Sono benvenuti eventuali commenti o link ad altri materiali... @maupao @Notizie da Poliverso @Carlo Gubitosa :nonviolenza: @filippodb @Ca_Gi @Informa Pirata @admin @Yaku
Carlo Gubitosa likes this.
Carlo Gubitosa reshared this.
Il deepfake e le risposte normative delineate dal legislatore europeo
Nei giorni scorsi, abbiamo assistito alla diffusione in rete di un video falso in cui compare il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj che, rivolgendosi ai propri connazionali, li invita a deporre le armi incoraggiandoli alla resa. Ciò, è stato reso possibile grazie ad un uso malevolo dell’intelligenza artificiale e, più in particolare, della tecnica del deepfake.
La vicenda descritta non rappresenta certamente il principale problema di quanto sta accadendo, a livello mondiale, a causa del triste conflitto in corso, tuttavia suscita alcune riflessioni rispetto al fenomeno dei deepfakes e sui rischi ad esso connessi, nonché sulle risposte normative che il legislatore europeo ha, in tempi recenti, cercato di dare al problema.
Cos’è il deepfake
Anzitutto, il deepfake è una tecnica che sfrutta l’intelligenza artificiale per creare ex novo dei contenuti digitali falsi oppure per manipolare contenuti già esistenti al fine di mistificare la realtà in essi rappresentata.La parola è un neologismo nato dalla fusione dei termini fake, ovvero “falso”, e deep learning, una particolare tecnologia basata sull’apprendimento profondo delle macchine.
La recente proposta di Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale, pubblicata lo scorso 21 aprile dalla Commissione Europea, all’art. 52, comma 3, definisce il deepfake come “sistema di intelligenza artificiale che genera o manipola immagini o contenuti audio o video che assomigliano notevolmente a persone, oggetti, luoghi o altre entità o eventi esistenti e che potrebbero apparire falsamente autentici o veritieri per una persona”.
Nella vicenda che ha visto coinvolto il Presidente ucraino, la tecnica descritta non è stata utilizzata in maniera del tutto efficace, per cui il tentativo di disorientare i destinatari non si è affatto compiuto. Tuttavia, talvolta, i contenuti sono creati e/o manipolati con un’accuratezza tale da rendere difficile anche ad altri sistemi IA di rilevarne la falsità.
Per tale motivo, un controllo ed una regolamentazione del fenomeno si ritengono essere più che mai necessari, visti i possibili rischi sottesi ad un improprio uso di tale tecnologia.
In uno studio sui falsi digitali pubblicato nel luglio 2021 dall’European Parliament Research Service, “EPRS”, consultabile qui, è stato rilevato come, nel giro dei prossimi cinque anni, gli strumenti per creare deepfakes diverranno ancora più alla portata e semplici da utilizzare.
L’attuale ascesa delle deepfake-as-a-service companies renderà la tecnicacomunemente usata ed integrata nelle varie tipologie di software prodotte, facendo acquisire agli utenti una sempre maggiore familiarità con tale applicazione IA; familiarità che, naturalmente, comporterà anche una più elevata possibilità di abuso nel prossimo futuro.
Il quadro normativo di riferimento
Dal momento che, come detto, il deepfake costituisce una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale, rilevano innanzitutto le regole per l’uso delle applicazioni IA che nella recente proposta di Regolamento il legislatore europeo ha cercato di delineare.
In secondo luogo, posto che la creazione di un falso contenuto digitale comporta, tipicamente, anche il trattamento di dati personali, trovano applicazione le disposizioni del Regolamento UE 679/2016, “GDPR”.
La proposta di Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale sopra richiamata, come noto, ha l’obiettivo di consentire un uso affidabile e sicuro dell’IA, nel rispetto dei valori e dei diritti fondamentali degli individui.
A tal fine, stabilisce regole armonizzate per lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’utilizzo dei sistemi IA.
In estrema sintesi, il quadro normativo proposto adotta un approccio basato sul rischio, distinguendo tra “rischio minimo”, “rischio limitato”, “rischio elevato” e “rischio inaccettabile” per i diritti e le libertà fondamentali. Esso è volto a vietare l’uso di sistemi che presentino un rischio inaccettabile, mentre per i sistemi che rientrano nella categoria ad alto rischio prevede l’obbligo di effettuare dettagliate analisi e valutazioni d’impatto, nonché di garantire una fase di controllo e di supervisione “umani”.
Con particolare riguardo alla tecnica del deepfake, la proposta di Regolamento consente tale tecnologia, ma articola alcuni requisiti minimi e prevede un obbligo di trasparenza in capo a chi ne fa uso.
Nello specifico, l’art. 52, comma 3, della proposta impone ai creatori di deepfakes di etichettare il contenuto generato in modo che sia chiaro a chiunque che si tratti di un contenuto digitale artificialmente creato e/o manipolato.
Tuttavia, successivamente, lo stesso art. 52 prevede che tale obbligo non si applica “quando l’uso è autorizzato dalla legge per accertare, prevenire, indagare e perseguire reati o se è necessario per l’esercizio del diritto alla libertà di espressione e del diritto alla libertà delle arti e delle scienze garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, e fatte salve le tutele adeguate per i diritti e le libertà dei terzi.”
Un obbligo di etichettatura dei deepfakes potrebbe essere un primo passo verso la mitigazione dei potenziali impatti negativi del fenomeno. Nondimeno, come rilevato dall’EPRS nello studio citato, la natura e la portata della disposizione sono ad ora poco chiare e si rinviene, complessivamente, una certa timidezza regolatoria da parte del legislatore, il quale non prevede neppure una sanzione per l’ipotesi di mancato rispetto dell’obbligo previsto dall’art. 52.
Inoltre, la possibilità di deroga, prevista dalla norma, laddove l’uso del deepfake sia “necessario per l’esercizio del diritto alla libertà di espressione e del diritto alla libertà delle arti e delle scienze”, include un raggio di ipotesi così ampio da svuotare di significato l’obbligo di trasparenza sancito.
Pertanto, la risposta normativa tratteggiata, in tale sede, dal legislatore europeo non è attualmente ritenuta sufficiente a contrastare il problema.
Con riguardo, poi, all’aspetto relativo al trattamento dei dati personali, è da rilevare che, nel contesto dei deepfakes, i dati personali vengono trattati non soltanto nella fase di creazione dei contenuti, ma anche per addestrare il software che, a tal fine, viene utilizzato. Per tale motivo, è bene innanzitutto precisare che il GDPR, in relazione al suo ambito di applicazione, rileva in entrambe le fattispecie.
Con particolare riferimento al requisito di liceità del trattamento, di un certo interesse è la ricerca della base giuridica.
Secondo l’EPRS, nel caso specifico della generazione dei deepfakes, due sono le basi giuridiche cui i creatori potrebbero appellarsi: l’interesse legittimo ed il consenso esplicito dell’interessato. Nel caso in cui il creatore sostenga di vantare un interesse legittimo, quest’ultimo, come noto, per costituire fondamento di liceità, deve prevalere sugli interessi o sui diritti e libertà dell’interessato.
Quando la base giuridica dell’interesse legittimo non è applicabile, l’uso di dati personali per la creazione e diffusione di deepfakes deve essere sottoposto al consenso informato delle persone raffigurate nei contenuti. È importante notare, qui, che il consenso deve essere ottenuto sia dai soggetti del contenuto originale, che dai soggetti che appaiono nel contenuto “fabbricato”.
Il GDPR offre dei rimedi alle vittime dei falsi digitali, attraverso la previsione di alcuni diritti in capo agli interessati, quali il diritto alla correzione dei dati inesatti o il diritto alla cancellazione dei propri dati.
Nel contesto dei deepfakes, il percorso legale può essere piuttosto impegnativo, da intraprendere, per le vittime. In molti casi, è impossibile per la vittima identificare l’autore, che opera quasi sempre in modo anonimo ed illecito.
L’Autorità italiana Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato, sul proprio sito istituzionale, un vademecum sul tema consultabile qui.
Conclusioni
La tecnica del deepfake, se utilizzata illecitamente, pone seri rischi in termini di diritti e libertà dei soggetti coinvolti. Notevoli ripercussioni, poi, possono essere prodotte laddove i deepfakes abbiano ad oggetto contenuti di un certo impatto sociale e politico, come da ultimo accaduto nel contesto del conflitto russo-ucraino.
Non vi sono soluzioni rapide di contrasto al fenomeno, né la risposta normativa di recente approntata dal legislatore europeo, che sopra si è brevemente descritta, sembra adeguata a mitigare i possibili danni derivanti dalla divulgazione illecita di falsi digitali.
Attualmente, dunque, il primo e più efficace strumento di difesa è rappresentato da una maggiore consapevolezza nella navigazione in rete, dalla responsabilità e dall’attenzione degli utenti. Nella speranza che, frattanto, venga apprestato un quadro regolatorio più appropriato da parte delle istituzioni europee, che giocano un ruolo primario in tale contesto.
Gabriella Amato
L'articolo Il deepfake e le risposte normative delineate dal legislatore europeo proviene da E-Lex.
Privacy Daily – 22 marzo 2022
EDPB: linee guida sui dark pattern
L’EDPB ha pubblicato le Linee guida sui cosiddetti “dark pattern” sulle piattaforme dei social media e sulle loro potenziali violazioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE. Le linee guida delineano i principi per la trasparenza, la responsabilità e la protezione dei dati fin dalla progettazione, nonché le disposizioni del GDPR che possono aiutare le valutazioni dei “dark pattern”. L’EDPB ha anche redatto una checklist per identificare particolari “dark pattern” La scadenza per i commenti pubblici sulle linee guida è il 2 maggio.
edpb.europa.eu/our-work-tools/…
Come l’UE sta combattendo i giganti delle tecnologia con Margrethe Vestager
Margherita Vestager nominata commissario alla concorrenza della Commissione europea nel 2014 e vicepresidente esecutivo nel 2019, ha portato avanti cause antitrust contro Apple, Google, Meta (ex Facebook) e Amazon, tra gli altri. Ora, con l’UE punta ad attuare una nuova legge antitrust chiamata Digital Markets Act e prepara le sue prossime mosse. Lintervista su The Verge.
theverge.com/22981261/margreth…
I trend dell’intelligenza artificiale del 2022
Ha fatto notizia il pronunciamento di un tribunale di Hangzhou, città a 140 chilometri da Shanghai, oltre che sede del colosso cinese dell’e-commerce Alibaba, che ha dato ragione a Guo Bing, professore di giurisprudenza presso l’Università Tecnica Zhejiang nonché cliente tutt’altro che soddisfatto del Safari Park cittadino. Nel 2019 il professor Bing si era lamentato perché il safari park chiedeva obbligatoriamente a tutti i clienti di essere ripresi dal sistema di riconoscimento facciale, pena il mancato ingresso allo zoo. Secondo il cliente tale requisito violava le norme cinesi a protezione dei consumatori. In questi giorni il tribunale cinese gli ha dato ragione, ha condannato il safari park al rimborso dell’abbonamento annuale e ha dichiarato illegale la cattura dei dati biometrici del volto senza il consenso degli interessati.
notizie.ai/i-trend-nellintelli…
[share author='Informa Pirata #WeAreAllAssange #PiratesForAssange' profile='https://twitter.com/informapirata' avatar='https://pbs.twimg.com/profile_images/1362822279810449412/luhv2IGn_400x400.jpg' link='https://twitter.com/informapirata/status/1505922582171820033' posted='2022-03-21 15:01:36']Elogio del #Fediverso
"In troppi sono già stati danneggiati dalla pessima moderazione delle piattaforme #BigTech. Dobbiamo provare a migliorare le piattaforme, ma anche a renderle meno importanti , dando alle persone l'autodeterminazione tecnologica."
Di @doctorow per @EFF
❗️❗️❗️ISCRIVITI QUI A FACEBOOK facebook.com/groups/4997244215…
❗️❗️❗️ISCRIVITI QUI A TWITTER twitter.com/assange_italia/sta…
Presentazione libro “L’eutanasia della democrazia” – 3 aprile 2022, Capo d’Orlando
La FLE vi invita alla presentazione del libro del suo Presidente Saluti introduttivi: Franco Ingrillì Intervengono: Salvatore Cuffaro, Andrea Pruiti Ciarello, Bartolomeo Romano Modera Franco Perdichizzi Sarà presente l’autore
Kaspersky: “Col nostro software non si fa la guerra”
La famosa azienda russa di antivirus prende le distanze dalla guerra e spiega perché i suoi prodotti sono sicuri dopo l’annunciato decreto che li mette fuori dal mercato italiano
di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 20 Marzo 2022
Il decreto arriva nella serata di venerdì direttamente dal Consiglio dei ministri e mette fuori gioco Kaspersky per il timore che i suoi software possano essere usati contro gli stessi clienti che serve in Italia. Ovviamente nel provvedimento, in attesa della pubblicazione in Gazzetta ufficiale della versione finale, non si nomina Kaspersky, ma si parla di come la cyber security del Paese potrebbe essere messa a rischio dall’utilizzo di software russi – di cui Kaspersky è produttrice di punta -, perché le aziende di Mosca potrebbero smettere di fornire aggiornamenti e, quindi, esporre i clienti italiani a maggiori rischi, e ne chiede la sostituzione.
Sanzioni alla Russia e settore tecnologico: quanto ne sappiamo davvero?
L’Istituto per le politiche dell’innovazione inaugura un ciclo di pillole di approfondimento sull’innovazione. 30 minuti con esperti, per provare a capire qualcosa in più sul mondo che cambia.
Partiamo giovedì 10 marzo alle 19.30 con Arturo Di Corinto, Lidia Iannibelli e Luca Sambucci parleremo di sanzioni alla #Russia e impatto della guerra in #Ucraina nel settore tecnologico.
Qui il link per il collegamento: lnkd.in/dvZz8v3d
Sign Up | LinkedIn
500 million+ members | Manage your professional identity. Build and engage with your professional network. Access knowledge, insights and opportunities.www.linkedin.com
Kaspersky nel mirino delle autorità italiane
Hacker’s Dictionary. Con l’inasprirsi del conflitto russo-ucraino aumentano i timori che le tecnologie russe come l’antivirus Kaspersky diventino un’arma nelle mani del Cremlino. L’azienda moscovita rassicura: “Analizzate il nostro codice”. Ma in queste ore il governo sta valutando se sostituire d’urgenza tutto il software dalla pubblica amministrazione
di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 17 Marzo 2022
Le cose si mettono male per Kaspersky. L’azienda russa, leader nel settore della cybersecurity è finita nel mirino dei governi europei a causa del conflitto in corso per il timore che le sue soluzioni informatiche possano diventare un’arma ulteriore per gli arsenali del Cremlino.
Finora però non c’è nessuna evidenza che questo sia accaduto e non ci sono notizie che possano comprovare questa ipotesi.
Però, adottando un principio di precauzione l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale – Acn ha dichiarato che sarebbe «opportuno considerare le implicazioni di sicurezza derivanti dall’utilizzo di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Federazione Russa».
Kaspersky non è citata esplicitamente nella raccomandazione dell’Agenzia, ma il messaggio è chiaro, vista la diffusa presenza delle sue soluzioni nelle amministrazioni centrali e locali italiane.
La raccomandazione dell’agenzia governativa diretta dal professor Roberto Baldoni segue la dichiarazione del sottosegretario con delega alla sicurezza Franco Gabrielli sul pericolo potenziale rappresentato dai prodotti russi e anche le dichiarazioni infuocate di Italia Viva e Fratelli d’Italia indirizzate all’azienda stessa, già finita nel mirino di un’interrogazione parlamentare.
Per l’azienda, che in Italia ha 50 dipendenti, è una doccia fredda. A fronte della raccomandazione dell’Acn i rappresentanti di Kaspersky ci hanno detto di comprendere che le affermazioni dell’autorità per la cybersicurezza sono basate su decisioni legate a un problema geopolitico e non sono il frutto di una valutazione tecnica dei prodotti Kaspersky. Tuttavia, «proprio per supportare l’analisi del rischio invitiamo le istituzioni a visitare il nostro centro di trasparenza a Zurigo. Noi continueremo a garantire ai nostri partner e clienti la qualità e l’integrità dei nostri prodotti, e lavoreremo con le istituzioni per chiarire i dubbi e le preoccupazioni che sono stati sollevati in questi giorni».
In questo «Transparency center» svizzero, infatti, i clienti di Kasperky possono eseguire una revisione tecnica completa e gratuita delle soluzioni aziendali, esaminarne il codice sorgente, verificare gli aggiornamenti del database antivirus e la tipologia di informazioni che i prodotti Kaspersky inviano al cloud network aziendale. «Possono anche ricostruire il codice sorgente per assicurarsi che corrisponda ai moduli pubblicamente disponibili», assicurano dall’azienda.
Nonostante queste rassicurazioni, secondo il professore di cybersecurity Aaron Visaggio è necessario sostituire gli antivirus russi. Perché? «Se i militari russi realizzassero un malware per attaccare obbiettivi occidentali, il software di protezione potrebbe essere ingegnerizzato per ignorarli.
In una eventuale guerra elettronica globale, ogni antivirus installato nei computer potrebbe veicolarne la diffusione. Perciò lasciare all’interno della pubblica amministrazione italiana uno strumento così invasivo rischia di esporre una lista di obiettivi sensibili di interesse politico per il Cremlino».
Mentre scriviamo è in corso un vertice governo-regioni tra il sottosegretario Gabrielli, Baldoni e la ministra Mariastella Gelmini.
I bene informati sostengono che nelle prossime ore potremmo avere la notizia di una procedura straordinaria per consentire la sostituzione dei prodotti Kaspersky senza gara con uno stanziamento di fondi anch’esso straordinario.
È notizia di due giorni fa che l’agenzia tedesca per la sicurezza delle informazioni ha chiesto esattamente questo: la sostituzione dei software di protezione di Kaspersky con altre soluzioni.
Magistratura e politica: ad Alessandria la presentazione dei libri di Giuseppe Benedetto e Carlo Nordio - Radio Gold - Fondazione Luigi Einaudi
Magistratura e politica: ad Alessandria sono stati presentati i libri di Giuseppe Benedetto e Carlo NordioFondazione Luigi Einaudi (Fondazione Luigi Einaudi Onlus)
Giustizia e guerra al centro di due eventi organizzati dalla Fondazione Einaudi – Il Patto Sociale
Giustizia e guerra al centro di due eventi organizzati dalla Fondazione Einaudi, insieme al Siracusa International Institute e all'IRI.
“Abdicazione della politica e degenerazione della magistratura” con Carlo Nordio – Il Monferrato.it
"Abdicazione della politica e degenerazione della magistratura", con la Fondazione Einaudi e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Privacy Daily – 21 marzo 2022
Per il tribunale federale della Virginia il mandato di Geofence viola la Costituzione
Un tribunale distrettuale federale ha ritenuto che il mandato utilizzato per identificare tutti i dispositivi nell’area di una rapina in banca, compreso quello dell’imputato, “viola chiaramente i diritti sanciti dal [quarto] emendamento”. La corte ha messo in dubbio se mandati simili potessero mai essere costituzionali. Il caso è United States v. Chatrie e affronta uno strumento controverso chiamato “mandato di geofence” . La polizia ha emesso il mandato nei confronti di Google in cerca di informazioni su ogni dispositivo all’interno dell’area della rapina per un periodo di un’ora. L’area geografica era di circa 17,5 acri, comprendenti una chiesa, una catena di ristoranti, un hotel, diversi appartamenti e residenze, una struttura abitativa per anziani, un’attività di self-storage e due strade trafficate.
eff.org/deeplinks/2022/03/fede…
Uno studio inglese sottolinea l’importanza di una password sicura
Uno studio del National Cyber Security Center (NCSC) del Regno Unito ha sottolineato come milioni di persone utilizzino come password il nome del proprio animale domestico, i nomi delle squadre di calcio, la “password” e “123456” per accedere ai servizi online. Ma questo lascia ampiamente esposti agli attacchi informativi: i criminali informatici possono decifrare password deboli in pochi secondi utilizzando strumenti automatizzati.
theguardian.com/technology/202…
Ucraina: aperta istruttoria del Garante Privacy su antivirus Kaspersky. Saranno verificate le modalità del trattamento dei dati degli italiani
Il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’istruttoria per valutare i potenziali rischi relativi al trattamento dei dati personali dei clienti italiani effettuato dalla società russa che fornisce il software antivirus Kaspersky. L’iniziativa intrapresa d’ufficio dall’Autorità si è resa necessaria in relazione agli eventi bellici in Ucraina, allo scopo di approfondire gli allarmi lanciati da numerosi enti italiani ed europei specializzati in sicurezza informatica sul possibile utilizzo di quel prodotto per attacchi cibernetici contro utenti italiani.
garanteprivacy.it/home/docweb/…
Sicilia mitica
Ogni terra possiede un mito di fondazione. V’è però una terra ove il mito che la genera viene rovesciato ed eviscerato: la Sicilia. I Greci conquistano l’Isola con le navi; questo viaggio sigla la nascita dell’Occidente. Sull’Isola, gli Elleni- presi dalla nostalgia della madrepatria- proiettano poi il cono d’ombra del loro Pantheon luminista. La Trinacria diviene così lo spazio a rovescio, il luogo del fondo esemplificato sulle pareti cave di Etna.
Se l’Ellade è la patria storica del mito, la Sicilia ne è la regione, la casa della vita e della morte, l’incavo metafisico che ricaccia indietro ogni epos inabissandolo altrove. La Sicilia non trattiene la storia ma la rilascia sempre sotto forma di miti e leggende, differenziandosi dal nomos greco che l’ha fatta. Nell’isola non si combatte e non si comanda- si riposa del sonno mitologico, si viene per fare visita a Ade, onorare i morti, le ombre, le necropoli, le grotte, le cavità.
In Sicilia anche la natura è mitica. Qui i sassi parlano e sono deità residenti e immote. Pensate alle sacre pietre di Pantalica, antica dimora dei popoli nativi. Ed è così che i miti greci in Sicilia si riversano in doppi, gemelli, repliche fantasmatiche degli dèi olimpici.
Pensiamo ai Dioscuri al quale è consacrato un celebre tempio agrigentino. Ma, su tutti, domina Ade. Questi, fratello di Zeus, rapisce la sua sposa, Proserpina, nei pressi di Enna. Il dio infero è sovrano di un antispazio identico a quello del padre degli dèi, ma inabissato nelle viscere della terra siciliana. Il popolo dell’Ade è fatto di morti, fantasmi dei vivi, copie invisibili del corpo visibile, simulacri del vivente. Aides, re del mondo infero, governa un popolo umbratile, un regno di immagini.
La Sicilia, domicilio di Ade, è una terra di figurazioni, la Grecia secreta, il doppio notturno della civiltà.
Gli Eroi e gli dèi sono in patria a banchettare di vittorie, a dire parole che pesano come piombo. In Sicilia invece c’è l’Artefice zoppo Efesto che, dalla fucina di Etna, fabbrica armi per guerre che non deve combattere; in Sicilia ci sono i Giganti che hanno perso la grande lotta mitopolitica con gli Olimpi; qui abitano pure i Ciclopi che vedono appena e vivono al buio tra le pendici del vulcano. E sempre da questo set inesauribile di miti, Empedocle raggiunge l’altra parte gettandosi nel cratere.
Questa terra cintata dal mare è la regione senza ragioni, la casa delle manie, dei mostri e dello Stige e, soprattutto, la dimora della Gorgone alata che fa linguacce. Lei ci parla col suo riso arcaico e ci dice dello stupore di essere vivi in un mondo di forze sommerse, minacciose e iperboliche. Tali numi ci compaiono ancora nel sonno o mentre guardiamo un paesaggio di spighe auree nel quale Demetra ci cinge; ci invitano su una spiaggia assolata o emergono dal mare che non finisce mai sospinto dal vento di Eolo.
Sono i momenti del kairos, quelli nel quale le divinità ritornano come forme belle o manie oniriche e ci fanno cenno. Ci vogliono ancora, vogliono parlare attraverso la nostra bocca e riempirci gli occhi di immagini assolate per farci addormentare accecati di luce.
Ogni civiltà, in fondo, riposa dei suoi sonni ancora possibili. Noi possediamo questa riserva mitica ed è in un luogo ben preciso, la Sicilia. Lei ha preso spazi inespugnabili che rimangono a rimirare il fondo pieno di tesori che la storia non intacca poiché vi dimora da sempre, Plutone, il ricco, insieme alla Kore, madre di superfici e profondità e al corteo infero dai mille volti.
L'articolo Sicilia mitica proviene da ilcaffeonline.
In memoria di Gabriele Arezzo di Trifiletti, collezionista di “Tre secoli di moda in Sicilia”
Ci ha lasciati Gabriele Arezzo di Trifiletti, tra i più grandi e competenti collezionisti di moda in Europa. La dimensione della sua pluridecennale raccolta di abiti, complementi e accessori si misura nel MuDeCo di Ragusa, Museo del costume di recente allestimento al Castello di Donnafugata, che è sorto grazie all’acquisizione di una parte del suo patrimonio tessile.
Rampollo di una importantissima famiglia nobile dell’antica Contea di Modica, Gabriele Arezzo di Trifiletti ha interpretato in modo esemplare il suo ruolo aristocratico, non consentendo la dispersione di beni che, diversamente, sarebbero finiti ai topi e alle tarme quando non dispersi per pochi spiccioli sul mercato antiquario di tutto il mondo. Perché, mentre la maggior parte della nobiltà siciliana liquidava i propri corredi senza comprenderne l’importanza storico-documentaria, Arezzo coglieva, in largo anticipo sulla stessa museologia e museografia contemporanea, il valore culturale e narrativo dell’abito nel più ampio quadro della storia sociale dell’arte. Intendiamoci, non era il solo.
Altrettanto importante e meritoria appariva e appare, ad esempio, la collezione di Raffaello Piraino e quelle che, al seguito di questi due importanti precursori, si sono formate in Sicilia negli ultimi trent’anni. Ma il patrimonio di casa Arezzo era davvero peculiare, perché il collezionista non si limitava a raccogliere capi di abbigliamento, con pari interesse acquisiva una vasta quantità di materiali bibliografici e carte d’archivio, consentendo spesso la precisa contestualizzazione del patrimonio tessile in seno alla famiglia che li aveva indossato. Ragione per cui, lo studioso entrava nella sua casa museo con quell’idea vaga e oleografica che molti ancora hanno delle élite isolane, e ne usciva con una loro conoscenza completa dal punto di vista repertoriale, catalografico, archivio-bibliotecario, aneddotico, biografico ecc.
Conoscevo Gabriele Arezzo di Trifiletti dal 1998, quando entrambi fummo chiamati a raccontare la Sicilia dei Borbone da Enrico Iachello in una insuperata mostra al Centro fieristico le Ciminiere di Catania. Io ero un giovane storico dell’arte che studiava e si specializzava in Catalogazione dell’abito antico e dei suoi accessori a Firenze; lui era già all’apice della sua fortuna collezionistica e si poneva, proprio allora, il problema della futura sorte del suo patrimonio. Insieme abbiamo provato a collocarlo presso la Galleria del costume di Palazzo Pitti, ma una serie di circostanze sfavorevoli non lo ha permesso. Dopo anni lunghi e infruttuosi, trascorsi in affannoso dialogo con la Regione Siciliana, sono nati più validi presupposti a Ragusa, per l’azione concreta dell’amministrazione locale e sotto l’impulso costante e competente di Giuseppe Nuccio Iacono, oggi Direttore del MuDeCo.
Resta da stabilire cosa sarà della rimanente parte dell’immensa collezione Arezzo di Trifiletti dopo la sua morte. Tutto è prematuro, certo, e il dolore per la perdita di un così caro amico per il momento ottunde ogni altro pensiero. L’auspicio è che venga data continuità alle sue passioni e alla sua opera, ricordando in tal modo un protagonista della cultura siciliana che, ne sono certo, in futuro verrà studiato e collocato tra i titani della sua generazione.
L'articolo In memoria di Gabriele Arezzo di Trifiletti, collezionista di “Tre secoli di moda in Sicilia” proviene da ilcaffeonline.
La privacy secondo te: la parola a Monica Boggioni
Nella puntata di questa settimana de La privacy secondo te, la rubrica con Italian Tech, abbiamo chiesto alla campionessa azzurra Monica Boggioni, medaglie di bronzo ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, che cosa significa per le privacy. Durante l’intervista abbiamo anche parlato del recente furto d’identità online di cui è stata vittima e dei rischi della reta.
Guarda il video qui.