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Lunedì, 9 gennaio, 2023 - 12:30

Commentary

Africa

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Rafiq Raji

Ahead of the 27th United Nations Climate Change Conference (COP27) in Sharm El Shei

LinguaNon definito



Trans-Atlantic Data Privacy Framework: elementi chiave


Il framework transatlantico per la protezione e trasferimento dei dati tra UE e USA si avvicina. Quali sono gli elementi principali e cosa significa questo per l'Unione Europea?

La decisione di adeguatezza della Commissione Europea sul Trans-Atlantic Data Privacy Framework ha scatenato un terremoto nel mondo della protezione dei dati. Il tema del trasferimento dei dati negli USA è stato, continua ad essere e con ogni probabilità sarà, l’elefante nella stanza presente in ogni conversazione che ha a che fare con la conformità dei sistemi informativi delle aziende.

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Nasce un partito ebreo e arabo: «Per un Israele di tutti i suoi cittadini»


Secondo i suoi leader sarà «una federazione di tendenze che concordano su una cosa: tutti i cittadini israeliani, ebrei e palestinesi, devono essere uguali» L’attrice Einat Weizman del partito Balad: è necessaria una lotta guidata dai palestinesi per la d

di Michele Giorgio

(nella foto di Oren Ziv, l’incontro all’Abraham Hostel di Tel Aviv)

Pagine Esteri, 10 gennaio 2023Sami Abu Shahadeh ci accoglie al Cafè Paul, una storica caffetteria di Giaffa dove il leader del partito arabo Balad/Tajammo rilascia interviste e spesso discute di politica con amici e conoscenti. Abu Shahadeh non è più un deputato. La sua formazione politica, nazionalista di sinistra, parte fino alla scorsa estate della Lista unita araba, alle elezioni del primo novembre, ha ottenuto 140mila voti, un buon risultato ma non sufficiente per superare la soglia di sbarramento ed entrare nella Knesset. Una sorte toccata anche al Meretz, storico partito della sinistra sionista. «Non mi pento della scelta di correre da soli», esordisce Abu Shahadeh. Ora la Knesset è dominata dalla destra in tutte le sue espressioni laiche e religiose e da essa a fine dicembre è nato il governo estremista guidato da Benyamin Netanyahu. «In questo clima – aggiunge il leader di Balad – in cui forze fanatiche minacciano la democrazia e i diritti delle minoranze a cominciare da quella araba, il dialogo tra gruppi, organizzazioni e formazioni politiche di sinistra è utile e va favorito il più possibile».

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Avraham Burg

Con questo spirito Abu Shahadeh ha accolto l’invito a partecipare, in qualità quasi di ospite principale, al primo incontro pubblico del partito ebraico-arabo «Di tutti i suoi cittadini», nato da poche settimane, che nei giorni scorsi ha riunito nell’Abraham Hostel di Tel Aviv circa 250 persone di varie ramificazioni della sinistra sionista e antisionista, incluso il Meretz. A presiedere il nuovo partito sono l’ebreo Avraham Burg, ex speaker laburista della Knesset che anni fa ha annunciato di non essere più sionista, e l’arabo (palestinese) Faisal Azaiza, preside della facoltà di previdenza sociale dell’università di Haifa. L’attore protagonista comunque è Burg che da tempo cercava senza successo di fondare una formazione politica. L’ascesa al potere del governo più a destra della storia di Israele, con evidenti venature razziste e antidemocratiche, la scomparsa quasi totale della sinistra in Parlamento e l’appetito per nuove idee unito al desiderio di colmare le divisioni, hanno finito per creare interesse intorno al suo progetto. Ispirati dal nome del partito di Burg e Azaiza, sul palco allestito all’Abraham Hostel esponenti della società civile, attivisti locali, intellettuali, accademici e personalità politiche hanno discusso dell’idea di un Israele non più Stato ebraico e democratico ma Stato di tutti i suoi cittadini, ebrei e arabi in completa uguaglianza.

Ad eccezione di quelli arabi, i leader dei partiti israeliani sionisti di qualsiasi orientamento difendono la definizione di Israele come Stato ebraico e democratico. Che nel 2018 è stata scritta in una legge fondamentale: Israele è lo Stato della nazione ebraica e in cui (anche nei territori occupati nel 1967) il popolo ebraico ha diritti esclusivi. «Israele – aggiunge Abu Shahadeh – è fondato sulla separazione, con la supremazia assegnata agli ebrei. Tutto ruota intorno a questo principio. Faccio un esempio. Come può essere democratico uno Stato che mentre sviluppa la rete ferroviaria non pianifica la costruzione di una stazione in un centro abitato arabo? Lo stesso vale per gli ospedali pubblici. Eppure gli arabi compongono più del 20% della popolazione».

Faisal Azaiza
Faisal Azaiza

La formula Israele Stato di tutti i suoi cittadini è considerata da molti israeliani l’incarnazione dell’antisionismo che respingono. «Per questo è difficile dire quanta strada potrà fare il partito di Burg e Azaiza» dice al manifesto il giornalista Meron Rapoport intervenuto al dibattito all’Abraham Hostel. Secondo Rapoport «‘Di tutti i suoi cittadini’ più che un partito dovrebbe essere un cantiere di idee per far maturare le coscienze». Il giornalista vede l’aspetto più positivo dell’incontro a Tel Aviv nel numero e nella varietà delle presenze politiche. «Un segnale interessante», afferma.

Avraham Burg ha spiegato che il nuovo partito non si definisce sionista o antisionista e sarà «una federazione di tendenze che concordano su una cosa: tutti gli israeliani devono essere uguali». Ma le differenze ideologiche tra le varie forze potenzialmente interessate restano ampie. Appare assai difficile che possa concretizzarsi una collaborazione tra «Di tutti i suoi cittadini» e il Meretz che resta ancorato ai principi del Sionismo. L’attrice ebrea Einat Weizman, compagna di partito di Sami Abu Shahadeh, ha alzato il tiro spiegando che non è possibile un partenariato tra ebrei e arabi in una realtà asimmetrica come quella israeliana e, pertanto, è necessaria una lotta guidata dai palestinesi per la decolonizzazione. All’Abraham Hostel inoltre non è sfuggita l’assenza di Ayman Odeh, leader di Hadash l’unico partito israeliano che si definisce di sinistra con un carattere arabo-ebraico. Nel vago sono rimaste questioni centrali. Israele Stato di tutti i suoi cittadini dovrà includere o escludere i cinque milioni di palestinesi che da 55 anni vivono sotto occupazione in Cisgiordania e Gaza? Quale sarà il destino degli altri cinque milioni di palestinesi profughi nel mondo arabo? Pagine Esteri

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Andrew Hodges – Alan Turing, storia di un enigma


L'articolo Andrew Hodges – Alan Turing, storia di un enigma proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/andrew-hodges-alan-turing-storia-di-un-enigma/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Quanto sarà democratica – o, forse, meglio, quanto è democratica l’intelligenza artificiale? E, soprattutto, cosa possiamo fare perché lo sia quanto più possibile? Me lo chiedo in un pezzo pubblicato sul numero di oggi di Milano Finanza. Buona lettura.


La Corte d’appello del primo distretto dell’Illinois ha stabilito che gli strumenti di identificazione del volto e delle impronte digitali di Apple non violano il Biometric Information Privacy Act (BIPA) dello stato,riferisce Bloomberg. Nel suo ragionamento, il tribunale dell’Illinois ha rilevato che gli utenti abbiano volontariamente attivato funzionalità opzionali come Touch ID e Face ID,...


Lo so che è vecchia, ma a me fa sempre ridere. Ed è terribilmente vera.

Sei un informatico? Allora:
Lavori a degli orari bizzarri
... come le prostitute
Sei pagato per rendere felice il tuo cliente
... come le prostitute
Il tuo cliente paga tanto, ma è il tuo padrone che intasca
... come le prostitute
Anche se sei bravo, non sei mai fiero di quello che fai
... come le prostitute
Sei ricompensato se soddisfi le fantasie del cliente
... come le prostitute
Ti è difficile avere e mantenere una famiglia
... come le prostitute
Quando ti domandano in che cosa consiste il tuo lavoro, tu non puoi spiegarlo
... come le prostitute
I tuoi amici si allontanano da te e resti solo con gente del tuo tipo
... come le prostitute
E' il cliente che paga l'hotel e le ore di lavoro
... come le prostitute
Il tuo padrone ha una gran bella macchina
... come le prostitute
Quando vai in "missione" da un cliente, arrivi con un gran sorriso
... come le prostitute
Ma quando hai finito, sei di cattivo umore
... come le prostitute
Per valutare le tue capacità ti sottopongono a dei terribili test
... come le prostitute
Il cliente vuole pagare sempre meno e tu devi fare delle meraviglie
... come le prostitute
Quando ti alzi dal letto dici "Non posso fare questo per tutta la vita"
... come le prostitute



Soldati italiani nell’Europa dell’Est. 1500 pronti alla guerra con la Russia (parte 1)


La componente più numerosa è quella terrestre: è presente in Lettonia, Ungheria e Bulgaria, inquadrata all’interno delle forze di intervento rapido della NATO, i cosiddetti battlegroup, gruppi di battaglia. Se ne parla molto poco. L'articolo Soldati ital

di Antonio Mazzeo*

(le immagini di truppe e mezzi italiani in Lettonia sono di esercito.difesa.it)

Pagine Esteri, 10 gennaio 2023 – In meno di un anno è aumentato di cinque volte il numero dei militari italiani schierati in Europa orientale alle frontiere con Ucraina, Russia e Bielorussia. Sui 7.000 effettivi impiegati attualmente in missioni internazionali quasi 1.500 operano in ambito NATO nel “contenimento” delle forze armate russe. A partire del 2014 l’Alleanza atlantica ha dato vita ad un’escalation bellica sul fianco est come mai era accaduto nella sua storia. Nelle Repubbliche baltiche, in Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria, sono state realizzate grandi installazioni terrestri, aeree e navali, sono state trasferite le più avanzate tecnologie di guerra, sono state sperimentate le strategie dei conflitti globali del XXI secolo con l’uso dei droni e delle armi interamente automatizzate, cyber-spaziali e nucleari.

A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 il processo di riarmo e militarizzazione dell’Europa orientale è pericolosamente dilagato e ancora oggi appare inarrestabile. E l’Italia c’è con le sue truppe d’élite, le brigate di pronto intervento, gli obici, i carri armati e i cacciabombardieri “gioielli di morte” del complesso militare-industriale nazionale e dei soci-partner stranieri, primi fra tutti USA e Israele. A inizio 2023 il tricolore sventola in Lettonia, Ungheria, Bulgaria e Romania. E ogni giorno, 24h, le truppe sono in stato d’allerta e si addestrano in condizioni estreme ad ogni possibile scenario di conflitto con il Cremilino, dai combattimenti casa per casa, vicolo per vicolo, piazza per piazza, agli sfondamenti nell’infinito bassopiano sarmatico, finanche all’impiego di armi atomiche, chimiche e batteriologiche e alla “sopravvivenza” al tragico inverno nucleare. Missioni di aperta e dichiarata cobelligeranza, pericolosamente provocatorie e infinitamente dispendiose sul piano politico-diplomatico e su quello economico-finanziario. Ma del tutto ignorate dai media mainstream che dallo scoppio della guerra fratricida hanno scelto di fare da cassa amplificata di Ares e Thanos e che gli italiani neanche immaginano quanto esse potrebbero trascinarci alla terza e ultima guerra mondiale.

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Proviamo noi a raccontare chi sono e cosa fanno i reparti italiani inviati da una classe politica e di governo irresponsabile come topolino apprendista stregone. La componente più numerosa è quella terrestre: oggi è presente in Lettonia, Ungheria e Bulgaria, inquadrata all’interno delle forze di intervento rapido della NATO, i cosiddetti battlegroup, gruppi di battaglia. “Dinnanzi a una deteriorata percezione della sicurezza e a seguito di specifica richiesta avanzata da parte dei Paesi Baltici e della Polonia, al Summit di Varsavia del luglio 2016 la NATO ha ritenuto opportuno rafforzare la propria presenza sul fianco est dello spazio euro-atlantico, varando una misura di enhanced Forward Presence (eFP) che contempla lo schieramento di quattro Battle Group rispettivamente in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, supportate dagli altri Alleati”, ricorda lo Stato Maggiore della difesa. “L’eFP è una misura di natura difensiva, proporzionata e pienamente in linea con l’impegno internazionale della NATO che intende rafforzare il principio di deterrenza dell’Alleanza. In particolare, aver rafforzato la presenza sul fianco est rappresenta un chiaro esempio della determinazione nell’assolvere la missione primaria di sicurezza collettiva dell’integrità territoriale euro-atlantica contro ogni possibile aggressione e minaccia, nonché di riaffermazione della coesione e della solidarietà tra i Paesi membri”. (1) Meno edulcorata e più realista la versione del Comando generale della NATO. “Questi battlegroup sono multinazionali e pronti al combattimento e dimostrano la forza del legame transatlantico”, spiegano i vertici dell’Alleanza. “Essi operano insieme alle forze di difesa del paese ospitante, conducendo esercitazioni e attività di vigilanza. La loro presenza rende chiaro che un attacco ad uno degli Alleati sarà considerato un attacco all’intera Alleanza. I battlegroup sono parte del più grande rinforzo della difesa collettiva della NATO da una generazione a questa parte”. (2)

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina la NATO ha rafforzato la propria presenza in Europa orientale dispiegando migliaia di truppe supplementari e istituendo in tempi rapidissimi altri quattro nuovi gruppi tattici multinazionali in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia. “Oggi gli otto gruppi tattici si estendono lungo tutto il fianco orientale della NATO, dal Mar Baltico a nord al Mar Nero a sud”, spiega lo Stato Maggiore italiano. “Oltre 40.000 truppe, insieme a significativi mezzi aerei e navali, sono ora sotto il diretto comando della NATO, supportate da altre centinaia di migliaia di truppe provenienti dai dispiegamenti nazionali degli Alleati. Inoltre, al Vertice di Madrid del giugno 2022, gli alleati hanno concordato un cambiamento fondamentale nella deterrenza della NATO. Ciò include il rafforzamento delle difese avanzate, il potenziamento dei gruppi tattici nella parte orientale dell’Alleanza fino al livello di brigata, la trasformazione della Forza di risposta della NATO e l’aumento del numero di forze ad alta prontezza a ben oltre 300.000 unità”. (3)

Italiani in Lettonia

Tutte le attività operative e addestrative condotte dalle forze armate Italiane sul fianco orientale della NATO sono disposte dal Capo di Stato Maggiore della Difesa e sono coordinate dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), istituito – non certo casualmente – nel luglio 2021 per rimodulare l’architettura militare nazionale e “abbracciare il concetto del multi-dominio, terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cyber”. (4) Comandante del COVI è il gen. Francesco Paolo Figliuolo, il padre-alpino a cui sono stati attribuiti ampi poteri nella gestione socio-sanitaria dell’emergenza e post emergenza da Covid19.

L’Esercito italiano opera ininterrottamente da quasi un biennio all’interno del battlegroup NATO schierato in Lettonia (Operazione eFP Baltic Guardian), quello che annovera il maggior numero di nazioni partecipanti: oltre a Italia e Lettonia sono presenti Canada, Albania, Repubblica Ceca, Islanda, Montenegro, Macedonia del Nord, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Spagna. Attualmente il contingente nazionale impiegato è di 250 militari appartenenti alla Brigata bersaglieri “Garibaldi” di stanza in Campania e da altri assetti forniti dal 17° Reggimento artiglieria controaerea “Sforzesca” (Sabaudia), dal 132° Reggimento carri (Cordenons, Pordenone), dal 7° Reggimento per la difesa CBRN “Cremona” (Civitavecchia), dal 3° Reggimento artiglieria da montagna (Remanzacco, Udine) e dall’11° Reggimento trasmissioni (Civitavecchia). Ingente è il numero di mezzi nella disponibilità di questi reparti: 139 tra veicoli da combattimento “Dardo”, carri armati “Ariete” e blindo “Centauro”.

I bersaglieri della “Garibaldi” sono arrivati nella grande installazione lettone di Adazi nel giugno 2022 prendendo il posto degli alpini della Brigata “Taurinense” (di stanza in Piemonte) e del 2° Reggimento trasmissioni alpino di Bolzano. “La partecipazione dell’Italia alla missione in Lettonia, oltre a testimoniare la solidarietà e la coesione dei Paesi dell’Alleanza Atlantica, rappresenta, nel panorama delle operazioni fuori area, un’opportunità straordinaria per il personale italiano impiegato, che ha modo di dedicarsi esclusivamente all’addestramento al warfighting, con il valore aggiunto del confronto continuo con gli eserciti di altri Paesi alleati”, scrive lo Stato Maggiore dell’Esercito. Warfighting, cioè combattimento, e l’interminabile elenco e le dimensioni delle “esercitazioni” effettuate nella Repubblica baltica e nei paesi confinanti sono un’indubbia testimonianza che la task force NATO è nata e cresce per la “battaglia”. Tra le maggiori e più complesse attività addestrative della scorsa primavera è possibile enumerare “Horned Viper” (vipera cornuta), finalizzata all’applicazione delle procedure del Tactical Combat Casualty Car (la medicina tattica da combattimento e il soccorso dei militari feriti), sotto la supervisione del personale medico dell’esercito danese, canadese e statunitense. A maggio 2022 le truppe alpine hanno addestrato i cadetti della National Defense Academy lettone nelle attività di “infiltrazione” in ambiente boschivo ed “occupazione di postazioni difensive”, mentre il mese successivo hanno partecipato all’esercitazione controaerea “Ramstein Legacy presso la base aerea lettone di Lielvarde. Pianificata e condotta dal Comando generale della NATO e da quello delle forze armate USA in Europa (USEUCOM), “Ramstein Legacy” è stata svolta in contemporanea nello spazio aereo della Polonia e delle altre due Repubbliche baltiche; accanto agli italiani sono stati schierati i reparti di U.S. Army specializzati nella “difesa aerea” e missilistica.

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Sempre a giugno gli alpini della “Taurinense” sono stati impiegati in attività di supporto aereo ravvicinato (Close air Support) fuori dai confini lettoni: in Estonia con l’esercitazione “Furious Wolf” (lupo furioso),congiuntamente al battlegroup ivi schierato e ai caccia della NATO presenti nel Baltico; in Slovenia con “Adriatic Strike 22”, esercitazione di cooperazione aerea che ha coinvolto 28 paesi dell’Alleanza. Subito dopo l’arrivo in Lettonia a metà giugno, la Brigata “Garibaldi” si è addestrata al combattimento individuale e con i mezzi da fuoco “Dardo”, “Centauro” e “Ariete”. “Inoltre, nell’ambito delle iniziative finalizzate a mostrare la presenza della NATO in Lettonia, sono state svolte diverse mostre statiche di mezzi e materiali a favore non solo della popolazione ma anche degli allievi ufficiali della National Defence Academy lettone”, aggiunge lo Stato Maggiore dell’Esercito, enfatizzando il ruolo dei propri reparti quali ambasciatori-piazzisti delle armi made in Italy.

In piena estate si è tenuta l’esercitazione multinazionale “Rampart Forge” (forgia del bastione) con lo scopo di “consolidare lo stato di prontezza ed incrementare le capacità di combattimento delle unità su un terreno fortemente compartimentato”. Una “cellula” per la guerra cibernetica distaccata in Lettonia dal Comando interforze per le Operazioni in Rete (COR) di Roma ha condotto con i partner NATO operazioni cyber al fine di “rilevare, contrastare e neutralizzare minacce che possano limitare la libertà di manovra nel dominio cibernetico”. A fine agosto il contingente della “Garibaldi” ha effettuato con l’esercito di Stati Uniti d’America, Spagna e Lettonia un’esercitazione di combattimento terrestre ed aereo con l’impiego di elicotteri d’attacco Bell AH-1 “Cobra” e UH-1 “Iroquois Huey”.

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A settembre è stata la volta dell’esercitazione “Rampart Shield” (scudo del bastione) che ha consacrato il raggiungimento della piena capacità operativa del battlegrup NATO eFP “Latvia”. Durante i war games il personale militare ha condotto “attività tattiche difensive attraverso il posizionamento di ostacoli sul terreno per la battaglia”; inoltre un plotone difesa CBRN (chimica, batteriologica, radiologica e nucleare) proveniente dal 7° Reggimento “Cremona” ha svolto un’intensa attività di formazione teorico-pratica a favore di tutte le unità operative del battlegroup per la “gestione complessa di un incidente CBRN in ambiente war e decontaminazione operativa”. Sempre a settembre nel poligono di Adazi si sono svolte due fasi distinte di “Silver Arrow” (freccia d’argento): la prima ha visto schierati in formazioni contrapposte il battlegroup NATO in Lettonia e quello dispiegato in Polonia; alla seconda hanno invece partecipato 4.200 unità e oltre 1.000 mezzi da guerra di 17 Paesi dell’Alleanza (oltre a quelli della task force in Lettonia, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Regno Unito e USA). Nel corso di “Silver Arrow 2” ha fatto la sua comparsa il sistema di artiglieria ad alta mobilità M142 “HIMARS”, dispiegato dall’esercito USA per lanciare razzi contro bersagli fissi e mobili nel Mar Baltico. L’M142 “HIMARS” è stato poi fornito alle forze armate ucraine che lo hanno impiegato nella controffensiva d’autunno contro i carri armati russi.

Dal 28 ottobre al 2 novembre l’Esercito italiano è stato impegnato in Lettonia in un’esercitazione a fuoco su bersagli a mare congiuntamente allo Standing NATO Maritime Group 1 (SNMG-1), gruppo navale di pronto intervento con unità da guerra delle Marine di Danimarca, Norvegia e Paesi Bassi, allo scopo di “incrementare la reciproca conoscenza tra forze terrestri e navali della NATO presenti sul fianco Est”, così come riposta l’ufficio stampa della Difesa. “Iron Spear” (lancia di ferro) è stata l’attività addestrativa multinazionale di metà novembre pianificata e diretta dal contingente italiano, a cui hanno preso parte le unità corazzate e blindate provenienti da 12 contingenti alleati di stanza nei Paesi Baltici. “Si è trattata di una dimostrazione della potenza di fuoco, notturna e diurna, di tutti i mezzi partecipanti (…) con valutazione sia della precisione che dei tempi di esecuzione delle manovre”, spiega lo Stato Maggiore dell’Esercito. Gli istruttori del contingente italiano hanno curato presso le aree sportive della base di Camp Adazi anche un corso per il personale appartenente al battlegroup NATO su una serie di attività ginniche “volte a mostrare l’efficacia del metodo di combattimento individuale militare italiano impiegato in un contesto operativo (MCM Academy)”. Sport e ginnastica verde-bianco-rosso per i guerrieri moderni dell’Alleanza con tanto di esercizi di condizionamento fisico, “imprescindibile per il personale che opera in area di operazione”, tecniche mirate alla difesa da arma lunga e corta, impiego dello sfollagente, di armi bianche e “combinazioni di percussioni volte a contrastare le forze nemiche in opposizione, con tempi di reazione veloci e condizioni disagiate”. “Gli istruttori – aggiunge lo Stato Maggiore – hanno evidenziato la forte componente psicologica che coinvolge il combattente militare, analizzando conseguentemente le principali tecniche di gestione dello stress, attuando un impiego della forza in aderenza al concetto di force escalation”. (5) (fine parte 1).

NOTE E LINK

1difesa.it/OperazioniMilitari/o…

2 nato.int/cps/en/natohq/news_20…

3 difesa.it/OperazioniMilitari/o…

4 difesa.it/SMD_/COVI/Pagine/def…

5difesa.it/OperazioniMilitari/o…

4736546*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).

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pagineesteri.it/2023/01/10/mon…



ISRAELE. Futuro nero: Lgbt+, giudici e diritti nella morsa del Bibi III


Oggi giura il nuovo governo israeliano, il più a destra di sempre. Attivisti in piazza. Associazioni gay in allerta. Nel mirino i palestinesi. L'articolo ISRAELE. Futuro nero: Lgbt+, giudici e diritti nella morsa del Bibi III proviene da Pagine Esteri.

di Michele Giorgio*

Pagine Esteri, 29 dicembre 2022 – Susciterà timori, solleverà interrogativi e animerà dibattiti il programma del governo che il risorto premier Benyamin Netanyahu, sotto processo per corruzione, farà giurare oggi alla Knesset. Il più a destra della storia della storia di Israele. Non perché i suoi ministri più estremisti come Itamar Ben Gvir (Pubblica sicurezza) e Bezalel Smotrich (Finanze), leader dei partiti accusati di razzismo Otzmah Yehudit e Sionismo Religioso, minacciano di attuare politiche più dure e punitive contro i palestinesi sotto occupazione militare da 55 anni. Dei diritti dei palestinesi non importa a nessun governo in giro per il mondo, le eccezioni sono rare. L’intenzione annunciata di dare un nuovo e più forte impulso alla colonizzazione israeliana nei Territori occupati non è poi diversa da quella realizzata dai governi precedenti. E l’esclusività nella biblica Terra di Israele alla piena autodeterminazione riservata solo al popolo ebraico e negata ai palestinesi dal primo ministro Netanyahu, è già affermata nella legge fondamentale, approvata nel 2018 dalla Knesset, che proclama Israele-Stato solo della nazione ebraica e non di tutti i suoi cittadini.

Dell’esecutivo messo in piedi da Netanyahu si parlerà tanto anche nelle comunità ebraiche, negli Usa più che in Europa, perché minaccia i diritti della comunità Lgbt+, perché punta a limitare i poteri dei giudici e la libertà di espressione, perché vorrebbe fare della religione sempre di più il fondamento dello Stato. E per tanti altri motivi che alcuni commentatori locali, vicini al centrosinistra, hanno elencato ogni giorno da quando lo scorso primo novembre la destra radicale e religiosa ha vinto le elezioni legislative, a conferma della tendenza all’estremismo che contagia settori sempre più larghi dell’opinione pubblica israeliana.

Uno di questi opinionisti, il noto scrittore David Grossman, ieri sulle pagine del quotidiano Haaretz, facendo riferimento a leggi in fase di elaborazione che ridimensionano la Corte Suprema, legittimano discriminazioni per motivi religiosi e favoriscono la costituzione di «una milizia privata nei Territori (palestinesi occupati)», ha dipinto il governo nascente come una minaccia «per il nostro futuro e per quello dei nostri figli». «Le dimensioni della catastrofe – ha scritto Grossman – vengono ora alla luce. Netanyahu rischia di scoprire che dal punto in cui ci ha portato non c’è una via di ritorno. Il caos che ha creato non potrà essere annullato o ammaestrato». Grossman in sostanza prova a scuotere Netanyahu, gli chiede di fermarsi prima che sia troppo tardi. Lo scrittore invece dovrebbe rendersi conto che Netanyahu non ha concesso così tanto alla destra estrema perché è debole e ricattabile a causa, si dice, dei suoi problemi con la giustizia. Lo ha fatto perché ideologicamente è vicino a quella parte politica. Non a caso ha destinato ben 125 milioni di dollari al partito religioso omofobo Noam che avrà l’incarico di salvaguardare «l’identità ebraica». La nomina a speaker della Knesset di Amir Ohana, un esponente gay del Likud, il partito di Netanyahu, è vista da più parti come una cortina fumogena per le politiche che le forze più conservatrici dell’esecutivo intendono attuare nella società.

Questa mattina gruppi di dimostranti di sinistra dovrebbero raggiungere Gerusalemme con un convoglio di automobili da Tel Aviv e si raccoglieranno di fronte alla Knesset. Si tratta però di piccole formazioni, fra cui Peace Now, Bandiere nere, Israeliani e palestinesi per la pace, associazioni Lgbt. E si è appreso che, dopo i comandi militari, anche cento ex diplomatici israeliani hanno pubblicato una lettera aperta rivolta a Netanyahu in cui esprimono la preoccupazione che la politica preannunciata del suo nuovo governo pregiudicherà i rapporti esteri di Israele. Non certo con il governo di destra di Giorgia Meloni, che all’inizio del 2023 sarà accolta con grandi onori in Israele dal governo di estrema destra di Netanyahu.

Il premier israeliano respinge le critiche, nega che saranno negati diritti e nei giorni scorsi ha accusato di sedizione il primo ministro uscente Yair Lapid. Netanyahu ieri ha fatto sapere che andrà tutto per il meglio, dentro e fuori Israele, grazie ai suoi progetti. Anche se con ogni probabilità ci scapperà un attacco aereo israeliano all’Iran (che lui invoca da anni). Ha annunciato, tra le altre cose, l’estensione degli Accordi di Abramo con i vicini arabi. Non si fida di lui re Abdullah II di Giordania, custode dei luoghi santi islamici e cristiani a Gerusalemme. In un’intervista alla Cnn il sovrano hashemita ha sottolineato che c’è «preoccupazione» per possibili violazioni da parte israeliana dello status quo sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto

ilmanifesto.it/futuro-nero-lgb…

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in reply to Andrea Russo

..... l'unica nazione democratica del mondo dove esiste l'apartheid


#uncaffèconLuigiEinaudi☕ – L’uomo libero perfetto è colui…


L’uomo libero perfetto è colui il quale, per non rinunciare alle sue idee di fronte al tiranno, si è lasciato condannare alla galera e, pur di non chiedere al tiranno di essere liberato, resta in galera. da Liberalismo, “L’Italia e il secondo Risorgimen
L’uomo libero perfetto è colui il quale, per non rinunciare alle sue idee di fronte al tiranno, si è lasciato condannare alla galera e, pur di non chiedere al tiranno di essere liberato, resta in galera.

da Liberalismo, “L’Italia e il secondo Risorgimento”, 29 luglio 1944

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fondazioneluigieinaudi.it/unca…



Papa Francesco mette nel mirino gli ‘scismatici’. Gänswein è avvisato


Guardate il mondo come ‘cammina’. Nello stesso giorno tre notizie, all’apparenza diversissime, ci (o almeno, mi) fanno pensare che forse è venuto il momento di prendere in mano più da vicino la nostra vita, sempre più disordinata da fenomeni, per lo più solo apparentemente, incontrollabili. L’orrendo e disgustoso extracomunitario (anzi, forse due), forse negro, certamente […]

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Fr.#18 / Verso l'e-ID, ma perché?


Nel frammento di oggi: passi in avanti verso l'identità digitale europea / Un riassunto di tutti i Twitter Files / Meme e citazione del giorno.

Verso l’identità digitale unica europea


Il 6 dicembre 2022 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato un orientamento generale in merito alla via da percorrere per arrivare ad ottenere entro i prossimi anni un’identità digitale europea unica. La posizione del Consiglio arriva dopo la proposta della Commissione (2021) per un nuovo quadro normativo per un'identità digitale europea attraverso un portafoglio europeo di identità digitale (e-ID).

Nel documento il Consiglio delinea l’obiettivo strategico dell’Unione Europea: fornire a tutti i cittadini e imprese di uno strumento di identificazione elettronica con livello di garanzia “elevato” (cioè il massimo livello di certezza) attraverso un wallet europeo interoperabile.

Nei piani originali dell’UE c’era l’intenzione di lanciare il wallet entro il 2024, ma è presumibile pensare che l’avvio verrà ritardato a causa del livello di garanzia (elevato) richiesto dall’e-ID. Questo infatti sarebbe più alto di quello normalmente diffuso anche in Italia attraverso lo SPID, e causerebbe non pochi problemi di portabilità (o onboarding, come scrive il Consiglio).

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Perché spingere così tanto sull’identità digitale adesso? A che serve?

Certamente, non per rendere più efficienti i (dis)servizi della pubblica amministrazione. Non sarà certo l’identità digitale che incentiverà Gennaro del Comune di Carchitti a sbrigare le sue pratiche burocratiche più velocemente. E no, in effetti non sarà l’identità digitale europea ad aumentare la produttività delle imprese e dei lavoratori e salvarci dalla recessione.

Quindi, a che serve? L’Unione Europea in realtà non lo spiega. Nelle pagine informative parlano di presunti vantaggi per i cittadini, che però potrebbero essere tranquillamente e meglio soddisfatti dal mercato privato senza dare in mano tutte le nostra identità allo Stato, come aprire un conto corrente, registrarsi in un albergo, o dimostrare l’età.

Poi c’è il World Economic Forum. Secondo loro, il costo di non farlo, sarebbe alto:

The cost of not pursuing digital identities is high. Being able to digitally prove claims is vital to enable paperless, contactless, streamlined processes across public and private sectors. Sadly, COVID-19 has shown many cases of fraud applications for grants from bogus organisations, selling non-genuine tests to citizens, setting up fake companies or enlisting fake directors to harvest data.


È una questione di lotta alla criminalità, quindi? Vale la pena costruire un sistema del genere per combattere qualche frode?

La mia idea è che l’e-ID sia un precursore dell’euro digitale e uno strumento necessario per i tempi che verranno. Quando la paura sarà tanta e quando le masse chiederanno più sicurezza (economica, sanitaria, energetica, ecc.) e i governi saranno pronti a venderla, sarà allora fondamentale poter controllare in tempo reale identità, transazioni, spostamenti e trattamenti sanitari obbligatori per i cittadini europei.

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Rivelazioni chiave dei Twitter Files


Chiudiamo questo Frammento con un brevissimo riassunto sulle rivelazioni chiave dei Twitter Files usciti finora. Proprio in queste ore stanno uscendo nuove notizie, quindi vale la pena ripercorrere ciò che sappiamo.1

TWITTER E LA STORIA DEL LAPTOP DI BIDEN HUNTER


Parte 1, di @mtaibbi (2 dicembre 2022)

Rivelazioni chiave: Twitter bloccò la storia del laptop di Hunter Biden sulla base della sua politica interna sui "materiali hackerati", anche se i dirigenti sapevano che la decisione era difficilmente sostenibile. La vicenda stimolò anche una risposta dei Democratici, che chiesero ancora più censura: "il Primo Emendamento non è assoluto".

LE LISTE BLACKLIST SEGRETE DI TWITTER


Parte 2, di @BariWeiss (8 dicembre 2022)

Rivelazioni chiave: Twitter aveva (e ha) a disposizione un enorme armamentario per controllare la visibilità di qualsiasi utente, incluse blacklist di ricerca e delle tendenze, oltre che a controlli per limitare l’amplificazione dei contenuti: “Pensa al filtro della visibilità come a un modo per controllare ciò che le persone vedono a diversi livelli. È uno strumento molto potente”.

LA RIMOZIONE DI DONALD TRUMP


Parti 3, 4 e 5 di @mtaibbi, @ShellenbergerMD e @BariWeiss (9-11 dicembre 2022)

Rivelazioni chiave: Yoel Roth, capo della divisione Trust & Safety incontrò regolarmente FBI e il Homeland Security per gran parte del 2020. Inoltre, Twitter applicò in modo aggressivo i suoi strumenti di censura, come il "filtro della visibilità" a Trump ben prima delle elezioni. Inoltre, i dirigenti interni a Twitter spinsero per creare eccezioni ad personam alle politiche interne per spianare la strada alla rimozione definitiva di Trump, a seguito dell’aumento delle pressioni politiche interne ed esterne. Alcuni dipendenti, rimasti inascoltati, esprimevano dubbi circa la condotta di Twitter. Nonostante le pressioni e le numerose eccezioni, i membri dello staff faticavano a trovare giustificazioni oggettive per sospendere definitivamente Trump. Vijaya Gadde e Yoel Roth spinsero infine per la sospensione, citando “La Banalità del Male” di Arendt e assimilando Trump a Hitler. Trump viene sospeso definitivamente l’8 gennaio 2021.

TWITTER, LA FILIALE DELL'FBI


Parte 6, di @mtaibbi (16 dicembre 2022)

Rivelazioni chiave: i contatti tra Twitter e FBI tra il 2019 e 2021 erano costanti e pervasivi, con riunioni periodiche e workshop. L’FBI inviava periodicamente rapporti a twitter con richieste di intervento e sospensioni.

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ANCORA SUL LAPTOP DI HUNTER BIDEN


Parte 7, di @ShellenbergerMD (19 dicembre 2022)

Rivelazioni chiave: ulteriori approfondimenti sulla storia del laptop di Hunter Biden: ingerenze da parte dell’FBI, con workshop e “war room” di preparazione a un possibile rischio di diffusione di materiale hackerati riguardanti Hunter Biden mesi prima della fuoriuscita delle notizie. Inoltre, alcune comunicazioni mostrano che l’FBI ha pagato Twitter circa $3,4 milioni di dollari dal 2019 al 2020.

LE CAMPAGNE PSYOP SEGRETE E LE ALTRE AGENZIE GOVERNATIVE


Parti 8 e 9, 11 e 12 di @lhfang e @mtaibbi, 20-24 dicembre 2022

Rivelazioni chiave: nonostante le dichiarazioni pubbliche contrarie, per anni (almeno dal 2017 al 2020) Twitter ha approvato e sostenuto operazioni di manipolazione psicologica di massa portate avanti dal Pentagono. Molti account fake furono “whitelisted” e verificati a mano dallo staff di Twitter per aiutare la diffusione delle campagne. I documenti hanno dato modo di scoprire che oltre a FBI e Pentagono, anche la CIA aveva rapporti con Twitter. I funzionari della CIA parteciparono ad almeno una conferenza nell'estate del 2020, in cui si discussero anche i preparativi per le elezioni presidenziali di novembre 2020. L'FBI e la "Foreign Influence Task Force" si incontravano regolarmente non solo con Twitter, ma con Yahoo!, Twitch, Cloudfare, LinkedIn e perfino Wikimedia. Mentre pubblicamente Twitter diceva di essere indipendente e di prendere decisioni solo in base alle proprie politiche, internamente accadeva il contrario. Alcune linee guida mostrano che Twitter rimuoveva account su richiesta delle agenzie governative di intelligence (HHS, NSA, FBI, DHS, ecc.) e perfino su richiesta di specifici politici.

COME TWITTER HA TRUCCATO IL DIBATTITO COVID


Parte 10, di @DavidZweig, 28 dicembre 2022

Rivelazioni chiave: l’amministrazione Biden forzò la mano a Twitter per silenziare account che parlavano di Covid, come quello del giornalista Alex Berenson. In molti casi, i filtri di Twitter rimuovevano o flaggavano come disinformazione contenuti veri o semplicemente controversi (compresi studi peer-reviewed).

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

“Government” itself does no harm, because it is a fictional entity. But the belief in “government” – the notion that some people actually have the moral right to rule over others – has caused immeasurable pain and suffering, injustice and oppression, enslavement and death.”

Larken Rose

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Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Isole dei pirati e utopie cripto-anarchiche

Come facciamo noi estremisti — amanti della libertà e della non violenza — a creare una comunità di persone che condividono gli stessi principi, se tutto il mondo è spartito tra violente bande armate che si fanno chiamare stati-nazione e non c’è alcun luogo in cui rifuggiarsi…
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10 days ago · 7 likes · 1 comment · Matte Galt
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Il riassunto è di Matt Taibbi, tradotto e riorganizzato da me

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Democrazia sotto attacco parte seconda. Dopo gli Usa anche il Brasile assiste sgomento all’assalto delle istituzioni democratiche. Lula: “responsabili saranno individuati e arrestati”.


Di stanze ed elefantiOggi a Roma la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


Encelado, alla scoperta dei segreti della luna di Saturno | Passione Astronomia

"Mentre la minuscola luna orbita attorno al gigante gassoso anellato, viene schiacciata e trascinata dall’immenso campo gravitazionale di Saturno, riscaldando il suo interno a causa dell’attrito. Di conseguenza, spettacolari pennacchi d’acqua si riversano nello spazio dalle crepe e fessure sulla superficie ghiacciata di Encelado."

passioneastronomia.it/encelado…



Eleggere un’Assemblea costituente per una riforma istituzionale organica


Esattamente quarant’anni fa si insediava la commissione bicamerale presieduta dal liberale Aldo Bozzi che avrebbe dovuto metter mano a quella grande riforma delle Istituzioni di cui si parlava già da tempo. Fallì. Così come in seguito fallirono la bicamer

Esattamente quarant’anni fa si insediava la commissione bicamerale presieduta dal liberale Aldo Bozzi che avrebbe dovuto metter mano a quella grande riforma delle Istituzioni di cui si parlava già da tempo. Fallì. Così come in seguito fallirono la bicamerale guidata da Ciriaco De Mita e poi da Nilde Iotti, la bicamerale presieduta da Massimo D’Alema e i tentativi di Roberto Calderoli, di Luciano Violante, del gruppo di lavoro costituito dal presidente Napolitano, della coppia Renzi-Boschi.

Quarant’anni di speranze, quarant’anni di fallimenti. Fino all’occasione persa nella scorsa legislatura. Il sistema era ufficialmente in crisi, i partiti radicalmente delegittimati. Quale occasione migliore per riaccreditarsi mettendo finalmente mano alle storture del sistema pubblico? Nel maggio nel 2018 proposi di eleggere un’Assemblea costituente contestualmente alle Europee dell’anno successivo. Non se ne fece niente. Riprovai nel settembre 2020, ovviamente invano. E quando, nel 2021, la Fondazione Luigi Einaudi presentò un disegno di legge costituzionale per l’elezione con metodo proporzionale di un’“Assemblea per la riforma della Costituzione in deroga all’articolo 138” mi schierai senza indugi al loro fianco. Molti apprezzamenti singoli, nessun atto conseguente. Il cupio dissolvi avvolgeva un sistema politico animato da leader fragili, troppo assorbiti dall’istinto di sopravvivenza quotidiana per preoccuparsi di come tenere ragionevolmente in vita il sistema che li aveva generati e di cui facevano ancora parte.

Si torna, oggi, a parlare di riforme e si torna a parlare di un commissione bicamerale. Ma piccola, una “bicameralina”, a quel che si capisce finalizzata a metter mano alla sola forma di governo. I precedenti inducono al pessimismo. La contiguità della “bicameralina” con aule parlamentari ormai ridotte ad arene gladiatorie non fa ben sperare. La ritrosia ad ipotizzare una riforma organica di sistema lascia perplessi. Oltre alla forma di governo, infatti, sul tavolo dei buoni ed improcrastinabili propositi giacciono la riforma della Giustizia, il rapporto Stato-regioni, la cosiddetta autonomia differenziata, l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione sui partiti politici, la revisione del bicameralismo paritario, l’aggiustamento degli equilibri provocati dal dissennato taglio della rappresentanza parlamentare…

Si possono ipotizzare interventi patchwork nell’illusione di ottenere, casualmente, un disegno uniforme. Si può continuare a parlarne per altri quarant’anni. Si può, come ha proposto la Fondazione Luigi Einaudi, prendere atto della debolezza del Parlamento, chiamare in causa gli elettori, eleggere con criterio proporzionale alcune decine di esperti delegati dai partiti e affidargli la responsabilità di trovare la mediazione necessaria a rendere più efficace, più efficiente, più democratico e più equilibrato il nostro sistema istituzionale. Un referendum popolare, come propone il costituzionalista Michele Ainis, potrebbe infine legittimare la riforma e solennizzare un nuovo inizio. I partiti troverebbero un senso; lo Stato troverebbe, nell’equilibrio, la giusta forza.

Huffington Post

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“Domino: quale nuovo ordine mondiale?'” – Lectio magistralis di Dario Fabbri per la Scuola di liberalismo Abruzzo


Giovedì 12 gennaio, alle ore 17.00, presso la Sala polifunzionale della Provincia di Teramo, in occasione della presentazione della Scuola di liberalismo Abruzzo, il noto analista geopolitico Dario Fabbri avvierà la scuola di Liberalismo Abruzzo con una

Giovedì 12 gennaio, alle ore 17.00, presso la Sala polifunzionale della Provincia di Teramo, in occasione della presentazione della Scuola di liberalismo Abruzzo, il noto analista geopolitico Dario Fabbri avvierà la scuola di Liberalismo Abruzzo con una imperdibile lectio magistralis dal titolo “Domino: quale nuovo ordine mondiale?'”. Forte di una tradizione che si rinnova da oltre 30 anni nelle città di Roma e Messina, da questo anno anche l’Abruzzo ospiterà la celebre Scuola di Liberalismo che è fiore all’occhiello dell’attività culturale e di ricerca svolta dalla Fondazione Luigi Einaudi ETS.
L’evento, con il patrocinio della Provincia di Teramo, sarà introdotto dal responsabile della sede Abruzzo della Fondazione Einaudi, Alfredo Grotta.

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Papa Benedetto XVI, tra fede-verità e ragione-libero pensiero


Non crediamo mai abbastanza a ciò in cui non crediamo (M. Conte S. 2004) Muore a fine anno il primo ‘secondo’ Papa della storia e come chiamarlo è già un problema. Ex Papa, in pensione, doppio, doppione, emerito ecclesiastico di chi sveste ruolo e carica con onore come fece ‘dimettendosi’, mentre l’emerito accademico riceve con procedura laica […]

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MEZZO MILIONE DI CHIAMATE PER TELEMARKETING ILLECITO IN UK: L’ICO (il Garante inglese) INTERVIENE E SANZIONA CINQUE SOCIETÀ Nel Regno Unito, cinque società sono state condannate al pagamento di sanzioni del valore complessivo di 435.000 sterline dall’Autorità garante per la privacy (Information Commissioner’s Office, ICO) per aver effettuato quasi mezzo milione di chiamate a persone...


L’Arabia Saudita sfrutta Ronaldo, per quello che vale


L’Arabia Saudita non sta perdendo tempo a sfruttare per quello che vale il trasferimento della superstar del calcio Cristiano Ronaldo nel regno. Né altri nel Golfo sono desiderosi di unirsi al carrozzone. Giocando per il nove volte campione del campionato saudita Al Nassr FC per 211 milioni di dollari in 2,5 anni, il signor Ronaldo […]

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L’ultimo scacco delle frange più estreme del bolsonarismo è arrivato al cuore dei palazzi del potere a Brasilia, un oltraggio che è anche un monito gravissimo per il governo del neo-presidente Lula da Silva.



Ricostruire l’Ucraina nel modo giusto


Non è troppo presto per iniziare a discutere della ricostruzione dell’Ucraina. In effetti, attualmente circolano varie proposte, comprese le stime relative all’entità del progetto complessivo di ricostruzione. Inoltre, è già chiaro che portare a termine questo processo si rivelerà fondamentale per il futuro della sicurezza sia ucraina che europea. Oltre a finanziare la ricostruzione, la […]

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Ucraina: i progressi nella costruzione della nazione sono la rovina di Putin


Perché Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina? La maggior parte dei commentatori internazionali insiste ancora nel vedere la guerra attraverso i prismi paralleli del risorgente imperialismo russo e dell’espansione della NATO dopo la Guerra Fredda. Tuttavia, nessuno di questi fattori arriva al vero cuore dell’argomento. In realtà, la devastante invasione lanciata il 24 febbraio 2022 è […]

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Come le due Coree usano la guerra in Ucraina l’una contro l’altra


Dalla Guerra Fredda, la Corea del Nord e la Corea del Sud si sono spesso schierate su fronti opposti nei conflitti geostrategici. Le forze di terra sudcoreane e i pilotinordcoreani impegnati in missioni di combattimento nella guerra del Vietnam. La Corea del Sud ha contribuito alle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti in Afghanistan […]

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Governare


Il 55% del gas utilizzato in Germania era di provenienza russa. Ne importavano 50 miliardi di metri cubi. Il 17 dicembre la nave rigassificatrice “Höegh Esperanza” ha ormeggiato nel porto di Wilhelmshaven, il 21 dicembre c’è stata la cerimonia d’inauguraz

Il 55% del gas utilizzato in Germania era di provenienza russa. Ne importavano 50 miliardi di metri cubi. Il 17 dicembre la nave rigassificatrice “Höegh Esperanza” ha ormeggiato nel porto di Wilhelmshaven, il 21 dicembre c’è stata la cerimonia d’inaugurazione, dal 15 gennaio lavorerà a pieno regime. In tutto i terminali di rigassificazione, operativi o in corso di realizzazione, sono 11. Una volta completato il gas che i tedeschi potranno acquistare anche liquido ammonterà a 73 miliardi di metri cubi, quasi il 50% in più di quello che prendevano dalla Russia, che potrà comodamente inalarlo. Il governo tedesco si regge con l’appoggio dei Verdi, quindi non è stato facile prendere queste decisioni, che comprendono anche l’uso emergenziale del carbone e il prolungamento della vita delle centrali nucleari. Ma era necessario e si affannano a confermare il programma di decarbonizzazione, salvo il fatto che per perseguirlo occorre essere industrialmente in vita e quelle misure servono per sopravvivere nel periodo di passaggio.

Da noi si sente dire che il nucleare è escluso perché ci vuole troppo tempo, come se governare consistesse nel provvedere solo per i bisogni della serata. Per un rigassificatore che dovrà essere operativo a Piombino è stato chiamato in causa il Tribunale amministrativo regionale, che non ha fermato l’opera, bocciando le pretese del Comune, ma potrà essere nuovamente adito per ogni provvedimento amministrativo. Mentre 532 richieste di mettere in funzione impianti solari attendono ancora l’autorizzazione, essendocene ferme 215 alla verifica amministrativa; 263 all’istruttoria tecnica; 2 presso l’ufficio di gabinetto; 26 sperano che il ministero dei beni artistici e culturali accenda la luce verde; 14 stanno scalando gli uffici della presidenza del Consiglio; 12 sono fermi per altri motivi e, udite udite, ben 10 sono stati autorizzati. 10 su 542, un successone. Particolare significativo: il numero delle pratiche in attesa cresce anziché diminuire.

E con questo torniamo alle discussioni sul “sistema del bottino”, ove non si voglia utilizzare la più elegante espressione inglese: spoils system. Gli odierni governanti reclamano il diritto di scegliersi i burocrati, laddove gli ultimi a potere obiettare sono quella della sinistra, che redassero e approvarono, con le solite inutili fanfare, la legge che consente di scegliersi i burocrati. Una animata discussione sul niente, come al solito fatta senza tenere conto dei risultati concreti. Gli unici che contano. Chi è al governo deve potere governare e l’ingranaggio è di sua pertinenza. Ma ad ogni potere corrisponde una responsabilità e la verdeggiante giungla burocratica non è cresciuta perché i cattivi burocrati nascondevano le carte, ma perché i cattivi politici evitano la responsabilità, nascondendosi dietro le carte. Ciò porta alla prima conseguenza:
senza una giustizia funzionante (che non abbiamo) scordiamoci un’amministrazione efficiente, perché il disonesto eviterà d’essere il solo responsabile e l’onesto sarà processato per quindici anni, magari facendo nel frattempo scattare la trappola della Severino, che fa a pugni con la Costituzione.

Per far funzionare l’amministrazione ci sono due schemi:
a. quello dello “Stato apparato”, più francese o dell’Italia pre Bassanini, per cui il ministro è depositario dell’indirizzo politico, nomina un capo di gabinetto che è responsabile della macchina burocratica e da lì in giù chi non funziona o fa quello che gli pare dovrebbe saltare;
b. quello più all’anglosassone, per cui il ministro sceglie i burocrati e risponde politicamente del risultato. Noi siamo nella zona né carne né pesce. Per rompere il nesso fra potere & responsabilità abbiamo adottato lo schema: lottizzazione & mai rendicontazione. Ergo: chi governa è responsabile dei risultati, chi si oppone non ha senso chieda siano salvati i propri famigli, mentre né gli uni né gli altri possono continuare ad
ammorbarci chiedendo quello che essi stessi devono darsi.

La Ragione

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Chi ben comincia… lascia l’Italia a terra


Abbiamo più volte ripetuto che il mondo sta vivendo un risveglio delle attività spaziali dopo un letargo forzato, prima colpevole la politica dal ‘braccino corto’ di quell’Europa che si autoproclama ‘frugal’, per dirla con il Finalcial Times, assecondata dall’insipienza dei Paesi del continente considerati evidentemente sciuponi. Poi le restrizioni causate dall’epidemia del secondo decennio del secolo […]

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Ucraina: è arrivato un bastimento carico di… o forse no?


Cosa accade quando il piano fallisce, quando le prospettive e le ipotesi della vigilia vengono sbriciolate dall’impatto con la realtà? Il dilemma in fondo è semplice: o si abbandona l’impresa o si va avanti. Entrambe le scelte aprono a orizzonti inesplorati e a conseguenze imprevedibili. Eravamo alla fine di febbraio dell’anno scorso quando Putin aveva […]

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BRASILE. Centinaia di arresti. Lula convoca riunione di emergenza


Sospeso il governatore di Brasilia, ci si interroga sul ruolo delle forze di sicurezza e dei servizi segreti. Bolsonaro difende la manifestazione ma condanna i saccheggi e le devastazioni L'articolo BRASILE. Centinaia di arresti. Lula convoca riunione di

della redazione –

AGGIORNAMENTO 9 Gennaio

Il presidente brasiliano Inácio Lula da Silva ha convocato questa mattina una riunione di emergenza con i ministri e i governatori del Paese. Proprio il governatore di Brasilia, ministro del governo Bolsonaro, Distretto capitale Brasilia Ibaneis Rocha, è stato rimosso dal suo incarico. Il giudice della Corte suprema che ne ha decretato la sospensione ha lanciato gravi accuse: il governatore non avrebbe ascoltato gli appelli delle autorità per rafforzare la sicurezza e avrebbe anzi aiutato l’attuazione del piano dei manifestanti. I giornalisti brasiliani si chiedono come sia possibile che i servizi segreti fossero all’oscuro di tutto e il Presidente Lula ha dichiarato che i manifestanti bolsonaristi hanno ricevuto coperture e finanziamenti in patri e dall’estero.

L’ex presidente Bolsonaro, dalla Florida, ha difeso la manifestazione ma condannato i saccheggi e le distruzioni.

Sono state arrestate, per il momento, più di 400 persone. Durante l’assalto sono state vandalizzate, distrutte e trafugate opere di importanza storica e culturale.

Durante l’assalto sono rimaste ferite più di 40 persone, almeno 6 riversano in gravi condizioni.

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Pagine Esteri, 8 gennaio 2023 – Migliaia di bolsonaristi, fanatici sostenitori dell’ex presidente di destra Jair Bolsonaro che continuano a rifiutare la vittoria del neo presidente Inacio Lula da Silva, si sono lanciati all’assalto dei palazzi delle massime istituzioni brasiliane imitando ciò che fecero due anni fa i trumpisti mandati dallo sconfitto presidente Donald Trump al Capitol Hill di Washington. Il presidente Lula non si trova a Brasilia ma è nello stato di San Paolo in visita ad alcune aree alluvionate. Bolsonaro, di estrema destra, non ha mai riconosciuto la sconfitta e ha lasciato il Brasile il 30 dicembre, due giorni prima della fine del suo mandato, ed è andato in Florida. A questo punto si sospetta che l’ex presidente fosse al corrente delle intenzioni dei suoi sostenitori, forse le ha addirittura pianificate, e che per questo abbia scelto di lasciare il paese per evitare l’accusa di sovversione.

I bolsonaristi vestiti di giallo e verde, dopo una manifestazione a Brasilia a sostegno del loro leader, hanno raggiunto il Congresso sfondando la debole opposizione della polizia. In molti sono riusciti a salire sulla rampa dell’edificio per occuparne il tetto e da lì si sono introdotti nel palazzo. Poi hanno occupato l’edificio del Planalto, sede del governo, e le sedi del Tribunale supremo e della Corte suprema. Quindi si sono abbandonati ad atti di vandalismo e a saccheggi, proprio come i trumpisti due anni fa.

Le forze di polizia, in assetto antisommossa, stanno cercando di riprendere il controllo della situazione mentre funzionari del governo attendono di essere evacuati con gli elicotteri.

“Questo assurdo tentativo di imporre la volontà con la forza non prevarrà. Il governo del distretto federale afferma che ci saranno rinforzi. E le forze a nostra disposizione sono al lavoro. Io sono nella sede del ministero della Giustizia” ha scritto su Twitter il ministro della giustizia Flavio Dino. Ma la situazione resta fluida e gli sviluppi imprevedibili.

GUARDA IL VIDEO

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Misura ad interim?Lunedì 19 dicembre il Ghana ha sospeso i pagamenti degli interessi sulla maggior parte del suo debito estero.


#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Il comunicato del Garante Video figlia Eva Kaili: Garante privacy, grave lesione della riservatezza del minore Gira sul web il video della figlia di Eva Kaili, la ex vicepresidente dell’Europarlamento, che ritrae la bambina che arriva al carcere di Haren, in Belgio, in visita alla madre. Il video – privo di un qualsiasi interesse pubblico...

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La risposta della società civile russa all’invasione dell’Ucraina rappresenta il punto di arrivo di una parabola iniziata nei primi anni Duemila.


GAZA. L’Odissea metafora del diritto al ritorno


della redazione – Pagine Esteri, 9 gennaio 2022 – 10 giovani attori e attrici italiani e palestinesi hanno lavorato a distanza sul testo dell’Odissea rivisitandolo e scrivendo i personaggi che hanno portato in scena per parlare del Diritto al Ritorno. Un

della redazione –

Pagine Esteri, 9 gennaio 2022 – 10 giovani attori e attrici italiani e palestinesi hanno lavorato a distanza sul testo dell’Odissea rivisitandolo e scrivendo i personaggi che hanno portato in scena per parlare del Diritto al Ritorno. Una performance congiunta frutto anche di una ricerca e di interviste alla nuova generazione del campo profughi di Jabalia.

youtube.com/embed/fPntgyPz4sY

ITALIA – GAZA – Programma di “Scambio e Formazione”
السبت 7 يناير 2023 الساعة 5 مساءً في أيام المسرح – شارع جلال – مدينة
غزة – عرض مسرحي لطلاب إيطاليين وطلاب غزة حول – “حق العودة” – للفلسطينيين
SATURDAY 7 January 2023 at 5pm at Yam al Masra – Jalaa Street – GAZA City – theatrical performance created by Italian students and students of Gaza on the – “Right of Return” – for Palestinians
SABATO 7 gennaio 2023 ore 5pm presso Yam al Masra – Jalaa Street – GAZA City – performance teatrale realizzata da studenti italiani e studenti di Gaza sul – “Diritto al Ritorno” – per i palestinesi

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