più grandi partiti politici del paese ha definito una sfida "uguale all'inflazione, alla crisi ambientale e alla sicurezza nazionale". Nessuno sa perché, ma in pochi decenni il numero di bambini e giovani danesi affetti da depressione è più che sestuplicato. Un quarto degli alunni della nona elementare riferisce di aver tentato l'autolesionismo. (il problema non è circoscritto alla Danimarca: gli episodi depressivi tra gli adolescenti statunitensi sono aumentati di circa il 60% tra il 2007 e il 2017, e anche i tassi di suicidio tra gli adolescenti sono aumentati di circa il 60% nello stesso periodo). preoccupazioni" sullo stato mentale dei bambini che vedono nel loro lavoro e ha avvertito che se non si interviene immediatamente, "non vedono alcuna speranza per invertire la tendenza negativa".

Immagine di NICOLE RIFKIN

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Hanno approvato in Italia una legge per un contrasto forte alla pirateria. Il fatto è che comporta rischi importanti per gli internauti.



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La decisione del governo di nominare il Responsabile del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Viminale, Commissario straordinario all' Emergenza Nazi


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Phantom of the Paradise


Questo film è la storia di quel sound..., dell'uomo che lo creò, della ragazza che lo cantò e del mostro che lo rubò.

Questo è l'intro di apertura del musical dal regista Brian De Palma ,prodotto dalla 20th century Fox nel 1974, (andato in onda in Italia nel 1989) e uno dei pochi musical che ho più apprezzato (io che non adoro i musical)e che sono andata a scovare per curiosità dopo che un amico americano ci aveva chiesto di partecipare ad una tribute per il 50' anniversario dell'uscita.

iyezine.com/phantom-of-the-par…



L'intenso e violento scontro militare tra i generali del Comitato di sicurezza e le loro forze sta esponendo le masse del nostro popolo al pericolo e all'incosc