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L’interesse all’informazione non deve comprimere la sfera privata del singolo, limitandone diritti fondamentali, come la privacy



La visita di Xi Jinping per i 25 anni dalla restituzione della ex colonia britannica alla Cina sancisce la fine dell’era democratica di Hong Kong e il fallimento del modello “un Paese due sistemi”.




Leonardo Del Vecchio ha dato un valore aggiunto al welfare come condizione di vantaggio competitivo di Luxottica e della comunità



L'India, attraverso il programma Indo-Pacific Economic Framework, può superare la dipendenza dalla Cina per la catena di approvvigionamento?



In questo nuovo episodio, Francesco Rocchetti, Segretario Generale dell'ISPI, e Silvia Boccardi, giornalista di Will, avrebbero potuto parlare del vertice NATO e del G7, eventi che si sono svolti questa settimana e che hanno portato ad alcune dichiar…


PODCAST. Vertice NATO: Italia sempre più coinvolta in preparazione guerre. In arrivo altri militari Usa con missili terra-aria


Sotto la spinta del presidente del consiglio Draghi, l’Italia è uscita dal summit a Madrid convintamente pronta a partecipare all’espansione verso Est delle forze del Patto atlantico e ad accogliere altri soldati e armi Usa. Abbiamo fatto il punto con il

Pagine Esteri, 1 luglio 2022 – Il Governo Draghi non smorza i toni bellicisti che usa da quando è cominciata la guerra tra Russia e Ucraina.

E al vertice in Spagna ha confermato di essere disposto ad accrescere il ruolo e il peso dell’Italia nelle strategie della Nato dettate dall’Amministrazione Biden. In arrivo nelle basi dell’Alleanza in Italia altri uomini e mezzi Usa.

Abbiamo intervistato l’analista di questioni militari e collaboratore di Pagine Esteri, Antonio Mazzeo.

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L'articolo PODCAST. Vertice NATO: Italia sempre più coinvolta in preparazione guerre. In arrivo altri militari Usa con missili terra-aria proviene da Pagine Esteri.




NUCLEARE. Nessun progresso nei colloqui indiretti tra Usa e Iran a Doha. La guerra all’orizzonte


Le posizioni restano distanti. Teheran vuole dagli Usa garanzie più stringenti. Washington chiede maggiori restrizioni all'Iran rispetto all'intesa firmata nel 2015. Sullo sfondo c'è Israele che non vuole l'accordo. L'articolo NUCLEARE. Nessun progresso

di Michele Giorgio –

(nella foto di archivio, il giorno in cui fu raggiunto nel 2015 a Vienna l’accordo Jcpoa)

Pagine Esteri, 1 luglio 2022 – Ora o mai più. Sotto la pressione di questo imperativo erano ripresi nei giorni scorsi a Doha, nel Qatar, negoziati decisivi, ma indiretti, tra Iran e Stati uniti per il ripristino dell’accordo del 2015 sul programma nucleare iraniano (Jcpoa). Enrique Mora, uno dei collaboratori più stretti del «ministro degli esteri» dell’Ue Josep Borrell, ha incontrato la delegazione iraniana capeggiata dal viceministro degli esteri iraniano Ali Bagheri Kani. Poi ha visto l’inviato speciale degli Usa, Robert Malley. Al momento prevale il pessimismo. Non c’è stato alcun «progresso sperato dall’Ue» nelle trattative sul nucleare iraniano, ha comunicato ieri Enrique Mora. Gli Stati Uniti si dicono «delusi» e un portavoce del Dipartimento di stato ha aggiunto che «I colloqui indiretti a Doha sono terminati». L’Iran da parte sua fa sapere che rimarrà in contatto con Mora per prossimi incontri. Il portavoce del ministero degli esteri di Teheran, Nasser Kanani ha comunque confermato che rimangono “questioni irrisolte”.

Gli ultimi mesi hanno visto crollare gran parte dell’impianto del nuovo accordo Jcpoa quando sembrava a portata di mano ai colloqui avviato nel 2021 a Vienna. A un certo punto l’Amministrazione Biden è stata sul punto di accettare la richiesta iraniana di rimuovere i Guardiani della rivoluzione (Pasdaran) dalla lista delle organizzazioni terroristiche compilata dal Dipartimento di stato. Biden ha poi fatto retromarcia di fronte alle proteste del governo israeliano. Quindi, i negoziati sono stati sospesi a marzo a causa delle crescenti divergenze tra la Casa Bianca e Teheran, alle quali si è aggiunto il gelo sceso tra Mosca e Washington – entrambe garanti del Jcpoa (nel 2018 però gli Usa sono usciti dall’accordo) – per l’inizio della guerra in Ucraina.

Il passo all’indietro fatto quattro anni fa dall’ex presidente Donald Trump, in apparente accordo con l’ex premier israeliano Netanyahu, non solo ha portato allo stop del Jcpoa dopo tre anni in cui le parti coinvolte avevano (più o meno) rispettato i punti dell’accordo. Ha anche dato il via prima a un intenso scambio di accuse e poi ha innescato incidenti nel Golfo che per un soffio non sono sfociati in una guerra. L’Iran ha sempre negato di volersi dotare di ordigni nucleari ma dopo il 2018 ha utilizzato nelle sue centrali centrifughe avanzate e scorte crescenti di uranio arricchito lasciando intendere di essere in grado di raggiungere la soglia nucleare. Ora è il momento della verità, un fallimento avrebbe conseguenze drammatiche.

A inizio settimana a Teheran si respirava un clima più positivo. «La Coppa del Mondo Jcpoa in Qatar» aveva scritto in prima pagina il foglio riformista Mardom Salari. Per il moderato Arman-e Emruz «L’accordo tra Iran e America dovrebbe arrivare…ma una tale opportunità non può realizzarsi senza la flessibilità di entrambe le parti». Duro invece il conservatore Keyhan – fa capo alla Guida suprema iraniana Khamenei – che ha messo in guardia Ali Bagheri Kani: «I negoziati in Qatar sono una trappola, non si può premiare l’America che vara sanzioni, compie omicidi, pirateria e approva risoluzioni anti-iraniane».

Il ritorno al tavolo delle trattative è stato anche frutto anche dell’aumento del costo dell’energia causato dalla guerra tra Mosca e Kiev. Il rilancio del Jcpoa e la fine delle sanzioni Usa sulla vendita del greggio (e del gas) iraniano, andrebbe incontro al proposito di Biden di trovare fonti alternative all’energia russa. Israele, nemico dell’Iran, invece spera nel fallimento, vuole che le sanzioni contro Teheran non siano revocate e si prepara a un possibile scontro militare. «Proseguiremo a lavorare insieme agli Stati uniti e ad altri paesi per rendere chiara la nostra posizione e influenzare la realizzazione dell’accordo, se mai ci sarà», ha avvertito il ministro della difesa uscente Benny Gantz confermando che sta nascendo un’alleanza contro l’Iran con partner regionali non meglio identificati. Ma non è un mistero che Tel Aviv stia costruendo una sorta di Nato israelo-araba con Arabia saudita, Qatar, Emirati, Egitto, Bahrein e Giordania, guidata dagli Usa, per contrastare eventuali lanci di missili e droni iraniani in caso di una guerra. Domenica il Wall Street Journal aveva riferito che su iniziativa statunitense, alti ufficiali israeliani hanno avuto a marzo a Sharm El Sheikh incontri segreti con i rappresentanti di vari paesi arabi, tra i quali l’Arabia saudita, per coordinare strategie militari contro Teheran. Pagine Esteri

L'articolo NUCLEARE. Nessun progresso nei colloqui indiretti tra Usa e Iran a Doha. La guerra all’orizzonte proviene da Pagine Esteri.




Negli USA sindacalizzare oggi appare quasi un’eresia nel centro universale di un capitalismo l’ingresso di sindacati è stato sempre bloccato


Negli USA un gran numero di ex congressisti diventa lobbista per Paesi stranieri autoritari. Ecco perchè è un rischio per la sicurezza nazionale


Oldies but goodies: Web design for the planet


Questa volta ripropongo in un colpo solo sette articoli ripresi e tradotti dal progetto “Web design for the planet: una raccolta di buone pratiche per un web più ecologico”

Nathalie, un’ecologista francese che si occupa professionalmente di web, si era proposta la sfida di scrivere in 30 giorni una serie di 30 articoli che si occupassero dei temi collegati all’impatto del digitale sul nostro eco-sistema e in particolare, partendo dal concetto di “sobrietà digitale”, si era concentrata sulla progettazione eco-sostenibile di siti e applicazioni web.
Mi sembrano temi molto interessanti di cui in Italia non si parla ancora abbastanza.
Qui sotto trovate i link agli articoli che ho ripubblicato su Plume un servizio per creare blog nel Fediverso.
Buona lettura e condividete pure con sobrietà ;)


10 vantaggi di una progettazione web eco-sostenibile


Risorse per una progettazione digitale eco-sostenibile


5 modi per ridurre il peso dei video per realizzare siti web eco-sostenibili


5 modi per ridurre il peso delle immagini


Come migliorare i flussi UX (User Experience) di un sito


Come ottimizzare i font?


Come applicare il metodo di Marie Kondo ai siti web

Strafanici, il titolo del blog su cui sono ripubblicati questi articoli, è preso in prestito da una parola del dialetto triestino che significa cianfrusaglie, cose da nulla; attraverso le migrazioni di tanti friulani il termine è arrivato anche nelle periferie milanesi ed ha sempre fatto parte del mio lessico familiare 😀

@Poliverso @maupao @Le Alternative @Ninefix @Giordano @Scuola - Gruppo Fediverso @quinta mte90@mastodon.uno @Maurizio Carnago @Ed 🏳️‍🌈 @Devol :fediverso: @Goofy 📖 🍝 @Paolo Dongilli @Alexis Kauffmann @Alessandro

in reply to nilocram

wow argomento molto interessante! Ti sei meritato di essere tra i miei feed RSS! Grazie ancora!

@nilocram

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in reply to nilocram

Non c'è alcun modo per misurare gli effetti ecologici positivi di pratiche come la riduzione dei tempi di caricamento e la leggerezza del software. Sono in ultima istanza i provider a gestire e suddividere le risorse e sono loro a dover ridurre l'impatto ambientale dei datacenter e ottimizzare l'efficienza, altrimenti le risorse da noi "risparmiate" saranno cicli computazionali spesi a vuoto (differenza trascurabile) o riassegnati ad applicativi più energivori. Mentre a livello di DC si possono certamente ridurre emissioni e consumo energetico con un impatto notevolmente superiore.
Se invece controlliamo tutta la filiera il discorso cambia.

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Aborto? Questione di privacy e capitalismo


La questione dell'aborto può essere risolta solo con libero mercato, tutela della proprietà e della privacy. Ogni alternativa porta alla violenza e alla negazione della libertà delle persone.

Una recente decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato una storica sentenza (Roe v Wade) del 1973, lasciando la possibilità ai singoli Stati di regolare la questione dell’aborto. Ogni stato potrà decidere cosa fare, in base alla legge nazionale.

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Oggi non voglio parlarvi della sentenza, ma cercherò di spiegarvi il motivo per cui penso che l’unico vero modo di risolvere la questione dell’aborto1 sia attraverso privacy, proprietà e libero mercato - a prescindere dalle opinioni personali.

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La proprietà del corpo


Iniziamo parlando di proprietà.

La proprietà è un diritto naturale che nasce insieme all’essere umano. L’uomo primitivo non sapeva nulla del mondo, ma sapeva distinguere se stesso dall’ambiente circostante e aveva consapevolezza di sé, della propria mente e del corpo - controllato dalla mente.

È da questa consapevolezza che deriva il concetto di proprietà.

Ogni essere umano possiede la sua mente e quindi il suo corpo, un fatto naturale e universale che oggi chiamiamo proprietà. I “woke” oggi dicono: my body my choice, ma come sapete io preferisco citare Locke:

Every ·individual· man has a property in his own
person
[= ‘owns himself’]; this is something that nobody else has any right to.


Il diritto di aborto non è quindi un diritto positivo (che non sono diriti ma privilegi politici), ma una conseguenza del diritto di proprietà sul corpo.

Il concetto di proprietà è importante, perché lega tutti i successivi temi, come quello del capitalismo e del libero mercato.

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Capitalismo e libero mercato


Il capitalismo è quel sistema economico e sociale in cui le persone (e non lo Stato) possiedono i mezzi di produzione. È cioè quel sistema in cui sono le persone a decidere cosa produrre, come produrre, per chi produrre.

Il vero capitalismo esiste solo in un contesto di libero mercato, in cui ogni decisione è esclusivamente frutto del pensiero e della libera volontà delle persone - che possono scegliere se cooperare o meno tra loro.

Un sistema capitalistico di libero mercato non può prescindere dalla protezione assoluta della proprietà privata. È con la negoziazione privata e lo scambio di titoli di proprietà che le persone sono in grado di allocare tra loro le risorse.

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Per sintetizzare, possiamo allora dire che il capitalismo è il modo in cui le persone possono produrre e allocare diritti di proprietà in modo decentralizzato (cioè senza pianificazione centrale) attraverso l’incontro delle loro volontà.

Perfino in un libero mercato però non mancano i conflitti, soprattutto per un tema come l’aborto, che da secoli si porta dietro idee totalmente inconciliabili tra loro.

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Protezione dalla violenza


La privacy è l’unico modo in cui possiamo proteggere le persone dalla violenza, facendo sì che possano formare liberamente la loro volontà e incontrare quella altrui, per scambiare titoli di proprietà e ottenere così un mutuo beneficio.

Privacy non è segretezza. Lo dico spesso, vale la pena ripeterlo.

Privacy, nell’Era dell’Informazione, è la capacità di controllare le informazioni che ci riguardano e scegliere a chi rivelarle. La privacy è un diritto analogo alla proprietà del corpo: è il filtro attraverso il quale separiamo e definiamo i confini della nostra sfera privata rispetto al resto del mondo. È il diritto che ci permette di formare la nostra volontà al riparo da ingerenze arbitrarie di terzi.

Perché l’aborto è una questione di proprietà, capitalismo e privacy


In un mondo ideale non ci sarebbe alcun bisogno di parlare di aborto. Il medico sarebbe l’unico possessore dei mezzi di produzione del bene “prestazione medica”. La paziente e il medico sarebbero gli unici a poter decidere i termini della prestazione, attraverso la negoziazione privata e lo scambio di titoli di proprietà (lavoro in cambio di denaro). Le pazienti sarebbero in grado di formare la loro volontà senza alcuna ingerenza arbitraria, violenza o giudizio altrui.

Ma non siamo in un mondo ideale.

L’interruzione volontaria di gravidanza non fa parte di un mercato libero. Ci sono specifiche regole che definiscono i limiti dell’azione umana e interferiscono nella libera formazione della volontà degli attori di mercato (medici e pazienti).

Come ogni altro ambito umano, la legge non è altro che lo strumento attraverso cui il burocrate crea un mercato artificiale a sua immagine e somiglianza, secondo i suoi principi morali e le sue ideologie. Alcune volte questo mercato sarà espressione dei principi e idee della maggioranza della popolazione, altre volte sarà invece frutto di compromessi.

In un mercato artificiale non c’è rispetto della proprietà: il medico non è libero di offrire il suo lavoro alle sue condizioni e la paziente non è libera di decidere sul suo corpo, che in realtà diventa di proprietà del legislatore. Allo stesso modo, non c’è neanche libera formazione della volontà e piena autodeterminazione: l’estensione del pensiero umano in un mercato regolamentato è sempre pari ai limiti del pensiero del burocrate.

In un mercato artificiale non può esserci neanche privacy.

L’aborto diventa una questione pubblica, poiché colui che crea e mantiene il mercato, lo Stato, deve assicurare che tutti rispettino le regole. La paziente che vuole interrompere la gravidanza infatti non ha alcuna scelta - sarà costretta a rivelare informazioni molto sensibili all’intero sistema sanitario. Nel caso in cui quelle informazioni possano rivelare una violazione delle regole, sia la paziente che il medico saranno duramente puniti.

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Non essere ipocrita


Un mercato regolamentato è l’antitesi del libero mercato, che per definizione esiste solo al di fuori dalla legge. L’unico risultato della pianificazione centrale è la violenza di un gruppo politico sull’altro.

In alcuni casi sarà la violenza dei pro-life contro la libertà della donna sul proprio corpo. In altri sarà la violenza di chi è favorevole all’aborto contro i medici, che saranno costretti a scegliere tra sacrificare i propri principi morali o essere esclusi dal mercato.

Eliminare la pianificazione centrale è l’unico modo per garantire il realizzarsi della piena libertà delle persone. È l’unico modo per far coesistere pacificamente persone che la pensano e la penseranno sempre in modo opposto, senza che gruppi di potere si facciano violenza l’un l’altro.

Se vuoi libertà di abortire, allora devi accettare che l’unico modo per risolvere il problema alla radice è attraverso il libero mercato, la proprietà privata e la privacy - non la legge, mai la legge.

Devi anche accettare che altri possano esprimere liberamente le loro opinioni e volontà, e devi anche accettare che nessuno potrà mai essere obbligato a soddisfare una tua pretesa, perché sarebbe una violenza. La stessa violenza di molti di coloro che chiedono di licenziare medici che si rifiutano, per principio, di praticare interruzioni di gravidanza.

La via di mezzo, il compromesso, la “legalizzazione” - non sono altro che strade tortuose che portano allo stesso risultato: la pianificazione e la negazione dei diritti naturali, della libertà di autodeterminazione, della privacy. Non esiste una terza strada: pianificazione totale o libero mercato.

Se scegli la pianificazione, se scegli di fare violenza su un certo gruppo politico, se scegli di negare l’esistenza di un libero mercato, allora devi anche accettare che sia tu a subirne le conseguenze - come oggi potrebbe accadere in molti Stati americani. Non essere ipocrita.

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1

Come dico spesso, sono agnostico sul tema dell’aborto, che è fonte di grandi dibattiti anche tra libertari. Penso che, pro o contro, non sia una scelta che ci riguarda. Di certo non può riguardare lo Stato. Nel mio mondo ideale di aborto non si parla, perché è una questione privata tra medico e paziente - fuori da ogni ingerenza di terzi.




Iran: ecco perché anche la visita di Pence, come quella di Pompeo quest'anno, dovrebbero incoraggiare azioni in Europa


La settimana che si è appena conclusa è stata densa di vertici internazionali: dopo il summit virtuale dei BRICS, che ha testimoniato che la Russia non è isolata dalle altre grandi potenze (quantomeno non a livello economico), non si è fatta attender…


VIDEO. Brasile: I predatori dell’Amazzonia sempre più agguerriti, lo confermano gli omicidi di Dom Philips e Bruno Pereira Araújo


La brutale uccisione del giornalista britannico collaboratore del The Guardian e del noto indigenista Bruno Pereira Araújo, sono stati uccisi in Brasile rivela gli interessi enormi legati allo sfruttamento della foresta e i pericoli a cui sono esposti i p

Pagine Esteri, 1 luglio 2022 – Dom Philips, 57 anni, e Bruno Pereira Araújo, 41, erano scomparsi il 5 giugno quando stavano viaggiando dalla comunità di São Rafael al comune di Atalaia do Norte, nello Stato di Amazonas.

Indagavano sulle minacce ai popoli indios della Valle del Javarí, la seconda riserva indigena più grande del Brasile e teatro di conflitti dominati dal traffico di droga, dal furto di legname, dall’estrazione illegale, dal bracconaggio e dalla pesca.

Sullo sfondo ci sono le prossime elezioni presidenziali che, sondaggi alla mano, dovrebbero mettere fine al mandato del controverso Jair Bolsonaro, noto anche per aver favorito lo sfruttamento dell’Amazzonia da parte di gruppi ed individui senza scrupoli. Ne abbiamo parlato con Pasquale Pugliese, italo-brasiliano residente a San Salvador, osservatore della realtà politica e sociale del Brasile.

player.vimeo.com/video/7259873…

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Leak on chat control: EU Commission anticipates millions of false positives


German news website netzpolitik.org leaked a record of internal discussions regarding the EU‘s proposed online child abuse law (dubbed “chat control”) which is … https://netzpolitik.org/2022/geleakter-bericht-eu-kommission-nimmt-hohe-fehlerquoten-bei-cha

German news website netzpolitik.org leaked a record of internal discussions regarding the EU‘s proposed online child abuse law (dubbed “chat control”) which is much criticised for resulting in mass surveillance and undermining secure encryption. According to the leaked record, the EU Commission expects that 1 in 10 private conversations flagged by “artificial intelligence” algorithms for potential “child grooming” would be falsely exposed to a Europol-affiliated authority without any criminal relevance. The Commission confirmed that communications providers would not be obliged to check the machine-generated reports of flagged conversations before they are being sent. It also admitted the envisaged algorithms are “high risk” technology.

Since more than the current amount of 29 million machine reports per year are expected as a result of the EU plans, more than 3 million often intimate chats and photos would be wrongfully disclosed every year,” warns German Pirate Party Member of the European Parliament and digital freedom fighter Patrick Breyer. “In truth the unverifiable manufacturer’s statement on the error rate of the secret algorithm is probably much too low. In languages other than English, there will be far more errors. According to the Swiss Federal Police, up to 86% of the machine reports to NCMEC are criminally irrelevant.

We cannot accept countless false suspicions of law-abiding EU citizens as a result of error-prone automated searches in our private conversations. Police and providers have no right to see completely legal nude photos or intimate chats of adults and minors. Exposing sensitive photos and conversations to unknown persons is prone to abuse and might result in the circulation of such material.”

When asked how services could prevent being ordered to search all private messages, the EU Commission cited age limits and preventing direct contact by unknown users. “EU bureaucrats are seriously calling for either totally cutting off 17-year-olds from messages from 18-year-olds or depriving them of any privacy. This is as patronising as if we didn’t allow under-18s to go out unaccompanied”, Breyer said.

The EU Commission also claims to have the support of service providers for its chat control plans, when in fact several have strongly opposed e.g. the proposed attack on secure end-to-end encryption for being able to perform the searches. “The providers must now publicly take a stance: are they accessories to the EU’s mass surveillance plans or are they helping us to stop them?” asks Breyer.

“It is outragous that the abolition of digital privacy of correspondence is being pursued in secret negotiations. We urgently need to take the defence of digital privacy of correspondence into our own hands!” is Breyer’s concluding appeal.

Background:

With the proposed online child abuse law, the EU Commission wants to oblige internet providers to indiscriminately search the content of all messages, emails, photos, etc. of EU citizens for suspicious content and to forward them automatically to the police. The German government publicly criticised this plan and sent a long catalogue of questions to the EU Commission. The secret answers to these questions have now been published by Netzpolitik.org.

Breyer calls for resistance to the plan on his homepage chatcontrol.eu.

Earlier this week CDT director Iverna McGowan warned that the proposal “would actually make everyone in the EU, including children, less safe”, “would essentially create a mass surveillance regime across the EU.” “[Y]ou would never again be able to communicate electronically with the confidence that your information isn’t being intercepted. … The innocent picture you take of your baby in the bath and send to their grandparents could end up in a law enforcement database or, worse, in the hands of child abusers who could manipulate that image.” she wrote in an op-ed.


patrick-breyer.de/en/leak-on-c…

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A ottobre torna il Mese dell’Educazione Finanziaria! Il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria sarà presente in tutta Italia con una serie di iniziative destinate a promuovere lo sviluppo della cultura finanziaria, assicurativa e previdenziale.

Sarà possibile candidarsi per inserire un’iniziativa nel programma di “Ottobre EduFin” fino al 27 settembre sul portale del Comitato www.quellocheconta.gov.it

Qui tutti i dettagli miur.gov.it/web/guest/-/a-otto…


t.me/Miur_Social/3462



THE QUEEN IS DEAD VOLUME 60 – ALCEU VALENCA \ LOS KINTOS \ JULIAN Y SU COMBO


In questo sessantesimo episodio di The Queen Is Dead tratteremo di un altro grande recupero dell’etichetta spagnola Vampisoul, che questa volta è arrivata fino in Brasile per riportarci il folgorante esordio solista di Alceu Valença. Sempre la Vampisoul recupera in Perù i Los Kintos, un grande gruppo che miscela ritmo cubano e musica peruviana per un risultato molto molto ballabile. Per chiudere la puntata un sette pollici dall’altissimo tasso funk nuyorican di Juliàn Y Su Combo.

iyezine.com/alceu-valenca-los-…



The MED This Week newsletter provides expert analysis and informed comments on the MENA region’s most significant issues and trends.



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Un Piano da 1,5 miliardi contro la dispersione scolastica e per superare i divari territoriali. È quanto prevede il #PNRRIstruzione. Nelle card una sintesi del Piano.

Per saperne di più miur.gov.it/web/guest/-/pnrr-1…

Qui il sito dedicato al #PNRR per l'Istruzione pnrr.istruzione.it/



NUCLEARE. Nessun progresso nei colloqui indiretti tra Usa e Iran a Doha. La guerra all’orizzonte


Le posizioni restano distanti. Teheran vuole dagli Usa garanzie più stringenti. Washington chiede maggiori restrizioni all'Iran rispetto all'intesa firmata nel 2015. Sullo sfondo c'è Israele che non vuole l'accordo. L'articolo NUCLEARE. Nessun progresso

di Michele Giorgio –

(nella foto di archivio, il giorno in cui fu raggiunto nel 2015 a Vienna l’accordo Jcpoa)

Pagine Esteri, 1 luglio 2022 – Ora o mai più. Sotto la pressione di questo imperativo erano ripresi nei giorni scorsi a Doha, nel Qatar, negoziati decisivi, ma indiretti, tra Iran e Stati uniti per il ripristino dell’accordo del 2015 sul programma nucleare iraniano (Jcpoa). Enrique Mora, uno dei collaboratori più stretti del «ministro degli esteri» dell’Ue Josep Borrell, ha incontrato la delegazione iraniana capeggiata dal viceministro degli esteri iraniano Ali Bagheri Kani. Poi ha visto l’inviato speciale degli Usa, Robert Malley. Al momento prevale il pessimismo. Non c’è stato alcun «progresso sperato dall’Ue» nelle trattative sul nucleare iraniano, ha comunicato ieri Enrique Mora. Gli Stati Uniti si dicono «delusi» e un portavoce del Dipartimento di stato ha aggiunto che «I colloqui indiretti a Doha sono terminati». L’Iran da parte sua fa sapere che rimarrà in contatto con Mora per prossimi incontri. Il portavoce del ministero degli esteri di Teheran, Nasser Kanani ha comunque confermato che rimangono “questioni irrisolte”.

Gli ultimi mesi hanno visto crollare gran parte dell’impianto del nuovo accordo Jcpoa quando sembrava a portata di mano ai colloqui avviato nel 2021 a Vienna. A un certo punto l’Amministrazione Biden è stata sul punto di accettare la richiesta iraniana di rimuovere i Guardiani della rivoluzione (Pasdaran) dalla lista delle organizzazioni terroristiche compilata dal Dipartimento di stato. Biden ha poi fatto retromarcia di fronte alle proteste del governo israeliano. Quindi, i negoziati sono stati sospesi a marzo a causa delle crescenti divergenze tra la Casa Bianca e Teheran, alle quali si è aggiunto il gelo sceso tra Mosca e Washington – entrambe garanti del Jcpoa (nel 2018 però gli Usa sono usciti dall’accordo) – per l’inizio della guerra in Ucraina.

Il passo all’indietro fatto quattro anni fa dall’ex presidente Donald Trump, in apparente accordo con l’ex premier israeliano Netanyahu, non solo ha portato allo stop del Jcpoa dopo tre anni in cui le parti coinvolte avevano (più o meno) rispettato i punti dell’accordo. Ha anche dato il via prima a un intenso scambio di accuse e poi ha innescato incidenti nel Golfo che per un soffio non sono sfociati in una guerra. L’Iran ha sempre negato di volersi dotare di ordigni nucleari ma dopo il 2018 ha utilizzato nelle sue centrali centrifughe avanzate e scorte crescenti di uranio arricchito lasciando intendere di essere in grado di raggiungere la soglia nucleare. Ora è il momento della verità, un fallimento avrebbe conseguenze drammatiche.

A inizio settimana a Teheran si respirava un clima più positivo. «La Coppa del Mondo Jcpoa in Qatar» aveva scritto in prima pagina il foglio riformista Mardom Salari. Per il moderato Arman-e Emruz «L’accordo tra Iran e America dovrebbe arrivare…ma una tale opportunità non può realizzarsi senza la flessibilità di entrambe le parti». Duro invece il conservatore Keyhan – fa capo alla Guida suprema iraniana Khamenei – che ha messo in guardia Ali Bagheri Kani: «I negoziati in Qatar sono una trappola, non si può premiare l’America che vara sanzioni, compie omicidi, pirateria e approva risoluzioni anti-iraniane».

Il ritorno al tavolo delle trattative è stato anche frutto anche dell’aumento del costo dell’energia causato dalla guerra tra Mosca e Kiev. Il rilancio del Jcpoa e la fine delle sanzioni Usa sulla vendita del greggio (e del gas) iraniano, andrebbe incontro al proposito di Biden di trovare fonti alternative all’energia russa. Israele, nemico dell’Iran, invece spera nel fallimento, vuole che le sanzioni contro Teheran non siano revocate e si prepara a un possibile scontro militare. «Proseguiremo a lavorare insieme agli Stati uniti e ad altri paesi per rendere chiara la nostra posizione e influenzare la realizzazione dell’accordo, se mai ci sarà», ha avvertito il ministro della difesa uscente Benny Gantz confermando che sta nascendo un’alleanza contro l’Iran con partner regionali non meglio identificati. Ma non è un mistero che Tel Aviv stia costruendo una sorta di Nato israelo-araba con Arabia saudita, Qatar, Emirati, Egitto, Bahrein e Giordania, guidata dagli Usa, per contrastare eventuali lanci di missili e droni iraniani in caso di una guerra. Domenica il Wall Street Journal aveva riferito che su iniziativa statunitense, alti ufficiali israeliani hanno avuto a marzo a Sharm El Sheikh incontri segreti con i rappresentanti di vari paesi arabi, tra i quali l’Arabia saudita, per coordinare strategie militari contro Teheran. Pagine Esteri

L'articolo NUCLEARE. Nessun progresso nei colloqui indiretti tra Usa e Iran a Doha. La guerra all’orizzonte proviene da Pagine Esteri.



La vicenda Grillo-De Masi precipita Mario Draghi nel politicantume italiano tutto fatto da nani senza manco le ballerine


Il problema che espongono sia gli incontri del G7 che della Nato è molto profondo. Ecco quale


Zeitenwende non è un cambio di direzione strategico per la Germania, ma il modo in cui Berlino si è finalmente obbligata a superare i deficit


La proprietà intellettuale è stata a lungo ed è un punto dolente nelle relazioni tra Washington e Pechino. Ecco perché


Il vertice di Madrid segna uno spartiacque e sancisce la nascita di una nuova Nato 2.0. ‘Allargata’ e con nuove priorità strategiche. Il vertice della Nato che si è concluso oggi a Madrid sarà ricordato come uno spartiacque per l’Alleanza.


Colpirne cinque per educarne centoLa blacklist americana si allunga. È di ieri l’aggiunta di cinque aziende cinesi di elettronica a cui sarà impedito di comprare tecnologia americana.


L'assassinio è stato a lungo uno strumento vitale nell'arsenale di Israele» e ancora lo è nella guerra (non più) segreta contro l'Iran. Funziona? O è inutile

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“La trasformazione dell’educazione è la leva fondamentale di uno sviluppo sostenibile e di una società più aperta”. Lo ha detto il Ministro Patrizio Bianchi, intervenendo al #TransformingEducation Pre-Summit nella sede dell’Unesco a Parigi.

Il vertice è stato organizzato nell’ambito del processo di preparazione dell’appuntamento convocato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, con l’obiettivo di mobilitare l’impegno politico e sociale a favore di una nuova visione dell’educazione e dell’istruzione nel mondo.

Qui tutti i dettagli miur.gov.it/web/guest/-/bianch…




La NATO investita, dalla Spagna e dall'Italia, del problema migranti e della crescente attività mercenaria della Russia in Africa


Il viola sarà il nuovo colore di #Mastodon!
Mastodon sta collaborando con l'agenzia di design @oak per aggiornare la homepage e il marchio. Addio social media blu, ciao viola acceso!
mastodon.social/@Mastodon/1085…
blog.joinmastodon.org/2022/06/…
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

ci sta questo viola e anche la loro motivazione (essere un pochino originali rispetto agli social principali), però quel blu mi piaceva 😔

Non so se su Mastodon sia possibile cambiare il colore principale, se non c'è spero ci pensino a metterlo, così chi preferisce il celeste o anche altri colori può farlo senza problemi



Da mercenari a contractors. Il ruolo della sicurezza privata nella sicurezza globale. Focus su: mercenariato, Private Military Companies, Private Security Companies

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La guerra in Ucraina, se deve finire, tre sono le ipotesi: partizione di fatto, neutralità con edulcoranti, nuova Russia


Leonardo Del Vecchio è stato un outsider, un estraneo, quasi un ‘diverso’ rispetto ad un capitalismo italiano negletto e provinciale


Digital cash: EU to end anonymous payments in cryptocurrencies


Yesterday, the European Parliament and the Council made a deal on the rules for crypto assets. Anonymous payments will effectively be prohibited, interfering with the fundamental characteristics of decentralised finance. … https://www.europarl.europa.eu/

Yesterday, the European Parliament and the Council made a deal on the rules for crypto assets. Anonymous payments will effectively be prohibited, interfering with the fundamental characteristics of decentralised finance. Even the €1000 limit for anonymous transactions proposed by the EU Commission has been abandoned. All users of hosted wallets will need to identify, as well as users sending unhosted funds to hosted wallets. Crypto exchanges will have to be extra diligent regarding their dealings with unregistered or unlicensed entities outside of the EU.

Pirate Party MEP Patrick Breyer, Member of the LIBE Committee who voted against the negotiating mandate, comments:

“These rules will deprive law-abiding citizens of their financial freedom. For example, opposition figures like Alexei Nawalny are increasingly dependent on anonymous donations in virtual currencies. Banks have also cut off donations to Wikileaks in the past. With the creeping abolition of real and virtual cash, there is the threat of negative interest rates and the shutting off of the money supply at any time. We should have a right to be able to pay and donate online without our financial transactions being recorded in a personalised way.

There is no justification for effectively abolishing anonymous virtual payments: Where Virtual Assets have been used for criminal activities in the past, prosecution has been possible on the basis of the current rules. Banning anonymous crypto currency payments altogether will not have any significant effect on crime. The stated aim to tackle money laundering and terrorism is only a pretext to gain control over our private business.”

Background:

The public opinion on the anonymous use of cash is that it is an “essential personal freedom”, according to the responses to the 2017 Commission survey on the desirability of limiting cash payments.


patrick-breyer.de/en/digital-c…



KILL YOUR IDOLS PARTE II “A YEAR AND A HALF IN THE LIFE OF METALLICA”


Mi piace, e mi stuzzica molto, il fatto che quando si va a toccare quelli che la stragrande parte della popolazione virtuale considera come “mostri sacri”, e in parte “cosa loro esclusiva”, si scatenino gli strali di tutti coloro che si sentono offesi. E così, dopo aver avuto il coraggio di parlare dei Nirvana e del documentario su Cobain, proprio io che non sono un loro fan, eccomi di nuovo qui a raccontare dei Metallica.

iyezine.com/kill-your-idols-pa…




Internal LIBE meeting with US Homeland Security: Plans for biometric databases put EU citizens’ data at risk


Yesterday, members of the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) had an informal meeting with representatives of the U.S. Department of Homeland Security. During the meeting, …

Yesterday, members of the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) had an informal meeting with representatives of the U.S. Department of Homeland Security. During the meeting, the new US “International Biometric Information Sharing (IBIS)” programme was presented. Threatening to reintroduce visa requirements, the USA wants to force EU Member States to grant access to biometric databases. Three EU member states and the United Kingdom are said to have already signed on to the programme. A representative of the EU Commission expressed criticism the USA was deliberately undermining European treaties through direct agreements with EU member states.

When asked exactly what data the US wants to tap into, the answer was: as much as possible. When asked what would happen at US borders if a traveller was known to the police in the EU, it was said that this would be decided by the US immigration officer on a case-by-case basis.

Pirate Party MEP Dr Patrick Breyer comments:

“I expect the EU Commission and also the German government to reject the demand of the US authorities and not allow themselves to be blackmailed. If necessary, the visa waiver programme must be terminated by Europe as well. Millions of innocent Europeans are listed in police databases and could be exposed to completely disproportionate reactions in the USA. The US lacks adequate data and fundamental rights protection. Providing personal data to the US exposes our citizens i.e. to the risk of arbitrary detention and false suspicion, with possible dire consequences, in the course of the US “war on terror”. We must protect our citizens from these practices.”

patrick-breyer.de/en/internal-…



Confessioni di una maschera Giugno duemilaventidue #collassodiunasocietàcollassata


Parlo spesso di quelle che sono le dinamiche che più da vicino mi coinvolgono, non perché le reputi più imminenti di analisi rispetto alle altre, ma proprio perché mi trovo nella condizione di doverle affrontare quasi quotidianamente. E sono conseguentemente, per me, quelle da cui mi è più difficile provare a staccarmi. Torno quindi nuovamente a ciò che vivo in ambito sanitario come preponderante, e torno a star male al pensiero di quello che sta accadendo. In realtà l’ambiente ospedaliero è consono alla narrazione giusto per il fatto che è lì che vivo la maggior parte della mia vita, e al tempo stesso resto convinto che si tratti di dinamiche che si possono sovrapporre in qualunque altro ambito, lavorativo e non.

iyezine.com/confessioni-di-una…

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Newsletter 30/06/2022 - Banche, Garante: necessarie verifiche puntuali prima di comunicare i dati dei clienti - Dati sanitari e trasparenza della Pa: il Garante sanziona una Asl - Bonus patente autotrasporto: ok del Garante privacy alla piattaforma per l’erogazione - GDPR: consultazione sull’uso delle certificazioni per trasferire i dati all’estero


Al via il monitoraggio sull’insegnamento trasversale dell’Educazione civica a scuola per gli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022.

Si tratta della prima fase di un processo di progettazione partecipata sull’insegnamento di questa disciplina. Le scuole potranno partecipare in forma volontaria e fino al 31 agosto 2022, attraverso la compilazione di un questionario.

Lo trovate qui istruzione.it/educazione_civic…

Qui tutti i dettagli miur.gov.it/web/guest/-/educaz…


t.me/Miur_Social/3455



Il Garante Privacy presenta la Relazione Annuale Il 7 luglio al Senato. Il bilancio dell’attività 2021 e le prospettive future L'Autorità Garante per la protezione dei dati personali (composta da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino G...


MADRID. La Nato globale prepara lo scontro con Russia e Cina


Si all'ingresso di Svezia e Finlandia, su le spese militari. Gli Usa aumentano la loro presenza militare in Europa. Il vertice in Spagna è da considerarsi storico, inoltre, perché supera le linee guida fissate nel documento firmato a Lisbona nel 2010. L'

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 30 giugno 2022 – Il vertice dell’Alleanza Atlantica in corso a Madrid può essere sicuramente definito storico. Per diversi motivi, infatti, non è stato un summit qualsiasi. È il primo a tenersi dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Se la Nato ha contribuito non poco – soprattutto a partire dal cambio di regime andato in scena a Kiev nel 2014 – all’innalzamento della tensione nell’area, dalla mossa russa l’ex alleanza militare nata per contrastare il blocco sovietico ha tratto nuova linfa per rilanciare il suo ruolo e guadagnare nuova legittimità.

Un vertice storico

A rendere storica la riunione in corso nella capitale iberica è anche l’ennesimo allargamento dei confini del North Atlantic Treaty Organization che con un’accelerazione non indifferente ha sancito l’ingresso di Finlandia e Svezia dopo la rimozione del veto inizialmente opposto da Ankara. Per contrastare un paese – la Russia – colpevole di aver aggredito e invaso uno stato sovrano, l’Alleanza che afferma di incarnare gli ideali di democrazia e libertà decide di sottostare ai diktat del regime turco che occupa da anni il nord della Siria e non esita a realizzare sanguinose azioni militari in Iraq contro la guerriglia curda. Del resto, è proprio in cambio dell’abbandono della tradizionale tolleranza dei governi scandinavi nei confronti delle organizzazioni della resistenza curda (e della vendita di armi) che Erdoğan ha rimosso il veto all’ingresso dei nuovi soci. Un’altra vittoria per il Sultano, che paradossalmente negli ultimi anni ha portato il suo paese ai margini della Nato, ha allacciato un’alleanza di comodo con Mosca e non ha esitato a contrastare le richieste di Washington pur di poter affermare la propria egemonia regionale e internazionale.

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Il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg con i Ministri degli Esteri di Svezia e Finlandia

Il boom delle spese militari
Il vertice in corso a Madrid è storico anche per altri motivi. Ad esempio perchè la Casa Bianca è riuscita ad imporre agli altri soci un aumento consistente delle spese militari. Nel giro di pochi mesi decine di governi hanno deciso il raddoppio degli stanziamenti della difesa e quindi un aumento considerevole del bilancio destinato alla Nato. E la soglia del 2% del Pil dei paesi aderenti, che fino a qualche tempo fa sembrava un traguardo irraggiungibile, potrebbe essere presto anche superata. Nelle scorse ore da Londra è arrivata la notizia che il governo Johnson – che cerca protagonismo militare e internazionale dopo la Brexit – ha affermato di puntare al 2,5%.
Quest’aumento del budget servirà a portare la forza d’intervento rapido dell’Alleanza dagli attuali 40 mila a ben 300 mila effettivi, pronti a mobilitarsi in pochi giorni se – o quando, bisognerebbe dire – l’escalation bellica globale che ormai sembra inarrestabile lo richiederà. Intanto, serviranno a presidiare tutto il fianco est della Nato, quello che negli ultimi decenni si è spinto sempre più vicino ai confini della Federazione Russa.

Dagli USA nuove truppe in Europa

Inoltre, ha annunciato Joe Biden, «gli Usa rafforzeranno la loro presenza militare in Europa, incluse le capacità difensive aeree aggiuntive in Italia e Germania». Un colpo per gli ambienti continentali che negli ultimi mesi avevano tentato di accelerare la costituzione di un esercito europeo “complementare alla Nato”, approfittando del disimpegno di Washington. Attualmente gli Stati Uniti hanno già oltre 100 mila militari dispiegati in Europa, cinque volte quanti ne avevano prima che Mosca lanciasse la sua “operazione militare speciale” in Ucraina.
Gli Usa invieranno 65 militari in Italia, dove verrà installata una batteria di difesa aerea a corto raggio che sarà un’unità subordinata al battaglione di difesa aerea di stanza in Germania. Gli Stati Uniti istituiranno inoltre un quartier generale permanente per il Quinto corpo dell’esercito in Polonia. A Varsavia e nei tre Paesi baltici arriveranno nuove truppe a rotazione. Nel Regno Unito, infine, saranno dispiegati due nuovi squadroni di caccia F-35. I leader dell’Alleanza saranno poi chiamati oggi a esprimersi sul dispiegamento di gruppi tattici aggiuntivi in Ungheria, Romania, Bulgaria e Slovacchia.

Il nuovo Strategic Concept contro Mosca e Pechino

Il vertice di Madrid è da considerarsi storico, inoltre, perché supererà le linee guida fissate nel documento firmato a Lisbona nel 2010. Dodici anni dopo, la Nato non vuole più essere solo il bastione militare della leadership statunitense in Europa, ma lancia la sfida per la supremazia globale a vecchi e nuovi nemici. Se nel documento varato a Lisbona la Russia era ancora definita un potenziale partner strategico, lo “Strategic Concept” uscito da Madrid considera Mosca un nemico globale e Pechino “una sfida” e una minaccia per gli interessi e i valori occidentali, da affrontare a tutto campo in quanto costituisce un “concorrente sistemico” che “cerca di minare l’ordine internazionale”.

La proiezione dell’Alleanza al di fuori dei confini e delle aree di interesse storiche è plasticamente rappresentata, nel vertice in corso, dalla presenza dei rappresentanti di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Sud Corea. È la “Nato asiatica“, che i dirigenti dell’organizzazione nata nel 1949 con soli 12 paesi membri – diventati nel frattempo 30, più Svezia e Finlandia – continuano ad affermare di non perseguire rispondendo alle rimostranze di Pechino.
Nel suo primo intervento dopo il suo arrivo a Madrid l’inquilino della Casa Bianca Joe Biden ha chiarito la posta in gioco: «L’alleanza sta rafforzando la sua posizione. Sta affrontando le minacce all’est e le sfide al sud. La Nato è pronta su tutti i fronti e le direzioni, sul dominio terrestre, aereo e marittimo». E – l’ennesima provocazione nei confronti di Mosca – il prossimo vertice dell’Alleanza si terrà il prossimo anno a Vilnius, in Lituania.
Nel frattempo, il Patto Atlantico continuerà a rafforzare militarmente alcuni paesi dell’Europa orientale così come ha fatto con l’Ucraina negli anni scorsi. «Lavoreremo con loro per costruire la loro integrità e resilienza, sviluppare capacità e sostenere la loro indipendenza politica» si legge nel documento a proposito di Bosnia-Erzegovina, Moldova e Georgia.

Una sfida su tre fronti

È evidente che la sfida più urgente per l’Alleanza è quella che affronta in Ucraina; lungi dal ricercare una fine rapida del conflitto e una riduzione massima del danno, la Nato sembra puntare ad un incancrenimento dello scontro bellico allo scopo di indebolire Mosca e approfittare della polarizzazione internazionale innescata dall’invasione russa per giustificare una nuova escalation che favorisce soprattutto gli interessi politici ed economici di Washington (vedasi il capitolo sanzioni e guerra del gas). Ma è anche a sud che si gioca la sfida, oltre che nell’area dell’Indo-Pacifico dove il contenimento dell’espansione cinese assume risvolti sempre più militari. Infatti, dal Maghreb al Sahel al Vicino Oriente l’attività e la presenza militare russa – dalla Siria alla Libia al Mali – preoccupano non poco la Nato.

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Gli obiettivi di Pedro Sánchez
Il permier spagnolo Pedro Sánchez ha investito non poco nel vertice della Nato ospitato dal suo paese. Non mira soltanto ad un ritorno d’immagine e di prestigio all’interno del paese e a livello internazionale; ciò su cui punta è un rafforzamento del ruolo della Spagna all’interno dell’Alleanza Atlantica e al conseguimento di alcuni obiettivi geopolitici.
Nei mesi scorsi il governo spagnolo – di cui fa parte Unidas Podemos, che pure è sempre stata molto critica nei confronti della Nato – ha annunciato un sostanzioso aumento delle spese militari e ha deciso un ennesimo invio di armi pesanti all’esercito ucraino insieme ad alcuni tank Leopard.
All’inizio di giugno la ministra della Difesa, Margarita Robles, ha chiesto un aumento immediato del bilancio militare di ben tre miliardi di euro da poter esibire al vertice Nato in corso, obiettivo presto sfumato ma solo per motivi contabili. Il suo esecutivo, comunque, ha già deciso di raddoppiare la spesa militare – dall’1,03 al 2% del Pil – entro il 2030.

La Spagna ha una posizione strategica per lo schieramento della Nato nel sud dell’Europa fin dai primi accordi militari tra il regime franchista e gli Stati Uniti negli anni ’50. Nella base di Torrejòn de Ardoz è posizionato il centro di controllo delle operazioni aeree in tutto il sud del continente; da qui partirono i bombardamenti in Libia nel 2011. Albacete ospita invece la base di addestramento dei caccia, mentre a Bétera ha sede il quartier generale delle truppe di terra. Nella base navale di Rota, infine, sono stati ospitati finora quattro cacciatorpedinieri Aegis statunitensi, che però ora diventeranno sei grazie ad un accordo formalizzato nei giorni scorsi proprio a Madrid tra l’inquilino della Moncloa e quello della Casa Bianca. Pagine Esteri

1563371* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.

LINK E APPROFONDIMENTI:
editorialedomani.it/politica/m…

publico.es/internacional/eeuu-…

affarinternazionali.it/cosa-as…

ilmanifesto.it/a-erdogan-via-l…

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STATI UNITI. Sdegno per la strage di 51 migranti. Il Messico avvia una indagine


Nel camion con a bordo decine di migranti non era stato accesso il sistema di aria condizionata con temperature molto alte all’esterno. Il Messico agli USA: "Non possiamo affrontare più il fenomeno migratorio solo con valichi di frontiera, con leggi più s
della redazione


(la foto è di Martin Leveneur)

Pagine Esteri, 29 giugno 2022Non cessano sdegno e dolore per i 51 migranti, tra i quali si contano 22 cittadini messicani, morti per asfissia in un Tir nei pressi di San Antonio, in Texas. Altri due messicani si trovano in ospedale, con segni di grave disidratazione. È stata la tragedia più grave legata alla migrazione nella storia recente degli Stati uniti, paese che negli ultimi anni, specialmente sotto la presidente Trump, ha adottato misure drastiche contro la migrazione violando gravemente i diritti della persona e dei minori. L’amministrazione Biden da parte sua ha fatto sino ad oggi poco per mettere fine a queste violazioni.

Il “Los Angeles Times” ha riportato che lo scorso lunedì un cittadino ha sentito grida di aiuto provenire da un camion frigorifero e ha allertato i servizi di emergenza. I soccorritori, inorriditi, hanno trovato decine di corpi senza vita, ammassati uno sopra l’altro, e sopravvissuti in gravi condizioni o sul punto di esalare l’ultimo respiro. All’interno del camion frigorifero con a bordo le decine di migranti non era stato accesso il sistema di aria condizionata e non c’era acqua con temperature molto alte all’esterno dell’automezzo. L’accaduto ricorda la strage del dicembre del 2021 nello stato messicano del Chiapas quando si ribaltò il rimorchio di un autocarro con un centinaio di migranti di diverse nazionalità. Persero la vita 56 persone e altre 50 rimasero ferite.

La magistratura messicana ha aperto una indagine sull’accaduto. Al momento tre persone sono state fermate dalla polizia, senza però che sia stata ancora formalizzata nessuna incriminazione. “E’ una disgrazia tremenda, stiamo fornendo assistenza alle famiglie”, ha commentato il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador. Il 12 luglio Obrador si incontrerà con Biden proprio per discutere la questione dei flussi migratori. “Non possiamo affrontare il fenomeno migratorio solo con valichi di frontiera, con leggi più severe con muri o agenti di polizia, ma con il benessere, la sicurezza e la pace nei punti di partenza dei viaggiatori”, ha esortato il presidente messicano durante un recente viaggio in Guatemala in palese riferimento alle severe misure degli Stati uniti in materia di migrazione.

I flussi migratori sono stati tra i temi portanti del IX Vertice delle Americhe, tenutosi a inizio mese giugno a Los Angeles. Al termine Biden e i leader dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi hanno adottato una dichiarazione congiunta che punta su stabilità e assistenza alle comunità; i percorsi legali più larghi; gestione umana della migrazione e risposta coordinata alle emergenze. Il Dipartimento di Stato Usa metterà 25 milioni di dollari a disposizione del meccanismo Global Concessional Financing Facility (Gcff) a sostegno dei Paesi dell’America Latina e 65 milioni di dollari per supportare gli agricoltori statunitensi che assumono contadini dai paesi latinoamericani. Provvedimenti giudicati insufficienti per affrontare l’enorme flusso migratorio, frutto delle crisi economiche che affliggono diversi paesi dell’area ma anche di cambiamenti climatici che colpiscono l’agricoltura fonte di sostentamento di milioni di persone. Pagine Esteri

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Morgana "Contemporaneità", 2022- Low Ambition Records, Contraszt Records


Questo disco, su richiesta del gruppo, viene qui recensito in anteprima. La sua uscita è prevista per Agosto. Vi lascio qui il Bandcamp per saggiarne due pezzi già disponibili e, soprattutto, perché li possiate seguire e rimanere aggiornati sulla pubblicazione di questo bellissimo Contemporaneità

iyezine.com/morgana-contempora…




Sostegno all’Ucraina e nuovo Concetto Strategico: la NATO si ripensa con Russia minaccia ‘più diretta e immediata’ e Cina ‘sfida sistemica’


Non ci resta che Piangere!


Non ci resta che Piangere!
...e forse nemmeno quello...
La cosa difficile da fare è restare Indifferenti di Fronte a tutto quello che sta succedendo intorno a noi, è spaventosamente difficile non alzare gli occhi al cielo e urlare a squarciagola una semplicissima parola..."PERCHÉ!!!!!" perché tutto questo, perché questo Nefasto Mondo non riesce a Vivere in santa Pace, perché semplicemente non ci si impegna per risolvere i Tantissimi Problemi che Noi esseri Umani abbiamo Creato a questo Mondo...
Tanti sono i Problemi e Moltissime sono state le Parole che si sono spese per risolverli, che se si fosse veramente voluto saremmo sicuramente a buon Punto, e magari saremmo così abituati ad risolverli che forse ci sentiremmo dei Supereroi...
Ma Supereroi non siamo e non cerchiamo nemmeno di essere Migliori... siamo capaci solamente di Prendere quello di cui abbiamo Bisogno da questo Mondo senza dare nulla in cambio, abbiamo praticamente Spogliato questo Mondo di ogni risorsa Possibile, qualsiasi risorsa l'abbiamo fatta nostra e ce ne siamo impossessati per giocare a fare gli Dei in un gioco che stiamo categoricamente perdendo, questo Mondo ci ha lasciato giocare come volevamo alle nostre regole assolutamente Subdole e Ipocrite, ma piano piano ci stiamo accorgendo che la nostra partita sta volgendo al termine, ci siamo accorti solo ora che il Mondo ci sta preparando il Conto...
proprio così pensavamo di poter giocare al SUCCHIA E DISTRUGGI all'infinito ma purtroppo ad ogni Azione c'è sempre una Conseguenza... il gioco volge al termine ma, noi continuiamo a spendere e scialacquare parole di ipocrisia che non portano e non porteranno in futuro da nessuna parte.
Il Mondo ci ha Adottati probabilmente sapendo che eravamo Subdoli ed Imperfetti ma ci ha accolto nella speranza di poter un Giorno migliorare noi stessi a la nostra Permanenza ed invece, l'abbiamo complicata ed abbiamo portato la Nostra vita su questo Mondo ad un punto critico e forse di non ritorno sotto Tutti i Punti di Vista...

Civico Settanta
28-06-2022
#mondo #pensieri



La Turchia toglie il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia e in cambio ottiene la fine del sostegno agli indipendentisti curdi e dell’embargo nel campo della difesa.


Ultimo minutoStop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035: è quanto annunciato in extremis ieri notte, dopo ben 16 ore di negoziati, dal consiglio dei ministri Ue dell’ambiente.


Open Street Map Francia ha organizzato dal 10 al 12 giugno a Nantes "State of the Map France", l’ottavo incontro nazionale di Open Street Map.

Durante i tre giorni ci sono stati numerosi interventi di utenti, contributori, cartografi, ricercatori, potete dare un’occhiata qui per avere un’idea della ricchezza degli interventi: nitter.net/sotmfr (no, un account su Mastodon ancora non l’avevano 😀

Sul canale Peertube di OSM France potete però trovare una quarantina di video con gli interventi, alcuni davvero molto interessanti, tenuti durante la tre giorni: peertube.openstreetmap.fr/c/so…


@Scuola - Gruppo Fediverso @informapirata :privacypride: @Wikimedia Italia @maupao @Paolo Vecchi



STATI UNITI. Sdegno per la strage di 51 migranti. Il Messico avvia una indagine


Nel camion con a bordo decine di migranti non era stato accesso il sistema di aria condizionata con temperature molto alte all’esterno. Il Messico agli USA: "Non possiamo affrontare più il fenomeno migratorio solo con valichi di frontiera, con leggi più s

della redazione

(la foto è di Martin Leveneur)

Pagine Esteri, 29 giugno 2022Non cessano sdegno e dolore per i 51 migranti, tra i quali si contano 22 cittadini messicani, morti per asfissia in un Tir nei pressi di San Antonio, in Texas. Altri due messicani si trovano in ospedale, con segni di grave disidratazione. È stata la tragedia più grave legata alla migrazione nella storia recente degli Stati uniti, paese che negli ultimi anni, specialmente sotto la presidente Trump, ha adottato misure drastiche contro la migrazione violando gravemente i diritti della persona e dei minori. L’amministrazione Biden da parte sua ha fatto sino ad oggi poco per mettere fine a queste violazioni.

Il “Los Angeles Times” ha riportato che lo scorso lunedì un cittadino ha sentito grida di aiuto provenire da un camion frigorifero e ha allertato i servizi di emergenza. I soccorritori, inorriditi, hanno trovato decine di corpi senza vita, ammassati uno sopra l’altro, e sopravvissuti in gravi condizioni o sul punto di esalare l’ultimo respiro. All’interno del camion frigorifero con a bordo le decine di migranti non era stato accesso il sistema di aria condizionata e non c’era acqua con temperature molto alte all’esterno dell’automezzo. L’accaduto ricorda la strage del dicembre del 2021 nello stato messicano del Chiapas quando si ribaltò il rimorchio di un autocarro con un centinaio di migranti di diverse nazionalità. Persero la vita 56 persone e altre 50 rimasero ferite.

La magistratura messicana ha aperto una indagine sull’accaduto. Al momento tre persone sono state fermate dalla polizia, senza però che sia stata ancora formalizzata nessuna incriminazione. “E’ una disgrazia tremenda, stiamo fornendo assistenza alle famiglie”, ha commentato il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador. Il 12 luglio Obrador si incontrerà con Biden proprio per discutere la questione dei flussi migratori. “Non possiamo affrontare il fenomeno migratorio solo con valichi di frontiera, con leggi più severe con muri o agenti di polizia, ma con il benessere, la sicurezza e la pace nei punti di partenza dei viaggiatori”, ha esortato il presidente messicano durante un recente viaggio in Guatemala in palese riferimento alle severe misure degli Stati uniti in materia di migrazione.

I flussi migratori sono stati tra i temi portanti del IX Vertice delle Americhe, tenutosi a inizio mese giugno a Los Angeles. Al termine Biden e i leader dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi hanno adottato una dichiarazione congiunta che punta su stabilità e assistenza alle comunità; i percorsi legali più larghi; gestione umana della migrazione e risposta coordinata alle emergenze. Il Dipartimento di Stato Usa metterà 25 milioni di dollari a disposizione del meccanismo Global Concessional Financing Facility (Gcff) a sostegno dei Paesi dell’America Latina e 65 milioni di dollari per supportare gli agricoltori statunitensi che assumono contadini dai paesi latinoamericani. Provvedimenti giudicati insufficienti per affrontare l’enorme flusso migratorio, frutto delle crisi economiche che affliggono diversi paesi dell’area ma anche di cambiamenti climatici che colpiscono l’agricoltura fonte di sostentamento di milioni di persone. Pagine Esteri

L'articolo STATI UNITI. Sdegno per la strage di 51 migranti. Il Messico avvia una indagine proviene da Pagine Esteri.


pagineesteri.it/2022/06/29/mon…






LIBRI – Arundhati Roy, “In marcia con i ribelli”. Viaggio con i protagonisti della storia


Un reportage di viaggio accanto ai ribelli maoisti dell’India centrale, un saggio politico che si interroga sull’uso della violenza come ultima forma di resistenza di popolazioni disperate e come strumento dei governi democratici per perseguitare le minor

di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 16 giugno 2022Quando è legittima la violenza? Quando un popolo è giustificato a imbracciare le armi per difendere i propri diritti? All’indomani dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, il dibattito intorno alla legittimità della violenza e intorno al concetto di “resistenza” si è infiammato. Lo spettacolo dell’opinionismo televisivo emblematicamente rappresenta da mesi, quotidianamente, la contrapposizione tra le fazioni favorevoli e non alla resistenza armata del popolo ucraino. La prima ha raccolto sin dal principio più consensi. Nelle strade, persino i graffiti adesso gridano “L’Ucraina ha diritto alla resistenza armata”. Non hanno raccolto un simile consenso le cronache delle resistenze armate o non violente in altre parti del pianeta, già sedate o ancora oggi drammaticamente attive contro operazioni “belliche”, interne o esterne, altrettanto feroci. Un libro di Arundhati Roy, “In marcia con i ribelli”, percorre un viaggio accanto ai protagonisti della resistenza nelle foreste dell’India centrale.

La gente che ha imbracciato le armi non passa il suo tempo a guardare (o a esibirsi per) la tivù, a leggere i giornali, o a seguire i sondaggi via sms per il quesito di Filosofia Morale del giorno: “la violenza è buona o cattiva? Inviate un sms con la risposta a…”. Va in giro. Combatte. Crede di avere il diritto di difendere la propria casa e la propria terra. Crede di meritare giustizia”.

Scrive così Roy, sempre con un tono minatorio che non lascia scampo. “Nelle mani di Arundhati le parole diventano armi”, dice Naomi Klein in copertina (ed. 2017) nell’edizione italiana del libro, a metà tra saggio e reportage narrativo, pubblicato in Italia da Guanda per la prima volta nel 2012. Vincitrice del Booker Prize nel 1997 con il romanzo “Il dio delle piccole cose” che l’ha resa celebre in tutto il mondo, in “In marcia con i ribelli” Roy racconta le tre settimane trascorse nel 2009 con i ribelli della guerriglia maoista naxalita nelle foreste del Chhattisggarh rurale, nel cuore dell’India.

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Gli stati indiani del Chhattisgarh e Jharkhand sono abitati da milioni di abitanti appartenenti a gruppi tribali indigeni. Per decenni, il governo indiano si è disinteressato di queste aree estremamente povere, inaccessibili a causa della loro natura montuosa e delle loro fitte foreste. Sono diventate, per questo, una sorta di quartier generale per i gruppi maoisti dichiarati illegali dal governo: l’antico partito comunista indiano che nel ’69 guidò l’insurrezione dei naxaliti, infatti, fu sciolto dal governo centrale, e l’attuale partito comunista indiano (CPI), al quale i maoisti appartengono, è considerato fuorilegge. La presenza dei maoisti nella zona ha avviato pratiche di collaborazione tra il movimento e le comunità di indigeni qui residenti e forme di autonomia politica nelle foreste, delle quali Delhi non si è curata fino alla scoperta dei ricchissimi giacimenti minerari del territorio.

Quando il cuore dell’India ha rivelato di nascondere nel suo sottosuolo materiali preziosi quali bauxite, uranio, carbone, stagno, rame, diamanti, oro, quarzite, silicio e molto altro, il governo indiano, infatti, si è concentrato su come sfruttare nel modo più redditizio possibile un territorio impervio, abitato da milioni di indigeni e costellato da piccoli gruppi di guerriglieri. Da una parte, spiega Roy nella premessa, ha siglato accordi con multinazionali e grandi industrie del settore estrattivo; dall’altra, si è resa necessaria un’operazione di “pulizia” della zona. L’allora ministro degli interni, P. Chidambaram, è diventato il principale promotore della campagna di estrazione, una corsa ai minerali che, ha dichiarato, doveva essere quanto più “rapida ed efficiente”. Le foreste dovevano essere disboscate e, soprattutto, i loro abitanti dovevano essere sfollati e trasferiti a vivere nelle città.

Per giustificare un’operazione così violenta nei confronti dell’ecologia e della popolazione residente in quelle foreste, è necessario, scrive Roy, un nemico, un bersaglio, un oggetto contro il quale scatenare una persecuzione che incidentalmente abbatterà alberi, brucerà villaggi, costringerà i civili alla fuga. Il nemico pubblico perfetto diventano i maoisti delle foreste. La guerra nei loro confronti, lanciata nella giungla, viene battezzata dai media con il nome di “Operazione Caccia Verde”, per quanto il ministro Chidambaram rifiuterà sempre questo appellativo e negherà persino l’esistenza di qualsivoglia operazione. Nelle foreste, però, arriva l’esercito, viene schierata la polizia armata, si costituiscono milizie di indigeni assoldati e armati dal governo centrale per dare la caccia a tutti i presunti ribelli.

Il governo fornisce armi alla “Salwa Judum”, la milizia del popolo, che ha attraversato le foreste della provincia di Dantewada uccidendo, violentando e dando alle fiamme qualunque cosa trovasse, per poi lasciare 50.000 persone rinchiuse nei campi di polizia e le restanti 300.000 senza casa o costrette alla fuga”, si legge nel libro.

Rintracciare un nemico pubblico offre il pretesto al governo, anche quello che si considera una delle più grandi democrazie del mondo, per militarizzarsi. Prima il pericolo islamista, poi il pericolo maoista, Roy enuncia con allarme le strategie utilizzate dai paesi “democratici” per usare le armi e la violenza, spendendo puntualmente il lasciapassare della “sicurezza” dello Stato.

Nelle foreste dell’India centrale, la minaccia che il governo e le multinazionali possano impadronirsi del territorio distruggendo secoli di storia e insediamenti abitati da milioni di persone ha spinto gli indigeni, gli adivasi, un popolo con un passato di resistenza molto più antico del movimento maoista, e i contadini senza terra, a unire le proprie forze con la guerriglia naxalita contro il nemico: lo Stato.

Se le popolazioni tribali hanno preso le armi, l’hanno fatto perché un governo che non ha offerto che violenza e abbandono ora vuole strappare loro l’ultima cosa che possiedono: la terra”, scrive Roy. E ancora: “La lotta armata non è la prima ma l’ultimissima scelta di una popolazione disperata”.

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Arundhati Roy

Alla vigilia dell’Operazione Caccia Verde, Arundhati Roy entra in quelle foreste accompagnata da un ragazzino con uno zainetto di Charlie Brown sulle spalle. Cammina accanto ai maoisti, si arrampica per le strade tortuose e inospitali della foresta, mangia insieme a loro, dorme con loro nel suo sacco a pelo. Nel suo taccuino, raccoglie le testimonianze dei guerriglieri, descrive i loro modi di sorridere, ma racconta anche dell’organizzazione della loro società. Il 45% dei ribelli sono donne, sfuggite a violenze e stupri e testimoni di assassini e massacri nei loro villaggi. Si adegua alle loro regole, alle loro parole d’ordine, li chiama “compagno Venu”, “compagna Kamla”, consapevole del privilegio che le è stato concesso di seguirli nella loro attività clandestina e di raccontarli. Ascolta le loro canzoni, legge le loro poesie, parla di fiori lasciati a essiccare tra le pagine dei libri e dei mitra pesanti che portano sul collo.

E’ una scrittrice appassionata, Arundhati Roy, il cui tono entusiastico abbandona troppo spesso il rigore del reporter per abbracciare lo slancio dell’attivista. Non nasconde, tuttavia, le sue remore sulla resistenza maoista, sulla violenza, sull’organizzazione del movimento, malgrado tutto ancora patriarcale, non vuole santificarli. Ammette, però, ancora una volta come in tanti suoi saggi e interventi, il fallimento dei metodi gandhiani, che hanno “ingannato” gli indiani paralizzandoli. Quando il governo ti arresta, ti violenta, ti uccide, sradica la tua famiglia dal suo villaggio per trasferirla in una baraccopoli in città, e i media sono pilotati da quello stesso governo e finanziati dalle multinazionali che vogliono sfruttare la tua terra, la risposta, sottolinea Roy, non può essere l’immobilismo. Lo ribadisce con toni infiammati, con la consapevolezza che per evitare una corsa al massacro basterebbe giungere a una soluzione molto semplice: lasciare la bauxite dove si trova, nelle montagne.

“In marcia con i ribelli” è un libro fondamentale non solo per comprendere l’Operazione Caccia Verde e la resistenza che anima il cuore verde dell’India, ma anche per indagare le strategie usate dalle democrazie per sopprimere il dissenso e per affermare la propria forza – e i propri interessi economici – con la violenza. Nelle foreste come nel resto dell’India, chiunque si opponga all’Operazione Caccia Verde o ad altre operazioni del governo può essere tacciato di simpatie maoiste e arrestato. Bollare i dissidenti con l’etichetta del “terrorismo”, di qualsiasi matrice, è per le democrazie una soluzione efficace per eliminare l’opposizione. Quanto più il nemico è pericoloso, tanto più lo Stato sarà legittimato a militarizzarsi.

Tutto, in questo viaggio, è sempre descritto con quello stile unico che qualcuno ha definito “il realismo poetico di Arundhati Roy”. “Sento campanacci, qualcuno che tira su con il naso, qualcuno che si rigira, i peti del bestiame. Va tutto bene al mondo. Mi si chiudono gli occhi”. Nel bel mezzo della guerriglia, di fronte a un governo che scava nelle montagne e ne sradica villaggi, famiglie, esseri umani, di fronte alla violenza delle multinazionali e all’ingiustizia della narrazione mediatica, la delicatezza di quel suo “Va tutto bene al mondo”. Quello che contraddistingue la scrittura di Arundhati Roy da quella di tanti altri suoi colleghi attivisti, giornalisti, scrittori: un amore indistruttibile per l’uomo che si insinua dappertutto, con la tenerezza dell’edera, e che rende ogni suo libro, come “In marcia con i ribelli”, un capolavoro. Pagine Esteri

1553056*Valeria Cagnazzo (Galatina, 1993) è medico in formazione specialistica in Pediatria a Bologna. Come medico volontario è stata in Grecia, Libano ed Etiopia. Ha scritto di Palestina su agenzie online, tra cui Nena News Agency, anche sotto pseudonimo. Sue poesie sono comparse nella plaquette “Quando un letto si svuota in questa stanza” per il progetto “Le parole necessarie”, nella rivista “Poesia” (Crocetti editore) e su alcune riviste online. Ha collaborato con il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna. Per la sezione inediti, nel 2018 ha vinto il premio di poesia “Elena Violani Landi” dell’Università di Bologna e il premio “Le stanze del Tempo” della Fondazione Claudi, mediante il quale nel 2019 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, “Inondazioni” (Capire Editore). Nel 2020, il libro è stato selezionato nella triade finalista del premio “Pordenone legge – I poeti di vent’anni”.

L'articolo LIBRI – Arundhati Roy, “In marcia con i ribelli”. Viaggio con i protagonisti della storia proviene da Pagine Esteri.



Russia's invasion of Ukraine has had tragic consequences not only for the two countries at war, and for political relations between Moscow and the West, but also for the environment.



Alcuni hanno bisticciato con la realtà, ma a preoccupare sono i tanti che ne hanno costruita una parallela, supponendo la storia sia non uno spartito da scrivere, ma una marcia al cui ritmo avanzare. Così s’è sollevata un’onda di critica acritica.




Il cambio di governo in Australia offre un'opportunità per un nuovo modo di cooperare con la Cina, il che è funzionale sia a Cina che ad Australia


Ecco perchè serve con la Cina un'eco-distensione, e perchè la guerra di Putin è un attacco alla decarbonizzazione e transizione ecologica

in reply to Andrea Russo

sì, ma il punto è che sbagli a guardare alla Francia o alla Germania di oggi come se fossero la Francia o l'impero britannico del 1939. Li devi guardare più come se fossero il Belgio o i Paesi Bassi dell'epoca

@margio



La figlia di Borsellino, Fiammetta ha rilasciato un’intervista a ‘l’Espresso’. Una bella intervista perché ci sono tante cose su cui vale riflettere.


VIDEO. Gerusalemme. Dichiarata “assente” la famiglia palestinese Sumarin rischia l’espulsione da Silwan


Oggi si è riunita la Corte Suprema israeliana. Dietro la richiesta di sfratto c’è l'“immobiliare” Elad dei coloni israeliani, alla quale il Fondo nazionale ebraico permette di usare il suo nome e il suo status di fronte ai giudici. L'articolo VIDEO. Geru

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 29 giugno 2022 – La famiglia palestinese Sumarin di Silwan, un quartiere ai piedi delle mura della città vecchia di Gerusalemme, attende la sentenza, definitiva, della Corte Suprema israeliana sull’appello che ha presentato contro l’ordine di sfratto dalla sua abitazione a favore del Fondo nazionale ebraico. Stamattina decine di attivisti israeliani contro l’occupazione hanno tenuto una manifestazione di protesta davanti alla sede della Corte suprema di Gerusalemme.
La vicenda si trascina da molti anni. Dietro la richiesta di sfratto c’è l’“immobiliare” Elad, braccio esecutivo del movimento dei coloni israeliani a Gerusalemme nonché organizzazione alla quale il Fondo nazionale ebraico permette di usare il suo nome e il suo status per nascondere i veri querelanti di fronte ai giudici.

La famiglia Sumarin – a rischio concreto di espulsione se il suo appello non sarà accolto – è vittima di un sistema insidioso sviluppato in particolare dai governi israeliani di destra negli anni ’80, insieme alle organizzazioni dei coloni e al Fondo nazionale ebraico, che permette alle associazioni ed organizzazioni nazionaliste impegnate a “riconquistare” la zona palestinese di Gerusalemme (sotto occupazione dal 1967), di reclamare abitazioni e terre palestinesi a Silwan sulla base della legge sulla “proprietà degli assenti”. Proprietà che vengono passate al Fondo nazionale ebraico e poi ai coloni. Il metodo fu svelato in passato dalla commissione d’inchiesta Klugman ma i beni sottratti non sono mai stati restituiti ai palestinesi.

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L’uso della legge sulla “proprietà degli assenti” – con cui Israele dopo il 1948 ha confiscato gran parte delle case e delle terre di palestinesi profughi o semplicemente sfollati a causa della guerra – è un esempio di politica di lenta espulsione dei palestinesi nascosta con “mezzi legali”.

Negli anni ‘80 il Custode delle proprietà degli assenti dichiarò la casa dei Sumarin come “proprietà di assenti”, a insaputa della stessa famiglia palestinese, sulla base di una dichiarazione giurata dei coloni che attestava l’“assenza” del padrone di casa, Haj Musa Sumarin, e che invece viveva regolarmente nell’abitazione.

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Silwan

Haj Musa Sumarin ha abitato a Silwan fino alla morte ma ciò non ha impedito al Custode di dichiarare ancora una volta la sua casa come “proprietà di un assente”. L’abitazione quindi fu trasferita dal Custode all’Autorità per lo Sviluppo al Fondo nazionale ebraici e infine alla Elad.
L’interesse per la casa dei Sumarin nasce dal fatto che è una proprietà strategica situata a poche decine di metri dalla Moschea di Al-Aqsa, e adiacente alla quale i coloni della Elad hanno costruito il centro, presunto archeologico, “Città di re David”. L’acquisizione della proprietà palestinese consentirebbe alla Elad di completare il controllo di un’ampia area all’ingresso di Silwan, di avviare ulteriori “scavi archeologici” e ridurre ulteriormente la presenza palestinese in questa zona sensibile.

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Un vuoto culturale e di pensiero nella realtà di tutti i giorni rappresentato dalla rinuncia a pensare in modo creativo la Storia